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Autore: B e t c h i    03/05/2016    3 recensioni
[AU!Human| Seconda Guerra Mondiale ]
Italia, 1942.
Ludwig Beilshimidt, Tenente Colonnello della Wehrmacht, viene inviato in un remoto paesino del modenese per portar al termine un'importantissima e rischiosa missione.
L'obiettivo è quello di recuperare alcuni documenti vitali per il bene dell'alleanza Italo-Tedesca, finiti nelle mani della famiglia Vargas, ferventi partigiani anti-fascisti.
Riuscirà Ludwig a recuperare i documenti prima che se ne appropino gli Alleati?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

[ Salvatore Quasimodo - Ed è subito Sera]




 

Lettere da sopra la pioggia


Prologo

 
Roma, 27 ottobre 1942

La Mercedes nera rallentò fino a fermarsi.
I fari si spensero e l’abbraccio della notte inghiottì l’auto che si mimetizzò, in modo quasi camaleontico, tra le tenebre del bosco.
L’autista tenne lo sguardo fisso davanti a sé; aprì il finestrino e prese un profondo respiro cercando di scacciare l’agitazione che gli faceva tremare le dita della mano ancora serrata attorno allo sterzo.
L’odore pungente degli aghi di pino misto a quello più forte della terra bagnata, fu un vero e proprio toccasana per il ragazzo.
L’aria autunnale gli donò una piacevole sensazione di refrigerio, ravvivando i sensi intorpiditi dal profumo speziato dell’acqua di colonia maschile che aleggiava all’interno dello stretto abitacolo.
Quando chiuse il finestrino, l’autista lanciò una rapida occhiata allo specchietto retrovisore, incontrando lo sguardo ceruleo di Ludwig Beilshmidt, Tenente Colonnello della Wehrmacht.[1]
Sussultò. La presenza silenziosa quanto onerosa del suo superiore lo metteva in soggezione, quasi come un fanciullo dinanzi al maestro che rispetta.
D’altronde per lui – giovanotto da poco arruolato – ex cadetto della NaPoLa[2], era motivo di vanto poter accompagnare uno dei maggiori esponenti della diligenza militare.
L’emozione era tale da riuscire a reggere appena lo sguardo freddo che adesso lo stava scrutando dallo specchietto, come a volerlo ammonire per essersi concesso la libertà di aprire il finestrino senza sua esplicita richiesta.
Il silenzio a cui prese parte anche il soffuso canto dei grilli proveniente dall’esterno, gravò su di loro.
Ludwig sbatté lentamente le palpebre, spostò lo sguardo sul finestrino del passeggero e accavallò una gamba sull’altra. La punta lucida dell’anfibio sollevato strisciò contro il sedile dell’autista che, a quel tocco involontario, inarcò la schiena irrigidì i muscoli sperando con tutto se stesso che il tempo d’attesa stesse per finire.

Un quarto d’ora più tardi, la luce abbaiante dei fari di una seconda macchina illuminò il cofano della Mercedes immersa tra le frasche del bosco.
La sagoma di un uomo in divisa e giacca d’ordinanza scese dall’auto, avvicinandosi – con mani intrecciate dietro la schiena e passo tranquillo – al finestrino del passeggero.
Ludwig riconobbe subito lo sguardo austero del Generale Zwingli , che si esibì in un impeccabile saluto militare.
« La sua puntualità quasi mi commuove, Colonnello. »
Vash Zwingli  era un uomo imperscrutabile. Difficile capire quando fosse di buon umore e quando, invece, avesse i nervi a fior di pelle.
L’espressione di granito e il tono fermo della voce non facevano trapelare alcuna emozione e guardandolo, Ludwig si rivedeva in lui come in uno specchio.
«Mio dovere, Herr General.» rispose una volta uscito dalla macchina, alzando il braccio destro in alto e unendo i piedi, ricambiando doverosamente il saluto.
L’ombra di un sorriso curvò le labbra di Zwingli . Con un gesto ordinò all’autista della Mercedes di allontanarsi, poi immerse una mano guantata nella sua giacca ed estrasse una  mappa stradale e una busta.
«Come avrà sicuramente intuito, gli ordini sono cambiati, Colonnello. Abbiamo un’importante questione da sistemare.»
Ludwig inarcò un sopracciglio. In effetti l’urgente richiesta – ricevuta nel pomeriggio – di incontrare il Generale, lo aveva portato a pensare ad un possibile cambio di programmi.
Guardò la busta che Zwingli  reggeva tra le mani e, per un attimo, sentì fluire nelle vene tutta la tensione che aveva cercato di contenere durante il tragitto.
Quante volte, dall’inizio della sua carriera militare, un semplice involucro di carta aveva deciso del suo destino?
Il Generale gli porse la busta e Ludwig l’afferrò con cautela. Dal peso e la forma, aveva subito capito che all’interno ci fossero dossier a cui avrebbe dovuto dar fuoco una volta letti e assimilati.
Il cambio di programmi, pensò quindi soppesando l’involucro, non era altro che una missione segreta.
La conferma non tardò ad arrivare. Ludwig sollevò lo sguardo sul Generale e l’uomo annuì debolmente, come se gli avesse appena letto nel pensiero.
« Il luogo che dovrà raggiungere si trova in Emilia Romagna, a Est.»
Zwingli  aprì la cartina sul cofano della Mercedes e con un gesto della mano invitò Ludwig ad avvicinarsi.
L’indice colpì due volte l’area del modenese.
«Si tratta di un paese poco noto della provincia di Modena. Agastia.»
Ripiegò la cartina e la consegnò al Colonnello. Incrociò di nuovo le mani dietro la schiena e con il mento indicò  la busta appena consegnata. «Nel fascicolo troverà tutti i dettagli della missione.»
La figura di Zwingli, che dava le spalle ai fari accesi della macchina che lo aveva accompagnato fin lì, parve a Ludwig come un’ombra nera sfuggita alle tenebre del bosco.
Lanciò un’occhiata oltre le spalle del Generale e vide il suo autista barcollare sotto il peso di una tanica di benzina che reggeva con entrambe le mani.
Un uomo, probabilmente il soldato che aveva accompagnato Zwingli, lo stava aiutando a trasportarne altre due.
Entrambi si stavano avvicinando alla Mercedes con passo traballante e forzato.
Anche Vash si voltò per guardarli, non riuscendo a trattenere il grugnito che gli fece stridere i denti «Incapaci.» ringhiò prima di rivolgersi nuovamente a Ludwig.
«Ovviamente vi daremo tutto il carburante necessario per raggiungere la zona. Partendo questa notte, arriverete a Agastia alle prime luci dell’alba. Il viaggio sarà lungo, ma potrà impegnare il suo tempo studiando attentamente il fascicolo che le ho consegnato.»
«A chi dovrò fare rapporto una volta conclusa l’operazione, Herr General?»
«Dovrà sintonizzarsi sulla frequenza radio che troverà negli ordini di servizio. Le basterà comunicare il nome in codice della missione e null’altro. A quel punto potrà tornare a Roma ed assume il comando del 945° Reggimento Granatieri. Spero sia  tutto chiaro, Colonnello, perché non ho intenzione di ripeterlo una seconda volta.»
Ludwig respirava piano, rimanendo impassibile di fronte al tono aspro e arrogante del Generale.
Portava rispetto per la divisa che Zwingli indossava e l’autorità con cui si rivolgeva al lui non lo infastidiva per niente.
«Il nome in codice dell’operazione?» chiese semplicemente.
«Weltschmerz.»
Dolore del mondo. Il nome di quella missione non prometteva nulla di buono.
Il Generale non aggiunse altro. Ruotò il busto, mostrando il suo profilo al Colonnello, e si allontanò alzando una mano in cenno di saluto.
«E stia attento ai lupi, Colonnello.» disse senza voltarsi, la sua sagoma si immerse nel fascio di luce emanato dai fari dell'auto. «Ce ne son tanti in quella zona e non esiteranno ad attaccarla.»

Le parole nefaste del Generale Zwingli risuonavano nella mente di Ludwig come un campanello d’allarme.
Quando risalì in macchina, lanciò la busta sul divanetto posteriore e gettò il capo all’indietro. Aveva bisogno di riposare. Sentiva tutte le membra scricchiolare sotto il peso delle preoccupazioni e della stanchezza.
Si passò una mano sugli occhi, poi aprì le dita sbirciando tra le fessure la busta bianca che giaceva al suo fianco.
Doveva leggerne il contenuto, studiarlo e poi liberarsene. La sua mente avrebbe archiviato ogni informazione, anche il più piccolo dettaglio. Dopotutto, non era poi così difficile dimenticare informazioni sui casi particolari e delicati che venivano trattati dalla Wehrmach.
Quando l’autista mise in moto la macchina – e  l’abitacolo tremò scosso dal borbottio del motore – Ludwig prese il fascicolo e lo aprì facendo attenzione a non sgualcire la busta.
Ad una prima analisi i documenti , trascritti con il carattere austero della macchina da scrivere, non sembravano superare le quindici pagine.
Li sfogliò velocemente. Itinerario, Ordini, Salvacondotti per posti di blocco e un ricco dossier sugli obbiettivi della missione.
Come al solito non mancava nulla. In quei fogli c’era la risposta ad ogni sua perplessità riguardante l’operazione.
Tornò sulla prima pagina e cominciò a leggere.

 
- Operazione Weltschmerz –
 
I primi focolai di Resistenza Partigiana - sorti perlopiù in Emilia Romagna e in Veneto – allarmano i comandi centrali fascisti.
L’invio di funzionari più solerti e decisi da parte dello Stato Italiano, non ha avuto alcun effetto sulle azioni dei ribelli.
Nell’alto modenese, vari fatti di sangue fanno già intravedere il sorgere di un movimento di Resistenza, anche se ancora non organizzato, in piccoli gruppi.
Tra i maggiori esponenti del movimento vi è la famiglia Vargas che oltre ad ospitare clandestini armati contro le forze nazifasciste, offre rifugio ad un traditore del regime nazista.
Il capostipite della famiglia, ex-ufficiale fascista, è in possesso del carteggio Churchill-Mussolini.[3]

Obiettivo: Repressione dei primi Movimenti di Resistenza Italiani e recupero di documenti compromettenti per l’alleanza prima che entrino in possesso degli Alleati.
 
Ludwig girò subito la pagina. Era così preso dalla lettura che non si preoccupò neanche della pioggia battente che scivolava sui vetri dei finestrini.
Saltò alcune pagine in cui vi erano elencati alcuni ordini di servizio e arrivò al dossier.
Il riverbero bluastro delle gocce di pioggia si rifletteva sulle pagine timbrate dall’inchiostro nero della macchina da scrivere.
Ludwig diede un’occhiata alle foto segnaletiche delle quattro persone coinvolte nell’operazione, poi lesse i loro nomi memorizzando ad uno ad uno i volti.

Augusto Romano Vargas

Antonio Fernández Carriedo

Romano Vargas (detto Lovino)

Roderich Eldenstein

L’ultimo nome suonò familiare. 
L’aveva già sentito eppure, in quel momento,  non riusciva proprio a ricordare né in quale contesto né in quale occasione. 
Portò la sua attenzione sul primo. La foto segnaletica mostrava il volto di un uomo dalla chioma bruna e gli occhi vispi e penetranti, senza paura.
Decise di andare per ordine e di leggere prima il fascicolo di Augusto Romano Vargas, che all’apparenza sembrava anche il più lungo e dettagliato.

 
 Augusto Romano Vargas
 
Nasce a Roma il 21 aprile 1877 da un’agiata famiglia borghese.
Educato secondo il culto dei valori risorgimentali, mostra sin dai primi anni dell’adolescenza uno spiccato interesse per la politica.
Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza ma abbandona gli studi due anni dopo, preferendo una carriera militare a lunghi anni di studio.
Nel 1897,  prende parte agli impegni internazionali del Regio Esercito Italiano.
Decide di partecipare come volontario alla pacificazione della rivolta greca contro la dominazione turca. Si arruola nel corpo di spedizione italiano e, il 25 aprile, sbarca sull’isola di Creta.
In questa occasione, conosce la rivoluzionaria Eirene Karpusi con la quale si sposerà a Roma il 28 ottobre dello stesso anno.
Il 5 luglio 1899, la moglie muore mettendo al mondo la loro primogenita Italia Vargas.
Il nuovo secolo si apre con la stesura di numerosi articoli per varie testate giornalistiche del movimento democratico interventista, ben graditi da Gaetano Salvemini direttore de “L’Unità”, in cui si caldeggia l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale, combatte in prima linea come ufficiale degli Arditi e tornerà dal fronte solo due anni dopo, riuscendo a sfuggire ai tedeschi dopo esser stato fatto prigioniero durante la Battaglia di Caporetto.
Ad attenderlo a casa solo una lettera lasciata dalla figlia ormai diciottenne, in cui informa il padre della sua fuga in Campania con un disertore dell’esercito con cui aveva intrecciato una relazione all’insaputa di tutti.
Da allora, Augusto Romano Vargas si dedica completamente alla sua carriera e alla politica.
Comincia a divergere dalle posizioni del Duce fino alla definitiva rottura con il partito nel 1923, dopo esser stato sorpreso a distribuire volantini di propaganda anti-fascista.
Risparmiato all’esecuzione, viene sospeso dal suo incarico militare e esiliato in Emilia Romagna a Agastia, dove – nello stesso anno - viene raggiunto dalla figlia incinta – vedova in seguito alla fucilazione del marito – e il nipote Romano di sei anni.
Costruisce un forte legame con i nipoti per poi prenderli sotto la propria custodia quando la figlia, malata di colera, muore nel giugno del 1926.
Durante la guerra civile spagnola si oppone fortemente all’intervento italiano a favore di Franco. Segue l’intera vicenda ottenendo informazioni dall’ascolto di “Radio Spagna Libera” e nel 1938 riesce ad entrare in contatto con Antonio Fernández Carriedo, uno dei radiofonisti della l’emittente sopracitata.
Di lui non si sa altro. Ad oggi vive con i nipoti ad Agastia. Sono stati registrati movimenti sospetti nei pressi della sua abitazione. Pare abbia contatti con alcuni membri degli Alleati e che ospiti a casa sua un traditore del regime Nazista, Roderich Eldenstein.
 
Il Colonnello aveva assimilato ogni parola. Ad una prima lettura, resa avida dall’interesse, rimase spiazzato di fronte al fascicolo appena letto. 
In seguito, fece più attenzione ai dettagli e il soffio di un pensiero andò ad Italia Vargas. La ragazza con il destino scritto nel nome, aveva avuto una vita triste e tormentata quasi come quella dell’Italia stessa.
Scacciò subito quel pensiero. Scollò gli occhi dal fascicolo e poggiò la schiena al sedile, rilassando le spalle e massaggiando le palpebre socchiuse dalla stanchezza.
Abbandonò i documenti sul sedile e si disse che avrebbe continuato la lettura a mente lucida.
Aveva dato un’occhiata agli altri fascicoli, ma delle vite delle altre persone non veniva detto molto essendo tutti e tre molto giovani.
Cullato dai lievi scossoni della macchina e dal rumore soffuso della pioggia che sbatteva contro il finestrino, Ludwig si lasciò andare alla stanchezza e si addormentò con il nome di Italia Vargas nei pensieri.





 


L'angolino polveroso di Betchi_

Chi conosce il Romanzo, avrà sicuramente capito che ho preso ispirazione dalla bravissima ed inimitabile Ben Pastor per questa cagosa AU ambientata durante la seconda guerra mondiale.
Mi scuso se qualche dettaglio storico può sembrare un po' confuso e soprattutto inverosimile. Nonostante mi sia informata abbastanza prima di cominciare a scrivere la storia, temo di aver fatto qualche gaffe citando situazioni improbabili ma spero possano comunque interessarvi.
Detto questo, ho già dimenticato cosa dovevo scrivere in questo angolino, quindi passo subito ai chiarimenti.
Spero che questo prologo vi abbia un pochino incuriosito, ma soprattutto spero di ricevere un piccolo parere.
Questa FF è una sorta di un'esperimento che spero di portare avanti, quindi ricevere un vostro commento potrà sicuramente essermi di aiuto e motivarmi ancora di più. ^_^ (Ho scritto "spero" tre volte, LOL)
 
  •  Sì, Augusto Romano Vargas è Nonno Roma. Ho scelto di aggiungere "Romano" come secondo nome, perché mi sembrava una cosa carina il fatto che coincidesse con quello del nipote.
 
  • Ho scelto il nome "Italia" per la figlia di Nonno Roma perché, all'epoca in cui sono ambientati i fatti, a molte bambine veniva dato il nome della nazione. Siccome immagino la famiglia Vargas particolarmente patriota, ho pensato che la scelta di un nome simile da parte di Augusto fosse più che azzeccata.
  • E Feliciano? Come può mancare Feliciano?
    Comparirà anche lui, ovviamente. Nei prossimi capitoli scoprirete quale sarà il suo ruolo (e quello degli altri personaggi citati) in questa storia.

 
[1] Wehrmacht: è il nome assunto dalle forze armate tedesche con la riforma del 1935 e per tutta la durata della seconda guerra mondiale, fino all'agosto 1946, quando fu formalmente sciolta dopo la resa incondizionata della Germania del 7 maggio 1945.

[2]  NaPoLA: L' acronimo NaPoLA sta per Istituti di Educazione Nazionalpolitica. Queste strutture sostituirono durante gli anni del nazismo le tradizionali accademie tedesche per l'addestramento dei cadetti, accettavano - dopo “un'accurata selezione” - i ragazzi di esclusiva origine ariana più promettenti.

[3] Carteggio Churchill-Mussolini: Sono  una serie di documenti, la cui effettiva esistenza non è mai stata provata, concernenti una supposta corrispondenza intrattenuta dal Primo Ministro italiano Benito Mussolini con il Primo Ministro britannico Sir Winston Churchill, con particolare riferimento al periodo della seconda guerra mondiale.
Già durante la guerra i servizi segreti britannici, si sarebbero mossi con successo per recuperare gli originali e gran parte delle copie del carteggio. Pertanto, poiché questa presunta documentazione è inaccessibile agli storici, o sarebbe andata distrutta, è impossibile definirne l'eventuale contenuto, pur essendone state formulate numerose ipotesi e ricostruzioni.
 
 
   
 
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