Sono
qui con un nuovo
capitolo, ragazzi! Spero, in questo modo, di farvi felici, come voi
rendete
felice me con i vostri commenti^^!!! Allora, so che sono in ritardo, ma
vi
ripeto: io sono l’incarnazione
del
ritardo stesso. Do un appuntamento? Arrivo in ritardo. Sempre, sempre
in
ritardo! È una cosa orribile, lo so. Ci faccio i conti da
quando ho iniziato a
prepararmi da sola. Neanche a dire che faccio chissà che, ma
sono sempre in
ritardo. Ormai ci convivo! Comunque, torniamo alla storia. In questo
capitolo
si capiranno alcune cose… e capirete anche che…
dovete leggere per scoprirle! Ehehe…
Ringrazio
infinitamente le 23
persone che hanno messo la ff fra preferiti, chi semplicemente legge e
chi
commenta, cioè:
Callistas:
SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!
Non mi uccidere. So che è moltissimo che non mi faccio
sentire ma ho un po’
[molti] casini a casa che mi impediscono di fare parecchie cose.
Già è tanto
che sono riuscita a scrivere questo capitolo, calcolando che ho dovuto
scriverlo a penna e poi ricopiarlo sul computer, dato che non ho avuto
molto
tempo per starci. Per cui mi dispiace! Spero che presto potremmo
risentirci
regolarmente e, non preoccuparti, presto commenterò anche la
tua storia [a
proposito… capitolo fantastico^^!]. Ora passiamo a noi.
Allora, so che l’incontro
tra InuYasha e Kagome non è stato il massimo, ma: 1) non
avevo una buona idea
di come farlo e ho pensato di farlo molto tranquillo, calcolando che ci
mancava
poco che quei due si mettessero a ridere. 2) giustamente era
programmato e dato
che l’umano stupido che era andato a prelevare Kagome era, effettivamente, stupido, non si sarebbe
accorto di nulla. Per cui…
è andato così! Poi: giusto, Inu è un
po’ bastardo in questa ff, anche se credo
che, in una situazione simile, anche nella storia originale avrebbe
riso in
quel modo di Kagome non rendendosi conto di farla arrabbiare. E Kagome
ha
reagito come avrei reagito io, forse anche in maniera più
“dolce” XD!!! Kagura…
cacchio, Kagura è un personaggio che amo
incondizionatamente. Rischiare di
morire per conquistare la sua libertà, il cercare di non
dipendere da
nessuno. Un personaggio che indubbiamente stimo. Un personaggio che
è riuscito
ad affascinare anche il nostro freddo Sesshomaru, nel manga e
nell’anime. Un
personaggio fantastico, che nella storia avrà un ruolo
particolare. In questo
capitolo non apparirà, ma nei prossimi tornerà,
te l’assicuro. D’altronde: un
passo alla volta^^! Spero che anche questo capitolo ti
piacerà, Bedda-chan. E
spero di rivedere uno dei tuoi soliti commentoni giganteschi!
Un’infinità di besitones,
mamma!
Vale728:
Ciaooooooo!!! Grazie
dei complimenti! Sono contenta che la storia stia continuano a piacerti
e,
tranquilla, le cose saranno più chiare a mano a mano che i
capitoli
aumenteranno. In effetti dovrei decidermi a scrivere più
velocemente! Eheh… Spero
che anche questo capitolo ti piacerà! Un bacione!
Monik:
Ciauuuu!!! Carissima! Che
felicità vedere un altro tuo commento! Grazie dei
complimenti, sono sempre ben
accetti da te! Ecco qui il tuo tanto aspettato continuo! Io aspetto,
invece, un
altro tuo commento!! Un bacione!! Ciao, ciao! T.v.b.
Rita14:
Ciaoooo!!! Grazie,
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Non sono
d’accordo con te
per Kagura: io adoro quel personaggio. E, come hai potuto notare, quel
comportamento era giustificato. Era sia per Sesshomaru, sia per
metterla alla
prova e vedere quanto assomigliasse alla sorella. Comunque in questo
capitolo
non riapparirà! Ringrazio ancora per i complimenti e spero
che anche questo
capitolo ti piacerà a che commenterai! Un bacione!!!
Giuly_chan:
LOVEEEEEEEEEEEEEEEE!!! In questo momento sono qui, ad aspettare come
una
broccola al telefono, con te che ti sei inventata una canzone da
mettermi per
aspettare in linea, mentre raccogli non so quante centinaia di perline
da
terra. Ti sembra una cosa normale? Per una coppia come la nostra, direi
proprio
di sì! Kagura… ma che amore quella ragazza! Io la
venero! E tu, chiaramente, lo
sai già! Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo… mi fa piacere
sapere che quello che ti scrivo ti piace. Mi fa sentire importante!
[non sono
normale… tralasciamo questo fatto! E SCUSA per il discorso
un po’ contorto!]
Posso farti nuovamente gli auguri? Sono felicissima di come sia finita
la
faccenda!! E sono felicissima del fatto che ora tu stia con il tuo
bellissimo
principe azzurro! [tralasciamo anche il fatto che ti chiama amoruccio
mio…
vah!] Ora ti lascio al capitolo!! E se non commenti, sai che succede,
no?! Un
bacione!!! Ciao, ciao Love-chan!
Achaori:
Ciaoooooo!!! Non
preoccuparti per i tre commenti! Io faccio pasticci peggiori tutti i
giorni! Ce
l’hanno tutti con Kagome: è vero. Ma,
d’altronde, è il punto chiave di
un’importantissima
operazione, la vogliono mettere un po’ alla prova.
Rin… Rin… lo scoprirai in
questo capitolo, mia cara! Non ti dico niente! Spero di rivedere un
altro tuo
commento!!! Ciao, ciao! KissKiss!
Ecco,
ora che ho ringraziato
tutti vi lascio al capitolo! Ci vediamo alla fine! Un bacio! Mary-chan
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTI!!!
Sogni.
– Voglia di
chiarimenti.
“Kagome?
Kagome? Dove sei? È tardi, è ora di andare a
dormire!” una
voce dolce la chiamò.
Uscì
da dietro a un piccolo cespuglio, che era
riuscito a coprirla completamente, e si fece vedere
dall’elegante figura, che
l’aspettava sulle scale che portavano in casa, a braccia
incrociate. Si
avvicinò lentamente alla ragazza e le sorrise, chiedendo
scusa per il ritardo.
“Forza,
dobbiamo tornare dentro. Inizia a far freddo,
qui fuori.”
La
piccola si era sempre chiesta perché, mentre di
giorno fosse sempre allegra e gentile, di sera, la giovane che le stava
accanto, diventasse sempre fredda e rigida. Quasi sbrigativa, in ogni
cosa che
faceva. Non la voleva vicino e si chiudeva in camera ad un orario
insolito,
anche per lei che era ancora una bambina.
“Abbiamo
fatto tardi, maledizione…”
continuava a ripetere, suscitando confusione
nei pensieri della bimba che la seguiva timidamente, con lo sguardo
rivolto al
terreno.
Improvvisamente
si fermò, tenendosi la testa con le
mani e iniziando a strillare, quasi fosse posseduta dal demonio.
“Sorellina?
Sorellina, stai bene? Che ti succede?
Rispondimi!” Kagome
provava a scuotere
l’altra, la quale si dimenava in terra. Intanto il suo corpo,
lentamente, stava
cambiando forma.
“Kyoko!
Kyoko, che ti succede? Rispondimi!”
dagli occhi della cucciola hanyou iniziarono
a sgorgare lacrime di paura, mentre gli occhi della sorella diventarono
neri,
come la pece, gli artigli si allungarono a dismisura, i capelli, di
natura
argentati, diventarono scuri e le zanne fuoriuscirono dalla bocca,
andando a
graffiare le labbra rosse, che in quel momento erano blu, come se non
avesse
più aria nei polmoni e non riuscisse a respirare. La mezzo
demone finì in
terra, con un braccio sanguinante: la yasha, di fronte a lei,
l’aveva attaccata
senza un minimo di esitazione.
La
piccina non strillava, non faceva nulla. Piangeva,
ma solamente perché era preoccupata per la sorella.
Serrò
gli occhi, mentre vedeva nuovamente i suoi
artigli avvicinarsi. Era sicura, in quel momento, che stesse per
morire. Perire
per mano di sua sorella.
Aprì gli occhi e si
svegliò,
di soprassalto. Si sentiva sudata ed aveva il fiatone. Da quanto, non la sognava? Da tanto, forse troppo.
Erano passati tre giorni
dalla lite con Kagura ed era tornata stabile, come aveva preannunciato
giorni
prima. Ma cosa significava stabile, se ricominciava sognare quelle
scene?
Riappoggiò la testa sul
cuscino di piume e si mise su un lato, iniziando a respirare
regolarmente. Si
impose di non pensare a nulla e cercò assopirsi nuovamente,
ma Haru, entrato
rumorosamente nella stanza, la chiamò a gran voce,
ordinandole di alzarsi.
La ragazza si massaggiò
le
tempie, prima di uscire dalle coperte calde, che la tentavano di
cacciare il
piccolo demone fuori di casa e continuare a dormire tranquillamente.
Alzatasi, lo squadrò
dalla
testa ai piedi e, non degnandolo di un saluto, si chiuse nel bagno da
dove,
dopo una buona mezz’ora, uscì preparata.
Il nanetto, che era rimasto
ad aspettarla per tutto il tempo, le chiese, con una dolcezza
incredibile, se
avesse avuto voglia di seguirlo.
Kagome, stranita da quel
comportamento decisamente assurdo,
si
ritrovò a pensare che, probabilmente, l’avrebbero
dovuta convincere a fare
qualcosa e, in automatico, portò la sua mente ad InuYasha.
[Cosa avrà fatto, quel
baka!?]
Il minuscolo youkai la
scortò
fino alla porta dell’ufficio del mezzo demone che,
sicuramente, come pensava
Kagome, la stava aspettando con ansia.
Prima di entrare, la ragazza
si girò verso il demone che si era posizionato dietro di lei
e gli sorrise.
“Haru, posso fare un cosa, prima?” chiese.
“Natural…” non riuscì a
finire di parlare, che un pugno
lo scaraventò al muro, facendolo collassare in terra.
“Questo è per
avermi
svegliata in quel modo, idiota.”
lo
rimproverò la hanyou, prima di chiudersi la porta alle
spalle e lasciare il
povero infortunato disteso sul pavimento, a maledire il suo capo per
aver
rapito quella pazza ed averla
portata
lì. Un giorno, era certo, l’avrebbe ucciso, se
l’avesse fatta arrabbiare.
Il demone si rilassò
sulla
poltrona in pelle del suo studio e prese in mano la cornetta del
telefono,
poggiata sulla scrivania di fronte a lui. Compose un numero non
registrato
nella rubrica digitale e, dopo aver emesso un ghigno,
accostò l’apparecchio al
suo orecchio dall’udito fine.
“Sono io.” proferì, senza
dire il suo nome, sicuro che
l’avrebbe riconosciuto.
“Dimmi.”
sussurrò il suo
interlocutore, perfettamente a suo agio.
“Come sta andando? Cosa
fa,
la mezzo demone?” chiese.
“È caduta
nella trappola.
Come tutti. Pensano che tutto stia andando come previsto nei loro
piani. Non
sanno che avevamo già organizzato tutto.”
gli rispose allegro.
“Perfetto. Abbiamo
già vinto.
Continua a tenerli d’occhio, presto comincerà la
vendetta.”
“Esatto, Naraku.
Esatto.”
L’altro
attaccò – lo capì dal
continuo tu, tu, tu proveniente dal
ricevitore – e lui si sistemò meglio sul morbido
divanetto, mentre rideva,
immaginandosi cosa sarebbe successo di lì a poco.
Sarebbero tutti morti:
avrebbe ricevuto la sua vendetta.
L’Inu-youkai
osservò la
sorella, sedutagli di fianco, sbuffare e agitarsi in modo
incontenibile, sulla
sedia che presto sarebbe franata a terra per la mal distribuzione del
peso.
La guardava con occhi sottili
e leggermente irati. Come, come aveva potuto una ragazza
così, diventare
un’assassina? Com’era possibile che fosse diventata
come lui? Perché si erano
ritrovati così, in quella situazione, senza una via
d’uscita? Non poteva fare
più niente per lei, oramai. E si odiava, per questo. La sua
sorellina, quella
che rideva e giocava anche quando la chiamavano con orribili
dispregiativi,
quella che non si rendeva conto di cosa fosse la vita.
L’unica che non aveva
odiato per la sua natura di hanyou. Perché
le voleva bene.
Sapeva quanto quel
fatto l’avesse shockata, ma era
tornata normale, con il tempo. Era tornata felice, allegra. Poi era
scomparsa.
Scappata nella notte. La mattina di quello stesso giorno una nuova e
incredibile notizia era apparsa sui giornali di tutto il Giappone: un
pericoloso killer era in circolazione.
Sembrava si fosse sfogata,
quel giorno. Aveva eliminato sette malintenzionati con dei semplici
artigli e
le tracce di sangue erano dappertutto, nel vicolo stretto che era stato
il
luogo di morte delle vittime. Con il passare del tempo,
però, era diventata più
“ordinata”, nel
fare il suo lavoro. E
nessuno – nessuno!
– era mai riuscito
a prendere l’Ombra che si aggirava nei vicoli di notte e
uccideva, in ogni
modo, persone che facevano del male. Per alcuni era una salvatrice, per
alcuni
era solo un’assassina psicopatica. Ma non era
così: lei era cosciente di quello
che faceva. Ed era questo che lo spaventava di più.
“Credo che immaginiate in
motivo per il quale vi ho chiamato qui.” disse il mezzo
demone sorridendo,
dall’altro lato della pregiata scrivania. Teneva le mani
congiunte sotto il
mento e passava lo sguardo compiaciuto da lui a lei, da lei a lui.
I due non risposero; si
sentì
solamente il rumoroso sbuffare della ragazza, che aveva voglia di
scaraventare
quella scomoda sedia sul suo bel
faccino.
“Bene. Voglio che voi mi
riveliate questo mistero, o dovrò scoprirlo a modo mio.
Farei solo più fatica,
non credete?” continuò, senza badare agli sguardi
truci dei fratelli diretti
verso di lui.
“Non
c’è nessun mistero.”
proferì solennemente Sesshomaru, osservandolo con
superiorità.
“Ah, sì?
Perfetto. Ombra, tu, hai qualcosa
da dire?” le
chiese gentilmente.
“Non credo possa
interessarti, ciò che ho da dire. Non credo possa
interessarti quello che è
successo nella mia vita. Non credo possa interessarti chi sono
veramente, o chi
vorrei essere. Non credo possa
interessarti il motivo per il quale sono così, ora. Non
credo che io possa interessarti.
Credo solamente
che tu abbia bisogno dell’aiuto che ti sto dando e che,
finito tutto ciò,
uscirai dalla mia vita così come ne sei entrato. Quindi non
credo che tu abbia
bisogno di capire
qualcosa.” rispose la
ragazza, alzandosi dalla seggiola e dirigendosi verso la porta.
“Ma se proprio
hai così tanta voglia di scoprire un minimo della storia,
beh, allora aspetto
di vedere cosa farai, InuYasha.” proseguì, prima
di uscire dall’ufficio.
I due uomini, rimasti nella
stanza, erano nel silenzio più assoluto. Sesshomaru, non
avendo altro da dire,
decise di andar via, ma fu prontamente fermato dalle parole del mezzo
demone,
che gli chiedeva di parlare. Si sedette nuovamente e portò
il suo sguardo seccato
su di lui, che non si era fatto scoraggiare dal discorso della hanyou.
“Dimmi che cosa
è successo,
Sesshomaru.” gli ordinò, duro.
“Non è
successo niente.”
“Ci sono sempre dei
motivi
che spingono le persone a fare qualcosa. Soprattutto se questo qualcosa
è
uccidere. Pensiamo di stare bene, perché ci rendiamo conto
di quello che
facciamo. Ma in realtà siamo tutti malati psicologicamente.
E la cosa più grave
è rendercene conto. Nessuno di noi è sano. Certo,
c’è chi è più pazzo,
c’è chi
meno. Ma ognuno di noi ha avuto un motivo che lo spingesse a diventare
così. Anche
lei ne ha uno. E io voglio scoprirlo.”
“Quel’è
il motivo per cui
stai seduto su quella sedia, InuYasha? Perché sei a capo di
questa operazione?”
“Vuoi sapere il motivo
per
cui sono qui, eh? Uccidere da forza e una sensazione di potere. Vedere
un corpo
morto, un corpo a cui hai tolto la vita, ti da la sensazione di essere
migliore. Più forte. Io avevo bisogno di quella forza, per
la mia natura. Per
il mio essere a metà. E
quando vidi
un assassino, un giorno, uccidere un passante, decisi che lo avrei
fatto
anch’io. Che anch’io sarei diventato
così. Che anch’io avrei avuto quello
sguardo di vittoria sul volto. Ora sono qui, davanti a te.”
“Non credi che possa
essere
per il tuo stesso motivo?”
“No, lei nasconde
qualcosa.
Qualcosa che tu non mi dirai, chiaramente. Se ne avrai voglia, io
sarò qui.
Tanto lo scoprirò, Sesshomaru.”
“Purtroppo, so che
è vero.”
si alzò dalla sedia. “Io sono qui,
perché non sono riuscito a fare niente per
lei, InuYasha.” Girò la maniglia della porta.
“Lo so. L’ho
sempre saputo.”
L’hanyou lo vide sparire da dietro la porta, poi si
rilassò sulla sua
postazione. L’avrebbe scoperto a modo suo.
Gliel’avrebbe fatto dire. Ne era
certo.
Kagome tornò nella sua
stanza, decisa a fare qualcosa. Qualunque
cosa. Non poteva fare Ombra, perché era ancora
giorno e quel dannato sole
picchiava ancora. Non che avesse paura di essere scoperta, ma Ombra
agiva
solamente di notte e questa cosa non sarebbe cambiata solo
perché si annoiava
ed aveva bisogno di sfogarsi. Haru non era a portata di mano, quindi
non poteva
prendersela con lui. E neanche con InuYasha. Però…
Ripensò al sogno, fatto
quella notte. Perché ora ricominciava ad assillarla? Doveva
dimenticare. E lo
doveva fare una volta per tutte.
Bussarono leggermente alla
porta. Andò velocemente ad aprire, trovandosi davanti una
ragazza alta poco più
di lei, con sottili occhi color terra e lunghi capelli corvini, che
indossava
un semplice jeans con una camicetta.
“Tu sei Kikyo, se non
sbaglio.”
“Sì. Posso
entrare?” la donna
pronunciava ogni parola con freddezza. La proprietaria
dell’appartamento si
accostò allo stipite della porta, permettendo
così all’ospite di entrare in casa.
Le offrì una tazza di the e, dopo la risposta affermativa,
si accomodarono sul
divanetto, sorseggiando la bevanda calda.
“Posso chiederti il
motivo
per cui sei qui?” domandò la mezzo demone, posando
la tazza sull’apposito
piattino.
“Sono venuta a conoscere
meglio la “stella” del piano.” le rispose.
“Oh, beh, eccomi
qui!” disse
ironicamente.
“Spero tu abbia capito
l’importanza di questa operazione, Ombra.
E spero che tu non ci deluda.”
“Già…
sinceramente lo spero
anche io. In fondo devo solamente portarvi delle informazioni. Tutto
qui. Sarà un
giochetto da ragazzi.”
Kikyo si alzò, iniziando
ad
andare via. “Ti vorrei solo ricordare che qui non stiamo
parlando di uno
stupido bastardo da uccidere. È una cosa seria. Tienilo bene
a mente, Ombra.” sbatté
la porta e la lasciò sola, seduta sul divano.
Sbuffò, era
già stufa di
quelle persone che si permettevano di darle ordini e dirle che cosa
doveva
fare. Lei agiva da sola e liberamente, non le piaceva quel metodo. Era
lì
solamente perché ormai aveva dato la sua parola e non poteva
tirarsi indietro. E
poi… perché in fondo non voleva ancora lasciare
suo fratello, per quanto gli
costasse ammetterlo.
Sistemò le stoviglie nel
lavandino ed andò in camera sua a stendersi sul letto.
Si mise a guardare in alto e
ripensò a quando, una notte, aveva guardato le stelle
insieme a suo padre. L’unica
volta che erano rimasti insieme, l’unica volta che non
l’aveva allontanata. Perché?
Neanche se lo ricordava più. Forse
aveva avuto pena di una bambina nata con la povera sorte di diventare
un
mostro, forse aveva solamente avuto voglia di fare il padre.
Sinceramente non
le importava: quel ricordo, per lei, valeva più di mille
spiegazioni. Perché il
solo averlo vissuto, era l’importante. Non le importava il
come, il perché. Aveva
avuto un papà, per una
sera. L’aveva abbracciato, si era fatta coccolare come una
figlia. E questo le
scaldava il cuore. Quella sera aveva mostrato a
suo padre che forse sarebbe potuta essere come lui, che forse
avrebbe potuto essere al suo livello, un giorno. Aveva pregato, dentro
di sé. Lo
ricordava bene. Aveva pregato che non la lasciasse più. Che
l’accettasse, che l’aiutasse.
Il suo desiderio era andato in frantumi, la mattina dopo, quando lui
aveva
ricominciato a trattarla in quel modo superiore, senza rendersi conto
dei suoi
sentimenti. Dei sentimenti di una bambina che ha solo bisogno di
affetto e
comprensione. Una bambina che ha bisogno di essere aiutata per
affrontare il
mondo. Nulla più.
Il ricordo di quella notte,
però, anche dopo tutti i trattamenti orribili da parte del
genitore, la faceva
felice. Lui non aveva colpe, non aveva colpe se era nata in quel modo. Nessuno aveva colpe. Ma nessuno, oltre
lei, riusciva a capirlo.
Sorrise amaramente e chiuse
gli occhi. Era inutile continuare a pensarci. Oramai, niente sarebbe
più
cambiato.
Si
addormentò, senza rendersi
conto della presenza che le accarezzava dolcemente il volto e che, per
un
momento, aveva sfiorato le sue labbra con le proprie, per poi lasciarla
nuovamente sola, nel mondo dei sogni.
Eccomi
qui, di nuovo!
So che
molti si aspettavano
che questa sorella fosse un personaggio del manga o
dell’anime, ma, invece, è
un personaggio puramente inventato da me.
Ora
tutto sta nello scoprire
cosa sia successo a questa lei e il motivo per cui è
così.
Quali
saranno gli altri sogni
di Kagome? Cosa nascondono lei e Sesshomaru? E, più che
altro, con chi stava
parlando Naraku?
È tutto da
scoprire nei
prossimi capitoli! Spero di avervi incuriosito! Un bacione!!
Mary-chan