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Autore: LucyWinchester    19/04/2016    4 recensioni
Dal testo:
La mia vita è diventata un incubo, ma almeno Sammy sta bene. Neanche ricordo quando è iniziato tutto questo schifo, ma devo proteggere mio fratello dalla furia di quest’uomo. John Winchester, non è mai stato un padre modello, ora ancor meno.
Attenzione contenuti forti e incest.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Chiedo perdono in anticipo a chi adora la figura di John Winchester. Non so da dove è uscito questo angst, spero apprezzerete lo stesso, nonostante i contenuti forti.
Un bacio
Lucy

 
 
 
 
POV Dean
 
La mia vita è diventata un incubo, ma almeno Sammy sta bene. Neanche ricordo quando è iniziato tutto questo schifo, ma devo proteggere mio fratello dalla furia di quest’uomo. John Winchester, non è mai stato un padre modello, ora ancor meno. Da quando la mamma è morta è cambiato radicalmente, soprattutto con noi. Spesso si ritira ubriaco o completamente fatto.
Io e Sam abbiamo cercato sempre di infastidirlo il meno possibile, sembrava andasse bene, finchè l’uomo non ha cominciato a prendersela con noi per qualsiasi cosa, anche una semplice sciocchezza. Ha iniziato ad inveire contro di noi, per poi passare alle mani con una facilità spaventosa, ed ero terrorizzato che prima o poi prendesse di mira mio fratello. Gli dicevo:
“Lascia stare Sam. Lui non c’entra nulla.”
 Lui non si meritava tutto questo. Finchè se la prendeva con me, potevo sopportarlo, anche se faceva male, non ti aspetti che un genitore si comporti così con il proprio figlio.
Dopo tutti quegli anni di violenze, ormai mi ero abituato alle botte, neanche le sentivo più, se non fosse per i lividi, che mi rimanevano per settimane. Cercavo di curarli al meglio, senza farmi scoprire da Sam, lui non doveva sapere, probabilmente avrebbe affrontato John, senza pensarci due volte, nonostante i suoi 17 anni.
Ora è troppo.
Ma la paura che quel mostro faccia a mio fratello quello che sta facendo a me, mi blocca a tal punto da farmi ingoiare le lacrime di dolore e di sofferenza. Prego affinchè finisca presto. Non ce la faccio più. Non riesco a sopportarlo.
Dopo quelle che mi sembrano ore (e forse è veramente così) la tortura finisce. Lui è esausto, ubriaco e strafatto, perciò si addormenta subito.
Io ne approfitto per fuggire da quella prigione. Mi chiudo in bagno e mi butto sotto la doccia. Mi sento sporco e usato, e cerco di lavare via quelle orribili sensazioni. Le lacrime si confondono con le gocce d’acqua e mi accorgo di tremare in maniera incontrollata. Mi accascio all’interno della vasca, rannicchiato su me stesso, come a volermi proteggere, ma so che è inutile. Se solo Sam fosse maggiorenne! Allora potremmo scappare lontano e cercare di vivere.
A fatica mi rimetto in piedi, finisco di lavarmi e vado nella stanza che divido con Sam. Guardo il suo letto e vedo che dorme profondamente. Mi avvicino e gli lascio una carezza tremante tra i capelli, sussurrandogli un leggero buonanotte.
Non riesco a dormire. Sento male dappertutto e non solo fisico.
La mattina dopo, per nostra fortuna, quell’essere è uscito.
Sam si siede accanto a me, che mi trovo ancora sul letto. Cerco di mantenere un’espressione tranquilla, per non fargli vedere come sto realmente.
“Buongiorno.” mi dice affettuosamente.
“Buongiorno.” replico, tentando un sorriso.
“Hai una brutta cera Dee, non hai dormito?” mi chiede leggermente preoccupato.
“Non molto…” cerco di rimanere sul vago, anche se sento l’ansia farsi strada dentro di me.
“Papà non c’è, puoi dormire ancora se vuoi. Ci sarò io ad aspettarlo quando torna.” mi dice dolcemente.
“No. Non ti preoccupare. Non ce n’è bisogno.” rispondo io agitandomi.
Non voglio che Sam rimanga neanche un secondo da solo con lui.
Mio fratello mi guarda interrogativo, come se aspettasse una spiegazione, ma quando capisce che non aggiungerò altro, desiste.
“Ok. Come vuoi. Facciamo colazione? Inizio ad avere fame.”
“Si, va bene. Vado a mettermi qualcosa e poi andiamo.” Così dicendo mi dirigo in bagno.
Dopo neanche cinque minuti esco, già pronto.
Ci dirigiamo ad una tavola calda, non troppo lontana da quello squallido motel dove alloggiamo.
Io non ho per niente fame, ma prendo comunque qualcosa, per non far insospettire Sam. Ho lo stomaco chiuso, e faccio una fatica terribile a mandare giù i bocconi. Sento lo sguardo di mio fratello su di me, come se stesse cercando di capire se c’è qualcosa che non va. Una volta terminato, torniamo al motel. Dopo aver cercato per un po’ sul laptop, giungiamo alla conclusione che: niente caccia=niente mostri (almeno non quelli usuali) = ce ne stiamo sul letto a guardare la tv. Quella giornata passò in maniera abbastanza tranquilla, ma era solo un piccolo spiraglio di quiete.
I giorni a venire furono il vero inferno per me. John non era uscito, e ora che aveva trovato un nuovo “passatempo” con me, era deciso a sfruttarlo. Non sapevo come fermarlo, e non potevo, altrimenti, come non mancava mai di ricordarmi in quelle circostanze, sarebbe andato ad infastidire Sam.
Dopo avermi toccato in maniera rude, mi butta sul letto.
“Sei pronto a giocare?” mi dice ghignando.
Io deglutisco terrorizzato, anche se ho la gola secca, annuisco impercettibilmente e lui inizia il suo sporco lavoro.
 
 
Il mattino dopo, sto peggio dell’altra volta. Mi volto, per guardare il letto di fianco al mio, e Sam si agita un po’ nel sonno. La mia forza. La mia forza sei tu Sammy, penso. Mi alzo e vado in bagno, mi lavo la faccia con l’acqua gelata, con la speranza di svegliarmi da quell’incubo. Sento delle mani afferrarmi i fianchi, mi giro di scatto e indietreggio fino a colpire la vasca dietro di me.
“S-Scusa…non volevo spaventarti.” mi dice Sam mortificato da quella reazione.
“Oh! S-Sei tu!” balbetto, ancora in stato di panico.
Con una mano mi tengo il petto e cerco di far tornare il respiro normale. Non l’avevo sentito entrare.
Mio fratello non è scemo, anzi è un ragazzo terribilmente attento e intelligente, e questo proprio non doveva accadere. Vedo il colore sparire dal suo viso, mi guarda e mi chiede con voce flebile:
“Che succede Dean?”
“N-Niente. Solo che…mi hai colto di sorpresa…non ti ho sentito entrare.” cerco di convincerlo, anche se dal tono con cui mi ha posto la domanda, capisco che i suoi pensieri sono andati oltre….
“Ti lascio il bagno…” dico titubante e mi affretto ad uscire.
Lui non dice nulla, ma continua a guardarmi con quegli occhi da cucciolo, terrorizzato.
 
Ovviamente, non ha smesso di pensare a quello che è successo in bagno, è troppo sveglio, perché una cosa del genere gli passi inosservata. Mi ha tenuto d’occhio tutto il giorno, e so, anche senza averlo visto, che si è accorto del modo in cui mi irrigidisco quando John mi passa dietro o a fianco, quando fa scivolare casualmente una mano sulla mia schiena o sui miei fianchi, ha notato il mio sguardo spaventato, anche se cercavo di celarlo.
 
Dopo un po’ va a letto, e John reclama la mia presenza…
 
Io spero che Sam stia dormendo davvero…
 
POV Sam
 
Quella reazione in bagno di Dean ha messo i miei sensi in stato d’allerta. Da un po’ di tempo lo vedo spaventato e circospetto, parla poco e cosa ancora più strana, mangia pochissimo.
Questo è l’unico modo che ho per sapere se i miei sospetti sono veri. La cosa mi terrorizza e spero di sbagliarmi. Fingo di dormire profondamente, e dopo un po’ vedo John (si John, perché se quello che penso è vero, non ho più intenzione di chiamarlo papà, anzi non ho intenzione di chiamarlo proprio) avvicinarsi a Dean, strattonarlo e dirgli:
“Tu vieni con me adesso”
Quella frase mi fa gelare il sangue nelle vene.
Una volta spariti in camera, dopo aver aspettato un po’, senza fare il minimo rumore mi alzo, dirigendomi verso la porta, che quell’essere, probabilmente ubriaco anche stasera, non si è degnato neanche di chiudere. La stanza non è completamente buia e riesco a scorgere il letto, con le due sagome, una sopra l’altra.
 
Mi pietrifico.
 
John gli tiene fermi i polsi sopra la testa. Quell’essere immondo si muove velocemente e violentemente.
Dean singhiozza, ma non parla. Quando ad una spinta decisamente troppo forte, non riesce a controllarsi e gli dice tra le lacrime:
“Ti prego…M-mi fai male”
Ma l’altro non lo ascolta.
 
Tutto per me, è TROPPO.
Senza pensarci due volte, entro e mi scaglio contro John, facendogli battere violentemente la testa contro qualcosa. Con una furia cieca, mi avvento di nuovo su di lui e mentre lo prendo a pugni gli dico:
“SEI. UN. MOSTRO.”
 
“Sam! Sam! Basta! Basta!” grida Dean, adesso al mio fianco, cercando di fermarmi, ma è troppo debole e non ci riesce.
“Sam, ti prego smettila!” urla accorato.
Non so come diavolo faccio a bloccarmi, ma lo faccio. Mi alzo, lasciando John a terra, privo di sensi, neanche controllo se respira.
Mi volto verso Dean, e il mio primo pensiero è quello di vedere se sta bene. Fa fatica ad alzarsi, perciò gli dò una mano a farlo. Lo abbraccio stretto, mentre lui trema ancora.
“Sammy! Mi dispiace! Non volevo che ti facesse del male, che se la prendesse con te.” cede singhiozzando.
Sono troppo sconvolto da quanto scoperto e non riesco a dire nulla, ma se possibile lo stringo ancora più forte. Inizio a tremare. Chissà da quanto va avanti quello schifo. Io me ne sono accorto troppo tardi. Quante volte è già successo? Il senso di colpa per aver lasciato che Dean subisse tutto questo mi uccide, non avrei dovuto permetterlo. Avrei dovuto essere più attento, di avvertimenti ne ho avuti molti, ma solo con la scena nel bagno li ho collegati. Lui mi ha sempre protetto, lo fa da una vita, ma io che razza di fratello sono che non mi sono accorto di tutti quei cambiamenti apparentemente insignificanti? Non riesco a perdonarmi una mancanza simile, e ora Dean ne porterà i segni per tutta la vita.
 
Ci alziamo, anche se con gran fatica, lui è ancora nudo e istintivamente si copre con le mani, in gesto di totale vergogna, io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, tanto mi faccio schifo.
Dean si sposta lentamente verso il letto e recupera le sue cose. Dopo essersi infilato boxer e maglietta ci affrettiamo ad andare nell’altra stanza.
“Non possiamo rimanere qui.” gli dico deciso, mentre preparo il borsone con le poche cose necessarie. Non permetterò che Dean rimanga ancora nelle grinfie di quell’essere.
“E…dove andiamo Sammy?” gracchia lui, con voce flebile.
“Da Bobby”
“S-Sammy, lui ha ancora autorità su di te, s-sei minorenne. Pensi che non ci abbia pensato?” mi fa notare addolorato.
Mi volto di scatto e gli dico alterato:
“Non permetterò che ti metta ancora le mani addosso, quindi andiamo da Bobby, non si discute.”
Poi aggiungo con la voce incrinata ma carica di dolcezza, per fargli capire che non ce l’ho affatto con lui:
“Non posso sopportarlo, non dopo quello che ho visto oggi.”
Annuisce debolmente, e cerca di sistemarsi, ma è ancora visibilmente scosso. Fa per prendere la sua borsa ma lo fermo delicatamente dicendogli:
“Ho messo tutto l’occorrente nella mia, e poi da Bobby abbiamo ancora qualcosa di nostro. Andiamo.”
Presi i giacconi ci avviamo fuori. Volevo prendere l’Impala, ma Dean mi strattona e mi fa segno di no, guardandomi con il dolore negli occhi.
Mio fratello adora quella macchina, ma evidentemente è accaduto qualcosa al suo interno che non vuole ricordare. La cosa mi fa venire la nausea. Ecco che si iniziano a vedere i segni lasciati da John su Dean. Lentamente lo ha privato di quelle pochissime cose che lo rendevano felice. La voglia di tornare dentro e ucciderlo è enorme, e solo la mano di Dean che stringe la mia mi dà la forza di non farlo. Lascio cadere le chiavi a terra, vicino all’auto e ci avviamo a piedi, verso la prima stazione degli autobus.
Non è troppo tardi e alcuni ancora passano. Casa di Bobby è un po’ distante da dove siamo noi, circa due ore, speriamo di trovare un autobus che faccia quel tragitto, e se anche non lo troviamo, intanto ci allontaneremo da lì, da quell’incubo.
Per nostra grandissima fortuna (almeno una volta nella vita) c’è.
Appena preso l’autobus chiamiamo Bobby per avvertirlo del nostro arrivo. Quel grand’uomo, ha capito che qualcosa non andava, ma non ci ha chiesto nulla.
Dopo poco più di due ore siamo lì. Lui ci sta aspettando e ci viene incontro abbracciandoci. Dean s’irrigidisce al contatto, un riflesso involontario, ma che Bobby nota comunque. Si volta verso di me in cerca di qualche spiegazione, ma non gli dico nulla. Non è il momento. Tutto quel trambusto, il viaggio, Dean è esausto, fisicamente e psicologicamente. E ad essere sinceri, anch’io lo sono.
Chiedo a Bobby se possiamo andare a riposare e lui ci fa cenno di sì. Mio fratello si avvia al piano superiore, strascicando un lieve buonanotte e io rimango con Bobby.
“Ti spiegheremo tutto, ma non ora.” gli dico ringraziandolo per l’ospitalità e augurandogli buonanotte.
“Ha a che fare con John?” mi chiede solamente. Annuisco e vado di sopra. Prima di entrare nella mia stanza, passo in quella di Dean.
Lo trovo sul letto, tutto rannicchiato che si abbraccia le gambe. Fa male vederlo così. Vorrei entrare, ma non so cosa dirgli. Lui si accorge comunque della mia presenza, anche se dà le spalle alla porta e mi chiede di avvicinarmi. Mi metto seduto di fianco a lui. Volta la testa e mi chiede in un sussurro:
“Potresti rimanere qui stanotte?”
“Si.” Non l’ho mai visto così vulnerabile e fragile.
Dopo essere rimasti in boxer e maglietta ci stendiamo sul letto, che fortunatamente è abbastanza grande per contenerci entrambi, con una coperta leggera sopra di noi.
Titubante Dean si avvicina e si accuccia contro il mio fianco, sembra un bambino. Mi giro fino a trovarmi difronte al suo viso e lo avvolgo in un abbraccio, si irrigidisce, poi lentamente si rilassa. Dopo qualche minuto lo sento singhiozzare e lo stringo più forte. Inizia a tremare.
“Tranquillo. Ci sono io adesso.” gli sussurro, cercando di farlo calmare. Ho il cuore che batte all’impazzata per l’angoscia.
Pian piano Dean cade in un sonno agitato e dopo un po’ lo seguo anch’io.
 
Ci svegliamo la mattina ancora abbracciati. Non ci diciamo nulla e una volta vestiti, scendiamo di sotto, trovando Bobby in cucina.
 
 
 
 
 
Dean evita il suo sguardo indagatore, forse per vergogna. Fa colazione in silenzio, poi esce nel giardino.
“Ti prego Sam, spiegami. Perché Dean si comporta così? Che diavolo è successo?” mi chiede Bobby disperato.
“Ho scoperto che…quell’essere…abusava di mio fratello…” disse contrito.
L’uomo difronte a lui lo fissò sconvolto, e un dolore profondo attraversò i suoi occhi.
“I-Io…non riesco a crederci…sapevo che aveva preso a bere dopo la morte di Mary, ma non pensavo arrivasse a tanto…non con voi…” 
“Non si è limitato a bere…faceva anche uso di qualche sostanza strana…I-Io…quando ho visto quello che stava facendo a Dean, non ci ho visto più…l’ho colpito…ripetutamente…e l’ho lasciato sul pavimento, non so neanche se è vivo o se è morto…e non mi interessa…ho preso le prime cose che mi sono capitate a tiro, con un unico pensiero: quello di portare Dean il più lontano possibile da quel mostro.” Disse con l’astio nella voce, pensando agli eventi della sera precedente.
“Tuo fratello?”
Addolorato gli disse:
“Se ti dicessi che è sconvolto sarebbe riduttivo. Vedo il terrore nei suoi occhi, la paura che lo scuote nel profondo, fa fatica a farsi toccare, non ride, mangia pochissimo…”
Non riuscì a continuare, perché le lacrime presero il sopravvento. Bobby l’abbracciò.
“Mi sento così in colpa Bobby, se fossi stato più attento e avessi visto tutti quei cambiamenti…e invece adesso…Oddio…” disse sopraffatto dal dolore, accasciandosi contro di lui.
“Hey! Hey! Ragazzo…tranquillo, tranquillo, siete qui ora.”
Lo fece accomodare sul divano e gli sedette accanto. In quel momento entrò Dean, che vedendo il fratello così si precipitò da lui.
“Sammy! Sammy! Che hai?” gli chiese preoccupato.
“Dean, tranquillo, sta bene è solo…in pena per te…e…lo sono anch’io.” intervenne Bobby.
“M-Mi passerà…ci vorrà tempo ma…passerà, almeno spero. Mi basta sapere che Sam sta bene.” disse debolmente, cercando di convincersi da solo.
“Siete qui adesso. Non permetterò che si avvicini di nuovo a voi.” dichiarò deciso.
“E’ che…Sam non è ancora maggiorenne e…potrebbe esercitare l’autorità su di lui e…non posso permettere che quell’essere si avvicini a lui…”
 
Sam, che aveva seguito il discorso, nonostante lo stato di confusione in cui si trovava, allungò una mano e afferrò quella del fratello, stringendola. Dean si voltò, e cercò di sorridergli, sedendosi accanto a lui dal lato libero. Il minore si accostò un po’, fino a posargli la testa sulla spalla. Il maggiore si irrigidì un momento, ma poi si rilassò. Bobby restò a guardarli, con il cuore gonfio d’affetto. Era incredibile come si fossero legati così profondamente tra loro. Quei due ragazzi erano come figli per lui e avrebbe fatto di tutto per teneri al sicuro. Era una promessa. 
   
 
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