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Autore: dilpa93    29/05/2016    7 recensioni
*piccolo spoiler 8x22*
“Castle, no!”, non era riuscita a trattenersi.
“Non ho ancora detto niente!”
“Se il nome che sta per uscire dalle tue labbra inizia per C e finisce per osmo, allora è no.”
Aveva sempre sorriso sentendo suo marito ripetere insistentemente quanto gli piacesse il nome Cosmo, ma questo non significava che fosse pronta a chiamare uno dei suoi bambini in quel modo.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Names time



"È nei momenti delle decisioni che si forma il destino"
Tony Robbins



 
“Bene, credo sia giunto il momento!”, esordì Rick scavalcando con un balzo lo schienale del divano e cadendo rovinosamente sul pavimento dopo che il suo piede era rimasto bloccato tra i cuscini.
Kate trattenne a stento una risata, soffocandola portando una mano alla bocca. Poi, schiarendosi la voce con nonchalance, si assicurò che non si fosse fatto male. “Tutto bene?”
Castle si raddrizzò passandosi più volte la mano tra i capelli ora scompigliati, “Certo, certo, era tutto programmato. Sai, la tua dose di risate mattutina”. Si sporse verso di lei lasciandole un bacio sulle labbra. “Come stavo dicendo prima di…”, agitò le mani davanti a sé nel tentativo di mimare il suo capitombolo. Kate si sistemò meglio il cuscino che aveva dietro la schiena e gli intimò di proseguire. “Penso sia arrivato il momento di decidere i nomi dei futuri nascituri”. Si allungò verso di lei arrivando quasi a poggiare le labbra sul maglione che le copriva la pancia. “Non vorrete restare senza nome, non è vero? Potremmo chiamarvi bambino uno e bambino due, ma prima o poi inizieremo a confonderci.”
Kate sorrise, accarezzandosi il pancione alzando gli occhi al cielo. “D’accordo Castle, sentiamo le tue proposte.” Ringalluzzito, Rick portò le gambe sul divano incrociandole, sfregando poi le mani tra loro. “Va bene, prima che tu dica qualsiasi cosa… sappiamo che saranno due maschi, i piccoli campioni di papà, quindi la mia prima proposta è ovviamente…”
“Castle, no!”, non era riuscita a trattenersi.
“Non ho ancora detto niente!”
“Se il nome che sta per uscire dalle tue labbra inizia per C e finisce per osmo, allora è no.”
Aveva sempre sorriso sentendo suo marito ripetere insistentemente quanto gli piacesse il nome Cosmo, ma questo non significava che fosse pronta a chiamare uno dei suoi bambini in quel modo.
“Oh ma andiamo, è un bellissimo nome.”
“Veto!”
“Usi il veto per il nome Cosmo? Sul serio?”, non credeva che Kate avrebbe sprecato uno dei suoi cartellini rossi. Era convinto che avrebbe fatto una smorfia e poi gli avrebbe chiesto di proseguire con le alternative. Magari alla fine non sarebbe riuscito a convincerla, ma vederla bocciarlo senza remore lo aveva spiazzato.
“Si, senza riserve. Altra proposta.”
“Ok…”, non aveva trovato molti nomi che gli piacessero. Stava cominciando a credere che avrebbe avuto solo figlie femmine e, benché non gli dispiacesse affatto sfogliare libri per cercare i nomi adatti, non ci aveva dato troppo peso, considerando anche quanto fosse stanco ogni sera tra Lily, gli sbalzi umorali di Kate che si erano raddoppiati rispetto la precedente gravidanza e l’organizzazione del nuovo tour promozionale nelle librerie di New York e dintorni. Non avrebbe certo osato allontanarsi ora che Kate si avvicinava al termine, specie con due gemelli in arrivo, del resto era risaputo, i gemelli non amano aspettare. Credeva che avrebbe potuto proporre i nomi a cui avevano pensato prima di optare indiscutibilmente per Lily, ma all’ultima ecografia, quando finalmente i gemelli avevano smesso di nascondersi a vicenda, ne avevano finalmente scoperto il sesso e non era certo quello che lui si aspettava.
Perciò, nelle ultime sere, aveva cercato di rimanere sveglio il più a lungo possibile e trovare nomi da proporre a sua moglie, ma non resisteva a lungo e finiva per addormentarsi ed i libro cadere con un tonfo sordo sul pavimento.
Non era arrivato a leggere oltre la L…
“Delroy!”
“Te lo sei appena inventato”, di tutta risposta, Rick si alzò dal divano andando a recuperare il libro Nomi da tutto il mondo sul suo comodino. Una volta sedutosi nuovamente accanto a lei, sfogliò con rapidità le pagine fino ad arrivare alla lettera D, indicandole poi l’undicesimo nome nella seconda colonnina a pagina 47.
Kate rimase sbalordita, non rammentava di averlo mai letto. Evidentemente dopo esservici imbattuta lo aveva rimosso in automatico dalla sua memoria. “Chiameresti davvero nostro figlio Delroy?”
“Si, è un nome particolare, nessuno lo dimenticherebbe. Ecco, un nome memorabile, Delroy Castle.”
“Non se ne parla, è quasi meglio Cosmo”, avrebbe continuato a punzecchiarlo sul quel nome, ma alla fine, se glielo avesse chiesto, avrebbe potuto perfino concedergli di darlo ad uno dei piccoli come secondo nome. “Niente da fare. Veto.”
Sbuffando avvilito, si avvicinò nuovamente al pancione per parlare con i suoi ragazzi. “Non preoccupatevi, prima o poi dovrà cedere.”
“Non ascoltate vostro padre, non cederò mai. E non temete, non gli permetterò di darvi dei nomi orribili”, sorrise, con aria saccente e di sfida, consapevole che avrebbe potuto giocarsi la carta di “colei che li metterà al mondo sono io” per convincere Castle a trovare nuove opzioni.
Rick si tirò le dita fino a farle scrocchiare, come se si stesse preparando ad un combattimento. “Non mi restano molte scelte”, di nomi che potessero andar bene ne aveva trovati ben pochi. Oltre al tempo limitato, aveva giocato un brutto scherzo anche il suo essere esigente. “Ultima proposta…”, poi avrebbe dato forfait pronto ad ascoltare quelle di Kate. “Jake.”
Kate ci pensò su qualche secondo massaggiandosi il pancione con movimenti circolari, un gesto involontario, del tutto naturale. Alla fine fece un sorriso leggermente sbieco sciogliendolo poi solo per mordersi il labbro inferiore. “Jake Castle… suona bene. Mi piace, sai?”. Rick inarcò il sopracciglio con aria di soddisfazione e vittoria dipinte in volto.
“Come mai il nome Jake?”, il perché di Cosmo glielo aveva spiegato in passato, Delroy apparentemente, sarebbe stato un nome indimenticabile, ma Jake era un nome che si sarebbe potuto definire ordinario per gli standard del re del macabro.
“Beh…”, improvvisamente si ritrovò a fischiettare lasciando vagare lo sguardo per il salone. “Non ti è sembrato di sentire Lily? Deve essersi svegliata dal suo sonnellino, vado…”
“Richard Castle non osare alzarti da questo divano”, da quando era incinta bastava fare la voce grossa per impaurirlo. Non serviva più minacciarlo di prendere la pistola, non appena la vedeva agitarsi anche solo un po’ più di quanto lui ritenesse accettabile, andava nel panico e diventava quasi peggio di un cagnolino mansueto. Avrebbe fatto tutto pur di non farla innervosire rischiando così che l’ira ormonale investisse lui o si ripercuotesse sulla salute dei gemelli.
“Non dirmi che hai scelto quel nome per via di Jake Ballard?”, Kate sperava che non fosse così, ma in cuor suo sapeva esattamente di essersi avvicinata alla verità.
“Che c’è? È un gran bel personaggio e ha un bel nome. Lo hai detto anche tu e con il cognome suona benissimo!”
“Non possiamo chiamare il nostro bambino come il personaggio di una serie tv!”
 
Avevano da sempre poche serate solo per loro. Prima per via del lavoro, poi della breve separazione a cui Kate lo aveva obbligato senza concedergli spiegazioni, ed infine con l’allargarsi della famiglia le chance di godersi qualche serata si erano notevolmente ridotte. Eppure, quando Meredith aveva annunciato entusiasta, tramite missiva, di aver ottenuto un ruolo in una nuova e promettente serie televisiva, entrambi avevano cercato di ritagliarsi qualche momento per darle un’occhiata. Credevano sarebbe stato un qualche ruolo minore, che i produttori, dopo essersi resi conto dell’incapacità di recitare della sua ex moglie, l’avrebbero licenziata. Dopotutto era pur sempre una serie tv targata Shonda Rihmes e Rick, in quanto fan di Grey’s Anatomy, si sentiva in dovere di dargli una possibilità. Per non parlare poi anche della curiosità di Martha, in quanto attrice, di analizzare le riscoperte capacità recitative di Meredith che, cogliendo tutti alla sprovvista, si era rivelata davvero capace. Il ruolo di Abby Whelan sembrava essere stato scritto apposta per lei e, da qualche episodio visto sporadicamente, avevano iniziato a mettersi in pari appena ne avevano l’occasione e con l’arrivo della prima gravidanza trascorrevano i loro giovedì sera sul divano, a guardare il medical drama seguito da Scandal, mangiando popcorn e sforzandosi, almeno Kate, già abbastanza provata dal secondo trimestre, di non addormentarsi prima del finire dell’episodio.
 
“Per di più un personaggio precario”, proseguì Kate. “Se dovesse morire, o peggio, se smettesse di piacerti, cosa farai, non chiamerai più tuo figlio per nome o gli terrai il broncio per settimane?”.
“Kate, Jake è sopravvissuto per 8 stagioni, penso che ormai si possa considerare salvo. E poi mi credi davvero così superficiale?”
“Disse l’uomo che è rimasto in lutto per settimane quando il Dottor Stranamore è morto.”
“Ehi, Patrick Dempsey è un bravissimo attore e Derek era un personaggio fantastico, sebbene possa concederti che lo avessero rovinato nelle ultime due stagioni. Inoltre, devo forse ricordarti perché nostra figlia l’abbiamo chiamata Lily?”
Kate aprì la bocca senza riuscire a proferire parola. Si sentiva punta nel vivo. “Quello è completamente diverso”, riuscì finalmente a dire. “Lily Potter è un’eroina, una madre che si è sacrificata per il salvare il suo bambino, e mi sembrava che fossimo entrambi d’accordo. Era il nome perfetto, trovato nel momento perfetto.”
 
Castle parve estraniarsi, con lo sguardo assente rimembrava quel momento, una giornata passata tra nerd, amanti della fantascienza e del fantasy, tra fumetti e vecchi libri ed un tratto ecco davanti a loro un gruppo di cosplayer, perfetti sotto ogni punti di vista, dalle tuniche alle bacchette magiche al colore di occhi e capelli. Il gruppo dei malandrini e la giovane Lily Evans. Lui e Kate si erano guardati e, contemporaneamente, avevano esclamato “Lily!”, per poi ridere ed incrociare insieme le mani sul ventre di lei ormai pronunciato. Avevano poi ripreso a girare tra gli stand, trovando una prima edizione dei manoscritti di Harry Potter e da quel giorno, fino al finire della saga, non c’era stata sera in cui, prima di dormire, non leggesse qualche pagina a Kate. Caso volesse, inoltre, che i gigli fossero tra i fiori preferiti di Joanna, e quel nome appariva sempre più perfetto giorno dopo giorno.
 
“È vero, ed è uno dei momenti passati insieme che preferisco in assoluto, ma resta il fatto che le abbiamo dato il nome di un personaggio letterario.”
“Ma non siamo così tanto fan, altrimenti questi due piccoletti avrebbero già i nomi Fred e George dipinti su una delle sponde della culla.”
“La parola che cerchi è Potterhead e, si… non siamo Potterhead al cento per cento. Ma andiamo, Kate, quello che ho proposto è un nome fantastico, lo hai detto anche tu che ti piace. Lo avrei scelto a prescindere da Ballard, diciamo solo che quello è stato un incentivo, una spintarella in più che mi ha portato ad inserirlo tra i nomi papabili”, alzò le spalle soddisfatto, con l’aria di chi avesse dato una spiegazione incontrastabile. “E poi, devo forse ricordarti le regole? Si hanno un massimo di due veti e tu li hai usati per Cosmo e Delroy. O preferisci forse scegliere uno di quelli?”
“Sei davvero incorreggibile. Lo hai fatto apposta a proporli sapendo che avrei usato i veti su quei nomi!”, voleva sembrare arrabbiata, ma proprio non ci riusciva, e doveva ammettere che il nome la allettava, e parecchio. La sola cosa che le scocciava era dovergli dare ragione e vederlo crogiolarsi nella sua vittoria. Non faticava ad immaginarselo, nei giorni a venire, gongolare ogni qual volta, guardando Scandal, sarebbe apparso Scott Foley.
“Ti prometto che non avrò alcuna crisi isterica e che non terrò il broncio a nostro figlio se il personaggio dovesse fare una brutta fine. Allora, che cosa ne dici?”
“Del resto mi piace...”, aveva mormorato, ma non poté fare a meno di sorridere e guardarlo dolcemente vedendolo esultare.
“Evvai!”
“Ma ad una sola condizione, l’altro nome lo scelgo io e non ti concedo veti.”
“Cosa?”, non le avrebbe concesso tanto. Era lei che portava il peso dei bambini, ma questo non le avrebbe certo impedito di scegliere nomi discutibili. “Almeno uno!”
“E sia… uno solo, quindi attento a come lo userai. Cominciamo... un nome classico e semplice, Josh.”
“Josh? Il primo nome maschile che ti viene in mente è Josh?”
“Sarebbe bello che i gemelli avessero il nome con la stessa iniziale e anche questo nome suona piuttosto bene accostato al cognome. Josh Castle.”
Rick scosse le spalle, con espressione di orrore negli occhi. “Punto primo, ho i brividi al solo sentirtelo pronunciare. Punto secondo, veto! Come puoi pensare di chiamare il nostro bambino come uno dei tuoi ex fidanzati?”
“Vuoi forse dirmi che nella tua vita da playboy non hai mai conosciuto nessuna Lily?”
“Ecco, io…”, rimase a pensare qualche istante, sentendo poi Kate ridere.
“Rick, sto scherzando, non mi interessa se tu abbia o meno avuto una qualche Lily nella tua vita, non possiamo escludere tutte le persone con cui abbiamo avuto un trascorso, seppur breve, ma se il nome Josh ti disturba, allora va bene, accetto il tuo veto. Ma credo mi converrà abbandonare l’idea dei nomi con la stessa iniziale. Non so perché ma i soli noi con la J che mi vengono in mente sono femminili.”
“Beh, c’è sempre il nome Jim.”
“No Castle, eravamo d’accordo, niente nomi di familiari.”
“Hai ragione, hai ragione… la scelta è tua, è il tuo bambino.”
Kate ridusse gli occhi ad una fessura, guardandolo torva. “Il mio bambino?”
“Si, insomma, voglio dire… io ho scelto per uno e tu per l’altro. Oh, smettila di guardarmi così, sai cosa intendo. Non hai mai avuto un nome preferito o ricorrente che trovavi ovunque e hai finito per adorarlo ed arrenderti al destino? Un nome che pensando al futuro avresti voluto dare a tuo figlio?”
“Castle, devo forse ricordarti che non ero esattamente quella che si può definire una fan dei bambini?”. Le sole volte che aveva fatto da babysitter era perché i suoi l’avevano pregata o perché aveva bisogno di un piccolo guadagno extra, altrimenti cercava di tenersi a distanza di sicurezza.
“Eppure guardaci ora, una bambina fantastica che dorme nella stanza al piano di sopra e due maschietti in arrivo.”
“Vuoi sentirmelo dire non è vero?”
“Cosa, non so di cosa tu stia parlando…”
“E va bene… Rick, tu hai sconvolto completamente la mia vita e”, il tono serio, senza alcuna nota di sarcasmo. Gli prese le mani, intrecciando le dita con le sue. “Sono davvero felice che tu l’abbia fatto. E si, ripensandoci c’era un nome, ma non mi ci soffermavo più da tempo”. Lo aveva sentito la prima volta quando era solo una ragazzina, ben prima che Joanna lasciasse lei e suo padre. Non sa spiegarsi per quale motivo non le fosse venuto in mente prima, ma forse aveva trovato la risposta al perché non fosse riuscita a trovare dei nomi che la convincessero in pieno. Da qualche parte, nel suo subconscio, sapeva che il solo nome adatto era quello. “Reece.”
“Reece… non è affatto male. Reece e Jake… R e J”, le si avvicinò stuzzicandole il pancione con l’indice, come se volesse attirare l’attenzione dei piccoli per dargli la notizia. “Dire che ci siamo.”
“Si?”, credeva che ci avrebbero messo molto più tempo, ma ancora una volta, anche grazie alla loro sintonia, erano riusciti a trovare un accordo.
“Si”, si baciarono con dolcezza, restando poi fronte contro fronte. “Che dici, svegliamo Lily per dirglielo?”
“Tu provaci e ti uccido.”
  
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