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Autore: esse198    02/06/2016    0 recensioni
Dalla storia:
"Aveva parcheggiato i Pond nella loro nuova casa, con tanto di macchina nuova. Tutto era tornato al suo posto e anche lui avrebbe dovuto fare quel che era già scritto: morire sul Lago Silenzio.
Ma prima di quel momento decise di andarsene in giro ancora un po’ e fu allora che conobbe una delle persone più dolci, pazienti e coraggiose che avesse mai conosciuto."
crossover: doctor who/sherlock
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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premesse: salve a tutti! torno dopo una lunga assenza a scrivere e a cimentarmi in qualcosa un po' complicata per me, ma le idee sono abbastanza chiare e la voglia è molta :) 
quindi eccomi a far incontrare due personaggi che amo molto. ci saranno anche gli altri.
quel che mi preme puntualizzare è che alcune avventure non saranno farina del mio sacco. la prima che andrete a leggere prende molto da un fumetto italiano che si chiama Gea, realizzato da Luca Enoch e edito da Bonelli Editore dal 1999 al 2007. ho preso da esso l'albero vita, alcune vicende realtive all'albero, alcuni personaggi. ma non è un crossover nel crossover.
spero vivamente vi piaccia! buona lettura!



Aveva parcheggiato i Pond nella loro nuova casa, con tanto di macchina nuova. Tutto era tornato al suo posto e anche lui avrebbe dovuto fare quel che era già scritto: morire sul Lago Silenzio.
Ma prima di quel momento decise di andarsene in giro ancora un po’ e fu allora che conobbe una delle persone più dolci, pazienti e coraggiose che avesse mai conosciuto.
 
 
Il primo incontro tra Molly Hooper e il Dottore fu abbastanza burrascoso. Come quasi tutti gli incontri del Dottore, del resto.
Avvenne il giorno in cui fece irruzione nel laboratorio di Molly col suo look da professore universitario, il suo farfallino e la sua giacca di tweed. Le porte si erano spalancate di colpo, il Dottore era entrato con foga e si era messo a cercare qualcosa, guardando dappertutto, soprattutto negli angoli bui e puntando minaccioso il suo cacciavite sonico. Concluse il suo giro puntandolo, assieme ai suoi occhi verdi e sospettosi, su Molly. Quest’ultima lo guardava disorientata, ma molto seccata.
- Dove li hai nascosti? – esordì il Dottore usando un tono basso e una smorfia diffidente.
Molly non rispose alla sua domanda, ma ribatté con una protesta:
- Come si permette? Fuori da qui! Sto lavorando!
Il Dottore cambiò repentinamente espressione, tono e registro:
- Ha ragione! Scusi! Ma non riesco proprio…
Non terminò la frase: una luce abbagliante li avvolse e l’attimo dopo non erano più nell’asettico laboratorio.
La luce abbagliante si diradò rapidamente come era apparsa e gli occhi di Molly e del Dottore fecero una gran fatica ad abituarsi alla totale oscurità che li circondava. Molly non aveva dubbi sul fatto che si fossero spostati, che quell’oscurità non fosse un blackout. Conosceva il laboratorio come fosse casa sua: era sparito quell’odore terribile, ma per lei rassicurante, di ospedale, di soluzioni chimiche; la temperatura era diversa, il gelo si era fatto più pungente; il suolo sotto i suoi piedi non era più perfettamente levigato ed erano spariti i rumori del traffico che normalmente arrivavano ovattati da fuori.
Molly provava un forte dolore agli occhi per via dello sforzo che faceva per riuscire a scorgere anche un minimo luccichio o un’ombra, un alone che potesse minimamente somigliarle, e la assalì un senso di nausea e vertigine in mezzo all’immenso vuoto. Si sentiva mancare, ma avvertì un leggero profumo, lieve e quasi infantile e, assieme ad esso, il respiro del tipo che era apparso improvvisamente in laboratorio. Non lo vedeva, non si vedeva nulla, ma pensò che doveva essere lui, forse lo sperò.
Allungò le braccia in varie direzioni e non riuscì a incontrare niente.
- Molly
Sentì il suo nome nella voce che aveva sentito poco prima e subito dopo la lucina del cacciavite sonico si insinuò impertinente nell’oscurità. Il faccione del Dottore si illuminò e Molly provò un leggero sollievo. Il sollievo divenne calore quando la mano del Dottore le carezzò la guancia sinistra e le disse che andava tutto bene. Poi le si affiancò e sembrò guardarsi attorno in cerca di qualcosa.
Piccoli puntini luminosi spiccarono nell’oscurità e più si avvicinavano più crescevano fino a diventare morbidi batuffoli bianchi, soffici pon pon poco più grandi di palline da baseball. Emettevano dei versi simili a mugolii, acuti e brevi come quelli dei neonati o dei cuccioli. Erano in cinque e fluttuavano nel vuoto come in una specie di danza allegra.
Il volto del Dottore sorrise.
L’uomo afferrò la mano di Molly e attese il primo scatto dei batuffolini e appena questi si mossero i due li seguirono in una corsa assurda incuranti degli ostacoli che un “vuoto” non avrebbe potuto avere.
La luce li colpì violentemente. E il Dottore fu il primo a distinguere la sagoma del suo Tardis e dopo essersi fermato un attimo per accertarsene proseguì la sua corsa trascinando con sé la ragazza.
Molly era frastornata, confusa, annebbiata.
Tutto continuava ad andare velocemente, troppo velocemente. C’era stato il bagliore accecante e di nuovo la corsa, un rumore di porta che si apre e poi si chiude e finalmente vide qualcosa. Un ambiente estraneo, ma non per il suo compagno di disavventure: lo vide girare e saltellare veloce attorno a una struttura maestosa su cui pigiava tasti, spingeva leve e premeva bottoni. Ancora un rumore assordante, uno scossone e poi finalmente la calma.
A quel punto il Dottore le andò incontro.
- Come stai? – chiese in tono accondiscendente e timoroso.
Molly, che era rimasta aggrappata alla ringhiera attorno al Tardis, era davvero fuori di sé, completamente confusa e smarrita.
- Scusa… - continuò il Dottore – Sono burrascoso, ma di solito non così tanto.
- Tu chi sei? – aveva scandito Molly.
- Sono il Dottore, sono un signore del tempo e questa è la mia macchina del tempo, il Tardis. – completò allargando le braccia per presentarla in tutta la sua maestosità.
Questa presentazione però confuse ancora di più Molly.
 
Furono necessarie molte spiegazioni e chiarimenti, domande e interrogativi, risposte e rassicurazioni. Perché Molly era finita davvero troppo bruscamente nel mondo di quello strano tipo che si faceva chiamare Dottore.
Il Dottore da parte sua ne era consapevole e si era accorto dal cartellino che aveva appena caricato una Dottoressa. La dottoressa Molly Hooper.
- Ma… quindi? Cos’è successo prima? – chiese Molly dopo aver recuperato un po’ di lucidità.
Il Dottore era ancora in piedi davanti alla console e il suo sguardo era pensieroso.
- Non lo so… - poi i suoi occhi si posarono sullo schermo e si fece ancora più preoccupato.
I batuffoli avevano comunicato al Dottore delle coordinate temporali e lui le aveva impostate sul Tardis.
- Adesso dobbiamo accompagnare questi batuffoli dai loro simili!
L’uomo assunse il suo solito entusiasmo e invitò la ragazza a seguirlo.
- Preparati a vedere qualcosa di grandioso! – aveva concluso aprendo lentamente la porta.



 
  
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