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Autore: hemmoschannel    23/03/2016    2 recensioni
Urleremo ai chilometri che abbiamo abbattuto che noi siamo ancora vivi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Calum Hood
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Chilometri

     "Anyone can write words on a paper and anyone can have emotions, 
but the thing is not everyone can write words on a piece of paper and it have meaning
and can make you feel like you're okay and in love. 

Or even make you realize how broken you really are"



Ho lasciato scorrere chilometri interminabili tra di noi, come se allontanarsi fosse l’unica soluzione per questo male immenso. Sembrava così logico abbandonare quei luoghi dove abbiamo consumato le suole delle nostre scarpe e mi sembrava così giusto lasciare per sempre quelle emozioni così proibite che ci portavano a correre come dei matti, scappando dopo l’ennesima bravata. Abbiamo corso veloce, coi crampi alle gambe, il vento che ci sussurrava nelle orecchie la nostra canzone preferita. Abbiamo corso interminabili metri e solo alla fine ci siamo accorti che non ci eravamo allontanati ‘che di pochi passi. Abbiamo percorso sconfinati metri, che si sono trasformati in incolmabili chilometri di incolta e magra solitudine. Ma noi eravamo insieme. Ci siamo lasciati alle spalle una vita amara che non faceva per noi. Vivevamo d’istanti, d’attimi bruciati sotto il sole cocente d’agosto. Istanti logori d’amore, come il tempo logora le persone. Il tuo amore era amaro, pizzicava le mie labbra e lasciava il suo sapore sulla mia bocca. Baci rubati, sussurri impercettibili, attimi d’acre pazzia. Questo è quello che amo ricordare. Eravamo solo tu ed io su questo mondo folle. Eravamo io e te, solo noi, forti ed indomabili contro tutti, tenendo il nostro amore per mano, come si fa con un bambino, per insegnargli a camminare. Ed abbiamo camminato per chilometri infiniti, senza stancarci, con le gambe stanche, ma mai abbastanza per fermarci.
Abbiamo percorso chilometri di infinita follia, tra visi sconosciuti e vie eternamente morte.
Abbiamo percorso strade che nemmeno l’uomo conosce, correndo e consumando le suole delle scarpe. Ma ne è valsa la pena… almeno così credevo.
E non so come mai a metà strada ci siamo persi. Siamo andati per due strade differenti e ci siamo divisi per sempre. Io sono rimasto dove tu mi hai lasciato, coi piedi stanchi, le lacrime agli occhi ed il cuore a pezzi.
Morto, lì ero morto. Tu sei volata via così lontano, lontano e ancora lontano. Non ti ho più visto, sei forse sparita dietro una nuvola, abbandonandomi al mio catastrofico destino?
Ed abbiamo lasciato scorrere i chilometri tra di noi.
Immensi chilometri.
Interminabili.
Infiniti.
Incolmabili e strazianti chilometri. C’è un equazione: l’equazione di Dirac, secondo la quale due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri. Quindi mi chiedo se pure tu lo senti questo dolore: senti la lama trafiggerti il cuore, spezzartelo in mille pezzi, lacerarlo nel profondo? Lo senti pure tu, vero? Senti la mia voce chiamare il tuo nome? Lo senti pure tu, sulle labbra, quella sensazione di inutile solitudine? Ti senti persa? O sola? O semplicemente vorresti tornare da me, per poter tornare mano nella mano a percorrere quest’incolto mondo malato? Ripercorreresti tutti i chilometri da lì fino a me?
Io correrei nel vento, con le braccia pronte per accoglierti, col cuore pronto a ricucirsi dopo essere stato frantumato in mille pezzi. Percorrerei i chilometri uno ad uno, ma se tu non sarai lì, che senso ha? È come un viaggio che, arrivati alla meta, nessuno ti accoglie. E se non ho nessuno che mi aspetta, che senso ha percorrere questi chilometri? È un viaggio che non ha né meta, né destinazione se tu non sei all’arrivo ad attendermi col tuo amore fragile. E noi li lasciamo scorrere, i chilometri, almeno finché non staremo meglio. Passo dopo passo cerco il tuo volto, anche se so che farebbe male vederti dopo tanto tempo. E se mai ti rivedrò, sembrerà come se fossimo due sconosciuti… e mi farà ancora male. E non starò bene.  Perché infondo, anche se questa distanza straziante ci separa, continuo ad essere influenzato da te, come dice Dirac. E lui aveva ragione. Lui ha ragione. Io e te, siamo due sistemi lontani, ma ancora legati fra loro da chissà quale strana forza. Da quando te ne sei andata non viviamo più d’istanti amari… noi semplicemente viviamo distanti. Lontani. Forse soli. Persi. Distrutti. E forse, anche eternamente innamorati. 
Distanza. Lontananza. Mancanza. Mai abbastanza.
Distanti da troppo, lontana mille e mille metri da me, ma non sarò mai abbastanza per poter colmare questa mancanza di te.
E come fai, coma fai a non sentire le mie stesse sensazioni? Non senti il dolore? Non senti l’urlo straziante, gelido, freddo, graffiante che ti lacera le membra col suo grido assordante? Non senti lo spettro di questo lungo e tortuoso Viale che chiama il tuo nome? E forse non ne varrà la pena, ma io sto tornando.
Cammino. Corro. Arrivo… Sto prendendo la strada che hai percorso tu, quella che ti ha portato lontano da me. Sto arrivando. E in questo momento non mi importa dei crampi alle gambe, dei piedi che fanno male, se le suole delle scarpe sono consumate. Non mi importa. Non conta nemmeno se la lama che mi sta riducendo a brandelli il cuore sta scavando dentro di me. Non ha importanza se la mia anima è ormai morta, perché da quando tu non ci sei più, sono morto fin troppe volte.
Morto. Distrutto. Solo. Ma sto arrivando. Mi stai aspettando? Spero tu possa vedermi, perché farebbe male non trovare nessuno al mio arrivo. Molto male. Dannatamente male. E forse ci sentiremo meglio una volta che i nostri sguardi si incroceranno. Forse ritorneremo a vivere, come solo due anime dannate possono fare. E sentiremo l’acre profumo dei chilometri scivolare sulle nostre pelli, addolcirsi lentamente a contatto coi nostri corpi gelidi.
Se mi vedrai, potrai riabbracciare il tuo CalCal. 
Ed urleremo ai chilometri che abbiamo abbattuto che noi siamo ancora vivi. 

 

 
   
 
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