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Autore: L_Fy    10/04/2009    11 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 : … e non ci indurre in tentazione

Capitolo 12 : … e non ci indurre in tentazione

"O frati," dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia(…)
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza".

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI

 

“Sei sicuro?”

“L’ho già spiegato, Rottweiler, ma se vuoi te lo ridico con parole semplici così puoi capire anche tu: questo. è. un. posto. sicuro.”

“Lo dici tu.” ribatté Gino sostenuto.

“Non ti fidi di me?”

“Rosso, sei un Demone.”

“E allora?”

“Come posso dirtelo senza offenderti? Vediamo… no, non mi fido di te.”

Vlad incrociò la braccia, divertito suo malgrado.

“Se tu vuoi andartene fai pure: io in quella Jeep a sorbirmi i tuoi gas intestinali con le piume del piccione a farmi il solletico non ci torno.”

“Sembra sicuro.” azzardò Eva guardandosi intorno.

Il posto le andava. Erano arrivati all’Eremo di Ronzano, vicino Bologna, sul far della sera, col sole che pennellava di rosa la basilica di San Luca sul colle vicino. Il fitto bosco di abeti, cipressi e querce riempiva l’aria di profumi balsamici e l’atmosfera dell’eremo era insolitamente priva di echi ultraterreni, demoniaci o angelici che fossero. Erano entrati nell’Eremo in gruppo compatto, con Vlad che faceva risuonare arrogante i tacchi sulle antiche pietre del sagrato.

“Ridimmi perché non ti riduci in polvere calpestando questo sacro suolo benedetto.” ordinò Eva fissando corrucciata lo sguardo su Vlad.

“Motivi storici. Fortuna per voi che mi sono applicato alle lezioni di teologia.” informò Vlad con aria di superiorità.

“Che bambino.” sospirò Raf, quasi con affetto.

“Tu non c’eri, quindi sei solo invidioso. Il fatto è che questo Eremo è stato la sede di un famoso concilio intorno al 1400 quando qui vivevano i frati Gaudenti.”

“Gaudenti?” domandò scettica Eva “Non oso chiedere l’origine di questo nome.”

“Sempre la solita maliziosa. I frati appartenevano a un ordine cavalleresco… ma che importanza hanno le amenità umane? Qui si parla di roba seria per noi Ultraterreni, un concilio urbi et orbi di quel genere è più raro del passaggio di una cometa, ma visto che venne istituito, fu concesso l’accesso ai Demoni autorizzati.”

“Non mi dire: i sette Demoni Capitali, Lucy, Caius, Ellena e Sisar?” enumerò Eva depressa.

“Quasi: Lucy non si sprecò a venire” ricordò Vlad con aria sognante “Si stava sbattendo un minorenne cubano su una spiaggia... la capisco molto bene, anche se ai cubani preferisco decisamente i bahamensi. Fatto sta che in questo piccolo angolo di mondo avvenne il concilio che portò alla creazione dell’Anticamera al Nodo di Modena e da allora qui possono convivere Demoni strafighi e biondi Angeli pennuti senza che fastidiose orde infernali ne disturbino la concentrazione.”

“Quindi, se ho ben capito questo è suolo benedetto, quindi inaccessibile per le orde infernali… ma accessibile per te?” chiese Gino dubbioso.

“E per un’altra decina di Demoni non proprio insignificanti” aggiunse lugubremente Eva “Ma ho idea che dovremo accontentarci. Giusto?”

“Giusto!” canticchiò allegro Gino guardandosi intorno soddisfatto “Eva ammettilo: il rosso sarà anche un perfetto esempio di stronzo, ma non si può dire che non abbia ingegno!”

“L’hai detto, fratello” gorgogliò Vlad da quella che doveva essere la versione monastica di un divano, ovvero una severa panca di legno con gli angoli smussati dal tempo e dalle tarme “Eva, che fai ancora lì impalata? Vieni qui da zio Vlad a fare due chiacchiere…”

“Che soggetto” mormorò Lorella con una risatina tremula “Se non mi avesse terrorizzato a morte lo troverei quasi simpatico.”

Dopo quella pericolosa dichiarazione trottò alle spalle di Raf, come un fido cagnolino da compagnia: l’Arcangelo si guardava intorno con aria seria.

“Tutto ok?” chiese Eva titubante e Raf si affrettò a risponderle con un sorriso.

“Certamente. Voglio solo andare a ringraziare il responsabile dell’ordine dei servi di Maria…”

“Chi?” domandò Vlad arrogante.

“I proprietari attuali di questo posto” rispose l’Arcangelo paziente “Solo perché ti è concesso entrare non significa che la tua presenza sia automaticamente ben accetta.”

“Perché, la tua lo è?” chiese di rimando il Demone con aria strafottente.

“Vado io” si offrì Gino con gli occhi che luccicavano “Tra l’altro ho sentito di una collezione di armi dei preti giocosi…”

“Frati Gaudenti” lo corresse Raf “Non sono armi, ma spade benedette.”

“E io che ho detto?” si informò Gino trottando poi con decisione fuori dalla porta.

“Che bambino” gorgogliò Lorella materna “E’ meglio che vada a vedere cosa combina… quello è capace di voler giocare a fare Obi-Wan Kenobi con il priore.”

Raf annuì e Vlad approfittò della sua distrazione per tirargli in grembo una specie di sacchettino di pelle che l’Arcangelo placcò al volo.

“Cos’è?” chiese soppesandolo.

“Per il priore” gorgogliò il Demone facendo l’occhiolino “Ci ho già parlato anche io, in verità. Gli ho chiesto di procurarci un po’ di roba da mangiare e qualcosina da bere. In più magari ha bisogno di un incentivo per ospitarci.”

Raf arrossì violentemente tenendo il sacchettino lontano come se puzzasse.

“Non credo che l’ospitalità del priore sia in vendita.” dichiarò sferzante.

“Ma certo che lo è” ribatté Vlad appoggiandosi indolentemente alla panca: aveva la camicia slacciata fuori dai pantaloni, i capelli arruffati e l’aria così mortalmente sexy che Eva dovette girarsi dall’altra parte per non avere un capogiro “Non te l’hanno spiegato al corso di arpa celtica? Su questo Piano si compra di tutto, perché tutto ha un prezzo. Tutto, niente e nessuno esclusi.”

“Questo non è affatto vero.” reagì Raf con passione e Vlad lo canzonò con una grassa risata.

“Ti prego, Biancaneve, niente disquisizioni sui fondamenti teologici!” chiocciò infine dirigendosi verso il tavolo su cui i frati avevano fatto trovare borsine di plastica contenenti libagioni varie “Lasciami alle mie amene convinzioni… e al mio ottimo rhum giamaicano.”

“Al cosa?” chiese Eva sorpresa.

Vlad si girò verso di lei ostentando una bottiglia di Rhum con allegra perfidia.

“Rhum. Il caro priore, dicevamo… Ti preparo un mojito, Biancaneve? Sono piuttosto bravo come barman.”

“No grazie” rispose seccamente Raf sedendosi sulla panca lasciata libera da Vlad “Non mi sento a mio agio qui dentro. C’è… c’è odore di qualcosa di sbagliato.”

“Magari il rottweiler ha fatto un bisognino quando si è eccitato per le spade” suggerì Vlad riempiendo abilmente tre bicchieri di carta compresi nell’assortimento “Hai guardato di non avere qualcosa di molliccio ancorato sotto le suole?”

“Vlad” lo rimproverò debolmente Eva sedendosi accanto a Raf ma si interruppe quando lui le camminò incontro, sorrisetto mefistofelico e petto nudo in bella vista. Roba da provocare una paresi cerebrale, pensò Eva distogliendo rapidamente lo sguardo.

“Toh, Cenerella, bevi” suggerì Vlad magnanimo porgendo un bicchiere a Raf “Ci ho messo solo un goccio di rhum e tre quarti di Acqua Santa… dovrebbe piacerti.”

Raf era troppo buono per rifiutare: in silenzio, Vlad offrì il secondo bicchiere a Eva e poi si sedette con indolenza tra di loro, costringendo Eva a migrare sulla sedia di fronte per non toccarlo.

“Tranquilla, scimmietta” sorrise Vlad con gli occhi scintillanti “Stranamente non ho intenzioni serie, al momento.”

“Eh, già.” ringhiò Eva, la quintessenza dello scetticismo.

“Davvero” si difese Vlad posando un braccio sulle spalle di Raf con palese cameratismo “Diglielo anche tu, Gretel: non è che Eva sia poi così tragicamente sexy da scatenare ogni santo secondo il desiderio carnale, vero?”

“Non saprei” rispose Raf bagnandosi appena le labbra dal bicchiere “Io sono un Arcangelo.”

“Ma non sei mica cieco e il senso estetico ce l’hai anche tu, grazie al cielo, o non avresti scelto come forma umana un viso e un corpo tanto piacevoli da guardare.”

Raf involontariamente arrossì sotto lo sguardo di palese ammirazione del Demone.

“Beh, ho scelto quello che ritenevo gli umani riconoscessero come proveniente dal Paradiso…”

“Amore mio, mica ti devi giustificare con me” sorrise Vlad con aria materna “Alcuni miei colleghi vengono su questo Piano prendendo forme pazzesche, che più ripugnanti non si può. Personalmente posso solo dire che condivido il tuo pensiero e cioè che se qualcuno ti deve per forza guardare, allora perché non fargli vedere qualcosa di bello. Infatti anche la mia forma umana non è male, no?”

Raf si trovò costretto a studiare la figura di Vlad mollemente seduta sulla panca: i suoi occhi celesti risalirono incerti lungo le gambe inguainate in jeans aderenti, scivolarono sul petto armonioso e glabro, si incepparono sulle onde scomposte di capelli rossi che lambivano le spalle e sfuggirono al sorriso saputo e malizioso che aveva incurvato le belle labbra del Demone.

“No.” rispose infine con voce vagamente incrinata bevendo un lungo sorso dal bicchiere.

Eva aveva assistito al brusco cambio di temperatura dello sguardo di Raf con stupefatta costernazione: era la prima volta che vedeva Raf anche solo vagamente confuso… e non era stata lei a confonderlo, ma Vlad. Senza tra l’altro fare niente di niente! Qualcosa di bruciante e improvviso le agitò lo stomaco e non ci volle molto a riconoscerlo come un misto di umiliazione e invidia.

“Perché invece di parlare di estetica e nuovi tagli di capelli non cerchiamo un modo per affrontare le due orde infernali che vogliono uccidermi?” chiese con voce metallica puntando il naso per aria “So che così facendo vi distraggo dal vostro intimo salotto, ma visto che siete i miei Tutori, magari potreste sforzarvi di trovare una soluzione, tra un complimento e l’altro.”

Raf assunse un’aria colpevole mentre Vlad si limitò a sogghignare e con la mano posata sulle spalle di Raf pigramente iniziò ad arrotolare una ciocca di fini capelli biondi sull’indice: l’Arcangelo sembrò indeciso se alzarsi e fare l’ennesima figura da fesso o rimanere e subire quell’innocente giochetto. Rimase, ma i suoi occhi azzurri sembrarono appannarsi leggermente.

“Oh, ma che puzza di invidia che avevano le tue parole!” cinguettò irriverente Vlad come se non stesse facendo niente di male “Via, non essere gelosa: sai bene quanto ti trovi gradevole, affascinante e bellissima.”

“Sto aspettando quel suggerimento.” avvisò seccamente Eva, ma lo sguardo rapido e rovente di Vlad… non le era affatto indifferente, constatò frustrata.

“Non mi viene in mente niente che non sia altamente pericoloso” sospirò Raf che sembrava sempre più svaporato e mite del solito “Mi dispiace, Eva.”

“La mia mente invece è una vera e propria fucina di idee.” annunciò Vlad di ottimo umore, ma non sembrava affatto pensare alle orde infernali… la sue dita eleganti giocherellavano con le ciocche ai lati delle orecchie di Raf e il loro tocco leggero era una lenta e deliziosa tortura persino per Eva che stava solo a guardare.

“Dovremmo valutare… sì, dovremmo valutare le cose più in generale” sentenziò Eva guardando altrove con la voce vagamente rauca “Non fermarci solo alle orde infernali. Alfredo è morto…”

“Non deve essere stato facile farlo fuori” ammise Vlad “Era terribilmente in gamba.”

“Lo sai che sono morti anche Paolo e Sandra?”

Vlad inarcò le sopracciglia senza smettere di carezzare i capelli di Raf.

“I Mezzi che ti insegnavano civilizzazione da piccola? Me li ricordo: due emeriti coglioni, se mi permetti. Mi stupisce che fossero ancora vivi.”

“Li ha uccisi un Demone tirapiedi di Cornelia, un certo Mulo: lo conosci?”

“Lo conoscevo” rispose Vlad con un sorriso “Dopo che l’hai mandato nel Girone dei dimenticati, però, non si fa più vedere molto in giro. Perché li ha uccisi?”

“E che ne so? Dovresti dirlo tu a me. Non è forse vero che sei tu, o supremo amministratore del Nodo, ad autorizzare omicidi e violenze varie nel tuo distretto?”

“Figurati se leggo davvero tutte le scartoffie che mi fanno firmare” sorrise Vlad affabile “Evidentemente Cornelia aveva i suoi buoni motivi.”

“Cornelia? Non il Mulo?”

“Ma và. Quello nemmeno si trovava il culo con entrambe le mani se non era Cornelia a dirgli che ce lo aveva dietro.”

Uno strano senso di freddo avvolse il cuore confuso di Eva.

“Raf? Paolo e Sandra sono saliti in cielo?”

“Come? Oh, sì” rispose l’Arcangelo, ancora distratto dalla mano di Vlad amichevolmente sul collo “Non ancora nei Cori Angelici, naturalmente, ma ci arriveranno. Hanno fatto una fine davvero da martiri.”

Un’idea balenò rapidamente nella mente di Eva.

“Non potremmo parlare con loro per chiedere come sono andate le cose?” propose d’un fiato.

“Temo di no” rispose Raf dispiaciuto “La memoria terrena viene pulita, quando si sale in cielo: sennò, sai che marea di richieste di intercessione per i parenti?”

“Merda” mugugnò Eva imbronciata “Eppure, adesso che mi viene in mente… quel coglione del Mulo ha detto qualcosa, prima di schiattare.”

“Che cosa?”

Eva si sforzò di ricordare, massaggiandosi le tempie.

“Quando gli ho nominato Paolo e Sandra… non sembrava un Demone impazzito. Ne ho visti parecchi di quella risma e sono quasi ridicoli tanto sono sciroccati. Ma il Mulo no: lui ha detto… ha detto che voleva parlare con Cornelia perché lui aveva solo fatto il suo dovere.”

“Quindi stai dicendo che Cornelia ha fatto uccidere Paolo e Sandra?” chiese Vlad incuriosito “E di grazia, perché lo avrebbe fatto?”

“E perché poi avrebbe chiesto a te di uccidere il Mulo?” aggiunse Raf perplesso.

Eva scosse la testa scoraggiata: più cercavano di sbrogliare la faccenda e più quella si ingarbugliava. L’unica cosa certa era che un sacco di persone intorno a lei ci stava rimettendo la pelle e quella considerazione la spaventava, nonostante la protezione di Raf e Vlad.

“Raf” mormorò odiandosi per il tono mellifluo della sua stessa voce “Non c’è proprio nessun modo di sapere qualcosa da Paolo o Sandra?”

Raf le rivolse un umido sguardo di scuse.

“Eva, io…”

“Sarebbe importante. Molto, molto importante.” 

Raf la fissò a lungo, gli occhi celesti turbati mentre Vlad non diceva niente, rimanendo con un sorrisetto da Monna Lisa stampato sulle labbra.

“Potrei sentire dagli addetti alla pulizia della memoria terrena” cedette infine l’Arcangelo distogliendo lo sguardo e alzandosi in piedi “A volte le anime da pulire dicono qualcosa che ritengono importante… magari…”

Senza pensarci due volte, Eva volò ad abbracciarlo.

“Grazie, Raf.” gli mormorò nell’orecchio con sincera gratitudine; sentì il corpo asciutto e tiepido di Raf tremare leggermente quando lei, non del tutto involontariamente, gli premette il seno contro il petto. Ma fu un attimo e poi l’Arcangelo la scostò da sé con un sorriso di scuse.

“E’ meglio che vada” disse, e nei suoi occhi c’era quasi sollievo “Almeno questa volta c’è Vlad a proteggerti… non farti ritrovare tutta da ricucire come l’altra volta, capito?”

Eva annuì tenendo le mani dietro la schiena come una scolaretta: lasciò che Vlad la fissasse con aria derisoria mentre Raf frusciava via, emettendo sempre più luce fino a sparire in uno scintillio splendente.

“Beh?” chiese poi stizzita quando vide che Vlad sogghignava “Che hai da fare quella faccia?”

“Sarebbe importante” la scimmiottò lui sbattendo lezioso le ciglia “E scusa se mi struscio tutta come una gatta, ma sai, vorrei che il concetto fosse chiaro…”

Era così irresistibilmente somigliante che Eva non poté trattenere un sorriso: nonostante questo gli mollò una fiacca sberla che Vlad restituì ridendo, gli occhi scintillanti di malizia.

“Non ho fatto niente di male.” si difese Eva alzando il mento.

“Amore mio, so che non lo fai apposta” replicò Vlad “Ma sono lo stesso ammirato da come lavora il Demone che c’è in te: con discrezione, ma con assoluta efficacia. D’altronde può solo venirti facile circuire qualcuno, con quegli occhi… ”

Eva deglutì in piena confusione quando sentì il cuore accelerare e riempirsi di metallo rovente.

“Comunque io non faccio affatto la gatta.” borbottò senza molta convinzione.

“Miao.”

“Dico sul serio, Vlad: smettila di prendermi in giro.”

“Ffffttt.”

Eva fece per dargli un’altra sberla, ma Vlad le bloccò la mano a mezz’aria: era un contatto del tutto innocente, stavano quasi ridendo e non erano mai stati meno guardinghi l’uno in presenza dell’altro… o forse successe proprio per quello, valutò Eva in un lampo di scaltra comprensione. Comunque fosse, d’un tratto qualcosa di potente scattò tra loro, qualcosa di così palese e inevitabile che fu come essere d’improvviso sommersi da una frana.

Lo voglio.” pensò Eva con determinazione elementare, come se pensasse “respiro”: voleva Vlad, voleva essere toccata da lui, avvinghiata, rapita… lo voleva con una tale intensità che rimase immobile in quella consapevolezza. Intuendo in un lampo il suo smarrimento, Vlad l’attirò verso di sé, con decisione ma non bruscamente.

“Lasciami.” disse automaticamente Eva quando lui le circondò la vita con un braccio, ma aveva abbassato troppo la guardia e non aveva nessuna voglia, in realtà, che lui la lasciasse andare.

“Stavolta no, scimmietta” rispose infatti Vlad e prima che lei potesse pensare a una protesta l’aveva trascinata con sé sulla panca e le aveva posato le labbra sulla tempia, la voce divenuta improvvisamente bassa e rauca di desiderio “Questa volta non ce la posso proprio fare a lasciarti.”

Allarmata, Eva cercò di tirarsi su da quella posizione compromettente, stesa sopra a Vlad, ma lui non glielo permise: le sue labbra calde e asciutte le scivolarono lungo lo zigomo, la sua lingua guizzò umida nell’orecchio e un milione di brividi incontrollati le scivolò lungo la schiena quando il suo corpo snello le aderì addosso come una seconda pelle.

“Vlad…”

“Stai zitta.”

“E’ pericoloso… non posso, non devo…”

Non poteva. Non doveva. Una parte di sé sapeva che sarebbe successo qualcosa di enormemente sbagliato. Ma lo stesso, lo stesso, lo stesso…

“Non dire niente” le intimò lui rudemente con un soffio di voce, direttamente dentro l’orecchio “Non sarò stronzo e non scatenerò un grammo del mio potere… non farò niente che tu non voglia, ma lasciati toccare… lasciati assaggiare, o ti giuro che impazzisco del tutto…”

Eva boccheggiò, ma non riuscì in nessun modo a rispondere: lui le mordicchiò il collo e la clavicola senza farle male ma con una passione repressa che Eva sentì entrare nel sangue e contaminarla come un veleno. Gli artigliò il petto facendolo gemere leggermente, assolutamente incapace di alzarsi e di allontanarsi.

“Vlad” singhiozzò quasi contro la sua guancia che era liscia, serica come quella di un bambino: il desiderio di baciarlo d’improvviso era diventato insopportabile e rovente come la sete nel deserto “Ti prego, Vlad, no.”

“Un bacio solo” sussurrò lui con le labbra a un niente dalla sua bocca “Ho così voglia di te che mi strapperei via la pelle se solo… potessi baciarti… una volta…”

Non finì nemmeno di dirlo che lo stava già facendo.

*          *          *

La bocca di Eva era già socchiusa perché alla fine inconsciamente lo sapeva, lo aveva sempre saputo che sarebbe successo: quando realizzò che Vlad la stava davvero baciando una scarica di potenza incontrollata le attraversò il corpo da parte a parte, dal cervello ai talloni, spaccandole quasi il cuore in due e lasciandole i nervi scoperti e tremanti. Vlad la baciò con rozza brama e consumata perizia, con lentezza e impellenza, la baciò già sapendo che nessuno mai l’aveva baciata così e che nessuno mai avrebbe fatto altrettanto in futuro; perché Vlad era il Demone Capitale della Lussuria e nessuno sapeva baciare come lui. Lui, che avendo avuto accesso alla sua bocca sapeva bene di essere a un passo dal suo cuore. Anche Eva lo sapeva e lo stesso non poté fare a meno di rispondere al bacio, sciogliendosi sotto il tocco rude e imperioso delle sue labbra, delle sue dita che le bloccavano la nuca e le premevano alla base della schiena. Si lasciò invadere dal suo desiderio, per una volta in perfetta discesa, senza freni: lo accolse con un abbandono feroce, assaporando e mordendo, sentendosi per un attimo libera da sé stessa come non lo era mai stata.

Colse il rotto mormorio incomprensibile della bocca di Vlad che le mordicchiava il mento, le succhiava il labbro: si arrese stupefatta al proprio stesso istinto che la spinse a fare altrettanto, chiedendosi con vago risentimento come facessero le labbra di un Demone a essere così saporite e morbide.

Poi qualcosa, non seppe nemmeno lei cosa, la strappò dalle braccia di Vlad e la riportò in piedi: la sua essenza di Angelo, forse, o l’ultimo brandello di raziocinio… un miracolo divino. Qualcosa di esterno, constatò con orrore, che non era più dentro di lei. Nel suo cuore, in realtà, c’era solo un nodo pulsante di desiderio che strillava impazzito di tornare da lui, di baciarlo ancora e per sempre. Un respiro tremulo le uscì dai polmoni contratti e solo allora Eva si accorse di non aver mai respirato, di essere rimasta in apnea per tutto il tempo di quel bacio devastante… quei pochi secondi dove tutto era irrimediabilmente cambiato. Vlad era rimasto steso sulla panca, lo sguardo torbido e rapace, così invitante che Eva dovette chiudere gli occhi e strizzarli forte per non cadergli di nuovo addosso.

“Eva…” mormorò rauco e stranamente indifeso.

“No” gracidò lei, disgustata dalla debolezza del proprio tono “Non è successo niente.”

Era la balla più colossale che avesse mai detto. Vlad nel sentirla si rizzò a sedere e recuperò una parvenza della sua solita strafottenza.

“Niente?” si limitò a domandare, grondante scherno.

Eva non rispose: era palese che invece era successo tutto. Non aveva importanza che alla fine fosse stato solo un bacio, solo pochi secondi di abbandono. Nessuno aveva protestato, nessuno era morto, a parte loro due nessuno l’avrebbe mai addirittura saputo. Ma il precario equilibrio che reggeva il rapporto tra Eva e Vlad si era irrimediabilmente compromesso, e questo lo sapevano bene entrambi.

“Merda.” sibilò Eva rendendosi conto con orrore della gravità della cosa.

Aveva ceduto: era bastato un bacio e Vlad aveva vinto, dimostrandole che lui era semplicemente più forte di lei. Era bastato un bacio e lui le era entrato dentro, l’aveva contaminata come una scoria radioattiva e il bisogno di averlo ancora addosso stava diventando una sorta di malattia cronica, se non mortale. Era bastato un solo, maledetto bacio e lui l’aveva marchiata a fuoco come sua proprietà… forse per sempre. La portata di quello che era successo quasi riuscì a togliere di nuovo il respiro a Eva.

Tutto quel doloroso tumulto di pensieri dovette trasparirle dalla faccia perché le labbra umide di Vlad di stirarono in un piccolo sorriso che fece splendere il diamante sull’incisivo di abbagliante vittoria.

“Merda.” ripeté Eva e, misericordiosamente, sentì la rabbia sostituire gradatamente l’angoscia nel suo cuore.

Vlad, dal canto suo, si limitò ad accomodarsi meglio, stiracchiandosi indolente come un felino a riposo con gli occhi scintillanti di feroce esultanza.

“Sei mia.” disse solo a fior di labbra e per Eva fu come sentire un nodo scorsoio stringerle la gola.

“Niente affatto” reagì con violenza “Credi che solo per un bacio ti possa cadere ai piedi come una pera matura? Non ti sopravvalutare, per favore; e non sottovalutare me!”

Il discorso era proprio venuto bene, quasi convincente, ma non scalfì di un millimetro l’aria di serafica letizia di Vlad.

“Beh, scimmietta, era ora” le confidò invece sbattendo le ciglia “Intendiamoci, l’ho sempre saputo che saresti stata mia…”

“Col cazzo!”

“… dalla prima volta che ti ho vista, bambina e pestifera. Certo, c’era sempre di mezzo la checca alata che ti faceva sospirare coi suoi boccoli biondi, ma sapevo che dentro di te, ben nascosta, c’era la vera Eva…”

“Balle!”

“… quella stessa Eva libera e un po’ selvatica che mi ha baciato un minuto fa.”

Eva fece due passi indietro, incespicando.

“La vera Eva non ti ha baciato! La vera Eva… ti manda a fanculo!”

Vlad fece una breve risatina chioccia, così morbida che Eva dovette indietreggiare ancora per non farsene avvolgere.

“Non raccontiamoci balle” mormorò Vlad all’improvviso, smettendo di colpo di ridere “E’ tutta la vita che ti tieni incatenata. Solo mentre ti baciavo ti sei liberata… solo lì hai fatto davvero quello che volevi fare. E ti è piaciuto, non puoi negarlo!”

“Lo nego invece! E lo negherò sempre!”

Come se a lui importasse qualcosa.

“Tu mi appartieni adesso.” Concluse infatti Vlad in tono definitivo.

“No!”

“Mi appartieni e non c’entra il Triumviro o qualsiasi altra panzana tu voglia mettere fra me e te. Ti sei ostinata a credere di volere la Fata Turchina perché era più facile e perché sapevi che non avresti mai potuto averlo davvero. Ma adesso…”

Sollevò mollemente una mano e arcuò il dito indice, chiamandola: come tesa da fili invisibili, Eva si sentì trascinare verso di lui e ondeggiò disperatamente per resistere.

“No!”

Vlad rise di nuovo, facendo ricadere la mano sul petto e lasciandola ansimante e bruciante di umiliazione.

“Oh, amore mio!” gorgogliò perfidamente fissandola negli occhi “Sapessi quant’era che aspettavo questo momento! Quasi non mi sembra vero che potrei averti qui, in questo momento…”

Mosse di nuovo il dito ed Eva sentì fisicamente qualcosa che le accarezzava il braccio con lenta lussuria.

“… ma non voglio rovinare tutto, proprio adesso che sta cominciando a diventare divertente.”

Si alzò agilmente in piedi, rispettando la distanza tra loro due: Eva si odiò fulmineamente per la voglia dolorosa che aveva di allungare una mano e toccarlo e lottò con tutte le forze per resisterle. Ci riuscì, miracolosamente.

“Non è che tu sia davvero forte” le spiegò Vlad come intuendo la sua silenziosa lotta interna “E’ che non ci sto nemmeno provando. Aspetto che sia tu a chiedermi di toccarti. Perché lo sai che succederà, vero? Non potrai resistere a lungo. Verrai da me e mi chiederai… mi supplicherai di toccarti. Presto.”

Eva tremava, senza riuscire a fare nient’altro che fissarsi la punta dei piedi: si sentiva umiliata e ferita come se sanguinasse per davvero.

“Presto” ripeté Vlad con voce bassa e vellutata “Perché nemmeno io resisterò a lungo. Mi hai obbligato a giocare pesante e a lasciarti entrare molto più di quando avrei dovuto. Ma ne è valsa la pena.”

Le sfiorò una guancia con il pollice… o fu solo un’allucinazione? Eva continuava a guardarsi stordita la punta delle scarpe, ripetendo mentalmente le parole del Padre Nostro come un disco rotto. Parole disperate che arrivavano da un punto più lontano della Luna. Quasi a malincuore, Vlad si allontanò da lei con passo leggero, lasciandola miracolosamente libera di respirare.

“Ti aspetto, amore mio.” le disse solo prima di lasciare la stanza diretto verso le celle che i monaci avevano riservato per loro, ed Eva pensò che doveva essere impazzita del tutto perché il tono della sua voce le sembrò assurdamente sincero.

*          *          *

Eva passeggiava avanti e indietro nella stanza tutta sola già da paio d’ore, al buio: Gino e Lorella erano andati a letto esausti e Vlad misericordiosamente se ne stava buono buono nella sua cella. Quando una debole luce illuminò un angolo della stanza Eva si bloccò sul posto: Raf stava tornando, pensò con un improvviso balzo al cuore.

In realtà non aveva voglia di incontrare l’Arcangelo: aveva il sacro terrore che lui potesse leggerle in faccia quello che era successo… o peggio ancora, che la percepisse guasta e contaminata come si sentiva in realtà. Quando lo vide comparire davanti alla panca, le belle ali bianche ancora visibili e l’aura azzurrata e splendente che lo faceva brillare come una gemma, quasi scoppiò in un pianto desolato.

“Eva.” la chiamò lui aprendo le braccia ed Eva si tuffò a peso morto, lasciando che una parte di Paradiso entrasse in lei con insolito abbandono.

“Ehi, tutto bene?” le chiese Raf premuroso, intuendo nell’abbraccio l’inconsueta partecipazione.

Eva respirò il suo profumo puro, sentendosi ogni secondo meno malata e più tranquilla.

“Sì… no… non lo so.” rispose infine posando la testa sul suo petto.

“Vlad ti ha fatto arrabbiare?”

A sentire il suo nome, Eva quasi ebbe un sobbalzo: chiuse gli occhi e strofinò ancora più pesantemente il viso sul petto di Raf.

“E’ cattivo” rispose con infantile convinzione “E’ tanto cattivo e io… sono davvero felice di rivederti. Prometti che non mi lascerai mai più.”

Erano le stesse cose che gli diceva quando aveva dodici anni: Raf sorrise e le accarezzò la testa dolcemente.

“Lo sai che Vlad non può farti niente che tu non voglia” la consolò materno “Per quanto possa sembrarti terribile e potente, se tu chiudi gli occhi e dici di no, lui è obbligato a rispettare il tuo volere.”

“Già, il mio volere.” mormorò Eva amaramente: proprio lì stava il problema, visto che il suo volere ultimamente contemplava il completo e totale contatto fisico con Vlad.

“Non vuoi sapere cos’ho scoperto in Paradiso?” le chiese Raf con premura: Eva si strinse a lui ancora più forte.

“No, se devo lasciarti.”

Raf sorrise di nuovo vagamente più debole ma non la scostò.

“Purtroppo non ho belle notizie: Paolo e Sandra sono stati ripuliti a dovere e non si ricordano niente che non sia pace e luce divina.”

Eva sospirò delusa, ma non era affatto sorpresa: sapeva che le procedure in Paradiso erano sempre rispettate e estremamente efficienti.

“Proprio niente, eh?”

“Niente. Ho parlato loro anche di te e ovviamente ti mandano tutto il loro amore e la loro preghiera… anche se non hanno la più pallida idea di chi tu sia.”

“Pulizia o lobotomia?” borbottò Eva con la bocca premuta contro il petto di Raf.

“Come?”

“Niente. E dagli Angeli addetti alla pulizia della memoria…?”

“Lì ho avuto più fortuna” si animò Raf sorridendo radioso “Un paio di loro si ricordavano di Sandra. Poveretta, non era affatto un bello spettacolo. Il suo assassino, quel Mulo… aveva infierito su di lei con una cattiveria inaudita. Era tutta sconvolta, impazzita dall’orrore.”

Eva ricordò fuggevolmente la visione demoniaca di Vlad attaccato dai suoi colleghi Demoni capitali e rabbrividì suo malgrado.

“So cosa vuoi dire” ammise sinceramente “E capisco anche che a subire certe cose si può perdere la ragione. Ha detto qualcosa di importante prima di essere ripulita?”

“Sì e no” sospirò Raf perplesso “Strillava continuamente di lasciarla stare, di smetterla di torturarla… che lei non sapeva niente.”

Le orecchie di Eva si rizzarono guardinghe.

“Non sapeva niente di cosa?” domandò alzando il viso verso Raf “Il Mulo la stava interrogando?”

“Pare di sì” rispose Raf decidendosi a scostarsi da lei con un moto di incerto imbarazzo “Pare che sia proprio successo questo: il Mulo ha interrogato e torturato i due Mezzi fino alla morte.”

La notizia era così seria che Eva dovette staccarsi dal tiepido abbraccio di Raf per digerirla: un sospetto diaccio e molesto si fece strada lentamente, avallato da tanti piccoli frammenti insignificanti che trovavano così la loro giusta collocazione.

“Dimmi una cosa” mormorò con voce metallica “Gli Angeli sono riusciti a capire su che cosa il Mulo il stava interrogando?”

Raf sembrò incerto se allungare le braccia per abbracciarla ancora o rimanere immobile: propese per una via di mezzo e le prese la mano tenendola dolcemente fra le sue.

“Sì” rispose con voce dolente “Il Mulo stava chiedendo informazioni su di te.”

*          *          *

In fondo Eva lo sapeva già: troppe cose ronzavano intorno a lei perché anche quello non fosse un tassello dello stesso mosaico. Chi stava tessendo la sua tela di morte era partito da molto lontano e aveva smosso molte più acque di quante Eva avesse immaginato; ovviamente, quella consapevolezza non poté far altro che aumentare la sensazione di pericolo e di minaccia.

“Oh” sfiatò quindi, la faccia bianca e immobile come di gesso “Sembra che così si torni al nostro comune amico… lo scatenatore folle di orde infernali. O vogliamo chiamarlo il prode assassino di Mezzi innocenti? Non so proprio quale dei due ritenere più calzante.”

La presa di Raf sulla sua mano divenne ancora più solida e calda.

“Non pensare nemmeno per un secondo che Paolo e Sandra siano morti per colpa tua” le disse con assoluta sicurezza anticipando i suoi cupi pensieri di un soffio “Chi ha deciso di ucciderli in quella maniera barbara è così malvagio che non può esserci nemmeno un accenno di responsabilità tua. Voleva sapere di te. Voleva fare del male. Ha solo unito le due cose che sarebbero successe comunque.”

“Già.” commentò Eva con la bocca secca, ma anche sapendolo, anche ragionandoci sopra, lo stesso non poteva fare a meno di sentire il cuore dolere e invocare perdono.

“Quello che mi chiedo è cosa possa aver saputo il Mulo di me da Sandra e Paolo che non si sapesse già” meditò poi più pragmaticamente “Io non ho segreti… non più di qualunque Sanguemisto in circolazione, almeno.”

Di nuovo la presa di Raf si fece più solida e partecipe.

“E invece qualche segreto lo hai” mormorò sottovoce, quasi dispiaciuto “Ed è proprio quello che interessava il Mulo… e chi per lui, naturalmente.”

“Cosa?” chiese Eva sulla difensiva.

Raf fece una lunga pausa prima di parlare.

“Il Triumviro.” rispose infine con un sospiro dolente.

Anche quella confessione per Eva fu dolorosa ma non sorprendente: la consapevolezza della verità allignava infine sempre appena al di sotto della superficie, come se indipendentemente da tutto le sarebbe bastato un minimo sforzo per allungare una mano e coglierla.

“Il Triumviro” meditò pensierosa “Ma certo. Non se ne sente parlare per anni e anni, si fa dare per morto e sepolto dopo tutto il male e la merda che ha sparso in giro… e poi alla fine quello torna a galla come un cadavere marcescente.”

“Non so bene se offendermi o no” commentò Raf con una buffa smorfia sul viso “In fondo anche io faccio parte del Triumviro.”

“Tu sei l’unica parte che valeva la pena salvare.” rispose Eva con tranquilla convinzione.

La mano di Raf, calda e buona, le carezzò la guancia con affetto.

“No, non l’unica.” mormorò con altrettanta convinzione: Eva sbatté le ciglia e d’un tratto si sentì troppo debole per sostenere l’affetto fraterno che traspariva dagli occhi di Raf.

Distolse lo sguardo e fece per sedersi sulla panca: poi, ricordando cos’era successo lì sopra l’ultima volta, cambiò rotta e andò verso il tavolo fratino al centro della stanza.

“Mi sa che Sandra e Paolo non sapessero niente del Triumviro” disse poi con decisione “Quindi non credo che il Mulo e il suo datore di lavoro abbiano ricavato un granché dalla loro morte. A proposito, vogliamo dare un nome a questo fantomatico datore di lavoro o dobbiamo trovargli un soprannome un po’ più orecchiabile?”

“Perché no.”

“Avresti qualche nome in mente?”

Raf meditò a lungo.

“Sì” rispose infine freddamente “Cornelia.”

Eva annuì ma non sembrava così convinta.

“Diciamo che è un’ipotesi.”

“Non lo credi possibile?”

“Non lo so” ammise Eva scoraggiata, ingobbendo le spalle “Devo… devo pensarci su.”

Raf annuì e le lanciò un sorriso solidale.

“Vado a pregare con il priore” annunciò poi con voce morbida “E’ quasi l’ora dei vespri mattutini. Tu stai qui e riposati. Sempre che tu non voglia unirti a noi…”

Eva trattenne a stento una risata amara, ma non poteva mortificare Raf dopo l’impegno che ci aveva messo per trovare le ultime informazioni: gli sorrise quindi facendo di no con la testa e Raf trottò verso la vicina cappella; poco dopo Eva percepì il soporifero mormorio delle voci dei monaci in preghiera. In giro non si sentiva la presenza di Lorella: si sarebbe dovuto pensare che la ragazza stesse dormendo, ma chissà perché la cosa inquietò Eva più del dovuto.

“Lorella?” chiamò verso le celle nel corridoio buio, ma non troppo forte da farsi realmente sentire: non osava attirare l’attenzione di Vlad nella cella accanto a quella di Lorella, anche se il silenzio al di là della porta parlava chiaramente di solitudine.

Lorella molto probabilmente dormiva. E Vlad era solo. “Ti aspetto, amore mio.”

Con una specie di scatto epilettico, Eva si girò bruscamente verso un angolo buio del refettorio, immobile e in allerta come un predatore notturno. Non un alito, non un rumore veniva da quel punto, ma Eva continuò a fissarlo. Alla fine, dopo cinque minuti buoni di immobilità, uno sbuffò impaziente fece tremare il buio perfetto e una mano uscì dall’ombra, agitandosi elegantemente come una bandiera bianca di resa.

“Ok, ok, sono qui.” gorgogliò la voce di Lorella… quella cioè che aveva la stessa tonalità di quella di Lorella e che usciva dalla bocca di Lorella… ma che non era affatto la voce di Lorella.

“Esci.” intimò Eva con voce artica, la mano che già impugnava la Five-seveN e nel petto il cuore che rombava di dolorosa allerta.

Lorella era nascosta dietro un vecchio armadio dall’aria tarmata in un angolo buio: si avvicinò fluidamente, con una sorta di eleganza così poco caratteristica di Lorella che provocò in Eva una specie di vertigine.

“E’ vero, stavo origliando” sospirò la ragazza sorridendo magnanimamente “Vedere te e l’Arcangelo avvinghiati come Rossella O’Hara e Rhett Butler è stato davvero emozionante… mancavano solo i pop corn!”

Sorrise di nuovo e per Eva, che con il cuore di pietra la fissava senza muovere un muscolo, sembrò quasi di vedere un alieno con addosso la maschera di Lorella.

“Certo, mai come il film hard di te e Vlad su quella panca” aggiunse poi l’entità con la faccia di Lorella con aria complice “Solo un bacio, certo, ma accidenti, che signor bacio! Lo ammetto, per due minuti sono stata ufficialmente eccitata: ora capisco cosa voleva dire Vlad con i suoi discorsi sul piacere del voyerismo.”

“Avvicinati ancora.” le intimò Eva con rudezza.

La ragazza sorrise di nuovo affabile uscendo completamente dall’ombra: l’istinto di Eva per una volta lavorò egregiamente e in un lampo comprese chi fosse la figura altezzosa e altera che si avvicinava con passo elegante.

“Dal Nodo australiano a un eremo disperso nelle colline bolognesi” disse quindi, congratulandosi con se stessa per la morbida tranquillità della propria voce “Devo chiedere un autografo al Demone Capitale della superbia o mi posso limitare a tenerlo sotto tiro?”

Lorella inarcò un arrogante sopracciglio e sorrise, un sorriso che era un concentrato di esultante disprezzo.

“Intanto ti concedo il permesso di chiamarmi Amelia.” rispose condiscendente e si sedette indolente sulla panca.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE

 

 

 

 

 

 

 

Un po’ perché è Pasqua, un po’ perché mi avete lasciato delle recensioni così meravigliose che mi sono commossa, un po’ perché sembra che le cose si siano “stabilizzate” e molto perché ho finalmente trovato un po’ di tempo, aggiorno oggi il nuovo capitolo, sperando di farvi cosa gradita.

 

Un bacio pieno d’amore a:

Chamelion, sempre grazie infinite x i suggerimenti e l’attenzione, anche a te un bacio con lo schiocco, anzi mille!!!

Krisma, mio bocciolo in fiore, ogni recensione ti amo sempre di più, sposiamoci!!

White Shadow, accetto l’offerta di aggiustare la vita che non va, se ci riesci ti faccio anche la fattura fiscale… se lo vuoi ti cedo volentieri Etienne in cambio!!

Londonlilyt, mio stradorato fiorellino inglese, voglio anche io i norvegesiiiiii!!!!

MarzyPappy: tesoro mio, sapessi come sono fiera di te… manco fossi creatura mia, bella ricciolona!! Ti auguro che accada tutto di bello, te lo meriti, splendore!

Killer, ci sono poche parole x esprimere la grandezza dell’emozione che ha suscitato la tua recensione, ma grazie è davvero troppo poco… e se te ne dico un milione…?

Levsky, carissima! Grazie per il sostegno, mi raccomando, non mollarmi qui, eh!

Kyaelys, bentornata e grazie, grazie, grazie!!!!

 

 

  
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