Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: MaryTheFangirl01    21/03/2016    2 recensioni
Salve ragazzi! Rieccomi dopo qualche settimana con la long che avevo promesso, in cui continuerà la storia di Elsa, pattinatrice costantemente paragonata a sua madre, e di Jack, che si manterrà misterioso per i primi capitoli ma poi... Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Anna, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Elsa, cosa ci fai a casa di mio nonno? - 
- Io? Anche tu mi devi spiegare un po' di cose, Jack. - 




- Fammi capire, quindi tu sei QUELLA Elsa Arendelle? La stessa che ha vinto tutte le competizioni regionali e sta scalando la vetta delle nazionali? - Jack era sorpreso e anche un po' arrabbiato. Non capiva perché non gliel'avesse detto, anche se proprio lui non poteva permettersi di giudicarla male. 
- Sì, sono io. E tu sei il Jack Frost che era arrivato primo a tutte le gare nazionali e poi si è ritirato per motivi ignoti ai media? - Anche lei era irritata, ma aveva il suo solito tono di voce freddo, quasi come se fosse annoiata. 
- Già. Perché non mi hai detto chi eri? - 
- Senti senti da che pulpito viene la predica. - 
- Touche. - Le lasciò un allegro sorriso, che contagiò anche lei. 
Stavano finendo il tè che il vecchio Carl aveva portato, insieme ai biscotti fatti in casa. Elsa non ne aveva mai mangiati di così buoni, sebbene vivesse nel lusso da tutta la vita. C'erano le gocce di cioccolato, non erano troppo duri né troppo friabili e avevano una dolcezza assolutamente perfetta. Tuttavia, la ragazza lo sapeva, il suo amore per il cioccolato la portava a idolatrare qualunque cosa lo contenesse. 
- Jack, Elsa è venuta qui perché ha bisogno del nostro aiuto. - Il giovane la guardò, lei abbassò gli occhi. 
- Qual è il problema? - Domandò, preoccupato. 
- Mi serve un allenatore per la gara di febbraio a Chicago. - 
- Ma non era tua madre che ti allenava? - 
- Già, è proprio questo il punto. Lei... Non è più nella condizione adatta a seguirmi. - Il ragazzo sembrò capire, poi fece un largo sorriso in direzione di Elsa. 
- Non c'è problema! Qualunque cosa ti serva, puoi chiedere a me! - La bionda era intenerita da tanta disponibilità, le faceva molto piacere poter contare su Jack in un momento così difficile per lei. 
- Jack, io sono vecchio ormai, non alleno più. Tu, però, puoi prendere il mio posto. - Disse Nord, un po' malinconico. Era felice che Jack offrisse il suo aiuto a una ragazza tanto cara, ma gli sarebbe piaciuto poter contribuire di più. 
-Penso... Penso che sia possibile. Sì, ci sto. Allora, quando cominciamo? E dove ci alleniamo? Quando uscirà la modalità di competizione della prima fase? - Era abbastanza eccitato da tutta la situazione. Anche se aveva lasciato la sua carriera da qualche anno, ormai, continuava ad avere una passione per tutto ciò che riguardasse il ghiaccio. 
Riflettendoci, forse, ciò che per primo l'aveva colpito di quella ragazza era proprio il suo modo di essere, così simile all'elemento che tanto amava. Pensò che era un bene che il ghiaccio si potesse sciogliere. 
- Calmati, che a guardarti mi gira la testa! Comunque, mia madre ha detto di iniziare stasera, ma siccome si sta facendo tardi propongo domani. Ci alleneremo dietro casa mia, ho una piccola pista al coperto nel cortile posteriore. La modalità di competizione uscirà domani sera, verso le otto, credo. Spero che ci troveremo bene a lavorare insieme. - Sorrise lievemente, dicendo l'ultima frase. Lo pensava davvero, ma in realtà un po' sperava che non si limitassero solo a quello. Prima di tutto erano amici, poi colleghi. 
- Grande! Sul serio, sarà divertente! - Gli luccicavano gli occhi, tanto era contento. Non toccava i pattini da un anno intero, e ora finalmente poteva far parte di nuovo del mondo che tanto aveva amato, anche se in un modo un po' di verso da quello a cui era abituato.  



Intanto, una ragazza dai capelli rossi guidava l'auto di sua sorella, diretta verso casa. Tra sé e sé, pensava a quanto la vita fosse strana: dieci anni prima un incidente stradale le aveva portato via suo padre. Quel giorno, invece, la vittima era stata sua madre. Certo, si poteva ben sperare che si riprendesse in fretta. Era ancora ridotta piuttosto male, ma, come diceva sempre lei, ci voleva molto di più per sconfiggere la regina del ghiaccio. Le piaceva ancora sentirsi chiamare in quel modo, dopo anni da quando si era ritirata. Una brillante carriera, che aveva deciso di interrompere per la famiglia, che ancora doveva nascere. Qualche tempo dopo era arrivata Elsa, che da Idun aveva ereditato la passione per il ghiaccio e la capacità di mangiare chili di gelato anche in pieno inverno. Da lei aveva preso anche il carattere freddo come il polo sud, ma proprio come lei aveva la capacità di diventare dolce e comprensiva. Tre anni a seguire, era stato il turno di Anna, la piccola peste combina guai, iperattiva e appiccicosa. Tutti in casa volevano un gran bene alle due bambine, che giocavano sempre insieme, sebbene avessero modi di fare molto diversi. I loro genitori, quando non lavoravano, dimostravano di avere molta cura di loro: gli leggevano le favole, le portavano al parco, giocavano con loro in giardino, le accompagnavano a scuola.
E poi, un brutto giorno, l'incidente. L'uomo che gli era andato addosso era morto sul colpo, il loro padre no. Lui era rimasto in ospedale per una settimana, sofferente. Infine, spegnendo le speranze di tutti, aveva lasciato la sua famiglia.
Una lacrima sfuggì dagli occhi di Anna, che si era persa nei suoi ricordi.
Proprio per questo, triste e distratta, non si accorse che il semaforo era rosso. E che un uomo stava attraversando.
Fu un flash, si risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri e riuscì a frenare in tempo, sfiorando la persona davanti a lei. Accostò in fretta e furia e si avvicinò a quello che doveva essere un ragazzo poco più grande di lei, con i capelli biondi e scompigliati.
- Ti prego scusami, non ti avevo proprio visto! - Esclamò, quasi piangendo. Il ragazzo la guardò storto.
- Scherzi, vero? Non mi hai visto, grande come sono? - Anna si sentì molto in colpa, ma anche un po' arrabbiata. C'è modo e modo di dire le cose!
- Ti ho già chiesto scusa, quante volte dovrò farlo ancora? E comunque sono disposta a pagare qualunque danno fisico o emotivo che hai ricevuto, però tu potresti anche dimostrarti più cortese! -
- Chi se ne importa della cortesia, stavi per investirmi! Ringraziando il cielo sono ancora vivo! - Ora cominciava ad arrabbiarsi sul serio. Ma che razza di maniere aveva quel tipo?
- Senti, mi dispiace tantissimo. D'ora in poi starò più attenta, va bene? E ti ripagherò, giuro, qualsiasi risarcimento. Ti offro anche un caffè, sei d'accordo? Tu però non esagerare! - Il ragazzo la guardò male per un altro minuto, poi sospirò e infine rispose con un tono rassegnato.
- Accetto la tua offerta, ma sappi che non sto esagerando. Non è carino vedersi comparire davanti una macchina guidata da una con la testa fra le nuvole. Comunque, entriamo in un bar: pretendo il mio caffè. - Alla fine accennò un sorriso. La ragazza fece lo stesso e si avviarono verso il bar più vicino, che era proprio dal lato opposto della strada a pochi metri di distanza. Era un posto accogliente, un po' rustico, frequentato sempre dalle stesse persone. Anna ed Elsa non ci andavano quasi mai, preferivano il bar vicino al parco o quello sotto casa, tuttavia era capitato qualche volta che con gli amici si trovassero a prendere lì un aperitivo.
- Come prendi il caffè? - Gli domandò, una volta entrati.
- Lungo, senza latte e amaro. - Si sorprese, ma non commentò. Un tipo dai gusti molto diversi dai suoi.
- Bene, allora. Vado a ordinare per tutti e due. - Così, mentre lei chiedeva al barman, il ragazzo si sedette ad uno dei tavoli, aspettandola.
- Ecco fatto! Arrivano subito! - Anna accomodò su una sedia di fronte a lui, tutta sorridente.
- Tu sei una che sorride molto spesso, ho indovinato? - La sua domanda la sorprese alquanto. Non se l'aspettava, ma cercò di rispondere comunque.
- Esatto. Non mi piace buttarmi giù, quindi cerco di vedere sempre il lato positivo delle cose. -
- Non mi piacciono i tipi come te. - L'espressione sulla faccia della rossa era impagabile, un misto di costernazione e rabbia. Stava gonfiando le guance, diventate tutte rosse.
- Beh, a me non piacciono quelli sempre imbronciati! -
- Ehi, i gusti sono gusti. Non criticarmi. - Ci fu silenzio per qualche minuto, poi il ragazzo dai capelli biondi, di cui ancora non conosceva il nome, parlò di nuovo.
- Le persone troppo ottimiste tendono a farsi raggirare molto in fretta. Almeno, penso che sia così. -
- Non credo che sia così. Basta solo avere giudizio, l'ottimismo non c'entra nulla. - Lui la guardò dubbioso, ma non disse nulla. Bevvero il caffè in silenzio, poi Anna pagò e uscirono dal locale.
- Beh, ciao, allora. E cerca di non investire nessuno mentre torni a casa. - Il biondo alzò una mano, in segno di saluto, e si voltò.
- E tu cerca di essere un po' più allegro! - Rispose la rossa. Quando lui era ormai una figura in lontananza, si rese conto di una cosa.
- Ehi, aspetta! Non so come ti chiami! - Gridò per farsi sentire. Lui si fermò, senza voltarsi. Dopo qualche secondo, finalmente, rispose.
- Kristoff! -
- Il mio nome è Anna! - Dopo aver udito queste parole, Kristoff sorrise tra sé e tornò a camminare lentamente. Anna, invece, rimase per un po' a osservare il punto in cui quella persona misteriosa era sparita, chiedendosi se la sua famiglia non avesse una maledizione che li legava indissolubilmente alla strada.  




- Pronto? - La bionda premette il tasto verde del suo cellulare, interrompendo a malincuore la sua lettura.
- Ciao, sono Mer. Che ne dici se ci vediamo per uscire domani, tu, io ed Elsa? - La sua voce era alquanto eccitata, segno che le era successo qualcosa di bello.
- Mmh... Fammi pensare... Ok, va bene. A che ora? - Rapunzel giocherellava distrattamente con una lunghissima ciocca di capelli, lasciata libera dalla sua solita treccia.
- Facciamo verso le quattro? -
- Perfetto, chiamo Elsa e glielo dico. Comunque, Mer... Hai fatto qualcosa di interessante, ultimamente? - Si sentì una risatina dall'altro capo del telefono.
- Te lo dico domani, va bene? Ciao Punzie! -
- Ciao Merida. - Sorridente, la ragazza posò il telefono e riprese in mano il suo amato librone, decisa a non lasciarlo fino a tarda nottata.








Angolo della ritardataria pentita: C'è nessuno???? *Si sentono i grilli e il soffio del vento*
Chiedo umilmente scusa per il ritardo nell'aggiornare. Non ho giustificazioni valide, quindi siete liberissimi di uccidermi come più vi aggrada. Vi avevo promesso due settimane e ne sono passate più di tre, vi prego di perdonare questa piccola e sciocca autrice che non mantiene le promesse.
Torniamo alle cose allegre... Che ne dite, vi piace questo capitolo? Non vedevo l'ora di inserire Kristoff, in qualche modo. Ero indecisa, ma alla fine ho optato per il quasi incidente, l'ennesimo della famgilia Arendelle. Poverine, le lascerò mai in pace??
...
...
...
Nah!
Comunque, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate!!! Ringrazio tantissimo per aver recensito lo scorso capitolo mya95, che poverella la sto facendo penare (scusa cara!!!!) con i miei aggiornamenti irregolari, Marziani che spero continuerà a seguire questa storiella e la mia gemellina Addy, cara, dolce, sadica gemellina, che aveva promesso di fare BRUTTE cose se avessi usato il nome Idun, cosa che alla fine ho fatto. Beh, non sarà troppo cattiva (spero) XD
Un bacione grande grande
Mary <3
   
 
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