Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Pandora86    02/05/2016    5 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
Capitolo 70. Avalon - Prima Parte - Cavaliere e Guardiano
 

Perce respirò piano, senza aprire gli occhi. Annusò leggermente e riconobbe l’oramai familiare profumo dello shampoo di Gabriel. Sorrise, muovendo piano il pollice della mano poggiata sul fianco del guardiano.

Inutile dire che la pelle di Gabriel era morbidissima al tatto, oltre che liscia e senza imperfezioni.

La trasformazione molecolare, l’incantesimo, o come diavolo si chiamasse quello che era avvenuto ai loro corpi, aveva fatto bene il suo lavoro. Un lavoro egregio!

Gabriel poteva anche essere diventato un essere umano di carne, ossa e sangue ma una pelle come quella rasentava l’utopia, tanto era perfetta.

Anche il colore era quasi magico: bianco, molto bianco, quasi avorio, ma non per questo strano o brutto.

Anzi, Gabriel, di certo, veniva notato per il suo pallore che lo rendeva bello oltre ogni dire.

Ridacchiò di questi strani pensieri, continuando ad annusare e ringraziando l’incanto che li aveva resi umani.

Probabilmente, ragionò Perce, Gabriel era stato bellissimo anche nel suo vecchio mondo e nel suo precedente corpo, quindi, l’incanto, da quel punto di vista, non aveva modificato nulla.

Fatto stava che però, suddetto incanto, permetteva in quel tempo a Perce di toccare il Guardiano, cosa impensabile da poter fare nel vecchio corpo di Gabriel.

I Guardiani erano impalpabili per gli esseri umani e Perce, sfiorando quella pelle e stringendo quel corpo che riposava sereno accanto al suo, ringraziò Kyle e il piano che aveva architettato per fuggire dal loro vecchio mondo.

Perché, in fondo, quella che avevano messo in atto i Guardiani, in ere oramai dimenticate, era una fuga a tutti gli effetti.

Chi fuggiva per palesare il proprio potere e mettersi in mostra, riuscendo a mettere in ginocchio due mondi contemporaneamente, come Kyle, e chi fuggiva per rimanere accanto al più grande Mago di tutti i tempi e le dimensioni.
Perce non sapeva nulla del passato di Gabriel in quel mondo eppure, alla luce di tutti quegli avvenimenti, considerò che la fuga, per lui, doveva essere stata una liberazione.

Un mondo troppo schematico e freddo per un essere troppo sensibile e empatico. Talmente empatico da racchiudere tutto il dolore dietro una maschera di perfezione e freddezza.

Un mondo perfetto per un essere imperfetto. Un mondo sbagliato.

O forse, era semplicemente Gabriela essere sbagliato per quel mondo.

E se loro due fossero, in fondo, destinati a stare assieme, proprio come Merlino e Artù?

Era ridicolo, se considerava i loro mondi di appartenenza. Come potevano essere destinati se, in origine, non appartenevano nemmeno alla stessa razza?

Lui, un semplice umano, Gabriel un Guardiano.

Però… forse… non era un’idea tanto balzana.

Provò ad analizzare la sua intera esistenza, che comprendeva ben due vite vissute, in due ere completamente distanti l’una dall’altra.

Lui, a Camelot, nelle vesti di cavaliere, aveva solo pensato a difendere il Regno di Artù. Nell’era moderna, invece, non aveva fatto altro che provare a scoprire lo scopo del suo ritorno.

Aveva avuto qualche avventura di poco conto, aveva avuto degli interessi e delle storie, rivelatesi poi tutte sbagliate.

Aveva creduto di stare male a causa di altre persone che non lo ricambiavano fino in fondo.

Però, quanto ci aveva messo a dimenticarsi di quegli amori?

Pochissimo, in effetti.

Riflettendoci a mente fredda, alla luce di quello che provava per Gabriel, capiva, solo in quel momento, che non era mai stata la fine di una storia a farlo stare male ma l’aspettativa delusa che lui ricercava nella persona di turno.

Non che chiedesse chissà cosa o fosse di chissà quali pretese però… lui ricercava sempre un completamento di se stesso, non accontentandosi quando scopriva che il vuoto che sentiva non riusciva ad essere colmato.

Sapeva che, da qualche parte, esisteva qualcuno in grado di completarlo e, ora, finalmente, aveva la certezza delle sue ipotesi.

Non poteva essere un caso la venuta di Gabriel nel suo mondo. Non poteva essere un caso il loro ritorno in un’era dove tutto era stato stravolto.

Perché Merlino, secondo le basi storiche stese dai Guardiani, avrebbe dovuto raggiungere l’era moderna da solo.

Eppure, Kyle aveva stravolto tutto.

Ripensò a Gwaine e a Kyle, e alla strana situazione in cui si erano trovati.

Era un caso quello che provava Gwaine verso il Guardiano biondo?

Perce non sapeva se Kyle lo ricambiava o meno eppure, qualcosa, nel suo sguardo gli faceva pensare che fosse proprio così. Di certo, Kyle riservava a Gwaine sguardi preclusi a tutti loro. Forse non era un vero e proprio interesse ma le basi promettevano bene.

Kyle aveva accettato l’aiuto e il contatto fisico di Gwaine senza battere ciglio e Perce, osservandoli quella sera a casa sua, aveva avuto l’impressione di sguardi complici e affini tra loro.

Quindi… cosa stava avvenendo?

Poteva esistere un destino che nemmeno i Guardiani fossero in grado di controllare?

In fondo, Artù e Merlino ne erano il classico esempio. Non erano stati destinati, in fondo, a ricongiungersi dopo mille anni?

Certo, in quell’epoca, le cose erano andate così per volere dei Guardiani. Fatto stava che, nonostante i Guardiani, Merlino e Artù in altre ere non riuscivano mai a ricongiungersi. Cosa pazzesca se si pensava al fatto che le loro anime fossero, in realtà, un’unica anima spaccata.

In quel tempo, i Guardiani avevano solo avuto la giusta intuizione e lo scotto da pagare erano stati mille anni di attesa. Poca cosa, in fondo, se si considerava che in altri tempi e luoghi Merlino non riusciva nemmeno ad arrivare nell’era moderna.

Certo, tutto il resto era stato stravolto. I Guardiani non avrebbero dovuto fare la loro comparsa però… l’unica variabile rimasta immutata, programmata dagli stessi Guardiani, era andata a buon fine: Artù era ritornato.

E se non fosse un caso il ritorno del Re proprio in una dimensione dove erano stati Gabriel, Lenn e Merlìha a essere i tre Guardiani del tempo di Camelot?

E se non fosse stato un caso la decisione di Kyle che aveva stravolto i piani di tutti?

Se il destino non stesse aspettando altro che tutti i componenti apparissero sulla scena, chi sotto forma di Guardiano, chi sotto forma di essere umano?

Un destino beffardo che si divertiva a giocare con tutti loro, vista la situazione.

Oppure… un destino che si affannava a rimettere a posto tutte le cose sbagliate e interveniva sempre laddove veniva opposta resistenza.

Non si poteva sfuggire al destino, ora Perce lo sapeva.

Ripensò alle Tappe che i Guardiani imponevano alla storia e un’altra idea bizzarra gli venne in mente.

Tanto bizzarra da non riuscire nemmeno a renderla chiara nella sua mente eppure, provò lo stesso a fare ordine.

Da quello che sapeva, i Guardiani avevano delle Tappe da imporre al destino dell’uomo e delle condizioni fondamentali da rispettare.

Una volta rispettate queste condizioni, potevano giocare con gli eventi a loro piacimento.

E se…

A quel pensiero sentì il cuore accelerare i battiti.

E se il destino fosse il Guardiano di tutti loro?

Proprio come i Guardiani, lasciava alle sue pedine il libero arbitrio.

Però… allo stesso modo dei Guardiani, aveva delle condizioni assolute da rispettare.

Una di queste…

E se una di queste fosse stata il fatto che lui e Gabriel dovessero appartenere, in origine, a due mondi diversi?

In fondo, per Merlino e Artù non era previsto che si ricongiungessero a distanza di secoli dal loro primo incontro?

Ma… se lui e Gabriel erano destinati a stare insieme… allora…

Come avrebbe fatto ad accompagnare un essere immortale?

E se…

A quel pensiero, sentì una scarica di energia percorrergli tutto il corpo.

Non era doloroso, ma neppure piacevole.

Cosa stava avvenendo?

Come realmente era ritornato?

Lui, all’inizio, pensava di dover aiutare Artù e si era fatto poche domande sull’immortalità.

In fondo, perché impelagare i pensieri in domande che non avrebbero avuto risposta?

Quando avrebbero ritrovato Merlino, ci avrebbe pensato lui a dare loro le giuste spiegazioni.

Questo era stato il suo pensiero e non si era curato di altro.

Ora, invece, con la venuta di Gabriel, e la svolta improvvisa avvenuta nel loro rapporto, trovava più che lecito interrogarsi su questi pensieri.

Pensò al destino, al libero arbitrio, ai Guardiani e alle loro scelte.

I Guardiani che manipolavano, giostravano, decidevano e organizzavano. Eppure, non potevano mai essere sicuri del loro operato perché tutto, in fondo, dipendeva dall’uomo.

E se il Destino, Sommo Guardiano di tutti loro, agiva proprio come i Guardiani?

Questo poteva voler dire che la scelta, in fondo, stava a lui e lui soltanto. Solo a Perce e nessun altro.

E lui, potendo scegliere, cos’avrebbe fatto?

Fu in quel momento che avvenne.

Sentì la testa girare.

Un ronzio incessante prese a fare rumore nella sua mente.

Non capiva più nulla. Gli occhi gli bruciavano come se delle braci roventi fossero state rovesciate sul suo viso.

Agendo d’istinto, provò ad aggrapparsi a Gabriel.

Sapeva che il Guardiano era accanto a lui eppure, non riusciva a trovarlo e non capiva il perché.

Poi, gli fu tutto più chiaro: non aveva più tatto.

Non riusciva più ad avvertire il letto sotto di sé.

Non riusciva più ad avvertire la sensazione della pelle di Gabriel a contatto con la sua.

Avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva. Dov’era la sua voce? Dove diamine era la sua dannatissima voce?

Non vedeva più nulla.

Non riusciva più a sentire le sue palpebre.

Attorno a lui, solo il vuoto.

Tutto offuscato, tutto nero.

Provò a ragionare a mente fredda. In fondo, la mente e i suoi pensieri erano l’unica cosa che gli era rimasta.

E se bastasse soltanto quello, in fondo?

Ora, che ragionava meglio, capiva di non provare più alcun dolore.

Sì, non sentiva più il suo corpo e, di conseguenza, neanche il dolore iniziale.

Cosa stava avvenendo?

Individua il luogo in cui ti trovi.

Una voce. Una voce amata. La sua voce.

Non perdere il controllo e individua il luogo in cui ti trovi.

Come faccio?

Provò a domandare.

Non vedeva nulla, non sentiva nulla.

Con il dolore, era sparito tutto.

Anche il ronzio iniziale.

Tutto.

Non aveva più nessun senso.

Il tatto, la vista, l’olfatto e l’udito. Tutto, non aveva più nulla di tutto questo.

Un momento… come aveva sentito allora la voce?

Non tramite l’udito.

Quella voce era proiettata nella sua mente.

Come faccio a capire dove sono?

Ragiona! Non perdere il controllo!

Sì! Lo avrebbe fatto.

Doveva capire dove si trovava.

Ma come faceva, se non poteva vedere?

Forse, allo stesso modo in cui aveva udito la voce.

Doveva utilizzare la sua mente, solo ed esclusivamente quella.

Doveva capire dove si trovava.

In quel momento, un’illuminazione lo colse.

Lui aveva già provato una sensazione simile.

Lui, aveva già vissuto in forma di essenza.

Ed era avvenuto in un unico luogo possibile: Avalon.

Sì, lui, ad Avalon non aveva avuto un corpo.

Eppure, non aveva mai avuto problemi in quel luogo.

Ora capiva.

Non sapeva come.

Non sapeva quando.

Tuttavia, una cosa sembrava certa: era ritornato a vivere sotto forma di essenza.

Non l’aveva capito subito perché, nella sua seconda vita, era ritornato in un corpo solido, unico ed indivisibile nella sua forma e, questo corpo, si era abituato a vivere tramite i sensi, com’era normale che fosse.

Aveva provato dolore perché, non sapeva come, la sua essenza si era distaccata dal suo corpo. Lui stava viaggiando come energia.

Lo sbalzo dall’allontanamento dei sensi gli aveva causato fastidio e dolore.

Gli aveva causato paura e smarrimento.

Ora, invece, aveva la situazione sotto controllo.

Probabilmente, era stato traumatico perché lui aveva raggiunto nuovamente Avalon quando il suo corpo era ancora in vita.

Si, ora capiva che le cose stavano così.

Quando a Camelot era morto, si era poi risvegliato ad Avalon direttamente sotto forma di essenza. Sotto forma di energia.

Ma non aveva avvertito alcun fastidio perché, tramite la morte del corpo, i suoi sensi lo avevano abbandonato gradualmente, permettendogli di abituarsi senza problemi alla sua nuova condizione.

Ora invece, aveva provato un distacco brusco perché il suo corpo era ancora vivo.

Si sentì sollevato a questo pensiero.

Ora, il problema, era capire cosa fare.

Nemmeno quell’avvenimento poteva essere una casualità.

Come faceva ad Avalon a orientarsi? Come funzionavano le cose, in quel luogo?

Non lo ricordava più, essendo tornato alla vita eppure, sapeva che scavare a fondo nella sua memoria tutti i particolari di quel tempo indefinito e immateriale, era di fondamentale importanza, in quel momento.

Lui, ricordava vagamente un palazzo e delle stanze. L’arredamento e i suppellettili di ogni stanza.

Non aveva occhi, non aveva vista, eppure lui vedeva.

Lui percepiva.

Ora, anche se non sapeva come, avrebbe dovuto fare lo stesso.

Non doveva fare affidamento sulle sue mani né sul suo corpo. Non doveva fare affidamento sulla vista o sull’udito.

Doveva semplicemente essere, così come era stato ad Avalon.

Come sapeva, ad esempio, di essere circondato da buio, se non poteva vedere?

Mai risposta fu più semplice: lui percepiva!

Non poteva rimanere lì. Se aveva raggiunto quella dimensione, allora un motivo doveva esserci.

Forse era questo il viaggio cui aveva parlato Gabriel. Viaggio che, non si sapeva come, ora stava compiendo da solo.

Capì di doversi muovere. Come, se non aveva corpo? Come, se non aveva due gambe su cui fare affidamento?

Semplice… doveva pensare di muoversi. Solo quello e basta. In quella dimensione, l’unica cosa che contava era la mente. Solo la mente e null’altro. Solo la mente che poteva governare l’energia di cui era adesso composto il suo essere.
Improvvisamente, il buio sembrò diradarsi e capì di essere riuscito a muoversi.

Come fare per capire dove andare?

Individua i limiti, cogli gli spazi!

Di nuovo quella voce amata!

Individua i limiti, certo!

Ora capiva.

Se era in un luogo, questo luogo doveva avere dei limiti!

Se si è in una stanza, questa deve per forza avere delle pareti che la delimitino e, allo stesso modo, lui doveva cogliere le delimitazioni e gli spazi che lo circondavano.

Ora vedeva più chiaro.

Il buio si era diradato.

Una poltrona rossa… un tavolo e un camino acceso.

Piano piano, aveva ricominciato a vedere.

Piano piano, aveva ricominciato a percepire.

Una figura seduta che, sorridente lo guardava.

L’aveva già vista…

La Dama del Lago!

“Ti stavamo aspettando, Sir Parsifal, Antico Cavaliere di Camelot!”.

Perce provò a rispondere senza però riuscirci.

Come faceva a parlare in quella dimensione?

Dannazione… dimenticarsi di avere un corpo non era una cosa immediata, soprattutto se fino a qualche minuto prima lo si aveva!

Provò a formulare la domanda nella sua mente e questa prese forma e suono, arrivando alle orecchie di chi ascoltava.

“Chi, oltre te, mi stava aspettando?”.

Perché era questa la domanda più importante. Perce era un cavaliere, un guerriero, un uomo con i sensi sempre all’erta nonostante tutto. Un uomo d’azione pronto a carpire i dettagli.

La Dama aveva parlato al plurale.

Chi mai lo stava aspettando?

La Dama sorrise indicando con il braccio la figura accanto a lei che Perce notò solo in quel momento.

Era difficile individuare tutti i particolari e ancora non riusciva a comandare la sua energia a dovere affinché vedesse, si muovesse, e parlasse come si doveva.

Fu in quel momento che lo notò e, nonostante non avesse più un cuore che potesse accelerare i battiti, provò un inspiegabile senso di sollievo.

Occhi neri e profondi che lo scrutavano. Un sorriso appena accennato di compiacimento rivolto a lui e a lui soltanto.

“Gabriel!”.
 

Continua…
 

Note:
 
Innanzitutto, mi scuso per l’immenso ritardo. Non mi sono dimenticata della fic ma è stato un periodo difficile oltre al fatto che ho avuto il computer in assistenza.

Anche questo aggiornamento non ci sarebbe stato se non fosse stato per la revisione dell’ultimo momento di hikaru83 che, pur di costringermi a pubblicare, mi ha corretto lei stessa il capitolo dagli errori che le bozze si portano. Grazie mille, per questo salvataggio dell’ultima ora!

Spero comunque di poter aggiornare con più regolarità ma non temete: non lascio mai storie incompiute!
 
Tornando al capitolo, siamo interamente nella testa di Perce ed è tutta introspezione.

Oramai, ci avviciniamo ai capitoli finali e tutti i misteri stanno per essere svelati.

Come sempre, a voi l’ardua sentenza. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. In questo periodo, le vostre recensioni mi sono di sostegno più che mai.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui!

Alla prossima.

Pandora86
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Pandora86