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Autore: Anna Wanderer Love    08/05/2016    2 recensioni
- V-visione, no - sangue scuro bagnava la punta delle dita dell’androide. Wanda gli afferrò la mano, fissandolo con il respiro corto, e con immensa sorpresa lui si accorse che i suoi occhi erano lucidi di lacrime.
- Lasciami morire - la supplica lo sorprese. O forse, nemmeno tanto.
[Wanda Maximoff; Visione; post Civil War, periodo imprecisato. !SPOILER: citate due scene di CW incentrate su Wanda e Visione; 3267 parole]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Visione, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Little moments'
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ALIVE

- Amore la mia anima squassa
vento che sul monte tra le querce si abbatte
ecco che Amore di nuovo
mi dà tormento;
Amore che scioglie le membra
Amore dolce e amaro
 fiera sottile e invincibile -

Saffo

 

Erano rimasti solo loro, a leccarsi le ferite tra le macerie dei palazzi ormai distrutti. I civili erano scappati da tempo, lasciandosi alle spalle solamente un paesaggio di distruzione e amarezza. Un sottile strato di polvere aveva già cominciato a depositarsi sugli scheletri degli edifici rovinati a terra. Visione vagava senza meta,  senza un preciso obiettivo in mente, il mantello dorato che gli sfiorava le gambe e rischiava di avvilupparsi a pezzi di metallo e cemento mentre fluttuava sui resti delle rovine.
Nella sua mente aleggiavano ancora i ricordi dello scontro di poche decine di minuti prima. Sentiva dolore al braccio sinistro, appena sopra al gomito, ma era consapevole che avrebbe potuto guarire le lesioni superficiali del suo corpo in pochi istanti. Bastava un pizzico di volontà; il problema era che Visione, in quel momento, non ce l’aveva.
Lasciava che i pensieri nefasti scorressero liberi di trovare il proprio corso e impiantarsi nel suo cervello inumano, demoralizzandolo persino di più di come lo era in quel momento.
Fu solo quando i suoi occhi catturarono l’immagine di una donna riversa a terra tra le macerie che si risvegliò dalla trance comatosa in cui era volontariamente sprofondato.
Si avvicinò, ma mentre i suoi piedi sfioravano l’asfalto della strada ormai deturpata capì chi era la ragazza incosciente davanti a lui.
- Wanda - mormorò inginocchiandosi, mentre il suo cuore da androide batteva più veloce del solito.
Allungò le braccia, passandole l’arto sinistro sotto alle spalle e voltandola delicatamente verso di sé.
Wanda era priva di sensi, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta e le braccia abbandonate alla gravità. Visione sentì la mano della donna scivolargli sulla coscia, i suoi capelli ricaddero a terra.
- Wanda - la chiamò, ma non ottenne risposta.
Alzò il braccio sinistro e le sue dita sfiorarono delicatamente la giugulare di Scarlet. La pelle era calda e morbida sotto al suo tocco, e Visione sentì una strana morsa allo stomaco, ma non riuscì a capirne l’origine.
Visione accarezzò il collo della ragazza, portando la mano sulla sua guancia, e all’improvviso le palpebre della ragazza tremarono appena prima di aprirsi, e le sue labbra esalarono un respiro affaticato.
Gli occhi chiari di Wanda catturarono lo sguardo di Visione all’istante. Le sue iridi cristalline erano infrante, riflettevano solamente disperazione e un senso di colpa cocente.
- I-io... - trasalì, e la sua mano corse a stringersi il fianco.
L’androide spostò lo sguardo lì dove le dita pallide, dalle unghie laccate impeccabilmente di nero, si erano strette. Lasciò che la testa di Wanda scivolasse nell’incavo del suo gomito, come se fosse stata una neonata, e sfiorò l’avvallamento dell’anca, facendo trasalire la ragazza.
- V-visione, no - sangue scuro bagnava la punta delle dita dell’androide. Wanda gli afferrò la mano, fissandolo con il respiro corto, e con immensa sorpresa lui si accorse che i suoi occhi erano lucidi di lacrime.
- Lasciami morire - la supplica lo sorprese. O forse, nemmeno tanto.
Da quando aveva perso Pietro, Wanda non era stata più la stessa, né l’aveva voluto, essere di nuovo la stessa.
- Mai - la sua voce solitamente calma e tranquillizzante era aspra, decisa.
Wanda sbuffò piano, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla presa dell’androide. Forse aveva capito che non aveva speranza, che lui non aveva intenzione di lasciarla andare. O forse semplicemente nemmeno lei voleva davvero morire, e questo pensiero le attraversò la mente, mentre il corpo possente di Visione la sollevava da terra.
Wanda lasciò che le sue iridi scorressero sul cielo ironicamente azzurro sopra di loro, e una lacrima le solcò la guancia. Visione non la vide, mentre stringeva la presa su quel piccolo corpo tremante e ferito e si alzava in volo, veloce, in cerca di un qualsiasi posto dove trovare aiuto.
Wanda si mosse piano, all’improvviso, nascondendo il volto contro il suo petto, e fu lì che Visione capì a cosa era dovuta, quella stretta al petto e allo stomaco. Nonostante tutto, lui era felice di averla con sè.

 

La stavano medicando. Non l’aveva lasciata sola un attimo, lui era sempre lì, a pochi metri da lei, dove poteva tenerla sotto sorveglianza. Visione era in piedi a braccia incrociate, e fissava i due medici attorniare la ragazza e parlare in una lingua che, sinceramente, avrebbe anche potuto capire se solo avesse prestato attenzione. Ma era troppo concentrato a osservare il viso di Wanda, congelato in un’espressione di velata sofferenza.
Il dottore si girò verso di lui.
- Deve tenerla ferma - Wanda trasalì, lui sentì i propri lineamenti distendersi in una smorfia sorpresa, ma non fece domande. - Abbiamo finito l’anestetico.
Se era panico ciò che apparve per un attimo negli occhi della ragazza, lei fu abbastanza svelta da mascherarlo, lo sguardo indecifrabile.
- Si metta dietro di lei, devo estrarre la pallottola dal fianco. Le passi le braccia sotto al petto e le afferri le mani con un braccio, con l’altro mi serve che le tenga la vita per non farla muovere - Visione si sistemò dietro al corpo minuto di Wanda, notando le sue spalle alzarsi ed abbassarsi velocemente. Obbedì all’ordine del dottore. Il corpo della ragazza premeva contro il suo, sentiva tutte le sue curve contro il torace e lo stomaco e anche più in basso. Fu costretto a premerle il braccio contro i seni per afferrarle tutte e due gli arti superiori, con l’altro le circondò il bacino e pregò mentalmente che tutto quello finisse presto. Sentiva il petto della donna sollevarsi e schiacciarsi sotto al suo avambraccio, il suo cuore battere frenetico.
Visione aveva letto qualche romanzo da quando era stato creato, e sapeva che la tachicardia era catalogabile come un sintomo di paura, nervosismo o un effetto collaterale dei sentimenti che Wanda avrebbe ipoteticamente dovuto provare per lui, in quel caso. Ma non provava nulla per lui, perciò ipotizzò fosse solamente paura di ciò che il dottore stava per fare.
Wanda gemette di dolore e inarcò la schiena quando il dottore affondò qualche strumento nella sua carne per estrarre la scheggia di metallo conficcata nel fianco. Visione strinse la presa, imprimendo le sue dita nella sua carne, mentre lei rovesciava la testa sul suo petto e soffocava un urlo. L’androide osservò contrito il suo viso pervaso dal dolore, la piega delle labbra rigida, gli occhi serrati, i capelli che le erano ricaduti parzialmente davanti al volto.
- Ssh - non sapeva cosa l’avesse portato a posare la testa su quella di Wanda, nell’unico gesto di conforto che gli era possibile darle, ma lei sembrò apprezzarlo, boccheggiando, mentre cercava di muovere la mano sinistra. Visione la tenne ferma con una forza d’acciaio, pensando volesse liberarsi del dottore, almeno finché lei riuscì a voltare la mano e a stringergli il braccio muscoloso1.
- Fatto, signorina Maximoff - il dottore si alzò, una ruga di preoccupazione tra le sopracciglia, richiudendo il proiettile in un barattolo di vetro infrangibile. - Ora la bendo, poi vedrò di trovare degli antidolorifici. Può lasciarla - disse all’androide.
Ma quando lui lasciò la presa su di lei, le gambe di Wanda cedettero e Visione fu costretto ad afferrarla, prendendola in braccia. La sentì abbandonarsi alla sua presa, circondargli il collo con il braccio con gli occhi velati di lacrime.
- Come la prima volta.
Ogni frammento di quei pochi secondi gli era rimasto impresso in mente. Era stata la prima volta che l’aveva toccata, che aveva guardato nei suoi occhi chiari e visto il suo tormento, appena dopo la morte di Pietro. Era lì che aveva provato pietà per lei, e il senso di protezione gli si era scatenato dentro. L’aveva salvata, sottraendola alla morte terribile che l’avrebbe colta sotto alle macerie del palazzo in rovina, dopo che Wanda aveva strappato il cuore di Ultron dal suo petto.
Un debole sorriso si disegnò sulle labbra morbide della donna prima che lei perdesse di nuovo conoscenza.
Visione le sfiorò la fronte con le labbra. - Come tutte quelle che ci saranno - mormorò.

 

Non l’aveva più vista da allora. Tornati a casa sul jet di Tony, l’avevano lasciata dormire nella cuccetta, mentre tra gli Avengers permeava il silenzio della vittoria mista al fallimento.
Avevano vinto, ma c’erano state ancora perdite e feriti, compresa una di loro, e tutti erano consapevoli di dover fare qualcosa; il loro lavoro non era ancora terminato.
Nei giorni seguenti Visione fu trascinato in un turbine di rapporti, conferenze, riunioni e incontri.
Steve annunciò in conferenza stampa che gli Avengers si sarebbero dedicati alla ricostruzione dei palazzi distrutti nella lotta, anche grazie alle donazioni di Stark, e avrebbero incontrato di persona i feriti e i familiari delle vittime. Ognuno di loro era consapevole di dover fare il possibile per rimediare all’accaduto e fare ammenda da sè, per non evitare nuovamente uno schieramento interno di fazioni.
Quando Visione tornò a casa, scoprì che Wanda se ne era andata. Solo Steve e Clint avevano ottenuto il permesso di entrare nella sua stanza, per i sei giorni in cui era rimasta barricata lì dentro, ed erano sempre usciti con espressioni preoccupate.
Visione avrebbe davvero voluto ignorare la buona educazione e entrare passando attraverso il muro, ma immaginava che non le avrebbe fatto piacere, perciò si era limitato ad aspettare e osservare.
Tanto che, non appena Natasha gli comunicò che lei aveva lasciato lo stabile, girò sui tacchi e senza indugio si lanciò in volo.

 

Wanda ansimava, distrutta dallo sforzo. Si sedette sull’orlo del gradino, appoggiando la testa al corrimano in metallo e fissando la scatola di cartone che aveva tra le braccia. Non ricordava che fosse così faticoso e che le scale fossero così tante, ma probabilmente il fatto che fosse debilitata dalla ferita al fianco rendeva tutto peggiore di come fosse realmente. E non solo per quanto riguardava le scale.
Stringendo i denti si rialzò, sistemandosi la gonna e riprendendo a salire l’ultima rampa di scale pericolanti. Arrivò davanti alla porta graffiata dell’appartamento con il cuore in gola, la chiave di metallo conficcata dolorosamente nel palmo della mano.

L’appartamento era identico a come se lo ricordava.
Gli occhi le si inumidirono di lacrime, quando scorse sul divano in mezzo alla sala la la maglia di Pietro. Aveva sempre avuto la mania di lasciare i vestiti in giro. Si piegò, posando la scatola a terra, e si diresse verso il divano, prendendo l’indumento con mani tremanti. Si accasciò sui cuscini scuri e rovinati, stringendosi il tessuto blu al petto e chiudendo gli occhi, mentre il dolore che aveva ricacciato via per tutti quegli anni tornava a farsi vivo, distruggendo ogni barriera che aveva costruito per resistervi.
Wanda pianse e pianse, lasciando che il dolore e la colpa la corrodessero.

 

Quando Visione arrivò senza fare rumore sulla soglia della vecchia casa Maximoff, individuò subito Wanda addormentata sul divano. Si era tolta giacca e felpa, rimanendo con una maglia nera a maniche lunghe, che aveva arrotolato fino ai gomiti. Entrò lentamente nell’appartamento, osservando i pochi mobili essenziali. L’unico quadro appeso rappresentava Wanda e Pietro abbracciati con un sorriso sulle labbra.

- Non volevamo nemmeno farla, quella foto - la voce atona della giovane donna lo colse di sorpresa, e si girò, sentendosi come un bambino colto a rubare caramelle.
Era rimasta sdraiata, fissandolo senza espressione, con gli occhi vuoti.
Arricciò le labbra in un debole sorriso, forse ripensando a dei vecchi ricordi.
- Si rifiutava sempre, diceva di odiare le fotografie. Bisogna godersi il momento, senza fermarsi per catturarlo, o rischi di perdertelo e non potrai riviverlo mai più.
Una lacrima scivolò sulla sua guancia, bagnando la pelle macchiata dal trucco colato.
- Sembra ragionevole - disse con voce dolce Visione, fluttuando verso di lei.
- Già - Wanda si passò una mano sulla guancia, sbattendo le palpebre. - Perché sei qui, tu, invece?
Lui si strinse nelle spalle, incontrando il suo sguardo.
- Non volevo che stessi da sola - rispose semplicemente - gli umani fanno cose pericolose, quando soffrono. E io non...
L’espressione seria di Wanda lo fece interrompere, e l’androide si chiese cosa avesse detto di sbagliato. La donna si alzò, voltandogli le spalle e camminando lentamente verso la porta del corridoio.
- Vorrei che te ne andassi, Visione. Non ho bisogno della balia.
Wanda trasalì quando le mani di lui le si posarono sul fianco e sulla schiena, un secondo dopo che aveva finito di parlare.
- Hai bisogno di cure, Wanda. Devi cambiare la fasciatura.
- Posso farlo da sola.
- Non penso - la contraddisse Visione. - E hai anche bisogno di qualcuno che ti stia accanto. E io voglio farlo.
Wanda rimase in silenzio, combattuta. Deglutì, il dolore evidente nella voce, quando parlò.
- Dici così solo perché hai paura che possa perdere il controllo e possa accadere una catastrofe. Di nuovo.
- Dico così perché... - Visione si interruppe, senza sapere come dire ciò che voleva esprimere.
- Perché? - Wanda si girò, piantando gli occhi sul suo viso.
Lentamente, lui alzò una mano fino a sfiorarle la guancia con la punta delle dita.
- Io... io non lo so - mormorò, afflitto. Si guardarono per un attimo, prima che lui facesse un passo indietro.
- Lascia che ti bendi, poi me ne andrò.
Lei distolse lo sguardo e annuì, mentre qualcosa dentro di lei si spezzava.
- D’accordo - mormorò.

 

Le dita di Visione erano calde sulla sua pelle, e Wanda si concentrò su quello per ignorare il dolore provocato dalle fasciature che si staccavano dalla sua pelle appiccicosa. Fissava il volto concentrato dell’androide mentre con un panno bagnato le tamponava la lesione.
- Per favore, cerca di stare ferma.
Visione premette una mano sul suo ventre per fissare le bende, poi si avvicinò a lei, arrivando a qualche centimetro dalla sua spalla per riuscire a circondarla con il braccio e far passare le garze sulla sua schiena.
Wanda si irrigidì, deglutendo.
- Perché sei nervosa? - Visione alzò gli occhi sul suo viso, senza capire.
Wanda si passò la lingua sulle labbra, mentre lui si avvicinava di nuovo, circondandole la vita con il braccio.
Il respiro dell’androide si infranse sulla sua guancia, la sua spalla le premette contro l’addome. Wanda girò appena la testa, chiudendo gli occhi, e sfiorò le labbra di Visione con le proprie.
Lui si immobilizzò, mentre una mano della donna gli afferrava la nuca per avvicinarlo a sè, e la sua bocca si schiudeva sulle sue labbra.
- Visione - sussurrò lei, riaprendo gli occhi - Visione.
Lui lasciò la presa sulla garza, afferrandole la schiena e tirandola a sè. Le loro bocche si unirono di nuovo, mentre Wanda scivolava in braccio a Visione, circondandogli il collo con le braccia, immergendosi in una lotta di baci, morsi, labbra e denti.
Si ritrovò sotto a lui, a terra, con la schiena premuta sul pavimento e un bisogno incontrollabile di avvertirlo più vicino. Gli circondò i fianchi con le gambe, ignorando il dolore pulsante della ferita che cercava di distrarla da lui, dal suo respiro sulle guance, sul collo, sulla spalla. Wanda inarcò la schiena quando lui le sbottonò i bottoni della maglia, scoprendo la scollatura vertiginosa.
- Visione - lui seminò una scia di baci dal suo seno destro al suo collo, accarezzandole la schiena. - Dove... dove hai imparato a... - chiese curiosa e perplessa al tempo stesso.
- A sapere cosa fare? - lui le sorrise, alzandosi lentamente a gattoni sopra di lei. Si toccò con un dito la tempia, immergendo lo sguardo nelle sue iridi chiare e ribollenti di desiderio. - Wanda, è tutto qui... è tutto istinto.
La prese in braccio, tornando a baciarla, spogliandola, rovesciandola sul divano e facendo cadere a terra i vestiti che avevano addosso. - Non lasciarmi anche tu - mormorò lei, lasciando un soffice bacio sul suo collo.
- Mai - ansimò lui, mentre le mani della donna gli facevano scivolare di dosso la felpa. - Tu sei mia.
 

Le labbra di Visione continuavano a disseminare una scia di baci leggeri, partendo dalla nuca fino ad arrivare alla base della schiena. Wanda sorrise, allungando un braccio all’indietro a catturandogli il volto.
- Smettila, su - disse divertita, la voce addolcita dallo sguardo luminoso che gli scoccò.
- Perché? Non ti piace? - chiese lui, inclinando la testa.
- Sì, certo che sì - mormorò Wanda - ma ora vieni qui.
Visione scivolò dietro di lei, circondandola con un braccio mentre lei si voltava verso di lui e appoggiava la fronte sul suo petto.
- Wanda, ho paura di sembrare indiscreto ponendoti questa domanda, ma sono curioso - osservò lui. Lei sorrise divertita, accarezzandogli il profilo della mandibola.
- Dimmi.
- Perché? - Visione osservò la sua espressione mutare, da divertita a perplessa e poi confusa. Wanda rimase in silenzio per qualche secondo, mordendosi il labbro.
- Io... non lo so. A cosa ti riferisci? Al bacio o...
- Al sesso - completò Visione. - Mi riferivo ad entrambi, in realtà - la strinse ancora di più a sè, attento a non premere sulla ferita.
Lei sospirò, socchiudendo gli occhi.
- Sai, Visione, di solito non vado in giro a baciare persone a caso... ho dei buoni motivi, se lo faccio.
- E quali sarebbero?
Lei esitò. Si coprì con il lenzuolo del letto dove erano finiti, il suo vecchio letto decisamente troppo stretto perché ci stessero entrambi, prima di alzare il braccio e appoggiare la mano a quella dell’androide.
- Sei sempre stato gentile con me - sussurrò - mi hai sempre protetta. Anche quando io stavo dalla parte di Steve e tu da quella di Stark, ho visto che hai impedito agli altri di ferirmi, in combattimento. E... quando hai cercato di cucinare il paprikash, quella volta - sorrise al ricordo, e Visione pensò che fosse davvero bellissima - penso che sia stato lì che ho capito che... be’, mi ero infatuata di te. Hai cercato di tirarmi davvero su il morale, nonostante fosse anche un trucco per tenermi segregata in casa, e le tue parole mi hanno aiutata a resistere lì dentro.*
- Perciò... - Visione si interruppe quando Wanda si allungò per depositare un morbido bacio sulle sue labbra. - Perciò... tu provi qualcosa per me?
- Ma chi credi che sia? - esclamò Wanda, offesa. - Credi che vada a letto con il primo che passa?
- No no no, io... - Visione sgranò gli occhi quando Wanda scoppiò a ridere, raggomitolandosi dall’altra parte del letto. - Ti sto prendendo in giro, Visione. Sì, provo qualcosa per te. Non so se sia... giusto o... una cosa positiva, ma è così.
Wanda tacque, osservandolo con le sue iridi penetranti.
- E tu?
Visione sospirò, poi si avvicinò a lei, sovrastandola piano e reggendosi sui gomiti per non pesarle addosso. La baciò, ancora, appassionato e delicato al tempo stesso. Quando si scostò da lei, Wanda aveva le guance in fiamme e il cuore impazzito.
- Io sono innamorato di te, Wanda Maximoff - sussurrò lui. - Ma quello che vorrei capire è... io... io sono un androide. Non sono... umano. Ciò che è successo adesso, pensavo di non essere in grado di farlo, p-perché... - almeno la sua pelle era rossa naturalmente, così non si sarebbe notato che Visione era arrossito.
- Ma l’hai fatto - lo interruppe lei, posandogli una mano sulla guancia. - Visione, magari il tuo corpo sarà di qualche materiale diverso dalla mia carne, ma per il resto tu sei uguale ad un uomo. Anzi, anche molto meglio.
- Che vorresti dire? Hai fatto sesso con altri uomini?
- Cos... no! No, io... oddio, intendevo dal punto di vista psicologico, io... oh, lascia stare.
Wanda fece per alzarsi, ma Visione la trattenne, abbracciandola da dietro e posando il mento sulla sua spalla. - Ho capito quello che intendevi - sussurrò - ma io non ne sono sicuro.
- Be’, io sì - affermò decisa lei. Si appoggiò a lui, chiudendo gli occhi e disegnando ghirigori sul suo braccio con la punta dell’indice.
- Quindi... presumo che la nostra relazione sia appena cominciata - disse esitante lei.
Visione tacque per qualche istante, prima di sorridere. - Relazione - ripeté - mi piace come parola.

 

*scene di Civil War.










Angolo autrice: 
Ho amato troppo Civil War. L'ho visto due volte, e partendo dal presupposto che amo alla follia Bucky e probabilmente scriverò qualcosa anche su di lui, mi sono davvero innamorata della coppia Wanda e Visione. Non leggo i fumetti, ma andando a documentarmi ho anche scoperto che lì si sposano e hanno dei figli, perciò cari fratelli Russo, CHE STATE ASPETTANDO?
Inizialmente la scena d'apertura era collocata sempre in Civil War, quando SPOILER! hanno appena finito di lottare, lei è a terra e Visione vola da lei prendendola tra le braccia. Mi stavo sciogliendo *-*
Ho scritto tutto di getto, non dovrebbero esserci errori ma se ci sono fatemeli notare così che possa correggerli. 
Non sono molto convinta del finale, perciò ditemi voi se vi è piaciuto o meno, quali parti avete preferito e cosa non vi ha convinto!
Anna
P.S: ecco qui il bacio dei fumetti.


   
 
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