To the bottom of the sea, I'd go to find you.
«
Vengo con te. »
Charles
Vane scostò a malincuore lo sguardo dal mare e, giusto un
po' più
in là, dalla costa e il profilo di Charles Town, fulcro
della
ricostruzione del Nuovo Mondo – ginepraio di bugie.
Incontrò
gli occhi accesi e determinati di Billy Bones e maledì se
stesso per
averlo liberato e avergli così infuso ancora più
coraggio e
spavalderia. Billy non stava mai zitto e non sempre le sue idee erano
malvagie, ma non valeva certo come regola. Quel “vengo con
te”
non prometteva nulla di buono.
«
Scordatelo » sussurrò Charles tornando a guardare
la costa. Quel
dannato di Flint era lì da qualche parte e maledizione a lui
che si
era andato a cacciare in un casino più grande di tutti loro
e
maledizione alle parole assennate di Billy Bones e maledizione a se
stesso per averle ascoltate. Avrebbe dovuto prendere la Man'o'War
e salpare senza indugio prima che fosse troppo tardi.
«
Tu scordati che io rimanga qui » aggiunse Billy, le mani
puntate sui
fianchi e la voce ferma.
Charles
sbuffò. Quel ragazzo era testardo come un mulo.
«
Non ho bisogno del tuo aiuto. »
«
Cosa ti fa credere che io voglia venire per aiutare te?
»
Charles
si girò a guardarlo, le sopracciglia aggrottate, leggermente
confuso. Billy lo guardò di rimando, senza vacillare. Erano
pochi
gli uomini che riuscivano a reggere lo sguardo del Capitano Vane, a
questo mondo, e la maggior parte di essi aveva finito per non
rivedere più la luce del sole.
«
Cosa mi nascondi? »
Billy
aprì le braccia. « Niente. Dammi solo la
possibilità di scendere a
terra. »
Charles
annuì lentamente, stropicciandosi la barbetta ispida che gli
ricopriva le guance.
Sospirò.
« E va bene, Bones. »
Billy
annuì e fece per allontanarsi.
«
Chi rimane indietro, rimane indietro. Intesi? » aggiunse
Charles a
mezza voce voltando leggermente la testa, in modo che l'altro potesse
sentirlo.
Billy
si fermò per un attimo, dandogli la schiena. «
Intesi. »
§
Billy
ricordava i suoi capelli scuri.
Billy
ricordava i suoi occhi miti.
Billy
ricordava le sue mani bianche e innocenti, i denti candidi e la pelle
di perla.
Billy
ricordava Abigail Ashe - il tesoro più prezioso.
In
quel momento, la costa si avvicinava pian piano, mentre la piccola
imbarcazione che occupava, seduto accanto a Charles Vane, li
conduceva verso la città. Avevano in programma di cancellare
tutto
ciò che Peter Ashe aveva costruito, di radere al suolo il
suo
esperimento di civiltà, di distruggere senza
pietà uomini e case,
donne e mercati, bambini e sogni. A nessuno di loro importava.
E, in mezzo a tutta quella devastazione,
Billy aveva un solo pensiero: salvare Abigail prima della fine. Sapeva
che ciò che sentiva doveva essere estirpato e nascosto in
profondità dove nessuno avrebbe potuto tirarlo fuori, dove
sarebbe
rimasto inerme e dormiente, e sapeva anche che non aveva né
futuro
né cognizione né senso logico alcuno,
ché una dama inglese come
Abigail Ashe non avrebbe mai potuto amare, né tanto meno
sposare, un
rozzo pirata come lui, un vile assassino, un ladro della peggior
specie, un fuorilegge e un reietto. Sapeva tutte queste cose, eppure
non poteva fare a meno di pensarla e di vegliare su di lei, come
aveva fatto dal primo momento in cui aveva incrociato il suo sguardo
incuriosito sottocoperta. E le dapprima timide conversazioni, che
mano a mano erano diventate una routine e un piacere colpevole e una
tranquilla abitudine in mezzo al caos della Man'o'War,
e alle guerre degli uomini,
non avevano
fatto altro che alimentare il suo incauto sentimento, quel senso di
attaccamento che sentiva nelle ossa, le preoccupazioni materiali che
si volatilizzavano come polvere e il calore del sole e il cuore pieno
di qualcosa di troppo astratto e inaspettato da poter essere
compreso, qualcosa che non aveva più sentito e che credeva
dimenticato. E ora avrebbe sfidato tutto e tutti per salvare Abigail
Ashe, ché non poteva immaginarla in pericolo, alla
mercé di uomini
rudi e assetati di sangue, a rischio nella città che invece
avrebbe
dovuto accoglierla e proteggerla. E non si fidava di nessuno, men che
meno degli uomini di Peter Ashe. Una volta salva, l'avrebbe affidata
alle cure del fratello George, attuale governatore di Port Royal, e
avrebbe cercato di dimenticarla. Abigail Ashe era stato un sogno,
niente di più.
§
Charles
Town bruciava.
Abigail
Ashe guardava la città di suo padre crollare sotto il peso
del ferro
e del fuoco, mentre uomini sconosciuti depredevano le sue strade,
uccidevano la sua gente e distruggevano un sogno. Non che quel covo
di bugie e infidi consiglieri le stesse particolarmente a cuore, ma
c'era qualcosa di infinitamente tragico nei tetti in fiamme, nel
sangue che scorreva sulle lame e dei corpi ammassati ad un crocevia.
Non avrebbe mai dimenticato quel periodo della sua vita.
«
Venite via da lì, Miss Ashe » esclamò
Lily, la sua dama di
compagnia, afferrandola saldamente per le spalle e cercando di
allontanarla dalle finestre.
Abigail
l'accontentò ed entrambe si sedettero a terra, poggiate al
letto a
baldacchino, strette in un abbraccio confortante. «
Andrà tutto
bene, Miss Ashe. Il Lord suo padre risolverà tutta questa
torbida
faccenda, ne sono certa. »
Abigail
sorrise a Lily e sembrava che fosse la più giovane a
rincuorare la
più vecchia, nonostante le dividessero soltanto quattro
anni, che
erano pochi ma sembravano tanti, ché Lily aveva vissuto
veramente,
era nata e cresciuta nel Nuovo Mondo e conosceva i suoi pericoli e i
suoi incanti. Le era stata assegnata al suo arrivo a Charles Town, ma
ad Abigail sembrava di conoscerla da sempre. Le prese la mano e la
strinse, senza dire niente.
Fuori
infuriava la battaglia ma il cuore le batteva forte e Abigail pensava
alla Man'o'War, agli
uomini con i quali
aveva diviso i suoi giorni, ai mostri che giacevano in fondo ai loro
cuori e pensava a quelli stessi cuori che battevano di
lealtà,
coraggio e senso di appartenenza, ché la fratellanza era un
legame
che li univa tutti, senza distinzioni e senza pregiudizi. Loro
appartenevano.
Il
pensiero di Abigail andò inevitabilmente a Billy Bones, al
suo
sorriso timido ma bello anche se incerto, agli occhi infiniti e
gentili, alle sue mani grandi e ruvide ma tiepide e salde e lievi.
Chiuse gli occhi e ripercorse il ponte della Man'o'War
fino alla sua figura, alta e temibile, eretta accanto al
timone, le braccia forti e spesse di chi ha tanto navigato, la pelle
scalfita dal sole implacabile, gli stivali erosi dal sale. Aveva
pensato spesso a lui, alle loro conversazioni al tramonto, a quel
pomeriggio in cui lui le aveva spiegato come funzionava una nave come
la Man'o'War e le
aveva intagliato un
piccolo vascello in un ciocco di legno, che lei portava sempre con
sé
da quando si erano salutati, prima di scendere a Charles Town. Non lo
avrebbe più rivisto e dentro di sé piangeva per
qualcosa che sapeva
non sarebbe potuto esistere, che non aveva un futuro e che avrebbe
fatto meglio a dimenticare. Non avrebbe mai dovuto amare Billy Bones
e lo sapeva bene. Eppure qualcosa la richiamava a lui sin da quando i
loro sguardi si erano incrociati, qualcosa di più forte del
sangue e
del destino, qualcosa che le incendiava i sensi e le ottenebrava la
mente, che le faceva stringere forte il lenzuolo che avvolgeva le sue
notti bianche e calde e che le faceva desiderare il suo odore forte e
aspro intorno, le sue mani addosso e le sue labbra dappertutto. Si
risvegliava sempre ricoperta di sudore e affannata, come se fosse
riemersa da un qualche sogno troppo vivido nel quale lei e Billy
erano insieme in un letto di piume e si guardavano e la luce della
luna illuminava i loro volti e Billy sorrideva prima di baciarle le
labbra. Era sciocco e inutile indugiare nei sogni, ché si
perde di
vista la realtà, ma Abigail non poteva farne a meno. Era un
po' come
essere nuovamente sul ponte con Billy, dividere una mela e guardare
il mare, abbozzando pensieri e speranze, ridendo delle stesse cose e
osservandolo di nascosto, percorrendo le vene delle sue braccia e
perdendosi da qualche parte tra il collo e la clavicola scoperta.
Abigail malediva se stessa per non essere stata più ardita,
più
coraggiosa, più insana. Avrebbe dovuto salutarlo dicendogli
che
aveva scoperto tutto, grazie a lui, e che aveva imparato ad amare il
mondo, grazie a lui, e che non lo avrebbe dimenticato mai, fin
quando fosse vissuta. E invece adesso sentiva la pressione della
morte farsi strada verso di lei e l'unico rimpianto era quello di non
aver vissuto abbastanza per rivedere Billy e passare con lui un altro
pomeriggio e forse riuscire ad assaggiare un bacio prima della fine.
Una lacrima silenziosa le scese lungo la guancia, mentre fuori
Charles Town bruciava.
§
Billy
si sistemò una sciarpa di lino intorno alla testa,
drappeggiandosela
sulle spalle solide, e percorse velocemente il tratto di spiaggia che
lo separava dalle prime costruzioni di Charles Town. Si era separato
da Vane e dai suoi uomini e davanti lo attendevano numerose insidie,
ma conosceva la città e sapeva dove trovare la casa del
Governatore.
Imboccò un vicolo laterale nascosto e tranquillo e
superò con
facilità il primo tratto della città a ridosso
della costa. Era
tutto tranquillo, visto che la maggior parte degli abitanti si
trovava nella piazza principale, ad assistere al processo del
Capitano James Flint. Billy sperava che Vane arrivasse in tempo e che
il suo piano funzionasse così come lo aveva predisposto.
Ora
le strade si facevano più popolate e rumorose e Billy
rallentò
l'andatura per non dare nell'occhio e fece finta di osservare e
studiare alcune bancarelle di frutta installate davanti ad alcune
case basse. Incontrò lo sguardo di un paio di uomini
annoiati che
ciondolavano davanti all'ingresso di una locanda ed evitò le
avances
di una prostituta che si fingeva una donna rispettabile ma nei cui
occhi Billy poteva leggere l'interesse e la lascivia e il calcolo. Si
fermò ad un crocevia, abbastanza aperto da permettergli di
intravedere la casa colonica del Governatore Ashe, in lontananza,
leggermente rialzata sulla piccola collina. Billy poteva vedere le
bianche colonne del portico e le eleganti finestre a ghigliottina, il
tetto di mattoni rossi e i fiori del giardino e lungo il sentiero.
All'improvviso gli tornarono alla mente le magioni di Londra, di un
tempo ormai lontano e di un'infanzia quasi dimenticata.
Adocchiò
una locanda che gli sembrava quanto meno rispettabile e traquilla,
così sedette fuori, su una delle panche in legno, e
ordinò del rum,
che gli venne servito da un cameriere che nemmeno si
preoccupò di
guardarlo in faccia, e la cosa lo tranquillizzò.
Lì avrebbe potuto
aspettare che Vane attuasse il suo piano, in modo da entrare in casa
Ashe senza incontrare particolari ostacoli, a parte qualche guardia
che avrebbe messo al tappeto facilmente. Così avrebbe
salvato
Abigail e l'avrebbe portata via, lontano da Charles Town e dalla sua
miseria.
§
«
Sta succedendo qualcosa... » Lily si alzò dal
fianco di Abigail,
che la guardò dal basso, sorpresa. Si sporse oltre il letto
che le
aveva riparate e osservò la figura di Lily, ondeggiante in
un abito
bordeaux bordato di pizzo bianco. La ragazza si avvicinò
alla porta
della stanza e premette l'orecchio contro il legno bianco.
Per
un attimo tra loro regnò il silenzio, poi Lily si
voltò verso
Abigail. « Stanno combattendo, di sotto »
sussurrò, una mano alla
guancia. « Ho sentito dei colpi di arma da fuoco e rumori di
collutazione. »
Lily
diede un altro giro di chiave alla porta. « Venite ad
aiutarmi »
aggiunse rivolta ad Abigail, che si alzò prontamente e
raggiunse la
sua dama di compagnia.
«
Spostiamo quel comò davanti alla porta, forza. »
Le
due ragazze si appoggiarono con tutto il loro lieve peso al mobile e
Abigail ringraziò il fatto di non avere con sé
tutta la sua
collezione di abiti, persa quando il Capitano Low l'aveva brutalmente
rapita. Piano piano, centrimetro dopo centimetro,
riuscirono a
spostare il comò quasi in corrispondenza della porta, ma si
fermarono per riprendere fiato. E in quel momento sentirono un rumore
di passi lungo la scala in legno scricchiolante. Si guardarono, gli
occhi sbarrati, terrorizzate, e ripresero a spingere il mobile con
ancora più lena, fino a quando non raggiunsero il loro
intento.
Sfinite, si lasciarono scivolare a terra, il respiro spezzato. I
passi continuavano a far scricchiolare la scala, esitanti ma
incombenti e pericolosi.
Abigail
rivisse il rapimento da parte di Ned Low, la malvagità del
suo
sguardo perso, l'incubo di quelle notti infinite, i giorni tutti
uguali e la luce del sole che filtrava a malapena sottocoperta.
L'angoscia si impossessò di lei e così chiuse gli
occhi,
stringendoli forti, e sperando con tutta se stessa di risvegliarsi da
un brutto sogno solo per scoprire che era ancora nel suo letto, al
sicuro. E pensò di immaginare la voce di Billy che la
chiamava, che
gridava il suo nome sopra il rumore e la morte e la paura. E poi
anche la voce di Lily la raggiunse, filtrando in mezzo al clamore, e
si sentì scuotere, prima delicatamente e poi sempre
più forte. E
quando aprì gli occhi, era ancora nella sua stanza,
rannicchiata sul
pavimento, e si stringeva le ginocchia, il cuore come impazzito. Lily
era accanto a lei, una mano poggiata sulla sua spalla, l'espressione
spaventata da morire.
«
Mi avete messo una paura, Miss Ashe... » sussurrò
spospirando
pesantemente e andando ad appoggiarsi al comò.
Abigail
si mise a sedere e si passò una mano tra i capelli, confusa.
Neanche
lei sapeva con esattezza cosa fosse successo, era stata come preda di
una visione, come se Low fosse tornato a perseguitarla anche nel
ricordo, simbolo di morte e paura e silenzi.
E
risentì nuovamente la voce di Billy ed era così
reale e vera che si
alzò in piedi rapidamente, osservando con occi sbarrati la
porta
chiusa davanti a lei.
«
C'è qualcuno che vi chiama a perdifiato da cinque minuti
buoni »
spiegò Lily, confusa.
«
Billy? » pronunciò incerta Abigail, la voce roca
ma udibile.
Dall'altra
parte della porta non si sentì niente per qualche secondo.
«
Grazie a Dio siete viva » e la voce di Billy le raggiunse il
cuore e
lo riempì d'immenso.
«
Dobbiamo spostare il comò » si affrettò
ad esclamare Abigail
rivolta a Lily.
«
Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto prima... Spero che ne valga la
pena, Miss Ashe. »
Abigail
non replicò ma sorrise a Lily, cercando di rincuorarla. Non
poteva
credere che Billy fosse lì per lei.
Questa
volta ci misero meno tempo di prima, forse perché Abigail
era
animata da un impeto molto più acceso. Il pensiero di
rivedere Billy
le diede una nuova forza e tanto coraggio. Non appena riuscirono a
liberare la porta quel tanto che bastava per aprirne uno spiraglio,
Billy Bones irruppe nella sua stanza, la camicia bagnata di sudore e
sporca di sangue, una sciarpa che gli pendeva dal collo sul petto,
una spada in una mano e una pistola nell'altra. Non appena
incontrò
lo sguardo di Abigail lasciò cadere le armi a terra e la
raggiunse,
sollevandola da terra e stringendola tra le sue braccia forti.
Abigail si lasciò stringere, e i suoi sogni divennero
realtà tutti
d'un colpo, mentre sentiva la pressione del corpo di Billy contro il
proprio, il suo odore acre, sudore misto a sangue e mare, le sue
braccia che le cingevano i fianchi, una mano tra i capelli. Lei
affondò il viso nella sua spalla e scoppiò a
piangere
sommessamente, come se tutta la paura e il terrore provati negli
ultimi quindici minuti le fuoriuscissero dagli occhi, senza
controllo. Ora si sentiva al sicuro e poteva abbassare la guardia. Si
sentiva a casa, per la prima volta dopo settimane.
«
Ho temuto per voi da quando sono sceso dalla Man'o'War
» sussurrò Billy sui suoi capelli, carezzandole
dolcemente la
schiena.
«
E io ho temuto di morire senza rivedere il vostro volto »
replicò
Abigail, improvvisamente libera da ogni timore, senza paura di
sbagliare, grata al cielo per averle permesso di avere Billy Bones
nella sua vita.
Billy
si scostò da lei per guardarla in viso, dove le
asciugò
delicatamente le lacrime salate – così simili al
suo oceano – e
carezzandole una guancia. Le sorrise e Abigail pensò che era
il
sorriso più bello del mondo.
«
Sono venuto solo per voi » disse lui. Le prese una mano e la
strinse
nella sua. « Volete venire con me? Ho intenzione di
riportarvi in
salvo sulla Man'o'War,
qui fuori è un
inferno. »
«
Verrei ovunque, con voi » rispose lei annuendo. Poi si
girò e
incontrò lo sguardo di Lily, che li osservava silenziosa da
qualche
minuto. « Può venire anche Lily? Non posso
lasciarla qui e le
voglio bene. »
Billy
lanciò un'occhiata all'altra ragazza e annuì.
« Ma certo, basta
che ce ne andiamo subito, non è sicuro. »
Abigail
prese per mano Lily, che la seguì senza indugio. Billy
stringeva le
armi e le precedeva, assicurandosi che il passaggio fosse libero e
sicuro.
«
Direi che ne è valsa assolutamente la pena, Miss Ashe
» le sussurrò
Lily in un orecchio.
Abigail
le sorrise e si sentì arrossire.
Billy
Bones valeva la pena di tutto.
§
Billy
sedeva sul ponte della Man'o'War
e
osservava il sole scendere dietro l'incendio di Charles Town in
lontananza. Vane aveva recuperato Flint, Peter Ashe era morto e la
città perduta. E lui aveva salvato Abigail. Anche
quell'eterna
giornata si sarebbe potuta concludere. Era stanco, anche se felice,
così stanco che si sarebbe molto probabilmente addormentato
sul
ponte se Lily, la dama di compagnia di Abigail, non lo avesse
riscosso.
«
L'avete salvata » disse solo alle sue spalle.
Billy
si voltò e ne incontrò gli occhi scuri e dolci ma
decisi. Si
stringeva in un leggero scialle di lino, per proteggersi dai venti
che piano piano si alzavano dal mare aperto. Portava i capelli
castani sciolti sulle spalle e non sembrava avere timore degli uomini
che la circondavano.
«
Ho solo fatto il mio dovere » replicò Billy
scrollando le spalle.
Lily
lo fronteggiò per guardarlo meglio negli occhi. «
Non avevate
nessun dovere nei confronti di Abigail Ashe, a parte quelli dettati
dal vostro cuore, Mr Bones. »
«
Non sono un signore. »
«
Siete un pirata, lo so bene » rise Lily.
« E so anche che
oggi avete rischiato la vita per salvare quella di Abigail. Qualsiasi
sentimento muova questo coraggio, merita di essere riconosciuto, non
trovate? »
«
Non capisco dove vogliate arrivare, Miss... »
La
ragazza davanti a lui esitò per un attimo, come se ricordare
il suo
nome e le sue origini le provocasse del dolore interno, un dolore
difficile da gestire. Ma l'ombra passò e lei sorrise.
«
Sto solo dicendo che Abigail è da sola, al momento, e magari
vorreste dirle due parole prima di andare a dormire... » e
così
dicendo si allontanò, dirigendosi verso la timoneria.
Billy
si chiese se le fosse permesso aggirarsi sulla Man'o'War
a suo piacimento, ma poi si rabbuiò, deciso ad ignorare
Lily-come-diavolo-si-chiamava ma comunque desideroso di rivedere
Abigail dopo gli eventi di quel pomeriggio, così si
alzò in piedi,
rassettandosi la camicia e dirigendosi sottocoperta.
Bussò
alla cabina occupata da Abigail e attese. La voce attenuata di lei
gli diede il permesso di entrare e Billy così fece,
richiudendosi
poi la porta alle spalle.
Abigail
Ashe sedeva ad un tavolino, davanti a lei una lettera scritta per
metà, un vestito pulito addosso e i capelli ancora umidi
dopo il
bagno. Era bellissima nella sua semplicità e
ingenuità.
«
Billy » esclamò lei, sorpresa, poggiando la piuma
nel calamaio.
«
Sono venuto a vedere come state, Miss Ashe. » Billy teneva la
mani
dietro la schiena eretta, il cipiglio serio ma gli occhi vibranti.
Sapeva di aver passato il limite quando, quel pomeriggio, nella foga
di trovarla viva, l'aveva stretta tra le sue braccia in modo molto
poco prudente e consono all'estrazione sociale di Abigail. E adesso
cercava di rimettere le cose apposto. Aveva paura di averla offesa,
aveva paura che lei pensasse a lui come ad uno zotico approfittatore.
Abigail
si alzò e gli si avvicinò e Billy un po'
vacillò quando lei gli
piantò gli occhi scuri addosso. Sembrava un'altra, come se
il
rischio corso l'avesse spogliata di ogni timore. Era un'Abigail
diversa da quella che aveva conosciuto.
«
Sto bene. Grazie a voi. »
Billy
non potè fare a meno di guardarla e per un attimo
indugiò sul suo
seno leggermente esposto, mentre sentiva il suo respiro farsi
più
accelerato. Se solo si fosse avvicinato un altro po' avrebbe potuto
sentire il suo cuore palpitante.
Come
aveva già fatto quel pomeriggio, alzò una mano
per carezzarle una
guancia, appuntandole poi un capello ribelle dietro l'orecchio. La
sua pelle scottava. Sentì se stesso sospirare e si impose
mentalmente di controllarsi.
Poi
Abigail gli prese una mano e gliela strinse, rimanendo a guardarlo,
gli occhi vacillanti. Billy avrebbe tanto voluto baciarla fino a
stare male e farla sua senza esitare, passare con lei giorni e notti,
stretti in un letto, mentre il mare li cullava e li conduceva via.
Chiuse gli occhi quando lei gli carezzò una guancia mal
rasata e
tremò al suo tocco lieve. Non aveva mai provato nulla di
simile per
nessun'altra donna nella sua vita.
«
Billy... » cominciò Abigail. « Io...
»
Billy
aprì gli occhi e la guardò. Cosa stava per dirgli?
Poi
lei lo abbracciò, cingendogli il petto tra le sue piccole
braccia
che sapevano essere forti, e Billy ricambiò l'abbraccio,
carezzandole la schiena come aveva fatto qualche ora prima, nella sua
stanza a Charles Town.
«
Vorrei che le cose potessero essere diverse, Miss Ashe »
sussurrò
lui aspirando il suo profumo di sapone. « Vorrei che entrambi
vivessimo in un mondo diverso. »
«
Non è giusto » disse solo lei.
«
Troppe cose non sono giuste, in questa vita. Forse in un'altra
potremmo stare insieme. »
Lei
si scostò per guardarlo, le guance rigate di lacrime
silenziose.
«
Non dovete piangere » aggiunse Billy asciugandole le guancia
con i
pollici. « Capito? Mai. »
«
Non posso farne a meno. »
Billy
tornò ad abbracciarla, cullandola tra le sue braccia,
seguendo
l'ondeggiare lieve del mare.
«
Un'ultima cosa » iniziò Abigail dopo un tempo che
ad entrambi
sarebbe parso infinito, quando lo avrebbero ricordato avanti nel
tempo.
Billy
la guardò in silenzio senza dire niente e la
guardò alzarsi sulle
punte, aggrappandosi alle sue braccia e al suo petto, scalando il suo
corpo fino alle sue labbra. Poggiò le sue morbide e belle
labbra su
quelle ruvide di Billy e lo baciò teneramente, mentre altre
lacrime
le scendevano lungo le guance. Billy rispose al bacio altrettanto
teneramente, reggendo il corpo di lei tra le mani, così
piccolo e
fragile. Si staccò da lei a malincuore, ma dentro di
sé sentiva che
non sarebbe stato in grado di porre fine a quel contatto se fosse
durato ancora a lungo, e non poteva permetterselo. Non poteva
permetterlo ad Abigail.
«
Ora è meglio che vada, non è conveniente.
»
«
Billy? » lo richiamò ancora una volta lei. Lui si
voltò a
guardarla, le guance ardenti e gli occhi brillanti. « In
un'altra
vita. »
Billy
annuì ed uscì dalla cabina, chiudendo dietro di
sé il suo cuore.
§
Abigail Ashe non parlò con Billy Bones per la maggior parte dei giorni a venire. La navigazione era lenta e le ore estenuanti e noiose. Le mancava chiacchierare con lui come avevano fatto in passato, guardarlo sorridere e ascoltare i suoi racconti. Tutto quello che faceva era scrivere lettere che non avrebbe mai spedito, la maggior parte delle quali all'indirizzo del fratello, nonostante sapesse che presto lo avrebbe rivisto; leggeva seduta nella sua cabina, immaginando il calore del sole sulla pelle; usciva raramente e solo verso il tramonto, quando la luce sempre più rada in cielo la proteggeva da ogni sguardo e lei e Lily si accoccolavano lontano dalla timoneria, e Lily accoglieva i suoi silenzi prolungati senza obiettare. Abigail cercava di evitare il Capitano Flint, nonostante avesse imparato a conoscere quell'uomo così particolare che una volta le aveva salvato la vita ma che in quei giorni era circondato da un'aura strana, come se un'ombra di dolore e rabbia lo seguisse passo passo. In cuor suo, Abigail sapeva che il padre doveva essere morto, e attendeva il momento in cui il fratello glielo avrebbe annunciato, incolpando Flint di tutto quanto, dalla distruzione di Charles Town alla fine dei sogni paterni. A dispetto di tutto, Abigail non riusciva ad odiarlo, non riusciva a considerarlo un mostro e il ricordo di Miranda Barlow, delle sue gentilezze e premure e i suoi sorrisi, si sovrapponeva all'immagine del suo corpo orrendamente steso a terra in una posa innaturale, il fumo che ancora si alzava dalla sua fronte, il sangue sul viso di Flint e la pistola ancora carica. A volte, nel buio della sua cabina, mentre Lily già dormiva nel lettino accanto al suo, vedeva il sorriso di Miranda e sentiva le sua mani dolci sul viso ad asciugarle le lacrime e carezzarle i capelli e il suo profumo di gelsomino ancora aleggiava nell'aria. E allora piangeva in silenzio, per Miranda, per suo padre, per sua madre morta anni addietro, per suo fratello che combatteva la crociata sbagliata, per Flint che lottava contro i suoi fantasmi, per Billy che l'aveva salvata e baciata e amata, e per se stessa, che attendeva una risposta che non sarebbe arrivata mai. Sentiva la sua fanciullezza scivolare via come un manto di seta sulle spalle, impalpabile, e capì di averla lasciata indietro nella cenere di Charles Town, e ancora prima nella cella umida di Charles Vane, e ancora prima tra le mani brutali di Ned Low. Da quando aveva lasciato Londra e la sua casa d'infanzia e le sue bambole e i suoi ninnoli e aveva visto il mare e l'infinito oceano e la lussureggiante natura del Nuovo Mondo, qualcosa dentro di lei era mutato, trasfigurandola in un'altra versione di se stessa. E così si lasciò alle spalle suo padre, i ricordi di bambina e il clavicembalo e lo specchio dorato e il profumo di menta di sua madre - si lasciò alle spalle ciò che era stata e che ormai non era più. Sorrise tra sé e sé e si sedette a guardare l'alba sorgere dietro l'orizzonte piatto e blu. Sorrise per tutto ciò che doveva ancora venire e per tante altre albe come quella e tramonti dietro le palme e la sabbia rovente e le acque cristalline. Quella era la sua casa, ora.
§
Billy
Bones si apprestò a salutare Abigail Ashe da lontano.
Dopo
giorni di navigazione erano finalmente arrivati in
prossimità della
fiorente Port Royal, gioiello dei Caraibi e dei commerci. Avevano
predisposto una lancia che accompagnasse Lady Ashe e la sua ancella a
riva, una bandiera bianca fluttuante a prua per evitare sorprese da
parte del Governatore Ashe. La Man'o'War
si avvicinò quanto più poteva ma Flint
preferì fermarsi al margine
di sicurezza, lontano dalla portata dei cannoni della flotta.
Billy
stesso si occupò di scortare Abigail e Lily sul ponte e le
aiutò a
salire sulla lancia. Non avevano bagaglio e le manovre di carico
furono piuttosto brevi. Vide Abigail indugiare per un momento, prima
di salire a bordo, voltandosi a guardare la ciurma lì
riunita per
darle un addio silenzioso, i volti seri e concentrati. Si
soffermò
sul Capitano Flint, in prima fila, le mani incrociate dietro la
schiena e il portamento eretto e implacabile. Abigail gli fece un
mezzo inchino e l'uomo replicò chinando in avanti il capo e
limitandosi a guardarla dargli le spalle. Era un uomo di poche parole
e questa era forse la cosa che Billy preferiva di lui da sempre.
Poi
Abigail si voltò e i loro sguardi si incontrarono. Lei gli
sorrise
impercettibilmente, come se tra loro ci fosse un segreto e tacito
accordo di reciproca comprensione. Billy si sporse in avanti e le
prese la mano. Vi depositò un leggero bacio, sfiorandole
appena la
pelle diafana e calda e la sentì tremare leggermente sotto
il tocco
delle sue labbra. La guardò un'ultima volta negli occhi e
poi
l'aiutò a salire a bordo, senza lasciare la sua mano. Si era
ripromesso che non l'avrebbe guardata più, ché
non sarebbe riuscito
a lasciarla andare e il ricordo di quegli occhi lo avrebbe
ossessionato per sempre, ma ciò che intrinsecamente
lo legava ad Abigail lo spinse ad abbassare lo sguardo, che si
allacciò a quello di lei istantaneamente. Lacrime discrete
le
rigavano le belle guance e Billy non avrebbe voluto vederla ancora
piangere per lui, ché non lo meritava, così come
non meritava i
suoi sentimenti mai gridati ma espressi chiaramente anche senza
parola alcuna.
E
così Billy Bones guardò Abigail Ashe veleggiare
via sulle acque
placide del mare, verso un destino che non lo comprendeva, finalmente
in salvo tra le braccia del fratello George, di nuovo nel suo mondo,
tra persone alla sua altezza e circondate dalle comodità e
gli agi
che una fanciulla come lei meritava. Dentro di sè un piccolo
pezzo
di cuore si incrinò mentre la guardava allontanarsi sempre
più un
piccolo puntino nell'azzurro. Non si era mai voltata, lo sguardo
puntato sulla Man'o'War - e su di lui. Billy strinse più
forte la
balaustra in legno massiccio, perfettamente lucidata dopo le pulizie
mattutine.
Non
avrebbe mai dimenticato Abigail Ashe e quello che aveva rappresentato
per lui: speranza e candore e bellezza; senno e gentilezza e
coraggio; ardore e magia e sogno. Ringraziò il cielo per
averla
incontrata e aver avuto l'onore di salvarle la vita. Gli aveva
scaldato il cuore e tutto ciò che poteva fare era conservare
per
sempre quel ricordo, impalpabile e bello come una musica sussurrata,
come il profumo del mare al mattino, come l'arancio del cielo al
tramonto, come la vita che conosceva e che amava.
NOTE
- Titolo: da Double Rainbow di Katy Perry.
- La Man'o'War.
Ebbene, approdo anche su questi lidi, infestando fandom apparentemente tranquilli.
Cercherò di concludere queste note finali il più in fretta possibile, ché se no mi dilungo inutilmente.
Spero davvero che questa shot vi sia piaciuta e grazie a chiunque sia arrivato fino a qui, vuol dire davvero tanto. Abigail e Billy sono la mia ultima ossessione e voglio ringraziare sia gli autori di "Black Sails" per aver inserito quello scambio di sguardi che lasciava davvero poco all'immaginazione [per la mia reazione, potete affidarvi a quella di Miranda Barlow], sia la mia furbetta preferita, Lilyhachi Morley, per avermi impunemente istigato a scrivere questa storia e a concluderla. Un altro grazie sentito ad Alice Dolohov per sopportare/supportare sempre i miei scleri da autrice disagiata e a Giulia Esse per tutto il sano fangirling e la pazienza nell'appoggiarmi sempre.