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Autore: Mary_loveloveManga    05/04/2009    6 recensioni
Allora signori e signore. Eccomi nuovamente qui, con un'altra fan fiction. Qui Kagome è un tantino diversa dal solito. In che senso? Leggete. Questa storia è dedicata a Giuly_chan che spero avrà il piacere di leggerla! Comunque, ripeto, Kagome è diversa. L'amore per InuYasha nascerà comunque? E, soprattutto, lui ricambierà? Ecco un piccolo spoiler!
[...]
Lei uccideva: uccideva solamente chi faceva del male.
Quindi salvava: salvava chi come lei aveva subito un torto.
[...]
Tutti ora sapevano di lei.
Tutti la rispettavano.
Tutti avevano paura.
Tutti gioiavano al suo arrivo,
fino a che anche il loro momento non sarebbe arrivato.
[...]
CONTIENE I RINGRAZIAMENTI DELL'ULTIMO CAPITOLO DI: "TUTTO SI PUò DIMENTICARE... TRANNE L'AMORE VERO..." LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui con un nuovo capitolo, ragazzi! Spero, in questo modo, di farvi felici, come voi rendete felice me con i vostri commenti^^!!! Allora, so che sono in ritardo, ma vi ripeto: io sono l’incarnazione del ritardo stesso. Do un appuntamento? Arrivo in ritardo. Sempre, sempre in ritardo! È una cosa orribile, lo so. Ci faccio i conti da quando ho iniziato a prepararmi da sola. Neanche a dire che faccio chissà che, ma sono sempre in ritardo. Ormai ci convivo! Comunque, torniamo alla storia. In questo capitolo si capiranno alcune cose… e capirete anche che… dovete leggere per scoprirle! Ehehe…

Ringrazio infinitamente le 23 persone che hanno messo la ff fra preferiti, chi semplicemente legge e chi commenta, cioè:

 

Callistas: SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!! Non mi uccidere. So che è moltissimo che non mi faccio sentire ma ho un po’ [molti] casini a casa che mi impediscono di fare parecchie cose. Già è tanto che sono riuscita a scrivere questo capitolo, calcolando che ho dovuto scriverlo a penna e poi ricopiarlo sul computer, dato che non ho avuto molto tempo per starci. Per cui mi dispiace! Spero che presto potremmo risentirci regolarmente e, non preoccuparti, presto commenterò anche la tua storia [a proposito… capitolo fantastico^^!]. Ora passiamo a noi. Allora, so che l’incontro tra InuYasha e Kagome non è stato il massimo, ma: 1) non avevo una buona idea di come farlo e ho pensato di farlo molto tranquillo, calcolando che ci mancava poco che quei due si mettessero a ridere. 2) giustamente era programmato e dato che l’umano stupido che era andato a prelevare Kagome era, effettivamente, stupido, non si sarebbe accorto di nulla. Per cui… è andato così! Poi: giusto, Inu è un po’ bastardo in questa ff, anche se credo che, in una situazione simile, anche nella storia originale avrebbe riso in quel modo di Kagome non rendendosi conto di farla arrabbiare. E Kagome ha reagito come avrei reagito io, forse anche in maniera più “dolce” XD!!! Kagura… cacchio, Kagura è un personaggio che amo incondizionatamente. Rischiare di morire per conquistare la sua libertà, il cercare di non dipendere da nessuno. Un personaggio che indubbiamente stimo. Un personaggio che è riuscito ad affascinare anche il nostro freddo Sesshomaru, nel manga e nell’anime. Un personaggio fantastico, che nella storia avrà un ruolo particolare. In questo capitolo non apparirà, ma nei prossimi tornerà, te l’assicuro. D’altronde: un passo alla volta^^! Spero che anche questo capitolo ti piacerà, Bedda-chan. E spero di rivedere uno dei tuoi soliti commentoni giganteschi! Un’infinità di besitones, mamma!

 

Vale728: Ciaooooooo!!! Grazie dei complimenti! Sono contenta che la storia stia continuano a piacerti e, tranquilla, le cose saranno più chiare a mano a mano che i capitoli aumenteranno. In effetti dovrei decidermi a scrivere più velocemente! Eheh… Spero che anche questo capitolo ti piacerà! Un bacione!

 

Monik: Ciauuuu!!! Carissima! Che felicità vedere un altro tuo commento! Grazie dei complimenti, sono sempre ben accetti da te! Ecco qui il tuo tanto aspettato continuo! Io aspetto, invece, un altro tuo commento!! Un bacione!! Ciao, ciao! T.v.b.

 

Rita14: Ciaoooo!!! Grazie, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Non sono d’accordo con te per Kagura: io adoro quel personaggio. E, come hai potuto notare, quel comportamento era giustificato. Era sia per Sesshomaru, sia per metterla alla prova e vedere quanto assomigliasse alla sorella. Comunque in questo capitolo non riapparirà! Ringrazio ancora per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piacerà a che commenterai! Un bacione!!!

 

Giuly_chan: LOVEEEEEEEEEEEEEEEE!!! In questo momento sono qui, ad aspettare come una broccola al telefono, con te che ti sei inventata una canzone da mettermi per aspettare in linea, mentre raccogli non so quante centinaia di perline da terra. Ti sembra una cosa normale? Per una coppia come la nostra, direi proprio di sì! Kagura… ma che amore quella ragazza! Io la venero! E tu, chiaramente, lo sai già! Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo… mi fa piacere sapere che quello che ti scrivo ti piace. Mi fa sentire importante! [non sono normale… tralasciamo questo fatto! E SCUSA per il discorso un po’ contorto!] Posso farti nuovamente gli auguri? Sono felicissima di come sia finita la faccenda!! E sono felicissima del fatto che ora tu stia con il tuo bellissimo principe azzurro! [tralasciamo anche il fatto che ti chiama amoruccio mio… vah!] Ora ti lascio al capitolo!! E se non commenti, sai che succede, no?! Un bacione!!! Ciao, ciao Love-chan!

 

Achaori: Ciaoooooo!!! Non preoccuparti per i tre commenti! Io faccio pasticci peggiori tutti i giorni! Ce l’hanno tutti con Kagome: è vero. Ma, d’altronde, è il punto chiave di un’importantissima operazione, la vogliono mettere un po’ alla prova. Rin… Rin… lo scoprirai in questo capitolo, mia cara! Non ti dico niente! Spero di rivedere un altro tuo commento!!! Ciao, ciao! KissKiss!

 

 

Ecco, ora che ho ringraziato tutti vi lascio al capitolo! Ci vediamo alla fine! Un bacio! Mary-chan

 

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!

 

 

 

 

 

Sogni. – Voglia di chiarimenti.

 

 

 

 

 

“Kagome? Kagome? Dove sei? È tardi, è ora di andare a dormire!”  una voce dolce la chiamò.

Uscì da dietro a un piccolo cespuglio, che era riuscito a coprirla completamente, e si fece vedere dall’elegante figura, che l’aspettava sulle scale che portavano in casa, a braccia incrociate. Si avvicinò lentamente alla ragazza e le sorrise, chiedendo scusa per il ritardo.

“Forza, dobbiamo tornare dentro. Inizia a far freddo, qui fuori.” 

La piccola si era sempre chiesta perché, mentre di giorno fosse sempre allegra e gentile, di sera, la giovane che le stava accanto, diventasse sempre fredda e rigida. Quasi sbrigativa, in ogni cosa che faceva. Non la voleva vicino e si chiudeva in camera ad un orario insolito, anche per lei che era ancora una bambina.

“Abbiamo fatto tardi, maledizione…”  continuava a ripetere, suscitando confusione nei pensieri della bimba che la seguiva timidamente, con lo sguardo rivolto al terreno.

Improvvisamente si fermò, tenendosi la testa con le mani e iniziando a strillare, quasi fosse posseduta dal demonio.

“Sorellina? Sorellina, stai bene? Che ti succede? Rispondimi!”  Kagome provava a scuotere l’altra, la quale si dimenava in terra. Intanto il suo corpo, lentamente, stava cambiando forma.

“Kyoko! Kyoko, che ti succede? Rispondimi!”  dagli occhi della cucciola hanyou iniziarono a sgorgare lacrime di paura, mentre gli occhi della sorella diventarono neri, come la pece, gli artigli si allungarono a dismisura, i capelli, di natura argentati, diventarono scuri e le zanne fuoriuscirono dalla bocca, andando a graffiare le labbra rosse, che in quel momento erano blu, come se non avesse più aria nei polmoni e non riuscisse a respirare. La mezzo demone finì in terra, con un braccio sanguinante: la yasha, di fronte a lei, l’aveva attaccata senza un minimo di esitazione.

La piccina non strillava, non faceva nulla. Piangeva, ma solamente perché era preoccupata per la sorella.

Serrò gli occhi, mentre vedeva nuovamente i suoi artigli avvicinarsi. Era sicura, in quel momento, che stesse per morire. Perire per mano di sua sorella.

 

Aprì gli occhi e si svegliò, di soprassalto. Si sentiva sudata ed aveva il fiatone. Da quanto, non la sognava? Da tanto, forse troppo.

Erano passati tre giorni dalla lite con Kagura ed era tornata stabile, come aveva preannunciato giorni prima. Ma cosa significava stabile, se ricominciava sognare quelle scene?

Riappoggiò la testa sul cuscino di piume e si mise su un lato, iniziando a respirare regolarmente. Si impose di non pensare a nulla e cercò assopirsi nuovamente, ma Haru, entrato rumorosamente nella stanza, la chiamò a gran voce, ordinandole di alzarsi.

La ragazza si massaggiò le tempie, prima di uscire dalle coperte calde, che la tentavano di cacciare il piccolo demone fuori di casa e continuare a dormire tranquillamente.

Alzatasi, lo squadrò dalla testa ai piedi e, non degnandolo di un saluto, si chiuse nel bagno da dove, dopo una buona mezz’ora, uscì preparata.

Il nanetto, che era rimasto ad aspettarla per tutto il tempo, le chiese, con una dolcezza incredibile, se avesse avuto voglia di seguirlo.

Kagome, stranita da quel comportamento decisamente assurdo, si ritrovò a pensare che, probabilmente, l’avrebbero dovuta convincere a fare qualcosa e, in automatico, portò la sua mente ad InuYasha.

[Cosa avrà fatto, quel baka!?]

Il minuscolo youkai la scortò fino alla porta dell’ufficio del mezzo demone che, sicuramente, come pensava Kagome, la stava aspettando con ansia.

Prima di entrare, la ragazza si girò verso il demone che si era posizionato dietro di lei e gli sorrise. “Haru, posso fare un cosa, prima?” chiese.

“Natural…”  non riuscì a finire di parlare, che un pugno lo scaraventò al muro, facendolo collassare in terra.

“Questo è per avermi svegliata in quel modo, idiota.”  lo rimproverò la hanyou, prima di chiudersi la porta alle spalle e lasciare il povero infortunato disteso sul pavimento, a maledire il suo capo per aver rapito quella pazza ed averla portata lì. Un giorno, era certo, l’avrebbe ucciso, se l’avesse fatta arrabbiare.

 

 

 

Il demone si rilassò sulla poltrona in pelle del suo studio e prese in mano la cornetta del telefono, poggiata sulla scrivania di fronte a lui. Compose un numero non registrato nella rubrica digitale e, dopo aver emesso un ghigno, accostò l’apparecchio al suo orecchio dall’udito fine.

“Sono io.”  proferì, senza dire il suo nome, sicuro che l’avrebbe riconosciuto.

“Dimmi.” sussurrò il suo interlocutore, perfettamente a suo agio.

“Come sta andando? Cosa fa, la mezzo demone?” chiese. 

“È caduta nella trappola. Come tutti. Pensano che tutto stia andando come previsto nei loro piani. Non sanno che avevamo già organizzato tutto.”  gli rispose allegro.

“Perfetto. Abbiamo già vinto. Continua a tenerli d’occhio, presto comincerà la vendetta.”

“Esatto, Naraku. Esatto.”

L’altro attaccò – lo capì dal continuo tu, tu, tu proveniente dal ricevitore – e lui si sistemò meglio sul morbido divanetto, mentre rideva, immaginandosi cosa sarebbe successo di lì a poco.

Sarebbero tutti morti: avrebbe ricevuto la sua vendetta.

 

 

 

L’Inu-youkai osservò la sorella, sedutagli di fianco, sbuffare e agitarsi in modo incontenibile, sulla sedia che presto sarebbe franata a terra per la mal distribuzione del peso.

La guardava con occhi sottili e leggermente irati. Come, come aveva potuto una ragazza così, diventare un’assassina? Com’era possibile che fosse diventata come lui? Perché si erano ritrovati così, in quella situazione, senza una via d’uscita? Non poteva fare più niente per lei, oramai. E si odiava, per questo. La sua sorellina, quella che rideva e giocava anche quando la chiamavano con orribili dispregiativi, quella che non si rendeva conto di cosa fosse la vita. L’unica che non aveva odiato per la sua natura di hanyou. Perché le voleva bene.

Sapeva quanto quel fatto l’avesse shockata, ma era tornata normale, con il tempo. Era tornata felice, allegra. Poi era scomparsa. Scappata nella notte. La mattina di quello stesso giorno una nuova e incredibile notizia era apparsa sui giornali di tutto il Giappone: un pericoloso killer era in circolazione.

Sembrava si fosse sfogata, quel giorno. Aveva eliminato sette malintenzionati con dei semplici artigli e le tracce di sangue erano dappertutto, nel vicolo stretto che era stato il luogo di morte delle vittime. Con il passare del tempo, però, era diventata più “ordinata”, nel fare il suo lavoro. E nessuno – nessuno! – era mai riuscito a prendere l’Ombra che si aggirava nei vicoli di notte e uccideva, in ogni modo, persone che facevano del male. Per alcuni era una salvatrice, per alcuni era solo un’assassina psicopatica. Ma non era così: lei era cosciente di quello che faceva. Ed era questo che lo spaventava di più.

“Credo che immaginiate in motivo per il quale vi ho chiamato qui.” disse il mezzo demone sorridendo, dall’altro lato della pregiata scrivania. Teneva le mani congiunte sotto il mento e passava lo sguardo compiaciuto da lui a lei, da lei a lui.

I due non risposero; si sentì solamente il rumoroso sbuffare della ragazza, che aveva voglia di scaraventare quella scomoda sedia sul suo bel faccino.

“Bene. Voglio che voi mi riveliate questo mistero, o dovrò scoprirlo a modo mio. Farei solo più fatica, non credete?” continuò, senza badare agli sguardi truci dei fratelli diretti verso di lui.

“Non c’è nessun mistero.” proferì solennemente Sesshomaru, osservandolo con superiorità.

“Ah, sì? Perfetto. Ombra, tu, hai qualcosa da dire?” le chiese gentilmente.

“Non credo possa interessarti, ciò che ho da dire. Non credo possa interessarti quello che è successo nella mia vita. Non credo possa interessarti chi sono veramente, o chi vorrei essere. Non credo possa interessarti il motivo per il quale sono così, ora. Non credo che io possa interessarti. Credo solamente che tu abbia bisogno dell’aiuto che ti sto dando e che, finito tutto ciò, uscirai dalla mia vita così come ne sei entrato. Quindi non credo che tu abbia bisogno di capire qualcosa.” rispose la ragazza, alzandosi dalla seggiola e dirigendosi verso la porta. “Ma se proprio hai così tanta voglia di scoprire un minimo della storia, beh, allora aspetto di vedere cosa farai, InuYasha.” proseguì, prima di uscire dall’ufficio.

I due uomini, rimasti nella stanza, erano nel silenzio più assoluto. Sesshomaru, non avendo altro da dire, decise di andar via, ma fu prontamente fermato dalle parole del mezzo demone, che gli chiedeva di parlare. Si sedette nuovamente e portò il suo sguardo seccato su di lui, che non si era fatto scoraggiare dal discorso della hanyou.

“Dimmi che cosa è successo, Sesshomaru.” gli ordinò, duro.

“Non è successo niente.”

“Ci sono sempre dei motivi che spingono le persone a fare qualcosa. Soprattutto se questo qualcosa è uccidere. Pensiamo di stare bene, perché ci rendiamo conto di quello che facciamo. Ma in realtà siamo tutti malati psicologicamente. E la cosa più grave è rendercene conto. Nessuno di noi è sano. Certo, c’è chi è più pazzo, c’è chi meno. Ma ognuno di noi ha avuto un motivo che lo spingesse a diventare così. Anche lei ne ha uno. E io voglio scoprirlo.”

“Quel’è il motivo per cui stai seduto su quella sedia, InuYasha? Perché sei a capo di questa operazione?”

“Vuoi sapere il motivo per cui sono qui, eh? Uccidere da forza e una sensazione di potere. Vedere un corpo morto, un corpo a cui hai tolto la vita, ti da la sensazione di essere migliore. Più forte. Io avevo bisogno di quella forza, per la mia natura. Per il mio essere a metà. E quando vidi un assassino, un giorno, uccidere un passante, decisi che lo avrei fatto anch’io. Che anch’io sarei diventato così. Che anch’io avrei avuto quello sguardo di vittoria sul volto. Ora sono qui, davanti a te.”                   

“Non credi che possa essere per il tuo stesso motivo?”

“No, lei nasconde qualcosa. Qualcosa che tu non mi dirai, chiaramente. Se ne avrai voglia, io sarò qui. Tanto lo scoprirò, Sesshomaru.”

“Purtroppo, so che è vero.” si alzò dalla sedia. “Io sono qui, perché non sono riuscito a fare niente per lei, InuYasha.” Girò la maniglia della porta.

“Lo so. L’ho sempre saputo.” L’hanyou lo vide sparire da dietro la porta, poi si rilassò sulla sua postazione. L’avrebbe scoperto a modo suo. Gliel’avrebbe fatto dire. Ne era certo.

 

 

 

Kagome tornò nella sua stanza, decisa a fare qualcosa. Qualunque cosa. Non poteva fare Ombra, perché era ancora giorno e quel dannato sole picchiava ancora. Non che avesse paura di essere scoperta, ma Ombra agiva solamente di notte e questa cosa non sarebbe cambiata solo perché si annoiava ed aveva bisogno di sfogarsi. Haru non era a portata di mano, quindi non poteva prendersela con lui. E neanche con InuYasha. Però…

Ripensò al sogno, fatto quella notte. Perché ora ricominciava ad assillarla? Doveva dimenticare. E lo doveva fare una volta per tutte.

Bussarono leggermente alla porta. Andò velocemente ad aprire, trovandosi davanti una ragazza alta poco più di lei, con sottili occhi color terra e lunghi capelli corvini, che indossava un semplice jeans con una camicetta.

“Tu sei Kikyo, se non sbaglio.”

“Sì. Posso entrare?” la donna pronunciava ogni parola con freddezza. La proprietaria dell’appartamento si accostò allo stipite della porta, permettendo così all’ospite di entrare in casa. Le offrì una tazza di the e, dopo la risposta affermativa, si accomodarono sul divanetto, sorseggiando la bevanda calda.

“Posso chiederti il motivo per cui sei qui?” domandò la mezzo demone, posando la tazza sull’apposito piattino.

“Sono venuta a conoscere meglio la “stella” del piano.” le rispose.

“Oh, beh, eccomi qui!” disse ironicamente.

“Spero tu abbia capito l’importanza di questa operazione, Ombra. E spero che tu non ci deluda.”

“Già… sinceramente lo spero anche io. In fondo devo solamente portarvi delle informazioni. Tutto qui. Sarà un giochetto da ragazzi.”

Kikyo si alzò, iniziando ad andare via. “Ti vorrei solo ricordare che qui non stiamo parlando di uno stupido bastardo da uccidere. È una cosa seria. Tienilo bene a mente, Ombra.” sbatté la porta e la lasciò sola, seduta sul divano.

Sbuffò, era già stufa di quelle persone che si permettevano di darle ordini e dirle che cosa doveva fare. Lei agiva da sola e liberamente, non le piaceva quel metodo. Era lì solamente perché ormai aveva dato la sua parola e non poteva tirarsi indietro. E poi… perché in fondo non voleva ancora lasciare suo fratello, per quanto gli costasse ammetterlo.  

Sistemò le stoviglie nel lavandino ed andò in camera sua a stendersi sul letto.

Si mise a guardare in alto e ripensò a quando, una notte, aveva guardato le stelle insieme a suo padre. L’unica volta che erano rimasti insieme, l’unica volta che non l’aveva allontanata. Perché? Neanche se lo ricordava più. Forse aveva avuto pena di una bambina nata con la povera sorte di diventare un mostro, forse aveva solamente avuto voglia di fare il padre. Sinceramente non le importava: quel ricordo, per lei, valeva più di mille spiegazioni. Perché il solo averlo vissuto, era l’importante. Non le importava il come, il perché. Aveva avuto un papà, per una sera. L’aveva abbracciato, si era fatta coccolare come una figlia. E questo le scaldava il cuore. Quella sera aveva mostrato a suo padre che forse sarebbe potuta essere come lui, che forse avrebbe potuto essere al suo livello, un giorno. Aveva pregato, dentro di sé. Lo ricordava bene. Aveva pregato che non la lasciasse più. Che l’accettasse, che l’aiutasse. Il suo desiderio era andato in frantumi, la mattina dopo, quando lui aveva ricominciato a trattarla in quel modo superiore, senza rendersi conto dei suoi sentimenti. Dei sentimenti di una bambina che ha solo bisogno di affetto e comprensione. Una bambina che ha bisogno di essere aiutata per affrontare il mondo. Nulla più.

Il ricordo di quella notte, però, anche dopo tutti i trattamenti orribili da parte del genitore, la faceva felice. Lui non aveva colpe, non aveva colpe se era nata in quel modo. Nessuno aveva colpe. Ma nessuno, oltre lei, riusciva a capirlo.

Sorrise amaramente e chiuse gli occhi. Era inutile continuare a pensarci. Oramai, niente sarebbe più cambiato.

Si addormentò, senza rendersi conto della presenza che le accarezzava dolcemente il volto e che, per un momento, aveva sfiorato le sue labbra con le proprie, per poi lasciarla nuovamente sola, nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

 

Eccomi qui, di nuovo!

So che molti si aspettavano che questa sorella fosse un personaggio del manga o dell’anime, ma, invece, è un personaggio puramente inventato da me.

Ora tutto sta nello scoprire cosa sia successo a questa lei e il motivo per cui è così.

Quali saranno gli altri sogni di Kagome? Cosa nascondono lei e Sesshomaru? E, più che altro, con chi stava parlando Naraku?

È tutto da scoprire nei prossimi capitoli! Spero di avervi incuriosito! Un bacione!!

 

 

Mary-chan

  
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