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Autore: Saavik    13/04/2009    2 recensioni
Prendete il castello dei destini incrociato di calvino, spostatelo nel mondo di Naruto e aggiungete un pizzico del gusto per il macabro a me tanto caro e ... "Poi silenzio, nella squadra scese un silenzio quasi irreale. Si sentivano solo il rumore dei  passi, degli animali notturni e il vento. Solo questi rumori di fondo restavano a ricordare ai viandanti che non erano diventati improvvisamente sordi. Poi la videro. Una piccola locanda." 
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Cerca di mantenere il passo. Sei lento.”
A quelle parole naruto sbuffò vistosamente lasciando cadere a terra lo zaino che stava trasportando.
“ Sei bravo Sasuke a dare ordini agli altri, ma questo zaino pesa! Pesa veramente e io ho fame!”
“Cercate di non fare i bambini”
Gli interruppe Sakura osservandogli con aria severa
“ Appena troveremo una locanda sosteremo, siamo in missione lo sapete benissimo eppure devo sempre ricordarvelo ... E' una missione importante! Molto importante. Il maestro conta su di noi. Il villaggio conta su di noi.”
Sasuke non l’ascoltava, lui aveva proseguito beatamente il cammino, tanto che sia Sakura sia Naruto dovettero correre per raggiungerlo. Se una cosa del genere l’avesse fatta il biondo, la giovane genin avrebbe fatto senza dubbio avuto più che quattro paroline da dire ma, se ad ignorarla era il suo amato Sasuke allora … Allora tutto era concesso. Anche la scortesia. Avevano una missione semplice, molto semplice, portare un documento firmato dall’Hokage fino a Suna. Semplice, troppo semplice per Sasuke, che amava solo le sfide, troppo semplice per Naruto che non comprendeva che utilità potesse avere per lui quella cosa. Non l’avrebbe aiutato a diventare più forte dell’Uchiha e … E ciò che non serviva a tale scopo era inutile. Eppure una missione così doveva avere una sua utilità se gli era stata assegnata e doveva esserci una ragione se Kakashi non era con loro. Era la loro prima missione da soli e, a quanto pare, Sakura era l’unica che sembrava rendersene veramente conto. Denotava fiducia nei loro riguardi e lei voleva meritarsela tutta quella fiducia. Erano ore che camminavano in mezzo al nulla assoluto, il sole era tramontato, l’aria si faceva fredda e, soprattutto Naruto si faceva insopportabile. Era stanco, ma lo erano tutti. Anche Sasuke che, per difendere il suo dannato orgoglio, continuava a camminare a passo sostenuto ostentando fin troppa spavalderia. Anche lui era stanco, tanto che nemmeno rispondeva più alle lamentele del compagno.
Poi silenzio. Nella squadra scese un silenzio quasi irreale. Si sentivano solo il rumore dei passi, degli animali notturni e il vento. Solo questi rumori di fondo restavano a ricordare ai viandanti che non erano diventati improvvisamente sordi. Poi la videro. Una piccola locanda. Le finestre illuminate. Attraverso i vetri, negli spazzi lasciati dalle corte e candide tende, si intravedevano passare i camerieri con vassoi pieni e brocche colme. Eppure nessun rumore, anche i giovani genin, come in silenzio erano arrivati, in silenzio entrarono nel locale.
Davanti a loro si presentò una grande tavolata, molta gente mangiava in silenzio. Se volevano farsi passare qualcosa lo facevano a gesti e anche i camerieri servivano in assoluto silenzio. Un ragazzo fece loro un cenno, tre posti erano liberi e già apparecchiati. Naruto non se lo fece dire due volte e prima che Sakura potesse esprimere qualche perplessità, si era già seduto e servito da un gran vassoio pieno di carne arrosto. La ninja si voltò preoccupata verso Sasuke ma questi già si stava sedendo, a lei non restò che l’ultimo posto libero. In mezzo ai due. Naruto mangiava tranquillamente e di gusto. Sasuke selezionava con cura quello che gradiva, ben poco a dire il vero. Sakura si guardava nervosamente intorno. Troppo silenzio la innervosiva ed il fatto che solo lei sembrava farci caso la innervosiva ancora di più. Era strano come non riuscisse e vedere bene il volto dei commensali. Come se una fitta nebbia o un fumo denso riempissero la stanza.
Poi, quando il pasto fu finito nel silenzio in cui era iniziato, i piatti e i vassoi furono portati via e al suo posto fu portato un mazzo di carte. Era un mazzo di grandi tarocchi. Una mano chiara lo prese per primo. Che volesse chiedere qualcosa alle carte? Magari l’esito di un difficile viaggio.
Per la prima volta poté vedere il volto del ragazzo. Gaara stringeva il mazzo di carte. Ne scelse alcune e poggiò la prima sul tavolo. Tutti osservarono in silenzio. Sasuke aveva già compreso: Gaara avrebbe narrato una storia.
Gaara poggia sul tavolo lentamente cinque carte. Non sa come ma Sakura riuscì a darne una interpretazione più che plausibile, come se l’assenza di parole e commenti non costituisse affatto un problema. Come in quel contesto le parole fossero solo un impiccio.
La carte erano nell’ordine di comparsa: Il leone, l’eremita e la luna, il matto e il diavolo, il mondo, la morte.
Ecco la storia che la ragazza ne tirò fuori.

Il matto e il diavolo.
Gaara aveva sempre dato fiducia alla sua forza, su di lei aveva sempre confidato. Pensava che la forza potesse risolvere tutto. Piccoli e grandi problemi. Una notte si trovò a camminare da solo in una notte senza stelle. Suna era splendida di notte con le dune che riflettevano come uno specchio opaco la luce della luna. Con i tetti chiari nella notte. Con le piccole finestre illuminate. Con il vento frusciante della sera che come una cantilena accompagnava i solitari passi dei viandanti. Era poco più di un bambino, ma un bambino già solo.
“ I soldi o la vita”
Una voce secca. Un bisbiglio rauco. Si voltò appena e si trovò davanti un estraneo. Un uomo armato di Kuani. Non lo conosceva perché nessuno di Suna avrebbe osato tentare di rapinarlo. Non era di Suna perché gli abitanti del villaggio sapevano tenere correttamente in mano un Kunai, non come lui, che lo teneva in mano quasi fosse un coltello da carne.
“vattene ... non voglio farti del male”
Ma l’uomo attaccò lo stesso e lui doveva difendersi. Gaara aveva confidato sempre nella sua forza ma sapeva dosarla male. Finì per ucciderlo. Ecco cosa succede se un matto incontra il diavolo. Il povero diavolo poi muore. Temeva il giudizio del villaggio, per lui il mondo e decise di rimediare a suo modo.
Prese il corpo con sé e lo portò nella sua piccola casetta.
“Tutto si può aggiustare”
ripeteva fra sé ricucendo il corpo
“Tutto si può aggiustare”
Ripeteva infilando l’ago e filo nella carne ormai già fredda.
“Tutto si può aggiustare, anche la morte”.
Il sole sorse in fretta e la sua opera era finita. Aveva lavorato tutta la notte per riassemblarlo alla fine il suo lavoro lo osservava serio. Lo osservava con il suo unico occhio rimasto aperto, con le sue mani cucite ai fianchi in una posa di finta serenità.
“Mi dispiace”
sussurrò il rosso
“ Ma ora devo andare”
Quando avevano sfondato la porta della sua casetta Gaara se n’era già andato. Ora vagava da solo senza né una meta né una fissa dimora.

Sakura osservava le carte a cui alla fine si erano aggiunte la fortuna e la temperanza. Si chiese se avesse compreso male il loro significato. Sicuramente aveva frainteso il loro significato. Ma non fece in tempo a dare una risposta, un nuovo commensale aveva preso per sé il mazzo.
  
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