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Autore: SaruzzaPower    13/06/2016    0 recensioni
Ci sono storie che restano nel cuore e ci sono volte in cui hai bisogno di nuovo dei tuoi personaggi, di parlare con la tua migliore amica, immaginando cosa sia successo da quando hai deciso di far finire la storia ed è così che partono i Missing Moments di Tutta Colpa Di Liam.
Non sto a fare tanti giri di parole, se sei capitato qui per caso ci sono altri due libri da leggere prima di questo piccolo scorcio rubato, se invece conosci Sarah, Liam e tutte le loro colpe passate e vuoi scoprire come si stanno raccapezzando dopo il matrimonio e con una bimba in arrivo, grazie per essere tornato a condividere con me, questi piccoli momenti rubati!
SARA
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un dettaglio, anche il più insignificante, può cambiarci la vita in un attimo. Quando meno ce lo aspettiamo succede qualcosa che ci porta su un sentiero che non avevamo scelto e verso un futuro che non avremmo mai immaginato.
[Ho cercato il tuo nome - Nicholas Sparks]



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POV SARAH 



L’ombelico prominente sbatte contro il bordo del piano cottura mentre osservo il pollo cuocere dentro la padella, girandolo di tanto in tanto con le pinze di plastica.
Appoggio istintivamente la mano libera a proteggerlo e dopo poco, un calcetto ben assestato, mi fa sussultare. 
Picchietto le dita in risposta a lei, che da ben otto mesi sta stravolgendo la mia vita ancora più di quanto abbia fatto suo padre.
Ho un anello al dito, una piccola esuberante bimba in grembo e ancora non me ne riesco a rendere conto. La pace non ha fatto parte delle mie giornate per tanto tempo e ora quasi mi sembra strano poter modificare il andrà tutto bene di Niall con sta andando tutto bene.
- Tommy no, no no no, ti prego amore ascolta la mamma, non dare i morsi alle orecchie di Watson - alzo gli occhi e Deborah dall’altra parte della penisola ha le mani avvolte al bacino di suo figlio e cerca di staccarlo dal collo del mio cucciolone - Sarah puoi richiamare il tuo cane? - mi guarda sbuffando, prima di tappare il naso con le dita a Thomas.
- Ma non sta facendo nulla! Tommy vuoi venire ad assaggiare il pollo piuttosto che le orecchie di Wats? - continuo a massaggiarmi la pancia, lui si ferma, mi guarda e sembra contento della proposta, si pulisce la bocca con la manina e cammina fino a me, allungando le mani per farsi prendere in braccio. 
- La zia non può Tommy… - ma io la blocco e piegandomi sulle ginocchia lo prendo da sotto le braccia e lo faccio sedere accanto ai fornelli, gli scompiglio i capelli con la mano e tenendolo stretto con un braccio, taglio un pezzettino di pollo con la forchetta e glielo allungo - soffia! - 
La sua manina avvolge la mia e le sue labbra si sporgono in fuori facendo uscire un turbinio di aria e goccioline di saliva - Buonoooooo! Zio Liam quando tornaaa? Ho fame! - 
Lo guardo in quei suoi occhi azzurri, ancora più intensi di quelli di sua madre e sorrido - se non provi più a mangiare Watson e giochi ancora un po’ con lui, ti prometto che zio Liam sarà qui prima che tu te ne accorga - lo rimetto giù e lui afferra un gioco e lo lancia lontano - Watson prendilo! Prendiloo - si lanciano tutti e due all’arrembaggio verso la sala da pranzo e trovo Deb a guardarmi con un sorrisetto.
- Cosa c’è? - spengo il pollo, lo copro e senza staccare gli occhi da lei cerco i piatti e le posate per apparecchiare la tavola.
- Niente sono solo molto combattuta in questo momento - si siede sullo sgabello e mi guarda con un’espressione furba, qualcosa mi dice che sta per tirare fuori uno dei suoi discorsi sarcastici, così alzo gli occhi al cielo e con la mano, le faccio segno di parlare - ti guardo con Tommy e penso sarai una madre splendida, poi ricordo che all’ottavo mese non avete ancora deciso come la chiamerete e non ne sono più tanto sicura - 
- Ancora con questa storia? C’è tempo! - sbuffo e torno con le mani ad accarezzarmi la pancia.
- Beh effettivamente avete ragione, Nameless dopo tutto, non è male. Nameless Payne. Sicuramente d’effetto e fuori dal comune - 
Devo trattenere una risata, quanto può essere scema una persona? Però la amo.
- Ma smettila! Già nascerà a maggio e sarà una piattola come te e tuo figlio. Tommy cosa ti avevo detto? Lascia stare le orecchie di Watson - lui lo fa e mi guarda battendo le mani e - io sono fantastico! - 
Sia io che Deb ci giriamo a guardare suo figlio con la bocca aperta - prego? - chiediamo in coro, anche se io sono quasi sicura di sapere la risposta e devo trattenere l’ennesima risata.
- Io non sono una piattola, papi dice sempre che gli Styles sono fantastici - per fortuna la risata di Deborah irrompe ed io mi lascio andare mentre la guardo scuotendo la testa - Non guardarmi così, lo hai sentito sono i geni di Harry a parlare, io gli ho dato gli occhi azzurri! Più che altro vorrei sapere tu cosa darai alla piccola Nameless, da momento che non le darai un nome - 
- Deborah! - 
- Ok, ok… ma permettimi almeno una domanda. Voi come la chiamate fra di voi? - guarda la mia pancia.
Lei… - guardo verso il basso con occhi sognanti.
Dopo un suo - squallido! - sbuffa e mi si avvicina, picchietta sulla pancia e si abbassa con la bocca vicino al mio ombelico - Tranquilla amore della zia, se vuoi io e zio Harry ti adottiamo volentieri, se questi due non saranno in grado di fare i genitori… - 
- Giù le mani da Lei… - la allontano con una spintarella.
- Tranquilla ho giusto fatto notare a Harry l’altra sera che potrebbe ingravidarmi di nuovo, Nameless in fondo ha bisogno di un’amichetta con cui giocare - 
- Ci sono io! - Tommy aggrappato al collo di Watson ci guarda - Mamy ma ingravitare cosa vuol dire? - guardo malissimo Deb - Amore della zia, perché tu e Watson non fate una corsa in giardino? - lui annuisce, scende goffamente dal divano girandosi con la pancia in giù sui cuscini e scivolando fino a toccare il tappeto, per poi correre fuori ridendo, seguito dal mammut.
- Deborah ma puoi dire certe cose davanti a un bambino? - 
- È figlio di Harry, le imparerà prima di compiere dieci anni! - 
- Non con mia figlia - 
- E chi lo sa! - scoppia a ridere.
- Aiutami ad apparecchiare e taci - le allungo le posate e lei le prende facendo una smorfia - io non ero così antipatica quando ero incinta - 
- Non lo so, eri in giro per il mondo - 
- A fare comunque tanto sesso… - 
- Oh ti prego - 
- Già, capisco la tua frustrazione, Liam immagino sia uno di quelli che non vuole rischiare di toccare il bambino - ridacchia.
- Quanto sei cretina? Dovrebbe essere super dotato per… - 
- Eh! Harry… - alza lo sguardo con espressione sognante.
- No. Non lo voglio sapere! E tu qua dentro non ascoltare questa qui -
Si allunga a strapparmi i tovaglioli - Questa qui si da il caso sia la zietta che le ha offerto un rifugio. Capito… mmm Suri? Ti piace? Suri Payne - 
- Dai mi sembra una qualità di pesce crudo - 
- Io credo sia bellissimo e dolce. Suona bene - 
- Mmmmh NO! - scuoto la testa.
- Quanto sei noiosa. Ashley? - faccio una smorfia.
- Kate? - mi mordo il labbro, abbassando lo sguardo.
- Misha? - alzo le sopracciglia.
Si accascia sulla sedia, nascondendo la testa fra le braccia per poi - Oh, oh oh ce l’ho! Bella Payne? - 
- E poi non è Bella? - 
E se penso mi propini un verso esasperato, mi stupisce con un - Giusto non è mia figlia in fondo - le faccio la lingua.
- Haley? Martha? Lola! Lola Payne - saltella su se stessa - Avrà certamente un futuro - 
- Non voglio sapere a cosa stai pensando - 
- Ok ricevuto, niente nome da pornostar, allora vediamo: Brittany? Eleanour? Sophia? - 
Sophia? - Ma come sei simpatica! - borbotto.
- La più simpatica - ride.
- Cosa ti devo dire, non mi piace nessun nome - faccio spallucce.
- Cosa devo dire io, semmai, chiamatela davvero Nameless, però almeno abbi la decenza di non prendere in giro Suri - 
Vorrei continuare questo magnifico battibecco per i nomi che non metterò mai a mia figlia, ma la porta del giardino scorre e vedo Liam entrare tenendo stretta la manina di Tommy.
- Mammyyyy guarda chi c’èèèèèè! Si mangiaaa! - 
Mi trovo a sorridere come un ebete, il pollice della mano sinistra corre veloce ad accarezzare l’anello che porto all’anulare e il cuore mi batte più forte, Lei sente subito l’emozione che provo alla sola vista di quello che da pochi mesi è mio marito, e da’ un piccolo calcio di benvenuto al suo papà.
Ogni giorno mi sveglio in una bellissima casa, sto vivendo una bellissima vita con la costante fortuna di vedere il sorriso o perché no, il broncio di Liam, giorno dopo giorno.
È cambiato tanto in questi mesi, ha nuovi tatuaggi, forse troppi e i suoi capelli che shockandomi completamente, dopo il matrimonio, aveva rasato per cambiare un po’, a detta sua, stanno ricrescendo solo ora. La loro natura riccia cerca di avere il sopravvento, anche se prova ad arginarli con gel e lacca, il ciuffo senza le cure di Lou, è lievemente ondulato e ribelle. 
Scioccamente mi ritrovo spesso a sperare che lei abbia preso tutto da lui. 
Due Payne nella mia vita. Sono cose che è faticoso, quasi doloroso accettare, fortunatamente sono entrambi miei.
- Meno male sei qui, tua moglie e la gravidanza non si reggono, giurami che non le farai più fare figli - Liam la guarda confuso e alza le mani - Io non giuro più niente! - 
- Esatto. Tanto non mantiene mai le promesse. Aveva giurato che non mi avrebbe sposato e invece… - sventolo la mano, mostrando l’anello.
Lui fa finta di non sentire nemmeno le mie lamentale e - per cosa state litigando oggi? - 
- Per Nameless - lo dice come se avessimo ormai stabilito che il suo nome sarà quello.
- Per chi? - sembra confuso.
- Per Lei - spiego.
- Beh sì, LEI, manca poco più di un mese e vostra figlia è un’innominata - 
Liam si mette a ridere stringendosi nelle spalle, è una lieve risata soffiata che lo rende ai miei occhi la dolcezza in persona, poi alza la mano, le dita tese e il pollice a creare un angolo con il resto della mano, poi si gratta una guancia con il palmo. Mi guarda e guarda Deb, si morde piano un labbro e - Dai diglielo - 
- Cosa? - la mia migliore amica assottiglia gli occhi.
- Un nome in realtà c’è, ho avuto un’idea qualche settimana fa, forse ce l’ho da quando ho scoperto della sua esistenza, ma Sarah è ancora poco convinta… -
- Non è vero, lo sai… è solo… - 
- No, ora me lo dite! - si alza in piedi.
Mi tocco la pancia e fisso Liam, facendogli segno di parlare - Charlotte - lo sento dire piano.
C’è un attimo di silenzio, ma sono certa Deborah non abbia bisogno di spiegazioni e infatti - Oh, ma è una cosa dolcissima - la sua voce è leggermente stridula.
- Vedi! Ora che la tua migliore amica approva possiamo ufficializzarlo? Lei sarà Charlotte? - 
Guardo Deb e lei sorride, allungando la mano a toccare la mia - Charlotte Payne. È perfetto - 
L’ho ripetuto più e più volte quando ero sola, senza che nessuno potesse sentirmi, ma sentirlo pronunciare da qualcun altro fa tutto un altro effetto. 
Ma ora posso dirlo ad alta voce, lo diremo tutti per tanto tempo.
Liam mi si avvicina, si sporge in avanti e bacia la pancia, picchiettandoci sopra il dito - Vedi Charlie, ero sicuro la mamma me l’avrebbe data vinta. Alla fine io vinco sempre - parla alla pancia ma alza gli occhi verso di me, testando la mia reazione a quel diminutivo.
So benissimo che è per mio fratello che Liam vuole chiamare così la bambina, ma non lo aveva mai detto esplicitamente. Charlie.
È solo un nome, ma sembra quasi come la vita mi avesse portato via una parte di me per poi ridarmela in un modo del tutto particolare. 
- Ehi tutto bene? Io non… - lo blocco appoggiandogli una mano sulla guancia e accarezzando con il pollice la sua barba un po’ riccia e soffice - Tranquillo, solo non sentivo quel nome da un po’ d tempo - 
- L’ho scelto per questo. A lei non dispiacerà, vedrai - 
- Ooook! Dopo questa dolcissima dose da diabete credo che vi lascerò, mi avete fatto venire seriamente voglia di essere ingravidata. Devo correre da Harry - 
- Ma è un gioco che fai con papi? - Tommy si arrampica sullo sgabello e inizia a sbattere la forchetta sul bancone.
Gli occhi di Liam credo stiano rischiando di rotolargli fuori dalla faccia, ma Deborah ride per l’ennesima volta - Oh sì, proprio così. E mentre io vado a giocare con papà, tu stai qui con gli zii? - 
- Certo io sto con Watson - lei gli da un bacio sulle labbra e si alza, afferrando la borsa.
- Almeno pranza con noi - provo a fermarla.
- Godetevelo pure, io pranzerò in modo alternativo - si sistema i capelli davanti allo specchio dell’ingresso.
- E il bambino? - 
- Forza Liam, sei così bravo con lui, potresti diventarlo ancora di più per lei, oh scusa, per Charlie! - io mi blocco un’altra volta e la guardo muovere le dita in saluto, poi apre la porta e sparisce.
- Ci ha lasciato davvero Tommy? - so che ama quando ci lasciano Tommy, ma questa storia di diventare padre lo sta rendendo ansioso più del solito.
- L’hai sentita vuole un altro bambino - ridacchio e quando lui prova a infilare le mani dentro la padella per rubare un pezzettino di pollo gli do uno schiaffetto sulla mano - Ricevuto. Vieni Tommy andiamo a lavarci le mani - lo aiuta a scendere e lo prende per mano e mentre entrano in bagno quello che dice Liam mi fa sorridere -Ti prometto che se sentirai il bisogno di scappare di casa, qui avrai sempre un rifugio sicuro. Penseremo io e zia Sarah a te - ed è la stessa proposta che Deb ha fatto a le… a Charlotte. 


> > > > >


È quasi ora di cena, Watson mi salta intorno pretendendo il suo pasto e Liam è sdraiato in modo scomposto sul divano con Tommy che gli dorme addosso. 
Hanno corso tutto il pomeriggio in giardino e dopo essersi accorto che sua madre e suo padre forse non sarebbero tornati a prenderlo così tanto presto, si è lasciato vincere dalla stanchezza. Liam gli sta accarezzando i ricci e gli canticchia You and I, rischiando di farmi scoppiare in un pianto isterico di commozione.
- Puoi chiamare Deborah per cortesia? - picchietta le mani sul bracciolo del divano. 
Annuisco e scorro la rubrica, non risponde subito ma appena lo fa non perdo tempo, perché gli occhi di Liam mi stanno mettendo in soggezione - Ragazzi non per qualcosa in particolare, ma vi ricordate di Tommy? Questo concepimento si sta protraendo più del previsto? - 
- Ti prego non infierire! - la sua voce mi arriva stridula e disperata.
- Harry non ti ha accontentata? - 
- Certo! Appena sono tornata a casa, lui era seduto in cucina con il tavolo sommerso da cataloghi, era felicissimo di vedermi, mi ha preso per mano e mi ha detto: voglio proporti una cosa… - 
- Beh ottimo, avevate avuto la stessa idea? - 
- SARAH, SIAMO IN UN STRAMALEDETTISSIMO SHOW ROOM, Harry vuole comprare il bagno nuovo - scoppio a ridere forte - Cosa ridi, STO ODIANDO IL MONDO -
- Ma scusa, casa vostra non è nuova? - non è molto che si sono trasferiti nell’attico all’ultimo piano in centro a Londra, tutto vetri e stravaganze. 
- Mi hai sentita quando ti ho detto di non interagire? Sta guardando ovunque, sembra peggio di un bambino al parco giochi, dice di volere una vasca grande, si è stufato della doccia - 
- A me la doccia piace - lo dico un po’ più forte e vedo Liam alzare gli occhi verso di me curioso.
Anche a lui piacciono le docce, tanto, davvero davvero tanto! 
Gli faccio l’occhiolino e cerco di tornare con la testa ad ascoltare Deb.
- Come minimo questa benedetta vasca mi deve dare due gemelli! E il commesso? Dovresti vederlo, è felicissimo, non so perché ma a detta sua, siamo i suoi clienti ideali… - 
- Siete i signori Styles, scommetto che vi farà una bella foto accanto al bagno scelto e la metterà nello show room per invitare tutti a comprare il vostro stesso bagno! - la prendo in giro.
- Povera me! Quando mi ha parlato di una proposta, ovviamente non credevo avesse pensato a un figlio anche lui, ma che so, portarmi almeno a comprare un bell’anello e invece no, avrò una vasca nuova - 
- Deb possiamo mettere anche i led colorati, ma ci pensi? - la voce di Harry mi arriva entusiasta, seguita da un suo fragoroso sospiro - e se lo affogo ora nella vasca? - 
- Non lo faresti mai - le ricordo.
- Non mi sfidare, te l’ho detto: oggi odio tutti - soffia fra i denti.
- Ma se lo ucciderai, non avrai un nuovo piccolo Styles - 
- Ok, ok ora metto giù prima che inizi ad essere intollerante anche a te -.
- Digli che Tommy vuole il suo papà - la mano di Liam continua a giocherellare con quei capelli, guarda il bambino e poi me e sorride. 
Liam che sorride è qualcosa che ancora oggi mi toglie il fiato, così quando Deborah risponde - Ho già detto povera me? - prima di riagganciare, forse non la sto nemmeno ascoltando. 
I miei piedi mi hanno già portata al divano, prendo posto accanto a mio marito, lui mi avvolge con il braccio e mi bacia una guancia, e Watson arriva ad acciambellarsi sui miei piedi.
- Sai in fondo non stiamo così male qui noi quattro, se Deb non ha ancora ottenuto quello che vuole, possono lasciarlo qui per stanotte - mi sussurra all’orecchio ed io appoggio la testa alla sua spalla, godendo del calore della mia famiglia.


> > > > >


- Sei stanca? - guardo le porte dell’ascensore al 34° piano di PanPeninsula chiudersi, era da tantissimo che non venivo qui, ma è il primo maggio e fra pochi giorni sarà il compleanno di Tommy e Deb.
- Non so perché finiscono sempre per incastrare me per organizzare le feste - lo guardo premere il pulsante del piano terra.
- Perché sei quella che li conosce meglio, e poi puoi brontolare quanto vuoi, ma sei parecchio brava ad organizzare queste cose - faccio una smorfia e mi giro per dargli un buffetto sul braccio, ma la mia enorme pancia sbatte contro di lui prima di me.
- Piano mongolfiera - scoppia a ridere. 
- Già, credo dovrò dare le dimissioni come supereroina, ormai sono fuori dai giochi, ti toccherà salvare il mondo da solo - non so perché ma arrossisce appena, vedo una sua mano alzarsi e allungarsi verso la mia pancia, prima di farla ricadere lungo i fianchi.
- Beh magari Charlie sarà una dei nostri! Io spero vivamente abbia preso più da te che da Payno - lo guardo in quei suoi occhi azzurri limpidi e sussulto un attimo, prima di tornare in me e allontanare le sue parole con un gesto della mano - Io spero abbia preso da Liam, da me prenderebbe solo goffaggine e una dose spropositata di sfortuna - 
- Da te prenderebbe molte più cose e lo sai, e poi non sei così sfortunata, hai conosciuto me - alza e abbassa le sopracciglia ammiccando furbo e appena le porte dell’ascensore si aprono, avvolge le mie spalle con un braccio e mi accompagna fuori verso la macchina.
Lo guardo aprirmi lo sportello con un piccolo mezzo inchino, tenendomi la mano per aiutarmi. È cresciuto anche lui, o forse questa cosa di diventare madre mi sta scombussolando più del dovuto. Forse saranno stati tutti questi mesi in giro per il mondo, ha ancora il naso e le guance rosse per il troppo sole, i capelli con troppa ricrescita e la barba troppo lunga. 
Alzo gli occhi verso la vetta di PanPeninsula e mi sembra come sempre strano essere qui dove sono ora e solo una fitta al basso ventre mi fa serrare gli occhi, distogliere lo sguardo e la mente dai ricordi passati, mentre Niall parte.
- È bello essere a casa - 
- Te la sei spassata per quanto? Tre mesi? Almeno tu e Faith darete un cuginetto a Charlotte e Tommy? - 
- Ehi calma, vuoi togliere dal mercato due supereroi in un colpo solo? Faith sta finendo la specialistica, è ancora presto per noi! - 
- Sciocchezze - un altro piccolo dolore mi fa sobbalzare - Senti Niall, fermati da Lucas, Charlotte oggi ha voglia di farmi dannare, come se la festa a sorpresa non fosse abbastanza, prendiamoci qualcosa di caldo prima di tornare a casa, magari si tranquillizza e non farà la matta fino nel Surrey - 
- Difficile… - mi fa l’occhiolino e accosta, correndo di nuovo ad aprirmi lo sportello. 
- Oh, vedo bene che non importa avere una pancia che fa provincia, il vostro vizio di scambiarvi e riscambiarvi le coppie nonostante gli anelli al dito, non passerà mai - Lucas ci accoglie con un ghigno. 
- E tu nonostante l’età e le bambine non cambi mai! - lo prendo in giro, sedendomi goffamente al bancone.
- Mi sembri sciupata rossa! Cosa posso offrirvi? - si sporge dal bancone per baciarmi le guance e osservare meglio la mia pancia - sei sicura che non siano due? - scherza. 
- Se uno non si è nascosto bene, direi di no. Comunque per me una camomilla, tu Niall? - 
- Fammi una Guinnes -.
- Belli i tempi in cui c’erano solo superalcoolici nei nostri bicchieri. Però se non sono due secondo me, la fai qui sul pavimento - mi porge una tazza e la teiera, poi il bicchiere di Niall.
- Mancano ancora dieci giorni al termine, Charlotte non ascoltare questo signore, è stato la mia croce per anni -. 
- E non mi hai mai concesso un appuntamento - 
- Sì beh Lucas, ora è un po’ tardi - Niall si intromette prima di zittirsi da solo, portandosi il bicchiere alle labbra e fissandoci altre il bordo.
- Tu non hai voce in capitolo, la tua occasione l’hai avuta ed è bello vedere che ancora non ti è passata - alzo gli occhi al cielo mentre il biondo si affoga e Lucas scoppia a ridere, guardando Niall sventolare il dito con l’anello. 
- Siamo migliori amici - brontola.
- Dai bello, ti sto prendendo in giro -. 
Finisco di bere la mia camomilla e prego che i calci della piccola finiscano presto - Possiamo andare, Charlotte è arrabbiata, nemmeno a lei piace organizzare le feste - e - io ti ripeto che secondo me la fai… - lo guardo male e lo zittisco - invece di essere così insopportabile, ricordati che fra tre giorni è il compleanno di Tommy, le bambine sono invitate. 
- Sì, così Thomas spezzerà loro il cuore, come tu hai fatto con me -. 
- Eppure mi sembri in forma smagliante anche con il cuore spezzato. A dopodomani - gli mando un bacio con la mano e precedo Niall fuori - ti dispiace se metto su una vostra canzone, magari a sentire la voce di suo padre si tranquillizza - scorro con il dito sulla radio e quando trovo If I Could Fly cerco una posizione comoda e chiudo un attimo gli occhi, respirando piano.
- È incredibile come Lucas non cambi mai, dove la trova tutta quella voglia di fare il cretino - Niall ridacchia.
- Chiedilo a Louis, più o meno nemmeno lui si è sopito più di tanto - 
Ridiamo insieme guardandoci negli occhi per un momento, prima che i suoi occhi tornino sulla strada e l’ennessimo dolore mi faccia sobbalzare, devo stringere gli occhi, provando a respirare piano, ma non conta.
Ti prego Charlie basta, fa la brava mi ripeto nella testa, poi un’altra fitta e in fine un calore che mi pervade, mi sento bagnata ma leggermente meglio, sento un cattivo odore e apro gli occhi piano per vedere i miei pantaloni completamente bagnati, anche le scarpe lo sono e il tappetino dell’auto di Niall - Ehi dimmi che puoi davvero essere il mio supereroe ancora una volta. Dannato Lukas - lo guardo spaventata e innervosita per quell’uccellaccio del malaugurio.
- Perché? - lui rallenta e si gira a fissarmi confuso.
- Perché siamo dispersi nel Surrey e credo mi si siano rotte le acque - e finalmente capisco che il dolore che mi scuote, deve essere una contrazione.
- Ma mancano ancora dieci giorni, non scherzare! - 
- Ok, scusa. Mi sono solo fatta la pipì addosso e spero tu non fossi particolarmente affezionato alla tappezzeria. Meglio? - cerco di scherzare ma Niall mi guarda male e per qualche assurdo motivo inizia a respirare con me.
- Oh cazzo e adesso? Dov’è l’ospedale? Non possiamo tornare a Londra, non puoi avere un bambino nella mia auto, Liam mi ammazzerà, io morirò, no Sarah senti, ehm… chiudi le gambe - lo guardo malissimo e un’altra contrazione mi fa buttare la testa indietro, stringendo i denti.
- Credi basti chiudere le gambe, Niall? - 
- Ma cosa ne so io, ho la faccia di uno che ha fatto nascere tanti bambini? Quando è nato mio nipote sono arrivato quando era già avvolto in una morbida copertina. Ok, fammi pensare… chiamo Liam? -. 
- Liam è in studio -. 
- Deborah? - 
- Che ne dici intanto di fare inversione e tornare a Londra? Non credo di partorire in mezz’ora, sarebbe un sogno ma dubito, però tu movit… aaaaah! - cerco di mordermi il labbro per non spaventarlo, muove le mani aprendole e chiudendole attorno al volante e quasi trema.
- Tu stai bene vero? Non succederà niente, vero? - è in panico.
- Niall, ti prego. Che razza di domande fai, sto per partorire - 
- Ma stai bene? - ha gli occhi lucidi e non capisco cosa cavolo mi stia chiedendo, a meno che… - Niall sì, sto bene - 
- Ok, allora ce la possiamo fare - lo guardo premere dei tasti sul display touch della radio e il nome di Deb appare sullo schermo e - Sììììì? - la sento fare la scema con voce squillante.
- Deb, Deb aiuto! Stiamo partorendo… - 
Silenzio.
- Niall? Stiamo? Dove sei e di cosa stai parlando? -. 
- Deb, sono Sarah, mi si sono rotte le acque aaaah… sono in auto con Niall, stiamo andando in ospedale, ci puoi raggiungere? -. 
- Ma mancano dieci giorni! - sembra quasi protestare.
- Lo vuole ripetere qualcun altro? Scusa, non te l’ho detto, Charlotte è figlia di Harry e ha manie di protagonismo come suo padre - soffio, mentre Niall mi guarda a occhi sbarrati.
- Cosaaa? - 
- Oh andiamo, ma che cosa ne so perché ha deciso di uscire adesso. Dovreste essere voi ad aiutare me e non il contrario - 
- Chiamo subito Liam -
- NO! - urlo - Ti prego è in studio, non voglio faccia un incidente per correre in ospedale, lo chiameremo una volta lì - 
- Liam mi ammazza! - 
- Sì, ti ammazza! - 
- Credevo avessimo deciso che vuoi due la smettevate di fare i paranoici. Nessuno morirà oggi ok? - 
Lei annuisce dall’altro capo della linea e Niall annuisce accanto a me.


> > > > >


- Salve posso esservi utile? - mi tengo stretta la pancia sperando la prossima contrazione arrivi il più tardi possibile. Niall ha gli occhi fuori dalla testa e risponde al mio posto - stiamo partorendo, la sala parto dov’è? - lo urla e mezza sala ha gli occhi puntati verso di noi. Spero sia perché è ridicolo e non perché ci hanno riconosciuti. 
- Oh congratulazioni, potete darmi i vostri dati? Intanto chiamo qualcuno da ostetricia per farvi venire a prendere -. 
- Sono Sarah Payne, sono seguita dalla dottoressa McKenzie - lei ci guarda curiosa ma digita i miei dati sulla tastiera.
Intanto un’infermiera arriva con una sedia a rotelle, ha un camice rosa e appena ci è davanti la bocca le si spalanca - Voi siete… tu sei… - guarda me e la mia pancia.
- Sì, e io sono Niall Horan, ciao molto piacere, ti prego non svenire perché siamo già in troppi a non sentirci bene qui -.
- Beth ti prego! Scusatela è in tirocinio. Nessuno vi darà fastidio, avrà la sua camera privata come richiesto. Il personale si comporterà correttamente con voi - sorrido. Nonostante i ragazzi siano in pausa e non stiano sempre sotto i riflettori, il loro nome e la loro fama sembrano non avere mai fine. 
In ascensore un’altra doglia mi fa piegare in avanti - Ehi Sarah tranquilla, fai dei respiri profondi. Non posso crederci che farò nascere un piccolo Payne, Liam è sempre stato il mio preferito. Sì, cioè - guarda Niall - mi ha aiutato a credere nei sogni, Liam ha quel sorriso buono, e… - si copre la bocca con le mani - scusate, io… non, sarò professionale, perdonatemi - Niall mi massaggia la schiena e non sembra offeso da quello che lei ha appena detto, ma io so cosa vuol dire innamorarsi del sorriso di Liam quindi - Non preoccuparti Beth, e comunque farai nascere una piccola Payne -. 
L’ascensore si apre e lei ci porta nella nostra stanza - Liam non risponde! - 
- Sapevo che tu e Niall… però non pensavo ci fosse ancora un triangolo del genere, assisterà lui al parto? - se non fosse per il dolore che non mi fa respirare, riderei.
- No! No non c’è nessun triangolo ed io non assisterò a nessun parto! - Niall quasi urla di nuovo.
- Io non so quanto resisterò, se Deb non arriva e Liam non risponde… - mi mordo il labbro e prendo il camice pulito sul letto.
- Sarah non ci provare, non puoi partorire in mia presenza -. 
- E cosa dovrei fare? - chiudo la porta del bagno e inizio a spogliarmi - Sei proprio una dispettosa, cos’è tutta questa fretta di uscire - vedo la pancia muoversi sentendo un’altra fortissima fitta.
- Non so, fai quello che ti pare, chiudi le gambe, trattieni il fiato, ma non partorire - sento da dietro la porta.
- Come posso spiegarti che chiudere le gambe a questo punto non mi aiuterà? - apro la porta e me lo trovo davanti, gli occhi talmente spalancati da sembrare ancora più azzurri del solito, gli prendo il viso fra le mani - Niall, Liam capirà, non sono cose che si possono prevedere, sei il mio migliore amico, se non posso avere Liam, tu sei l’unica altra persona che vorrei - provo ad abbracciarlo, ma anche se la pancia è ingombrante, lui avvolge le sue braccia attorno a me e respira forte accanto al mio orecchio. 
- Stai per avere una figlia, io non ci posso credere - si allontana facendo un respiro lunghissimo. 
- Prova a richiamare Liam, forza - annuisce ed esce dalla stanza, dandosi il cambio con un dottore che non conosco.
- Salve signora Payne, la dottoressa McKenzie non è di turno oggi, saremo io e Beth a occuparci di lei, se si vuole accomodare sul letto, vorrei controllare la dilatazione -.
Chiudo gli occhi e provo a respirare senza badare al dolore e sperando Niall non entri mentre sono così - Beh io direi che incredibilmente è una madre fortunata, è già quasi del tutto dilatata, se lei è pronta possiamo iniziare a spingere. Da quanto aveva questi dolori? Devo chiamare suo marito? - 
- Oh ma Niall non è suo marito! - Beth ridacchia mentre Niall rientra ed io chiudo subito le gambe avvampando. 
- Liam sta arrivando - si guarda i piedi.
- Sì, anche Charlotte - allungo la mano verso di lui e sebbene veda il terrore nei suoi occhi, viene verso di me e si sporge a baciarmi la fronte ripetendo - Liam mi ammazza! - 
Non c’è tempo per l’epidurale, per paure e domande, è un dolore che non ho mai provato in vita mia, la pancia, la schiena, è come se avessi il fuoco dentro, Niall respira con me e vedo le sue dita diventare bianche sulle punte ogni volta che ad una contrazione, la stringo con forza. 
Guarda sempre la porta e dopo tanto tempo rivedo il suo viso rosso fuoco, con gli anni aveva smesso di diventare così ogni volta che si trovava sotto stress. 
Vorrei tanto Liam fosse qui, che Deb fosse qui, mia madre, ma spingo ancora stringendo gli occhi e i denti - vedo la testa, sei bravissima Sarah, ancora qualche altra spinta e sarai mamma - Beth guarda me, ma io alzo gli occhi e mi fisso in quelli di Niall, ho dannatamente paura ma mi appoggio a lui e provo a non averne. 
L’ennesima contrazione mi fa urlare come non credevo di essere capace di fare e in quell’istante si apre la porta - Non può entrare nessuno, Beth manda via questo signore - urlo ancora ma tengo aperti gli occhi, perché a meno che non sia un’allucinazione dovuta al dolore, quello sulla porta è Liam. 
Beth per fortuna non ha bisogno di far domande e lo lascia correre accanto a me, mentre sento la presa di Niall allentarsi, mi accarezza la testa e credo si allontani, non mi rendo conto di molto altro, perché un’altra contrazione arriva, io afferro la mano di Liam, la stringo più forte che posso e ripeto a Charlotte di farcela. Esci ti prego, esci, papà è qui, puoi uscire. 
Una lingua di fuoco mi attraversa, butto la testa indietro, vorrei dire che gli occhi di Liam riescono a farmi dimenticare il male che sto provando, ma no, sento l’esatto momento in cui le spalle passano e poi un grande senso di vuoto.
- È nata! - provo a respirare ma il fiato mi manca. Sento le labbra di Liam sulle mie, un asciugamano mi viene appoggiato sul petto e finalmente i miei occhi toccano quell’esserino che mi ha stravolto la vita senza nemmeno avermi mai guardata. Charlotte piange stringendo i pugni, è sporca di sangue, ma ha gli occhi grandi come i miei, affusolati come quelli di suo padre, è bellissima ed è mia. 
È nostra. 
Guardo Liam e sembra che per un attimo tutto si fermi, ci siamo solo noi due, o meglio noi tre, che ci ritroviamo a piangere insieme. 
Un nuovo traguardo per noi, cosa siamo stati capaci di creare insieme, una vita, nostra per sempre. 


> > > > > 


L’orario di visite sta per terminare, Liam e Deborah continuano a litigarsi Charlotte, mentre io tengo fra le braccia Tommy che ciondola addormentato, dopo avermi promesso che lui si occuperà della sua cuginetta per sempre. 
Sono scoppiata a piangere ancora una volta a quelle parole, ma è da quando ho visto Liam tenere fra le braccia la sua bambina che non riesco a smettere.
Tommy era stato un evento unico nelle nostre vite, ci aveva stravolti, uniti, cambiati, ma lei è un’altra cosa, è una metà esatta fra me e l’uomo che amo, è unica e non riesco a smettere di guardarli, cercando somiglianze e differenze. 
Niall e Zayn sono seduti ai piedi del letto e guardano la scena con emozione. Zayn non sembra il tipo da smancerie però appena è entrato in camera e ha visto Liam, si sono abbracciati talmente forte da farmi pensare che niente li avrebbe più divisi, si sono parlottati nelle orecchie per un attimo e poi Liam ha rubato Charlotte dalle braccia di Deb e l’ha adagiata fra quelle di Zayn, le sue mani troppo tatuate, proprio come quelle del suo migliore amico, ad accarezzare le guance della piccola. 
Niall è scoppiato a piangere come un bambino, singhiozzava in un modo che mi ha fatto tenerezza e quando lei ha allungato la manina per afferrare il suo indice, li ho tirati a me entrambi - Ciao Charlie, allora sei una che va sempre di fretta come il tuo papà - lo ha detto senza malizia, completamente perso in lei. È stato il primo a chiamarla così, anche Liam si è trattenuto.
- Andava di fretta solo perché moriva dalla voglia di vedermi. A me, suo padre. Prima hai provato a rubarmi la donna, ma ti è andata male e ora volevi accaparrarti la nascita di mia figlia? Non so come posso essere davvero ancora tuo amico - so che nelle parole di Liam c’è stata una punta di risentimento e verità, ma dopo essersi guardati negli occhi e aver sentito Niall bisbigliare - sai che non è così - Liam è scoppiato a ridere e lo ha abbracciato.
- Cosa ne dite di farmi tenere un po’ la mia bambina? - allungo il braccio con il quale non tengo Tommy e muovo la mano impaziente.
- Ma tu poi avrai tutta la notte per stare con lei, mentre io sarò solo con Watson in quella grande casa - Liam sporge il labbro ed io scuoto la testa.
- È nata qui la principessina Payne? - sentiamo battere contro lo stipite della porta e tutti ci voltiamo, le nostre bocche si spalancano.
- Chi sei tu? - la voce di Deb diventa stridula e sì, c’è Harry alla porta. Ha una camicia con delle piume rosa, i soliti skinny neri e una coppola che però non lascia spazio ai dubbi. I bei boccoli di Harry non ci sono più.
- Vi prego non dite nulla, oggi deve essere solo un giorno felice e non voglio parlare del lutto che io, voi e il mondo avrà per i miei bellissimi capelli perduti - 
Niall si avvicina e gli sfila il cappello - Oh mio dio! - 
Harry si passa entrambe le mani ai lati dei capelli, se li scompiglia, sposta il ciuffo ma sembrano tagliati a caso. 
- Ma… perché… i tuoi bellissimi capelli - Deb si alza ma poi si risiede.
- Non sono ancora a posto, l’ho fatto per il film… -.
- Capisco la pausa, capisco voler provare qualcosa di nuovo, ma veramente hai accettato un ruolo del genere in cambio dei tuoi capelli? - Zayn è serissimo.
- Tu e Liam vi rasate a zero a tradimento ogni due per tre, ora non fatemi la predica e fatemi conoscere Charlotte. Sto già male per conto mio, non infierite - 
Io sbatto gli occhi e penso al trauma di veder tornare Liam completamente rasato, lo guardo ora, il ciuffo ormai tornato e - Sei sempre bello Harry, ricresceranno - lui mi guarda e fa l’occhiolino incalzando con le braccia il corpicino di Charlotte addormentata, è sicuro e si vede che è un padre, che sa cosa fare e non ha paura di fare male alla piccola, Liam, Zayn e Niall sono molto più impacciati, Louis non fa testo, con tutti i suoi fratelli. 
- Louis non c’è? Meno male, non mi andava di sentirlo prendermi in giro, però grazie Sarah, non che avessi avuto dubbi sulla mia bellezza, ma stato un po’ traumatico - i suoi occhi verdi si puntano verso il basso e - Ciao mia piccola Payne, io sono il tuo zio più bello e più simpatico e sono il papà del tuo futuro marito! Sei tutta tua madre - 
- Ehi… - Liam protesta e si avvicina per controllare, come se dovesse essere sicuro che non è così, che Charlotte gli somiglia. 
Deborah in tanto è ferma a fissare i capelli di Harry e si tiene la pancia - E tu Deb non dici nulla? - le chiede.
- Non so, credo che i casi sono due: o ho bisogno di un paio di occhiali nuovi o abortirò per il trauma. Dove sono i miei bei ricci, Harry? - 
- Ti prego non anche… - la scena si sarebbe potuta concludere con una risata generale, una delle solite che scatenano questi due, ma l’ultima parte della frase di Deborah gela tutti - Abortire? Cosa? Tu… sei… - 
- Beh avrei voluto farvi una bella sorpresa, ma quando tuo marito è Harry Styles, è tutto più difficile - 
- Sei incinta? - la guardo e non so se ridere o commuovermi.
- Diciamo che il bagno nuovo non mi ha impedito di avere quello che volevo - si tocca la pancia e ridacchia - è ancora minuscolo, ma c’è - 
- Lui non lo sapeva? - Liam guarda Harry e vedendolo incredulo decide di togliergli Charlotte dalle braccia.
- No, io non lo sapevo ma… avremo un altro figlio? Io, te e Tommy? Ma… - 
- Sei nei guai bello! - Niall scoppia a ridere. 
- Darcy… finalmente avrò la mia Darcy? - si accovaccia accanto alla pancia di Deb e la tocca.
- Non è detto - lei sembra emozionata, nonostante lui non ne sapesse nulla, nonostante la notizia sia stata shock come la prima volta; in casa loro la famosa foto della notizia dell’arrivo di Tommy è al sicuro dentro una bella cornice sempre in mostra. 
Si sporge a baciarla senza dire altro, solo la voce arrabbiata di Charlotte ci desta tutti, mentre agita le sue piccole manine ed è come se fosse un po’ indispettita perché questo è il suo momento e quei due glielo stanno rubando. 
Liam mi guarda, continuando a dondolarla e si avvicina, il suo dito inizia a solleticarle le labbra fino a sparire avvolto da esse - Mi sta succhiando il dito, ehi non sono un ciuccio io… - non so perché ma sembra andare in panico, invece si vedesse con i miei occhi, se si vedessero entrambi, la mia famiglia, la mia vita.
Appoggio la mano sul braccio di Liam e sorrido - Puoi essere anche un ciuccio, no? Se lei vuole questo, ha smesso di piangere, vedi? - mi guarda soddisfatto e non c’è niente altro che mi potrà mai rendere più felice e potrà mai essere così perfetto come avere qui tutti loro e lei, attorno a me.


> > > > >


Giugno

Appena entro in casa sento un silenzio sospetto, Watson non mi viene incontro, Charlotte non sta piangendo e Liam non sta cantando o parlando con la vocetta stupida, niente di niente.
Sono stata a Londra con Deb e le ragazze oggi, lascio scivolare le borse piene di shopping compulsivo per terra e allungo il collo cercando di capire dov’è finito il resto della mia amabile famiglia.
Ormai ci siamo ambientati alla routine, anche se a volte è ancora strano essere in tre, doversi alzare nel cuore della notte, guardare il mio fisico ancora troppo diverso da come sono stata abituata a vederlo per anni, il seno gonfio, la pancia ancora un po’ sporgente, i chili di troppo li sento proprio tutti. Ammetto di vergognarmi davanti a Liam, tutte le modelle, le stupende donne dello spettacolo che incontrano durante gli eventi e le serate e poi ci sono io, la ragazza normale, mamma ormai casalinga; dovrei smettere di chiedermi perché Liam sembra non volermi toccare più.
Mi sento una bambina a fare questi pensieri, eppure spesso mi ritrovo a farli, almeno finché non entro in camera da letto, illuminata solamente dal sole in procinto di tramontare e non mi trovo davanti a una di quelle scene che mi fanno estrarre velocemente il cellulare dalla borsa per immortalare il momento.
Liam sdraiato al centro del letto, le gambe intrecciate, indossa una maglietta bianca, una di quelle che nella sua semplicità lo rende oltremodo splendido, un braccio accanto al corpo e l’altro allungato lateralmente, Watson acciambellato accanto e Charlotte aggrappata come una piccola scimmietta al suo petto, il ciuccio in bocca, in parte coperta da un lembo del lenzuolo tutto arrotolato su se stesso. 
Scendo dai tacchi piano e inizio a scattare mille foto, si somigliano così tanto, gli stessi occhi allungati, il naso a patatina, i capelli ricci che cercano in ogni modo di avere la meglio. 
Un quadro fatto di vita.
Resto incanta a guardarli e nonostante sia quasi ora di cena, non importa, gattono piano accanto a loro, accarezzo la testolina della mia bambina, stampo un bacio sulle labbra di mio marito, che tenta di aprire gli occhi ma il sonno sembra avere la meglio e mi accoccolo accanto a loro, proprio come Watson. 
La mano tatuata di Liam mi avvolge la vita all’istante, sorride appena e avvicinandomi al suo orecchio non posso fare a meno di sussurrare un - quanto vi amo -.
Mi sveglio qualche ora più tardi sentendo la voce di Liam cantare, mentre quella di Charlotte brontola sommessa. 
Mi stiro e nemmeno Watson è accanto a me, la luce accesa dell’entrata mi da modo di vedere che sono le tre di mattina. Mi costringo ad alzarmi e a piedi scalzi seguo la voce di Liam, sbadigliando.
- Oh, oh, oh amore di papà, la mamma è una cattivona non ci ha svegliati, hai ragione ad essere arrabbiata. Ho fame anche io, ma ora due minuti e la… beh cena o colazione che sia, saranno servite - lo guardo aprire gli armadietti, il frigorifero, mettere del pane a tostare, prendere la ciotola di Watson, prendere il biberon dal microonde e iniziare a contare i misurini di latte artificiale. 
Charlotte è al centro del bancone della cucina dentro la sua culla auto-dondolante e scalcia e gorgheggia impaziente - La Dea Kalì non saprebbe fare di meglio - arrivo dietro a Liam e mi aggrappo alla sua vita, baciandogli una spalla. Charlotte appena mi vede aumenta il dissenso e inizia a urlare - Brava Charlie, sgrida la mamma - decido di prenderla in braccio e asciugo con il pollice una grande lacrima al lato del suo occhio e muovendomi in qua e là, faccio scendere la spallina della mia canottiera facendo scivolare il capezzolo fra le sue labbra.
- Ma ti sembra giusto? Io preparo il latte artificiale e tu gli dai il tuo? - lo guardo girarsi con il broncio.
- Dovevo farmi perdonare in qualche modo - faccio una boccaccia e mi vado a sedere sul divano, guardandolo orgogliosa di avere in pugno la situazione e lo osservo finire di preparare per il nostro amico a quattro zampe e un toast per lui. 
Mi si siede accanto e mi porge il suo panino, lo addento piano e mi appoggio al suo petto, mentre Charlotte ormai è quasi pronta a tornare nel mondo dei sogni. 
- Ti sei divertita oggi? - 
- Mi siete mancati, non sono più abituata alla frenesia di Londra, a salutare persone e alle interminabili ore di camerino di Deb - 
- Ha superato il trauma dei capelli di Harry? - 
- È sempre sul set ultimamente, stavo pensando che una sera potremmo lasciarle Charlotte e… - 
- La chiamerai mai Charlie? - 
- Il suo nome è Charlotte - 
- Puoi dirlo per me? Almeno una volta? - 
Non mi costa niente, mi sono abituata a sentirla chiamare così da tutti, eppure io proprio non ci riesco ma - Charlie! Contento? - i suoi occhi si puntano sul mio seno, nudo e ormai libero dalle labbra di Charlotte che dorme con la bocca aperta e il braccio a penzoloni. 
Per un attimo una parte poco pura di me, vorrebbe lasciare la bambina fra i cuscini e avventarsi su di lui, poi penso che mi potrebbe rifiutarmi e decido di lasciar perdere.
Finisco per addormentarmi ascoltandolo parlare di non so cosa, sono troppo stanca, il sonno ha la meglio con il suono della voce di Liam e il calore della mia bambina addosso.


> > > > >


Agosto
- Saraaah? - 
- Shh Charlot… Charlie - mi sforzo a chiamarla così - sta dormendo, non fate tutta questa confusione voi due - accarezzo il mio bellissimo mammut e dal basso scruto il mio bellissimo marito in tuta grigia e blu, il cappuccio sulla testa e degli occhiali da sole a coprirgli gli occhi - ciao splendore - non posso fare a meno di dire.
Lui sorride e toglie gli occhiali, slacciando il guinzaglio di Watson - Come mai questa tenuta sportiva? - punto la testa verso il basso e sì beh, ho delle scarpe da ginnastica, leggings e un top.
- Ti stavo aspettando, credo sia ora per me di rimettermi in forma, ti va di farmi da personal trainer - gli prendo la mano e lo porto fino in palestra.
- Ok, ma fammi almeno cambiare - 
- Non ce n’è bisogno - mi avvicino piano e afferro i bordi della sua felpa, cercando di toglierla con bramosia.
Lui ridacchia come un bambino e appena rimane a petto nudo, stringe i pugni facendo delineare i muscoli, mentre io tiro l’elastico dei pantaloni, tenuti sempre così bassi e lo lascio velocemente, facendolo sobbalzare - Iniziamo? -.
Ci mettiamo uno davanti all’altro, lui di spalle alla vetrata che da sul giardino, la luce ne illumina i contorni mentre si muove lentamente, allungando i muscoli delle braccia, stirando il collo, la schiena e seguendo i miei movimenti con attenzione. 
- Se vuoi tornare in forma devi restare concentrata, Sarah! - lo dice ma vedo nei suoi occhi che è felice di essere guardato in questo modo. 
Negli ultimi mesi la nostra complicità è stata puramente incentrata sulla bambina, coordinarci e interagire per il suo bene in primis, ma quello che vedo quando lo guardo, quello che mi fa sentire, quello stravolgimento in tutte le molecole del mio essere, non sembra poter cambiare in nessun modo.
- Ok, sono calda - gli faccio l’occhiolino e mi sdraio sul tappetino, guardandolo sedersi sui miei piedi, le mani sulle mie caviglie - Cinque serie da venti, forza -.
Alzo gli occhi al cielo perché è un antipatico bello e buono, porto le mani dietro la nuca e inizio con gli addominali, cerco di alzarmi verso di lui il più possibile e cerco le sue labbra, per baciarlo appena, sfiorandolo con un sorrisetto malizioso, ogni volta che salgo verso di lui. 
Il primo bacio lo lascia interdetto, il secondo lo fa sorridere e al terzo mi aggrappo al suo collo e decido di passare all’azione, ma lui mi rispinge giù - Sei una pessima allieva -.
- E tu un pessimo marito - sbuffo, continuo con gli addominali e quando non ho più fiato, mi abbandono all’indietro, le braccia aperte e sguardo verso il soffitto.
- Dai pigrona, aiutami al bilanciere, ti concedo un po’ di tregua - rimango sdraiata, lo osservo scegliere i pesi, inserirli nell’asta, sdraiarsi sulla panca e - Ti muovi o no? - è un po’ indisponente, forse sono io a volerlo vedere così, a volerlo e basta, quindi velocemente decido, scatto in piedi e cammino verso di lui, senza separare mai i miei occhi dai suoi.
Gli arrivo davanti e gli salgo sopra, faccio scivolare le mani sul suo petto, mi abbasso a baciarlo e lo guardo, non importa se sembra confuso, io ho bisogno di lui.
- Liam, sono sempre io, sono sempre una donna e ti voglio. Come fai ad essere così impassibile? - 
- No, cosa dici, anche io ti voglio… ma - si tira su e avvolge le mani alla mia vita.
- Ma? Sai, quando ti ho concesso di sposarmi avrei creduto a tutto ma non di dover arrivare a supplicarti. Fai il marito, Liam! - provo a baciarlo, ma lui si scansa un po’.
- Tu passi troppo tempo con Deb! -. 
- E tu… no, non so nemmeno cosa dirti. Scommetto che gli altri non si fanno pregare per avere certe attenzioni -. 
- C’è Charlie di là ed io… -. 
- Ok, ho capito - sospiro e provo ad alzarmi, in realtà non ho capito perché stia facendo così, sono fuori forma ma sono sempre io e non credo di non piacergli più, non leggo quello nei suoi occhi, ma forse semplicemente non so più leggere la verità.
- Sarah, aspetta… -. 
- Non fa niente ok? Ho capito, te l’ho detto… - però non mi da la possibilità di andarmene, mi tira di nuovo a sedere su di lui, mi tiene stretta con un braccio e mi accarezza il viso con una mano libera, i suoi occhi mi scrutano e sono incredibilmente caldi, c’è dolcezza sì, ma c’è anche qualcos’altro, qualcosa che non vedevo da mesi. Allo stesso tempo ho paura di starlo solo immaginando.
- Non hai capito, non ti sto rifiutando, anche io ti voglio, ti voglio sempre e mi manca il tuo corpo, mi manchi da morire. Non so cosa mi prende, tu sei la madre di mia figlia ora, sei così donna, così diversa ai miei occhi. In tutti questi mesi, mentre era dentro di te, avevo così paura di farvi male, di fare qualcosa di sbagliato e anche ora, so che è stupido, ma c’è qualcosa che mi frena. Non so come spiegartelo -. 
Gli do un buffetto sul naso e poi glielo bacio, non so perché ma sto tremando, le punta delle dita sfiorano la peluria del suo petto, lo vedo sussultare, chiudere gli occhi e decido di provarci di nuovo, provo a baciarlo a fior di labbra - Signor Payne, io sono sempre io e Charlotte non cambia nulla, è qualcosa in più e la senti questa sensazione, vero? - mi sistemo meglio sulle sue gambe, cercando di sfregarmi contro di lui, facendogli schiudere le labbra, mentre i suoi occhi non si staccano dai miei - vedi, io ti sento, e quello che senti tu è giusto, noi siamo sempre noi, siamo sempre quelli di prima. Voglio mio marito, Liam e credimi sarebbe l’allenamento migliore di tutti - lui si copre il viso con la mano e mi tira più vicino.
- Sono un paranoico lo so -. 
- Amo tutto di te, anche la tua paranoia, sempre che tu non la faccia predominare - lascio andare il suo sguardo e scendo a baciargli il collo.
- Credo di avere bisogno di allenamento anche io, per non lasciare che vinca - le sue mani iniziano ad accarezzarmi e improvvisamente mi sembra tutto tornato indietro di anni, a noi due nella mia camera da letto, quando ancora semi sconosciuti, stavamo per imbarcarci in qualcosa che sapevamo stesse per andare oltre la semplice notte di passione senza complicazioni.
- Allora alleniamoci - sorride e non mi serve sentire altro.
Ci ritroviamo, perfettamente coordinati, e non solo per Charlotte, siamo di nuovo un’unica realtà, Sarah e Liam, i due combina guai di un tempo. 
Le sue labbra, la sua lingua e quelle sue mani, sanno perfettamente come muoversi, come toccarmi come farmi gemere, mentre cerco di non far riecheggiare il mio piacere in tutta casa. 
Lo tocco e lo sento, ed è bellissimo, lui è veramente una grande gioia, con la sua appassionata dolcezza di chi nonostante i cambiamenti, l’ingresso nell’età adulta, riesce a conservare un’aura di purezza e ingenuità, senza perdere passione e ardore. 
Potrei arrivare così, senza nemmeno essere totalmente nuda, lui riesce a farmi impazzire senza nemmeno toccarmi veramente, ma se sono riuscita a lasciarlo andare, stavolta lo voglio davvero, basta essere scolaretti alle prime armi. 
Lo cerco, lo tocco, lo bacio, lui gioca con l’elastico del mio top, lo solleva e lo fa scivolare via, i suoi occhi mi guardano lucidi, avventandosi bramosamente sulle mie labbra appena sembra non poterne più fare a meno. 
Peccato che un pianto disperato inizi a propagarsi per casa, ma pur di passare da pessima madre, provo a non pensarci e continuo a baciarlo.
- Sarah? - 
- Lasciala piangere un po’, le farà bene. La aiuterà a non crescere viziata - lo tengo stretto ma lui si divincola.
- Sai che non sopporto sentire le mie donne piangere - 
- Potrei dire qualcosa di cattivo dopo questa tua affermazione, ma eviterò - lo guardo malissimo.
- Ti prego, fammi andare - sporge il labbro in fuori e mi alzo, lasciandolo libero di scattare in piedi - sei un traditore -. 
Si alza ma nonostante i vagiti insistenti mi prende il viso fra le mani e mi bacia - Te l’ho detto, ho capito ora, quindi possiamo allenarci tutte le volte che ti va - mi lascia andare, ma io di impulso lo blocco e lo ribacio, facendo passare la lingua sulle sue labbra; sorride sghembo e chiedendomi scusa con lo sguardo, si gira e corre fuori dalla palestra.
Mi ritrovo a seguirlo, perché la verità è che adoro anche questo suo essere sì, il ragazzo di cui mi sono innamorata e rinnamorata anni fa, ma allo stesso tempo, anche qualcosa di nuovo, così concentrato, così… padre.
Mi fermo sulla porta della nostra camera, lo vedo di profilo chinarsi sulla culla e accarezzare il viso di Charlotte con delicatezza assoluta, conosco quelle dita, quel tocco, so quanto possa sentirsi amata in questo momento la mia bambina.
Sorride e la tranquillizza bisbigliando, prende la copertina adagiata sul bordo della culla, se la appoggia sulla spalla in modo che scendendo gli copra il petto nudo e con un gesto ormai abile e sicuro, la prende fra le braccia cullandola dolcemente, piegando le ginocchia e spostando il peso da un piede all’altro.
Si gira a guardarmi - Scusa Charlie per l’attesa, ma ora il papà è qui. La mamma ha cercato di fare la dispettosa, ma niente può tenermi lontano da te -.
> > > > > 
- Insomma Liam è sempre il solito, ti ha regalato una macchina per il tuo compleanno? - Deb mi apre la porta, guardandomi senza aiutarmi. 
- Invece di pensare alla macchina potresti almeno prendere Watson? - in un braccio ho incastrato l’ovetto con Charlotte addormentata dentro, ho la sua borsa con i suoi cambi, la borsa con il mangiare e con una mano cerco di tenere fermo Watson che pare agitato dopo l’ora di macchina verso Londra.
- Mammina c’è Watson? - vedo una saetta dai boccoli castani sfrecciarmi davanti e aggrapparsi al collo del cane, facendomi quasi perdere l’equilibrio.
- C’è zia e Charlie vorrai dire - lo ammonisce Deb, continuando a non aiutarmi, lasciandomi anzi sulla porta.
- Ciao ciao - prende il guinzaglio dalle mie mani, lo slaccia dal collo di Watson e i miei occhi terrorizzati corrono in giro per vedere quante cose preziose di Harry potrebbero rompersi con loro due che corrono per casa. 
- Dai dammi la bambina. Scusa sai, ma io sono ancora all’inizio della gravidanza, non posso fare sforzi - ridacchia e punto gli occhi su quell’accenno di pancia che inizia ad intravedersi.
- Stai già iniziando a farmi pesare questa richiesta di soccorso fraterno in cui ti affido mia figlia umana e mio figlio cane? Guarda che ti devi allenare, fra poco avrai da divertirti -. 
- Per allora Harry sarà a casa, non sarò qui da sola abbandonata al mio destino di Desperate Housewife. Ma a parte questo, stavamo parlando della macchina - 
- L’abitare nel Surrey e avere una figlia sembra che per Liam rendano indispensabile che io possegga una macchina mia. Paddy è tipo la sua ombra e il più delle volte che ho bisogno di uscire devo prendere un taxi. Ma: Sarah veramente vuoi portare Charlie dentro un taxi? - lo imito - Ed ecco la macchina, ha usato la scusa del compleanno e la mia mania per i germi per convincermi - sbuffo.
- È il migliore… dopo Harry e me, ovviamente -.
- Ovviamente -. 
- Ma se il tuo compleanno è passato cosa succede di particolare questa sera? Cosa si festeggia? - alza e abbassa le sopracciglia, senza badare minimamente al disastro che Tommy e il cane stanno facendo nel suo salotto.
- Non voglio fare un altro bambino, non fare già piani che non esistono. Sto già arrancando a tornare in forma dopo aver avuto Charlotte, e Liam non mi tocca già da troppo tempo, anche se mi aveva promesso che ci saremo allenati insieme -.
- Allenati… certo. Quindi stasera sano allenamento? - ammicca.
- Smettila! Sì, stasera spero che senza la bambina in giro e il cane a distrarlo, lui torni ad essere il ragazzo che fa l’amore con me in ogni angolo della casa e non il papà perfetto che si annulla per sua figlia. Anche io ho bisogno che sia perfetto. Ho bisogno di fare l’amore - 
- Tu hai bisogno di fare sesso, ma Sesso quello con la lettera maiuscola, lo sento, lo vedo. Per questo ho deciso di farti questo regalo di compleanno -. 
- È anche l’anniversario di quando ci siamo incontrati in America -. 
- Che romanticona! - mi sta prendendo in giro lo so e - Guarda che non sei simpatica, e poi dicevi di me quando ero incinta ma tu non scherzi a simpatia. Credo andrò a vedere quanto è bello il tuo bagno nuovo -. 
- Harry non vuole, credo voglia fare una festa per inaugurarlo -. 
- Ma Harry non c’è - alzo il mento e vado via.
Quando torno la vedo con in mano una busta, se la rigira fra le dita mentre guarda tutta concentrata Charlotte dormire.
- E ora cosa ti prende? - guardo lei, guardo mia figlia e guardo la busta.
- Qui dentro c’è il sesso del bambino. L’ho saputo ieri -. 
- E non mi dici nulla? - le strappo la busta dalle mani e - Nooooo - scoppio a ridere.
- Sì, beh non dirò a Harry che è una bambina. Non può sempre averla vinta lui -. 
- Ma anche tu volevi una bambina -.
- Sì, ma questa tienila tu, gli farò credere che sia un maschio per tutto il tempo che posso. Gli farò una foto quando gli darò la notizia. Un altro maschio - ride.
- Avrai la tua bambina! -. 
- Darcy già, anche se io vorrei chiamarla Hope -. 
- E ora chi è la romantica? -. 
- Ok, prendi questa busta e vattene da questa casa, lasciami allenare in pace -. 
- Il bagno è bellissimo comunque -. 
- Via, fuori di qui - quasi mi insegue fino alla porta, ma prima di lasciarmi andare via mi abbraccia - Ti voglio bene Fiore -. 
- Ti voglio bene anche io -. 


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POV LIAM 



Sono stremato, sono stati giorni intensi in studio, questa pausa sembra più stressante delle centocinquanta tappe dell’ultimo tour.
Vedere le nostre carriere separarsi per un breve tratto, Zayn e il suo cd da solista, Niall in studio, Harry attore ed io e Louis a scrivere tanti pezzi in collaborazione con altri artisti, è così strano. 
Però nonostante gli occhi che mi bruciano, durante il tragitto da Londra al Surrey, ho iniziato a sentirmi quasi rinvigorito, pensando alla mia bella casa, a Sarah e alla piccola Charlie.
Aprire la porta di casa e vederle lì, Watson a scodinzolare come un cucciolo di dinosauro; ci sono cose che nella vita non immagini nemmeno, e sono quelle cose che ti fanno tirare avanti anche quando i fan sono opprimenti e ti viene da chiederti, ma io volevo questo dalla mia vita?
Parcheggio la Lamborghini accanto al nuovo suv di Sarah, le luci di casa sono spente e anche se la veranda sembra illuminata, vista l’ora, potrebbero essere a letto. 
Da quando siamo genitori abbiamo bioritmi anomali e completamente sballati, possiamo cantare e dondolare cercando di calmare Charlie fino alle cinque di mattina, pranzare alle quattro di pomeriggio e poi andare a letto di nuovo stremati. 
Ma non mi lamento, la mia vita ha sempre avuto orari strani, sessioni serrate e una flebile follia di fondo.
Alla fine nella vita non importa cosa succede, l’importante è avere il proprio ritmo, il proprio battito, la propria melodia da seguire. Sarah e Charlie sono la mia, e non c’è una musica più bella che potrei voler ascoltare per il resto della vita.
Apro la porta piano, mi guardo intorno ma Watson non mi viene a fare le feste, eventualità che siano già tutti a letto nonostante siano le otto di sera, è sempre più plausibile. 
Appoggio le chiavi sulla mensola accanto alla porta e manca poco che io non caschi per terra inciampando in qualcosa sotto i miei piedi. 
Delle scarpe? 
Sono inciampata in un paio di decoltè nere, hanno il tacco rovinato e la punta macchiata, hanno un’aria familiare e le raccolgo per guardarle meglio, le tengo per il tacco nella mano libera e cammino fino in cucina.
Sul bancone, alla luce della cappa, c’è una caraffa piena di ghiaccio e di un liquido dall’odore forte, accanto c’è un biglietto:
Lascia i fiori nel vaso di fronte a te, riempi i due bicchieri, io sono fuori. Sarah
Rido ma faccio come mi ha detto, non so cosa abbia architettato, ma lei è quella delle feste a sorpresa, dei particolari e degli attimi da non dimenticare.
L’oggi di qualche anno fa, ormai forse anche qualcuno in più, incontravo una ragazza ubriaca che mi chiamava imbronciato e mi chiedeva di baciarla con… un paio di decoltè in mano. Già!
Le guardo, credo siano proprio loro.
Era ubriaca, lo ero anche io; mi aveva offerto almeno sei giri di un cocktail che ti bruciava la gola… e qualcosa mi dice sia esattamente quello che c’è dentro i bicchieri che ora ho in mano.
Cerco di restare serio, cerco di sembrare impeccabile, mentre faccio scorrere la porta che da sul giardino ed esco fuori.
Non sono elegante, ho una camicia bianca, dei jeans neri e degli anfibi marroni - Sarah? - le luci attorno alla piscina non mi aiutano a capire dov’è. 
Sento una risata e cammino sul prato umido, verso gli alberi al lato della casa, l’erba fresca scricchiola sotto i miei piedi e appena mi sembra di intravedere qualcosa, sulla mia testa un manto di lucine bianche prende vita, illuminando Sarah accovacciata per terra vicino a un interruttore, ha gli occhi su di me e mi sorride, alzandosi piano.
Mi muovo senza accorgermene verso di lei e lei fa lo stesso, i suoi piedi sono scalzi, bagnati e - sì, ho i piedi sporchi - ride prendendo un bicchiere dalla mia mano. 
- Credevo ti fossi dimenticata di questo anniversario - ha un vestito pieno di lustrini sparpagliati, sembra quasi del colore della sua pelle e questo fa un effetto magico, sembra vestita anche lei solo di se stessa e lucine, i capelli mossi e lunghi le ricadono sulle spalle.
- Mai Liam, mai potrei dimenticarlo - si sporge a baciarmi.
- Perché mi hai fatto lasciare i fiori nel vaso? -. 
- Perché sei un testone e avrai comprato delle rose, io odio le rose! -. 
- E se ti avessi regalato delle calle? - alza il sopracciglio e punta gli occhi sulla mia mano tatuata da poco e - Sì ok, sono rose, due rosse e una bianca. Prima o poi ti piaceranno, vedrai - 
- Mi piaci tu, rose o no - prende un sorso dal bicchiere e guarda in alto.
- Lucine? -. 
- Sempre -. 
- Mai, sempre… oggi solo grandi parole insomma -. 
- Veramente Liam di parole in queste anni ne abbiamo dette così tante… -.
- A proposito di parole, Charlie e Wats? - lei è bellissima, veramente, veramente bellissima. 
Ha gli occhi lucidi come se fosse emozionata, eppure io non riesco, io dal quel primo sguardo in ospedale con Charlotte ho cambiato tutte le mie priorità, prima di me, di Sarah, della musica, del sesso, di tutto: c’è lei. 
È stato veramente come ho sentito dire nei film, come se il mio baricentro si fosse spostato. Mia figlia è il centro esatto del mio nuovo universo.
Sarah però non gradisce questa mia richiesta, so che ultimamente è un po’ insofferente al mio accantonarla a dispetto della bambina, ma non lo faccio con cattiveria.
- Sono al sicuro -. 
- Ovvero? -. 
- Liam basta! Charlie e Watson sono al sicuro in un posto che non ti dirò, se no domani mattina mi sveglierò a letto da sola o sopra una macchina mentre mi porti a riprenderli, e sì, stanno bene, staranno stra bene, e anche io voglio poter stare bene con te. Ti prego. Festeggiamo, solo io e te. Noi. È così tremendamente tanto che non c’è un noi, rivoglio il nostro noi - si tocca con le dita il cerchio piatto che ha al collo. 
- Non lo farei perché io… -mi guarda male.
- Ti amo, ok? Ti amo così tanto da lasciarti vincere sempre e comunque, anche quando mi sembra di vincere io, alla fine in un modo o nell’altro la vittoria è sempre prima tua. 
Ma qui non si parla di tuo o mio, anzi, io non vorrei parlare affatto. Sette mesi fa ti ho preso come mio sposo, tre mesi fa siamo diventati genitori, oggi più che evolvere vorrei tornare a guardarti e perdermi in un bacio lungo fino a domani mattina. 
Fammi tua Liam, non siamo più quei due ragazzi ubriachi e incasinati di sei anni fa, ma qualcosa di quel tempo la rivorrei indietro, la passione per esempio, la voglia di buttarsi nonostante la paura - sta per piangere e se non fosse per i grilli, l’odore di erba bagnata e tutte queste lucine, per un attimo potrei dire con certezza di essere di nuovo in America, fuori dal bar, con una strana ragazza terribilmente affascinante. 
- Ti amo anche io, davvero, più di quanto immagini - sussurro e avvolgo le braccia alla sua vita.
- E allora fai l’amore con me stanotte, per tutta la notte e anche domani mattina. Questa volta non ci saranno aerei da prendere e realtà tristi a cui tornare. Domani pomeriggio andremo a riprenderci la nostra bambina e il nostro cane e tutto sarà ancora più perfetto, ma stanotte no, stanotte resta qui con me e fammi tua, come sai fare solo tu -.
La bacio, sbatto la bocca contro la sua perché non posso continuare a sentirla parlare in questo modo, non posso farla supplicare per qualcosa che in realtà voglio quanto lei e più di lei. 
Il suo vestito luccica, la sua pelle è soffice, la sua bocca calda. La mia mano scorre sullo spacco del suo vestito, trovando la sua coscia, stringendola con forza e alzandola per farmi avvolgere. 
Mi sento improvvisamente un ragazzino, perché tutta la passione sopita da mesi esplode in me e quasi mi fa tremare. Sono ancora lo stesso uomo di un tempo, forse lo sono di più, e ha ragione lei, domani riavrò tutto quello che voglio, ma questo non vuol dire che ora non mi possa godere lei, più e più volte.
Finiamo per terra, io sopra di lei, i suoi capelli che diventano scuri dove assorbono l’umidità dell’erba. La sento ridere felice, trema anche lei e le sue mani corrono veloci suoi miei bottoni.
- Quanto sei bello, Liam - sussurra nel mio orecchio, prima di prendermi il lobo fra i denti. 
- Quanto sei bella tu - e non è solo bella, è molto, molto di più. 
Lei mi ha dato la vita dei film, mi ha dato qualcosa che tutti i soldi che possiedo non possono comprare: la felicità. 
Giochiamo, invertiamo le posizioni, la cerniera del suo vestito non collabora e finisco per farla saltare via con forza - Questo vestito è costato seimila sterline - protesta.
- Domani dirò a Louis che abbiamo una canzone in più da scrivere - rido e torno a baciarla, fondendomi con il suo calore e impazzendo dalla voglia. 
Siamo tutti bagnati, infreddoliti, Sarah batte i denti e nonostante vorrei non me ne fregasse nulla, finisco per stringerla fra le braccia, alzarmi senza cercare di ricadere a terra e a passi incerti, ridendo insieme, la riporto in casa.
E che il divano bianco di pelle si macchi irreparabilmente, che il vestito ormai rotto si strappi un altro po’, non importa più. La faccio mia gemendo piano sulla sua bocca, mentre la sento ripetere il mio nome quasi fosse la sua canzone.
- Il mio bellissimo ragazzo imbronciato - mi guarda negli occhi, mentre mi muovo in lei, non c’è possibilità di staccare lo sguardo dal suo.
Sono nudo davanti a lei e non nel solo senso letterale.
Non posso darle la prestazione più bella della mia vita, è tutto troppo per me stasera - io non ce la faccio - sussurro appena e spingo per l’ultima volta, iniziando a riempirla di baci, nonostante le forze mi abbiano abbandonato.
- Non importa, era solo il giro di prova, no? - mi fa l’occhiolino e mi stringe fortissimo. 
Riprendo il fiato e provo ad alzarmi, le porgo la mano e la tiro su, di fronte a me, sporgendomi indietro e facendo apparire una rosa sgocciolante davanti al suo naso -. 
- La risposta rimane no - fa una smorfia, la spinge via con la mano e non so da quale angolazione la prenda, ma il fiore si stacca dallo stelo e finisce per terra. Lei scoppia a ridere, poi si guarda intorno.
Il divano è tutto bagnato e sporco di erba e terra, il pavimento è uno schifo, il suo vestito ha la cerniera che penzola rotta e uno strappo nella gonna e la mia camicia non ha più bottoni. 
- E la colpa questa volta Liam, a chi la diamo? -.
Scopiamo a ridere insieme, ci baciamo e come due ragazzini corriamo verso la nostra camera, anche lì si sono materializzate le sue amate lucine - Sono pronto per il giro ufficiale - la butto sul letto e la spoglio definitivamente, ricominciando ad amarla ancora un po’ di più. 
E per quanto riguarda la colpa, anche se credo che ormai le colpe siano acqua passata, se proprio non possiamo fare a meno di interrompere questo piccolo gioco, vista tutta la strada fatta, quanto ci amiamo e cosa siamo stati in grado di creare insieme, forse è il caso di dire che è tutta colpa nostra.


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Sorpresaaa!!!
Almeno spero che lo sia, è qualche tempo che sto lavorando a questa cosa, avevo bisogno del mio Liam per eccellenza, dei miei personaggi del cuore.
Devo dire grazie a Deborah come sempre per questo, perché le scene comiche sono tutte merito di chiacchiere notturne o davanti a un caffè, mangiando biscotti (Lei) sul suo divano, tra una risata e l'altra. Spero quello che abbiamo creato vi piaccia.
Questo mese ha un significato particolare per me, e alle porte di nuove avventure ho sentito il bisogno di dire a modo mio un grande grazie ai personaggi che mi hanno portato dove sono e resa quello che sono.
Mi scuso per chi aspettava la notifica di Endlessly, prometto che ora mi metto a scriverlo!
Vi auguro una buona settimana e un buon inizio di estate (se così si può chiamare)
un bacio
SARA
 
   
 
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