Film > Pearl Harbor
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Autore: Stella Dark Star    23/03/2016    0 recensioni
Rafe e Danny sono amici perfetti, uniti dalla passione per il volo e il senso di fedeltà verso i loro ideali e la loro patria. Ma a tenerli legati c'è anche Katy (Katherine), la sorella minore di Rafe, che fin da piccola è involontaria protagonista delle loro vite! Rafe con lei è iperprotettivo e prende troppo sul serio il ruolo di fratello maggiore, Danny invece è premuroso e gentile e oltre la sua amicizia riesce a conquistare anche il suo cuore. Sono loro i primi a sostenere Katy quando prende la decisione di arruolarsi e diventare pilota, come loro, nel Campo Mitchell capitanato da Doolittle. Lì ha inizio la sua scalata professionale al pari con la rovinosa caduta in campo sentimentale, che continua a Pearl Harbor con l'entrata in scena di un certo Gooz... Tra amicizie vecchie e nuove, amori sofferti e nuove speranze e la perdita dell'amato fratello Rafe che poi ricomparirà in uno scenario inaspettato, Katy dovrà affrontare la vita faccia a faccia per capire cosa vuole davvero.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Al bivio tra passato e futuro
 
E così era arrivato il momento. Katherine era talmente agitata da non riuscire a stare ferma. Continuava a camminare avanti e indietro, talvolta in cerchio, tranne quando si fermava e batteva i tacchi sull’asfalto. Di tanto in tanto si lisciava la gonna del vestito, assicurandosi che non ci fossero segni visibili della gravidanza, poi controllava la scollatura, palpava l’acconciatura per accertarsi che le forcine fossero ben salde. Il gesto più frenetico, però, era un altro: sull’anulare sinistro, sopra l’anello di fidanzamento di Gooz, aveva aggiunto anche quello di Danny e non faceva che rotearli sul dito. Insomma, faceva qualunque cosa tranne stare ferma.
Aveva deciso di parlare apertamente con entrambi, mettendoli sullo stesso piano. Alla pari. Suo marito e il padre del bambino che portava in grembo avevano gli stessi diritti su di lei.
La folla intorno attirò la sua attenzione, tutti stavano guardando il cielo, quindi anche lei sollevò lo sguardo. Il bianco aereo che stava riportando la squadra di piloti a Pearl Harbor era in vista. Lo osservò avvicinarsi, le gente arretrò per sicurezza, e in breve l’aereo atterrò. Vedendo il portellone aprirsi, Katherine prese un bel respiro per darsi coraggio.
“Cosa ne sarà di me?” Si chiese timorosa. Ci sarebbe voluta una buona dose di sfacciataggine per dire a Gooz che si era segretamente sposata con Danny e poi dire a Danny che in una notte di debolezza era stata con Gooz ed era rimasta incinta. Scosse la testa, per quanto complicato, doveva farcela.
I piloti cominciarono ad uscire uno ad uno. Vide Gooz, il suo sguardo che vagava tra la folla per cercare lei. La vide. Katherine si sentì soffocare. Notò che il suo sguardo era molto serio, fisso su quello di lei, come se volesse immobilizzarla. Sapeva qualcosa?
Impaurita da quel pensiero, rimase effettivamente immobile fino all’ultimo istante. Poi qualcosa nei suoi occhi, forse una luce di nostalgia, la spinse ad abbracciarlo.
“Grazie a Dio stai bene.” Gli sussurrò all’orecchio, dimenticando ogni paura. Sentì la sua stretta farsi più intensa, le sue labbra sfiorarle l’incavo tra la spalla e il collo. Quel segno d’intimità la fece irrigidire.
“Gooz. E’ necessario che io ti parli di una cosa molto importante.” Un tono fermo era assolutamente indispensabile.
Sciogliendola dall’abbraccio, lui la guardò negli occhi e disse con evidente emozione: “Lo hai indossato davvero. Questo vestito. Sei così bella, amore mio.”
Le sorrise sinceramente, facendola sorridere a sua volta. Le prese la mano e la sollevò per baciargliela, mi si fermò quando si accorse del secondo anello.
Katherine vide il suo sguardo turbato, tornò seria: “Ci sono questioni urgenti da affrontare. Riguardano me e te. E Danny.”
Gooz parve tremare nel sentire quel nome, involontariamente le strinse la mano: “Kate, prima devo dirti io una cosa importante.”
Il suo comportamento era strano. Troppo strano. Sembrava quasi che…
“Tu lo sai già.”
“Sì. Ma non è questo il punto. Io…”
“Anche Red ha infranto la promessa?”
“Red? Che c’entra Red? Ascolta, devo dirti...”
Lei lo interruppe ancora: “No. Non ora. Dobbiamo parlare tutti e tre assieme. Dov’è Danny?”
Gooz si morse un labbro, distogliendo lo sguardo: “E’ quello che sto cercando di dirti.”
“Allora parla. Cos’è successo? Dov’è Danny?”
Gooz alzò lo sguardo su di lei. Pochi istanti e le fece un cenno col capo. Lei allungò lo sguardo nella direzione suggerita, non vide altro che il gruppo di piloti. E un feretro provvisorio.
Le si mozzò il fiato: “Chi? Chi c’è?” Si voltò di scatto verso di lui, la paura le fece battere il cuore all’impazzata.
“Chi c’è? Dimmelo.”
Lo sguardo di Gooz fu una risposta sufficiente. Ma la conferma l’ebbe quando allungò di nuovo lo sguardo. Rafe porse una giacca ad Evelyn e poi accolse la donna tra le proprie braccia.
Katherine si portò una mano al ventre. Era come se dentro avesse un macigno che la stava uccidendo.
Scosse il capo: “No. No.” Le lacrime uscirono dagli occhi nello stesso momento in cui un grido le uscì dalle labbra. Lo chiamò: “Danny.”
Gooz fece per cingerla con le braccia, ma lei lo schivò e gridò ancora.
Quel grido non passò inosservato. Rafe voltò lo sguardo in quella direzione e vide la sorella in lacrime, con Gooz accanto che teneva le braccia sollevate e aveva lo sguardo perso. Vide Katherine correre via e lui restare fermo impalato.
“Gooz.”
Lui si voltò di scatto verso quel richiamo, quindi Rafe continuò: “Che stai aspettando? Corrile dietro.”
Neanche fosse stato un comando, lui obbedì.
Inevitabilmente Evelyn cercò di sciogliesi dal suo abbraccio. Si sentiva di troppo. Nel posto sbagliato.
“Vai da lei, Rafe. Tua sorella ha bisogno di te.”
Lui la tenne stretta, non l’avrebbe lasciata per niente al mondo: “No, Evelyn. Sei tu ad aver bisogno di me, adesso.”
“Io ho solo bisogno di piangere in questo momento. Non voglio nessuno.”
“No. Prima di piangere la morte di Danny devi sapere tutta la verità.”
Evelyn lo guardò con sospetto: “Di quale verità parli?”
Rafe sospirò, si guardò attorno: “Andiamo in un posto più tranquillo.”
*
Gooz ce la stava mettendo tutta, le sue gambe si muovevano agili e scattanti, ma lo stesso non era ancora riuscito a raggiungerla. Rosso in viso per la fatica e con la fronte sudata, teneva gli occhi sbarrati e sperava almeno di non perderla di vista dato che non aveva idea di dove lei stesse andando.
“Ma come fa ad essere così veloce quella ragazza?” Disse tra i denti.
Provò a chiamarla: “Kate! Fermati!”
Ovviamente non servì a nulla, perciò prese la saggia decisione di risparmiare il fiato per la corsa.
Stava quasi per gettare la spugna, quando finalmente la vide: la casa delle infermiere.
“Allora è lì che stai andando. Ma perché?”
Sapeva quanto lei odiasse quel posto, non aveva senso che andasse a rifugiarsi là. Ormai prossimo all’arrivo, Gooz rallentò e gli sembrò che i muscoli delle gambe lo stessero ringraziando.
Spinse la porta vetrata ed entrò. Vide una bionda tutto pepe puntare il dito verso il corridoio che conduceva alle camere da letto.
Ora capiva.
Si affacciò alla stanza dove lei una volta dormiva. La trovò là, raggomitolata e in preda alla disperazione, tra le braccia un cuscino. Il letto era quello di Betty.
Si avvicinò con calma, si sedette sul bordo del letto. Quasi timoroso di farlo, le sfiorò una spalla con la mano.
“Vorrei che lei fosse qui a consolarti. Di certo saprebbe cosa dirti.”
Lei sollevò un attimo il viso su di lui, gli prese la mano e se l’avvicinò al viso, inondandola di lacrime. Tra i singhiozzi riuscì a dirgli: “Non voglio perdere anche te.”
Gooz la rassicurò: “Non accadrà. Sarò sempre al tuo fianco. Ti amo.”
Rimase fermo a guardarla piangere senza sosta. Katherine aveva bisogno di sfogarsi per far uscire tutto il dolore che aveva dentro, per svuotarsi di quel pesante fardello. Le fu grato di aver scelto la sua mano come scrigno per quelle gemme di luce.
*
Rafe non poteva credere alle proprie orecchie. Davvero aveva sentito quelle parole? Il suo sguardo era un punto interrogativo bell’e fatto. Ingoiò il nodo che aveva in gola, quindi sollevò una mano e andò a sfiorare la guancia di Evelyn con tutta la delicatezza che poté.
“Sei sicura di volerlo fare? Secondo me non siete ancora pronte ad affrontare questa cosa.”
Evelyn alzò lo sguardo su di lui, un pizzico di irritazione nella voce: “Devo farlo. Niente più segreti. Niente più menzogne. Sono stanca, Rafe.”
Indietreggiò di un passo per sfuggire al suo tocco, quindi si fece forza ed entrò nella camera da letto. Non fu sorpresa di vederla sopra il letto di Betty. Ciò che la colpì nel profondo era vederla così inerme e persa nel dolore. L’aveva sempre considerata forte. Evidentemente si era sbagliata.
Il rumore dei tacchi sul pavimento attirò l’attenzione di Gooz, che si voltò a guardarla. Subito dopo anche Katherine sollevò lo sguardo. Incontrò quello di Evelyn, poi quello del fratello, che era rimasto indietro appoggiato allo stipite della porta. I suoi occhi tornarono sulla figura di Evelyn. Lei sollevò un braccio, mostrando una giacca militare. Quella di Danny.
“E’ giusto che questa la tenga tu.” La voce non era del tutto ferma, lo sguardo invece sì.
Katherine si sollevò a sedere, allungò il braccio per prenderla. Strinse quell’indumento familiare al petto e ricominciò a piangere. Le era stato restituito un frammento di quello che aveva perso. Non sarebbe mai potuto bastare.
“Nel taschino c’è la tua foto. L’ha tenuta vicino al cuore il giorno della missione e…” Si fermò per deglutire, quindi proseguì: “Ha parlato di te prima di morire.”
Katherine chiuse gli occhi e strinse la giacca ancora più forte.
“Voglio che tu sappia che non ti porto rancore. Ho sempre saputo che ti amava. Che il suo cuore apparteneva a te. Sapere del matrimonio è stata una sorpresa, non posso negarlo, ma ti assicuro che mi sarei fatta da parte. Anche se…” Con le mani disegnò la forma del ventre arrotondato, i suoi occhi si riempirono di lacrime: “Porto suo figlio in grembo.”
Katherine aveva guardato, ma sembrava non avesse visto. Continuava a piangere, non dava segni di reazione.
Evelyn fece per andarsene, la voce di Katherine la fermò all’improvviso: “Aspetta.”
La vide tentare di asciugarsi il viso con le mani, poi la osservò attentamente mentre scivolava giù dal letto. Gooz la stava aiutando come se temesse di vederla cadere e frantumarsi come un vaso di vetro. Se la ritrovò di fronte, nella sua statuaria altezza e bellezza. Vide nei suoi occhi gonfi e arrossati dal pianto una fioca luce di speranza.
“Lo sai perché ti odiavo?”
Evelyn rispose in un sussurro: “Perché te l’ho portato via.”
Katherine scosse il capo e sorrise a stento: “Perché tu lo rendevi felice.”
Fu come assistere all’incontro tra due angeli avvolti dalla luce del tramonto. Le braccia aprirsi armoniosamente come ali pronte a spiccare il volo, i sorrisi sinceri e lievi nonostante il dolore. Evelyn e Katherine si abbracciarono come forse non avevano mai fatto prima.
Katherine scoppiò di nuovo a piangere: “Dimmi che possiamo ancora essere amiche.”
Evelyn addirittura singhiozzò: “Lo siamo sempre state!”
Piansero l’una sulla spalla dell’altra come bambine, sotto gli occhi di Rafe e Gooz, i quali non avevano il coraggio di disturbarle in quel momento di riconciliazione.
Forse per curiosità o forse per un momento di entusiasmo, Katherine si scostò da lei per poterla guardare in viso: “Quando nascerà il bambino?”
Evelyn tirò su col naso, stava sorridendo e piangendo contemporaneamente: “Verso la fine di Luglio.”
“Il mio invece nascerà in Ottobre.”
Vedendo lo sguardo dell’amica congelarsi, si corresse immediatamente: “Il mio è di Gooz! Non fraintendere!”
A quel punto, il nominato si fece sentire con un sonoro: “Che cosa?”
Lei si sciolse dalle braccia di Evelyn e lo guardò con aria divertita: “Capisci meglio se ti dico che il bambino che ho nella pancia l’ho fatto con te?”
“E quando è successo?”
“A Febbraio, ricordi?”
“Ne sei certa?”
Lei finse di pensarci su: “L’ho sognato o è successo davvero?”
Lui sbottò esasperato: “Non quello! Sei sicura che il bambino sia mio?”
Quello sguardo a metà tra la rabbia e il sospetto la fece sorridere: “Non ho dubbi. Ti mostrerò il risultato degli esami.”
*
Non era voluta andare in un motel. Gooz glielo aveva proposto, convinto che avesse bisogno di piangere, di stare sola, o almeno da sola con lui. Invece no. Non si erano trattenuti oltre alla casa, Evelyn e Rafe avevano evidentemente bisogno di intimità, c’erano molte cose di cui dovevano parlare. Così loro erano usciti, avevano passeggiato fino al dormitorio, poi avevano preso la macchina. Birra e panini imbottiti per cena. Avevano trascorso la serata sulla spiaggia, sul sedile posteriore dell’auto, abbracciati. Avevano parlato tanto del bambino. Nient’altro. A tarda sera erano tornati al dormitorio, come nulla fosse e adesso erano lì, sdraiati sul loro letto. Attorno a loro i piloti addormentati russavano o si muovevano nel sonno, la grande camerata era a malapena rischiarata dalle luci artificiali all’esterno. Katherine giaceva serena con la testa appoggiata al petto di Gooz, lui le cingeva le spalle con il braccio, muovendo distrattamente le dita sulla sua pelle.
“Dopo il congedo vorrei tornare a Rincon e cominciare una nuova vita. Ho intenzione di brevettare la mia invenzione, la pinna per le tavole da surf, e magari fare fortuna per vivere bene. Non dico nel lusso, ma almeno con agio!”  Era la prima volta che parlava di se stesso, quella sera. Il sonno non voleva saperne di arrivare e stare fermo e muto gli metteva agitazione. Aveva bisogno di parlare, di progettare. Il tutto con un tono di voce estremamente basso, per non svegliare gli altri.
“Ho sempre pensato che quella pinna sia un’ottima invenzione. Vedrai che ti renderà famoso.”
“Dici davvero?”
Lei confermò con dei mugolii.
Gooz si schiarì la voce e provò a buttare lì un pensiero: “I miei genitori hanno una casa grande, sono sicuro che ci ospiteranno fino a quando non ne avremo trovata una per noi. Magari…mia madre potrebbe aiutarti con i preparativi per il matrimonio.”
Katherine si sollevò su di un gomito e lo guardò con un’ombra di tristezza negli occhi: “Non sei costretto a sposarmi, Gooz. So di averti fatto una cosa imperdonabile.”
“Non mi sento costretto. Io ti amo e vorrei sposarti prima che nasca nostro figlio.”
“Non temi il giudizio dei tuoi famigliari? Per il fatto che io sia…vedova, intendo.”
Gooz le sfiorò una guancia con le dita, l’agitazione era svanita così com’era arrivata. Sapeva ciò che voleva. Voleva lei.
“Non è necessario che lo sappiano. Sei la mia fidanzata, indossi il mio anello da mesi e stai per darmi un figlio. Tutto il resto voglio cancellarlo dalla mente.”
Katherine deglutì: “Questo significa che non verrai con me nel Tennessee?”
“Certo che lo farò! Ci tengo a conoscere i miei futuri suoceri.”
“Non intendevo questo. Io…” Sospirò, con le labbra ricercò la mano di Gooz, alla ricerca di affetto.
“Dovrò compilare dei documenti per dichiarare che rinuncio a qualsiasi eredità di mio…della famiglia Walker e soprattutto dovrò parlare coi genitori di Danny e raccontare loro la verità.”
Gooz fece un’aggiunta: “E vedere se saranno disposti a cederti la fede che Danny ti aveva promesso.”
Lei lo guardò con aria sorpresa: “Come lo sai?”
“Me lo ha detto lui. Comunque non preoccuparti, per me va bene. E’ giusto che tu abbia un suo ricordo. In fondo siete cresciuti insieme, il vostro legame era forte. Non sarò io a spezzarlo.”
Katherine aveva voglia di piangere. Dopo tutto quello che gli aveva fatto, lui aveva ancora la forza di essere così comprensivo e gentile. Si chinò per sfiorargli le labbra con un bacio, quindi disse in un sussurro: “Ti amo tanto. E ogni giorno che passa sono sempre più convinta di non meritarti.”
Lui accennò un sorriso e con il braccio la strinse a sé: “Infatti meriti di meglio. Ma temo che ormai dovrai accontentarti di me!”
Entrambi cercarono di trattenere una risata per non disturbare il sonno dei piloti. La loro complicità era di nuovo intatta, il loro amore ancora saldo.
*
La mattina seguente tutto sembrava essere tornato alla normalità. L’atmosfera era serena. Si erano dati appuntamento al solito locale sulla spiaggia, come due normali coppie in un giorno qualunque.
Gooz e Katherine erano tornati quelli di sempre, una coppia allegra, bisognosa di piccole attenzioni e contatto fisico. La grande novità riguardava l’altra coppia. Rafe teneva Evelyn costantemente avvolta con un braccio o sulle spalle o attorno alla vita e lei sembrava felice di quelle premure, lo si poteva capire dall’espressione sul suo viso e dai baci che stampava sulla guancia di lui ogni due minuti. Di tanto in tanto anche le loro labbra si sfioravano, quasi timidamente, ma ricercandosi continuamente.
“A quanto pare anche loro hanno ritrovato l’intesa.” Pensò Katherine, compiaciuta.
 La conversazione era incentrata sull’imminente congedo che li avrebbe allontanati definitivamente dal clima di guerra e gli avrebbe permesso di rimettere ordine nelle loro vite.
“Quindi vi stabilirete nel Tennessee?” Chiese Gooz, interessato.
Rafe ed Evelyn si scambiarono uno sguardo d’intesa colmo di affetto, quindi lei rispose sorridendo dolcemente: “Sì.”
Rafe aggiunse: “Troverò un terreno da coltivare e metterò in pratica gli insegnamenti di mio padre. Evelyn si occuperà della casa, però se lo vorrà potrà riprendere il ruolo di infermiera una volta che il bambino sarà abbastanza grande.”
Gooz lanciò un’occhiata a Katherine: “Se quella pinna ci porterà fortuna, anche noi prenderemo una casa in campagna. La useremo come residenza estiva, magari.”
Lei lo punzecchiò per prenderlo in giro: “Vedo che qualcuno si è già montato la testa! Signor Inventore, dovrebbe volare più in basso!”
Le risate sbocciarono come fiori di primavera attorno a quel tavolo. Certo il dolore per la perdita di Danny era grande e tutti loro ne sentivano il peso. Aveva lasciato una vedova e un figlio che non avrebbe mai conosciuto. Ma se si fossero soffermati a pensarci, sarebbero impazziti. Katherine avrebbe avuto innumerevoli occasioni di piangere stringendo al petto la giacca di Danny, guardando la sua foto, la foto si loro insieme, baciando gli anelli delle loro promesse d’amore, di gridare il proprio dolore rivolta all’acqua cristallina dell’Oceano Pacifico, di guardare il cielo rinnovando il suo giuramento d’amore eterno. Ma quel giorno il suo nome non fu pronunciato, anche se la sua presenza era lì con loro. Nella mente di Rafe, nel cuore di Katherine, nel ventre di Evelyn, nel pugno di Gooz.  Quel giorno era dedicato solo all’avvenire.
  
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