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Autore: sheswanderlust    05/04/2009    1 recensioni
E ho una fottuta paura di provarci, ho una fottuta paura di buttarmi, per paura di ferirmi di nuovo, di cadere ancora più in basso di quanto già sono ... Eppure, so che lui è proprio l'unica persona che potrebbe aiutarmi a rialzarmi. So che lui è l'unico a potermi guarire. Ma è anche l'unico a potermi uccidere definitivamente.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: HIM, The Rasmus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bittersweet

Come sempre, tutto ciò che scrivo non è mai accaduto (bah...diciamo così), non conosco i personaggi di cui parlo (purtroppo), bla,bla,bla ... 
Questa è la prima fanfic che scrivo sulla coppia Ville/Lauri, nonostante 'sti due siano tra i pairing che amo di più ... dunque, perdonatemi se non sarà proprio il massimo! Come avrete capito dal titolo, è basata sul testo di "Bittersweet", la canzone cantata da Lauri e Ville con gli Apocalyptica. I commenti (sia positivi che negativi) sono (moolto) ben accetti.

Che dire, buona lettura, spero che vi piaccia! 



Bittersweet


Siamo seduti uno di fonte all'altro da ormai un'ora e ancora non abbiamo scritto una riga del testo che dovremmo comporre. Il nostro tavolo è appartato, lontano dagli occhi indiscreti degli altri frequentatori del locale, in un angolo illuminato dalla luce fioca del crepuscolo proveniente da oltre la finestra. E' come essere in un mondo ovattato, sento ciò che succede a pochi metri da me, sento le voci, gli schiamazzi, i commenti, il mormorio della televisione accesa, ma non me ne curo, non mi volto, non presto attenzione alle parole e alle risate smorzate. La mia attenzione si focalizza solo sulle poche decine di centimetri che ci dividono, sui nostri boccali di birra bevuti per metà, sulla tua figura oscura come la mia, sulla tua voce che mi parla.

<< ... insomma, si parla tanto di quel festival, ma alla fine non è niente di che, tanto fumo niente arrosto, vero? >> Mi sforzo di isolare i miei pensieri e di pensare a ciò che dici, non solo alle vibrazioni della tua voce che mi penetrano nel cuore.

<< Oh, sì, in effetti mi aspettavo di più ... >> rispondo, maledicendomi per non trovare nulla di interessante da dire. Quando parli riesco solo ad assecondarti, rimango completamente inebetito da te, così perso che farei qualunque cosa tu mi dicessi. Sei una dannata tentazione.

Mi sorridi e sento qualcosa scaldarsi e poi andare in pezzi dentro di me.

Dopo qualche altra chiacchiera decidiamo di cominciare a scrivere il testo della canzone che dovremo cantare assieme agli Apocalyptica. E' grazie a questo progetto che ci siamo conosciuti. Avvicini la sedia alla mia, i nostri corpi si sfiorano inavvertitamente, tu sembri non accorgertene nemmeno, io non riesco a soffocare un tremito.

Ti prego, non ti allontanare ...”

<< Allora, direi che le idee che abbiamo buttato giù sono buone ... >> cominci e io decido di darmi un contegno, almeno per qualche minuto. Pensiamo alla musica ora.

<< Sì, anche per me vanno bene. L'amore verso una persona vissuto come un tormento, un ragazzo che arriva a voler cancellare il suo sentimento a causa dell'ossessione che prova verso chi ama, i lati positivi dell'amore contrastati dal dolore nel non essere ricambiati ... un'amore agrodolce >> dico, cercando di non fare pause di un minuto come mio solito e non incespicare nelle parole a causa dell'ansia che proprio non riesco a cancellare.

<< Agrodolce ... >> ripeti e mi sembra di vedere una scintilla nei tuoi occhi verde acqua, una scintilla che riesce a farmi aumentare i battiti cardiaci e arrossire nel giro di un secondo. Abbasso lo sguardo, nascondendo i miei occhi dai tuoi. Non voglio che tu legga le mie emozioni. << E' un bel concetto, l'aspetto doloroso dell'amore... una tentazione continua, proibita >> continui. Mi sorridi.

Ti alzi per andare a chiedere una penna al barista. Il freddo che fino ad ora avevi tenuto lontano con la tua presenza mi colpisce come una lama affilata. Respiro profondamente, mi sto comportando come un drogato in astinenza ed è da stupidi, lo so, ma non posso farne a meno.

Lo sento, quel ghiaccio che mi penetra sotto la pelle, quell'ansia e quel dolore che ormai da mesi mi seguono ovunque e che, ora me ne accorgo, solo accanto a te sono riuscito a dimenticare.

<< Eccomi >> Ti siedi di nuovo vicino a me, molto vicino. Non trattengo un sospiro di sollievo.

<< Cominciamo? >> mi chiedi, guardandomi. Annuisco, sforzandomi di cancellare dai miei occhi almeno una parte della sofferenza che, sono sicuro, vi stai leggendo. Forse per te sono un libro aperto ancora di più che per gli altri. Forse in fondo siamo un po' uguali.

Sposto lo sguardo sul foglio bianco su cui siamo chinati. Un respiro. Socchiudo gli occhi e attendo che il concetto che ho in mente si trasformi in parole. Non è difficile, il concetto è proprio qui, accanto a me.

<< Mi sto arrendendo al fantasma dell'amore ... >> mormoro, imbarazzato, sentendomi un po' idiota. Ho sempre scritto i miei testi da solo.

Tu annuisci, so che stai sorridendo e scrivi velocemente tutto sul foglio. L'inchiostro nero rende ancora più vivide le mie parole e quindi i miei sentimenti.

<< ... potremmo continuare con ... “e uno spettro si avvia verso la devozione” >> dici, guardandomi poi in cerca di approvazione. Alzo lo sguardo e annuisco. Per qualche secondo i nostri occhi rimangono incatenati, cos'è quel luccichio che vi leggo, Ville?

<< lei è l'unica che venero, la regina del mio silenzioso supplizio .. >> continui.

<< Soffocamento >> ti interrompo e tu mi guardi interrogativo. << Soffocamento, la regina del mio silenzioso soffocamento >> dico sicuro. E' ciò che sento. Soffocamento. Potrei soffocare, vicino a te per la tua presenza, lontano da te per la tua assenza.

Scrivi e non hai ancora posato la penna quando ricomincio a parlare. <> mormoro. Colgo il sorriso vago e misterioso sul tuo volto, mentre la penna scorre veloce sul foglio fino a qualche minuto fa bianco. Era destino che ti incontrassi? Era destino che sentissi di non essere più così solo? Era destino che questa sensazione di conforto mi venisse data da qualcuno che non ricambia i miei sentimenti? Non credo nel destino, ma allora ... perchè siamo qui ora?

<< Agrodolce, non cederò, sono posseduto da lei ... >> aggiungi, scrivendo e poi alzando lo sguardo e intrappolando i miei occhi verdi che, ne sono sicuro, stanno dicendo fin troppo. Sbaglio, o anche tu provi ciò che stiamo scrivendo? Per chi? Per alcuni istanti temo di non riuscire più a districarmi dalla ragnatela del tuo sguardo ... o di non volere più districarmi?

<< Sto sopportando una croce ... lei >> lui ... << sta diventando la mia maledizione ... >> dico, con fatica, come se ogni parola fosse un passo verso la dannazione eterna.

Sei la mia maledizione Ville. Vorrei fare a meno di te, ma non posso. Sei il mio inferno e il mio angolo di paradiso. Il mio tormento e il mio calmante. La mia musa e la mia distrazione. Il mio sole e il mio buio.

Sei agrodolce.

Distogli gli occhi dai miei per scrivere, ma non sento freddo, non con il tuo corpo a pochi centimetri dal mio. Ci siamo entrambi seduti di lato, come a volerci guardare. Ti voglio guardare, nonostante faccia male, tanto male. Perchè so che non sei mio. Né ora né mai.

<< Direi che qui possiamo rimettere “spezza quest'incantesimo agrodolce su di me, perduto tra le braccia del destino” ... poi magari “agrodolce”, cantato da te ... e poi in salita con la musica ... >> dici, scribacchiando appunti sul foglio. Annuisco, a testa bassa, gli occhi liquidi.

<< Ti voglio ... >> dico, senza sapere se è la continuazione del testo oppure un mio pensiero espresso ad alta voce. Probabilmente entrambi.

<< Perfetto >> mormori. Scrivi. << Oh quanto ti volevo ... >> continui.

Alzo gli occhi e incrocio nuovamente i tuoi.

I miei sono verde smeraldo, i tuoi verde acqua. Due lati simili ma non uguali, due lati che potrebbero combaciare, ma che non riusciranno mai a trovarsi. Mai, lo so.

<< E ho bisogno di te ... >> lo capisci che ho bisogno di te Ville? Lo capisci che solo vicino a te riesco a sorridere perchè voglio e non perchè devo? Lo capisci che ... ti amo?

<< Oh, come avevo bisogno di te ... e poi di nuovo “spezza quest'incantesimo agrodolce su di me, perduto tra le braccia del destino” e “agrodolce” cantato da entrambi >> esclami, ghignando.

<> continui, a voce più bassa, guardandomi con uno sguardo che oserei definire intenso. Stai giocando Ville? Non capisci che mi fai male? << Sei davvero bravo ... un poeta ... >>

Arrossisco. << Grazie, anche tu ... >> ricambio, imbarazzato, sorridendo.

<< Non è difficile quando ciò che scrivo è ciò che sento ... >> dici.

Mi trattengo dallo spalancare gli occhi.

Stai giocando Ville?





Il cielo notturno è sopra di noi, misterioso, infinito. La sua oscurità è squarciata da decine di faretti che ci illuminano. Davanti a noi, centinaia di persone che fino a poco fa urlavano i nostri nomi ora stanno in silenzio, in attesa dell'inizio della canzone. Amo questo silenzio, quello che precede le prime note, quel silenzio carico di aspettativa, euforia ed emozioni che aspettano solo di essere lasciate correre dalla melodia.

I violoncelli cominciano a suonare, il mio cuore accelera ancora i battiti, ma ora sono più calmo, ora c'è la musica accanto a me. E ci sei tu. Mi volto a guardarti, sei a pochi metri da me, la tua figura mi affascina, vorrei solo avvicinarmi ...


I'm giving up the ghost of love
in the shadows cast on devotion... “


Cominci a cantare a la tua voce bassa e profonda mi fa rabbrividire.


...She is the one that I adore
creed of my silent suffocation... “


Canto, unendo la mia voce più alta e cristallina alla tua, creando un intreccio di emozioni e contrasti. Contrasti tra le nostre voci, tra le nostre parole, contrasti tra di noi, così diversi, ma anche così maledettamente simili ... come il bianco e il nero ... ma chi è il bianco tra noi Ville?


...Break this bittersweet spell on me
lost in the arms of destiny

Bittersweet
I won't give up
I'm possessed by her

Break this bittersweet spell on me..
lost in the arms of destiny
I'm wearing a cross
she's turning to my good... “


Alcuni fan cantano, altri ascoltano affascinati noi due. Sapere che così tante persone apprezzano la nostra musica è sempre un'emozione ... è difficile capire cosa provo sul palco. Soprattutto ora che ho accanto te.

Mentre canto ti guardo e incrocio i tuoi occhi. Mi stai osservando Ville? Perchè? Forse hai capito tutto e ti diverti a tormentarmi. Non lo so, probabilmente non lo saprò mai e non mi importa, ciò che voglio ora è semplicemente avere i tuoi occhi su di me. Ma c'è qualcosa in quello sguardo, qualcosa che mi spinge ad osservare meglio le tue iridi verde acqua.

Affetto?

Desiderio?

... Amore?

Sono così preso dal tuo sguardo che mi ricordo appena in tempo di cantare al momento giusto. Cosa sono quelle emozioni Ville? Perchè mi guardi così? Perchè sembri provare ogni singolo sentimento che descriviamo nel testo? Gli stessi sentimenti che provo io ... e che preferirei non provare.


...Break this bittersweet spell on me
lost in the arms of destiny

Bittersweet
I want you
I'm only wanting you
And I need you
I'm only needing you

Break this bittersweet spell on me
lost in the arms of destiny
Break this bittersweet spell on me
lost in the arms of destiny... “


Sono ancora più scombussolato ora. Perchè ne sono certo, ciò che ho letto nei tuoi occhi era il più forte dei sentimenti, quello che mi ha ferito tante volte e che mi ferisce ancora ora ... amore.


...Bittersweet”


Cantiamo insieme l'ultima parola e i nostri sguardi che si erano sciolti per osservare il pubblico si riuniscono, facendo sembrare quelle undici lettere eterne. Appena la musica termina il pubblico scoppia in applausi e urla fragorose. Non possiamo fare a meno di osservarli sorridendo e salutarli con un inchino.

Scendo dal palco quasi correndo, terrorizzato da ... da cosa? Forse da quello che ho visto nei tuoi occhi? Oppure dalla paura che sia stata solo un'illusione? Sento la tua presenza poco più indietro, senza fermarmi prendo l'asciugamano che mi porge un tecnico delle luci e senza ringraziare mi chiudo in camerino sbattendo la porta e appoggiandomici contro. Con lo sguardo vacuo cerco di respirare profondamente. Non è proprio il momento di avere un attacco di panico.

Sento di essere arrivato a una svolta.

Perchè per la prima volta sento che il mio sogno potrebbe avverarsi.

Quello sguardo ... era carico di amore. Ne sono certo.

E ora non so più che fare. Perchè ora non è più solo un sogno.

E ho una fottuta paura di provarci, ho una fottuta paura di buttarmi, per paura di ferirmi di nuovo, di cadere ancora più in basso di quanto già sono ...

Eppure, so che lui è proprio l'unica persona che potrebbe aiutarmi a rialzarmi.

So che lui è l'unico a potermi guarire. Ma è anche l'unico a potermi uccidere definitivamente.

In questo momento preferirei fosse ancora un desiderio impossibile. Sarebbe più semplice crogiolarmi nel dolore e nella malinconia che decidere di farmi forza e alzarmi una volta per tutte.

Mentre sono lì, appoggiato a quella porta in quel camerino di quel palazzetto di Helsinki, con il cuore che batte veloce e le mani sudate e il cervello in panne e l'insicurezza a mille, una frase letta da qualche parte mi torna alla mente.

Essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”

Forse è ora di essere vivi.

Apro la porta ed esco dal camerino. Mi guardo attorno alla sua ricerca. Non c'è.

<< Cerchi Ville? >> mi chiede una ragazza dello staff avvicinandosi.

Annuisco.

<< E' andato di la ... credo sia sulla terrazza >> mi indica la rampa di scale alla mia sinistra.

La ringrazio e mi catapulto su per i troppi tanti scalini, rischiando di cadere. Sento una strana gioia pervadermi, mischiata all'adrenalina di essere sull'orlo del baratro e al terrore di compiere un passo falso e cadere giù. Ma non m'importa. Voglio essere vivo. Voglio lui. Solo lui. La mia maledizione salvezza.

Giungo finalmente alla porta in ferro che conduce alla terrazza. La spalanco e lo vedo.

E' a qualche metro da me, vicino alla balaustra. Tra le dita tiene una sigaretta, da cui fuma qualche tiro ogni tanto. Piove, me ne accorgo ora. Piove così forte che sento già la felpa aderirmi al torso esile. Muovo un passo avanti, indeciso sul da farsi. Il cielo nero e infinito sopra di noi, le nuvole cariche di pioggia, le gocce che cadono sui nostri corpi. Le luci deboli delle insegne dei negozi, delle auto dei fan che tornano a casa dopo il concerto, le loro voci lontanissime e insignificanti. Il mio cuore che batte e il tuo, che mi sembra quasi di sentire.

La mia indecisione, la tua attesa.

Sai che sono qui.

E poi le tue parole.

<< Sei agrodolce >>

La mia risposta fatta di silenzio.

E di nuovo la tua voce.

<< Sei un mistero. Ogni volta che penso di averti capito le strade della tua mente si intricano ancora di più e tutto torna ad essere oscuro. Esploro i tuoi occhi per leggervi una qualsiasi sfumatura, un qualsiasi cambiamento di tonalità, una qualsiasi emozione... sono la parte più trasparente di te ... lo sai bene, mi sfuggi, ogni volta. Cerco di ricomporre ogni dettaglio di te, mi trovo a pensarti continuamente, a ricordare ogni tuo gesto, anche il più insignificante, a tremare per la tua voce, a provare a tuffarmi nel tuo mondo buio, per capirti ... per dare una ragione a ciò che mi spinge verso di te. Ma sei criptico, rimani un mistero nascosto dal sole. >>

Le tue parole mi colpiscono. Muovo qualche passo verso di te, cauto, come per non infrangere l'alone di poesia che ci circonda.

Ci siamo solo io, te e la pioggia.

Quella che cade dal cielo e quella dei sentimenti che ci sconvolgono.

<< Forse sto solo aspettando che qualcuno mi comprenda >>

Mormoro, a bassa voce, sperando che lo scrosciare della pioggia non copra il mio sussurro.

Alle mie parole ti volti. I nostri occhi si incontrano. Mi avvicino ancora a te, siamo a un metro di distanza, forse anche meno. La mia mente non ragiona più, non riesco a pensare a quale sia la cosa giusta da fare ... voglio farla e basta.

Il tuo sguardo trasmette una miriade di emozioni, come il mio. I nostri abiti neri e fradici sono ormai una seconda pelle. Una tua mano pallida si poggia sul mio braccio, lentamente risale verso la spalla, per fermarsi sul collo. Sento le tue dita accarezzarmi piano la pelle, i tuoi occhi mi fissano, quasi trafiggendomi, carichi di sentimento. Tremo.

<< E se fossi io colui che stai aspettando? >>

Nei miei abissi verdi leggi una muta risposta affermativa. Mi prendi per la vita e mi spingi con forza alla balaustra della terrazza. Non lasci che possa dire o fare qualunque cosa. Mi baci. La tua lingua cerca violentemente la mia, il tuo corpo mi spinge contro la ringhiera in ferro, oltre la quale, a decine di metri più in basso, si stende la strada, con alcuni fan rimasti fuori dal locale.

Dopo qualche secondo in cui tutto ciò che cerchiamo è il corpo dell'altro, il bacio diventa più dolce. Un tuo braccio mi stringe la vita, mentre l'altro mi circonda le spalle esili. Mi sento completamente tuo, solo tuo, stretto al tuo petto, con la tua figura alta a sovrastarmi, a completarmi, a proteggermi. Per la prima volta mi sento davvero al sicuro. Le mie braccia si legano al tuo collo, tento di avvicinarmi sempre più a te, fino a perdermi nel tuo corpo caldo e bagnato.

Quando ci stacchiamo rimaniamo a guardarci negli occhi, con il fiato pesante e la pioggia che continua a bagnarci. Non ci sono parole a spiegare ciò che sta succedendo.

Solo una frase che mi canti.

Bittersweet ... I want you”

Sorrido e i tuoi occhi sembrano illuminarsi, come se la tua felicità dipendesse dalla curva delle mie labbra.

And I need you ...”

Rispondo, sperando che tu legga nei miei occhi quanto siano vere per me queste parole.

Lo capisci e unisci nuovamente le labbra alle mie.

E per la prima volta nella mia vita mi sento al mio posto. Tra le tue braccia.




  
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