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Autore: Frei Frau    23/03/2016    4 recensioni
22 marzo 2016.
Un attentato terroristico ha fatto ripiombare il Belgio nel terrore. Due le esplosioni avvenute nella hall delle partenze, accanto al banco della American airlines. Saltati tutti i vetri della struttura e anche le pareti dell’aeroporto sono crollati. Le autorità hanno innalzato al massimo 4 il livello di allerta. Tutti i voli sono stati sospesi.
Harry, Louis e la loro piccola figlia Irene saranno testimoni di una tragedia inenarrabile, che va oltre i limiti dell'umano. Ed è così che Irene capirà il confine tra odio, fonte di guerra e disperazione, e amore, fonte di pace e felicità.
Tratto dalla storia:
“Ma papà, hanno i fucili e possono spararci perché sono cattivissimi.”
“È vero, loro hanno i fucili, ma noi abbiamo i fiori” disse indicando i fiori che la bambina aveva ancora in mano.
“Ma i fiori non fanno nulla … servono per … per …”
“Certo che servono. Vedi che tutti lasciano un fiore?” [...] . “I fiori servono per combattere i fucili.”
“Servono per proteggere le persone?”
“Esatto.”
“E le candele?”
“Le candele servono per non dimenticare le persone che ora sono lontane.”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DESCLAIMER: I One Direction non mi appartengono - purtroppo - non rappresento in maniera veritiera il loro carattere, e non intendo in alcun modo offenderli. Niente di tutto ciò è scritto a scopo di lucro, non ci guadagno nulla a parte un po' di soddisfazione personale quando tutto ciò è apprezzato. 
 

La pace è come un bambino che sorride ogni volta che lo si guarda. Era una cosa che Louis aveva sempre pensato e che poté appurare quando sua figlia Irene le regalò uno dei suoi sorrisi migliori, quelli che ti scaldano il cuore e irradiano una grande energia. Louis non poteva desiderare una vita migliore, tale solo grazie alla presenza di Irene e di suo marito Harry.
“Buongiorno” disse ancora assonnata correndo verso il bancone della cucina mentre Louis si impegnava nella preparazione di alcuni pancake. Cucinare era uno di quei lavori casalinghi in cui non era molto portato, cosa che Harry era solito rinfacciargli. Tuttavia, quel giorno si sarebbe impegnato al massimo per lui e Irene, dato che erano ormai passati ben quattro anni da quando l’avevano adottata; un giorno speciale degno di essere trascorso nel migliore dei modi. Aveva preparato tutto, in ogni piccolo dettaglio.
“Papà Louis” lo chiamò la piccola bambina di cinque anni. “Voglio aiutartiii” si aggrappò alla gamba destra del padre aspettando una risposta, essenzialmente positiva, altrimenti chissà quanto a lungo il ragazzo avrebbe dovuto patire le sue piccole lamentele. “Certo, vuoi sbattere le uova?” chiese sorridendo per poi spostare una sedia accanto al bancone così che lei potesse essere dell’altezza giusta per eseguire tale compito.
Si posizionò in piedi sulla sedia, guardò sorridente la scodella e velocemente iniziò. Gran parte del contenuto schizzò sul bancone, un’altra piccola parte persino sul dolce viso della bambina. Louis si pentì leggermente della scelta presa precedentemente prima di interromperla e dire: “okay, Hulk, hai davvero molta forza nelle braccia” rise, “ma non trovi che papà Harry stia dormendo un po’ troppo?”
Irene colse al volo l’intenzione di Louis; il suo viso assunse un’espressione furba mentre i suoi occhi furono attraversati da un velo di divertimento. Non sprecò neanche il tempo per rispondere che immediatamente si fiondò nel corridoio verso la camera dei propri genitori. L’unica luce era quella che trapelava dalle persiane abbassate, questa volta non così splendente. Era da molti giorni che il cielo di Bruxelles era pervaso da nuvole scure. E questo a Irene non piaceva. Lei adorava il sole, uscire con i suoi genitori nei parchi più grandi della città e tornare a casa stanchi aspettando la solita cioccolata calda del sabato sera accompagnata dalle storie stravaganti che Papà Harry era solito raccontare, spezzate dai vari interventi di Louis che facevano sempre ridere la piccola bambina. Si riprese subito non appena vide Harry dormire beatamente nel letto matrimoniale che svariate volte l’aveva salvata dai mostri che abitavano sotto il suo di letto, protetta dalle braccia dei due genitori che le facevano da scudo, facendola sentire protetta e al sicuro. Si buttò sul letto in cui Harry giaceva ancora beatamente. “Svegliatiii!”
Il riccio aprì lentamente un occhio quando fu catapultato dal mondo dei sogni al mondo reale con così tanta velocità. Mugolò per poi attirare Irene a sé con un braccio e affondare nuovamente la testa nel cuscino. “Cinque minuti” parlò con voce roca e assonnata prima di notare il viso sporco della figlia accanto a lui. “Papà Louis sta facendo in pancake!” urlò entusiasta Irene, come se avesse letto nei pensieri del giovane padre.
“Oh, ma io preferisco mangiare te” rise dando svariati baci sul viso della bambina, mentre quest’ultima continuava a ridere allegramente. Ecco la perfetta descrizione di una tipica mattinata in casa Tomlinson.
Irene, tuttavia, riuscì a sgattaiolare via dalle braccia di Harry per poi correre di nuovo in cucina con sguardo trionfante. A seguire anche Harry fece la sua comparsa e, ancora un po’ assonnato, diede un bacio a Louis per dargli il buongiorno, facendo aumentare il battito del più grande. Perché sì, sebbene fossero passati più di dieci anni da quando si erano dichiarati l’amore che l’uno provava per l’altro, quel sentimento era rimasto lo stesso, immutabile. Il tempo passava e sarebbe continuato a passare, ha cambiato questi due ragazzi, li ha fatti crescere e li avrebbe cambiati ancora, ma c’è una cosa che il tempo, pur passando, non avrebbe mai fatto invecchiare: quel sentimento che non conosce limiti e confini, a cui poco importa se verrà urlato o solo bisbigliato, in quanto questo non si misura con la voce che dalla gola scaturisce, ma con l’intensità di quella voce che nel petto batte e da esso fuoriesce.
Harry guardò quelli che dovevano avere l’aspetto dei pancake mentre Louis puliva il viso della figlia ancora sporco a causa dell’impasto. “Non sono male” disse stranito quando ne assaggiò uno.
“Io ho sbattuto le uova!” rise Irene.
“Ah, allora è ovvio che siano buonissime” rispose Harry felice di vedere il sorriso sul volto della piccola bambina. Esattamente come Louis, riteneva che far sorridere un bambino fosse la cosa più bella e pacifica a cui si potesse aspirare.
Passò in questo modo una veloce mezz’ora, alternando momenti di gioco e di risate. Il mondo e i suoi problemi parvero scomparire. Tutto ciò che vi era di importante in quel momento erano le risate di Irene e tutto l’amore che i due genitori erano in grado di trasmetterle.
“Forse è meglio che vada” disse Louis salutando marito e figlia. Sua sorella Charlotte sarebbe arrivata in Belgio intorno alle otto, e Dio sa quante storie avrebbe fatto riguardo la mancata puntualità del fratello. Irene si rattristò leggermente quando vide il padre mettersi il cappotto, ma si riprese subito al pensiero dell’arrivo di zia Lottie.
“Ci vediamo dopo” lo salutò Harry prima di dargli un veloce bacio sulle labbra. Louis avrebbe voluto starci un po’ di più tra le braccia del più piccolo, insieme al terremoto che avevano come figlia. Se avesse potuto immaginare ciò che sarebbe accaduto poco dopo avrebbe goduto ogni momento di quella routine mattutina, avrebbe assaporato al meglio l’odore rassicurante di suo marito e avrebbe cosparso di baci il viso della piccola Irene. Ma Louis non poteva immaginare ciò che sarebbe successo e, ignaro, uscì.
Harry e Irene restarono in pigiama sotto il piumone nella camera da letto, accoccolati. La bambina non avrebbe potuto desiderare di meglio mentre le calde e accoglienti braccia di Harry le facevano da scudo, come a volerla proteggere da tutti i mali del mondo. Ma evidentemente una protezione fisica non sarebbe bastata; quando, annoiati, accesero il televisore, la notizia dei telegiornali fu spiazzante:
Un attentato terroristico ha fatto ripiombare il Belgio nel terrore. Preso di mira alle ore 8 lo scalo internazionale di Bruxelles nella zona dei gate dell’American airlanes, tutto avvenuto dopo tre giorni dall’arresto di Salah Abdeslam, il principale ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre. Nonostante il livello 3 di soglia di attenzione in Belgio, ancora una volta un attentato che ha causato morti che secondo un primo bilancio sarebbero una decina più 30 feriti. Altri ordigni trovati inesplosi all’interno del terminal A. Due le esplosioni avvenute nella hall delle partenze, accanto al banco della American airlines. Saltati tutti i vetri della struttura e anche le pareti dell’aeroporto sono crollati. Le autorità hanno innalzato al massimo 4 il livello di allerta. Tutti i voli sono stati sospesi.
Il panico impossessò il corpo di Harry. Non era in grado di muoversi o persino di pensare. Anche Irene, sebbene la tenera età, parve prendere coscienza della situazione. “Papà” chiamò allarmata, le crepe nella voce. E il cuore di Harry sprofondò una secondo volta quando non vide quel sorriso che avrebbe fatto stare bene chiunque. L’unica cosa che riuscì a fare fu prendere il coraggio per scacciare via la paura che stava tormentando i suoi pensieri, abbracciare la piccola Irene e sussurrare un flebile “va tutto bene.”
Ci sono dolori che non si possono né evitare né cancellare. Esistono. Possiamo solo affrontarli, e cercare di fare di tutto affinché non ci devastino. Ma talvolta ci vuole tanto tempo. E non basta fare “come se” niente fosse successo perché la vita continua come prima. Perché, spesso, niente può più essere come prima, e si deve pian piano riuscire ad organizzare la propria vita in modo diverso. Come perdiamo una persona cara. Talvolta in maniera brusca. Talvolta in modo ingiusto e inaccettabile.
Quando una persona che amiamo se ne va via per sempre, è difficile imparare a vivere con quel vuoto profondo che si spalanca all’improvviso. E non basta semplicemente voltare pagina. Non basta ripetersi che la vita continua e che non serve a nulla piangere. Non basta imporsi di non pensarci … Quel vuoto è lì. Come una ferita profonda.
Non basta premere sul tasto “cancella” per cancellare veramente tutti i ricordi che ci legano alle persone care, per distaccarsi da chi non c’è più. Elaborare la perdita è un’operazione psichica lunga e complessa. Si tratta non solo di accettare la realtà, ma anche di riconoscere veramente ciò che si è perduto, compresa la promessa di tutto quello che si sarebbe potuto e voluto vivere con chi non c’è più. Fare l’inventario di tutto quello che era stato investito, progettato, auspicato e sperato, e capire che non sarà più possibile realizzarlo.
Solo poi, si può tornare di nuovo alla vita, nonostante la sofferenza che resta quando si capisce una volta per tutte che i ricordi sono solo ricordi. Solo poi, si può amare di nuovo. E ricominciare. E riprendere a sorridere …
Louis non tornò a casa quella sera, ma Harry non poteva permettersi di sentirsi perso. Doveva essere forte per Irene e per quel sorriso che voleva rivedere a tutti i costi, perché ormai era la sua unica ragione per vivere.
Il giorno dopo furono in molti a deporre fiori e candele di fronte alle ambasciate belghe per esprimere vicinanza alle vittime, e tra questi Harry e Irene.
Il giovane padre si inginocchiò così da essere alla stessa altezza della bambina, la quale teneva ancora i fiori in mano. “Hai capito cos’è successo, piccola?”
“Sì, sono delle persone cattivissime e i cattivi non sono molto bravi … e dobbiamo stare attenti perché dovremmo cambiare casa …”
“Non ti preoccupare, non dobbiamo cambiare casa.” La portò più vicina a sé con l’intenzione di rassicurarla. “Il Belgio è casa nostra” affermò.
“Ma papà, hanno i fucili e possono spararci perché sono cattivissimi.”
“È vero, loro hanno i fucili, ma noi abbiamo i fiori” disse indicando i fiori che la bambina aveva ancora in mano.
“Ma i fiori non fanno nulla … servono per … per …”
“Certo che servono. Vedi che tutti lasciano un fiore?” Indicò la moltitudine di persone davanti l’ambasciata. Cosa che fece capire prima di tutto a lui che non erano soli. Non hai bisogno di rispondere alla violenza con altra violenza solo per sentirti al sicuro. Per sentirti al sicuro hai bisogno di persone che stiano al tuo fianco. “I fiori servono per combattere i fucili.”
“Servono per proteggere le persone?”
“Esatto.”
“E le candele?”
“Le candele servono per non dimenticare le persone che ora sono lontane.”
“Quindi i fiori e le candele servono per proteggerci?”
“I fiori, le candele e tutto il sostegno che ci darà papà Louis dal cielo ci proteggeranno, te lo prometto. Sei più tranquilla ora?”
“Sì, ora sto meglio.”
Apprendere che nella vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore, la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione di un bambino.
-Gandhi

 
Elens writes ​
Eccomi per la prima volta con qualcosa di davvero serio. Questo mio scritto è dedicato a tutte le vittime di terrorismo. Essendo un argomento molto delicato sarei felice se lasciaste una recensione sincera. Spero di non essere caduta nel banale e di non aver trattato la situazione troppo superficialmente. Con questo mio scritto volevo solo ricordare che è sempre sbagliato rispondere alla violenza con altra violenza, e che la guerra non porterà mai alla pace. Peace out. All the love xx
  
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