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Autore: Daughter_Of_The_Moon    10/05/2016    2 recensioni
Jelsa
"Ma la stava trasformando in ghiaccio, freddo, come lui, e poco importava se lei, il gelo, lo domava.
Le aveva congelato il cuore, quasi, e non era questo ciò che voleva per lei.
Non questo.
-
Avevano capito, Dentolina, Bunnymund, North, Sandman, ed era troppo tardi. Troppo tardi per salvare Jack, per salvarlo da quel dolore che l'amore tende a portare.
Troppo tardi.
Per la prima volta, avevano perso.
-
La prima settimana dopo quel giorno Jack la aveva passata in completo isolamento, lontano dai suoi amici. Forse per vergogna, forse per desiderio di solitudine, ma non era tornato nemmeno una volta in quel posto che, col tempo, aveva imparato a chiamare “casa”.
-
All'inizio della seconda settimana, Jack era tornato al palazzo, e sembrava quello di sempre, il guardiano del divertimento che gioca con i bambini, il ragazzo che aveva fatto tornare la fede nelle cinque leggende.
-
La terza settimana era stata la più dura.
Jack quella sera era rimasto.
-
Ed infine, arrivò la quarta settimana."
Buona lettura,
Daughter_
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Babbo, Natale, Bunnymund, Dentolina, Jack, Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CON UN BACIO E UNO SCHIOCCO


Quattro settimane per quattro amici e un cuore innamorato




Jack non riusciva a perdonarsi e, anche se erano passati giorni, i sensi di colpa gli attanagliavano lo stomaco, impedendogli di respirare.

L'aveva lasciata andare, aveva dovuto.

Come aveva potuto farlo? Metterla al corrente di ciò che era?

Se solo ripensava a quanto fosse stato felice in quei giorni, in quelle settimane, non gli sembrava vero che fosse tutto finito, così come era iniziato.

Con un bacio e uno schiocco.

L'aveva trascinata in un mondo troppo pericoloso, in un mondo da cui voleva proteggerla.

Ma la stava trasformando in ghiaccio, freddo, come lui, e poco importava se lei, il gelo, lo domava.

Le aveva congelato il cuore, quasi, e non era questo ciò che voleva per lei.

Non questo.


Tutti avevano notato il cambio d'umore di Jack, l'improvvisa allegria, le sparizioni sospette, i sorrisi un po' ebeti, eppure sinceri, ma avevano capito solo quando Jack era tornato al palazzo dopo tre giorni d'assenza, con scure occhiaie sotto gli occhi, una mano ferita e lo sguardo vuoto, di chi ha perso se stesso.

Avevano capito, i suoi amici, solo quando, dopo aver passato giorni in una finta felicità, talmente falsa che neanche Jack stesso ci aveva creduto, il guardiano era scoppiato ed aveva urlato contro tutti e nessuno, per poi accasciarsi al suolo, sussurrando frasi sconnesse- “Per favore...va' via” “salvati, io non posso” “Ti prego, vattene, non voglio vederti”-al vuoto, lo sguardo fisso e vacuo.

Avevano capito, i guardiani, quando le spalle di Jack avevano preso a tremare violentemente, il freddo che avvolgeva qualsiasi cosa, con lui al centro, solo.

Avevano capito, Dentolina, Bunnymund, North, Sandman, ed era troppo tardi. Troppo tardi per salvare Jack, per salvarlo da quel dolore che l'amore tende a portare.

Troppo tardi.

Per la prima volta, avevano perso.



La prima settimana dopo quel giorno Jack la aveva passata in completo isolamento, lontano dai suoi amici. Forse per vergogna, forse per desiderio di solitudine, ma non era tornato nemmeno una volta in quel posto che, col tempo, aveva imparato a chiamare “casa”.

Ovviamente i suoi amici sapevano dove andava, cosa faceva, e non solo perché non lo lasciavano mai solo, vegliandolo di nascosto, preoccupati per lui. Sapevano che andava al lago, ad immergersi nelle acque fredde, per poi lasciarsi andare, perché lo conoscevano bene.

Sempre lì Jack aveva dormito in quella settimana, o meglio, non dormito. Al lago.

Dentolina lo aveva detto agli altri dopo essersi presa un colpo a vederlo immobile, in piedi sul lago ghiacciato, che congelava di notte, lasciando poi che tornasse al suo stato normale appena i raggi del sole cominciavano a illuminare l'emisfero.



All'inizio della seconda settimana, Jack era tornato al palazzo, e sembrava quello di sempre, il guardiano del divertimento che gioca con i bambini, il ragazzo che aveva fatto tornare la fede nelle cinque leggende.

Quando era tornato aveva sorpreso tutti. Era entrato spalancando porte e finestre del palazzo di North, dove i guardiani passavano più o meno tutto il tempo, quando non erano impegnati, ed una cascata di neve aveva avvolto il posto, congelando qualche giocattolo e un paio di elfi. Aveva riso, augurando a tutti un “Buon Natale”, nonostante fosse presto per questo. Aveva fatto un paio di giri in aria, per poi tornare con i piedi a terra, la mano sinistra ora fasciata malamente, ma almeno lo era.

Erano stati felici, gli amici di lui, ma avevano cercato di trattenere l'emozione. Far sentire ancora più in colpa il neo guardiano era l'ultima cosa che volevano.

Lui aveva cominciato ad aiutare gli altri quattro anche per le più futili ragioni, di stare con loro anche senza motivo, e, se gli chiedevano il perché, lui rispondeva che voglio semplicemente aiutare e, tanto, non ho niente da fare, cosa anche abbastanza vera. Peccato che i guardiani non avevano creduto per niente alla sorprendente felicità ritrovata di Jack. Ma la verità era che, loro, non potevano far nulla per guarire quel cuore spezzato. Così si ritrovavano ad avere sempre intorno la presenza di Jack, ad aiutarlo come meglio potevano.

La notte, prima di andare a svolgere il suo quotidiano impegno, Sandman andava nella stanza del guardiano del divertimento, dove lo addormentava con una delle sue palle dorate, cercando di non farsi notare, e faceva in modo che l'albino non avesse incubi.



La terza settimana era stata la più dura. Inutile dire che tutti avevano sperato-inutilmente-in un miglioramento, anche piccolo, ma era tutto crollato quando Jack era andato alla tana di Bunnymund, una sera di primavera oramai inoltrata e quasi finita. La Pasqua era appena passata, e così il coniglio si era ritrovato senza niente da dover fare a Jack, che sembrava supplicarlo di dargli un qualsiasi compiti. E Bunnymund si era stancato. Non sopportava più di vedere il suo amico in quelle condizioni, ridotto ad uno straccio, che si fingeva il ragazzo più felice della storia. Nonostante tra loro due c'era stato un periodo di rivalità, erano, prima di tutto, amici, e Bunny poteva tranquillamente dichiararsi il migliore amico di Jack. E per questo non poteva sopportare di vedere il ghiacciolo in quelle condizioni. Voleva indietro il Jack spiritoso, che punzecchiava sempre tutti, che era capace di far impazzire anche una roccia, ma che aveva un sorriso sempre genuino e sincero sul volto e la capacità innata di far ridere tutti, anche nei momenti più oscuri. Rivoleva il vero Jack, non quella finta imitazione. E glielo aveva detto, anzi, urlato. E Jack, invece di rispondere alle urla, come si aspettava e desiderava il coniglio, l'aveva guardato con sofferenza, una molto simile, eppure diversa, a quella che aveva in volto quando tutti avevano pensato che si fosse alleato con Pitch. Ed il ragazzo era crollato, di nuovo. Lacrime fredde, come lui, come il suo cuore, avevano cominciato a scendere sul volto pallido, anche più del solito, ma neppure un singhiozzo aveva scosso il giovane guardiano. Assomigliava tantissimo alla scena di un po' di giorni fa, quando tutti avevano compreso cosa accadeva dentro Jack, solo che stavolta Bunny non avrebbe permesso al suo migliore amico di andarsene. Lo aveva abbracciato, con uno slancio, e l'albino si era lasciato andare ad un pianto silenzioso, senza singhiozzi, ma ugualmente straziante.


Jack quella sera era rimasto.



Ed infine, arrivò la quarta settimana.

Jack stava tornando quello di un tempo, lasciando che i suoi amici lo aiutassero, senza nessun imbarazzo. Sorrideva di più ora, ma non come nelle settimane precedenti. Quello era un sorriso vero, sincero, che illuminava anche una stanza buia. Era tornato a scherzare con i suoi amici, a prendere in giro Bunnymund, che rispondeva ai suoi commenti con irritazione e mal celata allegria.

Finalmente tutto cominciava a girare nel modo giusto, nonostante una nota stonata continuava a perseguitarli.

North aveva trovato, un giorno in cui aveva bisogno dell'aiuto di Jack ma non l'aveva trovato, nella stanza dell'albino, una foto di una giovane ragazza, molto bella e sorridente, ed allora un'idea lo aveva fulminato.

Con un po' di ricerche, era riuscito a scoprire che la ragazza della foto, che indossava un lungo abito principesco azzurro ed aveva i capelli quasi bianchi, intrecciati tra loro, si chiamava Elsa, ed era la regina di un paesino tra le montagne, un po' sperduto. Ma, la cosa più sorprendente, era la capacità della giovane. Aveva capito, North-come gli altri-, che quella ragazza doveva avere un qualcosa di speciale, per spingere Jack ad innamorarsi di lei, eppure quello che aveva scoperto era a dir poco sorprendente. La giovane aveva un potere, un potere che assomigliava in modo incredibile a quello del loro Jack. Poteva controllare il ghiaccio. North scoprì anche, il perché Jack era tornato così distrutto. Elsa aveva quasi avuto un collasso, dopo aver passato quelli che sembravano gli ultimi giorni della sua vita, fortunatamente ancora lunga, in una strana apatia. Aveva cominciato a diventare fredda, fredda come il ghiaccio. E fu allora che anche l'ultimo pezzo si mise al proprio posto. Jack si sentiva in colpa.

North doveva trovare quella ragazza. E ci era anche riuscito.

Beh, che dire, Babbo Natale è sempre il migliore.



Jack non riusciva a perdonarsi e, anche se erano passati giorni, i sensi di colpa gli attanagliavano lo stomaco, impedendogli di respirare.

Aveva avuto solo piccoli miglioramenti, ma di notte, anche se Sandy lo aiutava, nulla poteva impedirgli di sognare Elsa.

Oramai il suo cuore si era congelato del tutto, e si era poi frantumato.

Ma allora perché, quando l'aveva rivista, davanti a se, con i suoi amici che si vedevano in lontananza-tutto merito loro, lo sapeva-, quel muscolo aveva preso a battere con forza?

Se lui non aveva più un cuore, come mai quello gli stava scoppiando nel petto, la morsa allo stomaco che si allentava fino a sparire, per lasciarlo respirare?

In quel momento era sicuro di aver sentito un “CRACK”, il ghiaccio intorno a lui che si spezzava.

E tutto era iniziato così come era finito.

Con un bacio e uno schiocco.

Perché, nonostante lui volesse proteggerla da tutto quello, loro volevano amarsi, e lui non poteva starle lontano.

Non poteva.






Angolo di quella pazza della scrittrice:

Hi!

Che dire, amo la Jelsa. E come si può non amarla?! Spero proprio che la dreamworks faccia una crossover!

Mi scuso in anticipo per eventuali orrori ortografici (si, ho scritto proprio orrori!).

Ho scritto questa ff qualcosa come l'anno scorso e nonostante l'abbia trovata in alcuni punti...strana? Pesante? Qualcosa del genere, ho deciso di tenerla così, senza apportare grandi cambiamenti. Mi viene in mente che questa è una delle mie poche het...

Beh, vi saluto!

Daughter_(perché il nick abbreviato fa segsi!)

   
 
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