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Autore: Maty2002    26/03/2016    4 recensioni
"Aveva riposto ogni sogno, ogni desiderio in un’effimera vita, che come qualunque altra avrebbe raggiunto il suo termine e si sarebbe infranta, come quelle limitate speranze".
Perchè non dobbiamo diffidare della morte, non c'è persona sulla terra a cui dimentichi di fare visita, che essa sia malvagia o meno...
Già, è veramente una compagna fedele.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E chiedo perdono per lo squallore del titolo e dell'introduzione, ma non avevo la benché minima idea di cosa inserire per presentare la storia in maniera decente ^^'
Non che la one shot in sé sia qualcosa di decentemente normale XD

 
 
Broken dreams
 
La pioggia scendeva su Zootropolis.
Cadeva senza fretta, pesante e allagava lentamente le strade.
E inondava le cantine, picchiettava noiosamente i vetri delle case e ogni sorta d’ostacolo la dividesse dal terreno.
Anche quella piccola lapide era tamburellata dalla pioggia incessante.
Quella piccola e pulita lapide su cui era inciso un nome altrettanto curato ed elegante, con tanto di fotografia dal vetro lucente.
Una foto qualunque, dalla carta un po’ ingiallita ma comunque ben conservata, che conteneva il busto di una coniglietta dagli occhi sorridenti.
Peccato per il pianto, incessante come la pioggia, che contrastava l’espressione entusiasta della giovane.
 
Bonnie Hopps era una donna premurosa, decisa e madre di una grande famiglia.
Non si poteva certo definirla una donna fragile, con tutta la prole su cui doveva costantemente vegliare, ma una cosa andava pur detta –dopotutto, ognuno ha pregi e difetti, anche se fatica ad accettarli.
E la sventura di Bonnie era la sua insicurezza, era il rifugiarsi in una vita all’infuori di tutto, era vivere nell’ombra con il costante timore di essere attaccata da qualcuno.
E non le si poteva nemmeno dare torto, piccola com’era la sua specie in confronto ai molossi che la circondavano, ma non le si poteva nemmeno dare del tutto ragione.
Questa vacillante lancetta era rappresentata da Judy.
Perché tutto si può dire fuorché la madre non tenesse a cuore la felicità della figlia, ma sperava tanto, con tutta se stessa, che il buonsenso degli Hopps riuscisse a farla rinsavire.
Detto fra noi, l’idea che un minuscolo coniglio diventasse poliziotto in una città di giganti non era sicuramente tra le più sensate, ma non c’è famiglia che non contenga un rivoluzionario e Judy di sicuro doveva distinguersi in qualcosa, che non fosse il coltivare mirtilli.
Ma Bonnie si chiedeva cosa diamine ci fosse di strano nel coltivare ortaggi, se si era un piccolo e fragile coniglio in balia della società.
Perché rischiarire per nulla?
Perché morire per chi ti considera una nullità?
Ma l’istinto di madre che l’animava le aveva impedito di infrangere i sogni della figlia, così desiderosa di diventare qualcuno.
Forse, proprio per questo motivo, singhiozzava tra le braccia del marito, in fronte a quella foto di una felicità malata.
 
E Stu, cosa dire di Stu Hopps?
Beh, lui era un bravo contadino, un padre presente e aveva un cuore enorme... ma, tristemente, questo non bastava a Zootropolis.
Perché, se Bonnie era una donna insicura, Stu ne era il re, era il fautore dell’incertezza dei conigli e della loro paura del mondo.
Era un uomo, questo era certo, ma sperava sempre che fosse qualcun altro a dirigere le sue scelte, desiderava avere un’ombra dentro la quale nascondersi.
Si può anche insinuare che avesse quell’enorme famiglia come rifugio dentro il quale barricarsi per difendersi da chi, più grosso di lui, avesse cercato di attaccarlo.
Non che lui aggredisse gli altri, certo che no, ma nella sua mente limitata a considerare i conigli come prede della loro piccolezza, era sempre meglio avere una barriera in più.
Forse per questo considerava scandaloso che la figlia volesse diventare una poliziotta.
Non bastava la Tana del Coniglio, così tranquilla e isolata dai pericoli cittadini?
Non andava bene la sua famiglia, così unita contro la società tiranna?
Non vestiva bene, Judy, l’abito di coniglietta umile, pronta ad assecondare i potenti e a nascondere ogni debolezza dietro ad un’attività familiare ben inserita nell’economia paesana?
No, a quanto pare Judy chiedeva di più.
Forse chiedeva la parola libertà, ma a Stu sembrava più che altro ricerca dell’estremo.
Ma, dopotutto, era pur sempre un umile e stanco coniglio.
Come poteva dir di no agli occhi speranzosi della figlia?
Come poteva non augurarle il meglio, magari sperando in un risvolto migliore?
Forse, per una volta, avrebbe dovuto farsi valere, ma il vivere nella nicchia del mondo l’aveva solo indebolito.
E ora, e Stu si diede la colpa di tutto, Judy non c’era più.
O, almeno, era sotto metri di quella stessa e umile terra che aveva ripudiato per un distintivo lucente.
 
Già, Judy riposava in pace, sotto di tutti, lontana dai pianti e dall’agonia di chi doveva sopportare la sua perdita.
Faceva anche un po’ rabbia, la sua indifferenza al dolore altrui, agli occhi di chi lo provava in prima linea.
Ed erano tante, le persone che piangevano la sua scomparsa.
Forse perché Judy era speciale.
Forse, perché Judy aveva un cuore talmente immenso da riuscire a catturare con la sua naturalezza  e la sua dolcezza anche gli animi più ostili.
E lasciava stupiti la varietà di persone che erano accorse a rimpiangere la sua morte.
In prima linea gli agenti della centrale, da Francine, che meno di tutti la conosceva, a Clawhauser, le cui borse sotto gli occhi davano certamente un’idea del suo sconvolgimento.
Dopotutto, era pur sempre un ghepardo obeso dal cuore però ben più grande del giro vita, e simili accadimenti non potevano che traumatizzarlo.
Anche Mr. Big, stava lì, a guardare stancamente quella lapide e a sussurrare parole incomprensibili.
Non avrebbe mai immaginato di partecipare al funerale di Judy, era strano per lui pensare che lei abbandonasse la terra prima di lui, vecchio e stanco topo con una prole ben disposta a continuare le sue attività mafiose.
In lontananza, dietro tutti e attorniato da un paio di giornalisti, anche il sindaco assisteva al funerale, con in volto una maschera di dispiacere.
Non che fossero particolarmente sincere, le sue condoglianze, o più semplicemente il grande addoloramento che ostentava.
Dopotutto, nella sua vita, un cittadino in più o uno in meno non faceva la differenza e sicuramente Judy Hopps sarebbe stata presto sostituita da altri cadetti nella centrale di Zootropolis.
Già, sebbene la gente morisse in continuazione, la vita continuava.
Lentamente, le persone che ora piangevano per Judy, si sarebbero riprese e avrebbero ricominciato a proseguire per la loro strada.
In silenzio, con sofferenza e con rimpianto, eppure si va sempre avanti.
E Nick continuava a ripetersi questa frase, di fronte a quella piccola e bianca lapide.
 
Ovviamente, Nick non poteva mancare.
Con l’impermeabile spalancato, la divisa da poliziotto fradicia di pioggia e il capo chino, era lì, a osservare con aria assorta quel piccolo spazio di terra proprietà dell’ormai defunta coniglietta.
E ascoltava in silenzio i pianti.
E ascoltava in silenzio la pioggia.
E ascoltava in silenzio le urla strazianti del suo cuore.
E, pur udendo tanto trambusto, sapeva che non avrebbe risposto ad alcun richiamo.
Dolore, freddo e sofferenza non lo scalfivano minimamente, talmente assorto in pensieri che gli altri non potevano cogliere.
La volpe chiuse gli occhi, amareggiata al pensare al futile motivo per cui Judy, la sua piccola e tenera carotina, era morta.
C’era quel maniaco, quell’assassino, quel fottutissimo avanzo di galera che era riuscito a sfuggire alla legge.
Era una missione pericolosa, ma l’avevano assegnata a lei... a lei sola.
E mentre io marcivo in ufficio, Judy mi chiamava, e le sue risate mi stridevano nelle orecchie, perché lei assicurava che tutto era perfetto, che non c’erano pericoli!
Com’era ingenua, quella coniglietta, a non volere alcun aiuto.
Aveva sempre il timore di essere sottovalutata e desiderava così tanto riuscire a risolvere il caso da sola che, alla fine, su quella scena ci ha lasciato la pelle.
Nick deglutì, le prime lacrime a pizzicargli gli angoli degli occhi.
E-e mi ha chiamato, alla fine... mi ha detto che e-era in pericolo, che aveva bisogno di me.
Ha ammesso di avere paura, n-non voleva che terminassi la chiamata... e q-quella piccola testarda piangeva, piangeva come uno stupido cucciolo.
Ma il danno l’aveva fatto.
E quando sono arrivato, di corsa, non ho fatto in tempo a pronunciare il suo nome che il suo sangue è schizzato nell’aria, seguito da quello di quel bastardo.
Non ha potuto dire le sue ultime parole che gli ho sparato un proiettile tra gli occhi... m-ma ormai era inutile la vendetta.
Una lacrima, una sola, si confuse nella pioggia scrosciante.
L-lei era lì, riversa ai miei piedi... e non serviva a niente che la scuotessi per le spalle, perché lei non si s-svegliava, lei mi fissava con quegli stupidi occhioni tristi spalancati e-e sanguinava e il suo sangue mi macchiava le zampe!
E non c’è nulla da fare! Perché lei ora è la sotto, a marcire, mentre io sono qui a guardarla.
Perché lei era solo una deficiente, una coniglietta ottusa che voleva solo stupidissima gloria!
E Nick continuava a inveire, con le mascelle serrate e negli occhi una scintilla di rabbia, incolpando Judy della sua stessa morte.
Perchè aveva paura di essere accusato dell’accaduto e, forse, il suo, era solo senso di colpa.
Perché, ripensando a quegli occhi ametista e a quel sorriso gioioso, la volpe non poteva fare a meno di odiarsi per non aver agito prima, per non essere riuscito a salvare Judy.
La odiava con tutto il cuore, quella coniglietta che aveva sconvolto la sua vita.
Perché lei, così ottimista, così illusa, era riuscita a convincerlo che il mondo non era poi tanto orribile come lui aveva sempre immaginato.
E Nick era cascato nel tranello, attratto da quell’esplosione di speranza e felicità.
Ma se questo mondo è così meraviglioso, com’è possibile che tu sia morta così miseramente? Si chiese per la centesima volta la volpe, amareggiata.
Lei stessa, pronta a predicare il bene, era rimasta schiacciata da quella bella favola, da quella noiosa utopia che amava decantare.
E Nicholas, più stupido di chiunque altro, aveva ascoltato quella coniglietta ottusa.
L’aveva aiutata.
Sostenuta.
Amata.
E si era aperto a Judy, le aveva mostrato le sue insicurezze e lei le aveva colmate con quella dose di serenità e speranza che solamente una coniglietta così ottusa sarebbe riuscita a elargire.
Ed erano diventati patners sul lavoro, amici fidati e... a Nick venne spontanea una smorfia, al pensiero di aver pensato a un “noi” travisato in qualcosa d’inadatto, di sbagliato.
Illuso.
Condividevano una vita, questo è vero, ma vivevano su due ottiche diverse.
E, quella volta, la volpe furba era più stupida della coniglietta ottusa.
Perché, alla fine, aveva riposto ogni sogno, ogni desiderio in un’effimera vita, che come qualunque altra avrebbe raggiunto il suo termine e si sarebbe infranta, come quelle limitate speranze.
E Nick sospirò, perché era tutto, prevedibilmente e prematuramente, accaduto.
 
Nicholas Wilde rimase a lungo davanti a quella piccola e pulita lapide.
E solo quando tutti gli altri abbandonarono la scena e la luna iniziò a sorgere nel cielo, la volpe lasciò cadere un qualcosa sulla tomba di Judy Hopps.
Poi, con passo lento, sì allontanò dalla scena, chiedendosi se Finnick avesse ancora un po’ di spazio per lui nel furgoncino.
A ripensarci, il fennec non si era presentato.
Ma Nick sapeva che il suo amico, pur fingendosi un metallaro privo di sentimenti, non aveva mai sopportato emotivamente i funerali.
Persa in questi ragionamenti, la stanca volpe si allontanò dal cimitero.
E Judy rimase sola, nella serenità della morte, con unica compagna una biro a forma di carota, lasciata con cura sopra la sua pulita tomba.




Angolo autrice
E mentre la gente normale passa con felicità il periodo pasquale, io scrivo storie mostruosamente drammatiche in cui il personaggio principale muore senza preavviso.
E mi sento una persona orribile, oltre che gravemente caratterizzata da problemi mentali.
Spero comunque che questa storia sia apprezzabile nella sua tristezza (sperando che riesca a comunicare questa malinconia, ovvio), e che la caratterizzazione dei personaggi non sia OOC.
Se la fosse, vi prego vi avvisarmi così che io possa aggiungere il tag ^^'
Credo di essermi sbilanciata con Nick, anche se il dolore e l'irruenza che potrebbe provare in una simile occasione potrebbe ancora essere collegabile, penso.
E per i genitori... beh, ho tentato di analizzare più a fondo i loro timori... ed è uscito che sono due vili esseri e di questo ne sono veramente spiacente XD
Comunque, spero possiate apprezzare questo drammone sentimentale.
Alla prossima!
(sperando di non ripresentarmi con storie così tristi XD)

 

   
 
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