Videogiochi > Undertale
Segui la storia  |      
Autore: TheOtakuLockedBelow    14/05/2016    7 recensioni
Frisk, una ragazzina di soli dieci anni, orfana e maltrattata dai suoi compagni, non avrebbe mai pensato che a causa di una sfida avrebbe trovato una nuova famiglia. Non pensava nemmeno che avrebbe rischiato di essere posseduta da una quasi demone e nemmeno che avrebbe portato una nuova speranza ad un intero popolo di mostri, né che avrebbe mai ricevuto particolari attenzioni da uno di loro, ma... be' questo è esattamente quello che le è successo.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Frisk, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1
 
Nell’ampia stanza dalle pareti dipinte di grigio, dove regnava un odore stagnante di disinfettante da ospedale e di muffa, un gruppetto di bambini giocava con una vecchia palla sporca, mentre un bambino dal viso lentigginoso piangeva tenendosi il ginocchio sbucciato e insanguinato e un ragazzino più grande rideva di lui, punzecchiandogli il braccio grassottello con un dito.
Due grossi individui, che nessuno avrebbe mai pensato fossero orfanelli di undici anni, erano seduti sul parquet scuro e ammuffito, ridendo sguaiatamente e strizzando gli occhietti piccoli e cattivi. Un innocuo coniglietto di peluche era il loro bersaglio: un innocente pupazzetto di pezza azzurra con un bottone solo a fargli da occhio, dato che l’altro era già stato scaraventato dall’altra parte della stanza, appartenente ad una altrettanto innocente bambina, sui dieci anni.
 
-Lasciatelo stare, per favore!- Frisk singhiozzò, cercando di tirarlo in salvo dalle grinfie dei bulli -Lasciatelo stare! Vi prego, me l’ha regalato la mamma!-.
 
Uno dei due ragazzacci si alzò, sovrastandola con la sua imponente ombra:-Oh, la stessa mammina che ti ha lasciata qui?- disse scuotendo la testa dai corti capelli dritti, con finta compassione -Se è davvero suo dovresti odiarlo... così, vedi- e con quelle parole gli strappò un orecchio, facendo fuoriuscire il cotone soffice che lo imbottiva.
 
-NO! Ti prego, Derek, ti prego!- Frisk era talmente disperata che si gettò in ginocchio di fronte a lui, le guanciotte tonde rigate di grosse lacrime.
 
Il ragazzo le rifilò un calcio nello stomaco, facendola piegare in due dal dolore e tossire violentemente. Frisk sentì il sapore salato e viscido del sangue risalirle alla gola. Poi la sollevò in braccio con sgarbo e la lasciò cadere a terra pesantemente:-Vola, piccola Frisk, vola- rideva lui -anche la mammina faceva così?-.
 
Frisk singhiozzava in silenzio, pregandolo con una vocina piccola piccola di smetterla perché le stava facendo male. Nell’urto batté violentemente la schiena e si lasciò sfuggire un gemito di dolore. Non riuscì ad alzarsi. Si sentì quasi soffocare in un senso di nausea. Si chiese se fosse possibile soffocare nel proprio vomito, per poi decidere che non era il momento adatto per farsi questo tipo di domande.
 
-Sai una cosa?- disse infine, dopo un paio di voli terminati con la rovinosa caduta della bambina al pavimento freddo, lasciandole cadere il peluche di fianco con noncuranza -La smetterò il giorno in cui troverai qualcuno in grado di farmi smettere. Vediamo... ecco quando ti troverai due mostri a farti da guardie del corpo capaci di spaventarmi... oh, giusto! Non esistono!- e si allontanò, mormorando una parolaccia con la “p” che suonava molto cruda pronunciata da uno di quell’età.
 
Frisk provò a tirarsi su, ma non ci riusciva. Sperò di non essersi rotta qualcosa, anche se la schiena e la caviglia le davano un cattivo presentimento riguardo alla sua incolumità. Tirò a sé il peluche, il piccolo Fluffy, e rimase lì stesa sul pavimento. “Tanto nessuno si accorgerà di me” pensò, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta a righe “Potrei anche andarmene e nessuno se ne accorgerebbe...”.
 
Non era una cosa da molti ragazzini della sua età, ma Frisk aveva imparato a maturare in fretta, dopo essere stata parcheggiata brutalmente sulla soglia di quella “casa dove starai bene con gli altri bambini, tesoro”, per citare le parole dei suoi genitori. Da sette anni ormai viveva lì e nessuno si era degnato di rivolgerle un’occhiata. Magari avrebbe passato lì la sua vita fino ai diciotto anni, rifletteva, poi sarebbe andata via, dove voleva. Avrebbe avuto una famiglia, una vera famiglia. Ma non c’era da sorprendersi che nessuno le rivolgesse un’occhiata.
Era una bambina fin troppo magra, ossuta, quasi denutrita ed era più bassa della media. La sua consumata maglietta blu non doveva fare proprio l’impressione migliore e il suo atteggiamento perennemente insicuro e fin troppo sensibile la rendeva un bersaglio facile per quei bulletti dei ragazzi più grandi, che non perdevano mai occasione per insultarla. Inoltre, con la guancia destra gonfia e livida, il taglio sulla tempia, quelli sulle braccia e le ammaccature sulle gambette esili non dovevano essere esattamente le caratteristiche che qualcuno vorrebbe vedere al primo incontro con la propria potenziale nuova figlioletta.
 
Non si rese conto del tempo che passò lì stesa a terra, ma quando un’anima buona, l’inserviente dell’orfanatrofio, la aiutò ad alzarsi, le disse che era ora di andare a letto. Quando Frisk si lasciò sfuggire un piccolo “ahi”, la giovane donna le chiese se andasse tutto bene. Le ci volle tutto il suo autocontrollo per non scoppiare in lacrime di nuovo. Se l’inserviente avesse saputo dei bulli li avrebbe di sicuro sgridati e avrebbe peggiorato la situazione. Perciò si limitò a scrollare le spalle e a dire che era soltanto molto stanca.
 
-Piccola- disse più tardi la donna, Jane, rimboccandole le coperte, dopo averla praticamente trascinata di peso nel lettino -Va tutto bene?-. Frisk annuì. La donna sospirò, poco convinta:-Sicura?-. Frisk annuì di nuovo.
 
Jane fece per alzarsi, ma si bloccò a metà dell’azione, come se avesse cambiato idea o si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di importante:-Frisk?- chiese, quasi ansiosa della risposta della più piccola -Hai bisogno di qualcosa?-.
 
Frisk rimase in silenzio per un attimo, studiando gli occhioni verdi di Jane. Aveva bisogno di qualcosa? Sì, ma non era qualcosa che lei avrebbe potuto darle. Lei voleva una famiglia, qualcuno che le volesse bene, qualcuno che la guardasse, la ascoltasse affermare “sto bene, sono solo stanca” e le dicesse “io non ti credo”. Qualcuno che le desse calore, affetto, un abbraccio. Già, com’era essere abbracciati? Non lo ricordava.
 
-Puoi raccontarmi una storia?- sussurrò, con la voce incrinata -S-solo u-un pochino...- si corresse poi, come pentita di quella richiesta.
 
-Certo- acconsentì l’altra -Cosa vuoi che ti racconti? Una fiaba? Tipo... che so...-.
 
-Undertale- la interruppe Frisk, quasi saltellando sul materasso -Per favore- aggiunse poi.
 
-Chissà perché non sono sorpresa, dato che me la chiedi soltanto da sempre...- Jane sorrise e si sedette sul bordo del piccolo letto e, sussurrando per non svegliare gli altri, iniziò a raccontare:-C’era una volta una bambina, molto buona, molto generosa e altruista, che abitava vicino ad un monte. A questo monte per la precisione- e indicò la possente sagoma del Monte Ebott dalla finestra -Questa bambina, durante una gita con la sua famiglia, fu curiosa di vedere cosa ci fosse in quel tunnel che sembrava portare fino al cuore della Terra, ma si sporse troppo... e cadde giù. Quando si risvegliò, si trovava stesa su un prato coperto di fiori gialli, alcuni erano anche appoggiati sulla sua testa, come una coroncina. All’iniziò era spaventata, ma quando riuscì a superare lo shock iniziale, si rese conto che una vocina stava chiamando il suo nome... sai dirmi chi era?-.
 
-Flowey il fiore- sussurrò la bambina, con una vocina assonnata e confusa.
 
-Esatto, Flowey. Sembrava molto amichevole, ma si rivelò essere un fiore davvero cattivo. Per fortuna, fu salvata da Toriel, la guardiana delle rovine. Lei era disposta a prendersi cura della piccola e la portò a casa con sé, guidando attraverso un viaggio pieno di strani incontri con rane parlanti di nome Froggit, un fantasma timido di nome Napstablook e altre creature bizzarre, ma gentili. Purtroppo, Toriel non poteva essere una famiglia per la bambina, che dopo un po’ di resistenza fu lasciata uscire dalle rovine, per trovarsi a Snowdin, la città del freddo e della neve-.
 
-Sans...- mormorò Frisk, come tra sé e sé.
 
-Lo so che è il tuo personaggio preferito, ora ci arrivo, piccola...- ma quando sentì un suono flebile, che assomigliava tanto ad uno sbadiglio soffocato, si rese conto che Frisk si era addormentata. Si alzò silenziosamente, per non svegliarla e le sussurrò la buonanotte.
 
Poi uscì, ignara di quello che stava per succedere. Non poteva certo sapere che quella bizzarra fiaba si sarebbe presto trasformata in realtà.
 
Angolo autrice
 
Buonciao a tutti, io sono TOLB e questo è il primo capitolo della mia prima e nuovissima fanfiction. Non ho mai scritto nulla prima (e in italiano ho 6), quindi non so bene come fare, ma se avete qualche consiglio, sono tutti bene accetti, comprese le critiche, purché siano costruttive e mi servano a migliorare. Ho paura che il capitolo possa essere troppo corto e la descrizione dei fatti troppo frettolosa, ma i prossimi saranno più lunghi, promesso!
Detto questo, vi lascio in attesa del prossimo capitolo che spero di pubblicare presto!
 
Una spupazzata e tanto amore (non quel tipo di amore, Flowey, quello vero) e alla prossima!
 
TOLB <3
 

 
 
 
                                  
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: TheOtakuLockedBelow