In lontananza i Soli Gemelli cominciano a calare.
É l'unico vero momento in cui su Tatooine si sta bene, in cui il caldo non ti prosciuga le vene e il freddo notturno non ti divora le ossa.
Quella sera tutto è tranquillo. Non un solo filo di vento ad alzare la sabbia, a smuovere il suo mantello.
Obi-Wan si sistema meglio sulla sella della sua cavalcatura che avanza ad andatura lenta e regolare per non disturbare il fagotto che tiene cautamente fra le braccia.
Sposta leggermente il mantello e vede il piccolo Luke dormire sereno così come Anakin non ha mai fatto.
Solo a guardare i lineamenti di quel bambino prova uno dolore sordo al cuore, un dolore che non dovrebbe provare. É uno Jedi.
Ma è così simile a suo padre che non può che rilasciare ondate di dolore nella Forza.
Ha gli occhi di suo padre, quell'azzurro puro raro da trovare, e i pochi capelli sono biondi, dello stesso colore della sabbia di cui sono circondati.
Gli ricorda così tanto il suo padawan, suo fratello, la persona che più ha amato.
Il suo più grande fallimento.
Al contrario di Leia è un bambino tranquillo, pacato ma che quando vuole farsi sentire non c'è n'è per nessuno.
E su questo punto di vista è così simile a sua madre.
L'ennesima persona che si è visto morire fra le braccia, lei, sua grandissima amica.
Non glielo ha mai detto a parole ma ha sempre saputo che lei lo sapeva e questo andava più che bene.
Ora è uno dei tanti rammarichi che si porta sulle spalle.
Nel sonno Luke sorride, un sorriso sdentato a guanciotte piene.
È in quel momento che Obi-Wan compie la sua scelta definitiva.
È in quel momento che sente nella Forza il suo destino.
Per i prossimi decenni, non importa quanti, fino a quando la Forza gli scorrerà dentro, Obi-Wan veglierà su quel bambino, è la sua ultima missione.
È l'unica cosa che può fare per Anakin e Padmè.
Glielo deve, dopo tutto quello che è successo.