Anime & Manga > Capitan Harlock
Segui la storia  |       
Autore: Florestan    08/06/2016    1 recensioni
La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi di quest'ultima:
Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!
-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.
Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...
Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Raflesia
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

                                                               14. Rientro silenzioso.
Raflesia ebbe il suo daffare nel lasciare precise disposizioni affinché, grazie al materiale rinvenuto sul computer, potessero intraprendersi indagini ufficiali condotte da funzionari senza macchia. Bisognava operare rapidamente affinché tutti i cospiratori e fiancheggiatori fossero identificati, neutralizzati e portati in giudizio nelle sedi opportune.
Alla fine di una giornata assai impegnativa la regina si convinse che la sua presenza nella capitale non era più necessaria e decise che era arrivato il momento di ritornare su Beta. 
I giorni che seguirono durante il loro viaggio di ritorno furono all’insegna di una sorta di rassegnata malinconia. 
Harlock passava buona parte di quelle giornate a scrivere sul suo diario di bordo. Il suo non era un vero e proprio resoconto dell’attività della nave, che oramai non era più il succedersi di mirabolanti avventure piratesche. Col tempo quel diario era diventato una sorta di racconto interiore, un flusso narrativo nel quale il nostro riversava tutte le sue fantasie, spesso senza un preciso filo logico, un alternarsi di idee, sensazioni, immagini che si rincorrevano al pari di quei turbinosi pensieri che spesso lo attraversavano...
L’incontro con Raflesia, le avventure e le emozioni di quei giorni e poi quel bacio... sentiva che quel momento così tenero era stato per lui una sorta di epifania, il punto di arrivo di qualcosa che stava da tempo coltivando nel suo animo... ma si sentiva ancora confuso, era come se non riuscisse a vedere distintamente i contorni di una figura evanescente. 
Dal canto suo anche la regina passava molto tempo ritirata nella sua cabina. Era tornata ad immergersi nei suoi antichi testi religiosi e a rinnovare le sue pratiche mistiche. In realtà era quasi come se volesse allontanare da se una sensazione di vitalità e di leggerezza che era man mano cresciuta in quei giorni e che viveva quasi con un senso di colpa. Inevitabilmente quell’esperienza, quel vivere quotidiano con Harlock aveva fatto riaffiorare qualcosa che da tempo tentava di tenere sepolto. Quel bacio poi… non riusciva a sentirsi realmente in colpa per quell’attimo, era stato così spontaneo così semplice ed allo stesso tempo così necessario… 
E così, entrambi presi da quelle ansie e quegli interrogativi, in quei giorni evitarono il più possibile di confrontarsi direttamente. Gli unici momenti in cui non potevano esimersi dall’incontrarsi e soprattutto dallo scambiarsi delle parole si riducevano sostanzialmente a quelli conviviali consumati insieme a Galia e Miime. L’archeobiologa tra le tante sue prerogative si era anche dimostrata una discreta cuoca e, nonostante la sua fosse una cucina rigorosamente vegetariana, come imponeva la tradizione mazoniana, era comunque riuscita a stimolare il palato del capitano, che, oramai abituato alla cucina automatizzata di Tochiro, durante i tre anni di vagabondaggio era arrivato quasi a rimpiangere quella di Masu. Miime ovviamente era l’unica che non aveva problemi di palato, per giunta durante la loro permanenza su Faelder aveva approfittato dei fantastici empori del porto franco dove aveva fatto scorta dei liquori più pregiati e ricercati della galassia.
Proprio Miime ruppe il silenzioso svolgersi di uno di quei pasti: -Allora cosa pensate di fare? Chiese rivolta al capitano e alla regina. –Fare in che senso? Chiese Raflesia. –Ma tra voi due, ovvio… mi sembra che si sia costituito un così bel rapporto in questi giorni, come pensate di portarlo avanti…? Continuò la yuriana con aria innocente. Harlock per poco non si strozzò con la minestra di legumi falasiani che stava gustando. In realtà Miime sapeva bene, e lo avvertiva chiaramente, che andava a stuzzicare un tasto assai dolente, ma era stufa di rimanere in silenzio mentre si sentiva circondata da una tale tempesta di sentimenti. Anche Galia rincarò la dose: -E’ vero, in questi giorni avete fatto veramente una bella coppia e non mi sembra solo dal punto di vista operativo…sottolineò con un tono malizioso.  –Sciocchezze, puntualizzò subito la regina. –Io e il capitano abbiamo lavorato bene perché ci intendiamo su tattiche e strategie, veniamo tutti e due dalla scuola militare e sappiamo come ottimizzare il lavoro di squadra, vi è stata sicuramente una buona intesa operativa ma questo è il minimo per la riuscita di un operazione bellica … -E le operazioni sottocoperta? Continuò la studiosa con un tono sempre più allusivo. –Non ci sono state operazioni “sottocoperta” come intendi tu, sibilò Harlock, la nostra copertura è rimasta assolutamente professionale, e il nostro rapporto è stato e rimane all’insegna di un reciproco impegno per il bene dei nostri rispettivi mondi. Penso solo che il rispetto che ognuno aveva dell’altro sia risultato accresciuto durante lo svolgersi di questi ultimi eventi, ma nulla più di questo…- Convengo pienamente con quanto dice il capitano, non mettetevi in testa strane idee, aggiunse Raflesia, lanciando loro un occhiataccia.  Ovviamente nemmeno Galia, che non aveva le capacità empatiche di Miime, aveva creduto ad una sola parola di quello che avevano appena detto Harlock e la regina.
La yuriana e la ricercatrice durante quella missione avevano avuto modo di stringere una profonda amicizia. Tra le due si era creato un vero sodalizio, non solo lavorativo. Passavano spesso lunghi periodi a raccontarsi episodi della loro vita. Miime parlava della sua esistenza su Yura prima del tragico evento che aveva provocato l’estinzione della sua razza, mentre Galia le raccontava della sua adolescenza ribelle, del suo amore per lo studio e il suo impegno pacifista. La giovane scienziata era rimasta molto turbata dall’episodio che Miime le aveva narrato circa la responsabilità di una parte dell’impero mazoniano nella crisi del suo pianeta, riguardo allo scoppiare dei conflitti atomici e all’imperversare delle terribili piante mutanti che avevano sterminato la sua gente. Non riusciva a farsi una ragione che dei suoi simili avessero potuto progettare e perpetrare un piano così mostruoso nei confronti dell’intera popolazione di un pianeta. Sapeva bene che tra le varie etnie mazoniane ve ne erano alcune, soprattutto quelle che mantenevano ancora uno stretto rapporto simbiontico con i vegetali, molto crudeli per natura, ma quella storia che si andava ad aggiungere a le tante altre nefandezze che aveva dovuto vedere negli anni passati, le aveva causato una dolorosissima ferita.
Miime si era subito accorta della sofferenza dell’amica e si era prodigata a consolarla. Continuava a ripeterle che lei era la testimonianza vivente che il suo popolo possedeva delle ricchezze morali e spirituali uniche e che non era certo la sola con queste qualità. Poteva ancora sperare che la rinascita di Mazone fosse avvenuta all’insegna della pace e della fratellanza, e questo grazie anche all’opera di una persona con una storia tormentata come Raflesia. Ora però, al ritorno su Beta, la regina si sarebbe di nuovo trovata in pericolo di vita e bisognava assolutamente concentrare tutti gli sforzi per scoprire il colpevole.
Poco prima dell’arrivo sul pianeta, Galia aveva ripreso le analisi di quella strana polvere che aveva rinvenuto sopra le impronte lasciate nella neve dall’attentatore. Dato lo svolgersi degli eventi le aveva lasciate in sospeso per dedicarsi a compiti più urgenti, ma adesso aveva tutto il tempo per portarle a termine. I primi risultati furono sorprendenti. 
Quella polvere di colore marrone era in realtà un tipo di terriccio speciale ricco di torba e di agenti fertilizzanti, assolutamente non compatibile con il naturale terreno di Beta, ma molto utilizzato in determinate situazioni… fu come se all’improvviso le si accendesse una lampadina. Volle subito far parte anche Miime delle sue congetture e con lei organizzò prontamente un piano d’azione.
Erano appena sbarcati nel piccolo porto del pianeta ed Harlock e Raflesia erano subito corsi alla reggia. La regina doveva verificare che nessuno degli abitanti attuali nella piccola cittadina rientrasse negli elenchi dei cospiratori, ma dovevano muoversi con molta cautela, poiché vi era il rischio che qualche eventuale complice fosse stato già allertato e si preparasse ad agire con qualche gesto disperato.
Miime e Galia scesero anche loro dalla nave muovendosi a piedi dallo spazioporto in direzione del centro abitato. La yuriana non aveva mai visto così tanta neve, faceva molto freddo e l’aliena non vi era affatto abituata, ma il camminare in mezzo a tutto quel silenzioso candore gli pareva estremamente suggestivo. 
Arrivarono finalmente di fronte all’edificio che avevano scelto e si assicurarono che a quell’ora non vi fosse ancora nessuno. Appurato ciò, senza farsi troppo notare scivolarono sul retro. La costruzione di metallo e vetro che trovarono aveva una porta centrale con una serratura molto semplice. Persino Galia che non aveva certo le doti da scassinatore del capitano riuscì facilmente ad aprirla, e le due poterono così entrare di soppiatto. Sul pianeta in quel momento era praticamente l’alba e la tenue luce dell’aurora incominciava appena ad attraversare quelle pareti trasparenti. Bellissimi fiori di ogni specie e foggia spuntavano fuori da vasi e recipienti per culture idroponiche. L’umidità e la temperatura erano evidentemente mantenute costanti da un sistema di climatizzazione. – Che meraviglia! Esclamò Miime estasiata, -Sembra di stare in un altro mondo! 
Il penetrante profumo dei fiori si mischiava a quello della torba e del terriccio.  –Eccolo!  Disse ad un certo punto Galia mostrando una busta che aveva trovato su di un ripiano: -Questo è lo stesso tipo di terriccio che ho analizzato! Non credo che esistano altri posti in tutto il pianeta dove si possa trovare un analogo tipo di terreno, qui invece se ne trova sparso in abbondanza anche sul pavimento. –Allora il nostro attentatore deve essere passato di qua, concluse Miime. –Esattamente!  Le rispose la scienziata mentre le s’illuminava il volto. Procedendo all’interno di quella rigogliosa serra ad un tratto giunsero di fronte ad un ampia tavolata che accoglieva dei piccoli vasi pieni di strani fiori colorati. Il tavolo doveva averne accolti molti altri poiché sulla superficie si vedevano ancora i segni circolari lasciati dai loro fondi.
Alla vista di quelle piante Miime si ritrasse improvvisamente illuminandosi intensamente: -Stai indietro! Gridò a Galia. –Non toccare quei fiori e non respirarne il profumo! –Perché? Le chiese Galia. –Quei fiori vengono da Yura, li conosco bene, per colpa loro un tempo tutto l’equipaggio dell’Arcadia ha rischiato di morire! Sono delle malefiche piante frutto di manipolazioni e mutazioni genetiche, il loro polline produce un intossicazione allergica che può essere mortale! Mentre diceva ciò estrasse immediatamente la fiaschetta di liquore che portava sempre dietro. –Bevine subito un sorso! Disse all’amica.  –Ma io non bevo alcol, provò a protestare la studiosa. –Non importa, bevi! Insistette Miime con fermezza. A quel punto Galia cedette e mandò giù un sorso con una smorfia. –Bleah! E’ fortissimo! Si lamentò. –Meglio così, le rispose l’amica bevendone a sua volta. -L’alcol è l’unico vero antidoto contro gli effetti di questi micidiali fiori, lo scoprimmo all’epoca io insieme al dottor Zero e riuscimmo così a far ristabilire i nostri compagni avvelenati.
A quel punto le riflessioni della ricercatrice giunsero ad un’inevitabile e drammatica conclusione: 
 -Presto!  Esclamò. Se questi fiori sono stati portati da chi credo e dove penso, Harlock e Raflesia sono in grave pericolo! 

 

 


                                                                                        14. Rientro silenzioso.



Raflesia ebbe il suo daffare nel lasciare precise disposizioni affinché, grazie al materiale rinvenuto sul computer, potessero intraprendersi indagini ufficiali condotte da funzionari senza macchia. Bisognava operare rapidamente affinché tutti i cospiratori e fiancheggiatori fossero identificati, neutralizzati e portati in giudizio nelle sedi opportune.

Alla fine di una giornata assai impegnativa la regina si convinse che la sua presenza nella capitale non era più necessaria e decise che era arrivato il momento di ritornare su Beta. 

I giorni che seguirono durante il loro viaggio di ritorno furono all’insegna di una sorta di rassegnata malinconia. 

Harlock passava buona parte di quelle giornate a scrivere sul suo diario di bordo. Il suo non era un vero e proprio resoconto dell’attività della nave, che oramai non era più il succedersi di mirabolanti avventure piratesche. Col tempo quel diario era diventato una sorta di racconto interiore, un flusso narrativo nel quale il nostro riversava tutte le sue fantasie, spesso senza un preciso filo logico, un alternarsi di idee, sensazioni, immagini che si rincorrevano al pari di quei turbinosi pensieri che spesso lo attraversavano...

L’incontro con Raflesia, le avventure e le emozioni di quei giorni e poi quel bacio... sentiva che quel momento così tenero era stato per lui una sorta di epifania, il punto di arrivo di qualcosa che stava da tempo coltivando nel suo animo... ma si sentiva ancora confuso, era come se non riuscisse a vedere distintamente i contorni di una figura evanescente. 

Dal canto suo anche la regina passava molto tempo ritirata nella sua cabina. Era tornata ad immergersi nei suoi antichi testi religiosi e a rinnovare le sue pratiche mistiche. In realtà era quasi come se volesse allontanare da se una sensazione di vitalità e di leggerezza che era man mano cresciuta in quei giorni e che viveva quasi con un senso di colpa. Inevitabilmente quell’esperienza, quel vivere quotidiano con Harlock aveva fatto riaffiorare qualcosa che da tempo tentava di tenere sepolto. Quel bacio poi… non riusciva a sentirsi realmente in colpa per quell’attimo, era stato così spontaneo così semplice ed allo stesso tempo così necessario… 

E così, entrambi presi da quelle ansie e quegli interrogativi, in quei giorni evitarono il più possibile di confrontarsi direttamente. Gli unici momenti in cui non potevano esimersi dall’incontrarsi e soprattutto dallo scambiarsi delle parole si riducevano sostanzialmente a quelli conviviali consumati insieme a Galia e Miime. L’archeobiologa tra le tante sue prerogative si era anche dimostrata una discreta cuoca e, nonostante la sua fosse una cucina rigorosamente vegetariana, come imponeva la tradizione mazoniana, era comunque riuscita a stimolare il palato del capitano, che, oramai abituato alla cucina automatizzata di Tochiro, durante i tre anni di vagabondaggio era arrivato quasi a rimpiangere quella di Masu. Miime ovviamente era l’unica che non aveva problemi di palato, per giunta durante la loro permanenza su Faelder aveva approfittato dei fantastici empori del porto franco dove aveva fatto scorta dei liquori più pregiati e ricercati della galassia.

Proprio Miime ruppe il silenzioso svolgersi di uno di quei pasti: -Allora cosa pensate di fare? Chiese rivolta al capitano e alla regina. –Fare in che senso? Chiese Raflesia. –Ma tra voi due, ovvio… mi sembra che si sia costituito un così bel rapporto in questi giorni, come pensate di portarlo avanti…? Continuò la yuriana con aria innocente. Harlock per poco non si strozzò con la minestra di legumi falasiani che stava gustando. In realtà Miime sapeva bene, e lo avvertiva chiaramente, che andava a stuzzicare un tasto assai dolente, ma era stufa di rimanere in silenzio mentre si sentiva circondata da una tale tempesta di sentimenti. Anche Galia rincarò la dose: -E’ vero, in questi giorni avete fatto veramente una bella coppia e non mi sembra solo dal punto di vista operativo…sottolineò con un tono malizioso.  –Sciocchezze, puntualizzò subito la regina. –Io e il capitano abbiamo lavorato bene perché ci intendiamo su tattiche e strategie, veniamo tutti e due dalla scuola militare e sappiamo come ottimizzare il lavoro di squadra, vi è stata sicuramente una buona intesa operativa ma questo è il minimo per la riuscita di un operazione bellica … -E le operazioni sottocoperta? Continuò la studiosa con un tono sempre più allusivo. –Non ci sono state operazioni “sottocoperta” come intendi tu, sibilò Harlock, la nostra copertura è rimasta assolutamente professionale, e il nostro rapporto è stato e rimane all’insegna di un reciproco impegno per il bene dei nostri rispettivi mondi. Penso solo che il rispetto che ognuno aveva dell’altro sia risultato accresciuto durante lo svolgersi di questi ultimi eventi, ma nulla più di questo…- Convengo pienamente con quanto dice il capitano, non mettetevi in testa strane idee, aggiunse Raflesia, lanciando loro un occhiataccia.  Ovviamente nemmeno Galia, che non aveva le capacità empatiche di Miime, aveva creduto ad una sola parola di quello che avevano appena detto Harlock e la regina.

La yuriana e la ricercatrice durante quella missione avevano avuto modo di stringere una profonda amicizia. Tra le due si era creato un vero sodalizio, non solo lavorativo. Passavano spesso lunghi periodi a raccontarsi episodi della loro vita. Miime parlava della sua esistenza su Yura prima del tragico evento che aveva provocato l’estinzione della sua razza, mentre Galia le raccontava della sua adolescenza ribelle, del suo amore per lo studio e il suo impegno pacifista. La giovane scienziata era rimasta molto turbata dall’episodio che Miime le aveva narrato circa la responsabilità di una parte dell’impero mazoniano nella crisi del suo pianeta, riguardo allo scoppiare dei conflitti atomici e all’imperversare delle terribili piante mutanti che avevano sterminato la sua gente. Non riusciva a farsi una ragione che dei suoi simili avessero potuto progettare e perpetrare un piano così mostruoso nei confronti dell’intera popolazione di un pianeta. Sapeva bene che tra le varie etnie mazoniane ve ne erano alcune, soprattutto quelle che mantenevano ancora uno stretto rapporto simbiontico con i vegetali, molto crudeli per natura, ma quella storia che si andava ad aggiungere a le tante altre nefandezze che aveva dovuto vedere negli anni passati, le aveva causato una dolorosissima ferita.

Miime si era subito accorta della sofferenza dell’amica e si era prodigata a consolarla. Continuava a ripeterle che lei era la testimonianza vivente che il suo popolo possedeva delle ricchezze morali e spirituali uniche e che non era certo la sola con queste qualità. Poteva ancora sperare che la rinascita di Mazone fosse avvenuta all’insegna della pace e della fratellanza, e questo grazie anche all’opera di una persona con una storia tormentata come Raflesia. Ora però, al ritorno su Beta, la regina si sarebbe di nuovo trovata in pericolo di vita e bisognava assolutamente concentrare tutti gli sforzi per scoprire il colpevole.

Poco prima dell’arrivo sul pianeta, Galia aveva ripreso le analisi di quella strana polvere che aveva rinvenuto sopra le impronte lasciate nella neve dall’attentatore. Dato lo svolgersi degli eventi le aveva lasciate in sospeso per dedicarsi a compiti più urgenti, ma adesso aveva tutto il tempo per portarle a termine. I primi risultati furono sorprendenti. 

Quella polvere di colore marrone era in realtà un tipo di terriccio speciale ricco di torba e di agenti fertilizzanti, assolutamente non compatibile con il naturale terreno di Beta, ma molto utilizzato in determinate situazioni… fu come se all’improvviso le si accendesse una lampadina. Volle subito far parte anche Miime delle sue congetture e con lei organizzò prontamente un piano d’azione.

Erano appena sbarcati nel piccolo porto del pianeta ed Harlock e Raflesia erano subito corsi alla reggia. La regina doveva verificare che nessuno degli abitanti attuali nella piccola cittadina rientrasse negli elenchi dei cospiratori, ma dovevano muoversi con molta cautela, poiché vi era il rischio che qualche eventuale complice fosse stato già allertato e si preparasse ad agire con qualche gesto disperato.

Miime e Galia scesero anche loro dalla nave muovendosi a piedi dallo spazioporto in direzione del centro abitato. La yuriana non aveva mai visto così tanta neve, faceva molto freddo e l’aliena non vi era affatto abituata, ma il camminare in mezzo a tutto quel silenzioso candore gli pareva estremamente suggestivo. 

Arrivarono finalmente di fronte all’edificio che avevano scelto e si assicurarono che a quell’ora non vi fosse ancora nessuno. Appurato ciò, senza farsi troppo notare scivolarono sul retro. La costruzione di metallo e vetro che trovarono aveva una porta centrale con una serratura molto semplice. Persino Galia che non aveva certo le doti da scassinatore del capitano riuscì facilmente ad aprirla, e le due poterono così entrare di soppiatto. Sul pianeta in quel momento era praticamente l’alba e la tenue luce dell’aurora incominciava appena ad attraversare quelle pareti trasparenti. Bellissimi fiori di ogni specie e foggia spuntavano fuori da vasi e recipienti per culture idroponiche. L’umidità e la temperatura erano evidentemente mantenute costanti da un sistema di climatizzazione. – Che meraviglia! Esclamò Miime estasiata, -Sembra di stare in un altro mondo! 

Il penetrante profumo dei fiori si mischiava a quello della torba e del terriccio.  –Eccolo!  Disse ad un certo punto Galia mostrando una busta che aveva trovato su di un ripiano: -Questo è lo stesso tipo di terriccio che ho analizzato! Non credo che esistano altri posti in tutto il pianeta dove si possa trovare un analogo tipo di terreno, qui invece se ne trova sparso in abbondanza anche sul pavimento. –Allora il nostro attentatore deve essere passato di qua, concluse Miime. –Esattamente!  Le rispose la scienziata mentre le s’illuminava il volto. Procedendo all’interno di quella rigogliosa serra ad un tratto giunsero di fronte ad un ampia tavolata che accoglieva dei piccoli vasi pieni di strani fiori colorati. Il tavolo doveva averne accolti molti altri poiché sulla superficie si vedevano ancora i segni circolari lasciati dai loro fondi.

Alla vista di quelle piante Miime si ritrasse improvvisamente illuminandosi intensamente: -Stai indietro! Gridò a Galia. –Non toccare quei fiori e non respirarne il profumo! –Perché? Le chiese Galia. –Quei fiori vengono da Yura, li conosco bene, per colpa loro un tempo tutto l’equipaggio dell’Arcadia ha rischiato di morire! Sono delle malefiche piante frutto di manipolazioni e mutazioni genetiche, il loro polline produce un intossicazione allergica che può essere mortale! Mentre diceva ciò estrasse immediatamente la fiaschetta di liquore che portava sempre dietro. –Bevine subito un sorso! Disse all’amica.  –Ma io non bevo alcol, provò a protestare la studiosa. –Non importa, bevi! Insistette Miime con fermezza. A quel punto Galia cedette e mandò giù un sorso con una smorfia. –Bleah! E’ fortissimo! Si lamentò. –Meglio così, le rispose l’amica bevendone a sua volta. -L’alcol è l’unico vero antidoto contro gli effetti di questi micidiali fiori, lo scoprimmo all’epoca io insieme al dottor Zero e riuscimmo così a far ristabilire i nostri compagni avvelenati.

A quel punto le riflessioni della ricercatrice giunsero ad un’inevitabile e drammatica conclusione: 

 -Presto!  Esclamò. Se questi fiori sono stati portati da chi credo e dove penso, Harlock e Raflesia sono in grave pericolo! 

 

 

Nota al 14°capitolo:  L'episodio raccontato da Miime relativo ai fiori malefici provenienti da Yura è descritto nel 20° episodio della serie classica televisiva. 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: Florestan