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Autore: LunaMag    31/03/2016    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo.
"Non sopportavo l’idea di trovarmi tantissime persone dinanzi. In realtà non sopportavo l’idea che mi guardassero o parlassero. Ero arrabbiata con il mondo per la morte di mio padre, ma con i ragazzi della mia età più di tutti perché mi avevano sempre messa in ridicolo per i miei gusti musicali e per il modo in cui mi sono sempre vestita. "Sei troppo punk", "Sei una sfigata metallara" mi dicevano. ".
Onice senz'altro non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che le sarebbe accaduto...
Adolescenza, amori, tradimenti, divertimento. Tutto racchiuso in una semplice fanfiction. Buona lettura! :3
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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Mi alzai lentamente dal letto, notando di essermi scordata di togliere il trucco, ormai spalmato in maniera disomogenea sulla faccia.
Presi una salvietta struccante, e me la stofinai sulla faccia. -Quanto cazzo mi ero truccata ieri sera?-
"Onice, la colazione è pronta!"
Scesi un paio di scalini, poi dissi: "Faccio colazione con degli amici, tranquilla." Ripensai alla litigata del pomeriggio precedente. Mi sentivo un pò in colpa. Tuttavia, riuscivo a provare anche un pò di sdegno. Come poteva tradire papà così? Erano passati due anni,è vero, ma erano volati, ricordavo perfettamente quel maledetto giorno,come se fosse stato recente.
Mi tolsi il pigiama, mi lavai velocemente.
Indossai i jeans, la catena, un maglia nera e un giacchetto in maglia verde militare. Mi misi le calze e le vans.
Scesi lentamente le scale,decidendo a quale dei miei due sentimenti dare sfogo.
Mi sedetti accanto a mia madre.
"Rimani ferma. Ho da dirti delle cose." Lei rimase impassibile. "La situazione non mi piace molto. Mi sembra un tradimento, lo sai. Ma ho visto come sei tornata a curarti, ieri sera, ed ho rivisto la mamma bella e felice che ho sempre avuto. Ti voglio bene e non voglio perdere anche te. Per questo proverò ad accettare la cosa. Ma lo faccio solo per te."
Non disse nulla, mi abbracciò. Il suo abbraccio era caldo, amoroso. Non si poteva fare a meno di ricambiarlo.
"Sei sempre stata molto matura, cara. Ti voglio bene." Le sorrisi.
"Beh, basta con le smancerie, mi sganci i soldi?" Ridemmo. Si alzò, aprì il borsellino, porgendomi i soldi. Le diedi un bacio ed uscii.
Chiamai Mars.
"Io vi raggiungo al bar, ma non ho idea di dove sia, quel cazzone di Brian non me l'ha detto."
"Casa mia è poco lontana dalla tua, rimani lì, tra qualche minuto sono da te." Attaccai, mi accesi una sigaretta e attesi. La sigaretta di prima mattina era un rituale a cui non potevo rinunciare: mi rilassava e mi aiutava ad affrontare la giornata.
Poco tempo dopo, vidi arrivare Mars.
Il bar era quasi di fronte la scuola, e appena prima dell'ingresso, trovammo Vee, Matt, Jimbo e Brian. Entrammo, adocchiando subito un perfetto tavolo con sei posti, distribuiti per tre: io mi misi tra Brian e Jimbo, Mars, tra Vee e Matt.
"Ma che diamine di fine avete fatto ieri sera?" Disse Matt ammiccante.
"Testa di merda, l'ho portata al centro commerciale" Rispose Brian notevolmente imbarazzato.
"Aaah, quindi ormai sei dei nostri. è una sorta di rito, ogni persona del nostro gruppo si è introdotta lì fregando. Bene, a pranzo puoi sederti ufficialmente nel nostro tavolo." Disse Matt con aria altezzosa, ma allo stesso tempo scherzosa.
Fu una colazione veloce, ma divertente, poi, in fretta, entrammo a scuola, dividendoci.
Notai con piacere che Jimbo sarebbe rimasto con me nell'ora di Italiano.
"M-mi dispiace per ieri sera,i-io.." Lo interruppi. "Non potevi saperlo, tranquillo."
La mattinata ed il primo pomeriggio passarono in fretta, e con mio sollievo, ancora nessuno, oltre il branco, mi aveva notata. Ci ritrovammo fuori scuola.
"Beh che si fa stasera?"
"Falò sulla spiaggia? Tanto domani non c'è scuola." Rispose Mars.
"Ottimo, Onice, sei dei nostri?"
Esitai. Non vorrei dire che non mi avrebbe fatto piacere partecipare, ma non avrei voluto lasciare mia madre da sola, di notte. Rimasi qualche secondo ferma nei miei pensieri.
"Onice?" Mi squadrarono.
"Non lo so." Risposi secca, con qualche tono di indecisione.
"Se non ti va tranquilla, alla fine ci conosci solo da un paio di giorni." Proclamò imbarazzato un comprensivo Vee.
"N-no..è che..parlo con mia madre e vi faccio sapere."
Tornai a casa con Mars, perchè la strada era bene o male la stessa.
Aprii la porta, notando che mia madre era già in casa.
"Ciao mamma."
"Ciao cara, com è andata a scuola? Stasera esci con i tuoi amici?" Mi chiese avvicinandosi e lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
"Tutto bene, riguardo stasera..beh non lo so. Fanno un falò sulla spiaggia, tutta la notte." Sottolineai queste ultime parole.
"Aaah che belli i falò! Beh allora dovrai portarti un telo!" Rispose felice come una Pasqua. E come biasimarla: erano due anni che non uscivo con un nessuno, che rimanevo chiusa in casa, ed in maniera analoga con me stessa.
"In realtà pensavo di non andarci. Non voglio lasciarti sola.."
"Ma non è un problema!" La guardai severamente.
"Ma chi vuoi prendere in giro? Non ti lascerei mai da sola di notte."
"Ma posso non essere sola, mi basta avvisare qualcuno.." azzardò lei. Ed io compresi al volo. Avrebbe chiamato il suo ragazzo. Ribrezzo. Tentai di scacciarlo, in fondo se lei stava bene, per me non ci sarebbero dovuti essere molti problemi.
"Va bene, ho capito, ci vado, tranquilla." Iniziai a salire le scale. "Lui non deve assolutamente entrare nella mia stanza e/o toccare le mie cose. Sappilo. Me ne accorgo,eh."
"Tranquilla tesoro" Un sorriso le si stampò sul volto.
Dormii un pò, preparai tutto e, sempre con Mars, mi incamminai per raggiungere il luogo del falò, a me sconosciuto.
Mano a mano che camminavamo, ci allontanavamo sempre più dai centri abitati.
Pian piano iniziai a vedere i ragazzi, ma altre persone erano con loro. Il che mi turbò, parecchio. Mi sentivo come se fossi entrata in un labirinto e fossi finita in un vicolo cieco. Non volevo avere niente a che fare con altre persone.
Riconobbi subito Jimmy dalla sua altezza, mi tolsi le scarpe e continuai a camminare, calpestando la fresca e morbida sabbia.
"Io continuo a dire che il falò rovinerebbe il buio." Così dicendo, si allontanò verso uno scoglio, da solo, tritando un pò d'erba per la sua canna.
Aveva parlato un ragazzo alto, capelli lunghi,barbetta incolta.
"Lui è Paul." Disse Jimmy. "Non ama molto la compagnia." Alzò le spalle e si girò, prese qualcosa da una cassa di ghiaccio e me la porse, aprendola con i denti: era una birra. La guardai
"Mmh. Alta fermentazione, importata, Franziskaner. Ottimo". La presi, iniziai a bere e sorrisi.
"Vedo che te ne intendi.." Gli feci un occhiolino e tornai dai Mars, sentivo il suo sguardo seguirmi.
Salutai quelli del gruppo, poi mi sedetti in disparte, portandomi dietro qualche altra birra.
"Sai che ai falò si sta tutti insieme?" Brian si sedette accanto a me.
"Si, ma c'è troppa gente e non mi va." Ci fu silenzio per un paio di secondi. Porsi una birra a Brian.
"Non ci sto credendo, ti sto passando una birra, mentre fino a qualche giorno fa ti odiavo. Quant è assurda la vita, eh?" Ridemmo.
"Si, sono un coglione all'inizio." Fece spallucce. "E non solo..."
Si fiondò su di me, ed inizio a solleticarmi i fianchi.
Odiavo il solletico, odiavo il contatto fisico, nonostante ciò mi risultava impossibile non ridere.
"Br..ian..la..sciami" Urlavo. Si fermò, bloccandomi i polsi.
"Aaah. Sei una merdaccia, ti odio. Lasciami. Ora. Giuro che ti mordo." Gli morsi il braccio, liberandomi.
"Lo scricciolo vince due a zero Bri". Urlò Matt. Io iniziai a correre il più lontano possibile da lui, non sopportavo le persone che si prendevano troppa confidenza. -Sono stata una stupida nel pensare che avesse un briciolo di cervello-.
Appena notai che la distanza tra me e quel cerebroleso fosse parecchia, mi sedetti, con le mie altre bimbe, bevendole una dopo l'altra.
Dopo un pò, una figura si avvicinò.
"Ti serve qualcosa per sbollentare la rabbia?"
"Chi diamine sei tu?" Risposi.
"Poco acida eh? Ho qualcosa che può fare al caso tuo." Sospirai diffidente. -Tutti a me rompono le palle-.
"Sputa il rospo. Ho poca pazienza, spicciati." La mia rabbia aumentava.
Percepivo i miei nervi in tensione, i muscoli nello sforzo di non mandare male due persone in soli dieci minuti.
"Ho della roba buona, cose che ti fanno stare in pace con il mondo." Silenzio. "Posso darti la meth, la coca o l'ero".
Deglutii. Che cosa avrei dovuto fare? Avevo bisogno di qualcosa per calmarmi, questo era certo. -Non potevo rimanere a casa? Merda.-
"E se l'ero mi uccidesse?"
Lo sconosciuto iniziò a ridere. "Una spada, una sola, non ha mai ucciso nessuno." Forse aveva ragione. -Una sola. Non toccherò più quella merda.-
"Non ho soldi, come te la pago?"
"Il primo quartino te lo offro" Iniziò a cercare qualcosa nelle sue tasche.
"Sarà il primo e l'ultimo." Risposi decisa.
"Si,si. Se hai bisogno di me mi troverai qui fra una settimana esatta."
"Non avrò bisogno di te." La uscì. "Vena?"
"Come vuoi, ma voglio una siringa pulita." Aprì il pacco di una piccola siringa davanti ai miei occhi, mise delle gocce di non so cosa in un cucchiaino e ci aggiunse il quartino di roba, poi riscaldò il cucchiaino e l'aspirò con la siringa.
Gli porsi il braccio, mi sentivo agitata. Il cuore mi danzava nel petto. Afferrò il braccio con forza, usò la sua stessa cinta come laccio omeostatico. La siringa entrò nella vena, la sentivo. Aspirò ed il liquido divenne rossastro in un secondo, poi lo spinse nel mio corpo.
Sentii un piacere immenso. Mi rilassai all'istante e mi stesi sulla sabbia. Sentivo orgasmi percorrere tutto il mio corpo. Tutta la tensione e l'ansia del mio corpo si erano totalmente liquefatte: che sensazione stupenda.
Il poco freddo che sentivo fino a pochi isanti prima era del tutto svanito.
Il ragazzo mi girò di lato e se ne andò.
Dopo pochi minuti fui quasi in grado di alzarmi senza cadere. Mi sentivo calma, rilassata.
Raggiunsi gli altri. Ero stranamente ed incomprensibilmente soddisfatta, mi sedetti vicinoad altre persone, ma la cosa non mi tangeva, provavo un forte senso di distacco verso quello che succedeva fuori di me, ero troppa concentrata sulla parte interiore.
Sentivo pian piano sempre più calore,oltre alla secchezza della bocca.
"Scricciolo, che hai?" Mi guardò stranito Jimmy.
Lo ignorai, le sue parole mi raggiungevano sottili, erano così facili da infrangere.
Presi una birra, la bevvi. Iniziai a sentire lo stomaco in subbuglio. Mi allontanai lentamente e vomitai dietro uno scoglio.
Mi ci sedetti vicino e rimasi sdraiata,continuavo a sentire un forte senso di pace.
"Ti sei ubriacata eh? Pensavo reggessi di più, scricciolo. Resto a farti compagnia." Si sdraiò accanto a me, di fianco, proprio come me.
Dopo i primi effetti iniziai a provare apatia e spossatezza, quindi mi addormentai, con gli occhi di Jimmy che mi fissavano.


Chiedo umilmente perdono per l'immenso ritardo, ma prometto che d'ora in poi sarò più presente, mi è tornata l'ispirazione. Fatemi sapere cosa ne pensate! A presto c:

  
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