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Autore: Dorobestiola    24/04/2016    2 recensioni
[Ensemble Stars]Mika ricorda.
Le labbra di Nazuna, il rumore delle carte che venivano gettate sul pavimento e schiacciate sotto i loro corpi, i loro sapori dolci sulle labbra e sulla lingua.
[...] Mika ricorda, e non riesce a dimenticare.
[ Nazuna/Mika | pre!canon | implied sexual content | im sorry mom ]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mika Kagehira, Nazuna Nito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mika ricorda.
Le carte colorate di caramelle sparse intorno alle gambe del letto, il vento che ululava forte fuori dalle finestre, il calore ed il peso di Nazuna-nii, il suo respiro tranquillo contro il suo collo.
Mika ricorda, ricorda perfettamente.
Mikacchin, un sorriso timido, un soffio alla frutta e zucchero sul suo viso – vicino, troppo vicino. Più vicino. Le labbra di Nazuna, il rumore delle carte che venivano gettate sul pavimento e schiacciate sotto i loro corpi, i loro sapori dolci sulle labbra e sulla lingua.
Mikacchin, echeggia nella stanza vuota.
(Mika scarta un’altra caramella e la manda giù furiosamente, mentre le lacrime gli rigano silenziosamente le guance.)

Mika ricorda, e vorrebbe non farlo.
Il tramonto che filtrava attraverso le tende abbassate, i loro respiri affannosi durante le pause dalle prove di ballo, i baci che rubava a Nazuna alle spalle del Mentore. I suoi occhi vacui si illuminavano, splendevano un po’ , ed i gorgoglii che spillavano quieti dalle sue labbra quando Mika lo baciava ancora. Non erano proteste, e quando le piccole dita di Nazuna stringevano la sua uniforme, Mika sapeva che voleva un altro bacio. Un altro ancora. Occhi liquidi e guance rosse. Un Nazuna vivo, presente, un viso sorridente fra le sue mani mentre le loro labbra si cercavano ancora.
Mikacchin, Mikacchin, Mikacchin...
Mika stringe i pugni nella luce di quello stesso crepuscolo scarlatto, osservando come i raggi cremisi scivolino fra le sue dita livide.
(Mika ricorda, ed i pensiero lo stanno soffocando.)

Mika ricorda, sebbene raramente si includa nella propria memoria. Non partecipa mai ai suoi ricordi. E’ come se volesse tagliarsi fuori, costringendosi a rivedere tutto come se lo avesse vissuto qualcun altro. Come se non avesse mai baciato Nazuna, se lui non avesse mai vissuto sotto il suo sguardo, e conoscesse solo il burattino, la marionetta delle Valkyrie.
I silenzi immensi, gli sguardi interrogativi, le mani intrecciate. I baci timidi sull’angolo delle labbra, i tentativi impacciati di Mika e la paura di Nazuna. Le domande. I sussurri. Il rumore.
Nazuna-nii –
Nazuna, solo Nazuna.

Mika si taglia fuori da ogni suo ricordo. Ma ricorda ogni bacio sulle sue spalle, sulle clavicole, sul petto. Le gambe bianchissime di Nazuna, il rossore del viso e del collo, le sue dita piccole e fredde strette intorno a Mika, dalla punta alla base.
M-Mikacchin...
Mika.
Mika,
il fiato corto, il sorriso un po’ meno timido, no-non lasciare segni.
Il calore e la pressione e i movimenti dei fianchi. La voce acuta di Nazuna, i gemiti bassi di Mika, le mani che cercavano un appiglio, qualcosa, qualsiasi cosa, stringendo spasmodicamente le coperte. Gli occhi pieni di lacrime, i baci piccoli, minuscoli, premuti sul suo viso per asciugarle. La salita e la discesa.
Mika, Mika, Mika –
Nazuna.

Mika ricorda, e non riesce a dimenticare.

Mika ricorda le sere che passavano senza che si guardassero. Tutti i baci a cui Nazuna non ha risposto, restando immobile, subendo, come una bambola. Le sue labbra calde che denunciavano il contrario, le sue mani che stringevano le sue maniche, lo sguardo appena meno distante, i suoi piccoli sorrisi davanti alle sue continue offerte di caramelle.
Ricorda come Nazuna non avesse risposto ad ogni sua dichiarazione verbale d’affetto. Ma stringeva le sue mani.
Mika ricorda di essersi convinto che bastasse, e che un giorno avrebbe di nuovo riempito quegli occhi vuoti di luce.
Tira un altro pugno al muro, nella stanza inondata dal bagliore algido dei neon, soffocando così il loro ronzio lamentoso.

Mika ricorda.
Il gelo che aveva sentito nel petto quando Nazuna aveva detto che sarebbe andato via. Il terrore che aveva provato sentendo che aveva già presentato la domanda, la disperazione quando aveva aggiunto che era stata già accettata.
Alle sue spalle, alle loro spalle.
Mikacchi–  Kagehira.
Le giornate passate a baciarsi in segreto, dietro porte chiuse, in silenzio e fra risate flebili. Nazuna non si permetteva neanche di respirare troppo forte.
Quella sera, Nazuna lo aveva baciato con un silenzio diverso, senza asciugargli le lacrime, senza neanche soffermarsi sulle sue labbra, come se Mika fosse stato di vetro, o come se nessuno di loro fosse stato lì davvero. Lui aveva cercato di nuovo il suo viso, il suo calore, aveva stretto le sue spalle e lo aveva baciato di nuovo, e di nuovo, ottenendo ogni volta meno risposta. Si era aggrappato alle sue spalle ossute come se non avesse avuto altra certezza; eppure, quando Nazuna si era divincolato, Mika non lo aveva seguito.
Il sapore salato delle sue stesse lacrime sulle labbra, passatogli da Nazuna bacio dopo bacio, ancora non era andato via. Si era morso le labbra per non urlare, ed era abbastanza sicuro di aver chiamato Nazuna, ma i suoi ricordi diventavano confusi in quel punto, un misto indissolubile di finzione e creazione artistica per tamponare il dolore, un cerotto che teneva insieme i lembi irregolari di uno squarcio per evitare un’infezione.
Mika non ricorda, ed è meglio così, perché i ricordi di Nazuna bastano ed il suo viso piangente è abbastanza angosciante senza bisogno di ricordare anche i suoi debolissimi richiami.

Nazuna ricorda, ricorda meglio di Mika, ed è abbastanza.
(Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi vivo, anche la dignità.)
E’ una maledizione che porta coscientemente, il giusto peso da scontare per aver finto di amarlo.
I suoi respiri, ora meno flebili e più irregolari, rompono il silenzio della stanza, mentre si sfila l’uniforme dei Ra*bits. Si dice di non rimpiangere nulla.
E non rimpiange nulla, sebbene il petto ancora faccia male.
   
 
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