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Autore: _Akimi    02/06/2016    2 recensioni
"Ma allora perché festeggiare il due giugno?
I due fratelli, nonostante tutto, non possono fare a meno di domandarselo, eppure c'è qualcosa che non va, in questa festa: a Natale si mangia, a Pasqua si mangia, a Ferragosto si mangia, eccome!
Però, questo due giugno stona, è fuori linea; al massimo ci si accontenta di qualche ghiacciolo se fa troppo caldo o si va dai nonni, magari facendoci raccontare qualche storia vecchia se non sappiamo esattamente come passare il tempo."
Genere: Generale, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sventolare del tricolore riempe di orgoglio i due fratelli; è uno di quei risvegli che fa sembrare tutte le cose al posto giusto, con il buon profumo di dolci sotto al naso, del ritmo della banda nelle orecchie e dello svettare della Mole Antonelliana verso il cielo privo di nuvole, di un celeste che rincuora gli animi degli sprovveduti che dimenticano della celebrazione in corso.

Romano sbuffa un po' e così fa Veneziano, perché questo due giugno non ha un vero significato, è solo una ricorrenza segnata su un qualche calendario per rendere contenti quei pochi che ci credono ancora e il noioso discorso di Mattarella in TV non è nell'interesse dei fratelli che, piuttosto di ritrovarsi appisolati sul divano del loro appartamento, preferiscono affacciarsi sul balcone.
Guardano un po' le strade, percorrono con gli occhi Piazza Statuto e si fermano ad osservare un paio di bambini giocare lì, tra un palazzo e l'altro, con uno di quei palloni che finiscono sempre con bucarsi prima del dovuto – o nel momento sbagliato -, ma che rappresentano appieno la regola della "qualità-prezzo."
L'Italia è un po' come quella palla - pensano entrambi, senza neanche dirselo – perché puoi decidere di rigonfiarla, sempre se è ancora possibile, ma prima o poi diventa vecchia e quando non puoi più rattoppare i buchi rimasti, decidi di lasciarla in qualche parte remota del giardino per pietà, forse nella speranza che la cagnetta del vicino la stringa ancora di più sotto i denti.

«Tanto, peggio di così.»
Romano bisbiglia; sì, forse è un po' drammatico, ma suo fratello non gli dà torto né ragione, rimane in silenzio e pensa che ci sia qualcosa nel dna del loro popolo che continuerà ad essere preservato per il volere di una collettività dettata da ignoranza e sottomissione.
Veneziano odia ammetterlo, ma molti italiani sono fatti così: prendono tutto alla leggera, non si interessano a nulla e il loro senso patriottico raggiungere il proprio apice quando qualche straniero cita la tanto amata pizza oppure attaccandosi l'uno con l'altro perché, senza mai andare oltre agli stereotipi, «I lombardi sono tutti distaccati, Napoli è una discarica a cielo aperto e poi la Sardegna... ah, perché, è Italia?»
Lui si prende le proprie responsabilità; spesso sa di non essere da meno, ma darebbe di tutto per vedere le famiglie festeggiare la Repubblica credendoci per davvero, non solamente per guardare i più piccoli cantare l'Inno di Mameli a memoria, senza neanche sapere che cosa dica esattamente, che cosa ci possa insegnare ancora oggi.

Romano, invece, non giustifica nessuno: ad essere onesto, non può dare solo la colpa al fratello e alle volte, forse perché persino un testardo come lui decide di mettere l'orgoglio da parte per qualche scopo superiore, dice che si è lasciato andare più del dovuto, che non è mai stato bravo nel controllare le noiose questioni di politica da Roma in giù, però se ne vergogna, si fa delle domande- davvero!- e quando trova risposte a lui scomode, inizia con il dire che l'economia in Italia non andava già anni prima e che forse quel maledetto triangolo industriale assomiglia più a quello delle Bermuda perché al di fuori di quelle tre misere regioni, sembra che il caos sia l'elemento in cui lui si trova a suo agio.

Tirare avanti; ecco cos'è tipico da noi.
In Italia molti sopravvivono, ma non è solo una questione di stipendi bassi, di pensioni impossibili o di quelli che, pazzamente, sono ancora convinti che gli extracomunitari siano davvero il virus di questa crisi maledetta.
No,no, alcuni di loro sopravvivono perché non hanno ideali, qualcuno non glieli ha mai insegnati, proseguono per inerzia e la cosa più incredibile è che riescono ancora a stupirsi e a indignarsi per tematiche pressoché indiscutibili.
Così si improvvisano italianissimi perché la nostra identità è importante, assolutamente, ma poi è Veneziano a nascondere una smorfia quando entra in macchina del fratello poiché, davvero non ne conosce il motivo , quel rosario legato allo specchietto è e non è un simbolo religioso e guai se gli si dice di toglierlo - un brutto modo per essere testimone del suo lato più cristiano.
Però, nulla da ridire, Veneziano ama comunque suo fratello e anche se spesso litigano per i motivi più sciocchi, è sempre la tavola a riportare tutto come prima.
Ah, sì, la tavola – un posto sacro per ogni italiano perché, si sa, non esistono persone a cui non piacciono le lasagne, la cotoletta o gli arancini, e così basta un qualche piatto e i problemi si risolvono da soli.

Ma allora perché festeggiare il due giugno?
I due fratelli, nonostante tutto, non possono fare a meno di domandarselo, eppure c'è qualcosa che non va, in questa festa: a Natale si mangia, a Pasqua si mangia, a Ferragosto si mangia, eccome!
Però, questo due giugno stona, è fuori linea; al massimo ci si accontenta di qualche ghiacciolo se fa troppo caldo o si va dai nonni, magari facendoci raccontare qualche storia vecchia se non sappiamo esattamente come passare il tempo.
Delusione, resa, passività.
Ecco quali sono le peculiarità del popolo, sopratutto negli ultimi tempi, ma Veneziano e Romano sono ancora decisi, per una volta si mettono d'accordo, e di questo maledetto due giugno non se ne vogliono disfare perché, che diamine, si parla della repubblica d'Italia, di quel vecchio referendum, delle donne che votano, del Re di Maggio e di tutte quelle belle testate giornalistiche che enunciano una sola cosa.
 
E' nata la Repubblica italiana.


Le votazioni lasciano un po' perplesso Veneziano perché, ancora oggi, si domanda se Romano l'abbia desiderato fino ad in fondo, questo difficile nuovo stato, ma non discutono mai di quel passato; non è poi così lontano - il 1946 è stata un'annata un po' maledetta, però, per l'affetto che prova per i piatti della sua cucina e per il fratello, decide sempre di non rinvangare nulla.
Vuole davvero bene a Romano e anche quest'ultimo, sebbene sia meno spontaneo e sincero, odia vedere i sorrisi di circostanza del fratello perché, come ci ha insegnato il siciliano Pirandello, le maschere sono ovunque, nella società, e la convinzione che guida Veneziano ad essere così garbato con tutti lo preoccupa, lo fa infuriare e vorrebbe dirgli che non c'è nulla di male nel provare altre emozioni, che non si può sempre dimenticare tutto con un «Amen», perché così non si sceglie, si accetta solamente quello che si ha davanti.

«Io ci voglio credere ancora, però.»
Veneziano parla, si aggrappa alla ringhiera e si sporge, lasciando che quella brezza annunciatrice – dell'estate, o magari di buone novità? - gli scombini i capelli, dandogli un'aria buffa, ma dolce al tempo stesso.
Romano l'osserva, nasconde un sorriso gentile e ritorna alla sua espressione di sempre: un po' stanco, annoiato, infastidito, eppure sa cosa sta provando e una parte di sé vorrebbe stringere in un abbraccio il fratello per poi bisbigliargli che anche lui vuole continuare, che è troppo testardo per mollare e che per questa dannata Italia sia arrivato il momento di svegliarsi e di lottare, per davvero.

Alla fine, come sempre, finiscono con il ricordarsi un po' di tutti i loro eroi, che siano dei mangia-polenta o terroni non importa, pronunciando dei nomi in modo spontaneo: Gennarino Capuozzo, Maria Cantù, Pietro Benedetti; persone che hanno scelto, dimostrando che essere italiani significa questo.

«Allora andiamo.»
«Dove?» Domanda Veneziano voltandosi verso suo fratello e finalmente è contento di vederlo sorridere un po', convinto della risposta che sta per dargli.
«Ci aspettano, scendiamo in piazza.»
 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Annotazioni storiche/info generali:

-Non sono torinese, quindi spero di non aver fatto errori colossali con le piazze. (La prima citata è Piazza Statuto, mentre ho immaginato che i due fratelli andassero a Piazza Vittorio per festeggiare. - è la più grande della città.); il fatto di aver scelto Torino non è casuale, intanto penso che sia una città molto spesso dimenticata (e non capisco il motivo) e poi perché è stata simbolo per il Regno d'Italia e meritava di essere protagonista.
-Inno di Mameli: Invito vivamente a leggere tutto il testo, penso che il taglio dato sia stato il più semplice (per cantarlo), ma ci sono delle strofe che fanno venire la pelle d'oca.
-Politica da Roma in giù: sarebbe bello dire che solo una parte dell'Italia è corrotta o ladrona, ma non è così :,) (ancora meglio poter dire che l'Italia non sia corrotta per nulla, ma questa è utopia.) - comunque, riferimenti casuali alla storia politica/economica dell'Italia perché bisogna tenere in considerazione che l'afflusso della mafia è più forte al Sud, ma chissà come mai la regione più corrotta è la Lombardia.
-Triangolo industriale:  Milano/Torino/Genova; ora vale di meno, ma l'assetto economico non è purtroppo cambiato molto. Credo che l'errore sia sempre stato dello Stato, l'Italia come paese è andata con due ritmi diversi e se il sud è sempre stato considerato più "arretrato" è anche per il fatto che è la parte più dedita all'agricoltura del paese.
-Italianissimi: termine spesso usato da Mussolini per indicare l'essere super-Italiani. (ma dove?)
-Re di maggio: Umberto II che ha governato per un solo mese prima del referendum.
-Votazioni:  Il 54.3%  votò la Repubblica, il restante la Monarchia; è attestato che la maggior parte di voti a favore della Monarchia furono al Sud; se non erro in particolare Napoli/Lecce ebbe la percentuale più alta, mentre per la Repubblica fu Trento/Bologna.
-Gennarino,Maria,Pietro...: tre personaggi legati alla lotta contro il fascismo, rispettivamente campano, lombarda e abruzzese.
Gennaro aveva solo 12 anni, penso sia uno dei simboli più importanti della resistenza.

Ho scritto già troppo haha
Auguri a tutti quanti! Volevo scrivere qualcosa sui due fratelli italiani ed era perfetta questa occasione; mi sentivo un po' in colpa per aver scritto l'anno scorso una fanfic per la presa della Bastiglia e  mi sentivo in dovere di parlare anche della nostra Italia.
Inizio con il dire che avevo intenzione di scrivere una bella storia sul nostro paese, sulle sue bellezze e tutto il resto, ma poi mi sono detta che il popolo italiano è forse la peggior cosa che abbiamo qui e i (non) risultati dell'ultimo referendum ne sono stata una dimostrazione.
Provo davvero schifo per la mentalità generale che c'è e tendenzialmente sono una persona realista/pessimista, ma per l'Italia continuerò a credere sempre e comunque, anche se mi trovo alle volte in discussioni che mi scandalizzano a tal punto da domandarmi se ne valga davvero la pena.
Non penso che dalla fanfic si capisca da quale parte dell'Italia io provenga e non lo dico nemmeno (Lol), per il semplice fatto che dovremmo smetterla di fare questa divisione tra Nord e Sud perchè davvero, siamo un paese unico e le discriminazioni interne sono sempre le peggiori. (Mamma mia, mai insultare Napoli in mia presenza.)
Detto questo, auguri ancora e spero che questo giorno possa essere un momento di riflessione serio.
 
  
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