Mi chiamo Christian. Christian Linke. Uno dei più infelici casi di omonimia possibili sulla faccia della Terra. [...] Oramai vivo per interposta persona, che strazio.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Disclaimer: con questo mio scritto, privo di scopo di lucro, non intendo assolutamente dare rappresentazione veritiera dei personaggi coinvolti, questo il motivo dell'etichetta OOC, perchè in particolare Christian Linke non lo conosco e non mi appartiene in alcun modo.
Nota: ho scritto questo testo munita di mappe della città di Amburgo, ma il risultato è scadente ugulamente.
Mi chiamo Christian. Christian Linke. Uno dei più infelici
casi di omonimia possibili sulla faccia della Terra. Dico questo
perché, oltre al danno del nome, c’è
pure una grossa beffa: ambito ad Amburgo, sono alto quasi un metro e
novanta, i miei occhi sono azzurro grigio, ho i capelli neri -ma
naturali(!)- e, soprattutto, suono il basso! Da un anno circa la mia
vita è diventata pressoché un inferno per le
troppe coincidenze, a causa tra l’altro della fissazione che
due mie care amiche hanno per i.. i..Panik? Nevada Tan?? O
Nevada-Panik?! Insomma, decidetevi!!
“Chris!! Guarda qui
– uno violento strattone al braccio mi spinge davanti alla
vetrina di un’edicola – cari, ma non vedi come vi
assomigliate?” domanda languidamente Lotte. Ecco, ci risiamo,
davanti agli occhi ho un mega poster dove al centro
c’è lui, Linke. “Ma guarda! Siamo quasi
fratelli!” commento ironicamente,
“Che bello avere il proprio personale Christian
Linke!!” esclama entusiasta Lotte attaccandosi al mio
braccio. Mi porto una mano al volto;
“Ehi, dove vai?” domando,
“Compro il poster, no?”, risponde con una certa
ovvietà nel tono lei.
Sì, come si può capire è una
situazione un pochino frustrante avere tante, troppe cose in comune con
qualcuno, un musicista che non apprezzi per niente, mentre le tue
amiche ne sono perse. Oramai vivo per interposta persona, che strazio.
Per fortuna non mi ha costretto con la forza ad entrare con lei in
edicola, c’è un po’ di coda, per cui ne
approfitto per accendermi una sigaretta, “Chissà
se quello fuma” mi scopro domandare, “Ehi
ehi!” scuoto la testa e faccio il primo tiro.
“Finalmente vi abbiamo trovati -una voce squillante mi coglie
alle spalle- per fortuna dovevamo trovarci da Starbucks!”;
povera Ada, lei è una molto rigorosa per gli appuntamenti.
Non faccio in tempo ad aprire la bocca che
“Adiiiii!! Guarda!! Ho preso il poster!!” esordisce
Lotte precipitandosi a passo deciso verso Ada,
“Grande!! Lo voglio anche io!” le risponde lei con
occhi trasognanti; io e Andreas guardandoci scuotiamo la testa. Passano
altri cinque minuti prima di poter andare il più lontano
possibile da qualsiasi fonte nevadica panikosa;
“Dai ragazze! Gli altri ci aspettano!” cerca di
incalzare Andreas, le due continuano a rimanere indietro rispetto a noi
perché troppo intente ad ammirare i loro amori.
“Oggi hai le prove?” mi domanda Lotte attaccandosi
al mio braccio,
“Sì, ma questa sera alle otto”
“Uffi, è troppo tardi, i miei non mi lasciano
andare fino alla sala prova al buio..” e sbuffa.
Qualche
fermata della metropolitana e ci ricongiungiamo agli altri nostri amici
nel cuore della città, nella zona dell’Elba. Il
pomeriggio passa piacevolmente, le ragazze hanno voglia di fare
shopping e noi ragazzi ci divertiamo a dare i nostri pareri scemi,
inutili e un po’ volgari sui capi che provano, o su alcuni
abiti appesi alle grucce. In giornate normali, staremmo sbadigliando
alla grande, ma oggi Lotte Ada e Becki sono particolarmente solari e si
divertono a stare allo scherzo. Di tanto in tanto io mi fumo una
paglia, sono l’unico fumatore nel mio gruppo; Lotte mi fa
compagnia ma lo fa solo per dirmi tutte le volte quello che
succederà ai miei polmoni se insisto, “Tanto io
non devo cantare” le rispondo sempre facendo spallucce. Lotte
è la più piccolina, ha solo diciassette anni,
mentre tutti noi abbiamo tra i diciannove e i ventuno anni; io per
inciso ne ho venti e non ventidue, come da poco l’altro
Linke! E sono certo che nei Panik Tan non ci sia nessun ’89.
Con mio grande rammarico, di quei tizi so più cose di quanto
vorrei.. Tutta colpa di Lotte e di Ada che dall’alto dei suoi
diciannove anni le da tremendamente corda! Se non volessi loro tutto il
bene che provo, probabilmente per come sono fatto, avrei già
litigato pesantemente con loro. Di mio, mi interesso solo delle persone
alle quali sono davvero legato, tutto il resto del mondo per me non
esiste, a dirla tutta mi infastidisce pure, per cui aria! Lotte poi
l’ho vista praticamente nascere, poco dopo che i suoi
genitori erano venuti ad abitare di fianco a casa mia è
venuta al mondo. Sono cresciuto con lei, quella piccola rossina dagli
occhi blu. E’ praticamente mia sorella, anzi, considero
più lei mia sorella che quelle pesti dei miei fratellini.
Loro però sono molto più piccoli di me..
“Quando avete una serata con il gruppo, Chris?”,
è Leo,
“Per ora niente... stiamo preparando dei pezzi
nuovi”
“Finalmente ti cimenterai pubblicamente in un growl degno di
Mikael Åkerfeldt??” ammicca sempre Leo, io sbuffo
“Mica vengo a rivelarti le nostre sorprese!”
rispondo.
“Per favore! – Esordisce Lotte – Ne ho
abbastanza di paurosi cavernicoli!”, ha una smorfia sulla
bocca,
“Su Lotte, torna ad ascoltare i Panik” dico
scherzosamente; lei di tutta risposta mi fa una linguaccia.
Ore 19:15, “Lotte, per me è tardi!
Andiamo!” e la prendo sotto braccio,
“Ok-ok! Ciao ragazzi!”, e ci congediamo. Sulla
metropolitana c’è stranamente poca gente, almeno
nel nostro vagone; guardo fuori del finestrino, ma vedo solo del gran
nero scorrere velocemente sotto ai miei occhi, mi viene in mente
Immigrant Song dei Led Zeppelin, e con la mano
sinistra
(perché io suono da mancino -alla facciaccia
dell’altro- e pure senza plettro!) mimo gli accordi del
basso. Lotte mi osserva un po’, ovviamente lei non capisce la
canzone che ho in testa, traffica un po’ nella sua borsa,
tira fuori il suo lettore mp3e mi infila un auricolare; già
tremo, dovrò sorbirmi l’ennesima panikonica
canzone. Purtroppo le conosco pure tutte. Una voce diversa dalle solite
due inizia a cantare accompagnata dal pianoforte
“Bè?” domando,
“Taci e ascolta!”, mi zittisce lei appoggiandosi
alla mia spalla, e si abbandona a questa dolce melodia, chiudendo gli
occhi. Giunge la nostra fermata.
“Canzone nuova?” domando io un po’
ironico,
“Come sei noioso Chris! – Sbuffa –
E’ Warum Nicht!!”, mi sorge il
dubbio che forse
dovrei conoscerla, “Per di più la canta
Linke!!”
“Aaahh!! Ma dai? Che piacere!!” la prendo in giro;
lei mi tira un pugno sulla spalla ridacchiando. Io sollevo gli occhi al
cielo e la accompagno davanti alla porta di casa sua.
Quando entro in casa mi rendo conto di quanto sia tardi, per cui mi
butto sotto la doccia e cerco di lavarmi alla velocità della
luce. Mi metto addosso i jeans che avevo anche prima, prendo la prima
maglietta e felpa che trovo, freneticamente recupero le chiavi di casa,
prendo il basso e mi getto verso la porta; il cellulare vibra: Su
Mtv
stanno intervistando i Panik!! Cavolo, Linke ha le labbra come le
tue!!. “Perché mai Lotte mi deve mandare
dei
messaggi così stupidi?!”, però me la
rido, lei è davvero convinta che sia un segno del destino
questo caso di omonimia. Io spero vivamente di no. E poi i miei capelli
sono leggermente ricci!
Sul rottame che sono solito indicare con bicicletta, tento di farmi
strada tra macchine e pedoni, per cercare di non arrivare troppo in
ritardo. Zona St. Pauli, gli altri ragazzi del mio gruppo sono
già tutti davanti alla sala prove, aspettando le mie chiavi.
Noi siamo i.. abbiamo un nome pressoché impronunciabile,
meglio lasciar perdere; facciamo progressive metal, ma non rinunciamo a
pezzi acustici di ispirazione varia. Lavoriamo insieme da tre anni,
nell’ambiente siamo abbastanza conosciuti, abbiamo anche
prodotto un album che ha ottenuto un certo successo. Speriamo di poter
raggiungere vertici alti con la nostra musica, e per questo spendiamo
molto tempo nel curare il suono, i testi.. a volte ci sembra di essere
ad un passo dal sogno, altre riportiamo violentemente i piedi a terra;
non abbiamo ancora avuto la fortuna dei Panik, e dire che viviamo nella
stessa città. Mentre mi perdo in questi pensieri, cercando
di sistemare il mio basso, il cellulare vibra nuovamente: Ho
visto il
tatuaggio che Linke ha sul braccio sinistro! Guarda che è
sottile, perché non ti scrivi Jaco Pastorius??,
scuoto la
testa, “Allora è proprio malata!!”.
Iniziano le prove.
Ore 22:45, abbiamo suonato abbastanza, in fretta smontiamo tutta
l’attrezzatura e usciamo dall’edificio; il
cellulare vibra ancora, ma questa volta è una chiamata,
Becki. Io e lei sulla fine della nostra storia non abbiamo mai trovato
un accordo. Siamo ancora appesi ad un filo, non abbiamo preso una
decisione, ci basta poco per tornare l’uno nelle braccia
dell’altro. Gli altri del gruppo capiscono e si avviano verso
casa, effettivamente ci sono le lezioni universitarie domani mattina.
Le parole scorrono dal mio cellulare a quello di Becki, frasi frasi, ma
in realtà non ci stiamo dicendo niente;
“Bene, allora buona notte!”
“Notte Becki!”, e riaggancio la chiamata. Sospiro,
mi avvicino alla bici, STUNC!, qualcosa mi ha urtato violentemente.
Sarà il solito ubriaco, questa è una zona buia e
mal frequentata. “Stai attento per favore!” gli
dico,
“Sì.. si scusami – un tipo strano tutto
tremolante mi risponde velocemente guardandosi freneticamente attorno
– scusami, eh!?”. E’ un tizio veramente
strano, affaticato dalla corsa che deve aver fatto con il fiatone che
ha, e in stato eccitato, forse ha bevuto davvero troppo. In lontananza
si sentono delle voci, lui spaventato si va a nascondere dietro un
angolo della parete della sala prove. Io lo guardo di traverso,
“Tutto ok?” domando, lui sbircia nella mia
direzione, un lampione gli illumina gli occhi chiari.
“Senti.. senti ancora quelle voci?”
“Quali voci? – Mi guardo attorno –Qui non
c’è nessuno, tranquillo! Ma ti senti
male?”, chissà con mi sto trovando a che fare.
“Ho paura che tornino a cercarmi” farfuglia, mentre
si avvicina a me;
“Cercati? Sei inseguito?” domando con certa
apprensione, temendo di essere di fronte ad un soggetto pericoloso. Lui
intanto mi è più vicino, i suoi lineamenti si
definiscono sempre di più.
“Sì, e ho molta paura!” spiega con il
sorriso alla bocca; io sbarro gli occhi. Spero di avere le
allucinazioni. Il ragazzo mi guarda a sua volta di traverso;
“Ora vomito” mugugno,
“Hai bevuto troppo pure tu?” domanda
scherzosamente. No. decido che non può essere possibile,
probabilmente tornato a casa, al posto di fare la doccia mi sono
buttato sul divano addormentandomi.
“Ci sei?” mi domanda, santo cielo non
può essere vero. Una smorfia segna il mio volto, il suo
sguardo si oscura. Guardo il cielo aprendo le braccia “Ma non
è possibile! Non puoi essere tu!” impreco. Lui si
guarda, quasi gli dispiace.
“Sei quello dei Panik?!” domando schifato.
Silenzio. Lui si guarda attorno, poi mi fissa,
“Non dire una parola di più” .
“Ah, io la dico eccome! – Esplodo –Hai
idea di tutti i problemi che mi hai causato tu con la tua
band??!” lo accuso, lui è interrogativo,
“E’ un incubo! Un continuo martellamento!! Panik
qui, Panik là, Nevada Tan così, Nevada Tan
cosà!”, gesticolo come un posseduto, in preda ad
una rabbia e una confusione tale da farmi perdere lucidità.
Lui mi guarda con la bocca aperta. Altre voci lontane; di colpo me lo
ritrovo accucciato dietro di me. Mi giro, “Certo che anche tu
non sei proprio a posto” gli faccio notare.
“Ti prego aiutami, devo scampare da quelle!” mi
implora,
“Quelle?”
“Sì! Fan!!”
“Fan??!”
“Sì… ero in un locale e mi sa di aver
bevuto troppo, ma delle ragazze devono avermi riconosciuto e hanno
iniziato a starmi addosso... – lo guardo – alcune
mi hanno fatto strane proposte!”, scoppio a ridere.
“Non ridere! E’ grave! Io non voglio toccarle
– spiega sincero – sono fan, non voglio
approfittare della situazione solo perché sono un
po’ unto.. aiutami!”. In questo momento non so se
scappare, accasciarmi a terra e ridere, chiamare Lotte e Ada oppure
aiutare il mio peggior nemico. Senza accorgermene apro la porta della
sala prove e lo faccio entrare. Si guarda attorno. “Come ti
chiami?”
“Pensi di essere così famoso da non doverti
presentare?” non resisto,
“Sai che sono dei Panik..” alzo gli occhi.
“Christian” mormoro,
“Sì! Sono io!”
“No, io!”, “Idiota” penso tra
me.
“Sono unto ma non abbastanza!” esclama,
“Non hai capito – prendo un respiro – io
mi chiamo Christian!”; lui ha un sorriso ebete,
“Anche io!!” esclama tutto contento.
“Ma va!? -dico ironicamente- Christian Linke”
“Allora sai proprio tutto di me!”, commenta
soddisfatto. Porto una mano davanti agli occhi,
“Mi chiamo Christian Linke!!!” sbotto. Linke assume
un’espressione vacua e tremendamente ebete,
“Mi stai prendendo in giro?” domanda sincero. Avrei
voglia di lanciargli un amplificatore addosso, lui, il suo gruppetto,
il suo stra maledetto basso, le sua labbra e il tatuaggio al braccio
sinistro! Tiro fuori dalla tasca il portafoglio e gli mostro la carta
d’identità. Lui è assolutamente senza
parole, ha gli occhi sgranati e la bocca aperta, mi guarda. Inizia a
ridacchiare e si accascia su di una poltroncina. Si passa una mano tra
i capelli poi torna a guardarmi,
“E’ una chitarra?”, chiede indicando la
custodia che ho alle spalle. “Bella roba! E’ un
bassista e non sa distinguere le custodie” penso tra me e me,
“Vabbè, è ubriaco” mi dico
sconsolato.
“Veramente è un basso” chiarisco. Le
braccia gli cadono sulle gambe, si sta rendendo conto anche lui della
situazione più che assurda. Con gli occhi vaga lungo le
pareti piene di poster, foto, scritte, disegni.
“Ti va di suonare?” mi propone, “Non
saprà farlo veramente” mi chiedo,
“D’accordo!”, senza rendermene conto
accetto. Mi tolgo la felpa e gli faccio cenno di entrare nel cubo
insonorizzato.
“Chi sono gli Angra?” domanda indicando la mia
maglietta,
“Immagino tu non conosca queste
semidivinità!” sbuffo,
“Scusami..” dice portandosi una mano dietro la
nuca, con gli occhi bassi. Dovrei cercare di calmarmi, ma ho
materializzato davanti a me il mio personalissimo incubo. Cosa farebbe
Lotte se fosse qui?
“Sono un gruppo metal brasiliano, ma non credo tu ti intenda
di metal”
“In effetti pochino” afferma,
“Ora non esistono più, ma ti consiglio
l’album Holy Land”
“Me ne ricorderò!” e mi fa
l’occhiolino. Attacco il basso e ci sediamo su due sedie
gialle, con le mani e gli occhi mi chiede lo strumento, io
semplicemente glielo porgo. “Se mi fai saltare una corda o
solo lo graffi ti strappo i capelli” penso, ma lui deve aver
letto il linguaggio dei miei occhi,
“Lo tratterò con cura” promette
sommessamente.
Le sue mani iniziano a fare i primi accordi, è bravino..
mentre suona canta pure, alcuni sono pezzi dei Panik, altre sono
canzoni inglesi, altri ancora pezzi che poi mi dice essere suoi. In
realtà è un bravo bassista, potrebbe far
risaltare di più il suo ruolo nel suo gruppo, ha delle belle
idee per i tapping.
“Tocca a te!” squittisce restituendomi il basso,
“Grazie”
“Mi fai sentire qualcosa di metal?” domanda con il
sorriso,
“Non sono bravo a cantare…”
“Non importa!”, e prende a fissarmi curioso.
Inizio. Silent dance with death / Everything in lost…
e
continuo per un pò.
“Wow! Cos’era??” domanda tutto
interessato. “Vedessi che faccia da cretino che ti
ritrovi…” sghignazzo,
“Era Demon of the fall, degli
Opeth…
conosci?” provo vanamente a domandare.
“…In realtà no” risponde a
mo’ di scusa, “Però hai un bellissimo
growl! Complimenti!”; “Sa pure
cos’è il growl!!”, Linke inizia a
conquistare punti.
Il cellulare inizia a vibrare nella mia tasca: Ma dove sei
finito? Tua
madre mi ha chiesto di te! Perché non rispondi alle
chiamate?!. “Chiamate? Che chiamate?!”,
controllo
la lista delle chiamate perse, i miei mi avevano cercato ben quattro
volte.
“Cazz!” esclamo, Linke mi fissa, “Sai che
sono le due di notte?”
“Ah si? …Mi stavo divertendo
però…”.
Usciamo dall’edificio e lo chiudo a chiave, lui è
appoggiato alla parete e guarda il cielo della notte. Io mi avvicino
alla mia bicicletta per aprirla, sento una botta amichevole sulla
spalla, mi volto per salutare, ma lui è già
sparito.
Note finali:
1-Mikael Åkerfeldt è la voce del gruppo death-metal Opeth, di cui viene anche citata la strofa di una canzone
2-gli Angra sono un altro gruppo metal, ora non più esistente
Kafee^^