UN MARE DI PETROLIO


Hachi, sebbene io sia una cantante, e suoni la chitarra, la mia esistenza è invece un giro di basso. 
Che sembra il battito di un cuore sofferente. 
Ho avuto delle pulsioni di vita che ora si sono disperse nell'aria. 
Ero vibrante. Proprio come le vibrazioni di un giro di basso. 
Che ti fanno sentire il cuore pesante.
Come quando sei sotto i fuochi d'artificio e il colpo sparato in aria ti rimbomba nel petto, e sembra che da un momento all'altro il cuore ti esca dalla cassa toracica in un milione di brandelli sanguinanti.
Sono qui che guardo il mare Hachi, e le onde mi accarezzano languidamente i piedi. E sento il loro richiamo. Quasi fossi una sirena. O un bianco fantasma.

Questo mare notturno è il petrolio della mia anima Hachi. È come se fosse me.

Quindi inizio a camminare verso di lui. Un passo. Un passo. Un passo. Forse oggi rivedo Ren. Forse oggi, finendo di respirare, mi tornerá di nuovo il respiro. 

Stavolta non salvarmi Hachi. Sono contenta così. 

L'acqua è ai fianchi. Al busto. Al petto. Al collo. Ti voglio bene Hachi. Perdonami. Sono sommersa. Non ho preso nemmeno l'ultimo respiro. Tanto non sarebbe servito a molto, ti pare? 
È strano come nel momento della morte pensi alle cose più irrilevanti. Io ad esempio, penso a quanta poesia ci sia nei miei capelli lunghi mossi dall'acqua del mare che sembrano di seta viva. Un po' come te. Infinitamente bella ed infinitamente viva.

I polmoni bruciano Hachi. Ma io non ci faccio caso, perchè sento sulla lingua il sapore delle Blackstones. E mi arriva un suono. Di chitarra. E una voce che mi dice piano: "Ciao Nana. Finalmente" 
È Ren.