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Autore: Maty2002    29/03/2016    4 recensioni
Perchè Nicholas Wilde aveva una casa di ricordi ammaccati e consunti dal tempo.
Nei cassetti, negli armadi, nelle stanze... ovunque posasse lo sguardo il passato lo travolgeva in un turbinio di flashback.
E, in quello specchio incrinato, vedeva ancora il riflesso del sorriso della madre.
[Nick!centric] [accenno NickxJudy]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Wilde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Ricordi
 
Nick saltellò allegro davanti allo specchio, sollevandosi sulla punta delle zampe per riuscire a riflettersi completamente.
Quando finalmente riuscì a focalizzare la sua figura, un sorriso compiaciuto gli dipinse il muso.
In quella divisa da scout era perfetto.
In pochi secondi ritrovò le braccia della madre a stringerlo dolcemente in un abbraccio e sollevando lo sguardo incontrò un paio di splendenti occhi verde smeraldo.
«Come sei elegante, ometto!» esclamò la volpe, accarezzando la testa del figlio, che ridacchiò felice.
«Mamma, diventerò uno scout, diventerò uno scout!» dichiarò Nick, tutto infervorato dall’idea di fare qualcosa di buono per gli altri –aiutare gli anziani, creare tattiche di sopravvivenza, essere fedele e leale... tutti stereotipi che non facevano altro che alimentare il suo entusiasmo.
«L’ho capito, non c’è bisogno di sgolarsi tanto!
E spero t’insegnino a fare un nodo decente, questo foulard sembra essere uscito dalla centrifuga!» sospirò la madre, aggiustando il fazzoletto rosso che il figlio si era allacciato alla menopeggio al collo.
Sentendo il ragguaglio della volpe, Nicholas gonfiò le guance, assumendo un’aria offesa che durò ben poco.
«Ora devo andare o arriverò in ritardo!».
«Buona fortuna, nanetto!» e la madre non fece in tempo ad aggiungere altro, che il cucciolo si era già fiondato oltre la porta di casa biascicando un “a dopo mamma!”.
E la signora Wilde rimase in silenzio, a osservare con aria divertita e affettuosa l’ingresso dal quale era appena scomparso il figlio.
 
Quando Nick tornò a casa, qualche ora dopo, un sorriso gli dipingeva le labbra.
La madre lo baciò in fronte e ricambiò l’espressione gioiosa, sommergendolo di domande e di acclamazioni.
E il cucciolo sapeva di essere meschino, a mentire a sua madre e a se stesso.
Ma era ancora meglio a conoscenza che la spensieratezza della madre fosse qualcosa di raro, un fiore prezioso da cui non strappare neanche un petalo.
Perché dover turbare quei lieti e sfuggenti attimi?
 
E il tempo passò, lento e scandito dall’orologio posto sopra lo scaffale del salotto.
 
Passarono i giorni, le settimane e infine gli anni.
Nick cresceva, logorato dentro per colpa del comportamento scostante rivolto ai suoi simili e sempre più rassegnato nei confronti del suo futuro non poprio roseo.
E intanto vedeva la madre diventare sempre più debole, una macchia confusa all’interno dell’ambiente domestico.
Il dolore, la stanchezza e il tempo la stavano lentamente uccidendo, malgrado lei riuscisse sempre regalare un sorriso carico di affetto al figlio.
Nick, la sua unica speranza da quando il marito l’aveva lasciata, giovane e impreparata al dover crescere un cucciolo da sola.
Eppure, quella volpe, non demordeva mai.
E quando si spense, lo fece con sollievo, la zampa ancora sollevata ad accarezzare il volto del figlio ormai sedicenne.
E Nicholas accolse con calma l’avvenimento.
Imperturbabile.
Deciso.
Pronto ad affrontare il futuro.
Proprio come la madre lo desiderava: un cucciolo indipendente e sicuro di sé.
Oh, quante belle maschere aveva forgiato Nick, per non deluderla e per non essere un debole di fronte alla gente che lo diffamava.
E, da quel triste giorno, la volpe non mise quasi più zampa in quella casa, stipata di ricordi di una vita felice.
 
Quasi.
 
Al compimento del suo trentatreesimo anno di vita, Nicholas Piberius Wilde prese il coraggio a due mani ed entrò in quell’appartamento così subdolamente attraente.
Perché, dopotutto, era l’unica cosa che non avesse venduto nei suoi anni di sfrenata delinquenza.
E rimase in silenzio Nick, una volta entrato nell’abitazione.
Rimase in quella calma così completa, senza osare fare un passo avanti, con il timore di rovinare quell’atmosfera così perfetta.
Così intensa e ricca di ricordi, tuti legati alla madre.
Dal soggiorno dove la vedeva sfogliare riviste su riviste, alle camere da letto, dove ancora ripiegava con calma le camicie di un marito che non sarebbe mai tornato.
Nick si morse la lingua, impedendosi perfino di esalare un sospiro di stanchezza.
Con passo leggero raggiunse il corridoio, dalla tappezzeria in alcuni punti rovinata dagli anni.
Il sentire i suoi passi rimbombare in quel silenzio così perfetto, lo angosciava.
No, non era abituato a quella sensazione di più completa solitudine.
E proprio per il suo timore dell’abbandono, non era più entrato in quella casa, sfuggendo nel furgoncino di Finnick.
Dopotutto, quel rabbioso canide era meglio di un mucchio di stanze impolverate e affollati di spititi.
Meccanicamente, si diresse verso la camera da letto della madre, dove ancora si trovava quello specchio.
Coperto di polvere, dal vetro incrinato, ma c’era.
E finalmente lo raggiungeva senza dover salire in punta di zampe.
Riusciva a riflettercisi come un tempo faceva la signora Wilde quando si truccava, o quando tentava di trovare l’espressione giusta con cui iniziare la giornata.
Questa volta, al posto di un piccolo scout, Nick vedeva un giovane poliziotto in divisa.
Vedeva un adulto, una persona realmente indipendente.
Vedeva una volpe libera dall’incondizionata paura del passato e del presente, che era riuscita a costruirsi con calma –e con due occhioni viola a sostegno- una vita decente.
Sospirò e questa volta senza impedimenti, per poi fare un mezzo sorriso.
«Ciao, mamma» sussurò infine, nel silenzio polveroso di una casa stipata di ricordi consunti.
 
E, quando chiuse la porta, fu la vera e ultima volta.
 




Angolo Autrice

Ormai il creare storie malinconiche sta diventando una fissazione O.O
E sinceramente questa storia l'ho scritta alle ventidue di ieri sera, in un'ora in mezza senza troppi ripensamenti... quindi, scusatemi se non è granchè come scritto.
Sicuramente è una storia dal contenuto banale, ma mi stava veramente a cuore l'idea di narrare in maniera più completa del rapporto di Nick con la madre e di rappresentare al meglio il "perchè" delle sue maschere, ben oltre i pregiudizi del mondo esterno.
Sarà che amo i personaggi secondari, ma la madre, anche se apparsa in poche scene, penso sia stata una figura importante per la nostra volpe preferita, quindi... non so, è nata questa one shot per approfondire il tutto XD
Spero comunque che questa storia possa essere apprezzata.

Maty2002
   
 
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