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Autore: Luna Manar    17/04/2016    0 recensioni
Dopo gli eventi di Deling City, Squall si sveglia e scopre che il suo incubo non è affatto finito.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemisia, Edea, Squall Leonheart
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà della Square-Enix e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

SURROGATES
scritta da Luna Manar, tradotta da Alessia Heartilly

Tap, tap, tap, tap.

Non riesco a dormire. Qualcuno spenga quell'orologio.

I secondi si trascinavano, un ticchettio assordante dopo l'altro a marchiare il tempo inesorabile, e lui non riusciva a dormire, non riusciva a pensare. Riusciva a malapena a respirare.

L'aria era così fredda.

È... è questa la morte? No, se sento qualcosa...

Il battito accelerava, i nervi si sgelavano. Il ritorno formicolante delle sensazioni lo avvertiva di un'agonia in arrivo. Era ovunque.

...Devo essere vivo.

Aprì gli occhi. Per un attimo, non capì nulla a parte una vampa blu e gelida, ma, mentre il cervello cercava industriosamente di capire, mise a fuoco. Vide la luce riflettersi sul bordo di un tavolo di metallo. Era steso su quel tavolo; un po' di sangue gocciolava lentamente su un lato, picchiettando incessantemente sul pavimento. Tendine sottilissime fluttuavano nell'aria. Danzavano nella vampa inquietante.

Sbatté le palpebre, con un senso di disagio sempre più intenso, alla ricerca di una comprensione che lo chiamava crudelmente dalle vestigia della memoria. Quando il velo dell'incoscienza finalmente si dissolse, mosse piano la testa, fissando la luce e cercando disperatamente di capire ciò che vedeva.

Squall ricordò. Di riflesso, il respiro gli si mozzò in gola. Ebbe un conato, ma non riuscì a tossire; il solo tentativo gli incendiò il corpo. Gli uscì, invece, un conato soffocato. Il buio gli stringeva i lati degli occhi, promettendo il sollievo della perdita di sensi, per poi negarglielo poco dopo. Le braccia risposero automaticamente; le mani tremanti si chiusero intorno alla frastagliata lancia di ghiaccio che gli spuntava dal petto.

Non morto... non sogno? Guardò il rivolo rosso che scivolava via dal suo braccio e per terra. Quanto? Da quanto? Non riesco a respirare. Quel polmone... forse è collassato. Un picco di dolore lo avvolse, irradiandosi in tutto il corpo. Le mani, improvvisamente intorpidite, mollarono la presa sulla lancia, e piegò le braccia per lo shock. Con gli occhi ridotti a fessure e i denti scoperti, lottò contro l'istinto di raggomitolarsi. Non sapevo che qualcosa potesse essere così freddo.

"Figlio maledetto."

La voce era sorprendente, inconfondibile, e la sua improvvisa intrusione immise nella sofferenza privata di Squall un terrore mortale. Il tono malevolo della strega era inquietante; a frammenti, sembrava familiare, e quella familiarità insidiosa gli crepitò lungo la spina dorsale. Si chiese da quanto tempo lei era in piedi in fondo al tavolo, come se si godesse lo spettacolo. Se è qui, significa che...

La missione era fallita. Ovvio.

Cos'è successo agi altri? Irvine? ...Rinoa? Faceva parte della resistenza. Devono averla...

Il tintinnio dolce dei gioielli della sua carceriera interruppe i suoi pensieri desolati. La Strega Edea scivolò avanti, fluida e predatoria; lasciò scivolare una mano su di lui, girando intorno al tavolo, senza davvero toccarlo, come se facesse l'inventario di ciò che aveva guadagnato. Squall fece del suo meglio per guardarla negli occhi mentre lei torreggiava su di lui; un piccolo, un qualsiasi atto d'aggressione che potesse farla fermare. Lei non ne sembrò turbata; era certa della sua impotenza.

Lui non nascose un sogghigno disgustato quando un artiglio letale gli tracciò la spalla e scese lungo il suo collo, solleticandogli la gola. La punta ruvida del dito della strega lo costrinse ad alzare la testa.

Ciò ebbe l'effetto desiderato: in quella posizione denigrante, il dolore tremante e cristallino si alimentò, irradiandosi nel suo corpo in spirali lente e frattali. Lui le lanciò un'occhiata torva a occhi stretti, respirando a malapena.

La donna lo guardò con occhi quasi vacui, e lasciò che i secondi gli crepitassero nelle ossa. Quando parlò di nuovo, il suo sdegno era intenso come lui non l'aveva mai sentito, ma il sentimento non cambiò. "Proprio da te questa ribellione? Da uno sbaglio come te?" Tolse l'artiglio trascinandolo e aprendogli sul mento un taglio sottile. La testa gli cadde contro il tavolo con un tonfo sordo. Indifferente, la strega disegnò nell'aria gesti contrariati; lui la vide con la coda dell'occhio. "La storia è una commedia così spregevole."

Squall non sapeva cosa intendesse dire, o se le parole fossero rivolte a lui, e non gli interessava. Stava solo cercando di respirare in maniera abbastanza regolare da calmare il cuore che gli batteva forte. Sperò che, se l'intenzione era di ucciderlo, lei non l'avrebbe fatto camminando e cianciando fino a farlo soffocare o sanguinare a morte.

Era deluso.

"Perché?" si lagnò la strega, dando le spalle al suo silenzioso prigioniero, come se implorasse invece la parete. "Ancora non comprendi il tuo errore?"

Aggrappandosi saldamente alla sua tempra, Squall cercò rifugio nella responsabilità, richiamando alla mente ogni sprazzo d'addestramento che potesse ricordare, mentre la strega continuava con le sue lamentele insensate. Sei un prigioniero, si disse, anche solo per costringersi a riconoscere la situazione in cui si trovava, e a valutare le sue opzioni. A meno che non puoi strappare informazioni, non dire niente. Attento a tutto. Le domande che ti fa possono essere importanti.

"...Perché continuate questa persecuzione senza fondamento?"

Cosa...? Risvegliandosi dalle sue fantasticherie, si aggrappò a quella parola: persecuzione? Era stranamente intrigante, dato che sembrava davvero poco applicabile a una strega che comandava anime e menti di un'intera capitale, forse di un'intera nazione.

Si dimenticò di sé per un attimo e si lasciò scappare un suono di scherno.

Il chiacchiericcio della strega si fermò. Lasciò cadere le mani lungo i fianchi e si voltò lentamente a guardare il suo prigioniero.

Grosso erroresi rimproverò Squall. Forse stava per dire qualcosa. Adesso sa che la stai ascoltando. Questa autocritica mascherò in maniera efficace la paura: la strega Edea cominciò di nuovo a camminargli accanto.

"Questo soldatino sa parlare" lo schernì. Il tono di voce era cambiato; da profondo e melodioso era diventato un falso sussurro civettuolo. "Oh, che peccato. È molto più debole di quanto ricordassi."

Squall si imbronciò; aveva i capelli umidi di sudore. Non disse niente.

Con una delicatezza che sembrò quasi tenera, Edea spostò le ciocche che gli coprivano gli occhi con i suoi artigli, lasciando che i capelli gli ricadessero sul collo. Si chinò per sussurrare al suo prigioniero, anche se lui faceva del suo meglio per non guardarla. "Parlami con quella tua voce potente, ancora." Le parole quasi sgocciolavano.

Squall strinse gli occhi e si rifiutò di dire qualcosa.

Con la stessa fluidità con cui l'avevano accarezzato, gli artigli si trascinarono lungo la lancia di ghiaccio, facendo vibrare quel lattice magico che impediva che si sciogliesse.

I muscoli di Squall si irrigidirono di nuovo; tossì e boccheggiò. Dall'angolo della bocca gli gocciolò un po' di sangue. Gli sembrava di stare per vomitare, ma doveva essere già successo; non aveva nulla da rigettare.

"Ti fa male?" domandò la strega mentre il suo prigioniero era vittima delle convulsioni. "Posso aiutarti. Posso curarti." Il conato si placò e la strega guardò e attese, con la promessa di sollievo e di guarigione sospesa nel silenzio. Anche se l'aria non era più disturbata dai suoni di sofferenza del prigioniero, lei concluse l'offerta con perfetta pronuncia. "Per me non è nulla."

Alcuni minuti più tardi, Squall disse le sue prime parole, inframezzate da respiri rapidi e attentamente controllati. "Bene... e allora fallo."

La temerarietà della risposta disegnò una brutta ruga sui lineamenti lisci di Edea, anche se il tono mite non vacillò. "Pensi di meritare quel conforto? Pensi che ti troverà?" Sollevò una mano in aria, palmo in su, come se implorasse le stelle. "I bambini imparano presto che per niente non si riceve niente. Chissà che cosa sei disposto a dare per stare meglio?"

Mentre lei parlava, Squall cercava di concentrarsi. Mi serve solo un attimo... per pensare. "...Cosa vuoi?"

Lei abbassò il braccio teso al cielo per posargli la mano sulla spalla; le punte ricurve delle dita strinsero la giacca di pelle, e si chinò di nuovo su di lui. Per un attimo, la sua indifferenza scomparve, e un'eccitazione rapace colmò una singola parola: "...Te".

Squall non capì la risposta, che sembrava implicare qualcosa di più che la sua sola presenza. I dettagli non gli interessavano. "Scusa." Col cavolo.

"Ipocrisia!" sbottò Edea furiosa raddrizzandosi. Affondò le dita nella sua spalla. "I SeeD infestano la storia ad ogni angolo, e tu mi dici che la tua anima non ha prezzo?"

Oh, mamma. È pazza. "Non posso venderti... una cosa che non ho."

Il pendolo delle emozioni passò di nuovo da rabbia a divertimento, dando ancora una volta veleno zuccheroso alle parole della strega. "E come lo sai?" Allentò la presa, sollevando pensierosa un palmo della mano. "Non capisci nemmeno perché esisti. Persino il tuo nome lo dice. Dov'è che hai avuto un titolo così prestigioso?"

Quasi... continua a farla parlare. "...Ce l'ho da sempre."

"E non vorresti esserne degno? Perché rimanere lì, disteso e sconfitto? Un tale stato non è adatto. Smentisce lo scopo principale della tua vita, finora futile e sventurata."

"Di che..." Misurava ogni respiro difficoltoso in sillabe. "...parli?" Piegò la testa quanto bastava per vederla, cercando di dare un senso alle banalità che diceva. "Quale scopo?" D'altra parte, immaginava che presto non sarebbe stato comunque importante. Stabile...

Con lentezza, compiaciuta d'essere finalmente riuscita a incuriosirlo, Edea scivolò via e si voltò, camminando su e giù pensierosa.

Squall non le diede la possibilità di fare il terzo passo. La lasciò continuare quanto bastava per invocare un Guardian Force; forse non l'avrebbe uccisa né l'avrebbe salvato, ma lei era stupida se pensava che anche un SeeD steso e morente fosse sconfitto. Aveva ancora una missione da portare a termine.

Forse Edea percepì l'improvvisa secchezza nell'aria, o la vibrazione traditrice del pavimento in metallo; ma si voltò proprio quando l'enorme uccello del tuono allargò le ali tremanti per la carica elettrica. Anche se di solito annunciava il suo arrivo con violenza e luci, persino Quetzal sapeva essere discreto se ce n'era bisogno. Una volta scoperto, lasciò perdere quelle finzioni. Con un bagliore e uno strillo furioso, si lanciò all'attacco della strega con svariate code blu di elettricità magica.

Edea era stata abbastanza perspicace da innalzare una barriera prima di quell'attacco, ma il colpo la accecò momentaneamente. Quando riaprì gli occhi, il Guardian Force non era più visibile, ma il tremore nell'aria non era ancora cessato. Si girò e sbiancò quando un'ondata traslucida di potere attraversò i muri e il pavimento, costringendola a immaginare dove avrebbe rivisto il GF, mentre artigli di tuono le colpivano il corpo e bruciavano le tende.

La sua confusione durò solo un attimo. Nonostante la rete di tuoni magici la circondasse, bruciando i bordi del suo mantello di piume, sollevò le braccia per incrociarle sul petto e chinò la testa per concentrarsi.

La rete si chiuse sempre più intorno a lei, fino a formare una cupola trasparente. L'uccello del tuono si palesò nel mezzo di un attacco omicida in picchiata, con gli artigli elettrici protesi verso la preda. L'energia della cupola le ricadde addosso con un ruggito esplosivo.

Le braccia di Edea si allungarono in avanti, a formare un angolo perfetto; i palmi erano rivolti al rapace in arrivo e all'esplosione di energia che la assaliva.

Il Guardian Force e la sua energia distruttrice si bloccarono, come se solo ed esclusivamente per loro il tempo si fosse fermato. Il tuono e l'ululato tacquero. La strega lasciò cadere le braccia, e con un peso deliberato in ogni passo, si mosse imperturbabile attraverso l'energia che aveva minacciato di annientarla.

Si fermò a qualche centimetro dall'enorme uccello ricurvo. Lo fissò per un attimo, come se stesso riflettendo sul da farsi. Poi mirò al petto della creatura, accarezzandolo con un dito. L'uccello di tuono andò in migliaia di pezzi di stelle scoppiettanti.

Il rimborso di quella disintegrazione sferragliò nel cervello di Squall. Sentì che Quetzal si ripiegava nella sua testa; tutto il suo potere era stato esaurito da un unico tocco tremendo. Contorse il viso e strinse gli occhi contro il terribile mal di testa che seguì, e il cuore gli batteva in gola, mentre cercava di evitare di risucchiare aria. Quando riaprì gli occhi, la strega torreggiava su di lui con un luccichio omicida negli occhi.

"Tu mi affliggi e mi inganni" sbottò. "Disgustoso SeeD! Assassino!"

Squall, ancora alle prese con il pulsare selvaggio del suo cranio, rispose a quell'accusa con un broncio di disprezzo. "Te n'eri dimenticata?"

La donna sogghignò a quella battuta pungente. "Se potessi soddisfare il mio desiderio di vendicarmi sul tuo disgustoso destino..." Tacque.

Il mio... destino? Squall strinse gli occhi. Continua a parlare del mio scopo, del mio destino, come se conoscesse già il futuro. Cosa pensa che debba fare io? E se non vuole che succeda... perché non mi uccide e basta?

Edea notò la curiosità nei suoi occhi, ma con un ampio gesto del braccio, non diede peso a ciò che le era sfuggito. "...Lo farei" terminò. E poi continuò allegra: "Ti strapperei i muscoli dalle ossa e la carne dai nervi fino a farti promettere a me la tua anima, pur di porre fine alla sofferenza. Mi prenderei anche quella e poi ti negherei il sollievo!". Chiuse per un momento gli occhi. Il tono di voce si calmò, si addolcì. "Ma non succederà." Lentamente, ricominciò a camminare lungo il tavolo, costringendolo a girarsi dolorosamente per continuare a vederla o per non vederla affatto. "Sei fortunato" gli disse. "Se sapessi di te stesso le cose che so io, questo scambio non sarebbe necessario. Tu mi daresti tutto. Ti accorgeresti che il tuo posto è al mio fianco."

Squall chiuse gli occhi, seguendola con le orecchie. Voleva che lei continuasse a parlare. "Accanto... a te?"

"Io vedo i desideri che sogna il tuo cuore addormentato. Vuoi essere forte? Vuoi qualcosa di assoluto? Potresti averlo. Posso far maturare quel potenziale." Di nuovo, Squall sentì che gli stava toccando una spalla. "In fin dei conti, un ragazzo come te serve a una cosa sola, e tu... tu sei perfetto. Non vuoi essere perfetto?"

Forza? Non è... Stranamente, scoprì di non riuscire a completare quella negazione silenziosa. Preferiva lo shock di dolore che gli mandava lungo il corpo, e si scrollò di dosso la mano della strega, guardando di nuovo la linea rossa che allungava lungo il bordo del tavolo. "Hai... offerto questo a Seifer?" Inghiottì la bile per riuscire a dirlo.

"Quel ragazzo" lo schernì Edea. "Semplice da compiacere. Molto meno che perfetto. Potresti succedergli" gli propose.

Squall non disse niente, anche se gli luccicavano gli occhi per il tentativo di capire cosa questa donna - chiaramente pazza, e potente abbastanza da liberarsi in un attimo di un Guardian Force - volesse da lui. Succedere a Seifer? Sul viso gli si disegnò un ghigno. Non sapeva cosa fosse più ridicolo, per lui: avere una qualche ambizione di soppiantare Seifer, o che il mettersi a fianco di una strega pazza fosse il modo di realizzare quelle ambizioni.

"C'è qualcosa che ti diverte?" gli domandò Edea, con un tono anche troppo amichevole.

"...Tu." Pessima idea. Ti ammazza quando vuole. Erano obiezioni simboliche. Forse era la stanchezza che gli annebbiava la ragione, la perdita di sangue, o il brivido paralizzante che alla fine gli aveva intorpidito gli arti, ma continuare a rimandare un'esecuzione che era inevitabile stava cominciando a sembrava meno che imperativo. Per lo meno, provocandola, avrebbe forse scoperto il motivo per cui stava morendo... "Se pensi che lo invidi... sei... stupida tanto quanto sei pazza."

Edea tornò a mettersi in un punto in cui Squall poteva vederla. Aveva gli occhi riscaldati da una rabbia repressa, ma non rispose agli insulti; diresse invece il suo disprezzo all'oggetto della loro conversazione. "Richiedo competenza oltre la lealtà di un animale da macello." Fece scattare il polso e poi girò la testa, come se l'immagine che lei stessa aveva creato fosse troppo disgustosa. "Tu apprezzi le finezze. La realtà che il bene e il male non sono le costanti che sembrano." Scosse la testa, e parve davvero angosciata. "Avevo così tante aspettative su quel ragazzo, ma mi ha illusa. Dietro quella grandiosa facciata c'è un sempliciotto. Non è triste? Avrebbe potuto vivere il suo sogno romantico. Ma ahimè, non ne era degno. Che delusione."

Che ne sai tu della delusione? Una sensazione bruciante, come una scarica di adrenalina, si sollevò nel petto di Squall. Lui cavalcò per qualche minuto la rabbia che annebbiava il dolore, e questo gli permise di respirare senza tossire. "Se tu non gli avessi fatto il lavaggio del cervello" ringhiò, furioso "Seifer non farebbe nulla di tutto questo. Lui è più di questo..." Quando l'ondata difensiva si ritrasse, lanciò a Edea un'ultima osservazione piena di disprezzo. "Sei tu quella indegna."

Un altro velo di calma pericolosa avvolse la strega. Squall si preparò per la vendetta, la punizione o una provocazione priva di gusto, ma non successe nulla di tutto questo. Lo fissò e basta, e anche se c'era odio in quegli occhi strani, sembrava che le mancasse la volontà di rispondere. Sostenne il suo sguardo, e fu tutto.

Ma che diavolo... Squall aveva appena iniziato a immaginare che stesse per usare la magia, quando cominciò a sentirsi strano. Una sensazione quasi acida gli crepitò lungo la nuca e gli sembrò che gli riempisse le orecchie.

La sua visuale si fece sfocata, l'attenzione si rivolse all'interno per cercare di capire cosa gli stesse succedendo, nonostante il dolore alla testa e al petto e il freddo che continuava a guadagnare terreno sui suoi nervi. Qualcosa gli stava frugando nella mente; non era una sensazione diversa da quella di un Guardian Force che cercava di entrare in juction, ma con intenti molto più intrusivi.

Provò un panico che non aveva mai provato prima, un istinto che lo avvisava che quello che stava provando cercava di raggiungere qualcosa di più profondo che i suoi nervi. Nonostante non volesse farlo, cominciò a ritrarsi, ma scoprì di essere trattenuto. Il suo corpo non gli ubbidiva. Un violetto putrido gli annebbiò i bordi della mente.

Gli sfuggì un suono forzato e chiuse forte gli occhi. Lottò contro quell'intrusione, attorcigliò le energie per cercare di scrollarsi quella presa di dosso, chiuse ogni strada che lei cercasse di usare per bloccarlo. Non aveva mai immaginato di dover resistere a una junction, dopo così tanti anni e sforzi passati a imparare a ottenerne e manipolarne una. Ora era steso lì, tremante, e cercava di tenere fuori questa strega, di respirare con una lancia nel petto, di pensare nonostante le vertigini e il dolore sordo di una strega che voleva fare il Guardian Force. Il calore frustrato del potere di Edea gli crepitò addosso e lo artigliò, cercando di trovare un qualsiasi appiglio.

Si sentì una scia di scintille lungo la schiena. Fuori le intimò furioso. Aprì gli occhi, con un'espressione malefica rivolta a qualcosa che non poteva vedere. Togliti di dosso!

Non aveva mai tentato prima di effettuare una rottura senza muoversi. Senza poter fare gesti per dirigere l'attacco o l'arma per concentrare il potere, rilasciò l'energia in una scossa grezza e confusa, come se avesse toccato un filo scoperto. Ma funzionò: la strega lo lasciò andare con un gridolino sorpreso.

La foschia nella visuale di Squall si schiarì abbastanza in fretta per permettergli di vedere Edea che indietreggiava e si metteva una mano sulla tempia, come se provasse dolore. Tremando insieme di rabbia e di stanchezza, Squall respirò profondamente e raccolse l'energia, in caso lei avesse tentato di nuovo. Cercò di non pensare a quanto si stesse indebolendo.

Seguì un silenzio teso. La vita del prigioniero gocciolava sul pavimento, e la strega non si era avvicinata di un solo passo al suo obiettivo. Quindi si fissarono entrambi con odio; avevano sprecato l'uno il tempo dell'altra.

L'atteggiamento di Edea si fece lentamente indifferente; respirava così piano che sembrò, alla fine, che avesse smesso di farlo. Ma il suo corpo si mosse con la sottile rapidità di una lancetta dei minuti; sembrò quasi improvviso, come se non ci fosse stata transizione tra la posizione precedente e quella in cui si trovava ora. Si chinò leggermente sul suo prigioniero, con la testa piegata per guardarlo meglio negli occhi spaventati, e gli sollevò un po' la maglia per posargli la mano sullo stomaco. Attraversò pelle e muscoli, affondandogli in profondità nelle viscere, come se la pelle di Squall fosse fatta di gelatina.

Lo stoicismo di Squall andò in pezzi. Dalla gola gli sorse un grido spezzato.

La strega sogghignò, come se lui non fosse altro che un brutto insetto bloccato sul tavolo dalla sua mano, mentre i muscoli di Squall si torcevano intorno ad essa. "Che petulante" osservò disinvolta.

Quando la stanchezza costrinse quegli spasmi a farsi più radi, Edea gli tolse lentamente la mano dalle viscere, lasciandolo per miracolo intatto e ancora in sé. Sollevò alla luce pallida della stanza la mano rossa di sangue, con un sorriso a incurvarle le labbra sottili.

Con il respiro difficoltoso, Squall registrò la sua espressione nella sua nebbia da tortura; in qualche modo fu più scioccato da ciò che vide che dal gesto che aveva appena subito. Se avesse dovuto dare un nome all'emozione sul viso della strega, pensò con un debole brivido, l'avrebbe definita estasi.

Lei si chinò di nuovo e stavolta aveva il viso così vicino a quello di Squall che lui riuscì a vedere di non essersi sbagliato: aveva le pupille contratte come picche. Come per calmare i suoni della sua agonia, lei gli posò un dito sulle labbra, sporcandogliele di sangue. "Molto bene" disse civettuola. "Testeremo la tua teoria. Negherò al 'Cavaliere' il suo prezioso sogno. Lo lascerò fare, e tu potrai vedere da te quanto sarà all'altezza delle tue nobili aspettative. Per quanto riguarda te..."

Squall la fissò con occhi vacui; era solo vagamente cosciente delle sue parole. L'oscurità gli solleticava la vista, e desiderava tanto soccombere, ma lottò per rimanere in sé, aggrappandosi a un pensiero, a un ricordo che lo chiamava da quegli occhi, da quel viso...

"Sogni d'oro... Squall."

Per un brevissimo istante, vide un viso, sentì una voce che riconobbe. "Ma-dr-!"

La strega con gli occhi da serpente afferrò la lancia di ghiaccio, la rivoltò e sussurrò una parola che andò in frantumi insieme ai ricordi di Squall. Rimase solo uno squarcio, e lui aveva un'espressione altrettanto vuota quando la testa gli ricadde sul tavolo. Lui non sentì il colpo.

La strega torreggiò sul corpo di Squall, calcolando quanti secondi ci avrebbe messo a morire, e aspettando fin quasi alla fine di quel tempo. Con un gesto disgustato e sprezzante, portò il corpo che manovrava a posare su di lui le mani insanguinate; quel tocco intrusivo richiamò una magia bianca e sterile che lo rimise insieme, chiudendo non solo la ferita ma persino la pelle e la stoffa degli abiti. La magia lo lasciò intonso, senza macchia, con il respiro regolare del sonno.

Compiuto questo sgradevole compito, si voltò e uscì lentamente dalle tende; i bordi del suo vestito lungo dipingevano strisce rosso scuro su orme scalze. Si fermò alla porta; aveva colto con lo sguardo qualcosa di strano.

Su una mensola accanto alla porta, curiosamente fuori posto in quella cella sgradevolmente tetra, c'era una lampada nera, decorata, dall'aspetto antico. C'era sempre stata?

Ci passò sopra una mano. C'era una forza magica in quell'oggetto. Corrugò la fronte, ricordando dove l'aveva vista prima. La accarezzò dolcemente lungo una curvatura; la lampada si accese, e una fiamma viola e malata luccicò dal metallo levigato.

Fissò il fuoco ed emise un suono rabbioso. "Divertiti."

Con un brusco gesto della mano, la strega lanciò la lampada attraversò la stanza. Finì con clangore per terra, ai piedi del freddo letto di metallo di Squall. La fiamma resistette per molti secondi, poi crepitò e si spense.

Soddisfatta dall'idea che il suo difficile prigioniero non avrebbe trovato pace nel sonno, piegò la testa della sua marionetta e con un vasto gesto unì i palmi e li allargò di nuovo. Una banda rossa di magia crebbe dalle spirali ai lati del suo copricapo e andò a coprirle gli occhi, sotto forma di un visore affusolato che somigliava al becco ricurvo di un uccello predatore. Lunghi capelli neri le ricaddero sulla schiena. Si raddrizzò, respirando profondamente e lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.

Completato il rituale, aprì la porta con un tocco e uscì nel mondo pieno di innumerevoli creature indegne e delle loro stupide preoccupazioni. Due soldati galbadiani, spaventati, si misero subito sull'attenti quando lei uscì nel corridoio. Stavano facendo entrambi un pessimo lavoro a nascondere il disagio; erano senza dubbio scossi dai rumori che avevano sentito provenire dalla stanza a cui facevano la guardia.

Sbuffando per la loro scarsa fibra, la strega voltò la testa leggermente verso entrambi, ma senza dare loro l'onore di essere guardati dall'alto al basso anche attraverso il visore. "Portatelo in una cella" ordinò. "Tornerò da lui più tardi." Accompagnò l'ordine con un gesto della mano, e i due furono più che felici di ubbidire.

Stanca per il lungo tempo passato a manovrare quel corpo, si trasportò nella stanza del trono del Garden che, nel presente, era il suo castello. Si stese sul suo letto a baldacchino, chiuse gli occhi della marionetta e la costrinse all'immobilità. Mentre scivolava nella trance che l'avrebbe rinvigorita, raggiunse la mente leale del suo cosiddetto Cavaliere, solleticandolo con un compito impossibile, dicendogli che era l'unico modo per lui di riscattarsi del suo fallimento.

"...Lasciamo che per il momento se lo rosicchi il 'cagnolino'."

Fatto questo, la strega scivolò nel sonno; le ore che passavano per lei erano solo minuti per il mondo.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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