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Autore: Lunemea    05/04/2016    1 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
«Il Kintsugi, letteralmente significa "riparare con l'oro". È una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido per saldare assieme frammenti di oggetti in ceramica, rotti o spaccati. Ogni oggetto riparato oltre che prezioso, diventa unico e irripetibile, proprio per la casualità con cui la ceramica può frantumarsi. Questa tecnica in se nasconde una filosofia: non importa quante ferite si possono avere nel passato, ci sarà sempre un modo per rimettere insieme i pezzi e rendere quella storia una linea preziosa per il proprio presente. Sinceramente? Ho sempre pensato che fosse una cazzata orientale. Poi, ho trovato l’oro.»
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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17 anni
 

- Allarme -

 

Jessie ci guarda ancora come se avesse visto un fantasma e per un po’ ci comportiamo come tali: io del tutto distaccato dalla situazione, Keigo irrigidito come se volesse diventare invisibile.
Nessuno dice niente e per un lungo periodo, restiamo tutti in silenzio. Poi lei sbatte le ciglia, la frangetta viola ha un tremore vicino all’occhio. Sembra che si riprenda da qualche tipo di shock.


«Scu-… Scusate. Ero tornata a prendere la sciarpa, pensavo… non volevo disturbare» le si strozza in gola la voce.

«Non preoccuparti, Jessie»

«Non hai disturbato, affatto» risponde Keigo e io mi giro verso di lui.

Come non ha disturbato? Eccome se l’ha fatto! Che cazzo!
Mi scosto un po’, facendomi indietro e mettendo tra noi una distanza decisamente offesa. Da fuori sembrerà che abbia solo cambiato posizione. Dentro di me sale qualcosa di realmente cattivo, ma per ora lo copro con la solita indifferenza. Alzo il braccio e mi appoggio allo schienale.


«Hai trovato quello che ti serviva?» domando, provando ad apparire il più naturale possibile. Ho dovuto allargare le gambe, i jeans mi danno un po’ fastidio.

«Sì» risponde lei, alzando la mano con la sciarpa e facendo qualche passo indietro. Mi guarda fisso e tenta un debole sorriso a cui non rispondo.
Keigo si alza in piedi e si allontana dal divano. Nel farlo una scintilla gli casca dalle dita e mi accorgo che è la canna di prima. La guardo disintegrarsi sulla punta quando cade a terra e allungando un piede la schiaccio per spegnerla. Non ho voglia di incazzarmi anche per questo, ci metto una “suola” sopra, anziché una pietra.
La testa ce l’ho abbastanza leggera, per fortuna. Gravità come queste mi sembrano idiozie.


«Jessie quello che hai visto… cerca di non parlarne a nessuno. Per favore. Nemmeno agli altri»
Keigo prova a riprendere la situazione e io lo lascio fare, appoggiando il mento sul gomito sistemato sullo schienale. Osservo la scena senza dire nulla, trovando piuttosto seccante più l’interruzione, che le conseguenze della stessa.
Jessie fa qualche nuovo passo indietro e si avvicina alla serranda. Si sente il rumore tipico di quando ci si sbatte contro.


«Per chi mi hai preso? Non lo dirò di certo…» credo che la ragazzina sia ancora arrabbiata per la litigata di poco fa.

«Sul serio, Jessie. È una cosa… una cosa importante»

«Ti ho detto che non lo farò!» urla facendoci trasalire. Caspita, è incazzata di brutto. Guarda Keigo come se fosse l’uomo per cui potrebbe scatenare una guerra. Decido d’intervenire.

«Jessie…» lei si volta verso di me «I nostri genitori non lo sanno. I nostri amici non lo sanno. I nostri contatti userebbero questa cosa per metterci nei guai. Noi ci fidiamo di te, tutto quello che ti chiediamo è di non deluderci»

Lei rimane in silenzio per un po’, mi guarda valutando chissà cosa. Ha uno sguardo un po’… come dire… triste. O forse è solo stupita dalla cosa e non sa che dire. Sapevo che si era accorta di quanto per me fosse importante Keigo, perché insomma… la nostra confidenza non regge nessun paragone ed è anche l’unico al quale permetto di chiamarmi “Iye”. Probabilmente non sapeva quanto fosse profonda e ora se l’è ritrovata sbattuta in faccia.
Non posso darle torto, probabilmente non se lo aspettava. O magari sì. O magari boh. Troppe domande, chi se ne frega. Ormai è andata.


«Non preoccuparti, Red. Non ne farò parola con nessuno» mi risponde e io affondo le labbra nell’incavo creato dal gomito. Assottiglio gli occhi e probabilmente il mio leggero sorriso l’ha intravisto. Mi sorride a sua volta ed è di nuovo lì la sensazione bella che mi crea.

«Grazie» risponde Keigo poco dopo, abbassando il tono e sentendosi probabilmente in colpa per qualcosa. Lei lo fulmina con lo sguardo e fa per andarsene, ma lui la chiama di nuovo.

«Jessie…» lei si ferma e lo guarda. Ha il corpo mezzo piegato per oltrepassare la serranda e andarsene. «Senti, mi dispiace per prima. Ho esagerato, mi sono comportato sul serio da stronzo»

«Sì. Lo hai fatto» replica lei seccamente.

Keigo chiude gli occhi e sospira.
«Lo so. Non preoccuparti per i soldi. Sei brava e lo hai dimostrato altre volte. Senza di te, qui, non andremmo avanti…»


Ah! però, che confessione importante. Guardo Keigo stupito dalla cosa e credo che Jessie stia pensando esattamente lo stesso, visto come lo guarda a occhi sgranati. Mi giro per osservarle la reazione e le sue guance iniziano a colorarsi di quel porpora tipico da ragazzina. Stranamente questa reazione mi rilassa. Ci rilassa entrambi. Vedo la tensione scivolar via dalle spalle di Keigo e persino io provo una sensazione di tranquillità. Insomma, quella è la tipica Jessie.

«Ho capito…» dice, imbarazzata. «Grazie, Kei. E grazie ancora per lo specchietto»
Lui le sorride e lei ricambia, poi scivola sotto la serranda e se ne va.

 

*** 

 
Keigo torna sul divanetto sbuffando aria, come se avesse affrontato qualche tipo di Boss finale. Lo osservo alzare le mani e affondarle nei capelli e per come mi sento, trovo tutto dannatamente… attraente. Vorrei farlo io quel gesto. Vorrei arrivare con le mie dita a sentirne la frescura. Il mio corpo si muove da solo e si avvicina al suo, strisciando con il bacino sui cuscini abbozzati del divano.

«Che fai?» mi domanda improvvisamente, notando il mio gesto.

«Continuo da dove eravamo rimasti»

«No, Iye. Non me la sento. Questa cosa… è una cosa grossa» Non se la sente? Lo guardo sbattendo le palpebre più volte. Ci sono alcuni momenti in cui mi viene la voglia di strozzarlo. «Non che non mi fidi di Jessie, ma era affare nostro, solo nostro e ora non lo è più. Ora saremmo etichettati a vita» esagerato! Nemmeno l’avesse scoperto il mondo. È Jessie!

«La stai facendo troppo grave. Ci ha visto mentre ci baciavamo e allora? Non eri di certo nudo e in una posizione compromettente» stringo le labbra e la canna che è in circolo mi fa sorridere in modo più malizioso. «Anche se la cosa non mi dispiacerebbe per niente, ora»

Keigo mi guarda stringendo le palpebre, anche se lo vedo divertito.
«Smettila. Dico sul serio» la sua voce si colora d’ansia. Ah, Dei. Spero vivamente che quello che ha fumato non si stia trasformando in depressione «E se ci ricattasse? Se provasse a fare la furba e usasse questa cosa contro di noi? È una femmina! Chissà che cosa potrebbe tirar fuori la sua mente complessa e maligna»


«Ha ragione quando dice che sei maschilista, Kei» rinuncio completamente a provarci, anche perché se mi respinge più di così, temo di rimediare in malo modo. «Non so se hai notato, in questi mesi, che quella ragazzina pende completamente dalle mie labbra. Non succederà niente di ciò che credi fino a che la tratteremo bene e con il tatto giusto. Quindi inizia a farti meno problemi, ad avere più fiducia in lei e a dimostrare che vale»

«Non pende completamente dalle tue labbra…» s’imbroncia mentre lo dice.

Lo guardo come se fosse idiota «Di tutto il discorso che ho fatto, ti è entrato in testa solo questo?» lo fisso a bocca semi-aperta.

«No, ok. Ho capito» alza le mani e le incrocia sotto il petto. Si fa avanti con il corpo e appoggia parte della schiena al divano. «Va bene. Mi sforzerò di trattarla meglio. Però… insegnale a fare bene il suo lavoro, cazzo»

«Stai dando la colpa a me?»

«No! Cioè… sì! Se non ha capito l’importanza di ogni passaggio è perché tu non gli hai dato sufficienti spiegazioni. Per te è tutto normale e meccanico, per lei no»

Otto, nove e dieci. Ok, conteggio finito. Mi sono calmato. Ha rischiato sul serio che gli stringessi forte le palle per farlo star zitto.

«Ok, senti. Evidentemente la magia del fumo si sta trasformando in qualcosa di pericoloso. Stai iniziando a dire una marea di stronzate e sei fortunato che ti conosco e che conosco quello che pensi di me. Se fossi stato qualcun altro, queste parole te l’avrei fatte rimangiare» lui stringe le labbra e si imbroncia, fulminandomi con lo sguardo. Non mi lascio né impietosire e né provocare. «Se metti ancora in discussione il mio lavoro, giuro che parlerai come un eunuco per una settimana»

«Un eu-eunuco?» domanda stupito che abbia potuto dire una parola del genere. Sta per ridere.

«Sì. Ti strappo le palle e ne faccio un portachiavi»

E ride di gusto, sollevando le sopracciglia e stringendo ancora di più quegli occhi sottili. Lo guardo ammirandone la spontaneità. Sorrido anch’io, anche se sono ancora irritato per la sua insinuazione, ma non riesco a trattenermi e mi viene naturale assecondarlo. Che brutto potere che ha il fumo, ti fotte proprio il cervello e ogni reazione.

«Ok. Ok, sterminatore di virilità. Devo andare, così allontano le mie palle dalle tue grinfie»

La delusione mi sovrasta come un’onda enorme. «Devi proprio?»

«Sì. È tardi. Tu vedi di tornare a casa dai tuoi»

«Non ci penso nemmeno. Rimango qui, tornerò domani mattina dopo la scuola» mento, di sicuro dopo le lezioni seguirò il piano per evitare mio padre e sarò di nuovo al garage.

«Se il tuo vecchio mi richiama incazzato come oggi, giuro che ti ci trascino di peso» dice minacciandomi e io lo ignoro per guardare la tv spenta. La trovo stranamente interessante.

«Iye…» incalza

«Ho capito!» sbotto, senza girarmi.

Keigo sospira. Si avvicina a me ponendosi frontale, posa entrambe le mani sulle mie ginocchia e si china per baciarmi. Io socchiudo gli occhi e lo lascio fare, riassaporando di nuovo quella vicinanza, che sa di fumo e di bagnoschiuma maschile. Sollevo una mano e tento di trattenerlo per inclinare il viso e avere un po’ di più. Sento montare di nuovo quella voglia e improvvisamente la mia mano scatta verso il bavero del suo maglione e lo stringe forte per trattenerlo. Lui prova a muoversi e aumento la presa. No, ‘fanculo. Dammi di più! Lo sto letteralmente implorando con il corpo, ma Keigo dopo un po’ insiste e si ritira, ponendo le dita sul dorso della mano con cui lo trattengo.

«Devo andare» sussurra sopra le mie labbra e mi bacia ancora.

«Fottiti Kei» rispondo con la stessa tonalità di voce, lasciandolo andare. Sorride.
Non ho ancora capito perché non possiamo riprendere da dove eravamo. Possibile che questa cosa di Jessie l’abbia sconvolto così tanto? Bah. Lo spingo via e lui ride ancora un po’. Fa niente, basta che continui a ridere. Lo aggredirò fisicamente qualche altro giorno.


«Ci vediamo domani»

«Sì»

Non mi giro fino a che non oltrepassa la serranda, aspetterò qualche altro minuto, poi chiuderò tutto. Metti che ci ripensa…

 

*** 

 

Dopo quella sera Jessie si è comportata normalmente e, dopo una prima incertezza, anche io e Keigo. Questo per due giorni, poi oggi ha scritto un messaggio a entrambi avvertendoci che non sarebbe passata al garage. La cosa ha mandato Keigo ai pazzi, ma sono riuscito a tranquillizzarlo con la dose di hashish che ho recuperato l’altro giorno. Ora sta giocando alla play, ad un gioco di calcio, mentre io sono ancora al pc e lavoro ai dati che abbiamo recuperato. Li classifico e li rintraccio, preparando la strada alle ricerche di Kei all’FBI.

«Stupido omino dalle gambe storte!»

Mi volto verso l’insulto di Keigo e lo osservo combattere con i tasti del joystick. Stringe la mascella per la concentrazione e morde le labbra ogni tanto, ruotando il corpo ad ogni azione. Sospiro. Non ci ha per niente ripensato quella sera. L’ho aspettato per quanto, due ore? Alla fine ho sigillato la serranda per chiudere la storia.
Non che non si sia recuperato qualcosa il giorno dopo, però… diavolo se gli è bruciata questa cosa di Jessie. Dovrò parlarle e magari cercare di convincerla a tranquillizzarlo. Non ho alcuna intenzione di affrontare la sua incertezza ogni volta che voglio farci qualcosa, che diamine!
Sospiro affranto da questo mio pensiero, buttandomi indietro sullo schienale della sedia e allungando le braccia per continuare a digitare. Che ore saranno? Abbiamo cenato da un po’ e con noi è rimasto solo Tizio X che lavora all’ennesimo programma di crack. È un Mezzoanimale di non so quale razza di bovini. È grosso, con due corna vicino alle tempie, che spuntano da sotto i capelli ricci e scuri. Della sua vita privata m’interessa molto poco, ma so che è un compagno di università di Keigo ed è gemello di Tizio Y, un altro Mezzoanimale della stessa famiglia.
Non sono uno che si fissa troppo sui nomi; anzi, tendo a scordarmeli se chi incontro non m’interessa. E infatti Tizio X si chiama così perché non ricordo affatto il suo nome. Cioè… me lo ridice ogni volta, ma puntualmente me lo scordo. Lo so, è da stronzi, ma sinceramente non è che ci tengo a farci amicizia.

Un suono. Quello tipico delle mail. Guardo lo schermo e apro il programma. Non è stata inviata al classico account, ma a quello momentaneo e fittizio, riciclato da uno dei programmi di Tizio Y. Di solito questo significa lavoro in arrivo, solo che non è una mail di lavoro. È Jessie.

 


Da: Blansk

A: Red Allert
 
Oggetto: SOS
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Red,
 
aiutami, sono nei guai! Sono all’agenzia dove ci siamo infiltrati l’ultima volta.
Non riesco a uscire, ci sono le guardie.
Non dire niente a Kei, ma ti prego… vieni!
 
J.
 
*Questa mail, una volta aperta, si cancellerà tra 10 (dieci) minuti*
 
_________________________________________________________________

 
 

Rimango leggermente interdetto.

Sbatto le palpebre. Le sbatto di nuovo. Leggo più volte il testo, come se farlo mi permettesse di capire qualcosa. E in effetti succede: capisco che la situazione che ho davanti è ben più grave di quello che leggo in queste frasi. Mi alzo di scatto dalla sedia, questa scorre sulle rotelle andando a sbattere sui server dietro le mie spalle.

Mi accorgo degli occhi di Keigo e di Tizio X che mi fissano.

«Che succede?» domanda Keigo senza allarme, anzi, in modo molto svogliato. È la canna che ha fumato a tenerlo buono. Anche perché gliene ho fatta una così carica che è bastata finirla per mandarlo k.o. a livello ricettivo. E questo o è buono o è un bel casino.

«Red…?» mi chiama Tizio X e io ancora non parlo. Tengo le mani vicino alle cosce e valuto velocemente il da farsi. “Guardie”. “Agenzia”. “Non dire niente a Kei”. Quest’ultima cosa mi spiazza perché so che sarebbe utile, quanto distruttivo. Con i suoi agganci all’FBI sarebbe facile richiamare le guardie, ma dall’altra… la tensione sarebbe terribile e già è delicata per l’ultimo episodio. Una cosa come questa lo porterebbe alla devastazione totale. Dei. Che devo fare?

 

*** 

 

Socchiudo gli occhi e mi risiedo lentamente al mio posto. Inizio a rintracciare la mail e a scoprire da dove sta scrivendo Jessie. È stata brava a usare il nostro canale privato, anche se questo mi ha reso più difficile individuarla.

«Iye?» Cazzo. Chiudo tutto e mi volto verso di Keigo che ha già fatto il giro del divano e mi ha raggiunto. Sono veloce a minimizzare le schermate, spero che abbia battuto la realizzazione del suo cervello. Anche se ci vuole poco in questo momento.

«Mh?»

Tizio X mi sta ancora guardando.

«Che è successo? Perché sei scattato in quel modo?» ripete Keigo.

«Ah, intendi prima?» recupero tutto il mio talento nel dissimulare le emozioni e lo sfrutto per apparire tranquillo. Keigo annuisce, aggrottando le sopracciglia e valutandomi con uno sguardo interrogativo. «Niente, pensavo di aver visto qualcosa fermarsi fuori la serranda. I piedi di una persona o una cosa del genere» mento e mi riesce bene.

Keigo esamina l’uscita del garage, Tizio X invece continua a guardarmi.

«Prima non ti era arrivata una mail?»

Bovino del cazzo. Giuro che il prossimo hamburger te lo mangio davanti.

«Sì, era solo dello stupido spam. L’ho cancellato» mento di nuovo e sembra che ci creda, anche se continua a guardarmi un po’ sospettoso. Devo fare qualcosa per distrarre la sua attenzione su di me e tentare di rintracciare la posizione di Jessie, prima che scadano i dieci minuti. «Come procede il lavoro sul programma spia? Ho visto l’ultima simulazione, ma sono riuscito a bucarne i punti deboli con poco sforzo, Tizio X» suono antipatico di proposito. Antipatico e superiore. Così magari la smette di parlarmi.

«Mi chiamo Denver.» Bingo. Sento il suo rancore mescolarsi all’allarme del fallimento. «E ho visto quello che hai fatto al mio programma, l’hai infettato di proposito»

«Non di proposito. Cioè, insomma… era l’unico modo per capirne le debolezze»

«Mi hai fottuto metà del lavoro»

«Così lo rifai meglio»

«Red, fai il favore e crepa presto»

Ecco, ora mi odia e ha distolto lo sguardo. Missione compiuta. Di quello che pensa non me ne frega niente. Di programmatori validi se ne trovano, di tipe come Jessie invece no.
Jessie! Cazzo, è vero. Devo trovarla. Mi rimetto a lavoro e cerco di trovare la fonte della mail in quei cinque minuti che mi rimangono. Respiro con calma e tento di fare tutti i passaggi necessari con attenzione, senza farmi rodere dalla fretta. Se sbagliassi, la cosa diventerebbe molto spiacevole.
Ci vogliono centottanta secondi di pura concentrazione, ma alla fine vinco. Le scrivo velocemente per non farla preoccupare.

 
 
Da: Red Allert
A: Blansk
 

Oggetto: Re: SOS 
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Sto arrivando.
 
R.A.
 
*Questa mail, una volta aperta, si cancellerà tra 10 (dieci) minuti*
 
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Invio. Faccio un controllo sulla struttura e mi accorgo che è ben messa. Sicuramente Jessie avrà già pensato a tutto, ma do ugualmente un’occhiata al sistema d’allarme, non è difficile da aggirare. Solo che posso intervenire solo dall’interno all’edificio. Mi guardo velocemente i punti di ripristino del segnale e li memorizzo. Mi sento molto Batman in questo momento e la cosa mi riempie di un timore euforico. Posso farcela. Spero che non sia avventatezza stupida.

«Keigo…» lo cerco con lo sguardo e lo ritrovo sul divano a giocare ancora Fifa. Di tutta la conversazione con Tizio X se ne è altamente fregato. Una cosa che ammiro di lui: menefreghista quanto me. «Vado a prendere qualcosa da mangiare. Posso prendere il tuo motorino?»

«Ahn?» non distoglie lo sguardo dalla tv. «Ah, sì certo. Fai pure. Prendimi una birra. Anzi, prendine sei»

«Ok» prima di alzarmi cerco velocemente quest’agenzia in internet. Memorizzo la mappa, studio per un momento il percorso e mi accorgo che non è né vicino, né lontano. Forse in una mezzora sono lì. Mi alzo con calma dalla sedia e cerco la giacca di Keigo per prendere le chiavi dello scooter.

«A me non chiedi se voglio qualcosa?»

Sospiro, mordendomi le labbra per trattenere una risposta cattiva. Torno con lo sguardo verso Tizio X.

«Che vuoi?»

«Ce la fai a portare anche da mangiare? Magari delle chips. O del…»

«Passo al Mc Donald?»

Probabilmente se potesse incornarmi lo farebbe. «No, preferisco che vai da Fish & Chips» dice pieno di rancore.

«Vedrò che posso fare» liquido la cosa, tentando di scordarmi il suo sguardo d’ira mentre recupero svogliatamente il casco.

Mi lego i capelli e mi vesto per uscire. Alzo la sciarpa oltre il naso e mi infilo la giacca scura di mio fratello. Se c’è una cosa positiva di questa merda, è che almeno è nera. Ottima per non farmi vedere da telecamere o altro. Mi controllo un po’ addosso e non scopro niente di riconoscibile. Mi vesto sempre per apparire il più invisibile possibile, quindi direi che i jeans strappati e le normali scarpe da skater che indosso, larghe e consumate nel complesso non suggeriscono niente di troppo evidente. I capelli lunghi li raccolgo proprio per evitare che possano fuoriuscire oltre le mie spalle e direi che sono pronto.


«Guarda che puoi anche pagarle quelle cose» dice Keigo divertito, notando il mio abbigliamento.

«Pensavo di farmi fare lo sconto, puntando sulla brutta impressione»

«Vai, idiota. Ho sete» ride.

«Sì, sì…» prendo la tracolla e ci ficco dentro un paio di cavetti senza farmi vedere. Questi mi serviranno per infilarmi nei sistemi dell’agenzia. Spero che Jessie abbia con se il portatile, ma direi di sì vista la sua mail.

Mi dirigo verso la serranda e, mentre mi abbasso, sento Tizio X fermarmi di nuovo.

«Red…?»

Devo andare, cazzo!

«Dimmi»

«Prendi anche qualcosa dal deposito»

Il deposito è dove teniamo la roba che racimoliamo: soldi, droga e informazioni. So che Tizio X, il più tossicodipendente di noi, è quello più fuso da quella roba. Gli faccio un cenno, facendogli capire che lo farò. Lui rilassa il corpo e tira un sospiro di sollievo.

Esco, mi metto il casco e, preso lo scooter di Keigo, avvio il motore. Prima di avviarmi, spengo il cellulare, in modo che non mi chiamino.

Guardo la serranda abbassarsi dopo che me ne sono uscito, probabilmente Keigo vorrà fare quel gioco della parola d’ordine, allarmato dalla mia bugia di poco prima. Rimango fermo ancora un po’ e osservo le tapparelle che si illuminano per la luce interna.

Non l’ho salutato. Non gli ho detto niente. Spero che vada tutto bene.

Giro l’acceleratore e vado via da lì.
   
 
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