Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: jaj984    03/04/2009    2 recensioni
Questa shot è nata ascoltando una canzone di Celentano “Il tempo se ne va” nata così di getto, pensando a Maki e Kaori in un periodo di cui noi non abbiamo notizie. Ho immaginato Hide alle prese con l’adolescenza di Kaori esattamente in quel passaggio delicato che è la trasformazione di una bambina in ragazzina. Quel cambiamento tanto sottile, tanto impercettibile e che fa parte della vita e anche se si sa che ciò avverrà e che sia inevitabile, fa sempre un certo effetto accorgersi che la propria sorellina o figlia non è più una bimba. Ho provato a descrivere le emozioni di Maki durante questo cambiamento. Spero di esserci riuscita. Buona Lettura.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hideyuki Makimura/Jeff, Kaori/Greta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E Intanto Il Tempo
Se Ne Va E Non Ti Senti Più Bambina

Si Cresce In Fretta
Alla Tua Età

Non Me Ne Sono Accorto Prima
E Intanto Il Tempo Se Ne Va
Tra I Sogni E Le Preoccupazioni
Le Calze A Rete Han Preso Già
Il Posto Dei Calzettoni


Era una sera come tante, Hide era tornato da poco a casa dopo un’estenuante giornata di lavoro. Come accadeva ormai da un po’ di tempo, quel lavoro tanto amato stava cominciando a odiarlo. La burocrazia gli teneva le mani legate e gli impediva di svolgere a pieno il suo lavoro.
Entrò in casa e avvisò della sua presenza Kaori, come faceva ogni sera.
Si aspettava di vedersi arrivare, come ogni sera, la sua piccola venirgli incontro con indosso un pigiama più grande di lei, con tutti i pupazzetti disegnati sopra, stampagli un bacio e poi dirgli che la cena era pronta.
Invece, questo non accadde quella sera, sentì della musica provenire dalla radiolina in bagno e di Kaori neanche l’ombra, poi si ricordò che quella sera aveva una festa, evidentemente era appena tornata e si stava preparando per andare a dormire.
Sbuffando si avviò in cucina a preparare qualcosa per cena, poiché erano le otto di sera.
Quando fu pronta la cena, chiamò Kaori, una due tre volte ma nulla di fatto, non arrivava, urlava vengo dall’interno della sua stanza che arrivava, ma non era ancora scesa.
Alla fine stufo di aspettarla decise di andare in camera sua a recuperarla … ma … si dovette fermare a metà strada con la bocca spalancata.
Kaori era davanti a lui con un vestito corto, con una scollatura, che faceva vedere quel po’ di seno che l’era cresciuto, un filo di trucco e al posto delle scarpe da ginnastica aveva indossato un paio di scarpe con il tacco.
Non la riconosceva più sembrava un’altra: “Che fine aveva fatto la sua piccola Kaori, che adorava farsi le treccine e indossare tutte quelle cose buffe ma che a lui piacevano e che gli davano quel senso di tenerezza ricordandogli che lei era la sua piccola bambina?”
Ora davanti a lui c’era una quattordicenne che non riconosceva più come sua sorella.
Fino a questa mattina aveva lasciato una bambina che con le treccine e questa sera ritrovava una donna, no una ragazzina dai capelli corti.

- Ka Ka Kaori sei tu?
- Sì e chi vuoi che sia.
- Q Q Quel vestito da da da dove è sbucato?
- Ti piace? L’ho comprato oggi, ma non so se va bene per questa sera ... non so, forse lo cambio, non mi piace come mi sta. Uffa! Sono pure in ritardo tra mezz’ora passa a prendermi Eriko e sto ancora così … Uffa!
- Do Do Dove vai?
- Te l’ho detto l’altro giorno non ricordi? Una mia compagna di classe oggi festeggia il compleanno. Uffa! Sono un disastro, tutte le ragazze saranno più belle di me questa sera. Uffa!

Kaori sbuffando tornò in camera, lasciando Hide in mezzo alle scale, impalato e shockato dalla visione della sua sorellina, vestita da donna.
Gli aveva fatto impressione vedere la sua piccola Kao con quel vestito e pensò che se fosse stata viva, sua madre a quest’ora si sarebbe
arrabbiata, ma avrebbe anche sorriso e l’avrebbe aiutata in quelle cose di donne in cui lui era negato.
Magari avrebbe potuto chiedere aiuto a Saeko ma erano all’inizio del loro rapporto e non se la sentiva di imporle questo fardello, però forse lei avendo delle sorelle più piccole l’avrebbe potuto aiutare a gestire questa situazione nuova per lui.
Pensandoci bene, però era da qualche tempo che doveva individuare questo cambiamento nella sorella, era già da un po’ che non giocava più con le bambole, il passo svelto e impacciate da bambina si era trasformato in quello lento e sicuro di una donna.

Perso nei suoi pensieri non si accorse del telefono che squillava, andò a rispondere distrattamente e sentì la voce di Eriko che voleva sua sorella, chiamò Kaori dicendo che c’era Eriko al telefono e la vide affacciarsi alla porta seminascosta da essa essendo mezza nuda dicendo che prendeva la chiamata in camera sua.
Lui abbassò e Kaori rispose da camera sua, lanciando gridolini di gioia.
Sentiva sua sorella imprecare, urlare e ridere.
Anche questo per lui era un mistero, rimaneva le ore al telefono con Eriko a ridere, a scherzare e parlare di cose misteriose.
Quante volte invece squillava il telefono e lei faceva le corse per rispondere lasciando il fratello nel mistero e quante volte lui avrebbe voluto chiederle chi era o il motivo di tante risate con Eriko ma sapeva che in certe cose la sorella era rimasta sempre la stessa bimba  timida che aveva cresciuto in questi anni.

Più ripensava a quella stramba serata e più si domandava che avesse fatto di male quel giorno per avere una giornata come quella.
Quando aveva varcato quella porta non era pronto a tutto questo.
Il vociare di Kaori non terminava anzi aumentava e deciso a farle una ramanzina e dirle di abbassare la voce si avviò in camera sua ma quando arrivò davanti alla camera la vide...
... La porta chiusa male e lei davanti allo specchio al telefono con Eriko che sceglieva cosa mettersi.
Un mucchio di vestiti sul letto e lei che prendeva una gonna, troppo corta per i suoi gusti, e la provava dinanzi allo specchio, per poi sbuffare e lanciare sul letto l’ennesimo capo. Alla fine la sentì chiedere aiuto a Eriko e chiuse la conversazione, guardandosi allo specchio, nuda, con indosso solo un paio di mutandine,che non erano più colorate e non avevano più i pupazzetti sopra, e col reggiseno.

La guardò specchiarsi e sbuffare, prendere dei fazzolettini e metterli nel reggiseno per far sembrare che avesse un po’ di seno in più.
Chiuse lentamente la porta sorrise e sbuffò, la sua piccolina era proprio cresciuta, stava diventando donna.
Ma questa affermazione lo portò anche a considerare che probabilmente avrebbe cominciato ad uscire la sera e di sicuro lui non avrebbe chiuso occhio per la preoccupazione di saperla da sola, in giro e magari con qualcuno che lui non conosceva.
Sbuffò ancora non doveva pensare a questo, tornò in cucina e buttò tutto il cibo preparato, che era diventato colla, oramai, non aveva più voglia di mangiare, gli era passata la fame.

Si sedette in poltrona e iniziò a sfogliare un dossier di un caso, tentandosi di distrarsi ma non ebbe successo visto che suonarono la porta.
Aprì la porta e trovò Eriko con indosso una minigonna jeans,  calze a rete strappate in alcuni punti, e una maglietta nera corta, con un disegno strano sopra.
La squadrò per bene e notò che aveva gli stivali con i tacchi, i capelli raccolti, un orecchino lungo e uno corto, occhi truccati e le labbra “pittate” di nero. La vide salutarlo e correre in camera di Kaori e chiudersi in camera.

In tutto questo si chiedeva: “Ma lui in tutto questo tempo che fine avesse fatto?”
“Come aveva fatto ad accorgersi che il tempo era passato, che Kaori era cresciuta in fretta e da quando le calze a rete avessero preso il posto di quei buffi calzettoni blu della divisa?”
Si sedette sul divano e ripenso alla serata.
D’accordo era normale che lei crescesse e diventasse donna, ma lui non era pronto.
Non era pronto a veder la sua sorellina, crescere e diventare donna.
Si ricordava come se fosse stato ieri quando tornava a casa tutta trionfante perché aveva fatto a botte con qualche ragazzino, che aveva tento di baciarla o quando divenne signorina e in lacrime spaventata per quello che era successo, era corsa da lui.
Doveva capirlo da quel momento che la sua Kaori stava crescendo e che probabilmente tempo qualche anno e avrebbe lasciato il nido dove lui l’aveva cresciuta.
Più leggeva quegli incartamenti e più ci capiva meno, la sua testa era concentrata su Kaori e pensava che probabilmente avesse già un ragazzo e che probabilmente qualche volta aveva già pianto per lui.
Istintivamente cominciò ad odiare quel ragazzo che si era avvicinato a lei.

Sentì chiudere la porta della camera di Kaori e Eriko tranquillizzare l’amica, dicendo che stava bene e che era bellissima.
Quando lui la vide si fermò il cuore in gola era ... era stupenda.
Indossava minigonna corta nera a balze con retina, un paio di fuson fino a sotto ginocchio, anch’essi neri, calze nere velate e ai piedi un paio di anfibi.
Salì con lo sguardo più su e vide una canotta, corta, nera con la “A” di anarchico, stampata di rosso sulla maglia, un guanto di pizzo nero con motivo floreale, lungo fin sopra il gomito destro.
Capelli in gelatinati in modo strano, occhi contornati da una matita nera, un ombretto blu sulla palpebra e le labbra erano ricoperta da un rossetto rosso. Aveva indossato una collana lunga con un crocifisso appeso, due o tre collane lunghe sopra e al polso libero dei braccialetti neri di plastica.

La riguardò ancora una volta e rimase senza fiato: “Quella era la sua Kaori?”
“Quella ragazza che indossava il chiodo e che teneva uno zainetto tutto scarabocchiato era la sua Kaori?”
Non riconosceva più in lei la sua bambina, la piccola che aveva cresciuto come una figlia in assenza dei suoi.

La vide guardarsi allo specchio vicino alla porta e darsi gli ultimi ritocchi.
I gesti che vide furono quelli di una donna e non più di una bambina e il suo cuore si spezzò, sapendo che da quel momento in poi sarebbe stato destinato a perdere l’amore della sua vita, per il primo ragazzo che l’avrebbe fatta innamorare.

Era diventata proprio una donna la sua Kaori, doveva ammetterlo e si sarebbe dovuto abituare all’idea di vederla uscire la sera e fare tardi, come avrebbe dovuto abituarsi a fare le nottate aspettandola sveglio e l’indomani andare a lavoro come uno zombi perché aveva dormito poco e niente la notte appena trascorsa.
Si salutarono e Kaori promise di fare presto che sarebbe tornata massimo per mezzanotte.

Lui sospirò e  si affacciò alla finestra vedendo due ragazzi in moto, aspettare lei ed Eriko. La vide salire sulla moto e allontanarsi con i ragazzi.
Era cresciuta, non c’era nient’altro da dire, ora sarebbe iniziata la lotta contro tutto il genere di sesso maschile.
Sarebbero iniziate le lotte tipiche della sua età per poter uscire e divertirsi come le comuni ragazzine.
Ed era arrivato il periodo, purtroppo, in cui avrebbe dovuto spiegarle come funzionava il mondo degli adulti e cosa aspettarsi da determinati uomini.

Rassegnandosi all’evidenza entrò nella camera della sua piccola, cercando qualche cosa che gli potesse dire che lei era rimasta nonostante tutto la sua piccola bimba.
E invece trovò il caos più totale, poster dei Duran Duran appesi in camera. Foto di Simon Le Bon macchiate di rossetto e la scritta “I love you”  sotto un poster di Nick Rhodes.
Dei peluche neanche l’ombra, spariti tutti per far spazio alle “cose da adulta”.

Richiuse la porta dietro di se e sbuffò ancora una volta.

Era ufficiale, Kaori era sbocciata in una bellissima adolescente e lui non avrebbe più dormito la notte.



E Intanto Il Tempo Se Ne Va
E Non Ti Senti Più Bambina
Si Cresce In Fretta Alla Tua Età
Non Me Ne Sono Accorto Prima
E Intanto Il Tempo Se Ne Va
Tra I Sogni E Le Preoccupazioni
Le Calze A Rete Han Preso Già
Il Posto Dei Calzettoni.
Il Posto Dei Calzettoni.

   
 
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