Ok
sono la più grande
idiota sulla faccia della terra e vi capirò se me lo
rinfaccerete e sceglierete
di non leggere più le mie fan fiction.
Non
riuscivo a
reggere le due long in corso, il mio cervello deve concentrarsi su UNA
cosa,
così le ho cancellate. Uccidetemi pure, adesso.
Con
questa shot, in
cui tiro fuori un altro lato di Nick (mi ispira tantissimo sto ragazzo
XD)
quindi con questo sclero più che altro, cerco di farmi
perdonare. Sigh.
Grazie
a tutti quelli
che continuano a seguirmi.
SCUSATEMI.
ç_ç
Kia.
Nick
Jonas non mi
appartiene (Me lo regalano per Pasqua buahaha) e non intendo in nessun
modo
dare una rappresentazione veritiera di lui né del suo
carattere.
Pace.
Tramonto
caldo, voce sfumata di onde leggere,rocce immobili.
Riposava
sulla sabbia, sfiancata, una barca di legno, vecchia, dipinta male di
blu e di
rosso, assieme ad un remo fidato. Troneggiavano.
Tra
le piccole dune, abbandonato e solo, un timido ramoscello fissava due
bottiglie
di birra, vuote, accomodate su uno scoglio usurato dal tempo.
L’oceano
già dormiva, respirando dolcemente la brezza salmastra.
Un
gabbiano, zampettante, beccava gli ultimi resti di un pesce.
Un
cane, il suo cane, correva. Felice,
abbaiava, trottando da una parte all’altra del piccolo lido.
E
lui, lui era lì, ma nessuno l’avrebbe visto,no di
certo.
Non
ora che era con la natura, anzi, ora che era
la natura.
Un
elemento del paesaggio, come il vento o le nuvole, come il mare, ora,
statico e
solo.
Mente
completamente vuota, sguardo acceso, volto luminoso.
Si,
era più o meno cosi, che si sentiva Nick Jonas in quel
momento.
Piegò
la testa da un lato, sospirando.
Sul
viso c’era l’ombra di un mezzo sorriso.
Era
libero.
“Ehi
Kev hai
visto Nick?”
“No
non lo
vedo da stamattina.”
“Strano,
dovevamo lavorare a una canzone oggi.”
Ma
si, vaffanculo.
Vaffanculo
all’amore, vaffanculo al lavoro, vaffanculo a tutto.
Vaffanculo.
Lui,
il pallino fisso della situazione, quello calmo e responsabile, ne
aveva fin
sopra ai capelli.
E
ora, non gliene fregava niente di sembrare un pazzo da manicomio.
Si
tirò in piedi, diretto con passo deciso verso la riva.
“Vaffanculo!”
Gridò. “Capito? Vaffanculo!” E
scoppiò a ridere, proprio come uno schizzato.
“Ho
bisogno di
lui! Adesso!”
“Ma
su, calma,
prova a chiamarlo.”
Un
vibrazione.
In
tasca.
Il
ragazzo afferrò l’oggetto e lo
scaraventò in acqua, senza degnarlo d’uno
sguardo.
Vaffanculo,
pure tu.
“Dannazione
non risponde!”
“Allora
lascialo perdere, dai, ti aiuto io.”
Un
ghigno.
Vaffanculo,
mondo.
Adesso
sono io.