Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: GirlDestroyer1988    07/04/2016    1 recensioni
Hiromi è una ragazza come tante, rimasta basita e sconvolta da una rapina a mano armata avvenuta in un parco dei divertimenti. Lo shock sarà però la porta attraverso cui i Guardiani entreranno nella sua vita per aiutarla e per essere forti nell'affrontare un antico nemico....
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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RAPINA SUICIDA A HARMONYLAND Uccide cassiera durante una rapina e si spara in bocca 30 Dicembre-ad un solo giorno dal 2012 a Harmonyland Un negozio di dolciumi ha subito una rapina a mano Armata da parte di Korakku Totumizaki,pregiudicato Di 33 anni. Dopo la rapina l’uomo è scappato via e Nella corsa si è sparato in bocca Io c’ero. Fianco a fianco con bambini che dalla paura sembravano morti. Morti di paura. E poi la violenza era esplosa. Korakku sparò prima alla cassiera,la signora Hitohimishi e poi, quando la polizia se ne accorse,venne placcato ma riuscì a scappare a gambe levate e nel trasporto della corsa si è sparato. Si dice che morì correndo. Come i cavalli. Totumizaki è morto così. E io l’ho visto. Orribile. Ed eravamo ad un luna park. Una Disneyland. Cosa ci fa un rapinatore suicida a Disneyland? Da quel momento cambiai irrevocabilmente. Uscì da Beppu e tornai a Tokyo, trattando da diarrea chiunque cercasse un colloquio amichevole con me. Tutti. A Natale. A casa passai il resto della giornata a vomitare. Mi era venuta la febbre. Mi isolai dal mondo e conclusi quella giornatina dormendo della grossa. @-mail! @-mail! Sono andata a fare spese. Ho deciso di non uscire più di casa. Se non,ovviamente,per nutrirmi. Perchè? Per elaborare il lutto,e chi mi chiede di più si becca un pugno. Comprai generi alimentari, un giardinetto zen, un LP di Bela Bartok, un abito tradizionale, una Xbox Kinekt con alcuni giochi, pezzi di ricambio. E come la pago tutta sta roba? Con un uovo Fabergè di famiglia. Tanto,anche se lo vendo,ai miei familiari non dispiace. Tornai a casa e mi feci un bicchiere di spumante;d’altronde oggi è Capodanno. Anche se,va detto,il bicchiere di spumante lo buttai nel cesso:non mi piace,mi sembra amuchina. Sul mio computer c’è un @-mail della mia amica Sakura. Mi parla del problema delle università che vivono facendo le “vassalle” di altre. I presidi si sa,non vogliono fare branco,sono lupi solitari che non vogliono si tocchi ciò che hanno marcato. E c’è pure il problema della fuga di cervelli. Mi augura infine Buon Natale. “Sì,Buon Natale Saki. Almeno tu” Undicesimo giorno. 9 Gennaio 2012. Perchè mi sono rinchiusa in casa? Per fuggire dalla paura che mi ha provocato quell’episodio di cronaca nera. Oppure non è quello il vero motivo,ma il vero motivo è stato fatto emergere da quell’evento? Innanzitutto ero una testimone,sarei dovuta rimanere fintanto che la polizia non avesse deciso di lasciarmi andare. Ma chissenefrega. Non avrei detto nulla d’interessante. Non mi sarei dovuta arrabbiare così tanto. Ma sono sempre stata fragile. Perchè non ho combattuto la mia fragilità? Per combattere la fragilità,innanzitutto devo uscire. Ma quando afferro la maniglia,mi sento subito scoraggiata. No,non ce la posso ancora fare. 27 giorni dopo, 29 Febbraio 2012. Psicologo:perchè non esce di casa? Io:ho paura dopo quello che è successo a Harmonyland. P:Perchè ne è così spaventata? Io:è come se avessi sentito una vibrazione malvagia.... “Perchè ha creato Disneyland? Quale filosofia vi si trova dietro?” “Disneyland non è una celebrazione di me stesso. Non è un ulteriore spreco di soldi governativi. Disneyland sarà una terra di sogni,una terra di sogni concreti. L’America credo abbia bisogno di qualcosa come questa. L’America ha bisogno di personaggi come Topolino. Non incarnano nulla,se non il desiderio di poter opporre alla realtà i propri sogni. Ma Disneyland non sarà una via di fuga,un qualche paradiso artificiale. Disneyland anzi celebrerà il lavoro concreto di chi ha creato l’America. Vi porterò a visitare Frontierland” [...] “Signor Disney,di lei dicono che non è molto maturo. Sinceramente,signori come Howard Hughes non credo che affiderebbero i loro soldi a qualcuno che ha in casa propria un piccolo treno per spostarsi da stanza a stanza.” “Ma Disneyland non è un capriccio immaturo. Disneyland non è tornare bambini,ma sapere che una volta lo siamo stati” “Cosa ne pensa di Fritz il gatto?” “E’ un film orribile. Pornografico,malato,ultraviolento. I film d’animazione non dev’essere assolutamente così” “Signor Tatum,molti hippie e contestatori l’hanno adorato. Dicono che nei film della Disney e di Walt vi sono riferimenti apologetici al nazismo,al razzismo,all’antisemitismo e alla sessofobia. Dicono che Walt era un massone nazista. Che sosteneva Hitler. Che era favorevole alla castrazione chimica degli handicappati....” “E bè certo, chissà che grand’uomo dovrà essere questo Ralph Bakshi, che nei suoi film fa accoppiare un corvo con un gatto. Niente di tutto ciò è vero. Walt odiava il nazismo e su molti nostri aerei del periodo c’era un Paperino battagliero. Walt non fu mai razzista:li ha visti lei Dumbo? Tanto caro al mio cuore? La capanna dello Zio Tom? Le sembrano film favorevoli alla discriminazione? La sessofobia:perchè lei crede che una pornografia senza freni sia giusta? In Walt predominava l’amore,che è più forte del sesso. “ “signor Ovitz, come vede l’animazione oggi?” “Questo Natale uscirà Mulan,il nostro 36esimo film e già 36esimo classico Disney. Qui da noi le cose vanno abbastanza bene, altrove non lo so,ma mi sembra che ci siano molti che guardano a noi come maestri. Anche se i loro film non sono Disney,c’è quell’impronta,che non vuol fare solo film d’intrattenimento ma trasmettere profondi contenuti emozionali. Vedo la Pixar di Lasseter e vedo una realtà giovane e profonda,che sfrutta appieno le nuove possibilità dell’animazione al computer. Vedo altrettanto la Dreamworks di Leder,e ci vedo un altra realtà giovane e prolifica” “26 anni fa Tatum parlò molto male di Fritz il gatto di Ralph Bakshi, il primo film d’animazione vietato ai minori. I suoi successori parlarono altrettanto male degli altri film, Heavy Traffic,Coonskin,Once upon a girl,Dirty Duck (questi ultimi inediti in Italia,ndr). 26 anni dopo e con prodotti come I Simpson, South Park, Beavis and Butthead e il recente Family Guy,la sua opinione e l’opinione della Disney in generale è cambiata? Siete più tolleranti?” “Veramente non capisco perchè bisognerebbe essere “tolleranti”. Non credo che se la Disney diventasse volgare in un qualche modo diventerebbe “tollerante” o “moderna”. Stiamo cercando di adattarci alla modernità ma non mi sembra che questo possa avvenire in questo modo. I Simpson poi non sono nemmeno così volgari. Non capisco poi perchè esistano cose del genere. Spesso sono prodotti che non veicolano quasi niente, intrattenimento di pessima qualità. Non c’entra la qualità dei disegni. Anche i nostri Doug e Pepper Ann hanno uno stile “poco Disney”,ma lo vede anche lei che Disney è sinonimo di tante cose. Lo stile Disney è composito:un pò Floyd Gottfredson,un pò Ub Iwerks, un pò Henry Selick, un pò Ward Kimball, eccettera. Nei nostri film abbiamo animazione totale,parziale,in stop motion,tridimensionale,riprese dal vero...quindi non è un animazione più grezza che fa “moderno”. Per quel che riguarda i contenuti, non è-ripeto-sinonimo di modernità l’essere volgari. L’umorismo volgare è sempre esistito,basti pensare a Aristofane. Ma non è l’unico e ho i miei dubbi che sia infallibile. Che cosa “perderemmo” censurandolo? Perchè lo stile Disney non va bene? Perchè l’animazione può anche essere per adulti? Credo che ci sia in fondo un malinteso senso di quest’arte. Molti vorrebbero l’animazione elitaria,qualcosa da tenere alla larga dal popolino...non sono d’accordo. L’animazione nasce popolare. Anche Sheakspeare era popolare. Spesso sento che l’animazione adulta è più fine,alternativa e acculturata di quella “infantile”,cioè quella che facciamo noi insomma. Mi viene spontaneo chiederlo: in che senso? Cos’hanno di così culturale Beavis e Butthead? Nulla,assolutamente nulla. E allora,se pure Fritz il gatto non ha risvolti intellettuali profondi,perchè lo si preferisce a Disney? Molti dicono e perchè si oppone alla cultura dominante,borghese,dei “matusa”. Ma non veicola niente. Così oggi,vent’anni dopo. Il malinteso è questo:Disney è per il popolo bue,Bakshi per i colti. Mi piacerebbe però che si guardasse la questione da un punto di vista meno elitario. Non ci opponemmo mai alle “alternative”,ma se un film d’animazione astratto e psichedelico lo capisce solo chi l’ha fatto e non trasmette nulla e ti fa solo venire il mal di testa, allora no. Così oggi dove la tv ha preso il posto del cinema in queste cose. La tv,com’è concepita oggi,è noiosa. Noiosa,e sempre più volgare. Ridiamo con la cacca,le parolacce,ma non stiamo ridendo bene. Spesso ridiamo di chi sta peggio di noi. Le sembra giusto? Io mi ricordo che agli inizi il David Letterman show non era così scurrile. E che non c’erano pubblicità sul viagra. A tutto questo noi ci dovremmo adattare? Non lo fanno all’infuori, non dovremmo farlo neppure noi. Non che io possa pretendere molto. Io per primo non riesco mai a mettermi il cuore in pace con Disney Channel. Domande come Cosa trasmettiamo? A chi lo trasmettiamo? In che modo? Di che risma? Mi assillano. Ma io non credo che Murdoch si faccia le mie stesse domande. O meglio:una volta se le faceva,adesso non credo. È un sistema che ti pialla verso il basso. Ma ne vale la pena? Io non faccio che chiedermelo. È difficile “tollerare” la spazzatura” Improvvisamente divenni onniscente. Un angelo custode guidato dal dolore. Non sono assolutamente in grado di ricordare come fosse successo, so solo che improvvisamente potevo vedere dall’alto tutte le anime dei bambini della città. “Cosa significa tutto ciò?” mi chiesi. Ma la carezza di un vento polare mi tolse ogni dubbio. Nord osservava il quartiere di Via IV Novembre,mentre attorno al negozio di giocattoli Littlebigtown c’era la tipica ressa di Natale. Il Colosseo si stava lentamente riempiendo di neve,mentre tutta Roma si stava simultaneamente imbiancando. “Mi siento a casa,grande madre Ruzzia! Il Vuolga,il vento frieddo dell’Artide! E la festa di Natiale mentre le campane della Cattedriale di San Bazilio zuonano a fezta! Andiamo mie rienne!” e si accomodò sulla sua slitta,e parte nel cielo. Febbraio è un mese insicuro. Freddo,ma improvvisamente caldo. Un giorno è Primavera,domani invece nevica. Comunque quella notte,in Via Cesare Campioli,il vento trasportava via le cartacce di chi va verso lo Stadio Mapei,e torna, mentre i primi uccelli di ritorno dalle migrazioni invernali cinguettavano nella notte. In una delle case della via c’era un giovane e aspirante pugile,che tornava da Via Guasco,portandosi i denti sputati su quel quadrilatero. Dentolina lo guardò benevolente mentre parcheggiava la sua Siata Amica Cabriolet nel giardinetto di casa. “Mamma,fcufami fe fifchierò per un pò,ma temo di averci rimeffo 2 incifivi” e mentre il padre esaminava il maltolto,la madre ne asciugava il sudore dalla fronte. “Ne ce vorrà per diventare qualcuno” disse sbadigliando,mentre andava a letto. Il giorno successivo Dentolina li lasciava 12€. Invece a Milano,per Pasqua,aveva montato un afa tale che la Ferrero aveva rinunciato in partenza alle uova di Pasqua. La Nestlè aveva intelligentemente pensato alle uova di Pasqua gelato. Secretissimo il brevetto. A Parco Sempione ci si sdraiava come in spiaggia in mezzo all’erba, mentre si cercava il fresco avvicinandosi alle fontane. Tra i cespugli si muoveva Calmoniglio,guardando le sue piccole uova che sudavano albume. “Non è normale che vi sia un clima simile” disse mentre con delicatezza le riponeva nella sua sacca. Con un battito della zampa destra creò un passaggio sotterraneo che lo portò alla sua tana sotterranea. “Temo che quest’anno non ci sarà Pasqua. Quest’ondata di caldo durerà fino a San Emidio-5 Agosto-e le mie uova rischiano di guastarsi tutte” A febbraio,invece, si verificarono nevicate a tappeto su tutto il paese. La tangenziale SS4 era abbastanza percorribile,ma i treni non potevano assolutamente partire,nè loro nè tantomeno gli aerei. La città,di notte,era triste e spettrale. I bambini avevano provato a giocare a palle di neve, a fare pupazzi di neve,ma il clima sembrava davvero troppo rigido e la neve troppo alta per farli andare in giro. Era quello che desolantemente Lewis chiamava “l’Inverno senza Natale”,l’evento senza l’incanto. Ciononostante Sandman resisteva ancora e dall’alto di una delle case del quartiere Testaccio lasciava soffiare da sè caldi venti di sabbia dei sogni, nonostante fosse difficile far sognare i bambini,e altrettanto i grandi. I bambini sognavano quello che avrebbero desiderato fare più a lungo,prima che i genitori li dicessero di tornare dentro,”perchè fa troppo freddo e poi c’è il ghiaccio scivoli e ti fai male”,mentre i grandi recriminavano tra di loro sulle inutili fatiche legate alle decisioni del sindaco Alemanno. “Per 2 fiocchi ha fatto chiudere le scuole e gli ospedali,i voli da Fiumicino, i treni da Termini,le navi da Ripetta. E poi quando ha nevicato sul serio scuole aperte,ospedali aperti, aerei avanti e indietro da Fiumicino, treni avanti e indietro da Termini,navi che salpano e attraccano da Ripetta. Grande genio,così abbiamo rischiato de spaccarci er coccije con sto ghiaccio per accompagnà i nostri filji, uno che sta già male de suo con sto freddo,sto ghiaccio che si scivola e tutta sta neve chette fai un passo ette precipitah la gamba ddentro PEGGIORA ebbasta, sti aerei Alitalia pagati insieme agli F35 per cui c’hanno tolto li sordi alla scuola (come se già nun ce ne fossero) a schiantarse le corna perchè con sto cazzo di clima brinoso nun te vedi er naso la mattina,sti treni Trenitalia Frecciarossa con la TAV de Val di Susa che c’hanno rott’ò cazz i noTAV e i sìTAV a mettersi uno dentro ar artro per la visibbilità azzero,ste navi con la Costa Concordia cretino Schettino e cretino De Falco grandissima figura demmerda en mondovisione a rifà la stessa merdacciata. Mavattenneaffarnculo Alemà” “Quanto rancore che soffoca i sogni,pensò tra sè e sè Sandman. Mentre i bambini perlomeno sognavano di giocarci,con la neve,agli adulti non si potè fargli sognare se non cose grette. E proprio vero che quando diventi grande smetti di credere nelle fate.... Neppure sulla SS9 reggiana le cose,causa neve,erano migliorate. Tutta la città era,come Roma,coperta dalla neve. Era notte inoltrata e ormai da molto Delrio aveva chiuso le luci del suo scranno,via dal Museo del Tricolore,in questi che sono tutt’altro che anni patriottici. Jack,resosi invisibile a chiunque tentasse di scoprire chi fosse (ma a quell’ora era assolutamente impensabile che vi fosse sul serio in giro qualcheduno),camminò mestamente per quelle stanze e per quelli uffici deserti. Le bandiere italiane volute da Luigi Ancini-primo sindaco della città-erano ammainate come in tempo di lutto nazionale. Davano un immensa tristezza,così belle ma così stanche di sventolare su un paese che sembrava quasi voler dirle di non meritarsele. Uscito su Piazza Prampolini,alzò lo sguardo aldilà del campanile e pensò ai sogni che mancavano. Sandman era a Roma,altra città che non sapeva perdonarsi,colpa di un amministrazione che gareggiava con la mafia a far ridere dietro l’Italia,povera patria senza vessili da innalzare. Ma in fondo era così dappertutto. “E tempo che io vada” pensò Jack. Infine,regno di Arendelle. Lontano nello spazio e nel tempo. Elsa osservava il mondo dall’alto del suo castello di ghiaccio. “ora lo so chi sono io E il gelo è il posto mio Nessuno più un demone mi considererà La mia magia gioia gli darà E mai mi tirerò indietro se loro avranno bisogno di me Anna,Kristoff e Arendelle Con il mio gelo io li proteggerò E mai li abbandonerò” “sono tornato” Jack era dietro a Elsa, e lei,riconoscendone la dolce voce,se ne fece abbracciare. Non avevo idea di quando tempo fosse passato, ma mi ritrovai insieme a qualcuno che mi piaceva. Hatsune Miku. Lei era la mia vocaloid preferita. Se non sapete che cos’è un vocaloid,è un avatar olografico in grado di cantare e ballare. Cantano con una voce campionata,spesso offerta da qualche celebrità già esistente. C’è ne sono un plotone ma Hatsune Miku è quella che alla fine è emersa più prepotentemente. È comparsa in molte pubblicità e spettacoli dal vivo in molti importanti anfiteatri non solo in Giappone,ma anche in America,mi sembra a Hollywood. Insieme a lei ci sono i fratelli Kagamine, Rin il maschio e Len la femmina. Nonostante abbia appena detto “fratelli”, molti credono che siano una coppia eterosessuale,a causa di certe loro canzoni più tenere come “Romeo and Cinderella”. Per me potrebbero pure amarsi incestuosamente, d’altronde i Sarao e Kazame di N.P di Banana Yoshimoto lo fanno praticamente,non è sicuro se perchè lo vogliano o per errore. In realtà,come nelle commedie di Plauto,non sanno di essere fratello e sorella. E poi non credo assolutamente siano davvero incestuosi, possono fingerlo,ma di certo non lo sono. Hatsune Miku e i Kagamine Brothers sono un pò i Bugs Bunny e Daffy Duck dei vocaloid,portavoci di tanti personaggi. Ero al National Teather di Tokyo, e doveva essere il 30 Aprile 2013. Ne è davvero passato di tempo,da cui mi sovvengono ricordi incerti. Con tutta la probabilità sono uscita e mi sono fatta rivedere in giro,perchè parrebbe di sì. Comunque ero a The End,la prima vocaloid opera della storia. All’inizio c’erano una coppia di prestigiatori francesi,che non mi ricordavo ci fossero o meno nella pieçè. Vabbè,che suppongo a fare,tanto lo spettacolo lo sto guardando per la prima volta. Parlano sia francese,che inglese che giapponese. “Benvenuti,signori,signore,nell’antro dei prodigi. 111 anni orsono, a Parigi,George Melies incantò il pubblico lanciando un missile nell’occhio sinistro della Luna. 74 anni fa,al Columbia Teather di Hollywood,arrivò Mandrake,leggendario mago dei fumetti,per un serial cinematografico a lui dedicato. 55 anni fa, Ray Harryhausen portò gli spettatori nella magica Arabia di Sinbad, nell’impresa di far tornare alle sue antiche dimensioni Parisa,figlia del califfo di Bagdad,tenuta prigioniera dal malvagio Sokurah. Li fece vedere un immenso ciclope a guardia della leggendaria lampada di Aladino, Sadi,eunuca di Parisa,trasformata da Sokurah in un affascinante donna serpente, un gigantesco Roc a due teste, Sinbad che combatte in punta di sciabola contro lo scheletro di un pirata usato come sguattero da Sokurah, assistettero alla lotta tra un ciclope e un drago. Oggi,io,Ser Philippe Catrach e Ser Amedèé Tobus,vi porteremo nella Terra senza Vita, dove Hatsune Miku si è persa,quando si è chiesta se anche i Vocaloid sognino pecore elettriche. Ma prima il nostro primo,vero trucco sarà portarvi dalle lontane pianure dell’Artico lo spirito dell’Inverno Jack Frost!” Non sapevo che ci sarebbe stato anche questo. Lo fecero apparire tramite un elementare numero di polvere pirica,che qui divenne neve e sbuffò sul pubblico,e non su di me,perchè,pur standomene seduta su una delle poltroncine,non ero materialmente lì. Siccome il vento soffiava forte,Catrach e Tobus si erano armati di ombrelloni dalla Costa Azzurra. Jack apparve come un grosso blocco di ghiaccio,che si ruppe come un uovo rivelando Jack in tutta la sua fragile e gelida bellezza. Non potei non rimanerne incantata,ma non mi fece innamorare. Ho già un fidanzato,a cui scrivevo regolarmente....e con cui apparentemente devo aver fatto un sacco di sesso durante il “periodo buio” della mia memoria. I 2 maghi e lo spirito del ghiaccio discussero per un pò e poi Jack,accordandosi con loro, invitò una ragazza sul palco...e toccò a me. Improvvisamente mi resi conto di 3 cose: 1) ero materiale 2) avevo pagato il biglietto e mi ero seduta al posto n’14 3) stavano parlando con me mi appropinquai al palco anche abbastanza confusa e spaventata. Raggiunto il palco, Jack mi chiese come mi chiamassi e di rivelarlo al pubblico. “H-Hiromi” dissi. “Sii la mia damigella,Hiromi. Voglio accompagnarti dentro la Terra senza Vita,insieme a Catrach e Tobus. E poi mi ritrovai catapultata in quel mondo fantastico. Miku ci guardava, Mku affondava nel mare del Mondo senza Vita,Miku era in piedi di fronte al pubblico,insieme a Qiqi,un topolino che l’accompagnava nel suo viaggio aldilà della vita e della morte, Miku nel pieno della tempesta, Miku in una grotta,tenuta prigioniera da un Drago di Giaffa,testa di leone, corpo di tartaruga, 8 gambe, coda di coccodrillo, Miku su cui incombeva l’enorme automaton di Anubis,il dio egizio della morte, una Miku Brondingraniana davanti ai nostri eroi-tra cui io-la lotta tra Miku e il negromante Owari,cominciata dopo che siamo corsi in suo aiuto dopo essere stata catturata da un oloturia gigante,per far questo prima cavalca un drago,poi diventa ella stessa un drago per combatterne un altro,un drago centauro che non è nient’altro che Owari trasformato, Miku in uno dei suoi stessi occhi,con la pupilla trasformata in un pozzo a cielo aperto, circondata da un Tanystropheus, Miku persa in un labirinto di specchi. A spettacolo concluso, prima che potessi uscire venni catturata da Jack Frost. “Cosa vuoi da me?” non fui capace di fare la bimbaminkia abbastanza bene,ero ferma a certe faccette della Noa di Sky Doll. “Vedi, tutto quello che vedi è vero. Il mondo fantastico,Miku,tutto. Una fantasia che è quella dei bambini,che i Guardiani come me e Nord (Babbo Natale),Calmoniglio (il coniglietto pasquale), Dentolina (la fatina dei denti) e Sandman (l’omino dei sogni) difendiamo. Ma abbiamo bisogno di te,perchè hai vissuto un esperienza di crisi dell’innocenza. Tutti noi 5 guardiani abbiamo vissuto questo stesso shock. E dopo,l’Uomo della Luna ci fece diventare guardiani. Vorremo che tu ci aiutasti. Nonostante Pitch Black sia stato sconfitto, i bambini hanno ancora gli incubi,e tu ci servi” “Dove andiamo?” “Nel regno di Arendelle” Arendelle era in piena Primavera. Jack,spirito dell’Inverno,non mi accompagnò. “Il mio posto è sulle montagne” disse seccamente,ma senza un autentica nota di dispiacere nel cuore. Il castello dava su una bellissima valle. Entrata, feci la conoscenza dei sovrani,e della principessa Anna. Lei viveva e lavorava tra i ghiacciaioli d’Inverno e tra i boscaioli d’estate. Ora risiedeva in una capanna lungo il Tverrelva. Mi uniì a Kristoff,il principe di Arendelle, di ritorno da una messe di pini, ottimi da bruciare nel camino. Penetrata nell’atmosfera,dissi che mi mandava un certo “Jack Frost”. A sentire cotanto nome,Anna andò in fibrillazione e mi chiese tutto di lui. Ma cosa ne so io di lui? Lui non mi aveva detto niente di lui! Ma Anna e Kristoff mi illuminarono a riguardo. Pitch era stato sconfitto,e le strade dei Guardiani si erano di nuovo divise. Jack,spostandosi nei freddi fiordi scandinavi,capitò nella città di Oslo,parte dell’antico regno di Arendelle. Arendelle esiste fuori dal tempo,ma è a Oslo che vi si può accedere. Ma solo quelli come me,spiriti che riescono a rendersi invisibili. Da Oslo percorsi il Glomma fino a Ronnasmyra,dove,introducendomi nella terra, raggiunsi i monti di Arendelle,dall’altra parte rispetto a Oslo,verso Ottawa,dall’altra parte del Mare del Nord e dell’Oceano Atlantico. Scorse Elsa mentre saliva sul GaldhØpiggen, costruendo sulla sua cima il proprio castello di ghiaccio. Non erano solo quei suoi poteri ad attirare Jack, ma quel suo essere incompresa, malvista,dimenticata, se non addirittura dimenticata,giù ad Arendelle. Come lui un tempo. Salito anche lui sul monte, esitò prima di raggiungerla. Non aveva la benchè minima idea di cosa sarebbe successo se avesse “interferito” con lei e con quel mondo. Quando però poi Elsa gelò per sbaglio Anna e Hans sguainò la sua spada per uccidere la regina dei ghiacci,lui intervenne pur temendo tutte le conseguenze di questa sua intromissione. Col suo bastone riuscì a fermare la lama, mentre Elsa cadeva dietro di lui. “Elsa! Kristoff! Portate via Anna! Non pensate a me lo tengo io lontano da voi!” “Chi sei? Perchè ci stai aiutando?” “Ve lo spiegherò dopo,adesso scappate e portate Anna con voi!” “Maledetto demone dei ghiacci! Lasciala a me!” ma Jack riuscì a buttarlo a terra. “Come osi intrometterti abominazione!” “Non sono un abominazione,sono un Guardiano! Non posso permetterti di ucciderla!” e combattè contro di lui. Nel frattempo Elsa aveva difficoltà a trasportare Anna,temendo di spaccarla. Olaf,Sven e Kristoff ce la stavano mettendo tutta per renderla intonsa,ma dovevano continuamente fermarsi. Elsa,vedendo Jack combattere contro Hans, dovette distaccarsi dal gruppo per correre in suo aiuto. Riuscirono insieme a disarmare Hans,ma Jack dovette comunque portarla via da quel folle. “La vostra amica è rimasta prigioniera del ghiaccio. Elsa,sai come farla tornare normale?” “Non lo so! La mia magia ha fatto questo a mia sorella,e non so assolutamente come riportarla alla vita!” e dalla rabbia prese a colpire e piangere contro la statua di ghiaccio. A poco a poco però sentì di nuovo calore corporale provenire da Anna. Le sinapsi lentamente tornavano a capacitare e carburare elettricità,nell’umore cefalorachidiano. Il sangue si scioglieva come quello di San Gennaro,tornando ad essere pompato dal cuore. Il respiro tornava ad alzare ed abbassare il diaframma, spingendo le sacche di parenchima, e infine Anna ritornò dal ghiaccio,abbracciando Elsa,ora non più temendone il tocco polare. “Sei tornata Anna. Eri diventata una scultura di ghiaccio a causa mia,ma lui,Jack Frost,mi ha coperto le spalle mentre ti soccorrevo” “E’ una bellissima storia” risposi io. “I Guardiani mi hanno chiamata per una missione. Mi chiedo quale possa essere” “Loro viaggiano molto e grazie a Loro sappiamo molto del mondo da cui provieni. Non è un mondo in pace,purtroppo. Molti sono gli esseri umani a cui viene negato esserlo. Schiavi. La missione era quella di aiutare dei piccoli schiavi a Parigi, parte di industrie tessili in mano alla Compagnia D,la mafia indiana. Di norma la produzione d’indumenti,articoli sportivi, anche giocattoli,avviene nei paesi natali di quei piccoli schiavi, Dacca, Calcutta,Bombay. Ma di recente molti stabilimenti illegali operano nella periferia della città. Devi recarti lì e salvare quei bambini” “E in Giappone? Ci sono anche lì stabilimenti illegali?” “No,perchè i controlli sono più severi. Inoltre le grandi firme sia modaiole che sportive producono in proprio con materiale locale. È un lavoro ormai meccanizzatosi già dagli anni 50. è in Europa e Asia che lo schiavismo infantile è più forte. Non so se conosci la storia di Iqbal” “Ne avevo sentito parlare quando,alla mia facoltà,venne un rappresentante di Amnesty International” “La fabbrica in cui lavorava esportava da Muridke, nel Punjab, tappeti verso i principali mercati europei:Milano, Parigi, Londra, Mosca. Riuscì a fuggire e divenne un attivista contro lo sfruttamento minorile,ma finì ucciso. In Asia,sopattutto nell’ex valle dell’Indo, dalla Turchia alla Mongolia, la produzione è ad un costo demenzialmente basso anche grazie al clima di povertà che favorisce il lavoro minorile: una famiglia manda a lavorare il figlio per poter poi ovviamente sfruttarne il salario. Ma spesso o il “salario” è troppo basso o non c’è proprio e il bambino è uno schiavo. Nessuno protesta un pò perchè gli schiavisti hanno il coltello e il mitra facile,un pò perchè vengono suadentemente tenuti in una condizione di impossibilità di far valere i propri diritti,ed un pò perchè c’è troppa fame. In Europa e America ci sono i più ricchi signori della moda: Nike (Oregon), Adidas (Erlangen), Benetton (Carbonera), Reebok (Manchester), Levis (San Francisco), Mondo (Cavour). Ci vorrebbe un codice di doveri etici per le multinazionali. Quando si è saputo di una veglia di preghiera indetta per venerdì notte nella cattedrale di Cosenza, con l'arcivescovo, ho immediatamente pensato che finalmente qualcuno nel mondo cattolico nostrano si era commosso per le centinaia di cristiani (e anche non cristiani) uccisi in quelle stesse ore per le violenze dei fondamentalisti islamici in Nigeria. Fanatici musulmani si sono infatti scatenati su di loro - poveri capri espiatori - per protestare contro il concorso di Miss Mondo. Che c'entrano i cristiani con Miss Mondo? Nulla, ma sono sempre e comunque loro i bersagli. Carneficine che durano peraltro da anni e che si perpetrano non solo in Nigeria, ma in decine di Paesi, nell'indifferenza del mondo, perché i cristiani sono oggi il gruppo umano più inerme, indifeso e più perseguitato del pianeta, da tutti i regimi illiberali (comunisti, islamici, autocratici, a volte anche parzialmente democratici) e da gruppi terroristici e nessuno se ne cura, nessuno prega per loro, nessuno si batte per loro. Se non il solitario Giovanni Paolo II e pochissimi altri insieme a lui (talora non cattolici). Pensavo dunque che a Cosenza qualcuno fosse addolorato per tutti quei morti innocenti. Ma - se sono vere le cronache dei giornali - il vescovo di quella città ha dedicato la veglia di preghiera ai noglobal. Sì, mentre i cristiani venivano massacrati la diocesi di Cosenza chiamava alla solidarietà e alla preghiera per Caruso e gli altri noglobal arrestati (e in parte rilasciati). I compagni dei Canarini e degli Agnolotto: sarebbero loro i perseguitati indifesi. Le vittime con cui solidarizzare. Riporto testualmente la cronaca che ne ha fatto il Corriere della Sera perché meriterebbe di finire sui libri di storia come documento del suicidio tragicomico di un certo mondo cattolico. «Ciò che per parecchi di loro (i manifestanti noglobal, ndr) resterà davvero indimenticabile è quanto hanno vissuto nella veglia di preghiera che s'è tenuta in Duomo per un venerdì notte "un po' sacro e un po' rivoluzionario". Con l'arcivescovo Giuseppe Agostino che andava giù duro contro i magistrati della Procura. E con l' altare addobbato come un centro sociale. Dietro alla croce e ai candelabri, un telo di stoffa bianca: "Giustizia e pace". Nella prima fila c'era il sindaco Eva Catizone e accanto l'assessore Franco Piperno. Il leader antagonista Vittorio lAgnoletto, due banchi dietro. Le mogli dei consiglieri comunali vicino alle ragazze con la kefiah. Certi in ginocchio e certi altri in piedi. Chi pregava e chi no. Però - aggiunge il conista del Corriere - tutti ad ascoltare monsignor Agostino. "Il Movimento non è sovversivo e noi abbiamo il compito di capire cosa vogliono questi giovani. Il nostro dovere è capire dove va la storia". Raccontano di uno che, appoggiato ad una colonna, ha perfino alzato il pugno chiuso, in evidente segno di approvazione"». Tralascio altri pittoreschi dettagli della cronaca del Corsera, come la presenza di preti, suore, catechisti e scout dietro agli striscioni di Rifondazione comunista e dei noglobal (mi auguro che non sia andata così). Molto ci sarebbe da dire sul caso di un vescovo evidentemente smanioso di cercare gli applausi del mondo e di accodarsi dietro ai forti e agli arroganti che innalzano le bandiere rosse e il pugno chiuso. Vorrei pensare a ingenuità, ma è poi difficile spiegarsi quella quantità imbarazzante di incenso: «Questi giovani sono molto, ma molto più interessanti dei giovani del perbenismo, che vanno nei pub e danzano sul nulla». Anzichè mettere in guardia i giovani e soprattutto i giovani cattolici da simboli e ideologie ottuse in nome delle quali nel Novecento altri hanno provocato un oceano di sofferenza e una strage immane di cristiani, il vescovo cerca il plauso della piazza noglobal e - dopo avere insultato senza alcuna ragione i tanti giovani normali che vanno a prendersi una birra al pub - non si risparmia neppure - stando alle cronache del Manifesto - un banale comizietto antiberlusconiano. Dall'altare. Quello che colpisce - dicevo - è la quasi totale indifferenza di gran parte del mondo cattolico italiano, pronto a mobilitarsi per Caruso, di fronte alla tragica sorte dei cristiani nel mondo (circa 600 milioni di cristiani che vivono in regimi persecutori e illiberali). Peraltro è anche interessante anche come hanno riferito del massacro della Nigeria i giornali più vicini ai noglobal, quelli che esaltano il vescovo di Cosenza. La prima pagina del Manifesto: «Orde di integralisti islamici si scontrano con fanatici cristiani devastando, uccidendo, incendiando». Così si confondono le vittime e i carnefici. Del resto Liberazione parla di uno «scontro di fondamentalismo». Quello della «Nigeria islamica» è quello di un mostruoso «Occidente cristiano» che sarebbe colpevole di immoralità. Giustamente, Avvenire ha - sommessamente, molto sommessamente - protestato per questa versione dei fatti, facendo notare tra l'altro che non esiste una «Nigeria islamica»: evidentemente a Liberazione non hanno voglia di documentarsi e ignorano che il 50% della popolazione è cristiana e che i morti cristiani sono tutti neri, non bianchi occidentali. Tuttavia anche Avvenire sembra fuggire come la peste la verità di quei tragici fatti. Dice che «la questione etnica porta ancora allo scontro» e poi cerca di convincerci che «dietro all'apparenza di un conflitto che nasce e si alimenta anche delle diversità religiose» ci sarebbero questioni politiche e sociali, addirittura di classe. Hanno una gran paura, in ambiente clericale, a nominare il problema: l'Islam «versus» il Cristianesimo. Alle più diverse latitudini, nella più totale diversità di situazioni sociali e politiche, i regimi islamici perseguitano i cristiani, li umiliano, li massacrano o ne limitano drammaticamente la libertà. Così come fanno i regimi comunisti. E' una verità così difficile da dire? Più si tarda a riconoscerla più drammatico sarà il risveglio suonato, purtroppo da tanti altri «11 settembre». “articolo di Antonio Socci” disse Anna dopo averlo letto. “Quindi da ambedue le parti il più pulito c’ha la rogna,capisco. Ma se mi dovessi trovare in difficoltà, come farei? Io non dispongo di poteri” “Ti aiuteremo in ogni momento critico. Elsa e i Guardiani riescono a mettersi sulla lunghezza d’onda delle sistole e diastole del tuo cuore” Le banlieues,l’estrema periferia parigina. Qui partono e arrivano furgoni pieni di indumenti contraffatti. I negozi del centro storico-Galeries Layafette in testa-non se ne possono accorgere,un pò perchè i furgoni ufficiali non sono griffati, un pò perchè i loghi sono ormai replicabili alla perfezione. I laboratori si trovano a Charenton-le-pont, sulla E50. Mentre Hiromi percorreva l’autostrada sulla sua Citröen DS 21,le capitò di osservare un capannone sospetto. Ma non c’erano ancora sufficenti elementi. Imboccò la D6B e poi Rue Gabrielle, Rue Jean Baptiste Marty, Rue de Paris, Rue du Pont e Quai des Carrieres. L’edificio che più l’insospettiva era nella Quai des Carrieres dopo un ponte/cavalcavia sulla Senna. “Non ci riesco a vedere nulla di sospetto,ma mi avevate detto che qui nelle Banlieues questi edifici fatiscenti dell’epoca di Proust sono laboratori tessili clandestini” disse mentalmente Hiromi. “Segui quel furgoncino” si limitò a risponderle Elsa. Quando il furgoncino fu uscito dal garage,Hiromi girò e lo seguì. Arrivò fino in Place de la Republique,ad un negozio di articoli sportivi. “Si sarà fermato lì indovinate per quale motivo...” ma ancora rimaneva nel possibile: un negozio d’abbigliamento non ha solo bisogno di rifornimenti, ma anche di elettricisti,idraulici,eccetera. Per essere ancora più sicura,Hiromi prese e girò fin sul retro del negozio. C’era un ingresso laterale per cassieri,al momento alla portata di una non addetta ai lavori come lei. Entrata,spiò i fattorini. Erano visi francesi,parzialmente “contaminati” con influenze guyanesi, che parlavano un francese molto sibilante e masticato. All’opposto i cassieri e gli addetti del negozio parevano corsi, con un misto di italiano con palesi influenze sarde e un francese abbastanza maccheronico. “A stoka aje, tame amane € 300 baki” “paga-lo inmediatamente?” Hiromi,grazie alle grandi conoscenze linguistiche di Sandman (chi non parla possiede tutte le lingue) capì che si stavano dirigendo alle casse per pagare, si nascose sotto il bancone facendosi più piccola possibile. Dopo il pagamento,strisciò fuori e tornò alla sua auto. Tornò indietro e continuò a pedinare il furgone, fin di nuovo in Quai des Carrieres. “Vendono vestiti,ma non credo che siano degli schiavisti” “Puoi beneficiare della visione incrociata mia,di Dentolina,e di Sandman. Più di tutti gli altri io e lui guardiamo nei sogni dei bambini. La nostra visione è così approfondita che può perorare i muri del cervello e della casa. “ osservò-Hiromi-atraverso le pareti nella casa. I 2 guyanesi sembravano uno soddisfatto dei soldi,l’altro angustiato. “Tame mitrane cinta karana? Ame 60 baksa che!” “Huṁ ānanda paṇa chē, parantu huṁ nīcē bhōnyarāmāṁ tē bāḷakō māṭē dilagīra lāgē. Andhārāmāṁ hammēśā hōya, tō tamē khāya chē tēmanē āpī tē khabara nathī, anē huṁ paṇa thāka avasāna thayuṁ jē kō'īnē maḷyāṁ chē. Jē an'yō tēnē spaṣṭa hatuṁ, jōkē, tēnī āsapāsa tyāṁ sampūrṇapaṇē udāsīna hatā jīvananī sambhāḷa tēmanā māṭē thōḍī chē. Huṁ floorboards hēṭhaḷa ahīṁ daphanāvī hatī. Huṁ kabrastāna tēnē lēvā māṭē khūba bhayabhīta chuṁ. Huṁ tēnē kēvī rītē āsapāsa kahē chē? Huṁ kēvī tē mārō putra hatō kē vārtā bharōsā banāvī śakuṁ? Kē kharēkhara lāśō stink sāthē bharavā māṭē nīcē tyāṁ tamanē vāndhō? Tē nathī, ōvara: Huṁ jō'i chē kēṭalāka kē raṅgōnō rēśamī suṅghavānuṁ anē hastamaithunanō athavā ēkabījā fucking. 11 Varṣa hōya! Tamē khyāla karē chē?” l’altro,all’inizio così entusiasmato dai soldi ottenuti,subì un piccolo sgonfiamento nel suo entusiasmo. “Pana hum dilagira lage che, parantu bosa apane tè one prakasita ke bahara sodhe to,amane mari nakhè!” sembrava preoccupato,e molto,del “capo”. “Ha, matha mane daramani che,pana hum ungha malì nathì” adesso restava solo da capire che mostro fosse I boss della moda parigina erano 3,e tutte bellissime donne. La prima era Wanda Koch,originaria di Georgetown da madre,una ricca prostituta surinamese emigrata nello stato confinante, e bavarese per via paterna, figlia di un magnate del traffico di armi illegale. In lei l’equazione tette+pistolone+montagne di soldi+sangue+sensuale ferocia trova un invereconda sintesi. Come già diceva Joseph Conrad ai tempi della pubblicazione di I figli dell’aria di Emilio Salgari,le donne dalla pelle scura sono leonesse insaziabili e perennemente focose e vogliose. Siccome il padre era uno di quelli che Jason Reitman chiama “Mercanti di morte”,i pusher d’armi da fuoco, imparò fin da molto presto ad usare le pistole, con silenziatore e mirino laser, e a 13 anni aveva già una piccola rastrelliera di fucili. La madre era una delle prostitute più ricercate dal Suriname al Venezuela e gli uomini non solo li accontentava,ma con la compiacenza viruma li uccideva e,in parti uguali,divideva quanto quei disgraziati possedevano con il marito. Così la piccola Wanda crebbe in mezzo a denaro che sapeva di sperma e sangue. La malavita,nelle favelas di Georgetown,non voleva dire solo povertà, ma anche mafia. Traffico di cocaina, immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione esercitata all'interno di private abitazioni e in locali notturni gestiti da italiani sono le principali attività illecite della criminalità sudamericana presente in Italia. Tra i gruppi di maggiore rilevanza vi è senza dubbio la mafia colombiana. Quest'ultima è costituita da gruppi criminali denominati "cartelli", il cui nome deriva dal territorio in cui agiscono (Calì, Medellin, Santa Marta, Magdalena, ecc.). I cartelli, di norma autonomi, sono dediti, prevalentemente se non esclusivamente, alla produzione, alla esportazione e alla distribuzione di ingenti quantità di cocaina raffinata in Colombia oppure acquistata in altri Paesi interessati alla coltivazione, quali l'Ecuador, la Bolivia, il Perù, il Venezuela, il Brasile e l'Argentina. La Spagna e l'Olanda costituiscono le principali piazze europee di stoccaggio e successivo collocamento della droga sul mercato europeo. L'Albania è stata scelta quale luogo di stoccaggio della cocaina. Gli ingenti carichi vengono trasportati per via marittima o attraverso l'impiego sistematico di corrieri, spesso incensurati, i quali, con viaggi frequenti portano con sé quantitativi minori di sostanza stupefacente. Le organizzazioni narcotrafficanti colombiane hanno costituito vere e proprie basi logistiche sul territorio italiano e, pur considerando la 'Ndrangheta l'organizzazione di riferimento a livello nazionale, mantengono contatti anche con altre organizzazioni di tipo mafioso comprese quelle di matrice straniera quali quelle albanesi e nigeriane. I cartelli colombiani riciclano, con sempre maggiore frequenza, i proventi del traffico degli stupefacenti in investimenti immobiliari e in attività produttive nella maggiore parte dei paesi dell'Unione Europea, fra i quali l'Italia. È naturale perciò che all’ombra dell’Healy Hall,la grande università guyanese, i regolamenti di conti fossero frequenti e piuttosto grandguignoleschi. E poi il sesso. Nel 1987,quando Wanda nacque, i disordini in Ecuador avevano portato molti del GAC (Guerrillhas Açaò Comite, comitato azione guerriglieri) ad andare sulla costa nordest del Sudamerica-verso il Venezuela e,appunto,la Guyana e il Suriname-in attesa di una nuova guerra civile. I bordelli conobbero un enorme traino e di lì al mese di Settembre dopo lunga e penosa gestazione Wanda nacque. Per i Mondiali del Camerun del 1990,la richiesta sottobanco di prostitute e di mafie in ogni angolo del mondo provocò una delle tante fratture nella vita di Wanda:sua madre e suo padre fecero,per tutto Giugno,sopralluogo a Yaoundè per “ripulire la piazza” da concorrenza sgradita, legata al giro di prostitute e papponi volto per i calciatori. Per fortuna un intervento congiunto di alcuni missionari del Gruppo Abele di Ciotti e dell’ONU liberò molte delle donne e impedì un enorme scandalo, permettendo che il Mondiale finisse con 1-0 dell’ex Germania Ovest contro la Grecia. All’epoca Wanda aveva 3 anni,e,quando ne ebbe 7 venne di nuovo sbattuta in qualche bordello con l’insegna al neon (e se c’è il neon è un pò più curato e “perbene”) sulla Seawall Public RD. Nonostante le autorità internazionali avessero già mangiato la foglia, i Mondiali Americani avrebbero portato altre prostitute e altra droga,nonchè altre mafie,tra cui quella di Harlem,reduce dei vent’anni precedenti. In quest’occasione Wanda venne messa a lavorare duramente,ma ad un certo punto Wanda “s’inceppò” e infilò il manico del mocio con cui faceva la Cenerentola su per il culo della sua padrona. E si fece un certo nome-anche se forse non andò proprio così-e imparò a farsi rispettare. “Non come tua madre” le disse suo padre al ritorno “che ormai è una missionaria della carità” e ben presto i 2 ruppero. Lui l’anno successivo finì inguaiato a Manila rubando dei progetti di attentati terroristici, lei,un altro anno ancora, finì in altri mari burrascosi cercando di svaligiare la villa del boss ultralatitante Giovanni Brusca e rimanendo il più possibile protetta da due uomini di un altra cosca. Ebbe però la pessima idea di ricattarli facendosi portare parte dei liquidi ingrassati dal boss,conducendoli al tradimento e facendola morire come una cagna in un regolamento incrociato di mitragliatrici. Il padre scomparve in culo alle Filippine più o meno un mese dopo. Rimasta sola al mondo,Wanda fece le uniche cose che una bambina delle favelas può fare per non morire come un topo nelle fogne. Rubò,divenne la servetta di qualcuno,e quando quel qualcuno le giunse a noia,lo sputtanò e lo fece uccidere o lo uccise lei stessa. Non era-dai tempi dei bordelli “per brava gente” di Seawall-propriamente un agnellino. Crescendo,il suo talento venne notato dalla mafia boliviana e poi da quella francese, scalando l’organigramma della sua associazione,in che modo non c’è troppo bisogno di dirlo. L’altra donna a capo della mafia era la francese Sophie Halyfer. Originaria di Marsiglia,inizialmente era ereditiera di una cosca italiana, i Sammarzano, originari di Taranto. Prendevano il nome da un tipo di pomodoro allungato presente nella zona. Quando vennero perseguitati dalla magistratura,fuggirono in Francia, dove lei cambiò nome e si fece conoscere per i suoi furti. Riuscì a rubare la coppa vinta da un campione di bocce e obbligò la sua squadra e lui a ricomprarla per 140000 franchi. Questo però le provocò una denuncia e la costrinse a fuggire,rifugiandosi a Arles,dove guadagnò di che vivere rubando preziosi tesori archeologici dalla necropoli di Alyscamps. Successivamente si vendicò di Marsiglia unendosi ad una banda di gangsters che tenne la città senza luce elettrica per tre settimane, finchè la polizia locale non le dovette metà dei suoi patrimoni,non potendo permettersi per un anno volanti e distintivi. Quell’anno lo passò gozzovigliando dopo aver ucciso tutti coloro che l’avevano aiutata. Infine la terza capomafia si chiamava Lin Ho ed era della triade,la mafia cinese. La sua famiglia si estese fino nelle 2 coree e in Giappone, dove però si trovò in concorrenza con la yakuza. I territori europei, dopo che in Giappone l’attenzione dalla yakuza passò a quella verso gli ambienti della cinematografia a luci rosse e del disagio giovanile dopo il caso Tsutomu Miyazaki e la diffusione straight-to-video di The devil experiment parte della Guinea pig’s saga di Hideshi Hino nel mercato americano,divennero particolarmente attrattivi per l’assenza di mafie locali tanto forti come quelle dell’Oriente più estremo. Dopo aver preso parte ad alcuni racket nel 2009-successivamente stroncati-si ritirò in Francia, da molto-insieme comunque all’Italia-porto franco alla cultura orientale. “Sono loro i tre capi di questi 2 poveri uomini?” chiesi. “Certo. Loro fanno capo alla prima delle tre,la sudamericana. Ho molta paura: sia che tu vada a raccontarlo alla polizia che tu li dia una mano in altro modo,moriranno lo stesso. Ma tutti e due non hanno mai voluto davvero tutto questo. Nonostante sia una regina non riesco a decidermi...ti prego Jack,aiutami,questa decisione mi confonde....” “Ascoltami Hiromi: non agire di testa tua. Vai alla polizia, e segnala il luogo e dì loro che lì c’è una tessitoria illegale. Poi spiega loro che i 2 gestori sono sotto minaccia di morte, e che perciò non sono liberi di prendere decisioni autonome. Fatto ciò,lascia che ci pensino loro” “Vedrò di farlo Jack” Alla Centrale in Rue Claude Bonnier il Maresciallo Bernard Petit stava consultando dei documenti sulla prsenza gitana a Parigi. “C’è ancora gente che crede che gli zingari rapiscano i bambini” disse disinteressato. “Comunque tutti gli accampamenti rom sono stati spostati via da luoghi d’interesse pubblico,come quelli del Giardino di storia naturale in Rue Cuvier o quelli del Jardin de l’oratoire in Rue de Rivoli. Da quel che appuro però,codesti accampamenti rom non infastidivano concretamente nessuno. Questo popolo originario dei Monti Pilis ha sempre avuto una grande considerazione dei luoghi tramite cui errabondava. Finchè uno di quei luoghi si poteva considerare “casa”, loro trattavano “casa” come un luogo sacro,a prescindere da quale esso fosse. Mi stupisce che ci si sia solo lamentati del fatto che erano tzigani e della nomea di ladri che tutti danno loro,e non del fatto che avessero denunciato dei francesissimi vandali che,passando lì di notte,avevano coperto senza pietà e senza gusto di graffiti il mastodonte, il cotilorinco e lo stegosauro dono dalla Russia dell’artista Zdenek Burian. O che,nell’altro parco, abbiano con altrettanta menefottaggine imbrattato le statue e i monumenti. Quando dicono che noi francesi abbiamo dei problemi hanno ragione:diamo del ladro e del pederasta a chi si preoccupa della pulizia e del decoro della nostra città” entrai trafelata e chiesi-in un francese pieno delle S sibilanti da me conosciute tramite alcuni compagni italiani-se potessi parlare con qualcuno. Dissi in tono ondivago che avevo tra le mani un grosso affare,lavoro minorile,specificai,e che volevo dirlo alle alte sfere. Era un lavoro delicato,da autentici specialisti. Dio,riascoltandomi sembravo uno di quei giornalisti-sciacallo di Quarto potere di Orson Welles. “Cos’è questo affare di così grande portata per cui sono richiesti solo i migliori specialisti?” era il Maresciallo Petit in persona. “E’ un caso di sfruttamento minorile. In Quai des Carrieres ho trovato un edificio,poco oltre un ponte-cavalcavia sulla Senna, un laboratorio tessile clandestino di proprietà di 2 guyanesi. Vendono la loro roba ai negozi di Place de la Republique. Non sono realmente dei delinquenti, ma sono tenuti sotto ricatto di morte dalla cosca a cui appartengono,capitanata da 3 bellissime donne,una guyanese,una tarentina, una cinese. I bambini sono in pessime condizioni. Credo che dobbiate fare presto per loro” finitami di ascoltare, Petit passò alla parte che più mi dava fitte allo stomaco: “E tu tutto questo come lo sai?” E tu tutto questo come lo sai? Le 7 parole mi obbligarono ad un bivio:dico la verità sui Guardiani o racconto una balla avventurosa? Siccome la prima opzione mi avrebbe fatto passare per pazza,li raccontai l’incredibile avventura. “Li ho pedinati,mi hanno sgamata, li ho detto-dopo che avevo scoperto di più su di loro-che li avrei aiutati” dentro di me tirai un sospiro di sollievo. “Quai des Carrieres...è a Charenton-le-pont. È lontano da qui. Comunque vederemo di recarci lì. Seguici su una delle nostre auto” Quando le volanti arrivarono in Quai des Carrieres, uno dei 2 guyanesi,il più con la coda di paglia,andò a nascondersi nello scantinato,a tu per tu con i bambini. L’altro scoprì mutamente,tramite lo spioncino, ciò che aveva terrorizzato il suo compare. “Aprite polizia!” e su di lui la paura ebbe un effetto diverso:li fece spalancare la porta. “Dove sono i bambini?” chiese uno degli agenti. “V-veda giù,giù dalla tromba di scale” li disse l’altro,completamente stecchito dall’entrata dei poliziotti. Scesi,trovarono l’altro uomo, paralizzato,mani in alto,in mezzo ad un branco di bambini dagli occhi di gatto. Mi feci strada tra gli uomini in divisa,e li feci riconoscere che era quello lo scenario da me descritto. “Lasciateli confessare” chiesi io in una voce che sembrava un misto tra il belato di una femmina di montone in calore e un ventriloquo che passasse dal falsetto del suo pupazzo alla sua voce normale. Gli uomini uscirono e si accomodarono nelle volanti,partecipi. Alla centrale,mentre nel corridoio aspettavano di essere interrogati, li sentii battibeccare in un tono più bellicoso del solito. “Tame ane tamara murkha scruples! Te hathamam jhada na avi hota to apane garadana para pana kopsa na hota!” “Tethi ame kayama rahe nahim hoya. Amane jeva loko phaladrupa jaminamam vavetara biija jeva che: vahela ke pachi apane bhegi ane tyam sgam, hammesa anulaksine ame pakadi sake che kevi rite na,sgam anta. “ “amane mari. Te trana bitches amane mari nakhase. Pana che ke murkha manasa “vahela athava pachina tayum hase”?” io,poggiata contro lo stipite di un corridoio, non potevo non provare una grande fitta di sofferenza e pietà per quei 2. Ad un certo punto loro vennero chiamati. Nonostante io non dovessi origliare, origliai. Ero troppo in angst per loro. Petit: Alors, pendant que temps vous aves ces enfants? 1: pendant troix mois. Petit: Je ai pu voir qu'ils étaient sous moins qu'humain. vous savez ce que cela signifie pour l'UNICEF et pour nous? 2:oui. La prison. Petit: parler avec la jeune fille qui a signalé, je comprends que vous ne étiez pas juste "croyez" ce que vous avez fait. vous étiez chantage 3 patron de mode contrefaits, et puis vous aviez les mains liées 1:oui. mais leurs tueurs vont nous trouver et nous tuer. croyez-moi, pour eux, il n'y a pas de prisons pour les garder suffisamment inviolable et tenerceli loin! Petit: Voi savoir aussi le français? 2: oui. Più ascoltavo,più sapevo di dover agire. Così mi decisi,e finii col progettare di andare a Oslo. Una volta a Oslo,seguii l’esempio di Jack Frost e mi diressi verso Ronnasmyra. Arrampicandomi per le scarpate, penetrai nell’antro della terra senza sapere assolutamente che cosa avrei trovato. Nel buio dello stomaco della Terra, mi mossi cautamente,rimanendo traumatizzata dall’apparizione di un enorme Becklespynax. Cercava carne fresca. Raccolse da terra il cadavere fresco di un Australopithecus e gli strappò la testa. Io ne approfittai per sgattaiolare dietro il bestione e cercare di andare avanti. Chissà se Jack visse e vide cose simili. Poi sentii un rumore come di motori di auto da corsa che si accendono nei bagni dell’autodromo. Era il Becklespynax. Era affamato,e di me. Io scappai fino a raggiungere un altra caverna. Avevo il cuore che mi massacrava la parete del petto con palpitazioni simili a sganci di bombe. Cazzo,un dinosauro carnivoro vero. Mi voleva pure mangiare. Quando il cuore cominciò a decelerare, mi rialzai in piedi e m’incamminai alla ricerca di un uscita. Mi affacciai su uno strapiombo che dava su una vallata erbosa, attraversata da un fiume. Sarebbe stato anche un bel vedere, ma l’atmosfera era catacombale. L’erba era una varietà di fungo maltese non fotosintetico dall’aspetto avvizzito. Così non appare commestibile. Seduti sul tappeto c’erano dei Calicotherium. Erano come insonni, cercando di addormentarsi ma non riuscendoci mai. Io scesi e cercai di muovermi in mezzo a quei pachidermi senza farmi calpestare. Mi spinsi in un altra grotta, più profonda e sagomata a U, con un fondo percorso da un secondo fiume, e un immensa volta animata da bizzarri fantasmi neri. Lungo le pareti luccicava una strana gommalacca marrone. I demoni alati,dei Tapejara, curvavano il volo e cercavano di asportarla,ma la cosa era viva, e si rigenerava in modo sinistro. Improvvisamente quelli che erano riusciti a mangiare un pezzo del blob diedero di testa e si misero a volare alla cieca. Cozzavano tra di loro, si schiantavano,finirono impalati su delle stalagmiti, addirittura partirono come bombe in picchiata per aggredirmi. Terrorizzata, corsi urlando verso la prossima grotta. Perchè continuavo ad avanzare? Dove stavo andando? Sarei mai giunta a Arendelle? Continuai in quel sistema di antri fino al prossimo. Era una pianura deserta su cui spirava un leggero vento. Il clima divenne leggermente più caldo rispetto ai precedenti anfratti, e io mi trovai in difficoltà sulla sabbia. Mentre mi muovevo,il paesaggio passò dal Sahara alla Death Valley. Sui costoloni di roccia incipriata di rosso mi parve di avvistare delle creature dalle movenze canine. Erano degli Amphycidion. Cani-orso neri che scendevano a valle bavosi e affamati. Mi gettai in una duna,aspettandomi il peggio. Mentre sentivo i cani-orso sempre più vicini, dalla sabbia scuotendosi emerse un mostruoso Pristichampsus. Era un enorme coccodrillo nel quale le articolazioni dei gomiti e delle ginocchia, nonchè delle ossa della coda erano più robuste e li facevano mantenere lo stomaco rialzato rispetto al terreno. Il gigante afferrò a bocca aperta i miei inseguitori e li sballottò dall’alto in basso e più meno in qualsiasi direzione. Io me ne andai. La fine del deserto era molto più vicina di quanto immaginassi. Continuai fin sotto un altro anfratto. Non appena mi ci recai,da sopra di esso piovve un Jimmy Squarefoot che se ne andò via. Se non sapete cosa sia un Jimmy Squarefoot (“Giovannino Piediquadrati”) pensate ad un maiale antropomorfo Tipo così Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, mi arrampicai fuori dal mio nascondiglio e ripresi il cammino. Dopo l’ennesima grotta, mi ritrovai in una jungla amazzonica,immersa in miasmi simili a quelli di un sacco nero dell’immondizia bruciato, piena di piante mostruose. Ad ogni passo calpestavo,urtavo,spostavo da una parte qualcosa di a me invisibile. Non riuscivo a capire se stessi ancora sotto terra,o alla luce del Sole. Era tutto troppo assurdo. Alla fine,i miei piedi accusarono del liquido. Ero immersa in un fiume. Feci come la tipa della locandina di Across the universe e mi gettai in acqua. Era una laguna e temetti di sprofondare senza fine. Mi risvegliai sulle rive di una caverna di calcare. Zuppa d’acqua, mi avventurai in quella specie di filtro della lavatrice abbandonato a sè stesso. Ma venni fermata da un Brontoscorpio,scorpione gigantesco. “Oh no, no,non farlo...” lo implorai. Ma l’essere non mi stava ascoltando. Era troppo concentrato su di me. O meglio non su di me, ma su dietro di me. Dall’acqua del lago emerse un gigantesco centauro-tricheco. Era veramente minaccioso e brandiva un retino da pesca, con cui acciuffava i pesci nel loro ambiente naturale. Li lasciai alle logiche conseguenze. E finalmente! Ero ad Arendelle....e mi presi il più grande raffreddore con colite della mia carriera. “Sei sopravvissuta al freddo più freddo del mondo. Nelle condizioni in cui ti abbiamo trovata non saresti sopravvissuta a tutto quel gelo,morendo d’ipotermia. Qui parla una veterana” era Anna. Io ero febbricitante a letto sotto coperte a scacchi neri,viola,gialli e bianchi. Avevo un mal di testa accoltellatore, le ossa pietrificate, non ero capace di fare un discorso coerente. In realtà un discorso coerente lo sapevo fare:” Anna,dove sono i Guardiani? Devo vederli” “Per quale motivo?” “Devo aiutare 2 uomini” “Quali uomini?” “ “2 emigrati guyanesi costretti a commerciare bambini, a farli lavorare illegalmente. Se le loro boss scoprissero il loro ripensamento e la volontà di passare dalla parte della polizia,li ucciderebbero. D-devo aiutarli...devo parlare con i Guardiani,sono i soli che saprebbero aiutarmi” “Posso chiamargli. Tu resta a letto e non prendere iniziative [esce parzialmente, parla con qualcuno di fuori e torna dentro] Olaf! Sven! Fatele la guardia! “Jack...Elsa...dove siete?” “Sono qui” era Elsa. “Non la toccare!” inveì Anna. “E’ stata al freddo per tutto questo tempo,non le sarebbe utile esporsi di nuovo” “Ma dimentichi che il freddo aiuta ad abbassare la febbre. Quand’eri malata ero io a farti gli impacchi di ghiaccio da mettere sulla testa” “Scusa Elsa. Sei molto più saggia di me in queste cose. In ogni caso questa ragazza,Hiromi mi sembra che si chiami, chiedeva di voi e dei Guardiani. È per salvare delle persone” “Ah,interessante. Chi sono?” mi girai e vidi Jack. “Jack,sono nella centrale di polizia di Parigi. Sono una coppia di gangster guyanesi,costretti dai loro boss a tenere illegalmente dei bambini nello scantinato del loro appartamento in Quai des Carrieres,a Charenton-le-pont. Dovete dargli dei poteri per salvarsi e sconfiggere i loro padroni” “Vedo come si potrebbe fare. Elsa è appena diventata mia moglie,e per l’Uomo della Luna non è stato privo di fatiche. Abbiamo avuto parecchi problemi con la casata locale,sai,le formalità burocratiche,il lasciapassare a38....ma siccome vedo che è urgente,mi avocherò a Lui un altra volta. Non voglio che qualcuno muoia mentre mi tergiverso” “Bravo Jack. Anna,tra quanto mi riprenderò?” “in 2 mesi. Hai quasi rischiato l’ipotermia, e non per “colpa” di mia sorella” Mi rimisi in salute e tornai in Francia. Qualche tempo dopo, a Argenteuil, dove i due uomini, identificati come Pedrino Caumeme e Almeno de Tresonita vivevano scortati, arrivarono i troll, mandati da Elsa affinchè sviluppassero una magia con la quale dare difese ai 2 uomini. In Rue Antonine Georges Belin apparvero dei massoni rotondi, che i 2 uomini furono giocoforza forzati a portare in casa e analizzare. “Cosa sono?” chiese Almeno. “Palle di pietra giganti” esclamò Pedrino rispose Almeno. “Ma questo non mi è di nessun aiuto concreto. Prima di tutto mi piacerebbe sapere chi è il furbone che ci ha recapitato cotanta merce, e poi quale utilità esse hanno. Qualche idea?” “Non c’è il biglietto?” “C’è. Da Tyinkrysset, Norvegia. Ma noi non abbiamo parenti norvegesi” “Sarà. Proviamo a prenderle a martellate” Pedrino fece spallucce arrendevoli e prese il maglio. Con il maglio entrambi, a turno, si misero a “stuzzicare” i troll. Alla fine Pabby, il capo, si riprese dal torpore e li domandò cosa li stesse passando per la testa per accanirsi così su di loro. “Noi non avevamo capito cosa voi foste realmente” disse basito Almeno. “Siamo troll. E siamo qui per donarvi la nostra magia….sempre a patto che voi non ci picchiate!” “Troll? E che cos’è un troll?” “Oh cielo. Vi dobbiamo spiegare delle cose” “Noi troll siamo originari delle pendici del Monte Goldhipiggen, la più alta cima di Arendelle. Noi conosciamo e pratichiamo la magia dei Tempi Antichi, quando l’uomo era più in contatto con la natura. Non sappiamo niente del vostro mondo” “Bè, per cominciare….” “Lascia stare, Jean-Guy Michard. Ve lo spiego voi, testicoli rotolanti di roccia” e Almeno accese lo Schneider BN multistandard su una successione casuale di canali. 1) una pubblicità progresso sull’utilizzo delle cinture di sicurezza 2) un'altra pubblicità progresso sulla precauzione nella guida 3) un'altra pubblicità progresso sull’abuso d’alcolici e sulla guida in stato d’ebrezza 4) una pubblicità di una marca di tè in bustina pucciabile in cui Nosferatu, Jason e Pennywise-a mollo nell’acqua calda-vengono impiccati dalla cordicella del sacchetto 5) un'altra pubblicità progresso sull’attenzione e la sicurezza alla/nella guida 6) una pubblicità di un caffè in lattina lunga basata sul vecchio giochino del “Boo!” urlato da dietro una porta 7) un'altra pubblicità progresso contro l’alcolismo e gli effetti deleteri che esso ha sul rapporto genitori/figli 8) una pubblicità progresso sull’AIDS 9) un'altra pubblicità progresso sulla sicurezza alla guida, questa volta fatta da Savonarola risorto 10) una pubblicità progresso sull’utilizzo delle catene da neve “Visto? Brutto mondo vi siete scelti. Sesso, violenza, pedofilia, stupidità. Tipo la pubblicità di France 6. Maddai, spaventarmi come mi spaventava mio nonno quando, a 9 anni, andavo in vacanza da lui a Trinidad! E pensare che nei cinema ci sono film horror uguali. E se uno crede che almeno i bambini siano al sicuro, ecco qua: nel contenitore L’ilè des enfants (“L’isola dei bambini”, l’equivalente del-fu-nostrano Bim Bum Bam), Pif et Hercule in cui Pif ingrassa e Hercule vuole sottoporlo ad una liposuzione, Il etait une fois…..l’homme dove viene descritta la Seconda Guerra Mondiale in modo ultrarealistico, nell’episodio 46 di Il etait une fois….Gigì lei muore in un frontale in autostrada, in Huckleberry no bouken c’è un elzeviro di insulti razzisti che mi sembra di stare riguardando Coonskin di Ralph Bakshi, in Emi la soubrette de la magie nell’ultimo episodio lei sembra quasi che si voglia suicidare, in Magnos le robot il professor Kasumi fuma, in Police Academy ci sono dei doppisensi. Poi,da adulto, programmi come Gandia shore e simili. Se non aveva ragione Cronenberg con Videodrome…..” “Ma io almeno nei programmi per ragazzi ci vedo una profonda innocenza e voglia di vivere” disse Valais, il poeta del gruppo. “Davvero credete che il mondo sia così cinico?” “A voi sembrerò un bellissimo mantello che il tempo e lo sporco hanno ridotto ad un triste, inutile e nauseabondo strofinaccio, ma credetemi se vi dico che ho un cuore. Fossimo nati in quei quartieri di Manhattan dove le scuole sono zen, ora non saremmo così criminali,ricercati,tristi. Se avessimo avuto famiglie normali,amorevoli,protettive, se fossimo vissuti non in delle favelas ma in case ampie,accoglienti, se i nostri padri non fossero stati cantonieri all’ombra della Rio de Janeiro da bere ma uomini di mondo di sani principi, se le nostre madri non fossero state puttane ma tranquille impiegate,sicure nei loro cubicoli lassù, ai piani alti, se…..ma cosa cazzo dico. Con i sé io non faccio mè stesso, con i sé mi cuocio invano le ore. Ho bisogno di una sigaretta, mi è venuta….quella cosa che per il cibo è la fame e per i liquidi è la sete. Solo applicata alle sigarette. Ah,ecco. Camel. Ora sto di nuovo di merda. “ i troll influirono di notte, sui 2. Insieme a Sandman scavarono nei loro sogni, nelle loro storie, e parte della loro magia trasmigrò in loro. “Ciò che ci hai chiesto,giovane Hiromi, l’abbiamo fatto” per me cominciava il bel Maggio, né di rosa, né di faggio. Ero a zonzo nel parco di Yoyogi, dimenandomi come l’Ed di Cowboy Bepop. Ad un certo punto ricevetti uno strano SMS. Era in Giapponese e norvegese, e sembrava scritto da 2 persone,che prima se lo sono spediti vicendevolmente e poi a me. こんにちはひろみ 私たちに舞浜への訪問を支払う 愛を込めて、 恵理子 hei Hiromi komme og finne meg og Eriko Maihama il secondo era anonimo. Ma chi era questa Eriko? E il secondo era un uomo,una donna,un fidanzato,un amico? Dovevo andare a Maihama per scoprirlo. Il messaggio era abbastanza sconnesso. A Maihama c’era Tokyo Disneyland, e mi recai lì perché non c’era null’altro di rilevante. Trovai, a Fantasyland, Eriko e Jotaro. Così si chiamava, allora. C’era una nuova attrazione a Tomorrowland, e non vedevano l’ora di visitarla insieme a me. Era un dark ride chiamato Freeze Planet, sul modello di Buzz Lightyear laser blast. Eravamo imbarcati su dei traghetti futuristici che attraversavano delle enormi cellule frigorifere, con vero ghiaccio, sul modello della cellula criogenica in cui è conservata la mummia del cavernicolo Oetzi. Dovevamo sparare a delle creature simili al Wampa di Hoth nella saga di Guerre Stellari. Detto così potrebbe sembrare eccitante, ma dopo un po’ annoiava. Ciononostante il fatto che il ghiaccio e il freddo fossero reali rendeva tutto un po’ più peculiare. Dopo un po’ il nostro convoglio sembrò perdersi in mezzo ai banchi di ghiaccio. Mi ritrovai improvvisamente in mezzo al selvaggio Artide, o così sembrava. Ero in cima ad un alta montagna, e guardavo verso il basso. Decisi di scendere. Mentre mi muovevo nella neve, all’improvviso sentì un cupo ronzìo proveniente dalla base della montagna. Ne emerse un enorme pappatacio, con ali più corte di lui. L’essere era pazzo, accanendosi sulla neve senza apparente motivo. Caddi nel permafrost e un enorme zampa dell’insetto minacciò di schiacciarmi. Per mia fortuna l’essere se la dovette vedere contro un gigante di ghiaccio e neve. “Hiromi, vieni qui! Da questa parte!” era Elsa che mi faceva gesto di venire da lei. Era in mezzo alla neve insieme a Jack. Io riuscì a sollevarmi e scappai a gambe levate verso di loro. Nonostante gli indumenti avevo freddo e sete. Loro mi offrirono della limonata. “Dovreste smetterla di farmi capire che volete parlarmi a quattrocchi trascinandomi in mondi popolati da mostri giganti!” “Non è colpa nostra. Il complesso di caverne del Jotunheimen e le pianure del Gildeskal sono popolate da creature ancora ampiamente sconosciute. Comunque i troll ce l’hanno fatta, e ti ringraziano per averli accompagnati” “Sì, sì, mi fa piacere. Adesso quei 2 cosa faranno?” “Molto probabilmente si prenderanno la libertà dai loro capi. Comunque, parlando con Nord di te, siamo venuti a sapere delle cose…che ti rendono come ha detto lui “un puzzle a cui mancano dei pezzi”. C’è qualcosa, in te, che sembra oscurito, mancante, incompleto.” C’è stato un periodo della tua vita in cui cercavi di non uscire mai di casa. A cosa fu dovuto? Ero stata traumatizzata da una rapina suicida svoltasi al parco di divertimenti Harmonyland. Rimasi sconvolta dal fatto che in un luogo del genere si fosse svolta una cosa del genere. Oltretutto le motivazioni del rapinatore per fare quello che ha fatto mi sembravano insensate. Era un puro atto di violenza, senza nessun ulteriore pista di lettura. Cioè quando Bansky espose un manichino raffigurante un prigioniero di Guantanamo a Disneyland, voleva sensibilizzare a questo problema. Ma tutto questo invece non ha avuto senso. Ero spaventata da qualcosa che sembrava non possedere senso. Per questo l’ho fatto. Non devi fuggire da qualcosa che non conosci o che ti spaventa. Era tutto ciò che volevate da me? No, quei 2 vogliono sapere di te Per quale motivo? Te lo vogliono comunicare….credo che tu sia diventata loro amica Nel frattempo i troll avevano deciso di rimanere in Francia. Addirittura si erano trasferiti tutti nei boschi di Themericourth, vivendo come un irriducibile vilaggio di galli dell’Armorica. Il capo La moglie del capo Il fabbro Femmine varie Il pescivendolo Troll random Troll random Quello vecchio di 123 anni Il druido L’Asterix della situazione L’Obelix della situazione ….e c’è pure Idefix e il bardo. Dovetti, dopo un'altra sessione universitaria, partire “per vacanza” con Elsa e Jack sotto mentite spoglie verso la Francia, per incontrarli. Il villaggio, nel cuore della foresta, era tutto un innalzare fumi da comignoli sparsi su ogni casa, bottega, capanna del piccolo villaggio. Una torma di troll mi venne incontro, salutandomi rimbalzando come pop corn sulla graticola. “Ciao,ciao, sono felice di vedervi. Ti prego, non saltarmi addosso, mi spezzi la colonna vertebrale. “ poi potei parlare con il capo. “Ce ne siamo andati dopo aver fatto su di lorola magia. Le loro boss non avevano ancora saputo del loro tradimento, e noi,tenendole d’occhio, abbiamo visto che erano giunte ad una scissione interna. Il motivo erano 3 documenti, di non si sa ben cosa, che valgono raccolti svariati milioni di euro. “ All’aeroporto di Georgetown arrivò uno strano uomo, atteso da un altro tipo poco tranquillizzante. Entrambi parlarono un po’ nella hall,continuando il dialogo in auto e poi al porto. “….Allora Paulo, io devo assolutamente ritrovare un assegno da 156.000 milioni di €. C’è l’ha un ricco imprenditore di Lima, responsabile della reintroduzione dei piranha nel Rio delle Amazzoni. Risiede all’Hotel Knights. Tutto quello che devi fare è torturarlo per fartelo dare e poi ucciderlo. Un gioco da ragazzi” “Sì,ma c’è un altro motivo per cui ti ho raggiunto a Georgetown. Sto cercando una certa Wanda Koch. Voglio offrirle un accordo che le sarà impossibile rifiutare. Ecco qui i progetti di un missile balistico antiradar, l’AGM-56 Barn owl. “ “Ma è incredibile come progetto! Io sono un profano, ma non credob che nessun ingegnere serio vorrebbe trarne un missile operativo!” “Ed infatti è un bluff. Una trappola per attirarla. Si è data al traffico d’armi, quella cagna. La ucciderò quando avrà preso i progetti” “Valuterai la mia offerta?” “Certo. Anzi, facciamo così: tu ti occuperai di Wanda, io del documento segreto. Affare fatto” Nel frattempo Almeno e Pedrino erano a Georgetown per aiutare una coppia di inglesi ad adottare a distanza un bambino, Lucianito. Improvvisamente dal Knights Hotel si alzò un fumo. L’uomo con il documento era morto, a causa di un collutorio scambiato con un flacone di nitroglicerina. Nello stesso hotel risiedeva Wanda, informata del doppio attacco, e volenterosa di dare ai 2 simpaticoni un indimenticabile lezione. Ebbe uno scontro a fuoco contro Curcio, il compagno di Paulo, dopo essersi prostituita con un milionario americano che lavorava per il WWF ed averlo ucciso per sottrargli il bancomat, vinto momentaneamente dall’uomo, lanciatosi in un mirabolante inseguimento per Mandela Avenue. Inseguiti da un autodromo di volanti, attirarono l’attenzione di Almeno. “Kanca, c’è il Grand Prix qui! Hai visto tutte quelle auto? E tra le tante c’è ne una con….tu-sai-chi. Mi sa che ci tocca correreeee…..” al che Pedrino congedò i 2 inglesini e entrambi rubarono un auto ad un tizio X, gettandosi nella mischia. Lo spettacolare inseguimento li vide sfidare a singolar tenzone le auto della polizia e dei malavitosi, giungendo poi vicino a quella di Wanda. Qui Almeno, reso più forte dalla magia dei troll, uscì dal tettuccio e passò su quello dell’auto avversaria, scoperchiandolo. “Si ricorda di noi?” disse alla guidatrice. E le mollò un diretto in testa così veloce che lei non ebbe il tempo di reagire. Poi l’afferrò per i capelli e con lei rimontò in macchina con Pedrino. L’auto di Wanda,rimasta senza conducente, andò a schiantarsi suscitando un tamponamento allucinante, che rese Public Bank Road impraticabile. Messa con le spalle al muro, Wanda domandò istintivamente chi fossero quei 2 energumeni. “Come fa a non ricordarsi di noi? Siamo Pedrino e Almeno, quelli che lei ha schiavizzato per schiavizzare a loro volta dei poveri bambini. Sto ancora soffrendo per quei poveretti! E lei adesso dovrà pagare!!” “State scherzando? Volete mettermi i piedi in testa? Ma ve la faccio passare a voi la voglia!” e li sparò. Ma Almeno,per via della magia dei troll, era invulnerabile. Al che afferrò la pistola della donna e gliela ruppe in testa. Dopodichè le mollò un destro, seguito da un colpo di karate alla schiena,con un frontino sulla nuca. Successivamente passarono ad un pestaggio su 2 fronti, impedito solo da dei tentativi di Wanda di autoproteggersi. Ma a suon di pugni e calci i 2 ebbero ragione della delinquente. Arrivarono lì anche i 2 criminali intenzionati ad impossessarsi del documento. “Grazie, companeros! Il documento ora è nostro!” ma uno freddò l’altro con un velocissimo colpo di pistola. “Il documento ora è mio!” ma i 2 gli arrivarono sopra esclamando: “Il documento ora è nostro!” “Wanda è morta? Com’è successo?” era Sophie al cellulare. “Il recapito di 154.0000$ a Wall Street ora è smarrito. Meno una” e sogghignando, si accese una sigaretta. “Il recapito vale 2 volte tanto, 290.000$. E’ diviso in 3 parti, e adesso manderò i miei uomini in Guyana a recuperarlo. Senza Wanda sarà tutto più facile. Scusami Wanda, ma mi piacciono troppo i soldi….” Nel frattempo re-incontrai Pedrino e Almeno. Erano più contenti che mai di essersi sbarazzati di Wanda. Mi raggiunsero all’aroporto di Haneda,dopo che detti i miei auguri ad un mio amico, Kaszuya. “Sei tu la ragazza che ci denunciasti? Non ti vogliamo male. Anzi, ci hai aiutati a guadagnare una vita civile. Ma come mai siamo diventati dei supereroi? Tu ne sai qualcosa?” “Oh sì che ne so qualcosa…” La mia storia,lo so,sarà difficile da credere. Ho vissuto uno dei tanti episodi di abuso violento all’infanzia, un rapinatore che aveva colpito al parco tematico Harmonyland, suicidandosi poi per non farsi arrestare. Passai quasi 2 mesi in clausura in casa,ma lo Spirito dell’Inverno Jack Frost mi ha fatto uscire di casa, facendomi volare su ali d’aquila (cit. Jan Michael Jonas) verso mondi fatati, dove regna l’Omino della Luna, il primo guardiano dell’infanzia, colui che mai fece incubi. Ho conosciuto North, Calmoniglio, Dentolina,Sandman, e Elsa Menzel, moglie di Jack e Regina del Ghiaccio. Ho conosciuto i troll, il regno di Arendelle, Borea, Scolothia, Ierosoualia, Vrazilia, Cartago,i reami dei Guardiani,la Magia, più pura, che scende dal GaldhΦpiggen, dal McKinley, dal Belucha, dal Golgota, dal Pan di Zucchero. Nel frattempo Sophie si stava recando,sotto mentite spoglie, a Fort Knox,dov’è stato recapitato l’oro. Era sotto le mentite spoglie di Cassandra Hopy,addetta alla conta dei lingotti d’oro. La vera Hopy era stata drogata e con il passaporto e la carta d’identità cambiati in quelli di Deborah Strongeffort, venne scaricata in un bordello di Whashington. “Prego Sig.Hopy. la camera blindata n’12 è qui. Qui ci sono i lingotti d’oro arrivatici da Toronto. Si ricordi: ogni lingotto vale 100 milioni di $. Si ricorderà come eseguire il calcolo….” “Sì tesoro” disse civettuola Sophie. Andatosene l’uomo, Sophie li sputò un bacio al curaro e cominciò a calcolare i lingotti. Erano tutti insieme di un valore che eccedeva i 100 zeri. “Cazzo, con tutti questi lingotti ci sfondi l’economia dell’America” e si mise in collegamento con i suoi uomini. “Sì Barbie. Qui i G.I. Joe. Lo scontrino della spesa del Tideswell dov’è?” “E’ qui, in un comò all’interno della camera blindata. 290.000$....ma qui parla di soldi numismatici e cartacei provenienti da Wall Street. È il documento di cui parlava Wanda. I miei sicari hanno fatto un ottimo lavoro a farla fuori…” “No cara Barbie, non sono stati i Puffi a uccidere Malibù Stacy. Sono stati 2 che abbiamo ribattezzato Air Vector e Inhumanoids a farla fuori” “Chi? Due perfetti sconosciuti hanno ucciso Wanda?” “Non ucciso,semplicemente arrestato. Comunque non ci daranno noia:stanno in Brasile. Cosa te ne farai quando qui avremo finito?” “Li ucciderò;ovviamente. Comunque adesso tocca a me e alle mie doti di cascatrice svenevole” l’uomo di prima tornò e vide Sophie a terra. “Signora Hopy! Signora Hopy! Si sente male?” e,messosi sopra di lei per farle un massaggio cardioplasico, ebbe la brutta sorpresa. Sophie si tolse la maschera e strangolò l’uomo con il suo Swatch con filo di piombo. “Sei un impostore! Dov’è la vera Hopy?” “L’ho venduta per un piatto di lenticchie! Ora taci e fatti sanguinare la carotide!” e con uno strattone Sophie li recise la più importante vena del collo. Dopodichè si rimise in piedi e brandendo una mitragliatrice minacciò i poliziotti accorsi non vedendo tornare l’uomo di prima. “Fermi tutti! Portate via questi lingotti” e loro,obbedienti, li trasportarono via. Nel frattempo gli uomini di Sophie, armati di temibili lanciafiamme, fecero strage degli uomini all’interno, portando i lingotti ad una serie di camion fuori. “Allarme! Allarme! Rapina alla camera blindata n’12! Tutti gli uomini alle volanti! I rapinatori si sono incolonnati sulla Old Ironside Avenue! Guidano camion blindati! È richiesto l’uso di carri armati!” ma i camion non erano sull’Old Ironside Avenue. Erano sulla Brandengburg Station Road. “Non sono MAI stati sull’Old Ironside Avenue? E dove sono?” “Non lo sappiamo!” nel frattempo Sophie e i suoi erano già sulla Route 31, diretti verso Louisville. Si fermarono in un vecchio hangar d’idrovolanti a Taylor, sulle rive di un ingrossamento dell’Ohio,dove Sophie lasciò liberi i suoi uomini,a saracinesca chiusa, di godersi il maltolto. In realtà li gasò tutti. “Ho fatto bene a fargli quell’ordalia con i proiettili allo zinco alla roulette russa” disse sghignazzante Sophie. “i proiettili allo zinco non causano danni mortali, ma comportano lesioni cerebrali comportanti, a loro volta, il ritardo mentale. Grafie fignora Fophie, lei va forfe ad accenderfi una figaretta? A noi piace tanto l’oro! Coglioni. Comunque tra 10 minuti il gas mortale dovrà essersi diradato. Vediamo…sono le 03.32. Mi finisco la sigaretta e torno dentro…” ma,tornata dentro, venne aggredita e sbranata da un essere vivente sconosciuto. Nel frattempo una delle spie di Lin Ho,mimetizzatsi con il body painting ai corridoi e camere blindate di Fort Knox, si diresse sul retro e li pedinò dopo la mezzanotte sulla sua Koenigsegg Egera R i camion di Sophie. Frenatasi davanti al cadavere esploso di Sophie, esclamò un bel merda. Ma l’assassino non c’era in giro. E una colonna di volanti pesantemente armate stava convergendo sul capannone. Non le restò che inchiodare l’acceleratore e scappare superando Louisville,comunicando con il casco interfonico a Lin Ho quanto visto. Mentre la Koenigsegg Egera R sfrecciava verso Cincinnati,deviò e si gettò tra le grinfie di un espresso su binari della Interstate 275. “Incubi…il bambino che non ne fece mai…nonostante tutto, Lumicino…l’umiliazione che mi ha dato continua a disciogliermi le vene in sangue e acido mantecati nella mia rabbia….e pure i Guardiani…la loro esistenza continua a disciogliermi le budella nella furia….mi sono nutrito,ho preso questo cuore senza gioia,speranza,bontà. Non avevo bisogno di altro per nutrire il veleno che mi brucia nell’esofago. Come avevano fatto a non capire che era una trappola? Sophie Halyfer non aveva nessun recapito di Wall Street. Non esiste nessun tipo di documento come quello! In realtà quei 3 pezzi di carta sono la chiave per liberarmi. Sopra vi sono i disegni, i geroglifici e gli scarabocchi di Barry Loukaitis, il bambino che compì una strage alla Frontier Middle School. Perfetto:un bambino assassino, terrorizzato dagli incubi che salivano con bestemmie e gemiti dal Sambre. Sarà il mio Lumicino. Wanda starà già macerando la sua bellezza da negra deforme di Mountbeliard in carcere nella Penitenceria di Santiago de Chile,prima che per lei giunga il Miglio Nero di Pitch….” “Wanda, c’è tua madre. Oggi è il giorno delle visite….” “Io non ho nessuna madre” “Wanda,ti prego,almeno oggi non fare la figura della bestia. Tua madre ne pena” “Se davvero avesse avuto pena di me non sarei qui. Se davvero avesse avuto pena di me non avrebbe fatto la puttana mettendo al mondo una puttana figlia di puttana. E poi già che le circostanze sono queste, che cazzo di dignità può vantare? Meglio che non la veda,sennò è la volta buona che l’ammazzo” “Fa come ti pare W” il giorno dopo Wanda,litigando alla mensa con un carcerato con cui si era prostituita la sera precedente,cadde e si ferì alla nuca urtando lo spigolo di un tavolo. Ricoverata, subì uno strano intervento neurochirurgico. Rimessasi, cominciò a sentire preoccupanti voci nella sua testa. Erano comunicazioni con i suoi vecchi complici, rimasti masnadieri dopo il suo arresto. Insieme progettarono l’evasione. Per prima cosa gli uomini di Wanda fecero strage di una piccola ditta di pompe funebri a portata di mano del penitenziario, poi Wanda simulò la morte cerebrale grazie all’Headmaker installatole in sala operatoria. Quando scoprirono che era “morta”, Wanda fu affidata alla finta ditta mortuaria, mentre per lei vennero regalate bomboniere su bomboniere, anche per gli altri carcerati uccisi in precedenza. Mentre la Rolls Royce con la finta morta Wanda sgommava da Pedro Montt a Club Hipico, un boato squarciò l’austero cemento del penitenziario. A Rancagua, Wanda stappò lo champagne con i suoi uomini fidati e brindò alla riuscita evasione. “Esplosivo demolitore nelle bomboniere” sogghignò Wanda “che idea geniale per ammazzarli tutti!” “Sì nostra Santa Madre Maria. Allora come ti comporterai con la traditrice?” “Ne farò una collezione di organi sotto formaldeide;ovviamente. Comunque quel documento c’è l’avete?” “Sì Wanda, è qui” “Grazie Alejandro. 308.0000 pesos….il doppio dei $ che voleva quella cagna francese. Le spie mie e di Lin Ho hanno rilevato che Sophie è morta-con le tette esplose-sulla Route 31, nell’Ohio. Il documento comunque a quest’ora, se è vero che è riuscita a svuotare una camera blindata di Fort Knox, sarà stato recquisito dalla polizia dello Stato del Kentucky. Ci basta andare lì. Poi Lin Ho mi ha detto che il terzo pezzo del puzzle è stato nascosto in una canna dell’organo della cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. Ovviamente dopo che sarò riuscita a segare la canna giusta e soffiarci fuori il documento n’3, ammazzerò anche lei. Sopravvive solo una, è il gioco dei topi nei barili. Comunque andiamo” mentre la banda andava verso l’aeroporto di Talca, la “cosa” che aveva ucciso Sophie uscì dalla carta, sbranando anche Wanda. “Un secondo cuore. Me ne manca solo uno” jack insieme a Elsa stava visitando il Museo degli Automi in Rue du Centre a Parigi, attratti dalla magia delle fiabe di Perrault, vissuto tutta la sua vita nella Ville des lumieres. Improvvisamente, davanti ad uno dei dinosauri meccanici della Sinclair Oil costruiti da Charles Knight per l’Esposizione Universale di Chicago del 1933,Jack sembrò ricordare qualcosa. L’autostrada dell’Ohio, la Luna calante e il Sole nascente, l’improvvisa apparizione di un ruggente mostro simile ad un leopardo nero. Quando Elsa li toccò la spalla chiedendogli se si sentisse bene, Jack ritornò alla realtà momentanea e commentò che il T-rex sembrava un vecchio sharpei. Davanti ad uno degli animatronic utilizzati in Ghostbusters-Acchiappafantasmi per il mastino infernale Zool, Jack ebbe un altro misterioso flashback. Questa volta era una scena-stranamente-in seppia, come un filmino super8 di una vacanza familiare sull’appena nata Autostrada del Sole nel 1965. C’erano n uomini e una donna (n perché non è possibile approfondire il ricordo) su una Renault TXE. La comitiva precedentemente aveva cambiato auto,l’altra diventatagli obsoleta non ricorda com’era fatta. Improvvisamente una sorta di lince grossa come un facocero,nera,irrompe nell’autovettura e causa un macello, sbranando gli uomini e la donna. L’auto sbanda e cade in un burrone,danneggiandosi sempre di più ruzzolando sulle rocce brulle fino ad esplodere una volta raggiunto il fondovalle. La lince ne esce illesa,grondante sangue umano. “Che cosa mi vogliono dire?” pensò Jack. Mentre camminavano, Elsa e Jack videro una folla immensa scappare da Notre Dame. Stava arrivando la polizia armata in tenuta antisommossa, come se dovesse affrontare tutti i black block di questo mondo. I poliziotti non riuscirono ad entrare nel sagrato: una folla di fedeli che nemmeno dopo che la Madonna di Lourdes si mette a piangere sangue cantando in latino li ruzzolò addosso. E dei poveri questuanti non potevano certo essere presi a manganellate. Arrivarono agenti con lanciafiamme, con bazooka, katiushe. Arrivarono i carri armati. Elsa, preoccupata, disse a Jack se non convenisse di più cercare di raggiungere il retro della chiesa per intervenire. “E’ rischioso, ma dobbiamo tentare!” raggiunta Rue d’Arcole, riuscirono a forzare il portone e a entrare, nascondendosi nelle cappelle. “Oh mio Dio!” esclamò Jack guardando per cosa stava combattendo l’altero popolo francese. Una gigantesca zecca stava muovendo verso l’esterno. Il fuoco e i missili non arrestavano la sua avanzata, e l’unica possibilità era dirigerla verso la Senna. Entrambi riuscirono ad allontanarla dai poliziotti, intrappolandola nel ghiaccio, e in seguito riuscendo a trafiggerla su delle stalagmiti di ghiaccio rese ancora più impattanti dallo sfruttamento dell’acqua delle tubature sotto il pavimento della navata. Scomparvero come apparvero. Il giorno dopo, 28 Marzo, non si parlò che della zecca gigante che sembrava uscita da una mattonella saltata ai piedi del presbitero. Ma la zecca era unanimante troppo grande, e il sangue di cui si era nutrita, riducendo delle suore lì pernottanti come canotti sgonfiati, era comunque troppo poco per farla crescere a dimensioni così gigantesche. I cadaveri erano troppo pochi, il loro sangue, oltre all’aver fatto esplodere la zecca prima, non le sarebbe bastato per gonfiarsi fino a diventare grande come i cervelli ciclopi e tentacolati di I mostri delle rocce atomiche di Quentin Lawrence. “Elsa, ho come paura che Pitch sia tornato. Quella zecca, è troppo simile ai cavalli dell’incubo di quel mostro” “Chi è Pitch?” “Pitch è la personificazione della paura. È la Paura, la paura incarnata. Lo è da tempo immemorabile, quando ancora la Luna, chiamata BarcaLuna, vagava nel firmamento cercando un posto dove stabilirsi. Pitch sferrò l’attacco ai residenti del barcaLuna, il Re e la Regina, per sottrar loro Luni, il loro figlio. Luni era guidato e custodito da Lumicino, che si sacrificò lottando contro Pitch, e così fecero i suoi genitori. Luni rimase solo. Luni colonizzò la Luna, le cui vele, il di cui timone, erano stati recisi. Lui poi è l’Uomo nella Luna, che chiamò a sé i Guardiani per difendere l’infanzia. Ma Pitch non era morto e tempo fa era tornato, e noi l’abbiamo sconfitto. Ma non è servito, Pitch è risorto, se quella zecca non era come tutte le altre, ma uno dei fantasmi da lui evocabili con la cenere nera, nemica della sabbia d’oro di Sandman. “ elsa era molto preoccupata. Pitch doveva essere davvero un gran brutto elemento. Ora rimaneva da capire dove avrebbe colpito successivamente. Nel frattempo Lin Ho, venuta a conoscenza della morte delle altre due, cominciò delle severe e accurate indagini. Mandò i suoi migliori uomini prima a Chillàn, in Sudamerica, per indagare sulla morte di Wanda. Nessuno aveva spostato l’auto giù dal dirupo. I corpi erano chiazzati di ustioni, e Wanda aveva metà faccia scarnificata e grigliata, rendendola simile a DueFacce/Harvey Dent. “La nostra gacinha è andata” disse sbuffando il primo “inspettore”, Robert Mahoney, americano. “Non è l’unica con questo problema” aggiunse il secondo, Sergio Ipenè, uruguaiano. “Non ho mai visto tanta gente con la faccia simile ad un fondo di barbecue non lavato e non sgrassato. Perlomeno saranno inindentificabili e non riusciranno a risalire a noi, e perciò a Lin Ho. Comunque, quel pezzo di carta che ci hanno detto di cercare non si trova. E quando dico che non si trova dico che sembra scappato via dall’auto 2 ore prima che questa decidesse di suicidarsi. “ “Come fai ad esserne sicuro? La carta diventa cenere se brucia” “Ma in quel particolare tipo di cenere c’è traccia di polisaccaridi, cioè cellulosa, cioè il materiale costitutivo della carta. La cellulosa è un polisaccaride costituito da cellobiosio, e il cellobiosio è un polipolisaccaride formato da 2 esagoni di glucosio. Il glucosio è un monosaccaride aldeidico, ed è formato da 6 atomi di carbonio, 12 atomi d’idrogeno, 6 atomi d’ossigeno. Quello che ho trovato è ununpentio, un mostro atomico di 115 elettroni. E quindi non c’è. “ “E allora cosa stavano trasportando? Le lettere di Mission Impossible che esplodono disintegrandosi? Cosa?” “Trasportavano un animale. È un'altra cosa che ho appurato. Così come ho appurato che l’auto aveva attaccata una microspia. E che uno degli uomini di Wanda la tradiva, svelando le mosse a Lin Ho. Per la parte dell’animale le informazioni certe mi derivano da delle orme. Orme molto strane non perché hanno una forma strana, ma perché qui il terreno è secco e duro. Sono orme tridattile, tre dita a sfera anchilosata e un polso a forma di pillola. Qui dovrebbero vivere dei puma, dei coguari, degli ocelot. Ma perché Wanda ne stava trasportando uno?” “Ma potrebbero anche essere venuti dopo l’incidente. E poi in base a quale logica l’animale o gli animali si sarebbero dovuti salvare?” “Nell’auto c’era della pelliccia, della pelliccia nera. Sì, è improbabile. Ma potrebbe anche essere che l’animale fosse entrato spaccando un finestrino. Comunque le impronte conducono in un anfratto, quello a 1 ora di cammino da qui. In ogni caso la cosa ulteriormente più strana è che il predatore abbia snobbato una così ragguardevole riserva di carne. Te lo dico perché osserva qui [mostra il volto di Wanda] questa metà spellata è autentica carne alla brace. Se non fosse umana te la servirebbero in un ristorante. E te lo sta dicendo uno che avrai già capito non essere un cannibale. Eppure non ci sono tracce di morsi, di perdita di acquolina, né, rimuovendo un po’ di tessuto epimisio, tracce microscopiche di odorazione. Sai che sia gatti che cani riescono a percepirsi semplicemente annusando oggetti che sono invisibilmente macchiati di un “bollo di garanzia” olfattivo. È semplicemente impossibile vederlo, ma c’è. È semplicemente impossibile annusarlo con i nostri nasi, ma c’è. L’animale è scappato via, e i condor non sono venuti nemmeno loro. È carne tabù per gli abitanti di questo precipizio. “dopo la spiegazione, alle 13.57 il gruppo s’incamminò per l’anfratto del cacciatore misterioso. Alle 14.57, un ora dopo netta netta, entrarono nella terra. Solo uno, alle 15.57, ne uscì vivo. Il sopravvissuto era lo scozzese Rupert McDoubleday, inseguito in una disperata scalata da un mostro simile ad una delle vacche lunari di I primi uomini sulla Luna di H.g.Wells. Lin Ho aveva inviato spedizionieri anche in Nord America, sulle tracce di Sophie. Adesso però il cadavere era sotto la polizia di Frankfort, Kentucky, che ha giurisdizione anche su Fort Knox. Il cadavere era già stato analizzato, e l’analisi del DNA l’aveva identificata come di origini per via paterna italiane e per via materna marsigliesi. “A questa dava la caccia mezzo mondo. Bisogna consultare l’Interpol per sapere se era con qualcuno. Vediamo nei loro database cosa dicono” il capo del dipartimento della scientifica, Everett Sloane, andò sul sito www.Interpol.com. cliccando sulla sezione “database internazionale”, vide la sezione della Halyfer. “Riuscì a rubare la coppa vinta da un campione di bocce e obbligò la sua squadra e lui a ricomprarla per 140000 franchi. Questo però le provocò una denuncia e la costrinse a fuggire,rifugiandosi a Arles,dove guadagnò di che vivere rubando preziosi tesori archeologici dalla necropoli di Alyscamps. Successivamente si vendicò di Marsiglia unendosi ad una banda di gangsters che tenne la città senza luce elettrica per tre settimane, finchè la polizia locale non le dovette metà dei suoi patrimoni,non potendo permettersi per un anno volanti e distintivi. Quell’anno lo passò gozzovigliando dopo aver ucciso tutti coloro che l’avevano aiutata.” “Graziosa donzella” disse l’imperturbabile Lucke Roff, ispettore capo. “Analizzando il cadavere sembra che portasse in grembo uno xenomorfo sotto steroidi.” “Sì, le ha perorato l’addome facendole uno squarcio trasversalmente all’ombelico e tra un seno e l’altro. Ma com’è potuta avvenire una cosa del genere?” “Analizzandole la colonna vertebrale, ho notato che 2 costole erano scoppiate, come se l’avesse passata da parte a parte dal Jet Headstrong di Defenders of Dynatron City. Qualcosa l’ha colpita da dietro, facendole il servizietto. Ha anche un polmone scoppiato, in aggiunta.” “Cosa credi le sia successo?” “Se non credessi in quello che scrive Erasmo da Rotterdam, qualcuno o l’ha trafitta con una spada molto grossa, tipo di He-Man, o non lo so. Le avranno sparato con un bazooka, allora?” “Lo diniego. Non ci sono tracce d’esplosione, di combustibile, di frammenti di spoletta. Sembra quasi-e me lo corroborano le analisi di DNA-che l’abbia infilata un unicorno. Ok, oggi sono impazzito, me ne torno a casa perché potrei combinare un puttanaio e non essere sufficentemente capace d’intendere, di confondermi, di volere e rifiutare per assumermene la responsabilità [ride]. Comunque c’è traccia di materiale organico, osso, tegumento. Che animale esistente sulla faccia di questo simpatico pianeta potrebbe avere un corno del genere, per un operazione del genere?” “Io prendo le chiavi e…il cellulare c’è l’ho gia. Vado allo zoo di Louisville per informarmi” All’insettario, il curatore, Billy Forrester, mostrò all’agente Roff un dinaste Poseidone, o dinaste Nettuno, uno dei dinastidi più grandi, dopo il Dinaste Eracle. “quello che mi serve sembra fosse grosso come un Lassie” “Non credo che possano addirittura esistere coleotteri grandi a tal punto. Solo lo scarafaggio gigante necrofago australiano raggiunge quelle dimensioni. Ma lei mi sta dicendo di cercare un insetto con un grande corno.” “Sì dottor Forrester. Mi serve un pugnale, una durlindana montata su 6 zampe. E il dinaste Poseidone è l’unica cosa, partendo dagli eumetazoi, che possiede un corno del genere. Vedrò di portarne un modellino Renwal alla Centrale. Mi aspettano tutti lì” Alla centrale, Forrester mostrò il modellino Renwal sezionato in senso bilaterale. “Il corno, e tutto il capo, è strutturato come un incrocio tra un coltello e una cesoia. Non è però un carnivoro. Qui [mostra un disegno] abbiamo un disegno dell’apparato orale. I suoi gnatiti sono simili a pustole della varicella, inadatte a masticare carne. Per paragone, vi faccio vedere un disegno anatomico della mascella di un rinoceronte. Ha denti simili a sassi di talco molto vissuti. Questi denti spezzano tronchi, triturano arbusti, rimestano foglie. Ora immaginate tutto questo nel mondo degli insetti. Mentre ero dall’entomologo dello zoo, ho preso in considerazione che possa essere stata uccisa da uno scorpione gigante, ma ho fatto degli esperimenti di meccanica. Ho colpito un cavallo in una macelleria con un piolo cilindrico, e aveva la stessa conformazione, la ferita. Il pungiglione dello scorpione ha la forma di un gancio, e la ferita assomiglia allo strappo di un paio di jeans. Adesso bisognerà stare notte e giorno all’erta per catturare il mostro” Quella notte i complici di Lin Ho entrarono nella centrale di polizia per cercare, nell’obitorio, il cadavere di Sophie. “Dove accidenti è il suo corpo? Queste capsule criogeniche da fuori sembrano tutte uguali!” “L’ho trovata. Non c’è traccia del documento. Dovremmo vedere negli archivi” gli archivi, la grande biblioteca di documenti e scritti su o sequestrati a criminali,erano sorvegliati da una guardia che dormiva di giorno e stava con gli occhi sbarrati come un cane orripilato di notte. Da tutti era chiamato “gufo pazzo” per via del suo comportamento spesso sopra le righe. I suoi occhi agivano come una coppia di fanali nel buio del corridoio, secondo i più anche emettendo una luce innaturale che ne segnalava immediatamente la presenza. Effettivamente l’uomo, Mark Hentenman, un po’ sfasato lo era. Era l’alcolizzato più matematico del mondo: ad ogni rintocco di un campanile che poteva sentire solo lui, si infilava la bottiglia di Guinness ghiacciata e ne beveva un sorso, bevendo come farebbe un pellicano: un solo sorso ben assestato. Lo chiamavano anche “il Paganini della sbronza”: l’immortale violinista infatti eseguiva opere in un modo estremamente preciso e che non si ripeteva mai 2 volte allo stesso modo. Se eseguiva il 2 Aprile Si spande al Sole in faccia, e poi lo ri-eseguiva il 12, era come ascoltare 2 compositori completamente diversi. E lui, Mark, non sembrava mai trincasse 2 volte nello stesso,identico modo. E lui, Hentenman, era lì, su uno sgabello come un geco impagliato, gli occhi come un coniglio che guardi dritto nei fanali un auto, che producevano quei 2 inspiegabili (e sottilmente disturbanti) coni di luce giallo carie, tutti volti a illuminare chissà cosa in una duplice circonferenza di 21 centimetri sul muro. “Lì c’è una guardia. Come dobbiamo agire?” “Ha la faccia di uno zombie digiunante. E se comunque la sua stupidità non fosse sufficiente….” E li sparò un dardo avvelenato con una cerbottana. Hentenman cadde giù a mattone, la bocca sbavante. I 2 uomini procedettero fino all’archivio, che misero a soqquadro nell’inutile ricerca di un documento più falso di una Sacra Sindone a marchio ACME. “No non c’è. Soprattutto non so neppure cosa dobbiamo cercare. Una comunicazione, un verbale, una nota sul registro, un informazione, un…accidenti, che altro potrei dire?” “E chiedi delucidazioni sinonimiche a me? Io che a malapena so che Furto lo puoi sostituire con Ladricidio se sei un avvocato e Rapina se la fai mentre il malloppo ancora gira brado” “Comunque bisognerebbe chiamare la Ho. Dobbiamo chiederle com’era fatto il documento. Mi stai ascoltando Matt? M-a-t-t?” ma Matt era come stava Mark prima che lo uccidessero. Un enorme dinaste poseidone, addirittura più grande (non poi di tanto a dire il vero) della schiena di uno dei due svaligiatori, li fissava imbestialito. L’essere si avventò su Matt-quello rimastoci di stucco-e l’altro, Dirk, si buttò in modo del tutto suicida, sull’enorme forbice dello scarabeo gigante, riuscendo a aprirla. L’animale stava soffrendo come un sottoposto alla tortura dello stiramento degli arti. Alla fine allentò la morsa, ma appena i 2 uomini furono uno accanto all’altro, li colpì di nuovo con il suo schiaccianocci. Matt riuscì ad attaccarsi al suo urosterno, nascondendosi premuto contro il metaepisterno a pancia in su e rivolto verso Sud, cercando di provocare danno al bestione colpendone il punto più vulnerabile e erogeno con un coltello da falegname. L’altro fuggiva, portandosi in spalla Mark, reso inconscio del peso dell’ex poliziotto dalla botta d’adrenalina che l’avanzare del mostro gli aveva dato. Riuscì a nascondersi dietro ad un altro corridoio, mollando ad uno stipite il cadavere. L’essere si era fermato ad un bivio, rappresentato da un distributore d’acqua a duplice rubinetto, che sventrò rendendo il corridoio una palude. Si stava avvicinando sempre di più e l’altro uomo, vedendolo, gli urlò: “Cerchi carne? Qui c’è ne quanta ne vuoi!” e indicò il cadavere di Mark. Nel frattempo era riuscito ad attaccare alla schiena dell’uomo un candelotto di dinamite, pronto di punto in bianco a dargli fuoco. L’essere era ormai ad un decimetro dal cadavere, e Dirk riuscì a accendere la miccia. L’essere eseguì una schiacciata col cadavere, facendo esplodere il cadavere in un cascame di organi grigliati che scombussolarono il mostro, rendendolo ancora più incontrollabile. L’uomo uscì sulla Steele Street, illuminata solo dai fari delle auto a tutta birra di notte, cercando disperatamente di arrivare dall’altra parte, come in una partita a Frogger in tempo reale. Nascostosi nella boscaglia dietro cui scorre Conway Street, vide l’insetto gigante devastare la centrale e incombere sulla strada, suscitando tamponamenti su tamponamenti. Un autocisterna venne spremuta come un tubetto di dentifricio, diverse auto vennero ribaltate di 360° capottandosi addosso alle altre, e tutte e 2 concludendo con una sbandata seguita dal rogo. Lo spettacolo era ancora più terrificante del proemio che era già stato offerto nell’ex stazione di polizia. Nel frattempo Dirk era riuscito a rotolare via, correndo in cerca di un rifugio in mezzo alla brughiera. “Non voglio crederci….non voglio!” “Se questo sarebbe un film me ne sarei già uscito dalla sala….ma il punto è che questo non è un film” l’essere avrebbe raggiunto il centro, se solo non fosse cominciato, in quella cascata in piena gonfia di salmoni, il tam-tam di telefonate (adesso che tutti hanno il cellulare) volte ad avvertire Urbi et Orbi della minaccia artropoda. Immediatamente (o quasi) l’esercito, dalla base di Fort Campbell, smosse i suoi uomini, per affrontare quella macchina sforna infrangimenti del codice della strada. Nel frattempo, in Guyana, nella jungla di Mahaica, sul lento corso del Demerara, un gruppo di ornitologi stava cercando, nell’indistinta notte della foresta pluviale in cui un casco di banane, prendendo il volo, diventa uno stormo di kakariki fronte rossa, un misterioso uccello nero, simile ad un avvoltoio, che era stato più e più volte avvistato nell’intrico, a cominciare da Gennaio 2013. Il misterioso uccello nero era stato ribatezzato Nga pak-an nga kamatayon dai nativi, la tribù Akalevo, nel cui linguaggio il nome voleva dire “morte alata”. L’essere era descritto come un predatore particolarmente aggressivo verso l’uomo, che sembra quasi possedere un intelligenza tale da farli capire che li umani, siano essi bruti primitivi che esploratori, si fanno domande e si fanno attrarre da rumori prodotti da rami spezzati, fronde di palma scosse violentemente, urla particolarmente squillanti, caduta di oggetti, come rami, sassi, cadaveri di animali. Spezzando, scuotendo, urlando, con pioggie di rami, pietre e cadaveri di ara e uistitì colpiti a morte, li attirava a sé, uccidendoli scoperchiandoli la calotta cranica con un solo colpo d’artigli. Gli ornitologi erano non poco terrorizzati da quello che provvisoriamente era stato chiamato Scalpatore, ma per amore di scienza non si poteva tornare indietro. Bisognava liberare il mondo da altre infruttuose scempiaggini superstiziose. Improvvisamente la loro canoa si girò e cadde. Nell’acqua nera videro che né i piranha né le inie erano venuti attorno a loro. Poi uno dei 2, una donna, si girò, vedendo una spaventosa moria di pesci e cetacei. “Rodrigo, dobbiamo subito uscire dall’acqua. C’è del veleno!” “No Leslie. C’è di peggio” e il “peggio” era un incrocio tra un quetzalcoatl e un condor: lo Scalpatore. L’essere, nell’improvviso assolo collettivo di un branco di alouatte, stritolò e annegò nelle sue spire i 2 ornitologi. Sempre a Parigi, nel Museo di Storia Naturale, un antico uovo di Ceratosaurus si stava per schiudere. Il pulcino era infetto del morbo degli incubi di Pitch, e stava crescendo ad ogni passo, carico di terrori arcani, alla base delle leggende sui draghi. Uscì irrompendo su Rue Cuvier, e immediatamente la sua furia mietitrice fu avvertita dalla polizia. “Non riesco a concludere Pasqua che tutte le volte mi capita qualcosa. Che c’è, ce l’hanno con i conigli?” Calmoniglio era piuttosto teso come una corda di cetra, dato che era stato quasi trascinato via dall’ultima ricognizione pre pentecostale. “L’Uomo nella Liuna ci wuole parlare. Credo che zia molto importante” Jack e Elsa arrivarono molto più funerei del solito. Jack non scherzava, Elsa non era accompagnata da Olaf. Alla fine furono quelli più preparati. “Come? Pitch sta tornando?” Dentolina capiva l’Uomo nella Luna anche se il suo verbo era il silenzio. “Lo sapevo già. Una zecca da 14 quintali vi sembra un fenomeno naturale?” “No. Quale zecca?” “Una zecca gigante in Place Jean Paul, ne parlavano tutti, dall’Observateur giù per il Corriere della sera arrivando al New York times. Era opera di Pitch. E non solamente questo: nel Kentucky l’esercito ha ucciso un dinaste Nettuno grande altrettanto. E un ornitologo sudamericano ha riferito che sua moglie è rimasta uccisa da un quetzal. Il quetzal in questione non è un Pharomacrus Mocinno,è una reincarnazione del leggendario serpente piumato. È un Ceratosaurus ha seminato il terrore per Parigi. È tutta opera di Pitch, credetemi. Vuol farci venire allo scoperto. E noi purtroppo non abbiamo nient’altre scelte che questa di mostrarci anche agli adulti della Terra” io ero riuscita a convincerli a non traslocare a Rovaniemi. Comunque a casa mia era arrivata Anna-chan, cioè Anna. All’inizio, quando me la vidi entrare in casa, sembrava un incrocio tra Pippi Calzelunghe e la Monami Suzuki di Capeta. “Ragazza mia, tu non sai che Babilonia siano Shinjuku e Roppongi!” “Perché? Hanno 2 torri?” “Qui è pieno di torri. Meglio che ti faccia vedere io il perché del mio sbigottimento” cominciò un estenuante tour de force nelle sottocomunità giovanili di questo strano Giappone contemporaneo. Bosozoku: i teppisti centauri. Tipo la banda di Kaneda in Akira o la “Banda dei senza uscita” di Ryu in Shaman king. Figli del Marlon Brando di Rusty il selvaggio, il James Dean di Gioventù bruciata e il Dennis Hopper di Easy Rider Sukeban: le ragazzaccie indivisate. Tipo Saeko Busujima di Highschool of the dead. Non mi viene in mente nessun antenato Cosplayers: quelli che si travestono. Ad una qualsiasi fiera e/o mostra sono però quelli a cui meno importa. Credimi Anna, non vedrai mai Hiro Mashima circondato da cosplayer di Fairy Tail. Figli della commedia dell’arte italiana e delle sue maschere: Zanni (senese/emiliano), Giangiurgolo (calabrese), Pulcinella (napoletano), Arlecchino (mantovano), Pierrot (francese), Mirandolina (veneziana). Così presumo io, anche se in realtà il primo cosplayer era americano, William Tell, e impersonava l’antropologo marziano Skygack. Ganguro: inquietanti ragazze abbronzate con i capelli biondi. Pare che questa scellerata moda discenda da Totòtruffa ’62 di Camillo Mastrocinque, in cui Totò si spalmava del cerone nero in faccia facendosi passare per un senegalese. Come lui stesso avrebbe detto, “ma mi facci il piacere” Haraujku’s girls: vestite come caramelle Rubber Rolls (le chewing gum a cinturino di orologio arrotolate e svolgibili come pompe antincendio) umane, sono una specie insulare di Harajuku. Praticamente tutte le protagoniste di Supergal! Ragazze alla moda. Sono figlie delle varie sottoculture endemiche, notabili in paesi come Castelfranco (PI) e città come Bergamo (BG). Chapatsu: ganguru anemici. Kawaii: i fissati con le cose carine. Moe: uguali Lolita: le ragazzine con atteggiamenti da adulte. Discendono dall’omonimo romanzo di Vladimir Nabokov “i, i,i, i love little girls/they make me feel so good…” gothic lolita: simpatiche, un po’ come i bosozoku, le sukuban, ma solo perché hanno una moda sensata, non ti stressano con la politica ma non sono nemmeno degli ignavi boccaloni, e credono davvero in ciò che fanno. Figlie delle “ragazze interrotte” di James Mangold, e di Sul ponte sventola bandiera bianca di Franco Battiato, da La voce del padrone, più precisamente il verso “Mister Tamburino non ho voglia di scherzare/rimettiamoci la maglia/i tempi stanno per cambiare” (Mister Tamburine Man era poi Bob Dylan, uno dei duci musicali del ’68) keitai: i dipendenti dai telefonini. Un qualcosa anticipato da Pasolini “Finché perdura il sistema che si combatte (nella specie, il sistema capitalistico) esso non va considerato il male, perché anche sotto di esso c'è la realtà, ossia Dio. Infatti la realtà è infinitamente più estesa del sistema, ma il sistema è infinitamente più esteso di noi: e quindi, come il sistema non coprirà mai tutta la vita, noi non potremo mai giungere ai confini del sistema e scavalcarlo.” Enjo kosai: le studentesse universitarie puttane. Derivano dalle tristi fanciulle di La baracca dei tristi piaceri di Helga Schneider, dove lì però le ragazze erano internate ebree nei campi di concentramento ed erano obbligate. Freeter: i bamboccioni, o, per Fellini, i Vitelloni. NEET: uguale Otaku: gli appassionati con qualcosa. Molto spesso vengono anche chiamati “fissati”, ma in realtà questo vale di più per gli hikikomori, otaku che davvero vivono eremiticamente. Comunque alla fine consigliai a Anna un look da Noruu-è no on’nanoko, cioè “ragazza norvegese”. Infatti ogni gaijin, straniero, ha un suo preciso dress code, cioè codice/pista di vestiario. Vestirsi infatti è per i giapponesi un itinerario: si segue un determinato percorso, si incontrano sulla propria strada dei luoghi idiomatici, si passa sempre per un certo numero di attraversamenti pedonali, sotto e sopra passaggi, si prendono sempre le stesse linee della metropolitana, ci si ferma sempre davanti ai soliti attraversamenti a livello. Esiste una mappa del mondo per questo: amerikahito no on’nanoko: ragazza americana, nel senso di Nord America. Guatemara no shojo: ragazza guatemalteca, dell’America centrale Buraijiru no on’nanoko: ragazza brasiliana, del Sud America afurika no on’nanoko: ragazza africana toruko no on’nanoko: ragazza turca kureta-jima no shojo:ragazza cretese, di Cnosso girisha no on’nanoko: ragazza greca porutogaru no garu: ragazza portoghese, di Lisbona supein no on’nanoko:ragazza spagnola furansuhito no on’nanoko: ragazza francese eccetera. Ciononostante grande è la confusione sotto il cielo e sopra la terra (Massimo Zamboni), e con la globalizzazione le acque si confondono. La portai poi a visitare i luoghi più importanti per capire il Giappone contemporaneo. Akihabara, dove c’è tutto lo sviluppo tecnologico del Giappone, quelle zaibatsu, grandi multinazionali dell’industria motoristica e elettronica, che alimentarono il mito della “yakuza di Stato” e del dominio economico nipponico. Particolarmente ricorrenti in Gibson, vengono menzionate anche nella letteratura italiana, con Antracite di Alessandro DeFilippi. Shibuya è tutta la cultura pop della nazione. Qui vengono lanciate le mode, qui divengono oggetto di studi accademici, qui si evolvono da Sinosauropteryx a Microraptor a Archaeopterix a Confuciusornis a Enanthiornithes. Ovviamente un numero spropositato di anime e manga si svolgono qui, ma non solo: anche l’Occidente se ne è interessato e non certo negli anni 90, quando il Giappone era ormai tiratore delle file della cultura contemporanea subito dopo l’America, come testimoniato da Teen Titans:Danger in Tokyo, film dei “giovani titani” della DC. Shinjuku è il quartiere della moda. E delle bimbeminkia, aggiungo io. Ikebukuro è il quartiere a luci rosa, dove è nato il fenomeno delle OL, Office Ladies, le donne manager rampanti. Gli uomini esacerbati da tutte queste squalesse dell’alta finanza, del terziario, dell’alta moda e persino del secondario e del primario, come Vecchioni ai tempi di Voci a San Siro, fuggono da qualche altra parte. Roppongi contiene le varie Chinatown e Little Italy di Tokyo, cioè tutti i gaijin che tu possa immaginare. Vengono tutti trattati allo stesso modo, cioè non conta un cazzo nessuno. Dopotutto gli americani prima li bombardano con bombe A, poi li stuprano le ragazze,le mogli, poi “esportano la democrazia”, mentre gli italiani fanno figure di merda ovunque vadano e i cinesi sanno solo imitare a basso costo quello che fanno tutti gli altri. Rincasati, io decisi di guardare un po’ di tv generalista, accogliendo sul divano anche Anna. Qui da noi la tv subì lo stesso percorso di altre nazioni: tra la fine degli anni 60 e i primi 70 era limitata, pochi canali, in seppia o bianco e nero, e poi si è evoluta. Comunque diedi un occhiata a TV Nihon, l’equivalente nostrano di TV Choice. La tv giapponese è strana, mooolto strana. Ma mai come le altre,ovviamente. In Italia si fecero leggi ad personam solo per decidere chi trasmettesse i Pokemon alle 10.00 e chi trasmettesse i Digimon alle 8.00. ciononostante ne vedemmo, di televisione, davvero troppo strana. Cominciammo con la ripresa dell’interno di un manicomio criminale, con la telecamera che si avvicinava alle celle per sbirciarci dentro, mostrando un necrofilo e urofilo che si eccitava nell’urinare sul cadavere di una donna, una necrofila che amava un cadavere con il torace aperto come un armadio, un coprofilo che, grazie ad un intervento chirurgico assolutamente da denuncia si provoca piacere eiaculando la sua merda, unendo il suo colon sigmoideo al dotto spermatico. Cambiammo appena prima che ci facessero vedere qualcosa di ancora più disgustoso e orripilante. Ma appena cambiai da Nagoya Channel a Tv Tokyo, la cosa non migliorò affatto. Si vedeva una ragazza, in una fontana di acqua con aggiunto un colorante rosa, strappare via il cuore a degli uomini tramite una lama di plexiglas attaccata sopra ogni mano. Cambiai di nuovo e finimmo sulla TBS, e di nuovo un altro spettacolo troppo violento e grottesco persino per un popolo che ha creato Battle royale e Meatball Machine: una scalinata nera, terminante in un altare su cui un uomo affetto da tetramelia alle gambe si pastrugnava con una boccetta di profumo nero, sporca di quello che sembrava petrolio, mentre lungo la scalinata, in delle vasche, coppie di ragazze vestite solo di magliettine argentate con uno spacco triangolare sui seni lottavano tra di loro brandendo incroci tra un taser e un marchio da merca. Spensi immediatamente. La notte non feci che pensare a quelle scene. Un po’ avevo orribili incubi, un po’ cercavo di capire cosa avessero mandato in onda. Vabbene tutto, ma chi era così malato da arrivare a far vedere delle cose del genere? Comunque dopo un po’ mi sembrò di sentire lo statico del nostro apparecchio. Cautamente mi alzai, e cercando di non agitare il sonno di Anna (di sicuro sconvolta anche lei da tutto quello che avevamo visto) camminai fino a vedere se il televisore fosse davvero acceso su un canale morto. Stranamente lo era. Eppure l’avevo spento. Il telecomando era abbandonato su un angolo retto del divano, rivolto con i tasti all’imbottitura. Lo presi e premetti il tasto rosso dell’interruzione di segnale, ma non mi ubbediva. Cercai di non arrivare alle maniere da troglodita, solo perché temevo che Anna avesse un sonno leggero. Mi sedetti e cercai di premere e ri-premere il tasto del mio scontento, ma lo statico, il “nevischio”, non se ne andava. Alla fine mi misi a scardinare lo sportellino di sotto, per togliergli le batterie. Ma mi beccai una scossa elettrica. Caduto il telecomando e io,bestemmiato con la mente, osservai di nuovo lo statico, completamente inascoltabile se non per un orecchio particolarmente fine. Mi misi in ascolto di quello “ssssss” uscente dalle casse, e,girandomi di 90°, osservai più attentamente lo statico cambiare. Lentamente, ad ogni transitare di barra bianca verso il basso, una figura prendeva forma. Era una macchia nera, a forma di L rovesciata, con a circa metà altezza 2 tondi bianchi (occhi?) e un taglio bianco a saetta, tendente verso il basso come le labbra di un apoplettico (bocca?). me ne impressionai molto e distolsi lo sguardo. Poi però, nel silenzio dello statico, cominciai a sentire dei salti, dei cambi di ritmo, delle modificazioni pentagrammatiche, se se ne può parlare per il quasi inesistente suono della televisione catalettica. Mi sembrava una voce, che parlava in un incomprensibile sanscrito fortemente velocizzato. Nel frattempo lo schermo sembrava si stesse gonfiando dall’interno. Terrorizzata, mi trincerai dietro il divano, osservando impietrita quello che speravo fosse solo un brutto sogno. Lo schermo continuava a gonfiarsi, e, come dell’acqua che travalicasse da una vasca, lo schermo, ormai melmoso come una colata di dentifricio trasparente AIM, cadde a terra, mentre a manovrarlo come un drago cinese da parata di Capodanno dall’interno era quella macchia nera. A poco a poco quella macchia si rivelava testa di un'altra macchia più grande, simile ad una sgommata, un corpo, da cui uscivano, colavano, trasalivano, altre 2 macchie più sottili, simili a sbavature di matita nera per gli occhi, che scoppiavano da goccie a ragnetti, simili a sputi di un uomo su cui si sta eseguendo una piombatura, mani. E braccia. Testa,corpo,braccia e mani di un solito Babau. Il blob stava ormai cercando di scalare il divano, ma ad un certo punto si terremotò di scosse elettriche e, emettendo una specie di mugugno, cadde all’indietro, secco, liquefacendosi in dell’acqua nerastra. Allungai l’occhio e vidi che il televisore gli era caduto addosso, spinto da dietro da una coppia di spiritelli chiusi in dei cappelli con sonaglio, che erano anche i loro soli vestiti, incapsulandone tutto il corpo. Mi guardarono con sorrisetti maliziosi, per poi saltare giù dal piedistallo dell’apparecchio e andarsene. Il mattino dopo Anna ascoltava in stereo The end di Hatsune Miku, mentre rimetteva apposto il televisore. “Lo schermo non mostra nessun segno di rottura” mi disse mentre entravo nella stanza. “Cosa mi hai detto di aver visto?” “Lo schermo si era allungato come se fosse stato fatto di plastilina, e strisciava verso di me. Al suo interno si trovava un ombra nera, e all’improvviso il televisore li è caduto addosso, spinto dal didietro da una coppia di….folletti” “Era sintonizzato su dello statico?” “Un canale morto. Comunque….non pensiamoci più” “Non m’interessa. Sto eseguendo alcuni calcoli, più precisamente mi sto dedicando al teorema di Pitagora” “Interessante. Vedi di non studiare troppo, io….vado in biblioteca” “A fare cosa?” “Cerco….informazioni. Sui Guardiani. “ dopo aver osservato di nascosto i fogli di Anna, cominciai a guardare ovunque lo sviluppo Carnotiano del teorema in biblioteca cercai tutto quello che potevo su Babbo Natale, sul Natale, sulla Pasqua, sui denti, sul sonno, sull’Inverno. Alla fine ne uscii con idee ancora più confuse, ma stranamente rassicuranti. Come ho detto prima, il triangolo rettangolo di Carnet, legato al teorema di Pitagora era da me visto (?) su numerose superfici e persone, come il logo dei Clean Bandit dalla protagonista del videoclip di Rather Be, ambientato-mi sembra non casualmente-a Tokyo. Tornata a casa, chiesi a Anna se per lei fosse normale vedere un particolare oggetto, una particolare forma ovunque si guardi. “Mi sembra difficile” mi disse facendo spallucce, “l’occhio è suggestionato da innumerevoli cose, e nessuna ha mai più spazio di un'altra. E poi sinceramente non saprei nemmeno cosa dirti. Perché me lo hai chiesto?” “Ho guardato i tuoi studi, i tuoi calcoli, su quella figura geometrica. È molto strano che abbia finito con l’imprimermela in mente, non trovi?” “Succede” Avevo letto, una volta, Dio odia il Giappone di Douglas Coupland, romanzo breve dell’autore di Generazione A e Il ladro di chewing gum su come noi nipponici stiamo messi. Non è il primo a compiere operazioni di questo tipo, già i francesi, con Nord contro Sud di Jules Verne e La città della gioia di Dominique Lapierre, hanno raccontato storia di paesi non propri, ma in Francia quei romanzi sono usciti quasi in contemporanea, Le nord contre le Sud nel 1887 e La ville de la jouie nel 1985. Il Giappone fu il primo paese, l’immediatamente primo, in cui venne pubblicato quel romanzo. In America uscì nel 2002, un anno dopo, in Europa nel 2012. E la cosa più strana e che più o meno tutti, come Yoshio Sugimoto, credettero che fosse una specie di parlata male. Un insulto. D’altronde è noto che tra America e Giappone non è sempre passato buon sangue, come è poi successo a Pearl Harbour. Molti credettero un po’ strano, e anche un po’ abbruttente, rappresentare il Giappone dopo gli anni della Tokyo da bere come popolato da ragazzini con tendenze nichiliste e suicide. Eppure funzionava così, altrimenti non si spiega B.O.B che omaggia i profetici Sex Pistols di God save the Queen dicendo “no future”. E dall’America queste cose arrivano. Comunque questo libro mi insegnò e rettificò molte cose sull’attentato alla metropolitana di Tokyo nel 1995, di cui io non ho quasi nessun ricordo (troppo piccola) o vaghi degli anni migliori. La polizia, quando tutto finì, disse che c’era un gruppo di fanatici induisti che progettava un attentato al Tokyo Sky Tree e il cui simbolo era il triangolo di Carnot. Quando tutto finì? Quando tutto finì cosa? Lasciatemi spiegare. Come ho detto avevo sviluppato lo strano trip di vedere dappertutto triangoli. All’inizio Anna pensò che fosse solo una mia paranoia, ma poi mi confessò che, nel parco di Kamiyamaguchi, gli alberi erano pieni di strani graffiti biodegradabili raffiguranti un triangolo con le caratteristiche del teorema di Carnot. Era per pubblicizzare l’imminente mega concerto dei Pentacle’s hypothenuse, un gruppo j-acid metal. “Per caso t’interessa Hiromi-chan?” “Sinceramente no Anna-chan. Comunque hai imparato in fretta lo slang dei –chan e dei –sama. Non mi piacciono questi ignoranti in storia. Negli anni 60 le droghe psicotropiche vennero propugnate come il non plus ultra per l’elevazione dell’ispirazione artistica, salvo poi mettere al mondo cagate di dimensioni sesquipedali. Negli anni 80 la bonifica nella musica pop iniziata dai Buggles e portata a compimento nell’estate del chissenefrega dell’88 da Carlisle con Heaven is a place on Earth si concluse con gli anni 90 delle allucinazioni senza droga, del tipo dei Wamdue Project e degli U.S.U.R.A. Poi Greg Ginn creò un metal dalle chitarre distorte all’estremo e nel 1992 gli EyehateGod di Jimmy Bower pubblicarono In the name of suffering, e cominciarono i cazzi. Abbinare chitarre d’acciaio pesante e psicotropi allucinogeni non va mai bene” ma che cosa avevo appena detto? Gli EyehateGod erano normalissimi. Comunque anche Anna non ne era interessata, e,parificati i guantoni, decidemmo di fare qualcos’altro. Per puro caso, passammo davanti alla sede dell’Interpol, a Kasumigaseki. Dei giornali non mi interessavo più di tanto, e il fatto di cui mi sarei “interessata” se avessi letto il giornale più frequentemente e più interessatamente, era poi oltretutto avvenuto in una prefettura veramente lontana, era che 3 creature mostruose erano arrivate all’aeroporto di Shin-Chitose, a Hokkaido. E che c’entrava l’Interpol? In quanto responsabile del terrorismo sul territorio nazionale, era conto suo gestire la facenda. “Cos’è successo, Takomachi?” “All’aeroporto Shin Chitose a Hokkaido, in data 26/05/2014, sono arrivati dei bagagli molto più grandi del normale, contenente il primo una colonia di dinaste Poseidone, il secondo degli enormi boa constrictor, il terzo delle zecche enormi. Gli animali hanno cominciato a aggredire i tecnici dello scalo, mentre, secondo quanto riferito da dei testimoni, più avanzavano uscendo dalla hall dell’aeroporto, più aumentavano le loro dimensioni assumendo un aspetto mostruoso. Sapporo ha già dato l’allarme e sta muovendo un commando militare verso gli insetti e i rettili, in marcia sulla 337. I coleotteri vennero affrontati con delle bombe Castrol su ruote, che vennero strette dalle mascelle degli insetti esplodendo. Successivamente sono stati utilizzati dei missili terra-terra 9K115 per abbreviare i tempi: le bombe automobilistiche Castrol sono infatti costosi prototipi di modelli di missile terra-terra che potrebbero essere sviluppati in seguito, anche in funzione anticarro e antimina. I serpenti avevano la particolarità di sembrare aver sviluppato delle ali, con le quali poterono fuggire gli attacchi su terra, fatti utilizzando bazooka e lanciafiamme, ma è intervenuta l’aeronautica con degli X24, aerei studiati per essere senza ali come missili terra-aria, che sono riusciti a disperderli. Per le zecche abbiamo utilizzato quello che il caporal maggiore Daichi ha chiamato “metodo Dig Dug”: abbiamo lanciato missili da delle katiushe svuotati del componente esplosivo e a cui era stato legato un tubo lungo 5 metri. Attraverso questo tubo abbiamo fatto passare dell’aria, circa 17 atmosfere ogni 7 secondi per 3 minuti, in modo che le zecche esplodessero. “ “Quindi il nemico è stato sconfitto con successo dai nostri connazionali di Yezo. Ministro degli esteri Yoshimasa Hayashi, da dove provenivano quei 3 cargo?” “Il primo dal Nord America, dal Kentucky. Il secondo dalla Guyana, in Sud America. Il terzo dalla Francia. “ “Ministro dell’ambiente Takashi Kuki, quali potrebbero essere le cause di questi episodi di mutazione e titanismo?” “Al momento si sta considerando la contaminazione biochimica. I cadaveri delle creature presentavano rimasugli di una pasta nera, simile a silossano poliuretanico, che sembra adesso essere più simile a del ferrofluido. Comunque questo tipo di degenerazioni del DNA si propagano con effetti del genere non in tempo reale, ma o in tempi giornalieri e settimanali se la sollecitazione è di un grado di forza altissimo e rapidissimamente concentrato, o su tempi annuali o decennali, se la sollecitazione da un grado di forza discreto e robustamente concentrato sul momento, che prosegue poi seguendo i ritmi di decadimento. Il primo esempio è Bikini, dove sono stati compiuti esperimenti nucleari, il secondo è Chernobyl, dove la fuoriuscita del reattore di Pryp’jat’ all’inizio non fu considerata, salvo poi causare deformazioni e crescite zoologiche/botaniche incontrollate. Ma al momento disponiamo solo di ipotesi” “Perfetto. Ciononostante le parole del ministro delle relazioni con l’arcipelago settentrionale Takomachi e dei ministri dell’estero Yoshimasa e della salute ambientale Kuki mi abbiano rassicurato, lo scopo della riunione odierna è trattare della segnalazione nell’area di Chitose, distretto di Sapporo, di creature simili a quelle che sono state combattute. Le loro dimensioni sono ancora relativamente contenute, ma bisognerebbe mettere l’area in quarantena” “Ma non è possibile” proruppe il ministro dei trasporti Seiji Maehara “quella è la zona dell’aeroporto, non si può mettere in quarantena senza arrestare il flusso di aerei. Ma quegli animali non potrebbero essersi diffusi in una riserva naturale?” “Le informazioni pervenutemi sono confuse. Una di esse li segnala in corrispondenza della provincia di Kushiro, sul Pacifico del Nord. Qualche giorno fa, sempre da Hokkaido, mi è stato segnalato il diffondersi di un epidemia di babesiosi nei greggi di pecore e mucche nella provincia di Sapporo. Questa malattia è trasmessa dalle zecche, uno degli animali dei cargo. Potrebbero stare tutti dirigendosi verso il Giappone meridionale” “Cioè casa nostra?” “Se per te è tutto il Giappone da Kumamoto a Aomori, allora sì” “Non potrebbe trattarsi di un attacco zooterrorista?” “E da parte di chi, ministro Nakatani?” “L’ISIS? L’Islam integralista?” “Sembra troppo complicato. Dove li trovano tutti quegli animali? Come fanno a farli crescere in tempo reale? E comunque abbiamo a proteggerci il Pacifico. I serpenti, se davvero sanno volare, comunque se la vedranno con i nostri astori e le nostre aquile” “La fa troppo semplice TakomachiSan. Gli insetti potrebbero imbarcarsi sulle navi, come i topi distributori del vaiolo sulle navi dei pellegrini. E comunque non sarebbe possibile nemmeno mettere in quarantena tutta Yezo. È tutto un folle mistero” Come andò il resto della nostra giornata non me lo ricordo molto bene. Ho incontrato il mio fidanzato, ho fatto l’amore con lui, ho mostrato a Anna quel parco, non tanto per il concerto ma per passeggiarci attraverso. “A Tokyo esistono 6 grandi parchi e un numero innumerevole di aree verdi minori. Hamarikyu, dove accanto sorgono i grattacieli delle grandi aziende dell’elettronica e della finanza, Inokashira, dove sorge il Museo Ghibli, dedicato ai film di Hayao Miyazaki, Shiba, di cui non so nulla, Ueno, dove sorge un museo d’arte moderna oltrepacifica, Rikugi, di cui io non so nulla, Yoyogi, il grande templio. “ “Sai molte cose!” “A dire il vero no” Mentre dormivamo, si svolse il concerto. Durante il quale però si avvertirono delle scosse di magnitudo 4.4, che svegliarono il celebre sismologo Yukinobu Okamura, il primo a individuare le scosse di Fukushima. “Oh no, non un'altra volta….” E si mise a battere una finta campana bronzea (in realtà era fatta di comune metallo) con un grosso bastone, provocando il risveglio collettivo nel suo condominio. “Ma porc** di una P**°çttana graziosa! Qui c’è gente che vuol dormire!!!” “Me ne dispiaccio enormemente, ma nella prefettura di Kanagawa c’è in corso un terremoto di quarto magnitudo!” “Oh porcççç il c]]]! C’è il terremoto! C’è il terremoto! A Kanagawa! A Kanagawa!” Ma non era solo in Giappone che si stavano scatenando terremoti di tale intensità. A Vasterbotten, nella Svezia lappone, a Palermo, in Sicilia, a Torino, nel Piemonte, a Rabat, nel Marocco, a Nuuk, in Groenlandia. Mentre Nord dormiva, arrivò un Cerboreas, spirito del vento del Nord che lo informò che a Lycksele, in piazza, una scossa di terremoto, distribuitasi poi lungo la 360, aveva fatto emergere un enorme monolito nero di forma cilindrica. “Di cosa si tratta?” “Temo sia Pitch” “Ma perché doveva attaccare proprio laggiù, e non qui a Rovaniemi, se lui vuole me e gli altri Guardiani?” in quel momento arrivò con il diavolo alle calcagna un altro Cerboreas, che informò Nord del movimento a versoio del monolite verso la Lapponia lappone dalla Lapponia finlandese. Mentre l’esercito finlandese cerca di fermarne l’avanzata con carri armati e katiuscie, il sismologo Gheorghe Marmureanu disse che si sarebbe dovuto prendere una coppia di Snowboard con attaccato a 2 corde un missile Honest Jhon, un missile Honest Jhon in formazione idrovolante Libella Hydroplane Quercetti©. “Sarebbe in grado di sfrecciare sulla neve con la parte esplosiva nel canale di natura sismica, centrando in pieno la base della torre prendendola da dietro” il missile funzionò, ma la Pitch’s tower, colpita sul culo, passò nella sua Resin’ crystal form, dal monolite in stile rocca del Generale Spidrax dei Sectaurs di Tim Clarke a un gigantesco albero di quarzo nero con Pitch, circondato dalle sue NightMares. Pitch era ancora più mostruoso dell’ultimo scontro tra lui e i Guardiani: completamente cieco, con il volto simile a quello di una bambola di iuta, il corpo 3 volte più grande di quello di un essere umano. Nonostante fosse Maggio, l’intera Europa settentrionale (esclusa l’Inghilterra e la Scozia) era nella neve. Il cielo era rosso e la bufera portata dal Tuuli rendeva le operazioni più delicate quasi impossibili. Per esempio un missile terra-terra lanciato da una delle katiuscia venne colpito da una folata e esplose su Andslev. “Oh mio…” disse il comandante Eemeli Dùrgiv. A fargli esclamare “Voi hyva…” non fu solo quell’incidente, ma anche l’arrivo di Nord, Babbo Natale, con le szabla sguainate. “E lei chi è?” “Sono Nicholas Nord….cioè Nord….cioè Babbo Natale. Lui è Pitch, il sovrano degli incubi, ed è compito mio affrontarlo!” e le renne presero il volo, senza che Dùrgiv riuscisse a esprimersi al proposito. Su Palermo, di notte, con un clima arabo, Dentolina si occupava di raccogliere i denti da latte. “Allora vediamo…Enzo Durvillio….Via C.Gulì…” poi la città venne sconvolta da delle scosse. Tutti, soprattutto quelli che vivevano in condomini prossimi al lido, si riversarono sulle strade retrostanti temendo uno tsunami. Effettivamente dal mare emerse un enorme monolito nero, che scatenò un maroso che si abbattè su porticciolo di Bandita. “Non ti scatenare Dente-da-latte…” temo di sapere chi sia quello…Pitch!” e vi si diresse contro, mentre tutta Palermo tratteneva il fiato dinanzi a quello che sembrava il Kronos dell’omonimo film di Kurt Neumann. All’improvviso delle NightMares uscirono serpeggiando/galoppando giù dalla sommità della torre, allargandosi sullo Ionio galoppandoci sopra come gli stalloni di Nettuno, per poi convergere verso la costa. Dentolina li intercettò e cercò di fermarli, facendole sparire in mulinelli di fumo nero senza più nessun potere di suscitare incubi. Dopo l’exploit, Dentolina era osservata con occhiate fuori dalle orbite da tutti i palermitani riversatisi sulla costa. Voltatasi a guardarli, all’improvviso la seconda Pitch’s tower si trasformò nella sua Resin’s crystal form, catturando Dentolina mentre cercava di giustificare la sua esistenza nel modo più diplomatico possibile. Dente-di-latte si tuffò in soccorso della sua padrona, ma venne perforata da uno dei cristalli. L’enorme Waldo di quarzo nero sfilò lentamente il corpicino senza vita, lasciandolo cadere in mare. “DENTE-DA-LATTE!!!!” urlò Dentolina cercando di liberarsi, mentre la ganascia di quarzo nero la stringeva inarrestabilmente. Nella sua reggia in Nuova Zelanda Calmoniglio dormiva, ma venne svegliato da uno dei messi del dio Tahu, per dirgli di qualcosa di molto strano che si stava scatenando a 18.985 kilometri di distanza. “A T’hroin, città del continente di Ki’Itari, è apparsa una torre di Pitch!” Calmoniglio si ridestò completamente e chiese maggiori dettagli al messo di Tahu. “Se la lingua maori non me la ricordo male…” disse Calmoniglio, “T’hroin dovrebbe essere Torino e Ki’Itari Italia. Poi comunque l’Italia non è un continente ma una penisola facente parte della placca Euroasiatica. Adesso andiamo a vedere di cosa potrà mai trattarsi…” la tana di Calmoniglio dispone di uno stagno in cui era possibile vedere tutto il mondo. In base all’antico Patto fatto con Nord sulla Luna all’epoca della Grande Adunata voluta dall’Uomo della Luna, lo stagno funzionava solo da Aprile a Novembre, poiché per il resto dell’anno era Natale, da Dicembre a Marzo. In quel momento, essendo Maggio quasi Giugno, lo stagno avrebbe permesso a Calmoniglio di scrutare su tutta la placca Euroasiatica, fino al Piemonte, a Torino, dove vide che il centro storico, dove svettava la Mole Antonelliana, nel quadratone di strade fatto da Via Montebello, Via G.Ferrari, Via Sant’Ottavio, Via G.Verdi, era crepato da scosse di terremoto. Nel frattempo l’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nella sua sede a Roma era sommerso da telefonate, @-mail, lettere cartacee (per chi ancora aveva la fisima di scriverle), e tutti osservavano rapiti i sismografi, registrare nelle zone di Palermo e Torino vibrazioni fuori dalla norma. “Scosse di magnitudo 5-5,9 a Palermo. Tutta la città e i 2 comuni confinanti di Addaura e Bellolampo ne avvertono i movimenti; fessurazioni di 6 centimetri sulle mura degli edifici; crollo totale o parziale di alcuni edifici; tasso di pericolosità: sufficiente. Ultim’ora: 21.52. Scosse di grado 10 della Scala Mercalli a Torino: edifici in rovina, numero di vittime stimato a 10, tra cui 5 morti e 5 feriti. Apertura di enormi crepacci nel centro storico.” “Professor Gresta! Professor Gresta!” “Sì Massimo Ghilardi?” “A Torino, dalle crepe nel centro storico, è emersa una torre nera alta 83 metri!” “Possibile?” “Ne sta parlando un cameraman della Protezione Civile” e il Professor Gresta, davanti a un monitor, vide la terza Pitch’s tower ergersi contro il cielo, mentre la punta della Mole Antonelliana era caduta e l’aula del templio del Moloch era inagibile. Le poltrone per osservare i giochi prassinoscopici erano state stritolate dalle macerie del soffitto, e l’ascensore era in pezzi. Si erano salvate solo le esposizioni propedeutiche all’aula del templio, e ciò che nell’aula del templio si trovava lateralmente. La torre si sollevò in volo e sparì verso l’orizzonte. L’Aeronautica le diede la caccia attraverso Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, per poi continuare l’inseguimento in pieno Mediterraneo. La Pitch’s tower sembrava stesse dirigendosi…proprio verso Wellington, in Nuova Zelanda!” “E’ Pitch!” disse sconvolto Calmoniglio. Battendo il piede, creò un passaggio per la città, uscendo fuori proprio sul molo. Nel frattempo la Pitch’s tower era precipitata in corrispondenza dell’Oceano Indiano, fuori dal Mar Rosso. La Marina diede ordine di inseguirlo con tutti i sottomarini disponibili. Da La Spezia si fecero partire 4 sottomarini intercettori classe S.Todaro e 8 portaerei, 4 navi portaerei C.Benso e 4 sottomarini portaerei E.Fieramosca attrezzati con caccia antiradar AGM 129 Stealth. Non contenti, si cercò di allarmare la Marina finlandese, che aveva subito simili scosse di terremoto e l’altrettanto simile comparsa plurime di gigantesche strutture monolitiche nere come la notte nei giorni precedenti questo D-Day su scala europea. Da Turku partirono diverse portaerei e sottomarini. Attraversarono il mare del Nord, la Manica, e arrivarono sull’Atlantico, mettendosi parallele ai vascelli italiani che si stavano muovendo lungo le coste dell’Africa. Obbiettivo Mare di Ross. Bisognava prendere da dietro il monolite, che si stava spostando sott’acqua, alla profondità di 4.270 metri, alla velocità di 12 kilometri all’ora. Le flotte sottomarine, sia italiane sia finlandesi, conversero prima sull’oggetto X, e, impazienti, aprirono i siluri. Il bombardamento sembrò averla vinta sulla Pitch’s tower, e sprofondò nella Fossa di Bougainville. “C’è l’abbiamo fatta! L’invasore nero è stato sconfitto!” e rientrarono passandoci sopra. Nel frattempo a largo delle Isole Chatman la VERA Pitch’s tower si stava dirigendo verso Wellington. Infatti quella abbattuta era un simulacro della vera terza torre, trasformatasi in NightMares a forma di zifio. Arrivò a Wellington e Calmoniglio vi si diresse nelle interiora battendo il suo piede. Su Marrakesh Sabbiolino, o Sand Man, distribuiva la sua sabbia dei sogni sulla città, permettendo ai bambini sogni lieti e felici. Ma all’improvviso dal Mediterraneo emerse la quarta Pitch’s tower. Sabbiolino se ne accorse, ancora mentre a largo di Funchal la quarta torre era confondibile con il nero della notte. La quinta Pitch’s tower apparve a largo di Semersoqq. Jack Frost, accortesene mentre era sul GoldΘpiggen dell’altro mondo insieme a Elsa, chiese a lei di recarsi là e avvertire Anna, mentre lui rimaneva a difendere Arendelle. Fu Anna a buttarmi giù dal letto, mentre su Google e in tv, il Tg, davano testimonianza della demenza internazionale per i misteriosi terremoti, uno dei quali si era scatenato anche a Kamiyamaguchi. “Lycksele, in Svezia. Palermo, in Sicilia. Torino, in Piemonte. Rabat, in Marocco. Semersooq, in Groenlandia. Misteriose torri attaccano le città, e….quelli sono i Guardiani!” urlammo insieme vedendo cosa stava succedendo. Nord riusciva con una certa agilità a schivare i rami cristallini di Pitch, ma uno colpì il fianco della slitta, e Nord, con lo spirito di Giorgio Trice, il portatore in Italia delle montagne russe, si gettò sul nuovo Pitch, che piegò indietro di 180°,fondendosi con la torre. Nord colpì il basamento su cui era Pitch, mentre in soccorso arrivava un'altra slitta, guidata da sasquatch e con delle saighe. Nord aspettò che gli artigli quarziferi si chiudessero su di lui, per reciderli tutti ora che, contrattisi, erano più facili da lacerare. Saltò sopra l’altra slitta, mentre quella compromessa volava di nuovo verso il suo palazzo. Si diresse ancora più deciso verso di essa, ma Pitch, abbattutala, passò alla Ballista’s form, in cui le macerie si combinarono in una torre più bassa, provvista di 4 ruote al posto del vomere di prima, dalla sommità arrotondata, con la superficie ricoperta di altre macerie, con un apertura a foma di mestruazione tagliata trasversalmente da un enorme arco, il cui tendine era all’interno. Una maceria veniva fagocitata dalla torre e caricata sulla cocca, per poi essere lanciata contro il bersaglio. Se mancava il bersaglio, si trasformava in una NightMare a forma di manta, che continuava così, con un effetto boomerang, a cacciare, inseguire l’obbiettivo. Ma Nord riuscì a far assaggiare a Pitch il suo stesso fiele, mandandogli contro la NightMare in forma manta. Pitch incoccò un altro proiettile, che si divise prima in 5, poi in 10, poi in 100, fino a diventare uno sciame di NightMare a forma di zanzara. Nord vi ci passò proprio in mezzo, rimanendone accecato. Ciononostante riuscì a eliminare la Pitch’s Tower mettendosi a pancia in giù sulla slitta, afferrandone le stanghe e sganciando le saighe, che presero a starnutire incubi. La nuova slitta aveva a prua un grosso rostro, e Nord, direzionandola come la navicella di una teleferica lungo un tracciato discendente montano, colpì in pieno la torre. La velocità e la forza dell’impatto avrebbero provocato un tremendo colpo di frusta persino a un Guardiano, ma Nord, chiudendo gli occhi, era rimasto a faccia in giù, e diede il colpo di grazia alla torre colpendone lo squarcio con una delle sue szabla. Dopodichè la slitta collassò e il rostro si staccò dalla traglia, e Nord cadde nella neve, facendo da airbag alla slitta in frantumi. Dentolina aveva assistito impotente alla morte di Dente-da-Latte, e ciò le aveva dato una tale scarica di adrenalina da farle rompere a mani nude i rostri quarziferi, per poi attaccarne la scapola. Dalle sue braccia lei poteva estrarre resistentissimi rostri a forma di becco di colibrì, con cui perorò il materiale della torre, passando poi, in volo, a sbucciarla come una mela. Vorticando ad alta velocità fece il servizietto completo, mentre da ogni solco tracciato colava del sangue. Pitch, emerso, cercò di venirle addosso, ma lei li lanciò contro una delle sue fiocine, e lui, caduto in mare, cercò di risalire la torre aggrappandosi ai solchi, ma Dentolina lo precedette e raggiunse lei l’apogeo. Qui entrò dentro la torre, cercandone il nucleo per distruggerlo. Un nucleo c’era, era rosso, palpitante, e aveva pseudopodi che cercavano di afferrarla. Dentolina vi lottò contro, per poi capire che solo il nucleo avrebbe saputo danneggiare il nucleo, e si mise a volare in cerchio, in modo che il nucleo diventasse un gomitolo. A quel punto il gomitolo esplose in un uragano di polvere rossa, che investì completamente Dentolina. Venne poi espulsa dalla torre senza più nucleo mantenitivo da un bocchettone in fondo, mentre Pitch-troppo tardi-ne aveva riassunto il controllo. Con Dentolina che si agitava come un moscerino nella brillantina, Pitch mosse la torre verso il fondo del mare, mentre ogni onda la mandava in pezzi, come se fosse stata di sabbia. Calmoniglio, nella torre, vide il nucleo e provò a strapparlo dal suo luogo, ma venne imbavagliato dai suoi pseudopodi. Battendo la zampa riuscì a creare il vuoto sotto al nucleo e quello precipitò nel nulla, e Calmoniglio riuscì a far provare al nucleo sufficiente dolore da fargli allentare la presa. I tentacoli, conciati come dei dreadlock elettrizzati, agirono da incerti sostegni al nucleo per rimettersi in piedi, mentre Calmoniglio sguainava i suoi boomerang. Colpì il nucleo ma quello non mollava. Poi però quando questi intrappolò uno dei suoi boomerang, Calmoniglio tirò il galeotto fu il tentacolo al massimo, per poi mollare la presa. La parte di tentacolo che stringeva il boomerang capocciò contro il nucleo e questi, frantumatosi, diventò più vulnerabile. Calmoniglio capii che a danneggiarlo era sé stesso, e creò un passaggio sotterraneo che venne riempito dai tentacoli gettatisi al suo inseguimento, che cadderro tutti addosso come un gavettone di spaghetti al nucleo, distruggendosi. Uscito, Calmoniglio, vide che tutti quelli di Wellington lo osservavano. Pitch osservava Calmoniglio dalla cima della torre, mentre NightMares a sciame di culicoide erano pronti a dirigersi contro di lui. Dal terreno emersero i moai a forma di uovo, che risposero allo sciame con un fuoco spietato di uova a bomba fumogena, che agirono da DDT. La torre tornò indietro al mare. Sabbiolino invece pensò che non c’era niente di meglio che combattere Pitch con le sue stesse armi. Con la sabbia si costruì una torre volante con cui impattò contro quella di Pitch come in un combattimento tra squali martello. Pitch fece passare la sua torre in Resin’s crystal form, aggredendo Sabbiolino con una grandinata di stalagmiti quarzifere, che Sabbiolino controbattè con un antiaerea di fruste rotanti sabbiose, che cinsero i proiettili nemici come salami fino a sbriciolarli per la stritolazione. L’intera Pitch’s tower, vogliosa di farla finita il prima possibile, divenne lei stessa un NightMare, un gigantesco scorpione simile al mostro di Zela Sasolinger, mentre Sabbiolino trasformava la propria torre in un Pacman zannuto su gambe, che venne preso dallo scorpione e ripetutamente colpito con il pungiglione. Alla fine lo morse e trasmise il “veleno della sabbia onirica” all’avversario, facendolo dissolvere. Elsa, arrivata a Nuuk, riconobbe, dai racconti di Jack, l’impronta del nemico e, sfruttando le nevi groenlandesi, si costruì un'altra torre, impiegandola come una Torre di Selinunte per speronare l’avversaria. Alla falange macedone di cristalli quarziferi di Pitch rispondeva la gragnuola di aghi di ghiaccio evocata da Elsa, la cui robustezza spaccò il quarzo penetrando, come del veleno rilasciato da una drosera, al nucleo. Il Pitch della torre vide le pareti rosseggianti della torre congelarsi di un ghiaccio spesso come un kebab, di un amaranto elettrico, mentre un acne di spade di ghiaccio si faceva maratonda intorno al nucleo. Elsa si era chiusa in una gonade di ghiaccio per estendere i suoi 5 sensi alla sostanza. Ogni cristallo era un suo occhio, un suo orecchio, una sua narice, una sua papilla, un suo polpastrello. Accortasi che il nucleo non c’è l’aveva fatta a rompersi, aspettò che lui reagisse in un qualche modo all’essere circondato e trafitto da frecce cosmiche di ghiaccio. I rostri si colorarono proggressivamente di rosso dal bianco acquoreo, e il nucleo mostrò i propri pseudopodi cercando di rimuoverli, ma nonostante potesse sollevare fino a 130 kg, non riuscì a rompere un ghiaccio duro come adamantio. Alla fine tutti i suoi tentacoli collassarono su loro stessi, e la sfera nucleare si distrusse per essersi suicidata facendosi da sola un asphyxophilia. Io stavo dormendo. Anna era andata in bagno, e, accendendo la luce dello specchio, vide una cicatrice nera sulla sua faccia. Provando a toccarsela, questa si spostò. Poi si spostò di nuovo. Poi cominciò a serpeggiare sul suo corpo, poi arrivando sul pavimento, dove qui assunse un aspetto omuncoloide, come la macchia della pubblicità del detersivo Può. Successivamente, mi ha raccontato Anna, la macchia continuò a scapparle, rifugiandosi poi nel gabinetto. Anna, impietrita, si allontanò e andò in cucina, dove si portò in bagno una sedia. Come una domatrice di leoni, si appropinquò al cesso tenendola in avanti, con le braccia tese come corde patibolari. Aprendo il copriwater con una delle gambe, venne poi aggredita da una specie di murena pop-up, completamente nera e cieca. La sberla d’adrenalina non le fece mollare la presa ma gliela diede in pasto. Scappò da me urlando. “Anna cosa c’è?” “In bagno c’è un mostro!” “Dove?” “Nel vespasiano” “Vorrai dire il gabinetto. C’hai pisciato o cagato?” “Nessuna delle due cose. Tutto è cominciato quando, specchiandomi, ho visto sul mio volto una cicatrice nera. Ho provato a toccarla, ma quella-so che non mi crederai-è scappata via, attraversandomi la faccia come una formica impazzita per poi scappare sul pavimento e approdare all’acquerugiola che c’è in fondo ad un vespasiano. Preoccupata, mi sono recata quatta quatta in cucina e ho preso una sedia. Quella è uscita fuori dal gabinetto e mi ha quasi ucciso….ma perché non hai sentito nulla?” Mi indicai la testa, con i paraorecchie di Hello Kitty disghimbescio. “Comunque chiamerò la polizia” e alzatami e visto che erano le 24.56 e di lì a qualche minuto sarebbe scoccata la mezzanotte, andai al telefono e chiamai il 112. “Sì pronto [do il mio indirizzo]. Hiromi Ukida. Ho….ho un pitone nel gabinetto….no non sto scherzando. Come dice? Non sono disponibili agenti al momento? Pronto? Pronto!” e misi giù. Non potevamo affidarci a nessuno. Improvvisamente mi venne un idea. Il mio orologio a muro, a mezzanotte e mezzogiorno, emette un fischio di vapore tipo locomotiva. Ma il mio orologio diceva che era passato già un minuto dalla mezzanotte. Eppure non stavo sentendo nessun fischio. Andandoci a vedere, vidi con terrore che l’orologio si era trasformato in una zecca gigante. Urlando come un cicisbeo tornai in camera da letto, arroccandomi nel piumone mentre Anna mi chiedeva se fossi riuscita a chiamare “i gendarmi”. “No. Non li ho chiamati, perché non mi hanno risposto. E c’è quello a complicarmi la chiamata” l’orologio-zecca avanzava indefessa, e io non avrei saputo come cavarmerla contro una cosa del genere. Poi all’improvviso lo calpestò Jack Frost, uscito da un buco del soffitto. “Jack? Sei qui?” facemmo una alla volta. Ma Jack si spellò rivelando di essere fatto di sabbia. Arrivò Sabbiolino, il primo ad essersi liberato della Pitch’s Tower. “Sabbiolino?” facemmo noi due sceme, che chiamano la polizia quasi a mezzanotte e che hanno orologi a muro che si trasformano in zecche. Sabbiolino arrivò insieme a Pedrino e Almeno, nominati agenti ufficiali dell’INTERPOL per gli esteri. Scappando da casa mia vidi che un enorme Pitch’s Tower si stava per abbattere. Questa sembrava un fiammifero bruciato, e Sabbiolino parò il colpo di stella del mattino con una betoniera, che inglobò il globo e poi si trasformò in un serpente che strisciò fino ad un opercolo che agiva come lanciafiamme. Qui, preoccupato per il calore della fiamma (si sarebbe trasformato in vetro) assunse l’aspetto di una salamandra ignifuga, intrufolandosi all’interno resa adesso completamente ignifuga. Raggiunta il nucleo, sapeva già cosa fare. Queste salamandre mitologiche possono sputare fuoco, e il nucleo cercò di difendersi avvolgendosi intorno i propri tentacoli, ma così scoppiò. Noi nel frattempo eravamo su un jet privato della polizia guyanese, niente tempo per spiegazioni, solo andare, correre, volare, fuggire, rimpatriarsi. “Cosa sta accadendo?” “I Guardiani si sono mostrati al mondo” “Cosa?” Era proprio ciò che aveva detto. I Guardiani si sono mostrati agli adulti, oltre che ai bambini. In un hangar di Vasterbotten c’era Nord, tenuto in una cella imbottita come in un manicomio. A quanto pare era stato contaminato da Pitch. Se non puoi combatterli, infettali. Erano venuti a chiamare anche Jack e Elsa, per cercare di guarirlo. “Il vecchio Nord non sta bene?” chiese Jack. “Già. Una strana contaminazione che noi non sappiamo come curare. Provvedete voi” lui entrò nella cella, portando con sé un piccolo oggetto di legno, chiedendo a Elsa di aiutarlo. “Dobbiamo entrare dentro di lui, per capire come Pitch l’abbia contaminato e se ciò abbia avuto influenze sul suo passato” “Passato? Quale suo passato?” “Il passato di Nord. Pitch può modificare sogni e ricordi. Ma devi aiutarmi a entrargli in testa. Prima di diventare Nord, Nord era Nikolaj Sever, un cosacco leggendario. Era il “cane pazzo” dell’Armata Rossa durante l’avanzata del wermacht lungo la steppa verso Mosca. Pitch già ai tempi s’infiltrava nella mente degli esseri umani, nei bambini, confondendo le acque nelle maniere peggiori. A Toronto Karen Horney, illustre psicopedagoga, ricevette un intervista per il radiocronista Edward Murrow sulle sue teorie. “Ho sentito molti uomini, molti bambini, molte donne. Purtroppo Freud aveva torto: la soddisfazione di voglie represse non c’entra nulla con l’infelicità, c’entra questa guerra. Sento bambini con incubi terribili per le notizie sentite in radio o nei cinegiornali, e i fatti di Pearl Harbour non hanno di certo aiutato. Lo stesso presidente Truman ha detto che c’era il serio pericolo di un invasione dal mare alla terra, e gli americani si sentono, per la seconda volta dopo James Madison, attaccati nel proprio parcheggio. Mi dispiace ma adesso come adesso non mi posso arruolare. Al massimo posso andare a fare la psicologa per i soldati, ma non credo che a Patton et similia interessino gli strizzacervelli” In molti dei suoi piccoli pazienti Pitch operava accrescendo il timore, propalato dagli adulti, della guerra e dell’incursione straniera su suolo americano. Nel frattempo Sever era all’oscuro di tutto questo, e combatteva a colpi di szabla contro i Mauser Karabiner 98K dell’Heer, la fanteria. “ “Vedi Elsa? Vedi Hiromi? Qui l’Uomo nella Luna mostra a Nord i bambini tormentati dagli incubi, la sua infanzia, cosa lui può fare per loro. Nord mi ha raccontato in origine lui vedeva gli incubi di quei bambini, e l’Uomo della Luna li diceva che poteva rimediare, mostrandogli il suo passato e come egli venne salvato. Qui invece, se Pitch li ha corrotto i ricordi, cosa dovrebbe succedere…” North, prima che fosse North, era ancora il cosacco dell’Armata Rossa in mezzo ai resti della wermacht dell’avanzata verso la “traditrice” Mosca. Guarda i bambini di Russia Nikolaj Chi sei? Chiese North La Verità. Quella che Stalin usa come carta igienica, quella che Hitler usa come sputacchiera, quella che Truman usa come catetere. Guarda! I bambini di Russia, da Mosca ai confini dell’Estonia, che rimarranno senza cibo per tutto l’inverno! Che non festeggieranno quel Natale che l’Illuminato Stato di Stalin ha distrutto come danza tribale del passato! Guarda la prole, il seme della Grande Russia che muore nella neve! Tu, Generale North, li porterai a Tallinn, rovescerai Rebane il traditore! Affiderai gli yevrei di Estonia e Lettonia a Mosca! Va e guida l’armata dei deti krestonostsy letat’! “Questa è la voce di Pitch?” chiese Elsa. “Sì, presuppongo. Bisognerebbe trovare un modo per fargli vedere a che disastri condurrà l’Unione Sovietica. Sai un modo per esulare dai ricordi di North e muoverci attraverso la Storia Elsa?” “Non ne ho idea. Ma aspetta!” era già giorno inoltrato e Elsa tornò dalla biblioteca di Vasterbotten con dei libri sull’URSS, i pogrom, la crisi dell’URSS nel 1989 con la caduta del muro di Berlino: URSS bilancio di un esperienza di Domenico Losurdo Pogroms: violenza contro gli ebrei nella storia russa moderna di Jhon Klier Generazione otaku di Hiroki Azuma La crisi: il sistema internazionale dopo la caduta del muro di Berlino di Luigi Bonanate “Glieli dovrò leggere” disse Elsa depositandoli. “Ma purtroppo riesco a entrare nella memoria di North grazie a un canale che lui stesso ci ha aperto affinchè noi lo aiutassimo, ma non mi posso muovere attraverso il tempo, perché ci sono epoche che lui non ha vissuto. Non possiamo tornare, nei suoi ricordi, all’epoca della caduta del Muro di Berlino, perché lui si era già fuso con San Nicola cartolina natalizia Disney del Dicembre 1989 A quel punto “m’intromisi” io. “Credo-dissi-che il vostro amico sovietico si sia chiuso in sé stesso per un lutto, come ho fatto io, e Pitch non lo faccia più uscire. Temo che Pitch avesse voluto fare la stessa cosa con me, ma voi Guardiani me ne avete tirato fuori. Ora credo che debba essere io a salvare uno dei Guardiani. Se non sbaglio è credendo nei Guardiani che essi possono esistere” “Sì” disse Jack. “Credere? Tu dovrai credere in North, cioè Babbo Natale, e ricollegarlo al vero passato, quello in cui, contro ciò che ha detto Pitch, l’URSS non trionfa ma viene cariata dagli USA” “Ragguagli? Io non so di cosa avete parlato” Elsa mi parlò della contraffazione mnemonica che Pitch aveva operato su North, e io capii come avrei dovuto attuare il mio piano. North era stato trasferito in un'altra cellula, dopo quella in cui era era stata data ad un altro, un sospettato d’omicidio, credo. Era piena di foto dei bambini massacrati dalla polizia politica dell’URSS, e lui le osservava nella più totale confusione. Premetto che nella mia strategia c’era una falla, o meglio un vizio di forma, che mi risultò palese solo dopo, e che prima io non avevo minimamente notato. North era completamente rimbambito dall’attacco fattogli da Pitch. Ma questo, ripeto, non mi remava contro. Anzi: North aveva nel cervello il vuoto totale, e io, dandogli le informazioni giuste, avrei innescato una reazione a catena cognitiva. Un elettrone colpisce il nucleo dell’atomo, e questo si disperde. I neutroni e i protoni colpiscono altri neutroni e protoni, inarrestabilmente. L’energia che ne discende è inarrestabile. Così ho fatto pressappoco io, dando a North il primo insight, che poi si è propagato con uno spettacolare effetto domino su e giù per le rughe del suo cervello, finchè, dopo pochi giorni, North era tornato quello di prima. C’era adesso Dentolina. Era stata infettata anche lei da Pitch, ma in lei l’infezione agiva coscientemente su una mente cosciente. Adesso lei e le sue fatine si divertivano a cariarli, i denti dei bambini. Capitò così che, sulla spiaggia di Termini Imerese, un bambino rinvenisse il cadaverino di Dente da Latte, e che il padre, non riuscendo a riconoscere di che animale fosse, decidesse di seppellirlo. Il bambino, però, voleva almeno sapere che uccello era, e, dopo che Dente da Latte venne avvolta in una sindone e messa in una scatola da scarpe, donde impedire la diffusione dell’odorastro di acqua salmastra mista a wakame che emanava, padre e bambino intrapresero un viaggio in auto fino a Caltanissetta, dove, al museo di paleontologia e mineralogia delle zolfare, cercarono i laboratori e le zone di studio, ove poter parlare con qualche esperto circa Dente da Latte. Alla fine, nell’ala di paleontologia trovarono il professor Mattia Tranarolo, ornitologo, che contemplava la “marcia della vita”, con fossili che mostravano l’evoluzione da un granchio fossile del Cretaceo all’uomo, un plastico di un pigmeo del Borneo, passando attraverso per i fossili di un idra, di una colonia di scimmiette di mare, di un anfiosso, forse un Hajikowhycthis, un serpente di mare, di un pesce pipistrello, di un gimnoto, di un celacanto, di un Acanthostega, di un Cryptoclidus, di una salamandra gigante giapponese labirintodonte, un Rhinesuchus, un tritone, un iguana marina, un echidna, un wallaby, una catarrina, un cercopiteco, un orango, un antropoide che sembrava Warwick Davis peloso. “Scusi signor” “Tranarolo. Mattia Tranarolo” disse da vero madafaka boss l’ornitologo, senza nemmeno sapere chi fossero o cosa volessero da lui. Potevano anche essere ninja inviati dalla Seducella di Le Superchicche per ucciderlo. “Sì signor Tranarolo, vede io e mio figlio ci siamo imbattuti in questo piccolo uccello, e non sappiamo che animale sia. Lei ci può aiutare?” “Si dia il caso che io sia un ornitologo, perciò esattamente di chi avevate bisogno. I casi della vita eh? Comunque se mi è concesso….” E li portò con sé in laboratorio. “Dunque è una specie di trochilide antropomorfo, di colibrì. È una creatura leggendaria come le sirene, un Garuda, uno spirito del vento. Il suo seppellimento può avvenire solo dall’antenna stratosferica di Sant’Anna, sull’omonima collina. Ma essendo essa agibile solo agli addetti alla manutenzione, noi ripiegheremo sui faraglioni di Aci Trezza, nel catanese” “Lo spirito del funerale ad uno spirito del vento” disse Tranarolo “è quello di affidarne la salma al vento, in questo caso lo scirocco, ma senza che siamo noi ad affidarglielo personalmente. Appenderemo a quest’albero il suo corpo, e sarà poi il vento a portarlo via con sé. Fatelo voi” papà e bambino attaccarono Dente da Latte in una piccola amaca, allontanandosi. Il Professor Tranarolo li accompagnò a Caltanissetta, per poi, nel mistero del suo laboratorio, con un coccodrillo imbalsamato attaccato al soffitto e una delle “fabbriche dei mostri” GIG, contattò il capo dei servizi segreti svedesi, la sakerhetspolisen, riferendo del ritrovamento del corpo di una delle aiutanti di Dentolina sui faraglioni di Aci Trezza, in un sudario che ne preserverà il corpo. “Staplarna av Acitrezza….kroppen ar i ett holje hangande fran ett trad pa klipporna..ja min forkladnad arbetade…ja jag smog dem…vara robot rensare av havet hade redan hittat, jag var tvungen att bara avsluta pusslet…..ja ja” Dente da Latte venne portata a Jack, che non riuscì a credere che fosse morta. Le diede un ultimo saluto e pregò Wilhelm Unge, il capo della sakerhetspolisen, di seppellirla. Dentolina era stata ritrovata dopo un lungo viaggio dalla Sicilia all’Himalaya, scoprendo che la sua corruzione era passata ad uno stato molto più avanzato. Ora non era più la fata dei denti, ma la strega delle carie. L’enorme palazzo di costrutti di diasporo, da rossi e gialli erano diventati neri e bianchi tzatziki, gli stessi colori di Livewire (Leslie Willis) della DC. Le sue fatine ora, più che a colibrì assomigliavano a pipistrelli calabrone, e lei stessa più che ad una “hummingbirdwoman” assomigliava a Miss Fury, o a Vultura di El Tigre, dato che era cattiva. La scoperta, ad opera di un altro agente segreto della sakerhetspolisen, venne comunicata a me e a Jake, che giustamente ne rimase intristito. “Dentolina…era questo lo scopo di Pitch: se non poteva vincerci poteva corromperci. Ma come mai non è successo con North?” Elsa lo interruppe, cercando di trovare delle soluzioni. “North con che cosa è entrato in contatto quando ha attaccato Pitch?” “Ho testimonianze video del combattimento, che non ho reso pubbliche….o meglio, SONO pubbliche, perché comunque un terremoto, sia esso di grado 5 della scala Richter o X della scala Mercalli sono cose pubbliche” disse Durgìv. Il video faceva vedere che ad aver corrotto North erano delle zanzare. “Zanzare….uno sciame intero, che è riuscito a fendere” ma l’imprevisto era dietro l’angolo. North si presentò a Vasterbotten, venendo giustamente accolto con tanto d’occhi. “North? Sei davvero tu? Ma, tu dovresti essere….” Disse Jack. “Oh mio caro Jack, io sono sempre rimasto a Rovaniemi, scrutando la Finlandia per vedere l’evoluzione dello scontro tra il mio yeti Mìloseviç e Pitch” Jack era impietrito, con una faccia simile a quella di Maccio Capatonda in Padre Maronno. Di lì a poco l’incantesimo di camuffamento di Mìloseviç s’interruppe, e lo yeti tornò yeti. “North, ma se tu sei rimasto immune-l’obbiettivo eri tu, come tutti i guardiani-Dentolina non ci sta più con la testa. Adesso si diverte a provocare carie” North prima aprì gli occhi, poi i suoi corrugatori sembrarono zigzagare a Z mentre la sua espressione si rabbuiava. “Si è esposta direttamente” disse preoccupato e meditabondo. “E Dente da Latte?” “E’ morta. Prima non lo sapevo, ma uno degli agenti della polizia assicurativa finlandese ne ha trovato il corpo per interposizione, e adesso lo ha messo sui faraglioni di Aci Trezza, perché noi lo possiamo ritrovare” “Mi dispiace enormemente” disse North, scuotendo la testa come un cavallo stressato. “E adesso Dentolina dov’è?” “Sul Tibet, dove molto probabilmente sta progettando d’inondare il mondo di un mezzo quintale di ascessi” “Da quando si è messa a rovinare dentature?” “Pitch l’ha corrotta. E ancora i servizi segreti hanno detto che tutto, da lei, è cambiato. Il suo regno è virato in tenebra, tutte le sue aiutanti sono diventate pipistrelli, e lei stessa adesso sembra Carmilla” “Dobbiamo andare in quei luoghi, per liberarla” Sull’Himalaya soffiò prima un terribile vento gelato, che costrinse dei montanari a rimanere impalati per 5 minuti buoni sul loro posto perché la neve cessasse, si placasse. Poi il vento s’arrestò, e una neve più silenziosa, anodina, che permise agli arrampicatori, allevatori di yack e loro mungitori di procedere. Il vento continuò a soffiare tra le montagne, mentre, in un monastero un bonzo suonava un enorme campana con un battente a tronco. “Cosa c’è?” “Stranieri. Uomini delle pianure. Vengono mossi dal dubbio, dalla paura. Si stanno spostando verso l’Himalaya, e forse verso il Kattike. Adesso stanno arrivando” Stavo gelando. Come fanno quei tizi mezzi nudi a non farsi venire il cagotto? Comunque venimmo accompagnati fin sulla cima dell’Himalaya, penetrandovi dentro. Tutto sembrava freddo, soggetto ad un inarrestabile disintegrazione. Eravamo in un gigantesco dento martoriato dal tabagismo. Si sentivano delle urla atroci. Dentolina, trasformata in una grottesca chirottera, circondata da delle fatine simili a brutte cimici dei letti, godeva sadicamente delle sofferenze odontoiatriche dei bambini. Bambini che, nonostante passassero la vita a raschiarsi via lo smalto con spazzolini sempre più ergonomici e potenti, con dentifrici sempre più acidi e fili interdentali sempre più sottili e taglienti, finendo solo con denti ulteriormente malridotti, come se li avessero strofinati insistentemente con una fresa (impiegata per renderli più brillanti), spesso staccando scheggie di smalto aprendo squarci sulla dentina, afte stomatose per infiammazione da dentifricio a ortica, ascessi e fistole da lacerazione gengivale. Anche i dentisti sembravano confusi, perché le carie sembravano discendere dallo xilitolo, dal fluoro, tutti pentanopentoli e fluoruri “amici” dello smalto. Un grande boom ottennero i congegni di sbiancamento dentale, che sfruttano led che disintegrano le carie, cominciando dall’alterare l’ambiente dei batteri responsabili della carie, spesso uccidendoli con creazioni di tumori, errori nella replicazione del DNA. Ma alla lunga gli infrarossi portarono ad un aumento della massa e dell’estensione dello smalto, finendo col dare ai malcapitati dentature equine. E qui dal dentista si passava al chirurgo mandibolare. “E’ proprio vero” disse North guardandone il godimento sadico “Esponendosi direttamente agli influssi di Pitch si è fatta corrompere. Jack sapeva di doverla salvare, ma non agiva, rimaneva inerte. Cosa pensava? Elsa sembrava preoccupata come lui. La realtà era che Dentolina si era innamorata di Jack! Ma l’amore che lei provava per lui, l’unica cosa che avrebbe permesso a Dentolina di tornare normale, avrebbe provocato una rottura con Elsa, cosa che Jack non voleva. E quindi era immobile, come l’asino affamato e assetato di Buriano. Elsa allora prese coraggio e decise di sfidare l’anti-Dentolina. “Chi diamine saresti?” fece lei, dopo aver visto riflessa l’immagine della regina delle nevi nella sfera in cui controllava i bambini in preda alle più implacabili carie. Jack improvvisamente sembrò acquistare volontà, e estrasse da sotto la sua felpa un cilindro dorato simile a un caleidoscopio, che mi descrisse come un portagioie. “Io sono Elsa, la regina delle nevi, e lui è Jack. E tu sei Dentolina, la fata dei denti da latte” “ io sarei COSA? Io sono Cariolina, la regina dei denti cariati! Non so assolutamente cosa state dicendo!” Jack non fece una piega. “Guarda questo” fece impassibile lo spiritello della neve. “E’ un porta denti da latte. Non può non esserti familiare” ma Dentolina-Cariolina, non riconoscendolo, cercò di strapparlo dalle sue mani e disperderne il contenuto, ma Elsa le bloccò il braccio. Glielo strinse e glielo lasciò solo quando sul volto della fatina della carie sembrò manifestarsi una reazione di vaga vulnerabilità. Quando glielo lasciò, io sentì empaticamente che le ossa dell’avambraccio dovevano dolerle parecchio. La presa di Elsa era un terribile incrocio tra la morsa di una chiave stringi bulloni e un lanciafiamme di metanolo libero di ruggire sul tuo corpo. Stretta micidiale e freddo ipotermico. Comunque Cariolina non era diventata sufficentemente più mansueta, dopo che Elsa le aveva quasi rotto l’ulna. “ Io sono Cariolina, la fata dei denti cariati! Guardate! I bambini di tutto il mondo che soffrono come torturati dal dolore ai loro denti! A nulla servono tutti quei dentifrici, tutti quei fili interdentali, tutti quegli apparecchi, tutti quegli spazzolini, tutte quelle ore dal dentista, il quale, per onta, fa ancora più danni! E io ne raccolgo i mozziconi, di quei denti, il pus di quegli ascessi! Senza contare i miei interventi sullo sviluppo dei denti del giudizio! Bambini che non riescono a chiudere la bocca, per denti del giudizio grandi come zanne di lince! E quando crollano come alberi troppo cresciuti….strappano via tutti gli altri! Così facendo avranno tutti una dentatura di duro e doloroso metallo come Richard Kiel!” “Ed era di questo che voglio parlarvi…Dentolina. Tu sei Dentolina. Tu i denti non li cari, raccogli i denti da latte dei bambino, conservandone le memorie e le emozioni. Ed era questo che ti volevo mostrare, se tu mi avessi lasciato il tempo di spiegarmi!” e lo trasse di nuovo da sotto la felpa, mostrandoglielo in modo inammissibile. Lei, come aveva già fatto prima, li guardò senza sentimenti. “E cosa vorresti dimostrarmi?” e Jack la fissò intensamente, con rabbia. “Portarmi al deposito dei denti” fece Jack stracazzuto. Il deposito era diventato nero, come una carie, del resto. “Hai dunque voluto vedere il mio arsenale di denti? Eccoli, tutti….[grugnì di rabbia] ancora perfettamente bianchi e sani!” “Certo che questi denti non sono stati minimamente intaccati dalla tua magia cariante” fece Jack, scrutando nelle catacombe, con i denti sparsi come gemme. “Questi denti sono legati a ricordi inalterabili di quando sono caduti. Io li so leggere, come una volta eri capace di fare anche tu. Questo dente è caduto sulle giostre…questo al mare….non c’è un solo brutto ricordo che promani da questi denti. Come pensi di degradarli?” “Grrsrwrswrscgrea! Non osarmene parlare! Ma…..ormai è solo una questione di lucidatura di trofei. Il mondo è marcio! Da Stoccolma a Palermo, da Torino a Nuuk, i bambini di tutto il mondo si contorcono nel sonno in preda a inguaribili dolori alla bocca!” e mentre godeva dello spettacolo dei denti marci che si rincorrevano dalla Scondic Tower sul Morr al Castello della Zisa sull’Oreto, dalla Mole Antonelliana (la cui punta era stata nel frattempo ricostruita) sul Po al Sermitsiaq sul Kangerlussuaq, Jack estrasse nuovamente il portagioie. Questo stava misteriosamente brillando. E tirava Jack allungandogli il braccio, portandosi sempre più vicino a me. Io, vedendo quell’affare simile a una grossa pallottola per un grosso fucile a cartuccie cilindriche avvicinarsi sempre di più a me, ebbi….paura. Non paura in sé e per sé di quell’oggetto, ma paura di non esserne degna. Non so se mi sono spiegata. Quell’affare voleva chiaramente che io lo prendessi in mano, e fu quello che feci, tramortita da un ondata di timore sacro che non mi faceva neppure più sudare, prima che quell’affare si aprisse, mostrando i denti non solo di Jack, e non solo i miei, ma anche quelli di Pedrino e Almeno, i 2 uomini che avevo salvato. Poi si richiuse su di sé e mi colpì i seni, sostanzialmente conficcandosi nel mio cuore. Provai un dolore spaventoso, simile a quello di un osso che viene spolpato mentre il proprietario è vivo e cosciente, e non credo sia stato impossibile che mi sia buttata a terra aggrappandomi alla polvere nel tentativo di rilasciare sufficienti endorfine per aiutarmi a reggere lo strazio mostruoso di quel proiettile d’oro, lungo approssimativamente quando una lattina di birra, che mi stava lentamente penetrando nella carne, ogni millimetro in più il dolore di cento braccia che vengono staccate con un colpo di mazza ferrata. Nel frattempo la testa mi stava esplodendo, e vedevo strane visioni, visioni di un passato non mio. Vedevo l’infanzia di Pedrino e Almeno nelle favelas del Sudamerica, vedevo degli strani mostri neri, creature di Pitch l’incubatore, vedevo Jack quand’era ancora umano, un gitano figlio di gitani all’epoca del Titanic in una foresta ghiacciata sulle montagne della California. E infine vedevo le origini dell’Uomo nella Luna, il primo Guardiano, quand’era ancora bambino. Vedevo suo padre e sua madre, re e regina della Luna, o meglio dell’immensa nazione galleggiante del Barcaluna, perché dovete sapere che un tempo la Luna era una gigantesca nave. Vedevo Pitch incombere su questo bambino che non aveva mai fatto nessun incubo, vedevo la resistenza contro questo anneritore di mondi e sogni, e infine vedevo Lumicino, Colui che aveva vegliato sull’Uomo della Luna, sacrificarsi in polvere di stelle per salvarlo. Dal cuore i ricordi di lui e l’Uomo della Luna sorgeva una spada che Lumicino brandì per colpire al cuore Pitch. A quel punto mi venne spontaneo dedurre una somiglianza tra l’ordigno che avevo in petto e il suo. Anche a me, infatti, stava uscendo un arma dal torace, che impugnai, stranamente certa che, conficcandolo nel cuore di Cariolina, l’avrei liberata da Pitch. La colpì mentre lei era distratta, trafiggendole il cuore. Dentolina/Cariolina cadde all’indietro, apparentemente morta. Jack la raccolse, e anche Elsa le si fece vicino. Lentamente Dentolina stava assumendo un colorito meno ghiaccio e più, che so, orso polare dopo un acquazzone. “dentolina!” fece Jack, rimettendola a terra, mentre un po’ tutti gli occhi erano puntati su di me. “Dove sono?” fece Dentolina, riprendendosi nell’hangar di Vasterbotten. “Sei al sicuro. Ma eri posseduta da Pitch e beh….hai combinato delle cose di cui una come te non andrebbe in linea di principio particolarmente fiera” Dentolina era giustamente preoccupata. “Cos’avrei fatto?” “Puoi creare portali su tutto il mondo?” Dentolina manipolò una specie di vetro liquido sudato dalle sue barbule, creando una sfera di cristallo, nella quale si potevano osservare gli avvenimenti che occorrevano per il mondo. Attraverso tutto il globo terracqueo Dentolina assistette attonita a bambini con denti ridotti a colabrodo dalla carie, con ascessi simili a necrosi di Fournier cresciuteli in bocca. Spazzolini che anziché lucidare i denti li scuoiavano di tutto il prezioso smalto, rendendoli come montagne levigate dall’implacabilità dell’acqua e del vento, colluttori che agivano come acido muriatico su denti e gengive, fili interdentali simili a motoseghe dello spessore di un capello che “scolpivano” denti come sculture costruttiviste di gesso eseguite con una urumi. E ancora apparecchi odontoiatrici simili a marchigegni di Rube Goldberg, con la peste odontoiatrica estesasi nel frattempo anche agli adulti. Anche loro con sassi da rotaia al posto dei denti. “E che c’entro io con tutto questo?” chiese. “Purtroppo, rimanendo contagiata da Pitch, ne sei la colpevole. Ma siccome sappiamo che non eri te stessa quando è successo, siamo certi che non ne saresti mai stata capace. Purtroppo come vedi il mondo sanguina dalla bocca, e dobbiamo trovare il modo più adeguato per arginargli la gonorrea. “ Dentolina disfece la sfera magica e cercò di pensare… “Nel mio palazzo c’è un antidoto….un unguento di xilitolo, fluoro, smalto. Sì, tutti gli ingredienti delle caramelle per i denti. Deve essere versato nella Fontana Di Tutte le Acque che scorre nel Tibet, che è laggiù conosciuta come Brahamaputra. La miscela dev’essere svuotata lì, se volete che tutte le persone del mondo guariscano” Dovemmo tornare in Tibet, dove fa sempre freddo anche quando fa caldo. Nel palazzo trovammo l’elisir di cui ci aveva parlato, e ci dovemmo muovere verso il Brahamaputra. Per raggiungerlo, bisognava arrivare fin sul ciglio del picco del Langia Gaon, dove c’era a strapiombo un dirupo perfettamente liscio, su cui vi ci si poteva salire unicamente allungando il camino lateralmente. Per arrivarci, attraversammo tutta la steppa di Kendu Guri, dove però venimmo assaliti da una nuova Pitch’s Tower. Quest’ultima assomigliava di più ad una coppia di stelle disposte a sandwich con un filo arrotolato intorno al fuso, fuso di un manico a brugola. Io, che avevo l’anfora, mi andai a nascondere dietro una roccia, ma la Pitch tower diramò i propri tentacoli e mi catturò, stringendomi inestricabilmente alla pietra, per poi staccarla con una forza inumana, e legarmi indissolubilmente ad essa. Mentre Elsa e Jack correvano verso il ciglio del Langia Gaon, io capii immediatamente che cosa quell’affare volesse farmi. Gettarmi nel Brahamaputra e farmi affogare. Ma io era proprio ciò che volevo. I 2 Guardiani erano troppo impegnati per impedirglielo, e infatti fui buttata nel fiume. Andai a fondo e allora stappai il contenuto dell’anfora. Però stavo annegando. E per di più, il masso si era girato, schiacciandomi al fondo. Probabilmente ritrovarono solo l’anfora. Sono morta? Cos’è questo posto? Dove sono? Inferno? Paradiso? Sento sotto di me del freddo legno, sono molto probabilmente distesa su del parquet Ero completamente desensibilizzata. Mi alzai e m’incamminai in quel luogo mai visto prima. Ma a dire il vero in quel luogo io ci sono già stata. È il Theatre du Chatelet, a Parigi. Mi siedo in platea e a malapena riesco a capire che cosa indosso. C’è, a farmi compagnia, solo un uomo che passa lo scopettone sul pavimento. È un vecchio con la schiena curva, non mi guarda mai in faccia, si limita a inzuppare in dell’acqua sporca il mocio e a buttarlo a terra facendolo abbondantemente sgocciolare, per poi coprire tutto l’ettaro di pavimento davanti a sé con continui affondi e rinculi. Mi rivolgo a lui, domandandogli che anno sia, che mese sia. “Luglio 2015. Tra un po’ apriamo. “ m’incammino nel dedalo di strade della Ville lumiere, mentre la Senna mi sussurra qualcosa nelle orecchie. Devo tornare a casa. Non mi ricordo più che giorno è oggi. Alzandomi, mi viene un giramento di testa. Intorno a me ci sono molti oggetti. Un biglietto del Teathre du Chatelet, una maglietta di Decathlon, con su scritto “Parigi”, un souvenir della Svezia, un orologio da muro, con una sorta di fischietto incorporato, fracassato in un angolo, una sedia con profondi morsi alle gambe. Ora capisco, non si è trattato di un sogno, ma tutto questo lo ho vissuto veramente. Grazie Jack
   
 
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