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Autore: Enedhil    04/06/2016    0 recensioni
È il primo Marzo dell'anno 3019 della Terza Era della Terra di Mezzo. La notte è scesa su Minas Tirith e il nuovo Re di Gondor, dall'alto delle mura, è in attesa di quell'alba che darà inizio al suo regno. Ma non è solo. Al suo fianco, come sempre, l'amico che l'ha accompagnato fino a quel momento e che, ancora una volta, gli terrà la mano ricordando con lui il loro passato, prima che il nuovo giorno cominci.
[Prima parte della serie "Dall'Oscurità Alla Luce"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Eomer, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'Oscurità Alla Luce'
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~ 13 ~

“Ho visto le fiamme delle candele esaurirsi...” proseguì Aragorn, alzando lo sguardo al cielo stellato con rassegnazione “...e i primi raggi di sole penetrare nella stanza e raggiungere il letto. Nonostante il tiepido calore mi sono sembrate dita gelide che tentavano di ghermirmi.”

“Credevo ti fossi addormentato, alla fine. Il tuo respiro era lento e regolare, ed il battito del tuo cuore...”

“Non ho chiuso gli occhi,” lo fermò subito, riportando l'attenzione su di lui. “Non volevo realmente dormire per non perdermi quelle sensazioni a cui ora riesco a dare una spiegazione.”

Legolas respirò intensamente, guardando come la mano dell'amico non accennava a lasciare la sua nonostante il tempo passato a raccontare di quella notte.
“Ed ora che sai definirle... perché c'è rammarico nella tua voce?”

“La conoscenza non è un presupposto per la felicità,” ribatté l'uomo, chinando a sua volta il capo per poter guardare le loro dita che si rincorrevano, cercandosi come in un indefinito gioco di abilità. “Dei vaghi bagliori nella mente non possono essere considerati alla stregua di ricordi indelebili nella mia memoria, ma solo...” sospirò pesantemente “...degli impulsi che mi porteranno a sentire ancora di più la tua mancanza quando questi giorni di festeggiamenti saranno terminati e le nostre vite riprenderanno quelle consuetudini alle quali dovrò abituarmi!” si morse con nervosismo il labbro inferiore e con decisione rialzò gli occhi su di lui. “Non hai risposto alla mia domanda.”

“Quale domanda?” gli chiese confuso l'elfo sostenendo però il suo sguardo.

“Quando mi hai raggiunto qui e abbiamo iniziato a ricordare il nostro passato, ti ho chiesto dove saresti andato al sorgere del sole... ma non mi hai dato una risposta in quel momento. Ora devo saperlo, Legolas. Dove andrai domani?” accennò però un debole sorriso aggiungendo: “E non dire di nuovo che domani sarai ancora qui perché manca poco e lo vedo da me che sei qui.”

L'elfo spalancò la bocca divertito da quell'ultima frase ma poi cercò di tornare serio e scosse lentamente la testa.
“Io credo di averti già risposto in quell'occasione parlandoti proprio di quella notte a Granburrone, quando mi chiedesti se sarei restato. Ricordi la mia risposta?” notò la sua espressione disorientata e così continuò, sorridendo dolcemente: “Mi sono giunte voce che stai prendendo accordi con Faramir per assegnargli delle terre ai confini di Gondor, come l'Ithilien, e quindi ho pensato che sarebbe stato giusto onorare la nostra Alleanza portando alcuni guerrieri e artigiani del mio popolo, per dare loro aiuto a rinnovare quei luoghi che a lungo hanno sopportato l'incedere dell'Oscurità di Mordor. Questo se lui e la sua futura sposa lo acconsentiranno e soprattutto...” reclinò di lato la testa osservando il suo viso che da quando aveva iniziato a rivelargli le sue intenzioni sembrava essersi illuminato “...se il re di Gondor lo permetterà.”

Aragorn restò qualche momento con un'espressione sorpresa e al tempo stesso euforica, con le labbra socchiuse come se qualsiasi risposta da parte sua fosse la più ovvia possibile, ed infine esclamò:
“Puoi fare ciò che vuoi nel mio regno!”

“Bene, allora resterò qui e tu, attraversando il guado, mi troverai. Se avrai bisogno di un aiuto o anche solo di qualche parola amica... io ci sarò! E sarò più vicino di quanto lo sia mai stato fino ad ora.” Legolas proseguì, continuando a fissarlo: “Prima, ovviamente, dovrò andare da mio padre e cercare chi sarà disposto a seguirmi, e ho anche promesso a Gimli che avrei intrapreso alcuni viaggi con lui ma...” ad un tratto vide la sua espressione mutare, accigliandosi come se solo in quell'istante qualcosa avesse sfiorato la sua mente “...sarà solo per un breve periodo. A cosa stai pensando?”

“Legolas... quella notte a Granburrone...” iniziò il re di Gondor come se tutte le ultime frasi dell'amico fossero scivolate via dai suoi pensieri, rimpiazzate da un evidente dettaglio che prima aveva stupidamente trascurato “...ti chiesi se saresti restato per amore di qualcuno che non può donarti altro che pochi anni di una vita troppo breve rispetto a ciò che meriteresti.” Lo vide annuire e deglutendo, terminò: “Quindi... resterai per amore di qualcuno?”

Un attimo di silenzio divise quella domanda dalla risposta dell'elfo e in quel breve lasso di tempo la sua mente percorse decine di possibilità alle quali non aveva mai voluto seriamente pensare, mentre altre più plausibili già si facevano prepotentemente strada nel suo cuore, alcune facendolo battere all'impazzata e altre stringendolo nella morsa del rimpianto.

“Sapevo che l'avresti chiesto,” mormorò infine Legolas, ostentando una certa serietà nell'immaginare i pensieri che in quell'istante stavano affliggendo lo spirito del compagno, ma poi rise divertito e lo guardò spalancando gli occhi. “E no! Tu mi stai per chiedere se mi riferisco ad Éomer perché prima, nel salone, mi hai visto parlare in disparte con lui. Ti avverto che se lo fai, ti spingerò oltre a questo parapetto con le mie mani!”

Aragorn accennò un lieve sorriso, senza però riuscire a ridere a sua volta di ciò che, in altre situazioni, avrebbe trovato comico in egual misura.
“Seriamente... non è uno scherzo questa volta. Non partirai per restare accanto a qualcuno?”

“Davvero non lo capisci?” esclamò allibito l'elfo, passandosi la mano libera sulla fronte con un sospiro per poi fare un cenno verso di lui. “È davanti a me, ora.” Sentì la sua mano tremare debolmente nella propria e abbassò qualche attimo lo sguardo su di essa prima di rialzarlo su di lui. “Dici sempre che non rispondo alle tue domande... e non hai compreso una delle poche a cui ho risposto con certezza fin dal primo istante? È davvero curioso.”

Il re di Gondor sostenne il suo sguardo senza riuscire a fare altrimenti, scosso violentemente da un oceano di emozioni che aveva inondato il suo cuore ed ora lo stava trascinando alla deriva. Un profondo e impensabile senso di completezza lo avvolse come se tutto fosse diventato all'improvviso più chiaro e nonostante tutto evidente.
E nell'irrefrenabile desiderio di riuscire ad esprimere almeno in parte quelle sensazioni quasi irreali che provava, mormorò:
“Dimmi... è questo il momento?”

“Momento per cosa?”

Un debole sussurro libratosi dalle sue labbra socchiuse in un sorriso irrequieto.
“Per dirti che ti amo.”

“Aragorn...”

“No!” lo interruppe all'istante come se non potesse perdersi quell'occasione per continuare. “Se non è amore, cos'è questo sentimento che provo per te?” un sussurro diventato ora una richiesta dai toni disperati. “So di amare Arwen e di volerla al mio fianco su quel trono e... nel mio letto, ma sento il cuore spezzato in due! Dal primo momento che ti ho visto, il mio mondo ha iniziato a girare attorno a te. Ogni volta che ci tocchiamo, sento un oceano di emozioni pervadermi e ogni volta che... ci baciamo, anche se mi sfiori soltanto, mi sembra di toccare quel cielo che tante volte abbiamo guardato insieme. E non è solo dovuto a quella lontana notte che ora desidero più di ogni altra cosa ricordare. Il mio cuore batte così forte... non lo senti?” gli strinse la mano e se la portò sul petto. “Possiamo guardare oltre quelle stelle ed arrivare all'alba? Cosa succederà domani, Legolas? Ora che mi hai fatto diventare quello che dovevo essere... possiamo continuare così?” respirò profondamente. “Questo... cuore diviso in due può sopravvivere solo con la tua luce e anche se dici che per ora resterai nell'Ithilien, temo il giorno in cui tu mi lascerai perché vorrai raggiungere il tuo popolo al di là del mare. Non riesco a non pensare che forse questo sentimento è rimasto troppo a lungo nascosto dietro a parole che non sono mai riuscito a trovare.”

Legolas approfittò di un suo istante di silenzio per fermarlo con un dolce sorriso.
“Voi Uomini e il vostro bisogno di descrivere a parole ogni cosa!”

“Legolas... ascoltami!”

“Non capisci? Ti ascolto sempre! Ti ho sempre ascoltato!” ribatté allora, posandogli l'altra mano sulla guancia. “Ogni parola che ha lasciato le tue labbra ed ogni pensiero che sono riuscito a scorgere nei tuoi occhi... ma è tutto scritto sul tuo volto, Aragorn! Una volta eravamo seduti sulle sponde dell'Anduin, dopo che portasti Gollum da mio padre, ricordi? Mi chiedesti com'è possibile per il mio popolo resistere al male che ci penetra nel cuore. Ti dissi che ci costruiamo dei muri attorno per proteggerci, e lo stesso vale per l'amore, perché ci può distruggere tanto quanto l'Oscurità.” Vide l'uomo annuire e gli sfiorò col pollice la pelle ispida all'angolo delle labbra. “Quei muri che ho costruito quando ti ho conosciuto, sono rovinosamente crollati senza nemmeno tentare di resistere e hai trovato il modo di entrare nel mio cuore... e adesso che siamo arrivati qui... adesso che siamo giunti così lontano da quel giorno...” scosse la testa con un sorriso “...non devi temere il domani, Aragorn. Sono proprio qui accanto a te e non puoi avere dubbi su di noi. Tu ed io, giusto o sbagliato... non ci può essere nessun altro. E non è necessario dare un nome, una definizione o un valore. Guardalo, sentilo, assaporalo, toccalo, vivilo e se proprio ne senti il bisogno, chiamalo come vuoi. Chiamalo amicizia, chiamalo affetto... attrazione, devozione, passione, chiamalo amore, non importa! Quello che conta davvero... davvero, Aragorn, è che esiste. Dentro di te e dentro di me, ed è solo nostro... come è sempre stato.” Abbassò la voce con un tono estremamente dolce e chinò la testa in avanti, appoggiando la fronte alla sua. “Ora e per tutta la vita... sono tuo.”

“Come ho potuto essere così cieco?”

“No, l'hai sempre visto e sentito, ma sei sempre il solito Uomo che deve sentire anche con le orecchie per comprendere,” allontanò di poco il volto per poter guardare in quell'azzurro limpido e luminoso come un ruscello durante un pomeriggio d'estate e terminò pronunciando quelle parole rapidamente ma con incredibile dolcezza: “Avrei dovuto dirtelo ogni giorno... ti amo.”

Aragorn mosse le labbra per rispondere qualcosa ma non riuscì a far altro che sorridere teneramente e percorrere ogni punto del viso del compagno con lo sguardo come se mai prima di quell'istante avesse potuto guardarlo veramente con gli occhi di quello spirito che oramai dividevano.
Fece un intenso respiro, tentando nuovamente di esprimere almeno alcune di tutte le frasi che gli passavano per la mente ma quando riuscì solo a bisbigliare delle parole indefinite, abbassò la testa in avanti e si limitò a sfiorare la sua guancia con la fronte e il profilo del naso.

“Come possono due semplici parole derubarti di tutte quelle che stavi per espormi poco fa?” gli mormorò Legolas all'orecchio, facendo scivolare la mano fin dietro la sua nuca. “Sono solo parole, Estel. Niente di tutto ciò che abbiamo detto è nato in questo attimo preciso. È qualcosa che è sempre esistito e che sicuramente il tuo cuore già conosceva.”

“Forse già ne era a conoscenza...” riuscì infine a sussurrare il re di Gondor, rialzando la testa per poterlo guardare nuovamente “...ma allora perché non torna al suo battito regolare? Lo sento pulsare nel petto, nella testa e... nello stomaco ad ogni respiro e non mi permette di ragionare.” Sospirò, sorridendogli. “Gondor avrà un sovrano che ha perso la ragione il giorno stesso dell'incoronazione!”
Vide il suo sorriso in risposta e gli bastò.
Si disse che Legolas aveva completamente ragione: le parole a volte non erano davvero necessarie.

E in quell'attimo di eterno in cui si perse nei suoi occhi, cullato da quel mare blu che era sempre in grado di donargli la serenità che disperatamente bramava, vide un velo di pallida luce rischiarare quel viso perfetto e immutabile al passare del tempo.

Restò immobile mentre alle sue spalle i primi raggi di quel sole lontano facevano capolino dalle alte vette delle montagne che li circondavano, ricominciando a bagnare col loro flebile calore le colline e le ampie distese che appartenevano al regno di Gondor.. il suo regno.

Restò immobile, come se voltarsi verso quell'alba significasse l'accettare pienamente ciò che aveva scelto di diventare e nel profondo, una parte della sua anima ancora lo rinnegava.

Restò immobile e guardò quel sole infrangersi negli occhi languidi di Legolas, iniziando così un nuovo giorno.

Il principe del Reame Boscoso sostenne il suo sguardo, socchiudendo solo lievemente le palpebre quando quella debole luce lo raggiunse.
“È arrivata,” gli sussurrò. “Temi ancora l'alba?”

“No, se la posso vedere attraverso i tuoi occhi.”

A quella dolce risposta, l'elfo allungò allora la mano e raggiunse la corona che molte ore addietro aveva tolto all'amico e senza bisogno di aggiungere niente, la posò nuovamente con un gesto particolarmente lento, sul suo capo, passando poi le dita tra i suoi capelli per sistemarglieli ai lati del viso.
Fece per riprendere anche la propria ma Aragorn gli fermò la mano. La superò e la prese lui stesso, ripetendo il gesto che il compagno aveva appena fatto con lui. La depose sulla sua testa quasi con reverenza, senza riuscire a smettere di sorridergli. Con le dita gli sfiorò poi il viso, prima di spostargli dietro le spalle alcune ciocche bionde che durante la nottata erano finite sul suo petto.

“E così ha inizio.”

Ripeté quelle stesse parole che aveva pronunciato quando ancora era solo in quel punto; quando la sera era da poco calata e l'oscurità dell'incertezza ancora regnava sul suo cuore.
Ma in quel momento, il respirò che le seguì, fu ricolmo di serenità, di fiducia e di quell'amore che gli riscaldava lo spirito, facendolo ardere come un fuoco perenne.

Non sentì la necessità di dire altro, ma prima di mettersi in piedi, prese tra le mani il viso di Legolas e si chinò su di lui per potergli posare un tenero bacio sulla fronte, seguito da uno sulle labbra.
Un lungo e innocente bacio in cui le labbra rimasero semplicemente le une contro le altre, nella più sincera e pura delle unioni.
Ma attraverso quel gesto all'apparenza di affettuosa intimità, i loro spiriti entrarono in contatto e si scambiarono per degli attimi indimenticabili un fiume in piena di emozioni. In quel potente corso di liquida e bruciante luce potevano sentire l'amicizia, l'affetto, la devozione, l'attrazione, la passione... e l'amore, uniti tutti insieme in quello che le parole dell'uomo non possono definire.

Come in tacito accordo, quel bacio terminò e i due compagni si guardarono nuovamente prima che Aragorn si lasciasse scivolare dal parapetto coi piedi a terra.
Anche in quell'istante continuò a dare le spalle ai deboli raggi di sole che timidamente stava sorgendo e fece quello che oramai non poteva più impedire.
Allungò la mano destra e cercò quella dell'amico per stringerla nella propria.

E così, con le dita intrecciate in quel semplice gesto, si incamminarono lentamente verso quell'Albero Bianco che aveva assistito, silenzioso e confortante, ai ricordi di quel passato che li aveva portati a ritrovarsi ancora una volta.

Insieme, passo dopo passo, in quel Destino nascosto dietro a storie che narrano d'amicizia, di fratellanza, di lealtà, di coraggio e d'amore.

 
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