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Autore: SaltVinegar    19/05/2016    13 recensioni
Harry/Louis || Malandrini!AU || HarryPotter!AU || Call!AU || Gryffindor!Harry, Slytherin!Louis || 3,5k
Harry e Louis sono finiti in punizione, e questa non è una novità. Non è una novità nemmeno il fatto che abbiano due specchi comunicanti per parlare tra loro perché il fatto è che non possono proprio starci l'uno senza l'altro, nemmeno per poche ore.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Okay, devo fare un paio di premesse.
Primo, non ho idea di come mi sia venuta in testa questa cosa.
Secondo, ringrazio tanto FMelodyCassiel per avermi betata.
Terzo, ringrazio tumblr nel quale ho trovato queste due magnifiche fan art che mi hanno dato quest’idea. Ovviamente è una Malandrini!AU, chi conosce Harry Potter saprà che James e Sirius avevano questi specchi comunicanti che usavano durante le punizioni per parlare tra di loro e quindi ecco. Gli specchi riflettono l’uno il volto dell’altro. Per quanto riguarda l’ambientazione, è ovviamente quella dei Malandrini e prima della guerra magica.
 
Uhm, penso di aver detto tutto. Ringrazio anticipatamente chiunque la leggerà. ♥

 

 

 

           



I was running, you were walking.
 

“Louis, ma tu sei sicuro che funzionerà?”
 
“Al 110%, Haz.”
 
Ovviamente non aveva funzionato perché, beh, Harry a quel punto altrimenti non si troverebbe nella Sala Trofei, a dover lucidare ogni singolo trofeo finché “non puoi pettinartici quegli assurdi ricci da femmina che ti ritrovi!”, gli aveva detto il custode, mastro Gazza. Che non avrebbe potuto usare la magia, poi, era ovviamente scontato. Harry avrebbe dovuto lavorare come i babbani, lui che come babbano non aveva mai fatto nulla, nella sua vita. Appoggia la schiena contro la parete alle sue spalle, lasciandosi scivolare a terra ed incrociando le caviglie; ha una mela tra le mani, con cui giocherella di tanto in tanto, annoiato. Non ha voglia di pulire quegli stupidi trofei, ha altro da fare; organizzare il prossimo scherzo a Nick-faccia da cavallo- Grimshaw, ad esempio, oppure chiedere a Liam di fargli copiare i suoi compiti di Pozioni perché, maledizione, ancora non si ricorda qual è l’esatta ricetta di una Pozione Corroborante.
 
La cravatta rossa ed oro gli stringe sul collo e corre ad allentarla, sbottonando i primi due bottoncini della camicia inamidata che indossa. Incrocia le caviglie davanti a lui, prende un morso della mela dalle mani e fruga nella borsa a tracolla alla ricerca di qualcosa che spera con tutto sé stesso di aver lasciato lì dentro.
 
Quando sente le dita spingere contro una superficie dura e fredda, sorride leggermente, trattenendo la mela con i denti e tirando fuori dalla borsa nera quel piccolo specchio. Ricorda come se fosse ieri il momento in cui lui e Louis l’avevano comprato; in un piccolo villaggio magico in Grecia, l’anno prima, durante il viaggio estivo che avevano fatto. Non c’erano solo loro due, ovviamente, Niall e Liam erano andati con loro per godersi a pieno l’ultima estate prima del settimo anno ad Hogwarts. Dopotutto, i Malandrini non si separavano mai, questo l’aveva imparato chiunque avesse attraversato i corridoi della Scuola di Magia e Stregoneria negli ultimi sei anni (e mezzo).
 
“Louis.” Il nome sussurrato a bassa voce tra le labbra risuona stranamente forte, all’interno della Sala Trofei completamente vuota. Harry prende un altro morso di mela, lo specchio appoggiato sulle gambe e il busto leggermente reclinato in avanti. Quando Louis compare all’interno dello specchio, i suoi capelli castani sono un po’ spettinati. Il ciuffo che di solito è retto da una buona dose di gel ricade scomposto sulla fronte candida, gli occhi azzurri sono leggermente arrossati, ha delle piccole borse sotto gli occhi e un accenno di barba, ma Harry non l’hai mai visto così bello.
 
Non si sorprende più di tanto perché, beh, per lui Louis è sempre bellissimo, e lo è sempre stato, sin dal primo giorno, quando erano capitati, per caso, nella stessa barca, al primo anno, per attraversare il Lago Nero. Harry aveva sperato anche di capitare nella sua stessa Casa ma, quando lui erano stato chiamato tra le file dei Grifondoro, Louis era andato dall’altra parte della Sala, nella schiera dei Serpeverde.
 
Non importava quanto chiunque, i primi giorni, avesse cercato di metterlo in guardia, come avessero provato a fargli capire a chiare lettere che i Serpeverde altro non erano che i seguaci di Voldemort, colui che di lì a breve sarebbe diventato il Mago Oscuro più temuto di tutti i tempi.
 
Harry si era innamorato, giorno dopo giorno, mentre quell’amicizia cresceva. Aveva visto Louis diventare il Capitano della squadra di Quidditch, l’aveva visto imparare incantesimi sempre nuovi e diversi, l’aveva visto difendersi dalle accuse di cui venivano tacciati tutti i Serpeverde ma mostrarsi orgoglioso di quello che era. Harry amava i piccoli nei sulla sua guancia sinistra o la piccola cicatrice sulla fronte, appena sopra al sopracciglio sinistro. Amava la forma strana della sue orecchie, il fatto che fosse piccolo di statura ma così tanto orgoglioso che se qualcuno provava a farglielo notare poteva anche beccarsi una fattura.
 
“Ehi, H. Dove ti hanno portato?”
 
“Sala dei Trofei. Tu?”
 
“Guferia.” Louis sbuffa, alza gli occhi al cielo e piega lo specchio; Harry può vedere la schiera di volatili della scuola e degli studenti, il vento che fa sbattere le assi contro la finestra e cacca di gufo, cacca di gufo ovunque.
 
“Ouch, ti è andata male.”
 
Louis ridacchia leggermente, dall’altra parte dello specchio.
 
“Ti sta bene, comunque.” Continua Harry sbadigliando leggermente, mentre prende un altro morso di mela.
 
“Perché?”
 
“Mister sono sicuro al 110% che funzionerà.”
 
“Beh, c’erano dei rischi.” Louis nasconde un sorriso dietro alla mano, ma Harry può vedere i suoi occhi incresparsi leggermente e lo sa, che il ragazzo sta sorridendo.
 
“Sì, in effetti c’erano dei rischi.”
 
“Voglio dire, stavamo entrando nell’ufficio di Gazza.”
 
“Di nuovo.” Aggiunge Harry, scuotendo leggermente la testa. “Liam e Niall?”
 
“Niall era in dormitorio a studiare quando sono andato a posare i libri. Liam non ne ho idea, penso in biblioteca.”
 
Harry sospira leggermente, la mela finita viene messa in un tovagliolo di carta e appoggiata a terra, vicino alla sua borsa a tracolla nera.
 
“Non ho voglia di pulire questa roba.”
 
“Potremmo vederci in segreto.”
 
Il cuore di Harry manca qualche battito, mentre si sente sorridere. “Non possiamo, Lou.”
 
“No, infatti, altrimenti ci sbattono fuori dalla scuola.”
 
“E sarebbe un peccato, a due mesi dalla fine.”
 
“Ti rendi conto, Haz? Stiamo per finire il settimo anno.”
 
Harry rimane in silenzio per quelli che sembrano minuti interi, ma che forse sono solo secondi. Le dita giocherellano contro la cornice elaborata dello specchio mentre stringe tra i denti il labbro inferiore.
 
“Ho paura.” Sussurra poco dopo.
 
Non è facile ammettere di avere paura, per Harry Styles. Perché è orgoglioso, testardo, caparbio, ma soprattutto coraggioso. Perché farebbe di tutto per mostrare di non aver paura di niente, ma Louis conosce ogni sua più piccola espressione, ed Harry sa perfettamente che il suo migliore amico aveva capito che qualcosa non andava, già dal primo giorno del settimo anno. Un sentimento che era aumentato quando le voci su Voldemort avevano cominciato a farsi sempre più insistenti, quando le fila dei Mangiamorte aumentavano, quando le stesse persone che si trovavano nel dormitorio di Louis non erano affidabili. Quando anche solo dire una parola di troppo poteva significare essere nel mirino.
 
“Lo so, Harry.” La risposta di Louis è poco più che un sussurro.
 
Harry scuote leggermente la testa, portando una mano ad intrecciarsi ai suoi capelli.
 
“Harry, ehi, Haz.”
 
Il riccio alza leggermente lo sguardo, andando a guardare Louis direttamente negli occhi; vorrebbe averlo lì, lasciarsi abbracciare, annusare il profumo dal suo collo distrattamente, senza farsi scoprire, perché Louis forse lo troverebbe strano. Vorrebbe stringere le mani sulla sua maglietta, vorrebbe sentirsi protetto e a casa, e invece è in punizione, in una Sala che gli ricorda tutti i suoi fallimenti, a parlare con il suo migliore amico di cui è innamorato da sette anni attraverso uno specchio comunicante. Sente le lacrime farsi prepotenti, ai lati degli occhi, e abbassa lo sguardo ancora una volta.
 
“Harry, è normale avere paura. E’ la paura a renderci vivi. Ehi, ti prego.” Il tono di voce di Louis è leggermente più forte, con una nota supplichevole. Lo sta pregando di non lasciarsi trasportare, ed Harry vorrebbe solamente parlargli, spiegargli quali sono le sue paure, quali sono davvero, ma Louis forse non capirebbe. “E’ normale avere paura, ma io non voglio che tu ne abbia mai.”
 
Harry alza leggermente lo sguardo, incontrando quello sicuro dell’altro ragazzo.
 
“Non devi avere paura finché ci sarò io, H, perché ti giuro che farei tutto il possibile per salvarti.”
 
Harry sente il cuore battere più forte, contro la gabbia toracica.
 
Non è nulla.
 
Non dovrebbe illudersi, perché Louis è protettivo, lo è sempre stato, soprattutto nei suoi confronti. Dovrebbe prendere le sue parole per quello che sono, per le parole di un migliore amico. Il problema è che è difficile, quando la speranza è così forte che basta una minima scintilla a riaccenderla. Quando la paura che tutto potrebbe finire tra un paio di mesi, o magari tra qualche anno, è così forte che non ti fa dormire la notte, ma ti fa osservare la tenda a baldacchino sopra al tuo letto con gli occhi sbarrati e il cuore che batte furiosamente forte.
 
“Darei la mia vita per te, Harry.”
 
“Non dirlo.” Harry stringe la cornice dello specchio con talmente tanta forza che potrebbe anche romperla. Deve asciugarsi, irritato, una lacrima che sta scendendo sulla sua guancia. Non ha idea del perché si senta in questo modo, non ha idea del perché abbia confessato tutto a Louis, ora, dopo essersi tenuto per mesi le sue paure per sé.
 
“Sapevo che c’era qualcosa che non andava.” E Louis sembra quasi leggerlo nella mente, da sempre, da quando la prima volta che si sono incontrati nel treno aveva preso l’ultima cioccorana ed Harry aveva guardato leggermente deluso il cesto ormai vuoto e Louis gli aveva detto ‘Possiamo condividere, ti va?’.
 
Louis gli legge nella mente da sempre, ma per Harry è sempre un colpo al cuore, un’emozione fortissima rendersi conto di come Louis lo capisca, lo accetti, di come Louis semplicemente lo ami.
 
“Non dire che daresti la tua vita per me.” E’ quello che dice Harry, mordendosi il labbro inferiore. “Non è quello che voglio sentire.”
 
“E’ quello che farei.” Louis alza leggermente il tono della voce. “Potremmo scappare. Potremmo fregarcene, andarcene, partire, magari nasconderci tra i babbani finché tutto questo non sarà finito.”
 
“Voldemort potrebbe non morire mai.”
 
“O magari potrebbe farlo, non puoi saperlo.” Ma il tono di Louis è un sussurro poco convinto.
 
“Quanti sono?” Chiede Harry con un nodo alla gola. Sono così giovani, ed hanno così poco tempo. Harry lo sa che dovrà confessarglielo, perché Louis gli sta dicendo di scappare, fuggire, e lui semplicemente non può farlo. “I Mangiamorte, quanti sono?”
 
Louis scuote leggermente la testa, si passa una mano sulla fronte e sospira. “Quasi tutti i Serpeverde. Tutti, tranne io e Niall. Forse anche un’altra persona, ma non ne sono sicuro.”
 
Harry sente il cuore stringersi leggermente, lo stomaco attorcigliarsi su se stesso e la nausea salire.
 
“Non si rendono conto, Harry.”
 
“Non puoi difenderli, Lou.”
 
“Non li sto difendendo. Ma a volte, se la scelta è tra fare la cosa giusta e la cosa facile, non tutti hanno abbastanza coraggio.”
 
“Non possiamo scappare.” Harry stringe le mani contro la cornice, mordendosi talmente tanto forte l’interno guancia che può quasi sentire il sapore del sangue.
 
“Potremmo.”
 
“Non lo farei mai, Louis. E’ anche nelle nostre mani. Il futuro dei maghi, il futuro dei Babbani. Il futuro del mondo intero è nelle mani di qualunque mago possa prendere la bacchetta e difenderci da Voldemort.”
 
“Non dire il suo nome, Harry.”
 
Harry sorride lievemente. “La paura di un nome non fa altro che incrementare la paura della cosa stessa.”
 
Louis risponde al suo sorriso, Harry lo vede rabbrividire leggermente a causa del vento che entra dalle finestre aperte della guferia.
 
“Lou, devo dirti una cosa.” Harry parla dopo un po’ di secondi durante i quali si è limitato a scrutare la figura del migliore amico dall’altro lato dello specchio.
 
“Cosa?” Lo sollecita Louis, tirando fuori dalla borsa una cioccorana. Harry sorride leggermente, perché sa che quelle sono le sue preferite, e quando la rana si agita leggermente sul palmo della sua mano, Louis la regge per le zampe giocandoci per un paio di secondi prima di staccarle letteralmente la testa a morsi.
 
“Silente mi ha chiesto di far parte dell’Ordine della Fenice.”
 
C’è silenzio, dopo quello. Louis alza la testa di scatto, la cioccorana dimenticata sul pavimento della guferia mentre scuote la testa leggermente. Sembra spaesato, confuso, e in qualche modo ferito, forse perché non gliel’ha detto prima.
 
“Hai accettato?”
 
“Non ancora.”
 
“Non puoi farlo, Harry.” Louis scuote la testa con più decisione, ora. “Vengo in Sala Trofei.”
 
Harry alza gli occhi al cielo e, prima che Louis possa fare qualunque cosa, prova a fermarlo. “Smettila, non ha senso che vieni qui, lo sai che Gazza controlla. Parliamo così.”
 
Louis combatte con se stesso, si morde il labbro inferiore ed Harry non può vederlo, ma sta stringendo i bordi dello specchio con tanta forza, mentre incrocia le caviglie a terra e sbuffa.
 
“Okay.” Cede alla fine il ragazzo dagli occhi azzurri. “Harry, ti prego, non farlo.”
 
“Lo sai che ho già deciso.”
 
Louis scuote la testa con più forza. “Senti, non è compito tuo, okay? Harry, ti prego, potresti morire.”
 
Harry si stringe leggermente nelle spalle. “Louis, a volte vale la pena di morire, per alcune cose.”
 
Louis alza la voce, ed Harry capta, dal movimento dello specchio, che si è anche alzato in piedi. “E a me non ci pensi, cazzo?”
 
Harry incassa il colpo, ma il cuore gli batte più forte, perché Louis non ha mai urlato contro nessuno, tantomeno contro di lui. Louis è più la persona che interiorizza, che se ti deve attaccare lo fa con battute sarcastiche, che ti colpiscono dove ti fa più male. Ma Harry non l’ha mai visto così fuori di sé come in quel momento. Lo specchio gli dà un leggero senso di nausea, per il fatto che Louis sta facendo avanti e indietro dalla guferia.
 
“Louis, puoi fermarti un attimo?”
 
“Vaffanculo Harry.”
 
“Lou…” Harry prova a ribattere debolmente, ma lo sa che Louis non capirà. Non capirà mai. Perché è la differenza sostanziale tra loro due, è il motivo per cui uno indossa i colori rosso oro e l’altro verde argento. Perché Harry è disposto a sacrificarsi per qualcosa di più grande, per persone che non conosce, Harry è sempre pronto a fare la cosa giusta. Harry è altruista, generoso, buono, forse anche troppo, mentre Louis è diverso; Louis darebbe la vita solo per persone che ama. Louis si nasconderebbe, se questo significasse sopravvivere, Louis è più furbo, forse anche più intelligente ed Harry lo capisce, capisce perché lo fa, ma non potrebbe mai fare lo stesso perché se c’è anche una sola possibilità per aiutare qualcuno, lui è pronto a coglierla al balzo.
 
“Tu vuoi andare a morire, Harry.” Il più piccolo si mette una mano tra i capelli, stringendoli forte tra le dita. “Come puoi aspettarti che mi stia bene, o che possa spronarti a farlo, o che possa accettarlo?” I suoi occhi azzurri sono leggermente rossi, con una vena di pazzia che Harry raramente gli ha visto indosso. “L’Ordine non è abbastanza organizzato! Io ascolto i loro discorsi, Harry, sono decine e decine di Mangiamorte, Giganti, Inferi. Vi uccideranno, ti uccideranno, non puoi farlo, Harry.”
 
“E’ la mia decisione, Lou.” Harry è risoluto, perché ama Louis, e vorrebbe che quell’espressione un po’ preoccupata, un po’ di pazzia, si trasformasse in quella serena che ha quasi sempre visto sul suo volto da sette anni a quella parte, quando era con lui. Ma Harry non può farsi mettere i piedi in testa perché, beh, è la sua vita. E’ la sua decisione. “Hai detto che a volte si deve scegliere tra la cosa giusta e la cosa facile, e io ho scelto.”
 
“Non…” Louis scuote la testa, con più forza ancora. I capelli lisci si agitano davanti alle sue iridi. “Non era riferito a te.” Ribatte, ma la voce è più bassa. “Non puoi lasciarmi, H.”
 
Harry non ha mai sentito quel tono nella sua voce. Non c’è rabbia, non c’è determinazione, non c’è nemmeno quella vena di ironia che normalmente lo contraddistingue. C’è solo tanto dolore e tanta preoccupazione, ed Harry si ritrova ad inumidirsi il labbro inferiore, perché non può sperare, è stupido farlo, ma Louis lo sta guardando con quello sguardo, e tutto quello che vede è Harry.
 
“Io ti amo.”
 
Harry è piuttosto sicuro che il suo cuore abbia smesso di battere per diversi secondi. E’ piuttosto sicuro di non ricordarsi come si respira, o di star ripetendo le parole di Louis come un mantra nella sua testa, perché non ci crede. E’ strano, è assurdo, è paradossale che Louis possa amarlo davvero.
 
Tiamo tiamo tiamo.
 
“Ti amo non so nemmeno da quanto tempo, Harry. Ti amo da quando hai fatto quel broncio perché avevano finito le cioccorane e ti ho proposto di condividere. Ti amo da quando mi hanno smistato in Serpeverde ma tu sei comunque tu e, nonostante tutti ti dicessero di starmi lontano, hai continuato ad essere mio amico. Ti amo da quando hai deciso che fossi bravo a Quidditch e mi hai aiutato ad allenarmi anche se lo odi, da quando mi hai aiutato con i compiti. E ti amo sempre, quando sei gentile con la gente del primo anno anche quando io vorrei solamente ucciderla, quando la gente mi guarda male o sparla di me alle mie spalle e tu mi ripeti sempre quanto io sia la migliore persona che conosci. Ti amo perché hai quelle fossette meravigliose e quegli occhi verdi e quei ricci nei quali vorrei infilare le mie mani sempre. Ti amo quando mi assecondi anche se le mie idee sono stupide e ti amo perché ti porti sempre dietro lo specchio comunicante, sapendo che io posso aver bisogno di te in qualsiasi momento.” Gli occhi di Louis hanno una nuova scintilla, perché Louis non piange mai, non si commuove, ma è così determinato che Harry sente il cuore riempirsi di qualcosa che non riconosce, forse è amore, o orgoglio, perché Louis lo ama, e glielo sta dicendo anche se non ha certezze.
 
Glielo sta dicendo perché la paura di perderlo è più grande della paura di essere rifiutato.
 
“E lo so che forse tu non mi ami, che per te sono solo un buon amico, magari il migliore, e che mi vuoi bene. Lo so che forse boh, ti faccio schifo, e magari sono troppo basso e le mie orecchie hanno una forma troppo strana, o forse ho i capelli troppo davanti al viso e mi vesto di merda, ma tu non puoi lasciarmi.”
 
Harry non è sicuro di riuscire a sopravvivere a tutto quello. Non credeva fosse possibile così tanta felicità, non in un periodo così buio. Sente gli occhi lucidi, il cuore che batte forte contro la gabbia toracica e si sente sorridere così tanto che non ha idea del perché non gli faccia ancora male la mascella. Si sente talmente libero e felice che potrebbe volare senza bisogno di salire su una scopa.
 
Louis gli ha detto che lo ama, che lo ha sempre fatto. Che lui è rimasto in ombra per anni ed anni pur amandolo a suo volta, perché non importa quanto lui sia Grifondoro, Louis è stato più coraggioso di lui. Perché Harry a quanto sembra non ha problemi a decidere di combattere contro il Mago Oscuro più famoso di tutti i tempi, ma ha tutte le paranoie del mondo quando si tratta di confessare i suoi sentimenti.
 
“Non potevo lasciarti rischiare perché ti amo.” Sussurra Louis dopo un po’ di secondi di silenzio, con quello sguardo sincero e disarmante e la voce che le sussurra quasi, quelle parole.
 
Ma Harry le sente così forte e così chiare che lo portano a chiedersi ancora perché sia così fortunato.
 
“Louis.”
 
“Harry, lo so che forse non avrei dovuto dirlo, ma non ci riuscivo più, capisci?”
 
“Lo so.” Ribatte Harry, alzandosi.
 
“Dove stai andando?”
 
“Sto venendo a baciarti.”
 
Louis trattiene il respiro, Harry lo sente distintamente. Ha gli occhi azzurri leggermente sgranati e un po’ di confusione nello sguardo.
 
“Cosa? Mi prendi per il culo?”
 
“Dio, Louis. E’ la cosa più stupida del mondo, perché cazzo abbiamo aspettato così tanto?”
 
“Che diavolo…” Harry guarda il suo migliore amico inarcare un sopracciglio, ed è solo dopo un po’ di secondi che Louis realizza le sue parole. C’è la consapevolezza nel suo sguardo. “Non ci credo.”
 
“Ti…”
 
Louis scuote la testa con forza. “Non dirlo. Voglio che tu me lo dica davanti agli occhi, così posso rendermi conto che non è un sogno.”
 
Harry ride leggermente. “Se Gazza ci becca ci uccide.”
 
“Lo so.”
 
Ma Harry vede camminare anche il ragazzo, perché lo specchio si sta muovendo. Il riccio deve osservare attentamente tutti i corridoi, ma non è nemmeno troppo cauto, perché è troppo impaziente.
 
Lo ama.
 
Louis lo ama e l’ha sempre amato e non importa quanto bui saranno i giorni a venire, perché il tempo sta cambiando, e la tempesta sta arrivando. Harry avrà sempre qualcuno da proteggere, qualcuno che lo protegga e qualcuno che lo ama.
 
Perché a volte, tra la scelta più giusta e quella più semplice, devi fare semplicemente quella che ti rende più felice.
 
 
 

 

  
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