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Autore: Euthymia    01/06/2016    1 recensioni
«Wendy?»
La voce di Peter la riscosse dai suoi pensieri. Si scambiarono uno sguardo, intenso e vivo, e ciò che passò in quell'istante fra i loro occhi non poté davvero esser colto, quantomeno non in maniera razionale, da nessuno dei due – il ragazzo mai cresciuto e la giovane che fu bambina.
«Sì, Peter?»
Lo guardò a lungo, un misto di tristezza e dolcezza nei suoi occhi così consapevoli da un lato, e così smarriti dall'altro.
«Wendy, ritorna sull'Isola che non c'è. Con me. Un'ultima volta.»
(cap. III)
Questa è una storia di crescita. È una storia di scelte e insicurezze, di timori e gioie. È una storia per tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti al tempo stesso troppo grandi e troppo piccoli per la vita, che si sono scontrati col diventare adulti sentendo di non avere gli strumenti per affrontarlo. Questa è la storia di Wendy Darling, e del suo ultimo viaggio sull'Isola che non c'è.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Quasi tutti, Wendy Darling
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VII: The seeds of doubt.

 

 

It's like forgetting
the words of your favourite song.

You can't believe it,

you were always singing along.
It was so easy,
and the words so sweet…

(*)

 

 

Il sole, sull'Isola che non c'è, brillava solo per assenza. Nuvole dense riempivano il cielo di un'aria cupa, umida, che neppure un alito di vento osava smuovere. Piatte come lastre di vetro, le acque riflettevano il grigiore del cielo, gli insetti sembravano insolitamente calmi e nessun uccello azzardava il minimo fischiettio. Peter Pan era arrabbiato.

Sedeva sul tronco reciso di un vecchio albero come fosse uno sgabello, con i gomiti appoggiati a ginocchia nervose e palpitanti. Trilli, evidentemente consumata dall'apprensione, lo guardava di sottecchi dal ramo di un basso cespuglio di pungitopo lì accanto, con l'aria di chi è indeciso se intervenire o fuggire. Erano in questa posizione da svariati minuti ormai, più o meno lo stesso lasso di tempo che era servito al clima dell'Isola per ridursi in quello stato. Peter aveva spedito i Bimbi Sperduti in “missione diplomatica” dal grande capo Toro in Piedi, più per racimolare un po' di pace e solitudine che per un vero e proprio bisogno di notizie. A dire il vero, non si era neanche preoccupato di chieder loro quali fossero le ultime novità giunte dal villaggio degli indiani durante il suo viaggio a Londra.

Londra.

Per quale accidenti di motivo era dovuto andare a Londra? Fosse rimasto dov'era si sarebbe risparmiato un sacco di guai. Ma si sa, i ragazzi fanno spesso scelte avventate per poi pentirsene, fa parte della loro natura. E Peter Pan è quella natura. Aveva passato gli ultimi due o tre minuti a ripensare al regalodiWendy, come ormai l'aveva ribattezzato nelle sue contorte elucubrazioni. Il maledetto continuava irrimediabilmente a sfuggirgli, e visti gli ultimi avvenimenti qualcosa gli diceva che era di fondamentale importanza ricordarsene. Ci sono parole che hanno un certo potere, sull'Isola che non c'è, e gesti che ne hanno anche di più. Peter lanciò un'occhiata a Trilli, e rivide un passato in cui la fatina giaceva riversa a terra, in fin di vita, e lui gridava la sua fede al cielo e alla terra, alla pioggia e alla foresta, pregando l'Isola di non privarlo della sua amica più cara. Rivide tutto questo e gli salì un groppo in gola. Trilli, come intuendo quali dolorosi pensieri stessero attraversando la sua mente, fece vibrare le ali in un dolce scampanellio e sorrise, incerta. Pan ricambiò il sorriso, ma la sua mente era altrove. Doveva fare qualcosa. Non poteva permettersi di rischiare ancora una volta di perdere qualcuno a cui voleva bene, soprattutto non poteva permettersi di perdere lei.

Quando Trilli era arrivata da lui, trafelata, e gli aveva raccontato ciò che aveva visto, un miscuglio di rabbia e paura gli aveva attanagliato le viscere. Avrebbe dovuto immaginarlo, non avrebbe dovuto sottovalutarlo. LamaNera era arrivato a Wendy prima che lui potesse anche solo pensare a come proteggerla, e se quanto aveva detto la fata era vero, l'unica ragione per cui ora Wendy era al sicuro al Nascondiglio era che lui aveva voluto così. L'aveva lasciata andare. La domanda era: perché? Forse non era altrettanto consapevole di Uncino dell'importanza che la fanciulla aveva per lui? Improbabile. Visto come quel lombrico di Spugna gli trotterellava dietro a ogni passo, sicuro come l'oro gli aveva anche raccontato tutto ciò che sapeva su di lui e su chi lo circondava. O lo aveva circondato in passato… fatto sta che l'ipotesi più probabile era anche la più temibile. Il Capitano stava giocando al gatto col topo, e qualcosa negli occhi di Wendy gli aveva fatto pensare che la trappola era stata piazzata a dovere.

Peter era frustrato. Non aveva avuto neanche il tempo di capire che cosa fosse successo quella mattina, quando aprendo gli occhi il suo sguardo era stato calamitato in maniera indomabile dal mare celeste degli occhi di Wendy, e in quel mare aveva visto una tempesta. Ma non una tempesta qualsiasi. Una di quelle tempeste talmente potenti, talmente violente, che l'animo umano per quanto terrorizzato non può fare a meno di ammirare e desiderare con tutte le sue forze. Questo è ciò che Peter aveva provato, mentre gli occhi di Wendy bruciavano la distanza fra i loro corpi. Ma ancora non era riuscito a comprenderlo pienamente. Certi sentimenti non sono facili da riconoscere. Glielo avrebbe chiesto, forse, e invece lei l'aveva implicitamente pregato di non farlo. Era fuggita via, mentre dentro di lui erano le già vaghe consapevolezze che aveva a essere fuggite.

Da quando era tornato a Londra, strane impressioni avevano preso possesso del suo stomaco, sensazioni con cui la sua mente non pareva ancora in grado di rimanere al passo. Erano sensazioni che Peter aveva già provato, in un passato lontano, in un passato di carezze incerte e guance arrossate, ma si sa: una vita piena non dà tempo per pensare, e dopo qualche mese – o una manciata di secondi – dopo che i fratelli Darling ebbero salutato l'Isola che non c'è, Peter aveva smesso di pensare. Aveva cercato di mettere più distanza possibile fra sé e quelle strane emozioni che lo facevano sentire troppo grande, quando erano esse stesse più grandi di lui. Aveva cacciato il viso di Wendy in un angolino remoto della sua mente, dove non poteva nuocergli, e aveva rinchiuso nuovamente il suo cuore alle prime armi dentro uno scrigno di ostinata fanciullezza.

Ma ora tutto era diverso. Wendy era tornata. Anche lei diversa, strana, adulta, talmente cambiata che in certi momenti sostenere il suo sguardo così blu gli metteva una certa soggezione e, al contempo, talmente uguale alla bambina di un tempo che a Peter sembrava non essere mutata di una virgola. Eppure i cambiamenti erano avvenuti, ed erano evidenti. Non solo in quelle imbarazzanti insenature che avevano preso possesso del suo corpo, ma anche nei suoi desideri e nei suoi pensieri. Ed era per questa ragione che aveva ceduto all'attrazione per quel becero criminale di Ezra Morgan. Lui era un adulto. A Peter sembrava impossibile che Wendy potesse aver visto qualcosa, in quel verme, che lui era invece incapace di offrirle. La sola idea gli faceva attorcigliare le budella provocandogli un fastidioso senso di nausea. Eppure… eppure doveva essere così. L'aveva visto nei suoi occhi assenti quella mattina, quando, tornando al Nascondiglio, aveva aspettato invano che lei gli raccontasse ciò che era accaduto. Ma niente. Si era dovuto accontentare del resoconto di Trilli, e non era neppure riuscito ad arrabbiarsi con lei o spiattellarle in faccia che lui sapeva la verità. Perché il fatto era che lui non sapeva proprio un bel niente. Non riusciva a capire Wendy, non riusciva a capire quella variopinta farfalla che era adesso la sua amica di un tempo.

Un senso di profonda tristezza invase il cuore di Peter, ma durò soltanto pochi attimi. Improvvisamente fu spazzato via da una nuova emozione, più viscerale, più intensa, qualcosa che gli serrò lo stomaco in una morsa cruda e glaciale. Un'emozione che lo spinse ad alzarsi in piedi e a incamminarsi verso una direzione ben precisa, negli occhi una determinazione ardente. Trilli si riscosse dal torpore che l'aveva colta durante le silenziose elucubrazioni di Pan, strabuzzò gli occhi e si affrettò a volargli dietro, decisa a non lasciarlo solo neanche un istante in quelle condizioni di evidente instabilità. Peter camminava spedito verso la costa, e quella che gli stava mangiando lo stomaco era una compagna nuova, che per il momento si limitava a dirigere i suoi passi senza rivelare la propria natura. Si chiamava gelosia.

 

§

 

«Capitano!»

La vocetta servizievole di Spugna si avvicinava, ansante e affaticata, assieme al suo grassoccio proprietario. Si teneva la pancia mentre ballonzolava scompostamente per il ponte, quasi avesse paura di poterla perdere per strada. Non c'è pericolo, pensò con sarcasmo, dissimulando il proprio annoiato disgusto con'occhiata al cielo dal trono su cui sedeva elegantemente a gambe incrociate, al centro del cassero di poppa. Era ricoperto di nubi dense e scure, e troneggiava minaccioso su ogni angolo dell'Isola.

«Capitano!…»

«Chiudi quella fogna, Spugna, non sono sordo.»

Lo interruppe con una calma perentoria, strascicando le parole con aria stanca. Nessuno, tra i membri dell'equipaggio, si sarebbe mai lasciato ingannare dalla quiete apparente che traspariva dal suo tono di voce. E Spugna non faceva eccezione. Si fermò davanti a lui, ansimando rumorosamente come un grasso maiale – notò, con una punta di fastidio – e rimase a guardarlo in attesa di un suo cenno. Lui teneva lo sguardo basso, incatenato ad arte al movimento circolare che le proprie dita disegnavano sul pomo della spada. Idiota. Secondo quale criterio Uncino si era tenuto per così tanti anni alle calcagna un individuo simile? Per quanto riguardava lui, l'unica ragione per cui quel flaccido lombrico non era ancora finito in pasto agli squali era la sua profonda conoscenza dell'Isola e dei suoi abitanti. Era quindi soltanto questione di tempo.

«Parla.»

«Capitano, sta venendo qui.»

La sua mano smise di giocherellare con il pomo della spada, ed Ezra Morgan inarcò le sopracciglia, senza tuttavia alzare gli occhi d'oro scuro.

«Pan?»

«Pan, signor Capitano, signore. Avvistato dalla seconda sentinella di terra. Ed è solo.»

Riferito il suo prezioso messaggio, Spugna parve nuovamente in grado di respirare normalmente. Non smise però di tenersi stretta la grossa pancia, il che avrebbe infastidito ancor di più il Capitano, se la notizia che portava non fosse stata così interessante da distrarlo da tali inezie. L'ombra di un sorriso ridipinse vagamente la linea delle sue labbra.

«Ci ha messo meno di quanto immaginassi», mormorò a mezza voce. Poi finalmente alzò lo sguardo sull'amorfo nostromo. «Di' agli uomini di sloggiare. Che se ne vadano a dormire sottocoperta, che si facciano mangiare dai coccodrilli, come ti pare… poi sparisci anche tu. Voglio incontrare Pan da solo.»

Spugna annuì frettolosamente, e se ne andò con la stessa camminata traballante con cui era venuto, cominciando a gridare ordini rauchi che in un modo o nell'altro, gradualmente, furono ascoltati ed eseguiti dai membri dell'equipaggio. Rimasto solo, lo sguardo adagiato pigramente sul formicolare degli uomini che un po' alla volta lasciavano il ponte, prese a riflettere. Se Peter Pan stava venendo da lui, considerati gli eventi di quella mattina, la ragione poteva essere soltanto una: la fiorente Wendy Darling. Il Capitano ripensò agli occhi insolenti della fanciulla e ai suoi indisciplinati capelli biondi, e si concesse un fugace sorriso. La sua giovanile bellezza e il suo caratterino avrebbero reso i giochi decisamente stuzzicanti, e la vittoria avrebbe avuto un sapore ancora più delizioso. Finalmente avrebbe avuto ciò che meritava, ciò a cui aveva dedicato con costanza gli anni della sua vita. E se avversari temibili ed esperti non erano riusciti ad abbatterlo, di certo non ci sarebbe riuscito un ragazzino pezzente vestito da folletto. Proprio mentre era raccolto in questi pensieri, una voce ruppe il silenzio che si era venuto a creare quando anche l'ultimo dei suoi uomini aveva lasciato il ponte della Jolly Roger, cogliendolo di sorpresa alle spalle.

«Morgan!»

Peter Pan fece il suo ingresso dall'alto, posandosi lentamente sul parapetto di poppa, ma il pirata non si scompose. Sorrise di nuovo, limitandosi a sedere più comodamente sul suo scranno imbottito di velluto nero, lasciando che il ragazzo alle sue spalle ne cogliesse l'evidente significato. Non si sarebbe voltato.

«Oh, ma che visita assolutamente inaspettata… è proprio Peter Pan, disceso dalle nuvole per mescolarsi con i comuni mortali.(**)»

«Non avvicinarti mai più a lei.»

Il Capitano sorrise a quelle parole, sorrise di un sorriso freddo e appagato. Abbassò le palpebre, e in quel momento i suoi occhi furono nulla, immersi nell'ambiguo intreccio di linee e segni formato dal tatuaggio che gli ricopriva buona parte del viso scuro. Lasciò passare qualche istante, e quando riaprì gli occhi Peter Pan era davanti a lui, immobile, con i pugni serrati lungo i fianchi e un'espressione impassibile sul volto poco più che puerile.

«Peter, Peter… ti sembra il caso di venire qui a sbandierare la tua comica gelosia come un animale infuriato? Non hai la minima capacità di controllo su te stesso?»

La voce di Ezra Morgan era calma, quasi cantilenante, mentre con ammirabile noncuranza si volgeva a instillare il seme del dubbio nella mente del suo giovane avversario. Peter strinse ancora di più i pugni e non rispose, limitandosi a fissarlo col disprezzo dipinto in faccia.

«Non lo vedi, lampante davanti a te, il rischio di ottenere il risultato opposto a quello che speravi, presentandoti davanti a me con i tuoi ridicoli avvertimenti?»

Pan inclinò lievemente il capo da un lato, e sollevò un angolo di labbra in quello che voleva essere forse un mezzo sorriso, o forse una smorfia di disgusto. Gelosia? Se ci pensava, Peter non era in grado neanche di definire in maniera sensata la parola gelosia. Era davvero di questo che si trattava? Era gelosia che provava, nel pensare a una Wendy caduta nella trappola di quel ragno infame? Per un istante temette che fosse possibile, ma poi si ricordò della paura. La paura che gli aveva attanagliato il cuore all'idea che lei potesse essere ferita, o peggio, quando Trilli gli aveva rivelato ciò che aveva visto. Non era gelosia, si disse, per quanto una minuscola vocina dentro di lui si permise di dissentire almeno in parte. Era qualcos'altro. Si avvicinò di un passo, lento ma deciso, e per un istante al Capitano parve più alto di quanto ricordasse.

«Capisco che l'età avanzi, ma mi dispiace vederti ridotto così, incapace di comprendere concetti tanto semplici, ancora così giovane…» sibilò con il ragazzo con la sua tipica ironia, fissandolo, per quanto da seduto Ezra Morgan fosse davvero di poco più basso di lui in piedi. «Non azzardarti a farle del male, o com'è vero che io sono Peter Pan, te ne pentirai».

C'era qualcosa nella voce di Pan che risultò inconsueto alle orecchie del Capitano. Qualcosa di nuovo, di diverso, che per quanto ci provasse non riusciva a identificare. Ovviamente, si guardò bene dal lasciar trapelare qualsiasi ombra di dubbio dal proprio volto, e dalla propria voce. Si limitò a fissare Peter di rimando, imbastendo ad arte un'espressione di scherno; dal silenzio, gradualmente, confezionò con cura e consegnò all'avversario una risata roca e vibrante, gelida e vuota.

«Devo ammettere…» cominciò, mentre quella risata velenosa sfumava nuovamente in una quiete pregna di tensione, «…che le cose si fanno sempre più interessanti. Chi avrebbe immaginato un così veloce ribaltamento della situazione, eh, Peter? Perché, lascia che te lo dica, sembra averti davvero scosso l'arrivo della tua dolce amichetta. E questo, senza dubbio… cambia le cose. Non pretenderai certo che io ignori l'ascendente che questa damigella ha su di te, non è vero? Purtroppo mi trovo, come dire, costretto… a tenerlo in considerazione.»

Un sentore di godimento trapelò dalla facciata di sarcastico rammarico che le parole del Capitano avevano messo in piedi, e Peter fu lì lì per scattare nuovamente, ma qualcosa riuscì a fermarlo. Non seppe dargli un nome, ma quel qualcosa gli permise di analizzare la situazione con razionalità. Il pirata non stava facendo altro che provocarlo, e in realtà, così facendo, gli aveva appena rivelato che i suoi piani per l'immediato futuro avevano momentaneamente cambiato obiettivo. Difficilmente si sarebbe dovuto aspettare un attacco diretto a sé o ai Bimbi Sperduti, o alla piccola Trilli, com'era accaduto in passato – perché ora l'attenzione del giovane e crudele uomo che gli stava davanti era stata catturata da una nuova variabile: Wendy. Non si poteva certo definire una bella notizia, ma gli dava quantomeno la possibilità di provare a prevedere alcune delle sue mosse. Per mantenere quel microscopico briciolo di vantaggio che gli pareva di aver ottenuto, però, Peter sapeva di non potersi permettere nessuna leggerezza. Avrebbe giocato la partita fino in fondo, assumendosi i rischi che avrebbe comportato.

«Non puoi sconfiggermi, Morgan. Sei un illuso se pensi di poterlo fare», disse, lanciando un'occhiata cupa alla spada che il pirata portava in cintura; era inserita nel suo fodero, ma Peter sapeva che la lama guainata celava un nero oscuro e malvagio come l'ombra che vi era intrappolata.

«Sai cosa rimase del grande, temibile Uncino?» continuò, e alzò una mano piegando il dito indice, il quale assunse una forma inequivocabile. «Il caro Spugna te l'ha raccontato? Nient'altro che l'uncino, ecco cosa rimase. Nient'altro che quell'uncino che aveva sostituito la mano che io gli avevo portato via.»

«Oh, suvvia, Peter, non prenderti meriti che non sono tuoi! È di cattivo gusto, e inoltre…» lo interruppe la voce graffiante di LamaNera, accompagnata da un ghigno sfacciato. «…il coccodrillo potrebbe offendersi.»

Peter Pan, questa volta, non nascose il proprio sorriso. Lo esibì come un trofeo, provocando un fugace attimo d'incertezza negli occhi ambrati del suo avversario – un barlume d'esitazione che, pur svanito immediatamente, non sfuggì agli occhi attenti del prediletto figlio dell'Isola che non c'è.

«Mi farò perdonare.» replicò semplicemente, e la sua voce suonò quasi amichevole mentre, con agilità, si rialzava in volo. E con un «Capitano avvisato, mezzo salvato!» sgusciato allegramente fuori dal suo animo bambinesco, Peter Pan volò via, lasciando il pirata solo con i propri pensieri.

 

§

 

Quando Peter toccò il suolo di foresta sovrastante il Nascondiglio, in qualche modo Wendy lo seppe. Fu come se un aroma di resina ed erba fresca le fosse penetrato nelle narici, impedendole di pensare ad altro.

«Ahi!» esclamò mordendosi le labbra quando, nel dare l'ultimo punto a uno dei tanti calzini bucati che aveva rammendato in quelle ore di primo pomeriggio, si punse l'estremità dell'indice con l'ago. Sedeva su un vecchio pouf logoro di un colore indistinguibile tra il grigio e il verde. Istintivamente premette sulla parte lesa col pollice, e una bollicina rosso carminio fece la sua trionfante apparizione sulla sua pelle candida. Al pensiero che sarebbe bastato un piccolo oggetto di metallo, a lei ben noto, per evitarsi quei piccoli incidenti di percorso, non seppe se ridere o piangere. Purtroppo pareva che il Nascondiglio di Pan fosse completamente sprovvisto di ditali da cucito. Tornò con la mente alla sera in cui, tanti anni prima, aveva donato il proprio a un Peter Pan appena conosciuto, e appena rientrato in possesso dell' ombra che la dolce Nana gli aveva rubato.

Era persa a fantasticare su quei tempi lontani, talmente lontani da sembrare quasi un sogno dimenticato, quando un rumore catturò la sua attenzione. Alzò lo sguardo, e nell'attimo in cui vide Peter Pan immobile davanti a lei, una fitta di senso di colpa le scivolò giù per la gola, bloccandole il respiro. Peter… dolce Peter, premuroso e avventato Peter. Come aveva potuto non raccontargli ciò che era successo quella mattina? Come aveva potuto trascorrere le intere ore successive a pensare e ripensare agli occhi gelidi e al tocco fermo di quel… pirata, di quell'uomo raccapricciante e terribilmente affascinante, quando le probabilità che fosse il temuto Capitano Morgan erano più che elevate? Wendy non lo sapeva. Non sapeva cosa l'avesse trattenuta dal rivelare tutto quanto al suo amico di un tempo, ma era come se ci fosse una linea di confine, una linea invisibile, che separava la Wendy di Peter dalla Wendy che soltanto alcune ore prima aveva affrontato quel pirata. Era come se raccontare a Peter ciò che era accaduto potesse spezzare l'incantesimo di cui era stata preda, credendo di vedere negli occhi di quell'uomo qualcosa di diverso dalla crudeltà che non era sembrato troppo preoccupato di nascondere. Ma non era giusto. Non doveva andare così. Non doveva dimenticare chi fossero gli amici e chi invece i nemici, e se Peter si era tanto impegnato per metterla in guardia, allora c'era sicuramente una ragione più che valida.

«Peter…»

«Wendy…»

Le loro voci s'incrociarono in un groviglio improvviso. Wendy sorrise piano, Peter sospirò. Mentre lo guardava, a Wendy parve che ci fosse qualcosa di diverso in lui, rispetto a quella mattina. Non riusciva a capire cosa fosse, ma era come se i suoi occhi fossero illuminati da un bagliore nuovo, non più luminoso del solito ma differente: quella differenza sottile eppure abissale che c'è tra la luce della foresta all'alba e la sua luce al tramonto. Esiste un preciso istante in cui possono sembrare la stessa luce, ma in realtà c'è un divario incolmabile a separarle. Ecco, proprio quel divario incolmabile Wendy stava cogliendo mentre guardava gli occhi verdi di Peter. Ma non fece in tempo a comprendere la sensazione, che questa svanì nel nulla com'era apparsa, e lei si ritrovò incapace di riafferrarla. A cosa stavo pensando, si chiese, mentre riprendeva coscienza di ciò che la circondava. Scoprì che Peter la stava guardando con aria di aspettativa, e si rese conto che aveva anche parlato.

«Scusa, Peter, puoi ripetere?» chiese fiocamente, scuotendo il capo. «Sono un po' stanca, ho dormito male questa notte.»

Peter soppesò le sue parole e il suo sguardo, poi sospirò di nuovo. «Senti, Wendy, io non so perché tu abbia deciso di non dirmi ciò che è successo stamattina – sì, certo che lo so, ti aspettavi forse che non mi sarebbe arrivata la voce? – ma devi capire che…»

«Peter, mi dispiace», lo interruppe lei. «Lo so, avrei dovuto dirtelo, è che è successo tutto così in fretta, e avevo molto a cui pensare…»

«Devi stare attenta, Wendy!» esclamò Peter, allargando le mani in un gesto esasperato e lasciandole ricadere lungo i fianchi. «Ti sei comportata da incosciente stamattina, potevi farti ammazzare! Non si tratta di una persona comune. Ezra Morgan è un farabutto e un assassino, e per quanto possa fingere il contrario, non sarà mai nient'altro.»

Wendy era sul punto di ribattere ancora una volta, ma le ultime parole di Peter ebbero un effetto strano su di lei. Strinse gli occhi in un'espressione seria e dura, torturando con le mani il calzino che ancora teneva in grembo. Le parole di Peter l'avevano punta sul vivo. Sapeva di essersi comportata da sciocca, andandosene in giro da sola per l'Isola e finendo dritta nella tana del lupo. Si sentiva umiliata, neanche fosse una bambina che aveva rubato una caramella. E chi era a farle la predica, poi? Quello che aveva scelto di rimanere bambino per sempre, con tutte le conseguenze che ne derivavano, che agli altri piacessero o meno.

«E tu che ne sai di cosa potrà o non potrà essere? Le persone cambiano, Peter! Solo tu rimani sempre uguale a te stesso.»

Wendy si pentì di queste parole ancor prima di averle pronunciate. Quando ancora non era apparsa quella sfumatura di dolore che ora troneggiava evidente sul viso di Peter. Oh, ma cosa le prendeva? Non sapeva cosa stesse dicendo, né tantomeno perché lo stesse dicendo.

«No, scusa, Peter, io…» tentò, con voce flebile.

Ma non fece in tempo a dire nient'altro. Peter Pan alzò il mento inumidendosi le labbra, poi annuì e le voltò le spalle. Non disse niente. Si limitò a ignorare le richieste di Wendy di aspettare, le preghiere di ascoltarla, e lasciò la stanza. Wendy non fu neppure capace di rincorrerlo. Fuori al cielo sfuggì un lampo, e un tuono lo inseguì. Piovve.

 

Just because everything is changing
doesn't mean it's never been this way before.

All you can do is try to know who your friends are
as you head off to the war…
(***)


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«Sono in ritardo! In arciritardissimo!» disse il Bianconiglio. E lo dico anche io. SCUSATE, è stato un periodaccio pieno di impegni e non sono riuscita a trovare la calma e l'ispirazione per scrivere decentemente. Ma eccomi qui, con importantissimi ringraziamenti da fare. In primis grazie a Misaki37, che ha recensito ogni capitolo da quando ho ripreso in mano la storia: ti ho già detto quanto vale per me. <3 Grazie anche a livefromsansiro, come vedi eccomi qui con il nuovo capitolo! Infine ringrazio Allison_Jaris e Greta Stonem per aver messo la mia storia tra le preferite e tutti i lettori silenziosi.
Come al solito, incrocio le dita nella speranza di ricevere altre opinioni, belle e brutte! Baci :*

(*) Parole tratte da Eet di Regina Spektor.
(**) Citazione rubata di getto all'ineguagliabile Scar, da Il re leone.
(***) Parole tratte da The call di Regina Spektor.

  
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