Get well
soon
Approfittando di una pausa
dagli allenamenti, decido di fare un salto da Lee all’ospedale.
Avrei voluto andare a trovarlo
molto prima, ma tra meno di un mese Neji affronterà la terza prova degli esami
di selezione dei chunin, e io non faccio altro che allenarmi con lui da
settimane.
E’ l’unico modo per
permettergli di esercitarsi in tutte le sue abilità.
Non che ne abbia realmente bisogno, sia chiaro. Giusto per tenersi in forma.
L’infermiera al banco di
accettazione mi prega di “fare in fretta”, ma io l’assicuro prontamente che “non
ci metterò più di qualche minuto”, per fare visita al mio compagno di squadra
bloccato a letto da giorni.
Ho sentito che però, una
volta, non è stato trovato nella stanza che gli è stata assegnata perché era
intento ad allenarsi all’aperto nonostante le ferite.
Tipico, di lui. E’ così
testardo che non si ferma davanti a niente, pur di raggiungere i suoi scopi.
Lo capisco.
Chi non è disposto a fare di
tutto, per realizzare i propri sogni, anche quando le proprie condizioni
fisiche non lo permettono?
Abbasso la maniglia della
porta con cautela.
Mi chiedo per un attimo se sto
facendo la cosa giusta, ma poi scuoto la testa e decido di entrare, i miei
occhi che si posano istintivamente sulla figura distesa sul letto.
E’ proprio Rock Lee, il mio
coraggioso, determinato compagno di squadra sopravvissuto per miracolo allo
scontro con Gaara del deserto.
Ha sfoderato tutte le sue
tecniche migliori fino all’ultimo… fino a quando quell’inquietante ragazzo dai
capelli rossi non ha posto fine al combattimento nel modo più doloroso
possibile.
O almeno, questo è tutto
quello che mi è stato raccontato dal maestro Gai e da Neji.
Non dubito che le ferite che
Gaara ha lasciato sul suo corpo siano anche di un altro tipo, oltre che fisico.
Conosco bene Rock Lee, e credo
di capire come si sente in questo momento.
Le palpebre serrate su quegli
occhi dalle ciglia folte che solitamente brillano di determinazione, il volto
contratto nonostante stia dormendo, la gamba e il braccio distrutti appena
visibili sotto le lenzuola, Lee sta
soffrendo.
Sta soffrendo tremendamente.
Con cautela, mi avvicino al
letto senza riuscire a ignorare la tensione nei suoi lineamenti, le labbra solitamente
incurvate in un sorriso di sfida ora contratte come se stesse cercando di
sopportare un dolore lancinante senza successo.
So che, per quanto ci stia
provando, non riuscirò mai a capire davvero come dev’essersi sentito, come si sente
ancora adesso.
Ed è un pensiero che mi
provoca una fitta dolorosa, da qualche parte nel petto.
Gaara lo ha sconfitto con un solo gesto dopo che Lee ha combattuto
di lui al massimo delle sue capacità.
Avrà pensato che tutti gli
sforzi, i suoi tentativi di migliorare, siano stati vani.
Si sarà sentito un fallito.
Non riesco a pensare a come reagirà
quando il maestro Gai troverà il coraggio di dirgli che non sarà mai più un
ninja.
Un’altra fitta di dispiacere,
tale da procurarmi un groppo in gola.
Ma io non devo provare pietà per Lee.
Lo ricaccio subito indietro:
lui non approverebbe, se potesse vedermi in questo momento.
“Ehi, Lee! Sono venuta a
trovarti” dico in tono leggero, prima di sedermi accanto al letto.
Lui non risponde. Mi viene il
sospetto che stia solo fingendo di
dormire.
Come se non volesse ascoltare.
Come se non volesse la pietà di nessuno.
Il suo respiro, però, mi
sembra abbastanza regolare. Forse, dopotutto, non si sta ostinando a ignorarmi.
Forse, Lee sta dormendo per davvero... ma il dubbio rimane, senza che io riesca a ignorarlo.
Il mio sguardo si sofferma per
alcuni istanti sul narciso che riposa in un vaso sul comodino dall’altro lato
del letto, mosso appena dalla brezza leggera che entra dalla finestra aperta.
So già chi gliel’ha portato.
Deve trattarsi di Sakura, la ragazza di cui Lee si è innamorato a prima vista
soltanto poche settimane fa.
Chissà se ha ignorato anche lei.
Una fitta di gelosia confonde
i miei pensieri, ma mi affretto a mandarla via.
Ma no. Lui sta dormendo. Non
ho motivo di pensare che mi stia ignorando, mi dico nel tentativo di calmarmi.
In questo momento ci siamo
solo io e Lee. Non è necessario pensare a Sakura, la ragazza che ha giurato di
proteggere fino alla morte e che, a quanto pare, è finalmente riuscito a
conquistare.
Mi sforzo di convincermi che
lei, in realtà, lo considera solo un amico, e ritrovo la più totale
tranquillità. Almeno per ora.
“Sai, volevo ringraziarti per
quello che hai fatto per me, durante le eliminatorie. Se non ci fossi stato tu
a prendermi al volo, sarebbe stato ancora più… umiliante” dico in un
sussurro, e mentre lo guardo, non riesco a trattenere un sorriso. “Anch’io sono
stata sconfitta, nonostante mi fossi impegnata tanto. Capisco come ti senti.”
Vorrei sfiorarlo, toccarlo in
qualche modo per fargli sentire che sono qui, ma non so come fare.
“Vedrai, la prossima volta…
noi due ce la faremo. Dobbiamo solo allenarci ancora, come abbiamo sempre
fatto. Vedrai che tutto si aggiusterà, Lee, basta crederci! Non è quello che
dite sempre, tu e il maestro Gai?”
Spero che, in un modo o
nell’altro, le mie parole riescano a raggiungerlo.
“Rimettiti presto. D’accordo, testone?”
Sto per andarmene, ma per
quanto io abbia ormai capito che non c’è
molto che possa fare per lui, i miei occhi non riescono a staccarsi dal suo
viso.
Sembra così triste. Farei qualunque cosa pur di
vederlo sorridere di nuovo e poterlo schiaffeggiare come succede sempre quando
fa lo stupido.
Ci siamo sempre aiutati a
vicenda, e mi manca, mi manca terribilmente.
Mi fa male vederlo in questo
stato, quasi quanto il pensiero che la mia presenza, qui, è del tutto inutile.
E’ così vicino…
Il mio cuore batte così forte
che ho paura che Lee possa sentirlo…
...
Mi allontano immediatamente.
Non posso baciarlo. Si
sveglierebbe, e poi non sarebbe giusto.
Lui ama Sakura, e per me, è solo un amico…
Ma no, chi voglio ingannare?
Quello che provo per Lee non è
affatto amicizia. L’ho capito da tempo.
E’ più forte di me, ma non
riesco a staccargli gli occhi di dosso, quando lo guardo allenarsi.
Lui non se n’è accorto, tutto
preso com’è da Sakura, ma è già da un po’ che ho smesso di guardarlo con
semplice ammirazione.
Se Lee sapesse cosa provo per
lui, perderei anche la sua amicizia.
In fondo è meglio girargli
intorno senza sfiorarlo, come
Dopo averlo guardato un’ultima
volta, gli volto le spalle e me ne vado, chiudendo delicatamente la porta al
mio passaggio.
“Non andartene, Tenten…”
mormorò Lee non appena la kunoichi si fu allontanata.
Le sue parole furono seguite
dal più totale silenzio.
Con un sospiro, il ragazzo
decise di riaddormentarsi, giurando mentalmente a se stesso che avrebbe fatto
del suo meglio per tornare quello di sempre.
Non voleva che Tenten
smettesse di sorridere a causa sua.
Lei… lo aveva appena
ringraziato.
Credeva in lui. Avrebbe fatto di tutto per non
deluderla e tornare alla vita di sempre.
Un attimo dopo, Lee era
immerso in un sonno profondo, ma questa volta, i suoi lineamenti erano sereni.
Stava dormendo beatamente per
la prima volta da quando era stato portato all’ospedale.
FINE
**
Ciao a tutti! Questa è la
prima LeexTen che scrivo (fan di questa coppia, so che ci siete!), una one-shot
semplice e senza pretese che cerca di mostrare un momento che l’autore non ha
descritto nel manga, quello dell’eventuale visita di Tenten all’ospedale dopo
l’incidente con Gaara, ai tempi della prima serie.
Ultimamente questo pairing
alternativo ha catturato la mia attenzione, e ho deciso di mettere per iscritto
un’idea che mi è venuta di getto e che mostra come Tenten nasconda i suoi
sentimenti per via di Sakura, senza sapere che lui, in fondo (mooolto in fondo)
li ricambia! Se vi va, lasciate un commento.
Lyla