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Autore: _Anthos_    23/04/2016    2 recensioni
"«Uno spettro si aggira per la galassia» affermò lo Zar Lunanoff. «È lui, l’Uomo Nero. Ma non vincerà. Il suo esercito? Plebaglia ed esaltati. Ombre di persone, che scaccerò via.»"
Qualsiasi riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale.
Genere: Fantasy, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… oppure no, in un posto lontano lontano, c’era un Re. Anzi, uno Zar. Viveva con la sua famiglia in un Palazzo di Luna, governando un Impero di stelle e pianeti. Sotto la sua protezione casate nobili e signorotti celesti prosperavano, ciascuno profittando degli astri che possedeva o comperava o su cui investiva i propri capitali, e chi più ne aveva più pasceva. Un esercito di guerrieri bianchi come la luce lunare era pronto a difenderne l’Impero e la corona.
Uno di questi, il Generale Pitchiner, faceva la ronda innanzi alla prigione dove era stati rinchiusi i più orrendi nemici della monarchia: spauracchi dalla lingua lunga e dalle intenzioni distruttive, capaci di prendere un uomo e di rivoltarlo da così a così come un calzino. Un giorno, il generale passò tanto vicino alla cella da ascoltare i discorsi di uno spauracchio.
«Beata alienazione! Come è facile appigliarsi alle idee di qualcuno, e vivere schiavo soltanto perché questa è la via più facile!»
«Taci» gli intimò il Generale «Le tue sono parole pericolose e senza senso.»
«Ah, davvero? E se invece lo fossero le parole del tuo imperatore, lo Zar Lunanoff?»
Il Generale rise di scherno, ma non si allontanò. Voleva proprio vedere dove stesse andando a parare.
«Tu e tutti gli altri soldati siete tenuti lontani dalle vostre case per una guerra che non vi riguarda…»
«I nemici dell’Impero sono anche nemici nostri, dato che ne siamo gli abitanti» rispose l’uomo.
«…Tutti i soldati, i nullatenenti e coloro che nell’Impero non contano niente sono costretti a sudare, subire, morire per un pugno di persone, lo Zar Lunanoff e lo stuolo di nobiluomini e cortigiani che gli orbitano attorno. I quali se ne stanno nelle proprie residenze spaparanzati nel lusso a contare quanto valga di più la cometa di Halley dello sciame delle Perseidi, senza alzare un solo dito, nemmeno per quelli che lucidino loro i troni. Mentre questi tuttavia continuano a uccidersi di sofferenze per poi, da morti, venire dimenticati come vecchie sedie inutili.»
A queste parole, il Generale riconobbe che lo Spauracchio aveva rilevato un dato di fatto.
«La chiamano Età dell’Oro» proseguì quello «Una Belle Époque. Certo, per loro è tutto oro e argento, non per la stragrande maggioranza degli abitanti della galassia. Le loro idee di pace, serenità e ricchezza non potrebbero mai coincidere con le vostre! Le loro idee sono tutte da smentire.»
«E perché smentire un’idea per sostituirla con la tua?»
«La mia non è un’idea comune. Le idee dominanti sono quelle dei dominanti. Io dico: se non ci sono i dominanti, non ci sono più idee a plasmare la testa della gente a modo loro!»
Il Generale si ritrovò a convenire anche su questo punto.
«E allora, perché ridursi in schiavitù, perché rinunciare alla propria vita, perché annientare i pensieri che fanno paura solamente a quei superbi che ingrassano sulle spalle di una galassia? Cos’hanno essi in più rispetto a coloro che vengono costretti a servirli, relegati nella loro ombra? Per una galassia in cui a regnare sia solo la giustizia, tenebre di tutti i pianeti, unitevi!»
Al Generale si erano aperte le porte di un altro mondo. Aprì allora le porte della cella e assorbì tutti gli insegnamenti dello Spauracchio, deciso a metterne in atto le parole. Lasciò la prigione così pregno di insegnamenti e voglia di fatti spaventosi per i dominanti da incuter loro inquietudine egli stesso. Iniziò a saltare di pianeta in pianeta portando con sé la sua idea e aumentando perciò le file di spauracchi rivoltosi e indignati disposti ad abbracciarla.
I sovrani a sentir spargere come una macchia di catrame queste idee contro la loro maestà e contro la storia inorridirono. «Uno spettro si aggira per la galassia» affermò lo Zar Lunanoff. «È lui, l’Uomo Nero. Ma non vincerà. Il suo esercito? Plebaglia ed esaltati. Ombre di persone, che scaccerò via.»
Lo Zar schierò invano la propria Armata Bianca contro le tenebre. Nel cosmo L’Uomo Nero aveva introdotto il caos: i soldati non obbedivano più, non si capiva più chi stesse dalla parte di chi, né si capiva ancora cosa volesse effettivamente il Panico personificato. Aveva riorganizzato il proprio seguito battezzandone i membri oscurovichi, perché l’oscurità era certamente ciò che della loro condizione si notava maggiormente, e una squadra di fedelissimi CiEKA, di nuovo senza troppi voli di fantasia, poiché tale diventa la gente quando è al buio.
I nobili tagliavano la corda per altri sistemi solari. Gli oscurovichi confiscavano i pianeti e le stelle e li dichiaravano beni comuni delle Ombre. Accerchiata, anche la famiglia Lunanoff abbandonò il Palazzo di Luna, ma non poté nascondersi a lungo: l’Armata Nera la trovò e fece giustizia. Solo uno riuscì a fuggire: l’ultimo dei Lunanoff, divenuto leggenda.
«Nella notte e nel buio… lui morirà!» minacciava l’Uomo Nero, nel frattempo che il principe sopravvissuto recuperava attorno a sé una nuova Armata Bianca, animata da spiriti vecchi e nuovi: un’armata di potenze dalle idee rette e moderate, Guardiani dell’individuo e di quanti sogni, speranze, meraviglie e ricordi siano di sua privata proprietà.
Costoro ostacolarono in ogni modo l’Uomo dai Propositi Oscuri. Ed egli, con i Guardiani alle calcagna, perché la battaglia non si inceppasse si sentì di dare qualche autoritario colpetto di mano, sacrificando momentaneamente due o tre principi, la pace, l’uguaglianza, la libertà, sull’altare della stessa idea di pace, uguaglianza, libertà. Ai suoi seguaci mise un anello al naso autoproclamandosi loro capo indiscusso e indiscutibile. Da Uomo Tra le Ombre divenne Signore delle Ombre.
Allora i Guardiani lo isolarono sempre più e si fecero propaganda fin tra le giovani generazioni, tattica già sperimentata dal nemico per diffondere il verbo. Il Signore degli Incubi ci stava intanto così bene nel ruolo di dittatore tenebroso che aveva deciso di prolungare a tempo indeterminato il proprio incarico . E quale razza di despota sarebbe stato se avesse bandito la strategia del terrore nei confronti di quei dissenzienti che avrebbero infiacchito la lotta per la causa? Perché, si sa, li uomini hanno meno respetto ad offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere. Sissignori, se ve lo state chiedendo, l’idea anti-idee dello Spauracchio la promulgava e decantava ancora.
Ma i Guardiani erano bravi a sfruttare questi piccoli dettagli contraddittori a loro favore. Un anello per  domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli, ricordavano ai poco convinti. Questa fu l’immagine dell’idea che avrebbe avuto successo fra molti loro credenti. Ora il processo di oscuramento rallentava ed essi ne erano illuminati. Sulla Terra, addirittura, qualche homo novus ancor più illuminato stava accendendo un faro: accecava i cuori promettendo con l’affronto alle Ombre una nuova Età dell’Oro che sarebbe durata mille anni, ma questa è un’altra storia. Anche perché i Guardiani in un primo momento se ne curavano come io adesso mi curo di quel moscerino che sbatte imperterrito contro la lampada della cucina. Chissà che ci trovano, nello spiaccicarsi fatuamente contro le  lampade.
Col Signore degli Spauracchi era più accessibile (non facile, però) il negoziare a modo loro. L’Uomo Nero aveva dato la vita a Incubi che erravano attraverso i mondi e sbuffavano scalpitanti per seminare l’idea: «Avanti popolo, all’avventura» nitrivano all’unisono «Bandiera scura la trionferà!» Qualche volta ci riuscivano. Ma il contrasto era tenace, per quanto faticato, tanto più perché in guerra al fianco dei Guardiani, per volontà dello Zar, era sceso lo Spirito dell’Inverno. Egli provava parecchio rispetto per uno di loro, il cosacco Nord, e mai avrebbe più tentato di allearsi col Signore delle Paure come in passato, da quando era stato quasi investito da Incubi che inneggiavano confusamente alla causa e alla fine dei suoi amici.
«Fischia il vento, urla la bufera…»
«A conquistare il nostro nero inverno, sorgerà la lun dell’avvenir... Se ci coglie la crudele morte dura vendetta verrà dall’Uomo Ner…»
«Ormai sicura è già la dura sorte del Guardiano vile traditor!»    
L’Uomo Nero aveva provato a spiegare la sua causa a Jack Frost. In fondo, sembrava potente quanto lui. I Guardiani non approvavano la rivoluzione: per loro sarebbe stato meglio, anziché spargere sangue e terrore, aspettare e sperare che spirasse un vento più propizio portatore di riforme ed aver fiducia nel naturale progresso. Frost invece la rivoluzione non la comprendeva proprio. Se gli abitanti del mondo fossero stati ridotti in schiavitù, che importava, l’essenziale era avere tempo per svaghi e piaceri nella vita, e il popolo solitamente si accontentava di questi. E poi, qualora proprio non trovassero pane per i loro denti, facevano tanto schifo le brioches? Eh? 
Adesso inoltre Frost vantava il supporto di Jamie, uno scricciolo credulone e senza figure genitoriali che gli impedissero almeno di uscire di casa a notte fonda; prima di ciò, eran fermi in mezzo al nero, i Guardiani dello zar. Ma Jamie, così ingenuo, che farà? Rotolando nella neve fino al fiume arriverà anche in Jack lui crederà! Così, puff! Il Guardiano dell’Inverno fu in grado alzare un argine fra il territorio dei suoi alleati e l’Uomo Nero, un’impenetrabile cortina di ghiaccio è il caso di dire, visto che ormai i rapporti tra essi e il Signore degli Incubi si andavano (ehm, i lettori mi perdonino il gioco di parole) raffreddando sempre più.
La fine arrivò allorché gli Incubi si ribellarono al loro padrone. I Guardiani si erano risollevati e Jack pure di più. A nulla valsero il potere e la fragranza della causa; tutto ciò per cui il Signore degli Incubi aveva lottato e che aveva creato, a prescindere da cosa fosse, pian piano si sciolse sotto i suoi occhi come brina sotto l’abbaglio del sole.
I Guardiani, adagiatisi felici e contenti sulle loro poltrone, sospirarono sollevati e si godettero i frutti della vittoria conquistata.
L’Uomo Nero era stato sconfitto. Per il momento.
 

 
 
*ATTENZIONE!*  Qui non si intende esaltare né il mondo citeriore né quello ulteriore rispetto alla cortina. Si danno solo occhiate sorridenti e distaccate. Candidamente, mi è stato impossibile sorvolare sull'assonanza e sulle affinità Lunanoff-Romanov, e di lì è scaturito tutto.
Coincidenze? Chissà. 
   
 
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