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Autore: kamy    15/04/2009    4 recensioni
Tutto ciò che nella serie di DbNa altrimenti non avreste potuto vedere. Ossia storie che non hanno a che vedere con il super-cattivo Lourth, ma che sono comunque successi nell'arco di tempo tra un'avventura e l'altra. La prima ff riguarda la storia d'amore tra il piccolo Vetrunks diventato un adolescente ormai e una nuova ragazza. La seonda storia, al momento in corso, vede il piccolo Goshin di otto anni rimasto solo con i suoi nonni paterni, con uno Junior provvidenziale e un povero Goku miniaturizzato che ne passerà di tutti i colori. Chiedete pure tutto quello che volete sapere su Na e sarò felice di rispondere con delle ff in questa raccolta.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Goku, Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco la prima storia, anzi la prima parte. Questa ff tratterà tutte le storie che non penso tratterò in dbna, pur essendo ad esse legato. Inoltre CHIEDETE E FATE PURE TUTTE LE RICHIESTE CHE VOLETE. Ringrazio anche solo chi legge.

 

 

 

Cielo 23 XX ( parte)

Notte fonda un uomo incredibilmente robusto avanza nell’ombra. Porta con se un sacco. Cammina a passi lenti. La luna nascosta dietro un albero dalla figura contorta, ha una luce opaca coperta dalla foschia. L’uomo si ferma. Ha raggiunto il suo obbiettivo. Si ferma davanti a un altro uomo, i due sembrano conoscersi. “Hai portato ciò che ti ho ordinato”. “Si”risponde l’uomo robusto con voce metallica. Delicatamente fa scivolare fuori dal sacco il prezioso contenuto. Sette sfere arancioni di vetro tintinnano toccandosi l’un l’altra. Scivolano pian piano e si adagiano sull’erba. Brillano a intermittenza come tante lucine di natale. L’uomo, che paziente attendeva l’arrivo del colosso, si passa una mano nei lunghi capelli neri. I suoi occhi viola guizzano di malvagità. Finalmente il suo folle sogno si potrà realizzare. “Ora faremo apparire il drago”mormorò felice. “No, mio signore. Ci vuole una frase segreta”rispose il colosso strascicando le parole. Una complicazione, l’ennesima. Non si scoraggia nemmeno stavolta. “Sapremo scoprirlo”. Una risposta, una risata nella notte.

 

 

Siamo nei tranquilli Monti Paoz, tra dinosauri preistorici e strane bestie. Vetrunks, sempre più somigliante al nonno Vegeta, era diventato un bel ragazzo di 25 anni. Guardava in continuazione l’orologio. In preda al nervoso passava la mano tra i capelli lilla sparati in alto. Sbatteva il piede a terra e stava a braccia conserte sbuffando: “Goshin muoviti o Gorin non ci aspetta!”. Una ragazzino di 18 anni, fotocopia di Son Goku a quell’età, arrivò trafelato. Il suo sorriso gioviale era tradito da uno sguardo dal taglio duro. I due si avviarono verso Gorin, anche lui un ragazzo della stessa età di Vetrunks, vestito tipicamente giapponese e con una lunga treccia di capelli neri. Ricordava il padre Tenshing, ma non era pelato, non possedeva un terzo occhio e i tratti erano ingentiliti dalla bellezza della madre. Era al posto di guida di un aircar rosso fiammante, che gli era stato regalato a 20 anni. La madre Laura guadagnava bene come giornalista. I giovani Brief e Son rimasero sorpresi vedendo che i loro posti erano già occupati. Due ragazze; la sorella di Goshin, Dalia di 14 anni e May la figlia di Goku di 20 anni; abbastanza simili da sembrare sorelle di età molto diverse, erano sedute ai loro posti. L’ultimo posto, quello accanto al guidatore era occupato da Latys, identica alla madre Laura, sorella gemella di Gorin. Quest’ultimo fece un sorriso di circostanza e disse: “Mi dispiace ragazzi, ma le signorine vi hanno preceduto. Ci si vede!” e partì a tutta velocità. Goshin borbotto qualcosa come: “Altro che signorine. Sono due arpie approfittatrici”. Vetrunks prese in considerazione l’idea di volare. Però si ricordò che gli era stato ordinato di non andare a scuola o in ogni altro luogo pubblico volando. “Ora che facciamo “fratellino”?” usò un tono sarcastico apposta per fargli capire che il colpevole era stato il suo ritardo. Aveva preso l’abitudine di chiamarlo fratellino, come Goshin lo chiamava fratellone. La parentela era tutt’altra, ma loro si comportavano come se davvero fossero stati fratelli. Goshin fece un sorriso che ricordava il ghigno che a volte sfoderava Vegeta, “Io ho un idea…” aprì la porta del garage e mostrò all’amico il mezzo di trasporto. Una meravigliosa motocicletta. Vetrunks la riconobbe subito. Era la sua vecchia moto, aveva deciso di darla a Goshin quando aveva ricevuto la macchina, che in quel momento si trovava alla Capsule e co.. “Ma zia Bra ha detto che non potevi usarla” fece giustamente notare il maggiore. “Papà Goten l’ha convinta il giorno del mio compleanno, ormai sono maggiorenne e tra un po’ ho la patente della macchina”. Il ghigno di Goshin apparve anche sul volto di Vetrunks mentre diceva:”Sei fantastico “fratellino””. Poco dopo i due sfrecciavano tra le strade di montagna. Goshin, che guidava, aveva un sorriso alla Goku, ma molto più pazzoide ed esaltato. Vetrunks, seduto in modo particolare, sul di dietro della moto, mangiava avido una mela raccolta da una albero vicino a dove erano passati. Forse per la mela, forse per il freschetto dovuto alla velocità, Vetrunks iniziò a fischiettare. Goshin si voltò e disse all’amico di sedersi bene. Vetrunks seguì il consiglio continuando a fischiettare. Il più giovane riconobbe il motivo e iniziò a cantarlo. Anche Vetrunks passò dal fischio al canto. In poco tempo stavano entrambi cantando a squarciagola. Nessuno dei due avrebbe fatto una cosa del genere in altra compagnia, essendo entrambi solitamente riservati e taciturni. Però tra loro si scatenavano. Nei pressi della città ritrovarono un contegno, rallentarono e infilarono i caschi. Procedettero in silenzio per un bel po’. Poi Goshin lo ruppe. Ridacchiando disse: “Scommetti che Gorin sarà bloccato in qualche centro commerciale dove le ragazze saranno impegnate a fare shopping sfrenato e si starà pentendo di non essere con noi?”. Vetrunks si trovò d’accordo, ma poi cambiò argomento. “Sono davvero nervoso. Esiste secondo te una regola o qualche metodo per il primo appuntamento?”. Goshin non sapeva che rispondere. Su cose del genere era anche più impacciato dell’amico. Sia lui che Vetrunks erano guerrieri formidabili, incredibili cervelloni, ma in amore assolutamente imbranati. Da nessun adulto delle due famiglie era uscito un consiglio utilizzabile. A sorpresa però, Vegeta si era rivelato abbastanza utile nella scelta dei vestiti. Vetrunks aveva inoltre convinto Goshin e Gorin ad accompagnarlo, era addirittura rimasto a dormire a casa di Goshin. Gorin invece era alla fine riuscito a svignarsela. Goschin pose una domanda all’amico:“Se non sono indiscreto, mi dici come l’hai conosciuta?”aveva atteso che l’amico si calmasse, la sera prima era stato troppo nervoso per parlare. Vetrunks arrossì vistosamente. “Mio padre vuole che in futuro io prenda le redini della Capsule e co.. Ero andato a lavoro con lui. In un momento in cui era distratto, sono scappato via. Era una tale noia quel posto. Sono uscito dalla finestra e sono volato via. (Tale padre…NdA) Mentre ero in volo, ho sentito qualcuno urlare. Sono atterrato non visto e ho scoperto che le urla erano di una ragazza. Era stata aggredita da un gruppo di malviventi. Senza neanche usare i miei poteri, li ho stesi e l’ho salvata. Poi io e lei abbiamo cominciato a incontrarci. Ieri ho preso coraggio e le ho chiesto il primo vero appuntamento”. Goshin il coraggio di fargli altre domande. Volle solo confermato che doveva accompagnarlo al parco, dove si sarebbe svolto l’incontro. Per il restante breve tempo del viaggio immaginò come potesse essere la ragazza del mistero. Arrivati, Vetrunks scese, mentre Goshin parcheggiò più avanti ed entrò in un ristorante. Se Vetrunks avesse avuto bisogno dell’amico, avrebbe solo dovuto incrementare l’aura e usarla come segnale.

 

 

Vetrunks stava cominciando a rilassarsi. Stare in compagnia di Cielo, questo il nome della ragazza, lo rilassava. Lei aveva un carattere aperto, allegro, attivo. Lui, che era introverso, riflessivo e con un carattere tutt’altro che facile, si chiedeva cosa lei potesse trovare in lui. Eppure quando stava con lei si sentiva più leggero e appagato. Lui amava ascoltarla, anche se lei era una gran chiacchierona, non se ne stancava mai. Lei era vestita semplicemente con un a maglietta gialla e jeans, però era bellissima. Sia i capelli che gli occhi erano azzurri, ma di due tonalità diverse. Se avesse saputo che quella solarità e quel perenne sorriso venivano proprio dal fatto che lui fosse con lei. Era così felice e allegra quando stava con lui. Vetrunks si era deciso a dirle la verità su di lui. Le possibilità erano due. O la ragazza scappava via terrorizzata, credendolo un pazzo o un mostro, o lo accettava per quello che era. Ci aveva riflettuto molto, ma ora che era venuto il momento, non riusciva a farlo. Si prese di coraggio, non era un codardo. “Ti devo dire una cosa importante” dissero entrambi. Vetrunks, felice di rimandare il momento cruciale, le lasciò la parola. “Io non sono umana. In realtà faccio parte di una razza aliena estinta: i saiyan”. Vetrunks a bocca spalancata spiegò la sua storia, dicendo inoltre che il principe Vegeta era suo nonno. La ragazza non riusciva a crederci. “Guarda che è vero”. Il ragazzo controllò che non ci fosse nessuno in vista e mostro la coda. Lei la guardò con aria clinica e poi tirò fuori la sua. “Non capisco però. I saiyan dovrebbero avere le code marroni e capelli e occhi neri. Tu invece sei completamente azzurra”fece notare il giovane incrociando le braccia. Lei ridacchio baciandolo sulla guancia. “Sarò speciale”gli mormora all’orecchio e mentre lui grugnendo si strofina la guancia per lavare l’onta vergognosa, lei è scappata via sbracciandosi da lontano. “Tsk, ha ragione mio nonno. Donne, umphf”mormora il Briefs confuso.

 

 

Vegeta era seduto sulla sua poltrona preferita e fissava la luna, che, benché fosse solo una falce illuminava il cielo in modo molto chiaro. Era notte fonda, ma lui non avrebbe dormito quella notte. Sapeva che sarebbe successo qualcosa, qualcosa che lui attendeva da molto, troppo, tempo. Quando il rumore di passi trafelati raggiunse il suo orecchio non si voltò nemmeno, gli bastò aprire la bocca “Dove te ne vai a quest’ora di notte ragazzo?”disse scuro. I passi si bloccarono istantaneamente e pochi attimi dopo dalla porta della stanza fece capolino la testa di una fiamma lilla appartenente a un ragazzo a lui ben noto, che lo fissò con sguardo colpevole. “Da nessuna parte…facevo…facevo un salto in cucina a prendere un bicchiere d’acqua!”rispose quello guardandosi le scarpe. Vegeta sogghignò facendogli segno di entrare “Non le sai dire le bugie Vetrunks! Sono tre notti che sparisci e ritorni la mattina presto…e io credo di sapere dove vai…”rispose il nonno serio. Il ragazzo abbassò la testa e anche se la stanza era in penombra Vegeta avvertì distintamente che Vetrunks stava arrossendo. “Allora ho visto giusto?! Te ne vai in giro con una ragazza?!”concluse il saiyan più grande. “Ma…no nonno…non è come sembra!”balbetto il giovane. “Stai zitto! Ho parecchi più anni di te. Vuoi che non mi intenda di queste cose?!”. Vegeta lo vide arrossire di nuovo e questa volta sorrise. “Siediti qui ragazzo…come facevi quando eri un marmocchietto e volevi che ti raccontassi le imprese mie, di tuo padre, , di Goku e dei suoi figli…”concluse. Vetrunks si avvicinò e si sedette sullo sgabello che suo nonno gli porgeva, proprio come faceva quando era piccolo. “E’ normale essere innamorati a questa età” concluse lapidario, anche se gli veniva da ridere pensando che proprio lui avesse detto una cosa simile, lui che un tempo la considerava una debolezza. “Ma nonno. A te non ti ci vedo che porti i fiori alla nonna o fai il romantico. Più che altro lei ti sgrida o passate giornate tranquillissime. Io invece quando vedo Cielo sento il cuore battere, la testa girare è una strana sensazione”ribatte agitato il giovine, stando attento però a non alzare la voce facendosi beccare. “Sei giovane è credi che l’amore sia tutto lì. Quella è il campanello d’allarme e non credere che sparisca. Ma anche fisicamente non ci può essere sempre, altrimenti il tuo cuore non reggerebbe. L’amore è altro e si costruisce dopo, giorno per giorno”spiegò dall’alto della sua esperienza. “Nonno. Me lo spieghi tu cos’ è l’amore?” Vegeta non sapeva come spiegarglielo. Forse era meglio fargli qualche esempio. Fu così che passò tutta la notte raccontando al nipote del suo passato. Narrò di mille particolari momenti. Il vecchio saiyan, ormai perso tra i ricordi, sembrava parlare con se stesso. Vetrunks pendeva dalle labbra del nonno. Ogni parola sembrava un grande segreto, che forse nessuno sapeva. “Grazie “nonnino”. Ora non ho più paura e vedrai non ti deluderò. Riuscirò a far felice la mia Cielo.” “Lo spero e ora fila prima che lo dica a tuo padre”. Vetrunks non se lo fece ripetere due volte e uscito dalla porta volò via. “E’ un bravo ragazzo, ma un po’ troppo impacciato in amore. “Come uno scimmione di mia conoscenza, quando l’ho conosciuto. Dall’ombra uscì una figura femminile. L’età si era divertita a non affacciarsi ufficialmente, ma in fondo lei è il saiyan erano legati e come lui invecchiava più lentamente, ma questo non voleva dire che non fossero leggermente maturati. I capelli color del cielo avevano visto arrivare delle sporadiche ciocche grigie, che il saiyan prendeva scherzosamente in giro. “Lo pensi davvero?”disse lui avvicinandosi e baciandola. Quella sera quel bacio però ebbe un sapore diverso. Il sapore di tanti ricordi, di una vita vissuta insieme. “Si, ma ora si va a letto”rispose la donna e il principe non se lo fece ripetere due volte.

 

““Secchio” passami papà. Devo dirgli una cosa importante”. 13 anni, ma ormai erano già cinque anni che aveva addosso quel soprannome. Il suo vero nome era Gill, in onore del dolce robottino di casa, così amato da entrambi i genitori. D’aspetto era la fotocopia di suo padre, ma il suo modo di fare non si capiva da dove fosse venuto fuori. Timido, impacciato, si nascondeva dietro i suoi spessi occhiali arrossendo spesso, studiando da sera a mattina. Era veramente un secchione, ma non era giusto che suo fratello maggiore mettesse il dito nella piaga. Non era l’unico. Evoli, la sua sorella gemella, non era da meno. Assomigliava a zia Bra, o meglio, come lei assomigliava a Bulma. Però il suo sangue era imprescindibilmente saiyan. Come combattente si impegnava, ma non eccelleva, ma sempre meglio di lui che non sapeva combattere proprio. Si sentiva un rammollito, mentre non un solo colpo andava a segno. Mentre sua sorella se si arrabbiava veramente, ed era successo ben due volte, diventava potentissima. La ragazza in quel momento si trovava in camera sua, a pettinare i suoi lunghi capelli, che invece di essere blu, erano lilla come quelli dei due fratelli. Pur essendo legata visibilmente a loro padre, in quel momento stava parlando di cose da ragazze con loro madre, anch’essa impegnata a pettinare i suoi lunghi capelli, ma corvini. “Non chiamarmi “Secchio”! Comunque non so dove sia nostro padre”rispose offeso.

 

 

May, di certo non aveva l’aspetto tipico di una ragazza della sua età. Per gran parte della sua vita era stata identica a sua madre Chichi e tutt’ora sulle spalle aveva i lunghi capelli corvini. Eppure, la sua innata passione per il combattimento seconda solo a quella della buona cucina, da un paio di anni era cambiata. Infatti i capelli proprio sopra il capo, a prescindere da quelli che scendevano, avevano preso la forma e la consistenza della bizzarra capigliatura di suo padre. Per non parlare della tuta arancione, abilmente fregata dalle tante copie che sfilavano nell’armadio paterno, che era diventata il suo vestito tipico. La cosa assurda? Quello che suo padre ripeteva sempre a sua madre. “Come fa ad assomigliarmi tanto ed essere una ragazza così bella? Non posso uscire di casa con lei che mi tocca fare scappare sfilze di ragazze”. Eh si, suo padre alla fine si era rivelato il tipo di genitore geloso. Che avesse preso lezioni dallo zio Vegeta? Si, l’unica ad avere il coraggio di chiamarlo così. In fondo con i suoi grandi occhioni neri e dolci nessuno riusciva a tenerle il muso. Anche se tutti sapevano che in realtà era un bel tipetto attaccabrighe. Dicevano che del carattere della madre aveva tutto e niente. Lei non lo sapeva, ma al momento era sinceramente inferocita. “Gorin!!!”urlò seccatissima. Il suo ragazzo, tsk, l’aveva piantata di nuovo. Latys e Dalia cercavano inutilmente di rincuorarla. “Cosa succede?”chiese la voce conosciuta di una donna, che cercava di tenere inutilmente fermo per mano il suo pestifero figlioletto.

 

Una donna di 37 anni si era alzata alle cinque per essere alle sette a un appuntamento. Idilliaco sogno. Suo figlio l’aveva fatta impazzire e suo marito Jonh quel giorno aveva una cosa importante a palazzo. Non amava fare shopping. Come poter dire di no alle sue amiche quando sapeva che era la loro passione? In fondo, anche se stressante, sarebbe stata una bella giornata tranquilla. Almeno pensava questo mentre incontrava i volti sorridenti di Pan e Bra.

 

 

I suoi lunghi capelli neri facevano contrasto con il lungo camice bianco. In un laboratorio dell’orrore, tra alambicchi e strani macchinari ronzanti, si muoveva agilmente dimostrando che quello era il suo habitat. Si fermo davanti a una vasca contenente un liquido verde fosforescente. Era vuoto, ma al suo interno c’era stata una creatura fino a non troppo tempo prima. Quell’alone verde si rispecchiava nei suoi occhi violi eccitati, mentre un sorrisetto malvagio si disegnava sul suo volto. “Albard”urlò e apparve il suo più fido aiutante. “Prendi il piccolo esercito di mutanti e i cyborg da combattimento. Mi serve che andiate a fare un bel diversivo in città così che i nostri amici scimmioni non si accorgano di quello che sto facendo qui. Porta con te anche i prototipi X e Y, ma utilizzali solo all’arrivo di Vegeta e Goku.”. “Come voi ordinate”rispose Albrad inchinandosi. Kamy si era sbagliata. Non sarebbe stata affatto una giornata tranquilla.

 

 

 

 

 

Ai sbadigliò mettendo le mani dietro la testa. Fece dondolare la sedia su cui era seduta annoiata. Le sue amiche l’avevano trascinata per un infinito giro per negozi d’abbigliamento, sommergendola di pacchi e pacchetti e in quel momento erano entrambe chiuse in camerino a provarne un'altra ventina. Anche a lei piaceva cambiare look, ma alla fine tornava sempre alla sua vecchia tuta di combattimento. Bastava togliere il corpetto e infilare un jeans e una maglietta perché nessuno sapesse che indossava la sua battle suit azzurra. Stivaletti e guanti poi erano all’ultima moda. L’orologio ricominciò a suonare. A ogni ora squillava e la voce squillante di Bulma registrata le ricordava le cosa da fare. Certo che quella donna era un vero genio. Quell’orologio aveva mille optional ed era un vero gioiello della tecnica. Era l’una e la saiyan cominciò a sentire il suo stomaco ruggire. La sua fame faceva a gare con quella del fratello Goku. Suo figlio intanto piagnucolava. Sulla strada avevano incontrato una May inferocita, e una Dalia e Latys senza passaggio. Ecco perché si erano unite al gruppo e ora stavano viziando quella peste dai capelli rossi di suo figlio. Stava avviandosi verso le amiche per proporre di andare a mangiare al ristorante del Centro Commerciale, quando la terra tremò. Avvertì delle aure malvagie incredibilmente potenti. Sentiva odore di combattimento e questo la trasformò anche nell’espressione. La ragazza spensierata, normale e un po’ annoiata fece largo alla saiyan pura. Sentiva il sangue pompare, l’adrenalina salire, i muscoli irrobustirsi, il corpo agile e scattante. Le sue amiche le andarono incontro. Anche se erano mezze saiyan e non pure, si poteva leggere nei loro occhi un eguale voglia di combattere. La bruna più grande disse: “E’ strano. Sono molto potenti, ma non avverto una eccezionale tra loro che possa fare da capo”. “Chi se ne importa. Andiamo e facciamoli neri. Al resto pensiamo dopo”aggiunse Bra, mentre Dalia e May annuivano. “Non se ne parla. Questa storia puzza troppo. Voi andate a chiamare gli altri”dissi Kamy severa. “Non capisco perché ora che non c’è nessun maschilista a farci la ramanzina, debba cominciare tu”aggiunse Latys per ribattere con il terzo occhio ben aperto. La ragazza dai capelli turchini guarda la rossa come a dire: “alla fine di età io e Pan siamo più grandi te Ai”. “Facciamo così. Dividetevi, chiamate i rinforzi e poi se volete venite a combattere” rispose seria e perentoria. La testa dura di Kamy faceva a gara con quella di Vegeta e Veki alle volte. Bra sbuffando si decise finalmente ad obbedire, seguita dalle altre e con forza anche dal figlio della rossa. Ai tirò un sospiro di sollievo e uscendo dalla porta principale, sotto lo sguardo attonito delle persone che hanno cercato riparo nell’edificio, e si preparò a combattere. Una volta uscita fuori trovò ad aspettarla uno spettacolo tanto brutto, tanto ormai abituale ad ogni attacco nemico. Kamy stessa al suo arrivo sulla terra aveva organizzato qualcosa del genere. La città era stata disastrata in poco tempo. Un paio di idranti erano saltati e dai loro resti si alzavano alti spruzzi d’acqua. Auto distrutte, cause con grossi danni, le finestre in frantumi, porte di palazzi sfondate e buchi nella strada. Gli abitanti della città nascosti un po’ ovunque. Grandi, grossi e microcefali nemici distruggevano tutto. Quasi tutti non avevano un aura e perciò dovevano essere dei grossi cyborg da combattimento, nemmeno fatti bene. Gero era già anni luce avanti. Poi, in mezzo, strani umani dalla pelle squamosa o leggermente liquefatta di vari colori. Non le ci volle molto a capire che si tratta di mutanti. Trunks le aveva raccontato che sulla terra per un periodo i malvagi avevano avuto la fissazione per i Bio-guerrieri. Erano loro a emanare quelle forti auree, ma a vederli non sembravano tanto pericolosi. In un angolo sentì una bambina piangere e sentì la sua rabbia salire. La piccola, dai capelli biondi, era in lacrime. “Mamma? Mamma dove sei?”. Se c’è una cosa che non poteva sopportare sono i malvagi che cadono così in basso da poter fare del male anche a una bambina. In quel momento un nemico diverso, che non sopporta più quel pianto, lancia un onda contro la bambina. Kamy si mette in mezzo e con un gesto fulmineo porta via la piccola all’ultimo. “Ehi tu! Prenditela con qualcuno della tua taglia”gli urla la saiyan diventando ssj2.

 

 

Vegeta era a letto. “La vecchiaia fa brutti scherzi”, questo era il ritornello che tutti gli avevano ripetuto. “Quello stupido di Kakaroth chissà che strana malattia si è preso. Non sembra nemmeno una normale influenza. La cosa terribile e che me l’ha attaccato l’altro giorno mentre ci allenavamo. Ho un mal di testa terribile. Vorrei aiutare Trunks. Dalle urla che sento suo figlio Vetrunks lo sta facendo impazzire per telefono. Chissà che ha, di certo Gill non aiuta, se la sta prendendo anche con lui. Bulma è a un importante incontro di lavoro. Mi sa che mi tocca proprio alzarmi o mi faranno esplodere il cervello”. Vegeta si sta alzando, quando davanti gli appare Goku che si appena teletrasportato. “Kakaroth ti sei scimunito? Mi hai fatto prendere un colpo”. “Scusa Vegeta”dice il saiyan più giovane portandosi la mano alla testa e grattandosela in quel suo modo infantile. L’età avanza, ma non cresce mai. Poi tornando serio aggiunge: “Satan city è stata attaccata. Ho incontrato Pan e Bra mentre venivano qui ad avvertire”. Vegeta riflette un attimo e poi sfodera un sorriso sadico. “Gohan non ti stava portando all’ospedale a visitarti?”chiede e vedendo il volto terrorizzato dell’altro capisce di aver visto giusto. “Volevano farmi una puntura e sono scappato”. Vegeta vorrebbe scoppiare a ridere, ma non c’è tempo. Il dovere li chiama, la terra (quando mai n.d.A) è in pericolo.

 

Albrad si asciugò il volto. Certo che per essere una femmina, quella ragazza se la cava davvero bene. Doveva essere una saiyan visto che i suoi capelli da rossi erano diventati dorati. Il dispositivo che portava al collo cominciò a suonare. I due saiyan da cui l’aveva messo in guardia il suo capo erano arrivati. Schiacciò il pulsante che si illuminava, prima di ricominciare a combattere. Poco lontano, da due grandi capsule (come quelle del Dr Gero) si spalancarono. Due grosse volute di fumo si alzarono. Ne uscirono due cyborg molto potenti. Albrad intanto stava combattendo in volo con Kamy. Si scambiavano una serie di calci e pugni. La velocità era tale che un normale occhio umano non avrebbe visto niente, ma avrebbe solo percepito lo spostamento d’aria causato dalla furia dei colpi. Albrad colpiva a raffica, con forza, mentre Kamy si limitava a schivare.

 

  
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