“No,
cara.”
Rispose Paura:” Siamo venuti…” Ma Rabbia
lo zittì con un pugno e si rivolse
alla palla:” Tu, chi sei?”
“Io
sono.”
Rispose con gli occhioni sgranati:” D-D- Delizia. Diciamo
più Gola.”
“E
come è che
niente sappiamo di te?” Chiese Rabbia, sempre più
sospettoso e con i pugni
nelle mani, che gli prudevano.
“Io
volevo
venire da voi.” Disse piagnucolando:” Ma poi Riley
doveva pensare all’hockey e
quindi sono stata scartata, che ci faceva una sportiva con una emozione
come
D-D-Delizia.”
Paura
si
rivolse, commosso, alla palla di pelo:” Ok, piccina, vieni
con noi e vedremo
che si potrà fare” – “Vero
Rabbia.”
A
Rabbia la
cosa non piaceva, ma doveva starci, se voleva riprendersi Eros e
rispose a
denti strette:” Va bene.”
Paura
riprese
a guardare la mappa e si diresse nella direzione indicata, ma Gola
pigolò:” No,
non di là. Seguitemi conosco una scorciatoia.”
Rabbia
e Paura
si diressero nella direzione indicata dalla palla di pelo.
“IO”
continuò
Rabbia:” continuo a non fidarmi.”
“E
allora che
vuoi fare?” Chiese Paura
“Dammi
la
mappa.” Disse:” Io devo andare dalla mia
Eros.”
“NO,
se non io
come torno:” Ribatte Paura.
“Scusate,
ma
se continuate così attirerete gli operatori.”
Pigolò la palla di pelo.
Un
lampo
sinistro illuminò gli occhi di Rabbia:” So cosa
fare.” E quindi si diresse vero
l’inizio del settore, in cerca di qualche operatore della
mente.
Li
trovò e con
voce euforica disse a Paura:” Posso avere Eros e vendetta
insieme.” E poi si
lanciò, ridendo follemente, contro gli operatori,
malmenandoli allegramente.
Undici
ce ne
vollero per poterlo fermare, ma alla fine anche Paura e Gola vennero
presi, in
quanto emozioni evase e fatte salire, in manette, sul treno in
direzione del
Subconscio.
“Visto.”
Disse tutto euforico, e
con un occhio pesto, Rabbia: “Eros stiamo
arrivando.”
“Si,
ma c’era bisogno di
coinvolgere anche noi.” Rispose Rabbia, anche lui tutto
acciaccato.
“Non
fare l’ipocrita.” Disse
Rabbia: “Che ti sei divertito pure tu.”
Paura
sorrise e rispose,
ripensando al fato che aveva pestato i piedi a qualcuno di
quelli:” Si, dai, è
stato divertente.”
“Divertente?”
pigolò lamentosa la
palla rosa:” Che c’è di divertente di
viaggiare verso il Subconscio.”
I
due stavano ancora ridendo e
risposero in coro:” Sei ancora troppo piccola per
capire.” E continuarono a ridere.
Gli
occhi di Gola divennero di
ghiaccio e poi si gonfiò tutta, lamentandosi:”
Sono grande anche io”
“Si,
certo.” Dissero,
asciugandosi le lacrime per il troppo ridere.
Siccome
non si trattava di un
percorso breve, si decise che ci si sarebbe riposati a turni.
“Io
dico.” Pigolò con dolcezza:”
Io dico che voi riposate e io faccio la guardia.”
“No.”
Gridò Rabbia, guardandola
con gli occhi fiammeggianti e battendo i pugni contro il legno del
vagone,
facendo rimbombare l’interno del vagone.
“Ok.”
Disse Paura, cercando di
calmarlo:” Io e Dolcezza…”
“D-D-Delizia.” Corresse lei.
“Si,
scusa.” Riprese Paura:”
Quindi, visto che tu hai malmenato gli operatori e sei il
più stanco, io e
Delizia faremo la guardia.”
E
cosi fu, ma mentre rimaneva in
attesa del cambio, il lento e cullante rollio del treno
cominciò a pesare sui
suoi occhi e Paura, in uno stato di dormiveglia, sentì una
voce calda e dolce
che gli parlava:” Paura, di cosa hai paura? Sei sicuro di
essere utile? Sei
sicuro che Rabbia ti consideri utile o e solo la mappa che vuole? Pensa
solo ad
Eros, l’amico tu. E se ti lasciasse? Infondo è
stato facile arrivare, il
difficile e andarsene. Che farà allora Rabbia, chi
sceglierà di aiutare? Eh,
eh, chi? Chieditelo.”
Paura
a quel punto si sveglio
completamente e istintivamente cercò la mappa, per poi
stringerla a sé, aveva
un cerchio alla testa e una bruttissima sensazione riguardo a Rabbia,
infondo
la voce non aveva tutti i torti, ci si poteva davvero fidare di lui?
Era
davvero suo amico?
Comunque
il suo turno era finito
e aveva bisogno di riposare e quindi, nonostante orami il Subconscio
era
visibile all’orizzonte, decise di svegliare Rabbia, ricevendo
immancabilmente
un pugno sul naso.
“Scusa.”
Borbottò Rabbia:”
Istinto.”
“FI,fi.
Gabido.” Rispose Paura, massaggiandosi
il naso.
“Turno
mio, adesso.” E concluse
dicendo:” Dammi la mappa.”
Gli
occhi di Paura si rabbuiarono
e disse sospettosamente:” Perché?
La
mappa è mia?”
Poi
sentì quella voce nella sua
testa:” Vedi, la vuole. Vuole scappare, vuole lasciarti, non
dargli la mappa.
Scapperà, se non ora, dopo, quando
l’avrà imparata.”
“Dammela.”
ripeté Rabbia:” Siamo
amici, occorre fidarsi l’uno dell’altro.”
Paura
ebbe un attimo di
esitazione e poi gliela dette, era meglio evitare storie, poi ci
avrebbe
pensato dopo a... a
cosa?
Così,
con la mappa in mano,
Rabbia si avviò nel suo angolo, con un occhio rivolto verso
l’esterno e uno
verso Gola, attese la loro fermata.
Anche
questa volta la voce dolce
e calda si fece sentire, rivolgendosi a Rabbia:” Mattoncino.
Sono io, la tua
coscienza.”
“Fuori
dalla mia testa.” Ruggì
mentalmente Rabbia.
“Ma
come non ti fidi di me? Se
non ti fidi di me, come ti fa a fidare del tuo compagno?”
“Non
sono affari tuoi.” Rispose
l’emozione:” Fuori dalla mia testa.”
“Non
puoi cacciarmi, io abito
qui.” Disse
“Che
vuoi?”
“Aiutarti.
Ricordarti che non
siete amici. Che lui è qui, perché lo ha voluto
Tristezza.”
“Fuori.”
– “Ho detto FUORI.”
“Che
permaloso. Che permaloso che
sei.” Continuò la voce:” Per questo non
hai amici. È per questo che sei solo,
nessuno ti vuol…” Mai con urlo di dolore si spense.
Rabbia
era arrivato al limite ed
era esploso, infiammandosi tutto e obbligando la voce ad uscire.
In
quell’istante anche Gola, che
si era addormentata, si svegliò con piccolo grido.
Paura
si svegliò per l’urlo e si
rivolse alla palla:” Che c’è piccola? Ti
ha dato fastidio Rabbia.”
“No.”
Pigolò piangendo:” Ho avuto
un incubo.”
“L’emozioni
non hanno sogni.”
Ringhio Rabbia scontroso.
“Se
non hanno sogni, perché
dovrebbero avere amici o amori?” Pigolò sorridente
“È
complicato, palletta.” Rispose
premuroso Paura.
In
quel momento il treno si fermò
e quattordici operatori, bastoni stordenti innastai, intimarono ai
passeggeri
di scendere e di seguirli e in quel momento a Rabbia parve di scorgere
una
piccola bruciatura sul corpo di Gola, ma poi pensò fosse un
effetto d’ombra.
Intanto,
nel mondo esterno, Riley
se ne stava seduta sulle gradinate del Arendelle Stadium, quello in cui
aveva
giocato tutte le sue partite in casa a fissare e pensare, ma con
freddezza e
senza alcuna emozione.
“È
peggio dell’ultima volta.”
Disse Tristezza.
“Già.”
Riprese Gioia.
Poi
Tristezza chiamò a sé
Disgusto e le bisbigliò:” Io sono certo di averla
chiusa la porta, quindi sei
stata tu a lasciarla aperta.”
“No.
Sono assolutamente sicura di
averla fatta scattare.” Rispose Disgusto.
E
torno la voce dolce e calda,
avvolgendo Gioia:” Che stai pensando Gioia? Disgusto ti ama?
Certo, ma non ti
dice tutto. Di che sta parlando con Tristezza, eh? Pensaci, nessuno si
fida di
te. Sei seccante e applichi regole, e gli altri non vogliono. Loro
vogliono il
caos. Tu cosa vuoi?”
A
quel punto Gioia scattò in
direzione delle due e disse:” Che fate? Di che
parlate?”
“Niente.”
Risposero entrambe.
“Ah,
niente.” Riprese Gioia, poi
afferrò Disgusto e le disse:” Che mi
nascondi?”
E
la voce di nuovo: “Disgusto,
fai disgusto. Ecco perché Gioia non ti ama, non si fida di
te. Sei sempre cosi
presuntuosa e antipatica.”
Disgusto
si lasciò prendere dalla
voce e rispose bruscamente:” Che fai, Gioia? Mi fai una
scenata di gelosia. Sei
proprio una bambina egoistica”
“Ma
come ti permetti.” Sbottò
Gioia:” Ma vedi tu, ti ho chiesto solo di che
parlavate.”
“E
io ti ho CHIESTO di farti i
fatti tuoi.” E poi se ne andò.
Nel
frattempo, mentre le due
litigavano, Tristezza notò un bagliore di sotto alla
consolle e si avvicinò per
vedere che fosse, scoprendo così un grumo nero sotto la
consolle, ma toccandolo
fu sbalzata indietro.
Nel
Subconscio Paura, Rabbia e
Gola vennero condotti nelle segrete per restarvici prigionieri e
intanto, la
voce si fece risentire, ma questa volta era fredda come una lama di
giacchio
lungo la schiena:” Ti avevo detto di sbarazzarti di uno dei
due.”
L’altra voce rispose mielosa:” Perdono, chiedo
perdono madre. È stato affatto
difficile, soprattutto quello rosso. Ma sono dei bocconi saporitissimi
e tutti
per te.”
E
innanzi ai tre apparve un
operatore vestito di nero, con una cartella in mano
“Benvenuti.
Io sono Gal-er” disse
la persona di fronte a loro:” Custode del Subconscio,
nominato dopo l’ultima
fuga. Se seguirete le regole, non succederà niente di male e
il vostro
soggiorno qui sarà lungo, fino alla fine, ma
piacevole.”
Fu
Paura ad avvertire un senso di
disgusto, misto a rabbia, nei confronti di quell’individuo e
faceva bene.
“Mia
signora, i prigionieri sono
qui.” Disse, in tono sussiegoso.
“Bene,
bene.” Rispose la voce, se
si poteva definire una voce, niente di conosciuto poteva avere quel
tono così
cavernoso.
A
Paura e Rabbia gelò il sangue
quando videro la cosa che aveva parlato: un cilindro olivastro di una
lunghezza
colossale, con un solo occhio nel mezzo del volto, due narici laterali
e tre
file di denti affilatissimi.
Intanto,
nel centro di comando, Tristezza
si riprese e vide quello che l’aveva atterrata: un blob
nauseabondo e nerastro
che stava avvolgendo l’intera consolle:” Ragazze,
ragazze.”
“Che
c’è?” Gridarono entrambe le
ragazze:” Non rompere, stiamo parlando.”
Visto
che non poteva contare sul
loro aiuto, Tristezza si diresse verso la libreria in cerca di
informazioni, ma
sembrava che nessun libro avesse informazioni su quel coso brutto.
“Emozioni
a 360 gradi. No.” Disse
Tristezza:” Cento sfumature di umore. No.
Lo Hobby. No. I
fratelli Karmellof.
No Il gusto vesta Prada. No Sangue e avena. No. Ecco forse questo Il
piccolo
Prince. No Kung Feud Piada. NO.” E così altri
venti libri e venti libri, alla
fine si ricordò che c’era un libro che Gioia
teneva in camera sua.
“Gioia.”
Gridò a quel punto:”
Gioia. Aiuto.”
“Che
c’è?” Rispose Gioia, uscì e
si accorse del coso brutto sulla consolle.
“Mi
serve Fix it with Felix.”
Disse Tristezza
Gioia
entrò nel suo angolo e lo
tirò fuori.
“Che
dice?” Chiese Tristezza.
“Eah,
che cosa è quello?” Chiese
disgustata Disgusto, che era uscita allarmata dal tramestio.
Gioia
lesse il libro e rispose
con la morte in voce:” Uno dei cuccioli di
Depressione.”
“Cosa?”
Dissero in coro le altre
due.
“Il
libro dice- Depressione-
Depressione e i suoi
cuccioli divorano la
mente della persona di cui si impossessano, fino alla totale apatia,
per
sconfiggerla serve un aiuto esterno, che non può arrivare se
il soggetto non
riconosca il suo stato e un aiuto interno, che deve essere dato da
tutte le
emozioni insieme.”
Se
Rabbia e Tristezza non fossero
tornati con Eros, sarebbe stata la fine.
“Vedrete,
sono già sulla via del
ritorno.” Disse Tristezza.
Ma
le due emozioni non erano
certo in una situazione facile, anzi erano nei guai ben oltre il collo.
“Ho
provato madre.” Disse Gola
pigolando verso quell’aborto olivastro, che scattò
rapidamente e la ingoiò,
facendo scivolare un rivolo nerastro dalle sue zanne.
“Delizia.”
Gridò Paura.
“Non
era Delizia, tonto.” Gli
gridò contro Rabbia:” Era uno dei suoi
cuccioli.” Poi si rivolse a
Depressione:” Dove è Eros?”
“È
qui.” E rivelò il corpo di
Eros, circondato da una dozzina di blob neri, che la stavano divorando
lentamente nello spirito.
“Eros.”
Gridò Rabbia e si
avvicinò a lei, colpendo poi i blob, mandandoli in cenere.
“Notevole,
notevole. Aveva
ragione il mio cucciolo.” Disse Depressione:” In
fondo la Rabbia è sempre una
buona emozione e quando ti avrò piegato.” Rise
sguaiatamente:” Sarà un piacere
divorarti di persona.”
Ma
Rabbia la ignorava e cercava
di risvegliare Eros:” Giuggiola. Ti prego
svegliati.”
Ma
Eros sembrava entrata in uno
stato catatonico e non rispondeva, cosi che Rabbia cadde disperato,
preda dello
sconforto: avevano fallito, aveva fallito.
“Lasciati
prendere.” Disse la
voce dolce e calda:” Ormai, è tardi. Troppo
tardi.”
“E
non pensi a me?” Disse Paura:”
Posso essere anche io pericoloso.” E sollevò i
pugni, nel gesto di voler
lottare, ma fu atterrato da uno dei bastoni stordenti e cadde a terra,
vedendo
Rabbia che veniva ingoiato da quei blob.
“Bravo,
arrenditi a me. È finita,
siete un treno che ha deragliato.” Disse, colma di gioia,
Depressione.
Un
treno? In quel momento Paura
ritrovò le forze e gridò verso Rabbia:
“Stai aspettando un treno, un treno che
ti porterà lontano. Sai dove speri questo treno ti porti, ma
non puoi averne la
certezza. Però non ha importanza, perché?"
Fu
come un fulmine, come acqua
che zampilla nel deserto in un vecchio fiume dissecato:”
Perché saremo
insieme.” Rispose Rabbia e, in uno sprizzare di fiamme,
incenerì in nerini.
“Eros.”
Gridò, correndo in
direzione di lei e schivando le staffilate elettriche:” Eros.
Stai aspettando
un treno, un treno che ti porterà lontano. Sai dove speri
questo treno ti
porti, ma non puoi averne la certezza. Però non ha
importanza, perché?"
“Perché?”
chiese lei atona.
“Perché
staremo insieme.” Rispose
gioviale Rabbia:” Te lo ricordi la nostra promessa?”
“Che
saremmo invecchiati
insieme.” Rispose Eros:” Oh, mattoncino mio.
“Aveva le lacrime agli occhi e in
quell’istante i nerini vennero distrutti.
“NO.”
Ruggì Depressione:”
Prendeteli.”
Mentre
gli operatori con Gal-er
cercavano di prenderli, Paura si rialzò in piedi e
disse:” Con rischi
indicibili e traversie innumerevoli io ho superato la strada per questo
castello
oltre la città dei Goblin, per riprendere il bambino che tu
hai rapito. La mia
volontà è forte come la tua e il mio regno
altrettanto grande. Non hai alcun
potere su di me!”
Depressione,
più che altro
infastidita, ruggì contro di lui, snudando le zanne e
sputazzando melma nera.
“Ok.”
Disse tremante Paura:” Hai
il potere di mettermi paura, molta paura. Ma
ora…GAMBE”
E
si lanciò a rotta di collo verso
la salita, con dietro la coppietta innamorata e gli operatori
soggiogati da
Depressione.
Ci
volle molto girare e rigirare
per sfuggire alle guardie, ma quando alla fine si poterono riposare, le
brutte
notizie non erano ancora finite.
“Ora.”
Disse Paura:” Credo che mi
dovresti dare la mappa.”
“…..”
“Che
c’è” Chiese Paura.
“Ecco,
io. Io temo di averla
distrutta.” Rispose Rabbia.
“Cosa?
Tu hai distrutto la
mappa.”
“Be,
non l’ho fatto apposta.”
Cercò di difendersi Rabbia:” è successo
sul treno, mentre cercavo di difendermi
da quella voce.”
“Quale
voce?” - “Dici forse
questa? Vi vedo, vi sento. La mia creatura ha fallito, ma siete
comunque
contaminati e io vi troverò e vi spezzerò e
avrò vinto.”
Fu
Eros ad intervenire:” Se ci
perdiamo d’animo, lei lo sentirà e ci
troverà.”
“Cosa?”
Borbottò Paura:” Siamo
senza mappa, ergo siamo persi. Persi del tutto.”
Ma
poi sentì la mano di Rabbia
sulla sua spalla, cosi calda e avvolgente, e pensò che
l’avrebbe pestato per
zittirlo e ricondurlo alla ragione, ma in realtà Rabbia gli
parlò:” Quando le
nostre amiche vennero qui, non sapevano come uscire e pure siamo qui
ora, tutti
noi.” E si avvicinò a Eros per baciarla.
“Si,
ma…” Mugugnò Paura:” Loro
avevano Bing Bong, e lui non c’è
più.”
“Ma
si.” Balzò in piedi Eros:”
Dobbiamo andare alla discarica dei ricordi. Al Baratro della
Memoria.”
“Si,
certo.” Soggiunse sarcastico
Paura:” Andiamo a finire nel unico posto da cui, certamente e
inesorabilmente,
non si torna.”
“Occorrerà
della corda.”
Soggiunse Rabbia
“E
dei chiodi d’alpinismo.” Fece
eco Eros
“E
delle lanterne.” Di nuovo
Rabbia
“E
qualche stuzzichino.” Disse
Eros
A
quel punto Paura gridò rivolto
alla coppia:” Finitela, dove li troviamo? Che viviamo nel
mondo dei sogni.”
E
alla coppia balenò l’idea:”
Cineproduzione Sogni.”
“No,
assolutamente no. È il posto
più sorvegliato e sicuramente ci aspetteranno per
farci…. Non so dire cosa.”
“Non
ti piace quando fanno così
vero?” Intervenne Rabbia.
“Chi,
cosi come?” Chiese Paura.
“Quando
si ritirano senza
motivo.” Continuò Rabbia, cercando di fare leva
sulla passione cinefila.
“C’è
sempre un motivo.” Aggiunse
Paura.
“Trappola”
“E
allora che si fa?”
“La
si fa scattare.”
E
poi risero, come vecchi amici,
al punto che Rabbia abbracciò, a sorpresa paura:”
Grazie, testone. Sei un vero
amico e scusa se certe volte ti do fastidio.”
Paura
non rispose, ma batte la
mano sulla spalla dell’altro.
“E
ora, in marcia amici.”
Aggiunse Eros.
Cineproduzione
Sogni era davvero
un sogno, ma con l’aggiunta di un muro fortificato da
torrette e filo spinato e
cavalli di Frisia.
“Scommetto
che quelli non sono
cavalli su cui scommettere.” Disse Paura.
“Stile
spacchiamo tutto o pure
stile pianificato.” Chiese Eros.
“IO
credo che me fa da esca e voi
prendete la robba.” Disse Rabbia
“Non
te lo permetto” Disse Eros:”
Ti ho perso una volta, non ti voglio perdere ancora.”
“E
invece si.” Ribatte Rabbia:”
Ce la posso fare.”
“Come
no?” Di rimando Eros
“Credo
che, purtroppo, abbia
ragione.” Rispose Paura:” È senza dubbio
l’idea migliore.” Poi si rivolse a
Rabbia:” Come credi di fare?”
“Stile
ti spiezzo in due.”
Rispose Rabbia.
E
cosi, mentre Paura e Eros si
avviavano alla ricerca di un passaggio dove entrare, Rabbia si
presentò diritto
e sicuro dinnanzi al portone principale.
“Notevole,
davvero notevole.”
Mormorò Paura, quando vide Rabbia atterrare due operatori,
afferrare il loro
bastoni elettrificati e lanciarsi come un kamikaze contro
un’altra trentina di
operatori.
“Si,
ma andiamo ora o non sarà
servito a niente.” Mormorò Eros
“Ancora
un po'?” Chiese Paura, ma
bastò un’occhiata di Eros per convincerlo che
sarebbe stato meglio non
provocarla.
Intanto
nel centro di controllo,
Disgusto, Gioia e Tristezza stavano cercando di proteggere i Ricordi
Base da
quegli orribili blob (perché nel mentre si erano
moltiplicati.) e Rabbia era
entrato a Cineproduzione Sogni, seguito a ruota dalle altre due
emozioni.
Però,
nonostante l’ingresso fosse
stato ostico, ora c’era troppa calma e questo disturbava
maggiormente Rabbia.
Ma
l’attesa era durata meno di
quanto si aspettasse, perché da ogni angolo sbucarono
operatori e avevano Paura
e Eros ammanettati e in prima fila Gal-er.
“Arrenditi
Rabbia, abbiamo i tuoi
amici.” Disse Gal-er freddamente:” Getta
l’arma e sottometti alla padrona.”
Rabbia
sollevò gli occhi al cielo
e vide delle ombre, sorrise e poi si rivolse a Paura:” Quando
il gioco si fa
duro…”
E
subito Paura rispose:” I duri
cominciano a giocare.”
“Esatto.”
Disse Rabbia
sorridendo, poi lanciò il suo bastone contro Paura
folgorandolo e si lanciò
contro un operatore stordendolo e disarmandolo.
“Andatevene.”
Urlò Gal-er:” Con lui me la vedo
io.” - “Un avversario degno, finalmente.”
Disse poi, mentre sguainava i
bastoni, rivolto a Rabbia.
“Prima che ti
faccia fuori.” Continuò Gal-er:”
Come hai capito che non era Paura.”
“Perché
la risposta corretta era
“io vorrei essere da un’altra parte.”
Concluse Rabbia, mentre si allentò il
nodo alla cravatta.
Poi
i due contendenti si
scrutarono a vicenda e, come ad un tacito segnale convenuto, si
scagliarono
l’uno contro l’altro.
Stoccata
su stoccata, parate e
finite e di nuovo colpi su colpi e poi ancora un volteggiare e un
crepitio e
colpi e contraccolpi, i due contendenti sembravano completamente
assorti in
quel mulinare di armi.
Per
un colpo ricevuto, l’uno
infliggeva un altro colpo all’altro e così via, di
colpo in colpo, ma nessuno
dei due sembrava cedere.
Poi
però, Gal-er disarmò Rabbia,
facendogli volare lontano il bastone, e sembrò passare in
vantaggio, ma, quel
momento di giubilo, portò ad un'istante di distrazione, di
cui Rabbia
approfittò.
Entrambi
erano rimasti con un
solo bastone e continuarono a lottare facendo seguire alle stoccate, le
finte e
alle finte, le stoccate.
Ma
alla fine, Rabbia riuscì a
disarmare il suo avversario, che, in ginocchio, sollevò il
braccio:” Ok, hai
vinto. Onore a te. Puoi andare.”
Rabbia
lo guardò sospetto, ma poi
si diresse verso l’uscita, in quel mentre Gal-er aveva
snudato gli artigli:”
Onore a te, guerriero rosso.” Poi si squarcio il ventre e si
lasciò morire.
Paura
e Eros, nel frattempo,
erano entrati e avevano trovato quello che cercavano.
Arrivare
al Baratro della
Memoria, Eros disse:” Scendete voi, io faccio di
guardia.”
“Vieni
anche tu.” Disse Rabbia,
prendendole le mani.
“Già,
posso farlo io, il palo.”
Ribatte Paura.
“No.”
Rispose Eros:” Ne tu, né
tu, ma io. Tu Paura sei pauroso, e potresti spaventarti, lasciandoci. E
tu
Rabbia hai troppa rabbia e rischieresti di farti notare e quindi di
farci
scoprire.”
Ma
nessuno dei due voleva
scendere, lasciando sola Eros e fu solo dopo una lunga, lunga ed
estenuante
trattativa, che si arresero.
Legarono,
quindi, un’estremità a
un bullone della ferrovia e poi si calarono silenziosamente nel
Baratro, e, per
fortuna, avevano con loro anche le torce, quelle buffe che si montano
sui
caschi da minatori, perché in quel luogo, regnava sovrana
l’oscurità.
“Dove
lo troviamo?” Chiese Paura.
“La
domanda giusta è “come lo
troviamo?” Ribatte Rabbia.:” Cioè,
è morto, non esiste più.
Quindi…?”
“Ah,
su questo non ci sono
problemi.” Rispose Paura, estraendo un martello e, con aria
saccente, disse:”
Vedi, un ricordo può essere rotto e il suo contenuto
riversato. È un’operazione
estremamente difficile e pericolosa, perché si rischia di
friggere la
mente. Ma qui siamo
nel Baratro e i
ricordi, rimarranno qui, senza pericoli di sorta.”
“Quindi,
ora cerchiamo ricordi
con Bing Bong?” Chiese Rabbia:” E se becchiamo,
ricordi negativi o pericolosi.”
“Che
cosa vuoi che troviamo, qui,
solo robaccia.” Ribatte
Paura, facendo
girare il martello in un atteggiamento da gran figo.
Ma
mentre Paura e Rabbia
cercavano ricordi con Bing Bong, sopra il tradimento si consumava.
“Sono
caduti nella trappola:”
Sogghignò Cell-et:” Cosi vendicherò mio
fratello.”
“Si.”
Rispose freddamente Eros
“Sei
stata brava.” Sogghignò la
voce:” Molto brava.”
“Ricordati
gli accordi.” Disse Eros.
“Si,
si.” Continuò la voce:” La
consolle è tua, facci quello che vuoi, quando io
avrò tutto nelle mie mani.”
Il
dolore mentale, che la voce
aveva inflitto a Eros, la fece vacillare.
“Questo
è per ricordarti, chi
comanda.” Concluse la voce.
Poi
Eros si avvicinò alla corda e
la tagliò, per poi andarsene, insieme agli operatori.
Fu
Rabbia ad accorgersi che la
corda stava, inesorabilmente, afflosciandosi, per poi cadere, inutile,
ai loro
piedi.
“Mi
dispiace, mattoncino:” Sentì.
“Eros,
perché” Disse Rabbia, ma
non ci fu risposta.
“Oh,
cazzerola.” Imprecò Paura:”
E ora come usciamo. Sapevo che era una pessima idea.”
“Io,
io, io. Io mi fidavo.”
Disse, con la voce rotta, Rabbia:” Perché
giuggiola?”
E
si sedette inerte, a ripetere
quella domanda, come un nastro rotto.
Paura
non se la senti di
disturbarlo e andò in cerca di ricordi in cui
c’era Bing Bong.
Eros,
intanto, era passata alla
seconda parte del tradimento, e si era, quindi, diretta, con gli
operatori,
alla sala della consolle.
Nel
Baratro, Paura cercava ancora
i ricordi, ma erano quasi tutti spenti e inutilizzabili e su Rabbia non
poteva
contare.
Disgusto,
Tristezza e Gioia
tentando di salvare i Ricordi Base, stavano vincendo, quando
arrivò Eros.
“Arrendetevi
ragazze.” Disse
Eros:” Lasciatevi vincere dalla Depressione” e
indicò gli operatori soggiogati.
Ma
prima che potesse procedere
oltre, Cell-et la stordì con il bastone.
Paura
lanciò un grido, aveva
trovato quello che cercava e corse a chiamare Rabbia, ma non fu una
cosa
facile.
“Andiamo,
amico.” Disse Paura:”
Ho trovato, vieni, prima che si spenga.”
“Non
ho voglia, lasciami stare.”
Rispose Rabbia
“La
verità è punto di vista.”
Bisbigliò Paura
“Che
vuoi dire?” Chiese Rabbia
“Vieni
e vedrai.” Disse Paura.
Lo
seguì muto e intanto, nella
sala controllo, Cell-et si era sbarazzato con abilità degli
operatori.
Camminare
in quel mare di
ricordi, però, non era facile e Paura sembrava essersi
perso, ma poi ritrovò il
martello che aveva messo come segnale.
“Dove
il ricordo da rompere?”
Chiese Rabbia
“Non
c’è nessun ricordo da
rompere” Rispose Paura:” I ricordi non si
rompono.”
“Cosa?”
Gridò Rabbia, generando
un eco nelle tenebre” E allora perché mi ha detto
così?”
“Faceva
parte del piano” Disse
Paura:” Ho incontrato Cell-et e insieme a
…”
Eros
in quel mentre si era ripreso
e disse:” Cell-et, amico mio, potevi mettere il bastone a
scossa moderate.” Poi
rivolta alle altre:” Oh, ciao ragazze. Problemi?”
Cell-et:”
Non c’è tempo da
perdere, Paura rischia di prenderle da Rabbia, se non mandiamo loro il
segnale.
Alla finestra.”
“Quindi
era un piano tuo e di
Eros:” Disse Rabbia
“Certo,
visto che ci si era
accorti che era impossibile trovare Bing Bong, abbiamo incontrato, per
caso e
per fortuna, Cell-et, e con lui abbiamo ideato questo piano.”
“Quindi
ora che si fa?” Chiese
Rabbia
Paura
schioccò le dita, come per
fare una magia, ma non successe niente.
Le
schioccò di nuovo, ma non
successe ancora niente e Rabbia stava montando su tutte le furie.
“Allora.”
Disse, facendo
scrocchiare le dita.
Paura
cominciava a sentire una certa
ansia, mista a vera fifa, e schioccò le dita di nuovo.
E
questa volta, finalmente, la
corda fu calata, con lo stupore di Rabbia.
Ma,
mentre i due erano intenti a
scalare, un urlo, sinistro e primordiale, rombò
nell’aria:” TRADIMENTO.” A cui
fece seguito, poi, un fracasso d’inferno e un tonfo
raggelante, che sollevò una
nube di polvere.
Da
quella nube emerse
Depressione, che in qualche modo aveva avuto sentore del tradimento.
Appena
vide il ciclopico vermone
olivastro, Cell-et attivò il suo bastone e disse:”
C’è da fare ammenda per le
colpe della mia famiglia, mentre io la distraggo, voi riattivate la
consolle.”
In
quel mentre arrivarono anche
Paura e Rabbia, e il primo, rivolto a Cell-et, disse:” Puoi
farmi un fare,
mentre ti butti a morte certa contro il coso brutto.”
“Si.” Disse Cell-et:” Dimmi.”
E
glielo disse, poi l’emozioni si
diressero verso la consolle per attivarla tutte insieme.
Il
mostrò ruggiva e sbatteva il
corpo con forza selvaggia, avvicinandosi sempre più alla
sala comando.
“È
a piena potenza.” Disse
l’operatore:” Andate avanti e non preoccupatevi per
me.” E poi si rivolse al
bestio:” Quanto a te, TU NON PUOI PASSARE.” E si
scagliò dalla finestra.
Fu,
purtroppo, un combattimento
breve, perché Cell-et, per quanto abile e veloce, fu
travoltò da Depressione e
mentre cercava di rialzarsi, finì decapitato con un morso.
Intanto
l’emozioni si erano
avvicinate alla consolle e l’avevano riattivata, in un
sprizzare di scintille e
crepiti, e fu inutile anche il tentativo di Depressione di
distruggerli, perché
l’energia era ritornata.
Così,
nel mondo esterno, tornò,
negli occhi di Riley, la luce, e lei corse a casa, incurante della
ferita, per
abbracciare suo marito e dirgli che voleva riprendersi la sua vita.
Tornata
a casa, disse:” Ti amo,
ti amo. Lo prometto tornò a fare fisioterapia
e…” ma questa parte fu più dura
“E
cosa?” Chiese il marito.
“E
voglio andare in terapia,
credo di soffrire di depressione…un pochino.”
Disse lei sorridendo.
In
qualche modo era guarita, ma
ora aveva bisogno di un percorso riabilitativo.
Fine…
più o meno, perché mancava
il momento spiegazioni.
Una
volta che fu tutto
rassettato, Rabbia chiese spiegazioni e fu Eros a darle:”
Questo è anche per te
Gioia.” Disse:” Cosi farai meno la
gelosa.”
Depressione
era sorta dopo
l’incidente di Riley e era cresciuta indisturbata, dopo aver
preso il controllo
degli operatori, mirava a distruggere l’emozioni per prendere
il controllo
indisturbata.
Eros
e Paura, avevano incontrato
Cell-et e con lui avevano progettato tutto il piano.
Cell-et,
era amico dell’emozioni,
perché era l’operatore che conosceva le loro
scappatelle.
L’unica
che non ne sapeva nulla
era Gioia, perché ritenuta la perfettina, che rispettava le
regole.
Alla
fine anche Gioia, ormai
scoperta la verità, fu coinvolta nelle scappatelle.
Riley
adotterà tre figli e vivrà
a lungo felice e contenta.
Ed eccoci alla fine, spero che vi sia piaciuta e
recensite, recensite e
recensite. Ringrazio ancora Padme83 per avermi ispirato.