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Autore: Sakurina    29/05/2016    7 recensioni
Dopo la devastante battaglia finale contro Papillon, Ladybug scompare nel nulla, lasciando Adrien nella disperazione.
Affranto, pentito e sconsolato, Adrien si trascina di giorno in giorno, finché un giorno Marinette torna a scuola.
Ma la situazione non è quella che Adrien si aspetta...
[Basically Adrinette]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPITRE 4.
 
Quel dolce torpore la avvolgeva in un caldo abbraccio, uno stato di benessere completo. Lì era al sicuro, lì era felice, lì andava tutto bene. Eppure lo sentiva arrivare, il momento del risveglio. Ma Marinette non voleva, e lottava con tutta se stessa contro il suo subconscio dormiente per impedirgli di risvegliarsi. Eppure, alla fine arrivò.
Nell’istante stesso in cui le sue palpebre si aprirono, quel conflitto interiore col suo io dormiente era svanito dalla sua memoria, come un alito di fumo. Spaesata, si guardò attorno: quella non era la sua stanza. Man mano che cercava di recuperare frammenti di memoria, Marinette si voltò leggermente per ritrovarsi a pochissimi centimetri di distanza dallo sguardo sorridente di Adrien che, sornione, la contemplava da chissà quanto tempo.
Marinette sobbalzò spaventata e saltò all’indietro, coprendosi con le coperte del futon: da quanto tempo Adrien la stava guardando? Aveva sbavato mentre dormiva? Aveva parlato nel sonno? E se invece avesse russato come un trombone? Non poteva davvero credere di aver dormito con Adrien. Aveva dormito con Adrien. Abbracciata a lui. Non riusciva ancora a crederci. Come aveva fatto a prendere sonno in una situazione come quella?
Adrien tentò di tirarsi su a sedere con aria spavalda, ma non appena la sua testa ebbe lasciato il cuscino, il ragazzo si lasciò ricadere sul futon, lasciandosi sfuggire un lamento sofferente e portandosi entrambe le mani alla testa.
“Oddio… ma cosa mi è successo… mi ha investito un camion?” si lamentò Adrien, coprendosi il volto con le mani.
Marinette fissava sbalordita il ragazzo sdraiato sul futon: aveva i capelli arruffati ed i vestiti tutti stropicciati, sembrava essere scampato a un uragano. Non sembrava il suo Adrien Agreste, quello sempre perfetto ed impeccabile, eppure era lui. La ragazza non poté fare a meno di sorridere. Del resto, l'aveva avvisato la sera prima:
 
“Adrien...” sussurrò Marinette, esitando un attimo prima di proseguire. "Domani ti pentirai di aver bevuto così tanto".
 
Per un attimo, tutto era svanito: quella giornata, il tradimento, Chat Noir… era solo Adrien, come un tempo. La ragazza si inginocchiò sorridendo e gli tese la mano.
“Coraggio, alzati… dopo un bel caffè ti passerà tutto!”
Adrien fece forza sul gomito e si tirò su, afferrando la mano della ragazza. Quel contatto fece sobbalzare Marinette: era la stretta di mano di Chat Noir, l’avrebbe riconosciuta ovunque. Le vennero improvvisamente in mente tutte le volte in cui Ladybug e Chat Noir si erano presi la mano, sempre e solo per aiutarsi, e d’istinto le venne da ritrarsi, pallida in volto.
“No, aspetta!” sobbalzò Adrien, non appena percepì la mano della ragazza scivolare via dalla propria.
Con agilità, il ragazzo strinse la manina minuta di Marinette e, d’istinto, se la portò al petto, stringendola nella propria.
“Scusami, scusami… non scappare ancora, ti prego…”
“Ecco, io…” tentennò lei, in difficoltà.
“Io ti prometto che troveremo la Fonte, la troverò io, e salverò Tikki, e tutto tornerà come prima, te lo giuro.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere, Adrien” sussurrò Marinette, abbassando lo sguardo, dispiaciuta. “Non abbiamo indizi su dove si trovi la Fonte.”
“Se è qualcosa di tanto importante per i kwami, allora ho un’idea di dove andare a cercare indizi” asserì lui, serio “mio padre è sempre stato ossessionato dai Miraculous, scommetto che nel suo studio possiamo trovare qualcosa di interessante.”
Man mano che parlava, gli occhi di Adrien si riempivano di una nuova luce: era davvero convinto di quello che stava dicendo, e più ci pensava, più si convinceva che fosse una buona idea.
“Forza, andiamo Marinette!” asserì il ragazzo, alzandosi con scatto felino dal futon dove fino a pochi minuti prima giaceva morente.
Prese la mano della ragazza e si precipitò di corsa fuori dalla casa del Maestro.
“Aspettami Adrien!” urlò Plagg, lanciandosi all’inseguimento del padrone.
“Divertitevi ragazzi!” li salutò il Maestro, sorseggiando con calma del the verde, seduto su un cuscino.
“Ma come maes—ahhhh Adrien, vai piano!” urlò Marinette, ma ormai era già giù dalle scale dell’edificio.

 

Quando mai aveva deciso di dare retta a Nino. Quando mai aveva deciso di lanciarsi fuori da quella casa senza prima aver bevuto un buon caffè. Adrien si appoggiò al vetro dell’autobus e fissò il suo riflesso nel finestrino: volto pallido, occhiaie, nausea galoppante.
Quando mai aveva deciso di fidarsi di Papillon…
La nausea si fece più forte.
Il ragazzo si alzò di scatto senza dire nulla, prese Marinette per un braccio e la trascinò giù dall’autobus non appena le porte si aprirono alla fermata seguente.
“Ma… casa tua è ancora lontana!” protestò la ragazza, fissando Adrien che, piegato sulla ginocchia, si impegnava a non rimettere tutto quello che aveva in corpo.
“Andiamo a piedi, ti prego…” si lagnò lui, sofferente.
Marinette incrociò le braccia, fissandolo perplessa - e nascondendo a fatica un'espressione divertita.
“Si può sapere cosa ti è preso? Ubriacarti a quella maniera con Nino? Non me lo sarei mai aspettata da te, Adrien…” sospirò la ragazza.
“Ma da Chat Noir sì, non è vero?” sorrise Adrien divertito, sollevandosi leggermente.
“Sì, in effetti da lui sì” sorrise Marinette. “Com’è possibile che tu e lui abbiate un carattere così…”
“Ehi, ferma, potrei farti la stessa domanda!” la interruppe Adrien, prendendo a camminare verso casa sua con le mani in tasca.
“Ehi, io non sono così diversa da Ladybug!” protestò Marinette, iniziando a seguirlo.
“Ah no?” ridacchiò Adrien “Mi sembrava che Ladybug fosse molto più spavalda di te!”
“Dietro ad una maschera siamo tutti più spavaldi. Non si devono fare i conti con le conseguenze nella vita reale” borbottò Marinette, seriamente.
“Hai ragione” asserì lui, pensieroso “Però una volta ogni tanto bisogna avere il coraggio di fare ciò che si vuole anche nella vita reale. Vieni, attraversiamo” così dicendo, Adrien afferrò la mano di Marinette e attraversò improvvisamente il semaforo alla loro sinistra.
“Dove andiamo?” domandò la ragazza, sorpresa, mentre guardava le ampie spalle di Adrien che, stringendole ancora la mano, camminava a passo spedito davanti a lei.
Da quella posizione, Marinette non poteva vedere che il viso di Adrien stava ricominciando ad acquistare colore: aveva girato in quella via solo per avere una scusa per prenderle la mano e la cosa lo imbarazzava profondamente. Alla faccia del ‘bisogna avere il coraggio di fare ciò che si vuole anche nella vita reale’, Adrien Agreste. Pensò lui, stringendo ancora più forte la mano della ragazza nella sua. La riconosceva: era proprio la mano della sua Ladybug.

 
 
Finalmente casa Agreste sbucò all’orizzonte. Finalmente, pensò Marinette, perché andare in giro mano nella mano con Adrien le aveva fatto un effetto sconvolgente. Era accalorata da impazzire, si sentiva il volto in fiamme e il cuore balzarle fuori dal petto. Non importava che Adrien e Chat Noir fossero la stessa persona: faceva ancora fatica ad unire il volto di Adrien a quello del suo compagno di avventure. Per ora, lui era ancora solo Adrien. E anche i suoi ormoni sembravano pensarla così.
Il cielo doveva aver ascoltato le sue preghiere perché, mentre i due camminavano silenziosamente mano nella mano, dei nuvoloni temporaleschi si erano ammassati sopra le loro teste. Un tuono rombò nel cielo e, come se fosse stato il colpo di pistola che dava inizio ad una gara, la pioggia prese a scrosciare immediatamente, con una potenza incredibile.
“Ma che problema abbiamo noi due con la pioggia?” sospirò Adrien, inzuppandosi all’istante.
“Non me lo dire” sospirò anche Marinette, fissando incredula la quantità di pioggia esagerata che stava cadendo dal cielo.
I due presero a correre verso la casa di Adrien, i cui cancelli si aprirono all'istante non appena lo videro rientrare.
I due ragazzi si chiusero il portone alla spalle, appoggiandosi contro e inzuppando di acqua tutto il pavimento intorno.
Plagg stava già per sgattaiolare fuori dalla camicia di Adrien per protestare, ma in quel momento Nathalie arrivò correndo.
"Adrien, santo cielo! Dove sei sparito?! Avevo chiamato anche la polizia!" Sospirò la segretaria, allarmata "Temevo che ti avessero rapito o che ti fosse accaduto qualcosa di terribile...!"
"Mi spiace Nathalie, sono andato ad una festa e si è fatto tardi, così mi sono addormentato a casa di Nino..." Si scusò Adrien, sentendosi davvero in colpa per lo spavento che aveva fatto prendere a Nathalie.
La donna sospirò sollevata e il suo sguardo freddo si posò su Marinette, la cui camicetta inzuppata era diventata trasparente, lasciando intravvedere un simpatico reggiseno bianco con pizzo e puntini neri.
"Forse dovreste andare a farvi una doccia e a cambiarvi con dei vestiti asciutti" la fulminò la segretaria.
Marinette seguì lo sguardo di Nathalie e, non appena si accorse della trasparenza, si coprì al volo, incrociando le braccia al petto.
Adrien sbirciò d'istinto, per poi scostare lo sguardo e grattarsi il capo imbarazzato.
"Ehm, vieni, andiamo in camera mia che c'è la doc..." Ma il ragazzo venne immediatamente sedato da Nathalie, che lo bloccò dividendo i due con un braccio.
"Marinette ha a disposizione la camera degli ospiti. Le farò asciugare i vestiti nel frattempo. Non c'è bisogno di creare situazioni ambigue e poco appropriate. Hai già combinato abbastanza guai per oggi." lo rimbeccò la segretaria, afferrando Marinette per le spalle e guidandola di forza verso la stanza degli ospiti.
La ragazza venne condotta in un'enorme camera da letto, arredata con uno stile minimal ma elegante, pareti bianche e parquet nero. Al centro della stanza, un letto matrimoniale molto semplice era ricoperto da lenzuola nere. Era una stanza molto impersonale e quello stile impeccabile non poté fare a meno di ricordarle la freddezza di carattere di Gabriel Agreste.
"Lasci pure gli abiti bagnati fuori dal bagno, provvederò a farglieli lavare e asciugare il più velocemente possibile" le disse Nathalie, richiudendosi la porta alle spalle, senza lasciarle modo di ribattere.
Marinette sospirò, ancora confusa da quella frenesia che l'aveva investita non appena aveva varcato la soglia di quella casa. Un brivido di freddo le risalì lungo la schiena, facendola starnutire, così decise di infilarsi nell'immenso bagno privato della stanza – che era grande quando il suo salotto e la sua cucina messe assieme. La ragazza lasciò gli abiti sul letto e poi si infilò nel bagno, per godersi il dolce tepore dell'acqua calda. La doccia la riscaldò completamente e la fece rilassare: nel frattempo, Marinette cercava di fare chiarezza nei suoi sentimenti. Il suo stato d'animo era terribilmente diviso tra il senso di rabbia incontrollabile che provava per il tradimento di Chat Noir, il dolore per il sacrificio di Tikki e l'amore per Adrien. Da un lato, riusciva a capire perché Adrien si fosse fatto trarre in inganno da Papillon; non poteva biasimarlo. Dall'altro, la rabbia per ciò che era accaduto a Tikki continuava a farla star male e a colmarla di odio, come se un pugnale avvelenato le si fosse piantato nel cuore, ma anche di sensi di colpa. Se non avesse esaurito tutto il suo potere in quell'ultimo, estremo attacco... se avesse trovato un altro modo...  se solo Chat Noir l'avesse aiutata.
La ragazza scosse la testa e si rannicchiò ai piedi della doccia, stringendosi le braccia al petto e cercando di fare chiarezza nei suoi sentimenti.
 


Adrien camminava avanti e indietro preda dell'agitazione. Si era fatto una doccia veloce e si era cambiato con degli abiti asciutti, e ora era prigioniero nella sua cameretta in attesa che Nathalie gli riportasse Marinette.
"Sei nervoso perché finalmente resti da solo con la tua bella in camera?" Domandò Plagg, appoggiandosi con fare esausto alla spalla di Adrien "Vorrei solo farti notare che, mentre tu ti crogioli nei tuoi patemi adolescenziali, qui io muoio di fame. Sarà da due giorni che non mangio del buon Camembert!"
"Ma se l'hai mangiato ieri! E comunque non sono preda dei patemi adolescenziali, sto solo pensando alla Fonte. Sappi che mi servi per aprire la cassaforte di mio padre."
"CA-MEM-BEEERT!" Piagnucolò Plagg, accasciandosi al suolo con aria melodrammatica.
"Ehi, ma a Tikki non ci pensi, razza di egoista?" Sbottò Adrien, tirando su il suo kwami per la collottola.
"Ma io sono esausto!"
"D'accordo, ti prenderò del Camembert, ma dopo andremo a sfondare quella stupida cassaforte per vedere se scopriamo qualcosa. Non mi darò pace finché non rimedierò al danno che ho combinato."
Proprio mentre Adrien apriva la porta della camera per raggiungere la cucina, il ragazzo si trovò davanti Marinette, che lo fissava dispiaciuta.
"Cosa ci facevi qui fuori?" Sobbalzò Adrien, preso alla sprovvista. Aveva sentito tutto?
"Stavo per bussare, solo che ti ho sentito discutere con Plagge... scusami" si scusò la ragazza, abbassando lo sguardo sconsolata.
"No, ma no, figurati! Dobbiamo fare una tappa in cucina per ricaricare Plagg e poi possiamo andare a svaligiare casseforti. Andiamo?" Le propose Adrien, porgendole la mano e sperando che lei gliela stringesse.
Marinette la fissò per qualche secondo, prima di appoggiare la sua delicata manina su quella del ragazzo, che gliela strinse con forza. Il cuore di Adrien perse un battito, poi si riscosse e, senza aggiungere altro, accompagnò la ragazza verso la cucina.
Una volta giunti in cucina, Adrien avvertì uno strano rumore. Si girò verso Marinette, che si era stretta lo stomaco imbarazzata, e capì subito che si trattava del suo stomaco. Scoppiò a ridere divertito e si diresse verso l'enorme dispensa: effettivamente, non avevano ancora fatto colazione e pure (anche) lui era affamato – nonostante la nausea non gli fosse ancora del tutto passata.
"Croissant?" Chiese il ragazzo a Marinette, che annuì lievemente. "Non saranno buoni come quelli di tuo padre, ma... è già tanto che ci siano dolci da mangiare in questa casa, quindi non lamentiamoci."
"Non riesco ad immaginarmi una casa senza dolci" pensò ad alta voce la ragazza.
"Perché sei abituata bene!" Sorrise Adrien amaramente, versando una tazza di caffè a Marinette. "Qui sono sempre stato solo io, sia a pranzo che a cena, nel frigorifero solo pasti ipocalorici. Spero tu capisca perché ho dato di matto" si azzardò a dire, sperando che lei apprezzasse la battuta. Doveva cercare di smorzare quell'insopportabile tensione tra di loro in qualche modo.
Marinette ridacchiò leggermente, sorseggiando con calma il caffè e azzannando la brioche: il suo ripieno esplose immediatamente, macchiandole volto e camicetta di cioccolato.
"Non ci posso credere" mugugnò la ragazza incredula, mentre Adrien si ammazzava di risate. "Smettila di ridere, Nathalie aveva appena lavato tutto, mi prenderà per un'idiota!"
In quel momento, neanche a farlo apposta, la segretaria entrò in cucina. Rapidamente, Marinette si nascose dietro Adrien, fingendo un'aria spensierata.
"Ragazzi, io vado in azienda. Sicuro di non voler venire, Adrien?" Gli domandò Nathalie, scrutando i due con aria sospettosa.
"Tranquilla, mi fido di te, Nathalie!" La salutò Adrien, sorseggiando con nonchalance il suo caffè.
"Buona giornata, allora. E vedete di studiare un po' insieme, che i tuoi voti stanno peggiorando."
"Sarà fatto, signora!"
Finalmente, Nathalie se n'era andata. Adrien si voltò e non appena vide Marinette ancora sporca di cioccolato non poté fare a meno di riscoppiare a ridere.
In quel momento, Adrien allungò un dito per togliere un po' di cioccolata che era finita sul volto di Marinette, e quel contatto, così simile ad una carezza, li fece sussultare entrambi. La ragazza si paralizzò, lasciando che le dita di Adrien tracciassero il profilo delle sue labbra. 
"Marinette, io..." Sussurrò il ragazzo, fissando con intensità la bocca rosea di Marinette.
"BENE, SONO PROOOONTO!" Lì interruppe Plagg urlando, apparendo all'improvviso tra di loro e facendoli trasalire. I due si allontanarono all'istante, rossi in volto e imbarazzati. "Ehi, che succede, non avevamo fretta di aprire la cassaforte?" Domandò il kwami, dubbioso.
"Sì, sì... andiamo..." Sospirò Adrien, un po' scocciato.

 
 
Marinette trattenne il fiato mentre Adrien spostava l'enorme dipinto di sua madre che si ergeva nell'ampia stanza. Era un dipinto incantevole: la signora Agreste veniva rappresentata come in un quadro di Klimt e la sua bellezza sembrava illuminare l'ambiente circostante.
Dietro all'enorme quadro, stava un piccola cassaforte: Plagg vi si lanciò dentro, smaterializzandosi e aprendola dell'interno. I due ragazzi rovistarono un po' tutto ciò che si trovava all'interno: un libro riguardante il Tibet, una serie di libri e di cataloghi, una foto della signora Agreste.
Marinette stava qualche passo indietro: nonostantesapesseche quella cassaforte nascondeva i segreti di Papillon e che uno di questi poteva aiutarla a salvare Tikki, non le piaceva l'idea di rovistare in cose tanto private. Così, mentre Adrien trafficava con quegli antichi manuali, la ragazza si concesse un'altra occhiata al quadro della signora Agreste: era davvero splendida.

"È questa!" Esultò Plagg, ad un certo punto.
"Cosa?" Domandò Adrien, che aveva preso in mano un tomo piuttosto antico, tutto scritto in cinese. Il ragazzo cercava di tradurre qualcosa grazie alla sua conoscenza approfondita del cinese, ma la lingua di quel manoscritto pareva essere piuttosto arcaica.
"Sì, non lo vedi? È questa qua la fonte!" Disse Plagg, indicando un'immagine realizzata a mano che rappresentava un grande trono fatto di pietre e cristalli dalle tinte violacee.
"Sobrio" commentò Marinette, fissando perplessa quell'immagine: certo che se a Parigi o in Europa ci fosse stato un trono di quelle dimensioni, interamente realizzato in pietra simile ad ametista, qualcuno l'avrebbe saputo.
Adrien però non sembrava convinto. Continuava a fissare il trono con aria concentrata.
"Queste pietre... mi ricordano qualcosa..."
"Sembrano delle pietre di ametista. Sono molto comuni nei negozi, forse è per quello" sospirò Marinette.
"Forse hai ragione. Magari bastano delle semplici pietre di ametista..."
"No, no, devono essere le pietre del trono di Nüwa, ovvero questo qui" asserì Plagg con convinzione.
"Bene, dai, almeno abbiamo un indizio!" Sorrise Adrien, chiudendo il libro e sorridendo a Marinette. "Forse con un po' di impegno e un dizionario di antico cinese, ce la posso fare a tradurre qualcosa!"
"Lo spero tanto..." Sorrise leggermente la ragazza: nel giro di qualche ora Adrien aveva già scoperto molto più di lei in due settimane. Doveva ammetterlo: Adrien era incredibile.
Nonostante ciò, dopo 6 ore di traduzione, Adrien era riuscito a tradurre sì e no qualche parola a casaccio. Lei si era limitata a ciondolare in giro per la sua cameretta, con un misto di timore reverenziale e incontrollabile curiosità. Aveva fatto ricerche disperate su internet, cercando di scoprire qualcosa sul trono di Nüwa, ma invano. Aveva curiosato tra le sue riviste di design e di moda, aveva letto qualcuno dei suoi fumetti, aveva scorso tutte le riviste in cui era comparso. Di tanto in tanto si incantava a guardarlo: assorto com'era nella traduzione, sembra essersi isolato in una dimensione lontana in cui non poteva sentire nessuno.
Mentre mangiucchiava una pizza in cucina per pranzo, Marinette aveva chiacchierato con Plagg e gli aveva raccontato di cosa aveva fatto quei mesi in Cina, lui l’aveva rassicurata dicendole che Tikki era sempre stata la più forte di tutti i kwami.
Dopo aver dato un'occhiata ad un paio di riviste, Marinette si era addormentata sul letto di Adrien, mentre lui continuava la sua lunga opera di traduzione.

 
 
Adrien richiuse lentamente il libro sulla scrivania, stiracchiandosi stancamente. Guardò fuori dalla finestra: ormai era sera.
"Accidenti... non so neanche cosa diavolo sto traducendo..." Sospirò, voltandosi verso Marinette, addormentata sul letto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, prese il libro e si mise a sdraiare accanto a lei sul letto. Era sicuro che averla vicina gli avrebbe portato fortuna: del resto era la sua coccinella.
In quel momento, Marinette si svegliò lentamente, appoggiando con aria assonnata la sua mano sul braccio del ragazzo.
"Hai scoperto qualcosa?"
"Macché..." Sospirò lui, tirando su il libro per appoggiarlo al comodino. In quel momento, un foglietto di carta volò fuori dal libro, finendogli in faccia. "Ma cos...?"
"Lucky Charm!" Esultò Marinette ridacchiando, afferrando il foglietto apparso all'improvviso e leggendolo con Adrien.
 
Ciò che è sepolto, possa vivere per sempre. Ciò che vive per sempre, non conosca sepoltura.
 
"Lugubre" commentò lei.
"Inquietante" disse lui "Però... è la scrittura di mio padre. E questa parola, sepoltura... l'ho trovata sulla pagina della Fonte, uno dei pochi ideogrammi che ho tradotto!"
"E quindi?"
"E quindi... non lo so?" Sorrise Adrien. "Ma dammi tempo, scoprirò qualcosa."
"Okay. Però fermati per oggi. È quasi notte ormai e non hai neanche pranzato."
"Tu sei andata 3 mesi in Cina, direi che una notte in bianco non è nulla in confronto."
"Sì, ma..."
"Non preoccuparti" la interruppe lui, piazzandole un bacio sulla fronte che la lasciò senza parole. "Ordina pure qualcosa per cena! Io continuo ancora un po', my Lady!"
Adrien fece per alzarsi, ma percepì le mani di Marinette afferrarlo per il braccio, trattenendolo sul posto. La sentiva vicina, tanto da farlo stare male. Gli mancava quella vicinanza, l'averla tutta per sé, come ai vecchi tempi in cui stavano insieme solo loro due a fare guai per le strade di Parigi.
Adrien si voltò di scatto e se la ritrovò lì, il suo volto a pochi centimetri di distanza dal suo, e non poté far nulla. In quel momento la vide, era così evidente: era sia Marinette che Ladybug, era fragile e forte, era impacciata e aggraziata, era tutto ciò che potesse desiderare. Il suo cervello si spense in automatico, come gli succedeva a volte da Chat Noir, e pensò solo all'azione.
Si sporse verso di lei e appoggiò le proprie labbra su quelle calde e morbide di lei: il contatto creò una scintilla che gli incendiò l'anima e ogni fibra del corpo. Dovette interrompere immediatamente quel contatto, perché aveva percepito un sentimento impetuoso nascergli dentro, qualcosa di così incontrollabile che l'aveva spaventato.
Ma Marinette non sembrava essere troppo d'accordo: la ragazza avvolse un braccio intorno al collo di Adrien e si avvicinò al suo volto per cercare ancora quel contatto. Il ragazzo cedette e la baciò ancora, questa volta più cautamente, attento a non perdere il controllo. Ma le mani di Marinette sul suo collo, che gli carezzavano dolcemente l'incavo della spalla e i capelli, le sue labbra soffici e carnose, il suo corpicino che si incastrava alla perfezione tra le sue braccia: sentiva di star per impazzire. Come poteva qualcosa che desideri così tanto farti così paura?
"Marinette... aspetta... aspetta..." La interruppe lui, allontanandosi lentamente.
"Oddio. Oddio." Si portò le mani sul viso Marinette. "Lo sapevo. Ho fatto schifo.”
“Cosa?” chiese Adrien, perplesso.
“Lo so, lo so. È che io non ho mai… scusa… lo sapevo. Ti ho morso? Bacio come un lama? Sono negata, non è vero?”
“No. No…! Davvero, non è nulla di tutto questo…” ridacchiò Adrien, conquistato dalla sua aria imbarazzata e agitata. “No, è… colpa mia, davvero.”
“Lo dicono sempre tutti i ragazzi per scaricare una ragazza.”
Adrien le sorrise e si sporse, baciandola sul collo dolcemente. “No, è davvero colpa mia... devo lavorare un po' sul mio autocontrollo."
"A-Autocontrollo...?"
"Sì, autocontrollo" le sorrise lui maliziosamente, alzandosi dal letto con uno scatto felino "Pizza o cinese?" Le chiese poi, afferrando il suo smartphone.
Marinette sorrise imbarazzata e si alzò dal letto, tenendo stretto tra le mani il fogliettino caduto dal libro. Adrien lo fissò, rimettendo in moto il cervello dopo quel breve – ma intenso – momento di pausa.

 

In super ritardo come sempre. Scusatemi! Il prossimo credo sarà l'ultimo capitolo, spero di riuscire ad aggiornare presto... grazie a tutti voi che recensite e favvate la storia, come sempre. U_U
Luv u all, 
Luls <3

 
  
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