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Autore: Natsumi92    30/03/2016    2 recensioni
DESTIEL
Un AU nel quale Dean è un ex alcolista proprietario di una tavola calda, Sam è uno studente di legge incapace di notare il modo in cui Jessica lo guarda, e Cas? Beh, Cas mette sottosopra il mondo di Dean e forse, solo forse, gli dà un motivo per avere un po' di fede.
L'amore della durata di una vita raccontato attraverso un battito cardiaco.
Traduzione dell'opera originale "999 days from now" di Dear Collectress
Attenzione: *Major Character Death, Angst, menzione di precedenti abusi di alcol e droga e abbandono di minore*
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jessica Moore, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 4: LINEA PIATTA
 
 
GIORNO 130 – La seconda volta che Dean incontrò Cas
 
Stava piovendo copiosamente quando Dean notò la figura di un uomo avvolta in un trench stare in piedi nel parcheggio della tavola calda. Era presto, mancava un’ora all’apertura, ma c’era sempre qualche studente di Stanford con i postumi della sbornia che si recava lì per delle patatine al formaggio in omaggio. Decise che si sentiva caritatevole e infilò le chiavi nella porta d’ingresso. Girò la serratura e chiamò il tipo, «Ehi, amico, vuoi entrare?»

L’uomo esitò per un minuto prima di riversarsi all’interno, col cappotto tirato sopra la testa, come un imbarazzante ombrello improvvisato. Lasciò cadere il trench sulle spalle e scrollò l’acqua dai capelli con una sola mano. Quando l’uomo si voltò, Dean trattenne il respiro, perché quegli occhi blu lo colpirono come un pugno come avevano fatto la prima volta che Dean li aveva visti. «Cas?» chiese.

L’uomo chinò la testa, il suo orecchio destro raggiunse quasi la spalla. «Cas?»

«Oh, ehm, volevo dire Castiel.» si corresse Dean. «Che ci fai qui?»

«Mi sono ricordato che sei il proprietario di un ristorante e ho pensato che sarei potuto venire a mangiare qualcosa prima del prossimo intervento chirurgico.» disse Castiel. «Sono desolato. Non sapevo che il locale non apre prima delle sette. Vuoi che torni tra un’ora?»

«Nah,» rispose Dean. «Sei già qui. E sta piovendo.»

«Ti ringrazio.» disse Castiel.

I due uomini rimasero lì in piedi in imbarazzo, finché Dean non capì che Cas – Castiel – era in attesa che Dean gli dicesse di sedersi. «Oh, uh, accomodati dove vuoi.» disse Dean. «Ti porto il menù.»

Castiel si spostò al bancone, vicino al posto che solitamente occupava Sam e si tolse il suo trench appoggiandolo su uno degli sgabelli. Dean prese un menù e lo porse al dottore. «Posso portarti del caffè?» chiese. «Ne ho appena preparato una caraffa.»

«Hai una macchina per l’espresso?»

«No. Mi spiace.»

«Il caffè andrà bene.»

Dean afferrò la caraffa e riempì una tazza. Mise la panna e lo zucchero sul bancone di fonte a Castiel. «Cos’altro posso fare per te?» chiese Dean.

«Non devi servirmi, Dean.»

Dean fece un cenno alla grande sala. «È tipo il mio lavoro, amico.» Castiel non aprì il menù. «Sto per preparare dei pancake. Ne vuoi un po’?»

«Mi piacerebbe.»

Dean si diresse verso la cucina. «Uhm, Dean?» Castiel lo chiamò da dietro.

«Sì?»

«Ti dispiace se guardo?» chiese Castiel.

Dean pensò ad almeno sei cose inappropriate da dirgli in risposta, ma invece disse, «Certo.» Il medico seguì Dean in cucina, e forse era perché Dean cucinava sempre da solo, o forse era perché sentirsi osservato mentre cucinava lo faceva sentire come se lo stessero guardando mentre faceva sesso – puoi farlo in modo veloce ed efficiente oppure lento e mirato – ma il fatto che Castiel lo dovesse guardare lo faceva sentire nervoso, anche se doveva solo fare dei pancake. Afferrò il suo grembiule – una roba rosa pastello con la scritta “Keep Calm and Kiss the Cook”[1] -- e lo avvolse attorno alla vita. Castiel si poggiò contro lo stipite metallico della porta e osservò Dean prendere la farina e mescolarla col lievito e lo zucchero. Mentre preparava l’impasto, chiese a Castiel cosa lo avesse spinto ad andare lì così presto quella mattina.

«Dopo la nostra conversazione dell’altro giorno,» disse Castiel, «mi sono sentito preoccupato per te. Sembra come se tu non abbia nessuno con cui parlare della tua condizione?» Castiel formulò quella frase come una domanda, una al quale Dean era obbligato a rispondere.

«Siamo solo io e mio fratello, da tanto tempo. Lui studia legge, e non so come dirglielo, capisci?»

«Non hai nessun altro?»

«Non in California.»

«Che mi dici di chi ti ha dato quel grembiule?» Castiel fece un cenno in direzione della stoffa rosa appesa ai fianchi di Dean.

«Oh, questo? È un regalo-scherzo da parte di una dei miei dipendenti.»

Dean si spostò vicino la piastra, e finì di miscelare l’impasto. Versò delle generose porzioni sulla piastra calda, e guardò le bolle formarsi sulla pastella finché non prese colore.

«Hai dei rimpianti sull’essere diventato un cuoco?» gli chiese Castiel.

La domanda volò da sinistra e colpì Dean come uno schiaffo in faccia. «Uh, no?»

«L’altro giorno mi hai chiesto se avessi dei rimpianti sull’essere diventato medico, e mi chiedevo se quella domanda derivasse da un tuo rimpianto.» continuò Castiel. «Mi dispiace che la domanda sia un po’ troppo personale.»

Dopo quello, Dean rimase in silenzio per un bel po’. Girò i pancake con una spatola. Erano di un perfetto colore marrone-dorato, proprio come piacevano a Sammy. Avrebbe dovuto insegnare a Sammy come farli. Aveva ancora un sacco di tempo a disposizione, giusto?

«Avrei voluto salvare il mondo, sai.» disse Dean, interrompendo l’imbarazzante silenzio che aleggiava nello spazio intorno a loro. «Mi sarei unito ai Marines come mio padre, forse. O curato il cancro. O nutrito i bambini dell’Africa.» Dean sapeva che non avrebbe dovuto raccontare quella merda al dottore, ma le parole uscivano fuori comunque. «Ma ora sono solo un’altra persona che ha abbandonato gli studi e sa rigirare gli hamburger.» Per dimostralo, rigirò i pancake su due piatti da portata.

Consegnò un piatto a Castiel. Tirò fuori il burro e lo sciroppo, e rimasero entrambi lì, poggiati contro i banconi della cucina del Dive Burger, come se facessero colazione insieme da tutta una vita. Era lo stesso modo in cui mangiava con Sammy, realizzò, non seduti ad un tavolo, ma stando in piedi casualmente con il piatto in una mano e la forchetta in un’altra.

«Non abbiamo idea dell’effetto che abbiamo sulle vite degli altri.» disse Castiel tra un morso e un altro. «Tu sei più importante di quanto credi.»

Dean si strinse nelle spalle. «Facile a dirsi per te. Salvi vite praticamente ogni giorno.»

Castiel si spostò così da poter guardare Dean dritto negli occhi. «Non credere che io sia una persona altruista,» disse, «e forse tu non hai bisogno di salvare il mondo intero. Forse hai solo bisogno di salvare una persona. Non sono le ali a rendere tale un angelo, dopo tutto.»

Dean non trovò nulla da ribattere.

Castiel finì di mangiare velocemente. Doveva tornare a lavoro per prepararsi per un intervento che sarebbe avvenuto dopo mezzora, gli disse. Provò a pagare la colazione a Dean ma lui gli disse di mettere via i suoi soldi; la tavola calda non era ancora aperta e sentiva che non fosse giusto farsi pagare. Dean lo seguì nel parcheggio. Aveva smesso di piovere, e Jess sarebbe arrivata a momenti per aiutarlo nel turno di mattina. Castiel salutò Dean, dicendo, «Intendevo proprio questo quando ti ho detto che potevi parlare con me. E se non vuoi, allora puoi aspettarti di trovarmi qui una volta a settimana per colazione. Era tutto delizioso.»

«Segui in questo modo tutti i tuoi pazienti?» gli chiese Dean.

«No.» disse Castiel. Salì nella sua auto e guidò via.

A Cas: conosco un’ottima pasticceria che fa i caffè macchiati. 9:29 a.m.

 
GIORNO 730
 
«Dean? Sei sicuro di volerlo fare?»

Erano passati quattro mesi da quando Dean aveva baciato Cas per la prima volta. E lui non era sicuro se sembrassero quattro anni o quattro secondi. Alcuni giorni, quelli buoni pieni di giornate in spiaggia e di baci lunghi, lenti, lo facevano sentire come se camminasse tra le nuvole. Altri giorni, come questo, facevano sentire Dean come se fosse una lumaca che cammina su una striscia di sale. Stava diventando sempre più difficile spiegare a Sam perché non poteva andare a giocare a basket o perché Jess gestisse la tavola calda per la maggior parte della settimana. Nei mesi precedenti, aveva fatto intendere a Sam che era preoccupato per la sua relazione con Cas (il che era in parte vero), ma adesso Sam stava insistendo di più riguardo le uscite a quattro o le gite di gruppo. Finora Dean aveva utilizzato gli orari dell’ospedale di Cas come scusa per non andare a fare alpinismo, il volo dell’angelo[2], o qualsiasi altra attività che Sam considerava come “cose-da-fare”.

Ma una cena in un ristorante italiano locale? Non si poteva sfuggire.

«Starò bene, Cas. Stiamo solo andando a sederci e a mangiare, giusto? Posso farcela.» sorrise al suo… Beh, qualsiasi cosa era Cas per lui, ma sapeva che il suo sorriso non aveva raggiunto gli occhi.

Cas non sembrava credere a Dean, ma lo aiutò ad infilarsi le scarpe lo stesso. Dean raramente indossava le scarpe adesso. Cas gli aveva detto che il gonfiore ai piedi era prevedibile a causa dell’insufficienza cardiaca destra. Dean amava scherzare sul fatto che i suoi piedi da elefante gli impedivano di scappare dagli impegni. Cas non lo trovava divertente.

Quando raggiunsero il ristorante, trovarono Jess e Sam nel bel mezzo di una discussione. Mentre si avvicinava al tavolo, Dean poté notare come Sam stesse facendo di tutto per evitare di alzarsi e andarsene, come faceva ogni volta che discuteva con qualcuno eccetto che con Dean, un altro rimasuglio della merdosa genitorialità di John Winchester. Sam notò Dean quando li raggiunsero, e si strinse nelle spalle per scusarsi.

Jessica Moore era inarrestabile quando era incazzata.

«Non ho bisogno del tuo aiuto,» stava dicendo Jessica. «Posso prendermi cura di me stessa.» I suoi occhi erano carichi di rabbia, e Dean resistette all’impulso di alzare le mani in segno di resa e indietreggiare lentamente.

«Non sto dicendo che non puoi prenderti cura di te stessa. Sto solo dicendo che non hai bisogno di farlo.» La voce di Sam era tradita dalla frustrazione quando alzò leggermente il tono.

Il ristorante era affollato e le persone stavano iniziando a girarsi. E mentre la cosa non sembrava infastidire Jess o suo fratello, Dean poté dire che quelle attenzioni extra stavano mettendo Cas a disagio. Afferrò la mano di Cas e la strinse. «Ehi, uh, Sam, forse voi due dovreste, uh, andare fuori a parlarne?» disse Dean.
Cas lo guardò come se avesse scoperto la cura del cancro o qualcosa del genere.

Jess, tuttavia, non apprezzò l’intervento di Dean. «Non sono affari tuoi, Dean.» sputò, «Anche se probabilmente devo ringraziare te per il maschilismo del mio ragazzo, anzi ehi, perché non intervieni e non dici cosa le donne possono o non possono fare?» si alzò, borbottò qualcosa riguardo il bisogno di un drink e si diresse al piano bar.
Sam si prese la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulla tovaglia bianca di lino. Questa era la prima grande litigata tra Sam e Jess, e Dean poté leggere la sconfitta in ogni linea sul volto del fratello. «Ehi, Cas, puoi darci un minuto?» Cas annuì e seguì Jess al bar.

Dean spostò la sedia accanto a Sam. Ricacciò indietro una smorfia quando il piede sinistro urtò la gamba del tavolo. La comesichiama cardiaca lo stava prendendo proprio a calci in culo oggi. Per fortuna, Sam era molto occupato con Jess per notare la salute visibilmente cagionevole di Dean. Ma il giorno in cui se ne sarebbe accorto stava arrivando: quando avrebbe scoperto che l’aumento di peso di Dean non era causato dal buon cibo, quando avrebbe scoperto che Dean non era “indaffarato” quando rispondeva al telefono con l’affanno, quando avrebbe capito che il vero motivo per il quale Dean chiedeva a Sam di sollevare e trasportare cose, non aveva nulla a che fare col la sua svogliatezza. Quel momento imminente indugiava sul confine della vita quotidiana di Dean, come l’iceberg che aveva affondato il Titanic. E come il capitano del Titanic, Dean stava andando avanti, a velocità massima. «Così,» disse a Sam, «è stato imbarazzante.»

Sam sbuffò. «Tu dici?»

«Guai in paradiso?»

Sam annuì. Dean fece un cenno al cameriere e ordinò una porzione di bruschette all’aglio. C’erano poche cose che i carboidrati extra non potevano risolvere. Mentre aspettavano il loro antipasto, Sam gli raccontò che uno stronzo aveva infastidito Jess durante la lezione di Economia Politica Contemporanea martedì sera. A quanto pare il coglione l’aveva stalkerata su Facebook inviandole messaggi “suggestivi” (Dean apprese che “suggestivi” stava ad indicare le foto di parti intime). «Le ho detto che volevo dire a quel tizio di fare marcia indietro.» disse Sam. «Ma Jess mi ha detto che poteva prendersi cura di se stessa. Io non conosco questo ragazzo, e se fosse davvero uno stalker psicopatico? Potrebbe essere pericoloso. Voglio fargli capire che Jess ha qualcuno che le guarda le spalle.»

Dean provò pietà per qualsiasi idiota che avesse provato a perseguitare Jessica Moore, cintura nera di Jiu Jitsu.

«Jess è una donna indipendente, lo so, ma non è il mio compito quello di proteggerla?» continuò Sam. «Non dovrei tenerla d’occhio?»

Forse la saggezza arriva con l’età, o forse la malattia stava colpendo altro invece che il suo cuore, ma Dean guardando la faccia di suo fratello, vide una versione di se stesso nelle parole di Sam. Era facile dimenticarlo, a volte, che Dean era stato un modello di riferimento per Sam, poiché non l’aveva mai fatto sentire solo, ma molte volte gli errori che aveva commesso Dean con Sam, saltavano di nuovo fuori e gli mordevano il culo.  Proprio come adesso. «Sammy,» disse, «proteggere Jess non deve diventare il tuo “compito”. Il tuo rapporto con Jess non è per niente un lavoro.» Sam provò a parlare, ma Dean continuò, «So di essere l’ultima persona che può dare consigli su questa merda, ma fidati di me, devi lasciare che Jess gestisca questa cosa come meglio crede. Non sei suo padre o la sua guardia del corpo. Tu sei il suo supporto, okay? Voi siete come una squadra e devi sostenere ciò che lei vuole.»

«Ma--»

«No, niente ma. Se lei vuole fare il culo a questo tizio, lasciaglielo fare. Se lei vuole che tu mantenga la sua Gatorade mentre lei fa il culo a questo tizio, tu fallo. È una ragazza intelligente e non si invischierà in situazioni pericolose, e tu devi fidarti di lei.» Mentre Sam rifletteva sulle sue parole, Dean lanciò un’occhiata verso il bar e vide Cas parlare on Jess, notando il modo in cui lui parlava con la fidanzata di suo fratello. Anche da lontano, riconosceva il fatto che i gesti di Castiel erano gli stessi che usava quando parlava con i pazienti, gli stessi che aveva usato con Dean la prima volta che si erano incontrati. Non c’era nessuno in grado di calmare Jess come faceva Cas, e sì, lui e Cas erano davvero una squadra maledettamente perfetta. Tirò fuori il suo telefono e gli mandò un messaggio: come sta andando lì? 7:47 p.m.

Da Cas: siamo legati da un amore reciproco per degli stupidi uomini ke hanno Winchester per cognome 7:48 p.m.

Quindi Jess aveva preso il cellulare di Cas. Grande. Lui buttò una lunga occhiata a Jess, che lei ricambiò. Cas era dietro di lei, apparentemente immune al cattivo umore della ragazza.

Sam seguì lo sguardo di Dean a Jess e a Cas. «Lui va bene per te.» disse Sam.

Momento da film smielato in arrivo. «È un brav’uomo.» rispose Dean. «Non sono sicuro di meritarmelo.» Non aveva abbastanza tempo per preoccuparsi del suo egoismo, del fatto che Cas era più di quanto meritava. Il giorno che aveva baciato Cas, aveva gettato tutti quei pensieri fuori dalla finestra. Sapeva che Cas, realisticamente, avrebbe trovato qualcun altro, qualcuno di migliore, dopo che lui… Beh, Dean non voleva pensarci. Quando lo faceva, si sentiva come se fosse già morto.

«Tu meriti una persona come lui,» disse Sam. «E Castiel lo sa.»

Dean si mosse sulla sedia, non gli piaceva la direzione che stava prendendo la conversazione. Avrebbero dovuto parlare di Sam, dannazione. «Sì, beh, e tu meriti una persona come Jess.» reindirizzò la conversazione, «Ora se non ti dispiace, mettile un anello al dito.»

Sam alzò gli occhi al cielo. «Non stiamo insieme da nemmeno un anno. Non è un po’ troppo presto?» gli indirizzò la sua solita Faccia da Stronzo, che per Dean significava “sto facendo storie, ma segretamente so che hai ragione”.

E Dean sapeva segretamente di aver ragione. Aveva scoperto Sam a guardare anelli di fidanzamento tre volte negli ultimi mesi (Dean forse potrebbe aver stalkerizzato il profilo Pinterest di Sam, ed era rimasto scioccato nello scoprire la sua bacheca era piena non solo di immagini su camice di flanella, ma anche piena di roba sul matrimonio. Sperava segretamente che Sam avesse potuto combinare le sue cose, infatti gli aveva inviato un Pin anonimo di un matrimonio dove i due sposi indossavano delle corna da cervo).

«Sto solo dicendo, se tu la ami – il che è ovvio – e lei ama te – e da parecchi anni ormai – perché aspettare?» guardò Cas di nuovo e il modo in cui gli angoli dei suoi occhi si erano piegati mentre rideva, e ripeté, «Perché aspettare, Sam?»

Sam si strinse nelle spalle. «Non lo so.» rispose. «Davvero.» Si alzò, le lunghe gambe urtarono il tavolo. Maledetto Bigfoot, a volte era così imbranato. «Vado a parlare con Jess.»

Sam si allontanò. Il cameriere portò le bruschette all’aglio subito dopo, e Dean mangiò l’intera porzione non pentendosi neanche un po’.

 
GIORNO 745
 
Da Ellen: dimmi la verità, ci hai provato? 6:03 p.m.

A Ellen: cas dice che non c’è nient’altro che possiamo fare 6:04 p.m.

A Ellen: ha provato qualsiasi cosa 6:07 p.m.

A Ellen: anche le preghiere 6:08 p.m.

Da Ellen: le preghiere non sempre funzionano nel modo in cui le intendi, tesoro 6:09 p.m.

 
GIORNO 777
 
Gli era sembrata una buona idea passare la serata-film-in-casa con Cas, fino a quando non si era reso conto che Cas normalmente guardava dei documentari o dei film di Terence Malick quando Dean non era con lui. Completamente incredulo, mandò un sms a suo fratello: ci credi che Cas non ha mai visto i 3 dell’operazione drago? 8:28 p.m.

Al che Sam aveva risposto: non potete guardarlo senza di me. Saremo lì tra 20 min 8:30 p.m.

Dean non era sicuro di voler sapere come facesse Sam a sapere dov’era la casa di Cas. Sospettava che facessero yoga insieme di nascosto, ma non aveva ancora prove per confermarlo.

«Immagino che Sam e Jess si uniranno a noi per il film.»

Cas non disse niente.

«I 3 dell’operazione drago è un film culturalmente significativo, Cas. Fidati di me.»

Cas versò i popcorn nella padella. Era una delle cose che Dean amava di lui, il fatto che preparasse i popcorn alla vecchia maniera. Considerando che la maggior parte delle persone compravano i popcorn per microonde, con così tanto burro su di essi da farti venire un attacco di cuore, l’approccio di Cas nel prepararli conteneva tutto: attenzione e impegno. «Ehi,» disse Dean. «possiamo guardare qualcos’altro, non dobbiamo farlo solo perché voglio vederlo io, anche se è il miglior film d’azione mai realizzato.»

Cas continuò a far scoppiare i popcorn in silenzio. Avrebbe potuto dire a Cas che in realtà non voleva vedere il film, eccetto per il fatto che voleva davvero vederlo. «Non capisco come la violenza fine a se stessa possa essere “culturalmente significativa”.» spiegò Cas. «La violenza non è intrattenimento. Non è né divertente né necessaria. La violenza è la perversione della gentilezza.» Scosse i popcorn, piuttosto violentemente, notò Dean.

A volte avere una conversazione con Castiel era come muoversi in un campo minato. «Bruce Lee non parla di violenza.» sostenne Dean. «Il suo kung fu si è ispirato alla filosofia. È come guardare una di poesia in azione, cazzo. Fidati semplicemente di me, okay? Se non ti piace, guarderemo un documentario sul Dust Bowl[3], o quello che vuoi.»

Cas non sembrava ancora soddisfatto, ma sembrava essersi calmato. Salò leggermente i popcorn e ne mise un po’ in una piccola ciotola per se stesso. Versò del succo di limone sui suoi popcorn, che Dean trovava disgustoso, ma Cas gli assicurava sempre che erano deliziosi.

«Cas, perché ti infastidisce così tanto?»

Cas si prese tempo per rispondere. «Da quando ero uno studente di medicina, ho visto cose orribili,» disse, «ferite di arma da fuoco, ferite da coltelli, abusi su minori. La razza umana ha una tale capacità di diffondere odio e orrore, e noi ancora la celebriamo. Perché?»

«Cas, è successo qualcosa al lavoro oggi?»

Castiel si calmò. «Sì,» rispose. «Una bambina… non ce l’ha fatta.»

«Ne vuoi parlare?»

Cas scosse la testa. Dean gli tolse la ciotola dalle mani e la posò sul bancone della cucina. «Ehi,» disse, facendo scivolare le dita attraverso i passanti di Cas e attirando il suo amante più vicino. Baciò Cas delicatamente. «Va tutto bene.» mormorò contro le labbra del suo amante. Castiel si rilassò nell’abbraccio, e per un po’ fecero finta che, proprio come aveva detto Dean, andasse tutto bene.

Cas rimase tranquillo quando Sam e Jess arrivarono, e rimase così per la maggior parte del film. A circa metà film, mentre un tizio stava picchiando un altro per strada con una protesi alla mano (forse Cas aveva ragione riguardo la violenza), le caviglie di Dean iniziarono a pulsare. La prima volta che era accaduto, quasi due anni prima, la pressione nelle gambe era stata così intensa che Dean aveva desiderato infilzarsi la gamba con un coltello da burro per alleviare il dolore. Adesso, succedeva abbastanza spesso e infatti Dean si muoveva un poco sul suo posto oppure si alzava per modificare il flusso di sangue nella parte bassa del corpo. Iniziò a sollevare lentamente le gambe, una alla volta, sperando che il cambiamento di posizione potesse alleviare il dolore. Ma non successe.

 
 

Cas notò il suo disagio, e fece cenno a Dean si mettere le gambe sulle sue. Afferrò la mano di Dean e premette un bacio sul palmo. Sam ridacchiò e Jess poteva aver fatto “aaawwww” giusto un po’, ma tornarono a guardare Bruce Lee prendere a calci in culo tutti, ignari dell’insufficienza cardiaca destra o dell’edema o del numero di battiti cardiaci che Dean aveva lasciato indietro. E quello? Quello lo faceva sentire molto peggio rispetto alla lenta morte del cuore di Dean.

Porca puttana, stava morendo. Stava davvero morendo, cazzo. Quella poteva essere l’ultima volta che vedeva un film di Bruce Lee o l’ultima volta che mangiava popcorn o l’ultima volta che vedeva Sam ridere di lui mentre si godeva i suoi momenti da film smielati. All’improvviso si rese conto che non accettava la sua scomparsa come pensava di fare. Lo sentì in ogni pulsazione di ogni battito cardiaco.

Tu-tum.

Moren-do.

Tu-tum.

Moren-do.

Tu-tum.

Niente Ellen.

Tu-tum.

Niente Jo.

Tu-tum.

Niente Jess.

Tu-tum.

Niente Sam.

Tu-tum.

Niente Cas.

Lui sapeva che più batteva veloce il suo cuore, più vicino era il momento in cui non avrebbe battuto più, e no, no, no. No. Non poteva. Non poteva proprio. Non era giusto. Non era giusto, cazzo. Aveva bisogno di più tempo per loro. Più tempo. Di più.

Non riusciva a respirare. I suoi polmoni bruciavano per la mancanza di ossigeno, e più cercava di aspirare aria e più bruciavano. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva pregato, ma ciò non gli impedì di gridare mentalmente Diomiotipregononancoranonancoraètroppopresto.

Sentì le mani preoccupate di Cas coprirgli la bocca e una narice, costringendolo a rallentare il suo respiro. Sentì la voce insistente di Sam, e quella di Jess, e lui alzò debolmente il pollice in alto, verso di loro. Non sarebbe stato sul punto di morire durante il suo film preferito di Bruce Lee.

Ci vollero diversi minuti, ma alla fine il suo respiro tornò normale. Cas alternò le mani da una narice all’altra per capire da quale respirasse, e le mani di Cas erano come un salvagente che lo trascinava verso acque più sicure. «Sto bene.» gracchiò quando riacquistò abbastanza fiato. «Devo essermi appisolato e aver avuto un incubo.» Sorrise debolmente. «Sto bene, lo giuro.»

Nessuno gli credette, ma Cas essendo l’angelo che era, assicurò la coppia del fatto che Dean stesse bene, che l’iperventilazione non era poi un evento così raro, e che aveva semplicemente bisogno di riposare in un ambiente senza stress. «Forse dovreste andare e possiamo finire di vedere il film un’altra volta.» suggerì Cas. «Posso tenere d’occhio io Dean stasera. Vi chiamo se succede qualcosa.»

A Sam non piaceva l’idea, ma Jess vide il motivo per farlo. «Cas ha ragione.» disse mentre tirava Sam verso la porta. «Lui è un dottore, dopo tutto.»

Quando se ne andarono, e la casa di Cas cadde in un silenzio incerto, Dean si stese di nuovo completamente sul divano e si stiracchiò il più possibile nei cuscini di pelle scamosciata. Respirò profondamente e rumorosamente ora che poteva farlo. Amava il divano di Cas, amava il modo in cui sentiva la pelle scamosciata contro la sua pelle, come un milione di piccoli polpastrelli lo carezzavano completamente. Cas era seduto accanto a lui, con le gambe sul suo grembo. Strofinò le sue caviglie, le sue mani fluttuavano sulla pelle gonfia di Dean. Dean chiuse gli occhi e immaginò che lui e Cas si trovassero su una spiaggia calda da qualche parte e che quell’infiammazione reumatica del cuore non esistesse. «Mmmmmh. È fantastico.» commentò Dean.

«Vuoi finire di vedere il film?»

Dean aprì un occhio. «Pensavo avessi mandato via Sam e Jess, così da non essere costretto a finire di vederlo.» scherzò lui.

Cas si accigliò, e Dean lesse il suo sguardo come “non posso credere che tu abbia pensato una cosa simile. Stavi avendo un’emergenza medica e mi sono comportato professionalmente”.

«Sto scherzando, Cas.»

Cas continuò a massaggiare le caviglie di Dean. Dean avrebbe voluto chiedergli informazioni sull’iperventilazione e cosa la causa. Sam l’avrebbe chiesto, ma Cas? Cas era seduto lì, a strofinargli le caviglie, finché Dean non si sarebbe sentito pronto per parlarne. Ma Dean non era mai pronto per parlarne. Così semplicemente non ne parlavano, perché c’erano alcune cose che non erano pronti a dirsi. Cose che suonavano troppo come un addio.

A Dean sembrava di essere in un deposito per autobus, col biglietto in mano, ma con nessun indizio che gli dicesse quale bus prendere. Linea 1: il bus per Dire A Sam La Verità. Linea 2: il bus per Esplorare I Propri Sentimenti Riguardo La Morte. Linea 3: il bus per Fare Finta Che Non Sia Accaduto.

E poi c’era Cas. Con il suo trench e con i suoi occhi blu e con le sue mani perfette, che sarebbe stato a bordo di qualsiasi bus lui avesse scelto. C’erano delle cose che Dean voleva dire a Cas, cose che suonavano come “Ti amo”. Ma le parole erano di poco conto, Dean lo sapeva, e né lui né Cas avevano bisogno di dirle.

«Cas, ti prego.» sussurrò Dean.

E Cas, siccome era Cas, sapeva cosa gli stava chiedendo, anche quando Dean non riusciva a formulare delle parole. Si mosse per essere più vicino a Dean, i nasi si sfiorarono. «Cas, ti prego.» Lui baciò Dean in silenzio. Le sue mani, le sue mani perfette, circondarono il volto di Dean, e Dean non ricordava l’ultima volta che era stato toccato in maniera così gentile. Forse era stato l’ultimo abbraccio di Mary Winchester, o la prima volta che aveva tenuto Sam tra le braccia. Senza volerlo, delle lacrime scivolarono lungo le guance di Dean, e Cas le baciò una ad una, le sue labbra erano soffici e delicate come le ali di una farfalla.

«Cas.» sussurrò di nuovo. Sembrava come se fosse l’unica parola che valesse la pena pronunciare. E forse lo era.

Cas catturò le labbra di Dean, con più decisione rispetto alla gentilezza di prima. Il bacio conteneva tutte le cose che non potevano dirsi, cose che suonavano molto come “Non voglio andarmene”. Si erano baciati in quel modo nella camera da letto di Castiel una volta. Quando Dean si era steso sul letto a tre piazze di Cas (“Mi muovo parecchio quando dormo”, era stata la scusa che aveva usato Cas la prima volta che Dean aveva visto l’enormità di quel letto), mentre Cas era seduto ai piedi del letto, carezzando le gambe gonfie di Dean.

C’era stato un tempo, mesi prima, che Dean nascondeva il suo corpo a tutti, anche a Castiel. L’insufficienza cardiaca destra provoca piedi e gambe gonfi e Dean era impossibilitato a fare il suo jogging quotidiano. Si sentiva grosso e brutto come un troll del Signore degli Anelli. Una mattina, Dean aveva deciso di cambiarsi in bagno lontano dagli occhi di Castiel, ma il suo amante aveva varcato la soglia senza bussare e dicendo: “Non devi vergognarti di questo corpo, Dean. Stai combattendo una battaglia, e con essa ci si aspetta anche delle cicatrici”. Dean aveva continuato a nascondere il suo corpo in decomposizione a Sam, ma da quel giorno, non lo aveva più nascosto a Cas.

Cas si spostò avanti, schiacciando il corpo di Dean col suo. Normalmente, Dean si sarebbe inarcato verso l’alto e avrebbe spinto i fianchi contro quelli di Cas, deliziandosi degli attriti. Ma adesso, il peso del corpo di Cas sulle sue gambe lo faceva sentire come se fosse bloccato in un compressore, e Dean urlò a Cas di fermarsi.

Cas si paralizzò. Si spostò quindi, sdraiandosi accanto a Dean, e avvolse le braccia attorno al suo torso. Cas sussurrò, «Volevo solo prendermi cura di te.» Baciò nuovamente Dean, a mo’ di scuse. Dean cominciò a sbottonare la camicia di Cas, perché ovviamente lui indossava una camicia per le serate-film-in-casa. Baciò il collo di Cas, la clavicola, le spalle, qualunque parte riuscisse a raggiungere, ma non era abbastanza. Dio, non sarebbe stato mai abbastanza.

«Dean, devi rallentare. Alzare la frequenza cardiaca può essere pericoloso.» la voce di Cas era carica di preoccupazione. Mise le mani sul cuore di Dean. «Non dobbiamo farlo.»

«Cas, prenditi cura di me.» disse Dean. «Cas, ti prego.»

Ma non era niente in confronto alla prima volta che avevano fatto sesso, che era stata piena di imbarazzanti momenti e di risate. Questa volta, Cas stava prendendo il controllo, tolse i vestiti di Dean velocemente ed efficientemente, e poi i propri. Aiutò Dean a mettersi nella posizione che sapevano sarebbe stata più comoda, steso di schiena, e le gambe sollevate da pile di cuscini. Mantenne alte le sue gambe doloranti, per evitare che Cas potesse accidentalmente urtarle, ma era la cosa più lontana possibile dall’essere sexy. Sembrava più una donna in attesa di essere sottoposta al pap test, piuttosto che un uomo che stava per fare sesso, ma poi Cas si mise tra le sue gambe e lasciò una scia di baci sull’addome di Dean, e semplicemente non gli importò più nulla.

Cas preparò Dean accuratamente, aprendolo lentamente con un dito lubrificato in precedenza, e al tempo stesso accarezzando l’uccello di Dean. In altri giorni, in altri universi forse, avrebbero passato delle ore a baciarsi, lasciando che le mani vagassero sul corpo dell’altro, e “tempo” sarebbe stata una parola come tutte le altre, come “il” o “da” o “quello”. Tempo non era più una parola, era una rete gettata su di loro, che tirava verso il basso, intrappolandoli nei suoi confini. Dean la sentiva, l’urgenza di fare tutto in fretta, e sapeva che anche Cas la sentiva. Ma c’erano delle cose che non avrebbero mai fatto velocemente, e Dean non era davvero dell’opinione di lamentarsi quando Cas lo scopava con un dito mentre glielo succhiava.

Se questa cosa del cuore non l’aveva ancora ucciso, l’avrebbe senz’altro fatto Cas.

Quando Dean gemette, Cas rallentò, la mano iniziò a fare una frizione per secondo. Dean non era il tipo di persona che elemosinava, non l’aveva mai fatto. Ma pregò Cas si andare più veloce, lo pregò di riempirlo completamente, lo pregò di dargli un altro bacio. Cas non si mosse più velocemente, ma si posizionò tra le gambe di Dean. Baciò Dean ancora una volta, lo baciò come se stesse affogando e Dean fosse aria. Infine, finalmente, quando Cas affondò dentro Dean, e cominciarono a muoversi insieme, Dean si sentì di nuovo come se stesse cadendo, che stesse raggiungendo il limite di velocità, ma questa volta sapeva di non avere il paracadute.

«Cas.» sussurrò ancora senza un vero motivo. «Cas.»

Il volto di Cas era vicino al suo orecchio sinistro, e il suo fiato caldo gli entrava dentro. «Dean,» disse lui. «Sono proprio qui. Sono qui.» Lo disse ancora e ancora e ancora e ogni volta era accompagnata da una spinta dei fianchi di Castiel. Si persero l’uno dentro l’altro finché Dean non si rese conto che in quel momento, avvolto attorno a Cas con i battiti cardiaci che andavano in sincrono, era più vicino che mai a volare. Quando venne, gridò a Cas di non smettere mai, di non lasciarlo mai andare. Cas lo seguì poco dopo, respirando su Dean e promettendogli “mai”.

Ore dopo, quando Cas l’aveva ripulito e l’aveva aiutato a sollevare le gambe di nuovo, Dean ascoltava il respiro regolare di Cas e stava provando ad addormentarsi. «Cas?» sussurrò.

«Sì, Dean?»

«Ho paura. Non voglio che questa sia la fine.» le parole furono pronunciate come se potessero essere soffiate via da un’espirazione del respiro di Cas.

«Non lo sarà.»
 
 
GIORNO 818
 
La cena del Ringraziamento era l’evento più importante dell’anno, secondo Dean. Lui ed Ellen avevano cucinato per ore, finché lei non l’aveva sbattuto fuori dalla cucina con un’eloquente occhiata che diceva, “È meglio se ti siedi e ti riposi, caro.” Dean sapeva che era meglio non discutere col capo chef.

Cas sarebbe arrivato nell’appartamento di Dean e Sam da un momento all’altro, e avrebbe incontrato Ellen per la prima volta come suo fidanzato, e non come dottore (Jo l’avrebbe incontrata un’altra volta perché era a casa del suo ragazzo per le vacanze). Sam amava Cas. Jess amava Cas. Non c’era alcun motivo per il quale Ellen non dovesse amarlo. Vero?

Il suo cellulare squillò.

Da Cas: sarò lì a breve. Che tipo di torta devo portare? 12:16 p.m.

A Cas: qualsiasi tipo. 12:16 p.m.

Da Cas: questo non mi aiuta. 12:17 p.m.

A Cas: porta quella alla zucca. E quella alle noci. 12:19 p.m.

Si accasciò sul divano accanto a Jess, che era intenta a leggere una rivista che non aveva nulla a che fare con l’organizzazione delle feste. «Ehi.» le disse.

«Ehi a te.»

«Come va?»

Jess si strinse nelle spalle. «Il solito. L’università fa schifo. I capelli di Sam sono più belli dei miei.»

Dean alzò le gambe sul tavolino. Jess gli lanciò un’occhiataccia. «Schiaffeggiami. Sono i miei mobili.»

«Sono i nostri mobili!» Sam gridò dalla cucina. Perciò Ellen lo aveva messo a schiacciare le patate. Ottima idea quella di sfruttare la forza del Bigfoot.

«Schiaffeggiami anche tu!»

Ci furono delle risate ovattate e poi la voce di Ellen saltò fuori, «Credevamo quello fosse compito di Cas!»

Jess derise l’espressione di Dean. «Sai, ci si abitua prima o poi.» disse lei. «Le persone ti prendono in giro perché sanno che sei felice.»

«Non è passato molto tempo dall’ultima volta che sono stato con qualcuno, e nessuno mi ha mai preso in giro prima.»

«Prima non eri felice.» sottolineò Jess. «Con Cas è diverso. Te lo dico io.»

«È una sorta di “intuito femminile” a parlare?»

Jess gli tirò un pugno sulla spalla. «No è il mio intuito ho-due-occhi-e-vedo-cose.» disse lei.

«Cosa intendi con “vedo cose”? Non vedi la gente morta, vero?»

«Continua a fare l’idiota e inizierò a parlare davvero con un morto.»

Dean sbuffò una risata. Non una risata piena che era solito rivolgere a Jess, ma una tranquilla, una che non avrebbe costretto i polmoni a bruciare per i successivi dieci minuti.

«Parlando del tuo ragazzo: dov’è Cas?» chiese Jess.

«Sta arrivando. È andato a prendere la torta.»

«Ottima idea. Col bacon.» lei schioccò le labbra. «Sì, torta, con bacon. E sciroppo d’acero.»

Sembrava disgustoso, persino Dean pensava che quel tipo di torta facesse parte di un gruppo alimentare a sé stante. Ma… Jess odiava le torte. Jess odiava qualsiasi cosa anche lontanamente simile alle torte, anche i grafici a torta. Jess si descriveva come una “odiatrice accanita di torte”. Aveva acconsentito affinché Dean mettesse delle torte speciali settimanali alla tavola calda, solo perché lui aveva minacciato di licenziarla. In breve, Jess non era tipo da torte. «Torta… con bacon.» disse Dean lentamente. Jess era ovviamente malata. O incinta. Guardò il suo bicchiere. Acqua. Una volta gli aveva raccontato che lei e le sue sorelle durante il ringraziamento facevano fuori sei casse di birra, per commemorare il defunto nonno. «Uhm, Jess,» disse Dean. «Tu sei…»

«Sono cosa? Incinta? Ci hai messo una vita a notarlo. Sam sta cercando di dirtelo da una settimana. Era nervoso come se fosse il suo primo giorno di scuola.»

Porca puttana. Sam stava per diventare padre. Porca puttana. Porca puttana, cazzo. «Uhm…» il respiro stava iniziando ad accelerare e chiuse gli occhi, costringendosi a rallentarlo, come gli aveva insegnato Cas.

«Ehm, Sam? Dean ha bisogno di te!»

Sam apparve in soggiorno. «Che c’è?» chiese. Poi guardò Dean. «Oh, merda. Glielo hai detto?»

«Non l’ho detto! L’ha capito!»

«Voi… state scherzando, vero?» Dean si costrinse a dire.

«No.» risposero all’unisono Sam e Jess.

«Non stanno mentendo!» gridò Ellen dalla cucina.

«Un… bambino?»

«Sorpresa?» disse Jess.

«Buon Natale in anticipo?» aggiunse Sam.

Dean non seppe se congratularsi con Sam o dargli un pugno sulla spalla. Così decise di fare entrambe le cose. Poi diede al suo fratellino che presto-diventerà-padre (già, era così strano pensarci), il più grande abbraccio che gli avesse mai dato. E poi ne diede uno a Jess. E poi ad entrambi insieme.

Dean li stava ancora abbracciando quando Cas arrivò qualche minuto dopo.

«Ciao Sam, Jess.» disse Cas. «Dean?» lo spostò così da poter vedere il volto di Dean, nascosto contro le spalle di Sam e Jess. «Dean?»

Dean non stava assolutamente piangendo. Niente affatto.

Afferrò Cas e coinvolse anche lui nell’abbraccio. «Jess è incinta.» mormorò nella spalla di Cas.

Cas gli rivolse dei complimenti sinceri e genuini, perché tutto quello che faceva Cas era sincero. Ellen entrò nella stanza e sciolse i Winchester dall’abbraccio, per darne uno lei. «Voi ragazzi siete ridicoli.» disse. «E ve le darei di santa ragione. Ora, Sam, torna a schiacciare le patate. Ne farai a tonnellate quando il tuo bambino inizierà a mettere i dentini.» Spinse Sam in cucina, trascinando anche Cas con loro. «Vado ad assicurarmi che sia quello giusto per te, ragazzo.»

Cas sembrava terrorizzato. E faceva bene ad esserlo.

Ciò permise a Dean e Jess di rimanere soli nel soggiorno. Ellen aveva lasciato lì una pila di piatti e posate, il suo non-così-sottile segnale per fargli apparecchiare la tavola. Il momento da famigliola felice era finito, e Dean e Jess decisero di buttarsi di nuovo sul divano a godersi una partita di football tra college, in pieno stile americano. «I Cornhuskers fanno schifo,» disse Jess. «Gli Hawkeyes stanno andando alla grande quest’anno.»

Dean scoppiò a ridere. «Ti prego, gli Hawkeyes sono guidati da un ragazzino scarno che non sa nemmeno lanciare la propria merda. Il Nebraska li prenderà a calci in culo fino alla morte.»

Continuarono a parlare di football finché Ellen non intervenne, «Invocherò il demonio dall’inferno, se non apparecchiate la tavola.» li avvertì. Borbottarono qualcosa ma poi si alzarono continuando a tenere gli occhi sulla tv.

I piedi di Dean iniziarono a fargli male, e aveva già l’affanno mentre si muoveva attorno al tavolo. Se il dottore fosse stato nel soggiorno con loro, avrebbe trovato senz’altro una scusa plausibile per farlo rimanere seduto sul divano. Infatti, Dean non riusciva a pensare a nessuna scusa per lasciare che Jess apparecchiasse da sola, così continuò imperterrito.

Era fottutamente patetico, pensò, che apparecchiare la tavola per il Ringraziamento lo facesse sentire come se fosse ad una gara di triathlon.

«Vogliamo che tu ed Ellen siate i padrini.» disse lei, mentre piegava un tovagliolo a forma di tacchino. Lo mise al centro del piatto e poi si spostò a quello successivo.

«Wow.»

«So che non sei un tipo da chiesa,» disse lei, «ma significherebbe molto per Sam. E per me. Ci penserai?»

C’era qualcosa bloccato nella gola di Dean, che somigliava molto a dolore.

«Dean?» disse Jess. «Stai bene?» portò la sua completa attenzione su di lui.

«Sì, uhm, devo andare a controllare una cosa.» Quella bugia scivolava liscia come carta vetrata. Dean si affrettò ad imboccare il corridoio fino alla sua camera, e crollò sul materasso. Si tolse le scarpe e poi i calzini, e li gettò da qualche parte nella stanza. Sospirò di sollievo. Poggiò i piedi su alcuni cuscini, come gli aveva insegnato Cas e decise di fare un piccolo sonnellino. Cinque minuti. Cinque minuti e avrebbe potuto affrontare il resto della giornata del Ringraziamento e le persone che non avrebbe mai visto invecchiare.

Tap. Tap. Tap. Jess aprì la porta della sua stanza. «Dean? Ti senti bene?» chiese lei mentre entrava. Si bloccò di colpo quando notò i suoi piedi. «Oh mio dio! Cosa ti è successo ai piedi?» Si avvicinò a lui e Dean scattò seduto, cercando di nascondere i piedi sotto di sé, trasalendo per il dolore. Non era stato veloce abbastanza, e Jess aveva dato una lunga occhiata alle sue gambe da elefante.

«Sono stato in piedi tutto il giorno.» mentì. «Sto diventando vecchio. Eheh.»

Jess arcuò le sopracciglia in quel modo che Dean non avrebbe mai potuto dimenticare. Incrociò le braccia al petto, e Dean ebbe un assaggio di come sarebbe sembrata da mamma. «Ti ho mai detto che mio nonno aveva la fibrosi polmonare? Le sue gambe si gonfiavano come le tue.» si sedette sul letto accanto a Dean. «Fammi vedere.»

Dean allungò le gambe. Temeva lo sguardo che lei avrebbe avuto sul volto quando avrebbe scoperto che aveva mentito per i due anni precedenti. Il sangue si irradiò sul suo viso, sentì il petto stringersi, mentre aspettava che lei dicesse qualcosa. Jess si avvicinò ancora, allungando una mano per toccagli le caviglie, ma si fermò all’ultimo. «Oh, Dean.» disse. «Dimmi la verità.»

Si chiese cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto, se le avesse detto che era solo una reazione allergica o che era una cosa che gli succedeva ogni inverno col calare delle temperature. Si chiese anche cosa sarebbe successo se l’avesse fatto, se avesse smesso di rimandare l’inevitabile, e si fece forza per dire la verità.

«Beh, se controlli su Web MD, si tratta sempre di cancro.» scherzò lui.

Merda, Jess sembrava credere alla cosa del cancro. «Non è cancro.» aggiunse in fretta. Lui disse «È insufficienza cardiaca» nello stesso momento in cui Jess disse «Oh grazie a dio.»

Ed ecco l’imbarazzante scambio di sguardi in silenzio.

«Cosa?» disse Jess. «Come è possibile? Voglio dire, certo, hai messo su un po’ di peso di recente, ma insufficienza cardiaca? Non posso crederci. No.»

Cosa doveva fare? Non si poteva più tornare indietro. La verità era appesa alla luce del sole, in un cartellone gigante che recitava “Dean Winchester sta morendo”, con le lettere fatte di neon fosforescente.

«Starai bene.» continuò Jess. «E diventerai uno zio terribile che vizierà me e i figli di Sam con troppi milkshake e gite allo zoo.»

Ne sembrava così sicura, così piena di speranza. Dean voleva continuare a lasciarglielo credere, invece disse, «No, Jess. No.»

«Dean,» supplicò lei. «Ti prego dimmi che è uno scherzo. Un orribile scherzo malato.»

«Non lo è.»

«Cas lo sa?»

Dean sorrise amaramente. «È stato lui a dirmelo,» ammise. «Ti ho detto che Cas è un medico. Era lo specialista al quale mi ero rivolto.»

«Sam lo sa?» chiese Jess. Non aspettò la risposta. «Ovviamente non lo sa. Hai delle idee ridicole sul fatto che tutti gli eroi sono martiri, perciò non glielo hai detto. Non finché non sarebbe giunto il momento.» Jess stava praticamente urlando adesso.

«Lo dirò a Sam,» promise Dean.

«Davvero? Quanto tempo dovrai aspettare ancora, Dean? E quanto tempo è già passato?» le sue parole arrivarono come uno schiaffo in pieno volto.

«Lo dirò a Sam,» ripeté Dean.

«Dirmi cosa?» chiese Sam mentre entrava nella camera da letto di Dean.
 
 

[1] Mantieni la calma e bacia il cuoco
[2] Zip-lining, intesa come quell’attività di lancio nel vuoto attaccato ad una corda. Google-it ;)
[3] Una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti centrali e il Canada tra il 1931 e il 1939
 

Nota della traduttrice sempre più depressa: Sto facendo uno sforzo immane a fare questo lavoro, e non perché la traduzione è faticosa (per niente, anzi ora riesco a farlo più velocemente), ma perché è un angst dietro l'altro, troppa sofferenza qui!
Comunque volevo comunicarvi che il prossimo capitolo (il 5) è l'ultimo diciamo, perché il 6 è solamente un piccolo epilogo. Quindi li pubblicherò a distanza di un giorno, credo. Spero. Sempre se sopravvivo a tutto questo. Alla prossima, Sognatrice Notturna
 
   
 
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