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Autore: Ems_1    20/04/2016    3 recensioni
Bellamy e Clarke si sono incontrati in una vacanza estiva quando erano ancora molto piccoli. Dopo circa 15 anni si rincontrano in quella spiaggia dove erano soliti passare l'intero pomeriggio.
Dalla storia ( flashback ):
"Questo è un castello degno di una principessa."
"Come la chiamiamo?"
"La principessa sei tu"
"Tu vuoi essere il principe?"
"Mi andrebbe bene essere il tuo giullare, principessa"
"Permesso accordato"
"Sarà bello farti sorridere ogni giorno"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Clarke Griffin, era una diciannovenne come tante altre, con un idea poco chiara del suo futuro.
Nell'ultimo anno di liceo erano cambiate tante cose, che l'avevano fatta crescere un po' troppo presto.
Dopo il diploma, nonostante continuasse a non volerlo ammettere, scappò dall'impegno di capire chi voleva essere prendendosi un po' di tempo per se stessa. Non sapeva ancora quanto tempo sarebbe durato. Passò tutta l'estate successiva al diploma in viaggio per l'Europa con qualche amico, aveva semplicemente bisogno di non pensare.
Quella sera Clarke indossava una tuta da ginnastica e cercava di trovare il suo posto in una nuova città.
Si era trasferita da poco più di un mese insieme a sua madre, che aveva ricevuto un nuovo incarico di lavoro. Abby, questo era il suo nome, era una donna forte e un grande chirurgo.
Clarke e sua madre avevano i loro momenti di divergenza, ma per lo più cercavano di andare d'accordo.
Le era dispiaciuto abbandonare la sua vecchia vita, la casa in cui era cresciuta, i suoi amici. Wells era quello che le mancava di più; era l'amico della porta accanto, a cui sapeva di poter raccontare ogni cosa, insomma un amico con la A maiuscola.
Non conosceva ancora nessuno in quella città, se non Jasper, un ragazzo molto simpatico che abitava proprio di fronte a lei, e che si era dimostrato molto cortese fin dal primo giorno.
Per ora il loro rapporto si era limitato a qualche breve chiacchierata quando capitava di incontrarsi per strada, o erano entrambi affacciati in giardino.
La nuova casa era un villino a due piani, con un bel giardino in una zona tranquilla di un'altrettanto tranquilla cittadina. La cosa che piaceva di più alla ragazza era il fatto che attraversando due isolati si ritrovava in una spiaggia immensa, nella quale poteva passare le sue mattinate a correre vicino all'oceano.
Era una cosa che da un lato aveva sempre amato, fin da bambina.
Quel giorno era stata impegnata nella pulizia della casa, così aveva deciso di andare a correre la sera, all'imbrunire. Poco le importava, la zona era tranquilla e la spiaggia era sempre vuota in quel periodo.
Era una bella giornata, l'oceano sembrava calmo, e Clarke non poteva sperare di trovare qualcosa di più rilassante. Così lasciò perdere per un attimo l'attività fisica e si sedette a gambe incrociate davanti alla riva, dove la sabbia era ancora umida a causa di qualche onda che si era infranta da poco tempo, solo per chiudere gli occhi e ascoltare.
D'un tratto sentì qualcuno alle sue spalle, spaventata si alzò in piedi di scatto.
"Dovresti stare attenta principessa.. non vorrai fare il bagno a quest'ora!"
disse un ragazzo che si trovava davanti ai suoi occhi, facendo cenno alle onde che ormai avevano travolto i piedi della ragazza.
Clarke fece un passo verso lui, pensando a quanto potesse essere strafottente e impiccione un ragazzo che senza conoscerla avesse iniziato a farle delle stupide battutine. Principessa poi.. proprio lei? Solo una persona l'aveva chiamata così in tutta la sua vita, ed erano passati ormai una decina d'anni, ma ora quello era proprio un nomignolo che non la definiva.
"Non mi sembra che siano affari tuoi anche se fosse"
"Oh, la principessa sembra scontrosa!"
"Potresti smettere di chiamarmi principessa? Non lo sopporto"
"Come no? Guardati, bionda, occhi azzurri, non potrei definirti in altro modo"
"Beh, allora mi dispiace non poterti definire principe azzurro, tesoro"
"Di solito preferisco essere chiamato per nome, sono Bellamy"
"Beh, la cosa vale anche per me. Sono Clarke."
Clarke afferrò la mano tesa del ragazzo e si soffermò a guardare i suoi occhi. Sembravano ricordarle qualcosa.. Bellamy aveva detto?
La fronte del ragazzo si increspò per un attimo, la guardava con sospetto, poi sembrò ricordare qualcosa.
"Un attimo, tu sei Clarke, Clarke Griffin?"
"Non posso crederci. Bellamy Blake!"
"Principessa, vedo che le cose non cambiano"
"Che ne hai fatto tu del bambino che ho conosciuto?"
"Crescere non è facile Clarke, sembri saperlo anche tu. Sei cambiata"
"Sono stata costretta"
"Spero niente di grave"
"Non mi va di parlarne sinceramente"
"Come vuoi, sai, lo capisco."
"Dio ti ricordi quell'estate? La più bella della mia vita"
"Beh, avevi me come compagnia"
"Dico sul serio!"
"Eri molto piccola, ti ricordi davvero?"
"Non tutto credo, però mi divertivo con te. E poi hai solo due anni in più di me, non montarti la testa!"
"Abiti qui ora?"
"Mi sono trasferita da poco più di un mese"
"Mi sembrava strano non averti mai incontrata in tutti questi anni. Anche io abito in questa zona"
"Oh, sembra che ci rincontreremo allora"
"Se hai dei ricordi così vividi dovresti ricordare anche la strada per arrivare a casa mia"
"Io non sono mai stata a casa tua"
"Si vede che ci sono cose che hai dimenticato"
"Si vede che non è stato un evento importante"
"Dopo questo penso di non voler più vedere la tua faccia"
"Beh, il sentimento è reciproco. Se da bambino mi stavi simpatico non vuol dire che deve essere lo stesso ora"
"Ci vediamo principessa!"
"Spero di no Blake!"
Clarke riprese a correre verso casa sua, sorpresa per quell'incontro inaspettato. Le aveva riportato alla mente i bei ricordi di un estate trascorsa proprio in quella città.
Sua madre e suo padre avevano deciso di staccare dal lavoro per un mese e prendere in affitto una casa nel quale trascorrere le vacanze.
Clarke aveva solo 5 anni, ma ricordava quei giorni molto bene. Oltre ad aver conosciuto Bellamy, il suo amico di avventure,  suo padre l'aveva portata a fare un giro su un gommone, le aveva insegnato a giocare a ping-pong in spiaggia sotto l'occhio attento di sua madre, che ogni tanto si univa a loro per divertirsi un po'.

Tornò a casa, dove fece una doccia veloce per poi scendere a cena.
Abby la aspettava in cucina, intenta ad armeggiare con i fornelli.
"Hey Clarke"
"Ciao mamma"
"Hai corso tanto?"
"Oh, sono arrivata fino alla spiaggia. Ho incontrato qualcuno"
"Qualcuno?"
"Ti ricordi Bellamy, il mio amico di vacanze?"
"Quando avevamo trascorso l'estate qui?"
"Esatto!"
"Oddio, eravate adorabili. Tuo padre era così geloso!" disse Abby sorridente.
Clarke non sopportava questo. Sua madre sembrava essere andata avanti, riusciva a sorridere mentre parlava di suo marito, mente la ragazza ogni volta provava una fitta al petto. Per lei continuava ad essere doloroso pensare a suo padre, al fatto che era andato via quando ancora aveva bisogno di lui.
"Eravamo amici"
"Ci mancherebbe, avevate solo 5 anni, ma sai per lui rappresentava un  pericolo; con quel suo modo di chiamarti poi! Aspetta come era?"
"Principessa" disse Clarke accennando un sorriso, mentre ripensava a quello che era successo poco prima.
"Vi terrete in contatto?"
"Mamma, so che vuoi che mi faccia degli amici, ma Bellamy è cambiato, non sembriamo andare più così s'accordo"
"Come vuoi. Che mi dici di Jasper?"
"Oh, sembra simpatico"
"Mi dici così ogni volta"
"Non c'è molto altro da dire"
"Ok, ho capito. Ti lascio in pace. Siediti pure a tavola, è pronto"
                
                                                      *
Bellamy quella sera tornò a casa con una strana sensazione di leggerezza.
Rivedere quegli occhi sembrava avergli lenito l'anima.
Entrò a casa, dove Atom stava sgranocchiando qualche schifezza davanti alla tv. Bellamy si ritrovò a pensare che in effetti era da un bel pò che non passavano una serata insieme, giusto per il gusto di fare una chiacchierata.
Atom era il suo migliore amico, un ragazzo alto, moro e dagli occhi verdi. Erano inseparabili ormai da quando avevano iniziato il primo anno di superiori, ne avevano combinato di ogni genere insieme, ma quando arrivò il momento di mettere la testa a posto si aiutarono a vicenda a farlo.
"Hey Bell"
"Atom! Che ci fai tu qui?"
"Sono passato a scroccarti la cena"
"Hai sbagliato giornata amico"
"Vero, ma tua sorella essendo più previdente di te ha già ordinato le pizze"
"Perfetto"
"Scusa, non avevo voglia di cucinare oggi" disse Octavia scendendo le scale che davano al salotto.
"Tranquilla, va benissimo."
Octavia era la sorella minore di Bellamy, avevano 3 anni di differenza. Lei era una sua responsabilità.
Si amavano incondizionatamente, era l'unica donna per cui Bellamy stravedeva, avrebbe ucciso pur di proteggerla.
Lo stesso ovviamente valeva per lei. Era estremamente riconoscente nei confronti del fratello, che non le aveva mai fatto mancare niente, l'aveva sempre sostenuta nonostante questo gli fosse costato davvero tanto.
Quando il padre morì, Bellamy aveva appena preso il diploma, e si era ritrovato a dover abbandonare tutto per poter dare stabilità a sua sorella, che aveva già sofferto abbastanza per quella perdita.
Così si rimboccò le maniche e dopo qualche lavoro saltuario riuscì ad arruolarsi e ad entrare nella polizia.
Nel mentre Octavia continuava ad andare a scuola, era appena entrata al quinto anno, era una ragazza intelligente, non la prima della classe, ma Bellamy sapeva che sarebbe diventata importante.
Quella sera, dopo aver passato una bella serata insieme al suo amico e a sua sorella Bellamy salì in camera sua, al secondo piano.
Era una stanza essenziale. Un letto matrimoniale, il comodino, l'armadio e una scrivania che utilizzava per lo più per poggiare gli abiti.
Si buttò nel letto a fissare il soffitto. C'era un unica immagine che gli tornava in mente: i capelli biondi e gli occhi celesti della principessa.
D'istinto girò la testa verso lo scaffale sopra la libreria. C'era una vecchia scatola di latta, li c'erano tutte le foto di una particolare estate.
Non le aveva più viste da allora, in quelle era raffigurata senza dubbio anche Clarke, la principessa.
Non aveva il coraggio di aprire quella scatola da solo, c'era una sola persona con cui voleva farlo.
Cercava di scacciare il pensiero, si sentiva uno stupido, eppure per quanto si sforzasse, se lasciava vagare la sua mente ricordava. Ricordava quel pomeriggio d'estate in cui quella bambina con un aria buffa gli si era avvicinata. Era incredibile quanto fossero ancora vividi i suoi ricordi.


Bellamy e suo padre erano soliti passare il pomeriggio in spiaggia.
Di solito la madre preferiva restare a casa, Octavia era ancora piccola e preferiva non esporla al sole cocente. Gli raggiungeva solo di tanto in tanto, munita di un ombrellone così grande che potevano starci sotto due famiglie e di crema solare massima protezione.
Così verso le quattro di pomeriggio armati di canne da pesca, secchielli, palette e altro materiale Bellamy scendeva in spiaggia insieme al suo vecchio.
Se la spiaggia era vuota di solito si sedevano su uno scoglio e buttavano le canne in mare, nella speranza che qualche pesce abboccasse. Era raro, e la maggior parte delle volte Bellamy voleva ributtarli in mare, ma per loro era una specie di modo di comunicare.
Altre volte passavano il tempo a buttare giù progetti di castelli degni di un ingegnere che poi riproducevano sulla sabbia, e ogni volta scattavano una foto per ricordare quanto erano stati bravi.
Un giorno in quelle foto iniziò ad apparire una bambina minuta con gli occhi celesti e i capelli biondi.
La prima volta che Bell la vide, passeggiava avanti e indietro con aria indagatrice, per capire come quei due potessero riuscire a creare qualcosa del genere. Dopodiché corse dal padre a raccontare di quel magnifico castello,così il signor Griffin la accompagnò vicino agli altri due.
Mentre i rispettivi genitori si presentavano e iniziavano una discussione sui più svariati argomenti i due bambini sembravano essere inizialmente diffidenti. La bambina continuava a guardare con sospetto il castello, confrontandolo con quello che aveva costruito il giorno prima, costituito solo da due torri.
Fu Bellamy a rompere il ghiaccio, mostrando a Clarke qualche segreto per costruire il suo prezioso castello.
"Vedi, di solito io e mio padre creiamo prima un idea di quello che vogliamo costruire e la disegniamo sulla  sabbia. Poi iniziamo a costruire il resto."
"Sembra divertente. Siete molto bravi!"
"Ora sto per tornare a casa, ma se ti va domani possiamo costruirne uno insieme"
"Mi piacerebbe"
"Bene, io sono Bellamy comunque"
"Io Clarke"
Il giorno dopo Bellamy scese in spiaggia con più entusiasmo del solito e non volle iniziare fino a quando Clarke non si presentò in spiaggia.
Suo padre era rimasto in un angolo insieme ai genitori della bambina ad osservarli mentre la loro opera prendeva forma.
Alla fine Bellamy esclamò:
"Questo è un castello degno di una principessa."
"Come la chiamiamo?"
"Tu sei la principessa"
"Tu vuoi essere il principe?"
"Mi andrebbe bene essere il tuo giullare, principessa"
"Permesso accordato"
"Sarà bello farti sorridere ogni giorno"
Clarke si limitò a tirare su le labbra imbarazzata, mentre la madre osservava intenerita la scena.
Prima di andare via il padre di Bellamy tirò fuori la macchina fotografica per immortalare la nuova opera architettonica. Bellamy si mise in posa, non prima di aver invitato Clarke a fare lo stesso.
Da quel giorno la principessa iniziò ad apparire nelle foto tutti i giorni.
Quando le vacanze finirono ne Bellamy ne Clarke potevano pensare di rivedersi ancora.



******
Ciao a tutti! Questa è una AU tutta Bellarke nata dalla bellezza delle loro interazioni nella serie tv. Saranno presenti tanti altri personaggi che conosceremo nel corso della storia. Cercherò di mantenere inalterati i caratteri di ognuno di loro.
Cercherò di aggiornare una volta al mese.
Spero che questo primo capitolo sia di vostro gradimento, ogni recensione critica o meno è ben accetta! 
Vi saluto.
  
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