Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: MyDifferentFantasy    15/06/2016    2 recensioni
Gli Avengers decidono di prendersi una serata libera e vanno a divertirsi in un pub. Beh, la serata non va come si aspettavano... soprattutto per Steve e Tony!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

MONDI CHE COLLIDONO
Avevano deciso di ubriacarsi quella sera. Certo, non era stata una decisione di gruppo. Tutto era cominciato da Tony che se ne era uscito con un “Perché questa sera non facciamo qualcosa di diverso? Dai, andiamo a divertirci!” ed il gruppo di supereroi aveva accolto con entusiasmo la proposta. Beh, non proprio tutti.
“Vorrei ricordarvi che dovremmo essere un esempio e una guida per l’umanità, non dei ragazzetti che vanno a divertirsi il sabato sera” aveva detto Steve in perfetto tono da Capitano.
“Andiamo Cap, una serata più leggera non può far mica male!” aveva poi scherzato Thor.
“Sì, Rogers. Anche tu ogni tanto dovresti divertirti” Tony lo guardava da quando avevano cominciato a parlare, con quel suo sorrisetto malizioso che riservava al Capitano quando sapeva di fare una cosa che non gli sarebbe piaciuta. Certe volte Steve avrebbe voluto prenderlo a testate. Oppure no.

Erano passati dal ‘divertirsi’ allo ‘sbronzarsi’ in un minuto. Bruce e Natasha erano in un angolo e non facevano altro che strusciarsi addosso e ridere sguaiatamente; Thor, con una lattina di birra in mano, giocava a carte con un Clint corrucciato che strillava come un bambino ogni qual volta perdeva; e poi c’era Tony che se ne stava seduto al banco, occupato a finire quel boccale di birra.
Era l’unico sobrio. Aveva deciso di non ubriacarsi, non solo perché probabilmente sarebbe stato inutile (un super soldato non soffre gli effetti dell’alcool, giusto?) ma anche perché sapeva che gli altri avrebbero avuto bisogno di qualcuno che li sorvegliasse. Qualcuno che mantenesse l’ordine ed evitasse risse e guai. E quel qualcuno doveva essere lui. Si accorse che Tony lo stava guardando, ma non aveva più quel sorriso malizioso del pomeriggio. Anzi la sua era un’espressione triste, un’espressione del vero Tony che a volte solo Steve riusciva a vedere.
Ad un certo punto, anche Bruce si accorse che poteva bastare e allora lui e Natasha smisero di ballare e chiamarono tutti all’ordine. Natasha decise di accompagnare un sorridente Thor e un incazzatissimo Clint, mentre Bruce vide lo sguardo che Steve gli rivolse verso Tony e capì che era loro compito riportarlo a casa.
“Dai Tony, ora ti portiamo a casa, su” diceva Bruce mentre cercava di caricarselo in spalla, in fondo lui era Hulk, il più forte degli Avengers!
“Noooo, Bruce, solo un’altra birraaa!” gridò Tony davanti a tutti. Era totalmente brillo.
Steve gli prese l’altro braccio ed insieme lo caricarono in macchina. Il Capitano avrebbe voluto sdraiarlo sui sedili posteriori, ma qualcosa nello sguardo di Tony gli disse che non voleva restare solo, quindi lo spostò delicatamente e si mise accanto a lui.
Erano in macchina da 5 minuti e Tony non faceva altro che blaterare.
“Oh, Capitano, ma che bei muscoli che haaa!” diceva con un occhio chiuso e l’altro concentrato sul petto di Steve. Bruce si stava divertendo tantissimo, mentre Steve era più imbarazzato che mai.
“Tony vorrei ricordarti che sei ubriaco e non sai quello che dici” gli ricordava allora per riprendersi quel minimo di dignità che quella serata gli aveva tolto.
“Questo non è vero! Sto soltanto ammirando il tuo fisico scolpito! Bruuuce, diglielo anche tu, che ha dei bei muscoli.”
“Beh, Capitano, Tony ha sempre ammirato tutti i tipi di fisici… in particolari quelli maschili” aveva risposto Bruce sghignazzando.
A quell’affermazione Steve si era paralizzato: non aveva mai pensato che Tony fosse bisessuale, e soprattutto che apprezzava il suo fisico. E allora fu il turno di Tony, che aveva di nuovo quel sorrisetto malizioso, di sghignazzare.

Quando arrivarono alla Stark Tower, Steve ringraziò Bruce del passaggio e cercò di portare Tony sopra. Ovviamente Tony continuava a urlare cose senza senso come “Andiamo Steve togliti quella maledetta maglietta!” oppure “Non sai quanta voglia ho di leccaaarti” ed altre cose del genere. E ad ogni commento, Steve diventava sempre più rosso.
Quando Steve riuscì finalmente a portarlo a letto, Tony non voleva staccarsi da lui.
“Steeeve, voglio fare l’amoree” continuava a ripetere “Ma nessuno vuole farlo con me perché sono vecchio e solo. E sarà sempre così”.
“Non è vero, Tony” rispose Steve. In quei momenti Tony gli sembrava un bambino, nient’altro che un bambino fragile ed insicuro.
“Tu vuoi fare l’amore con me? Lo vuoi, Steve? Lo vuoi?” Tony si aggrappò alla sua camicia e cominciò a strattonarlo, cercando di tirarlo verso di sé. “Facciamo l’amore, Rogers. Facciamo l’amore.”
Steve avrebbe voluto toglierselo di dosso e scappare da quella stanza, ma lì c’era Tony che gli stava chiedendo di non lasciarlo andare e lui non voleva lasciarlo andare. Ma sapeva anche che quello non era il vero Tony, o almeno non il Tony che lui si ostinava a mostrare, e che quel Tony Stark non gli avrebbe mai chiesto una cosa del genere e neanche l’avrebbe mai voluta.
Quindi lo spinse verso la spalliera del letto, ma Tony lo afferrò per la spalla e lo trascinò sopra di sé. Si trovavano così vicini, il respiro di Tony era così delicato sulla sua faccia, il suo sguardo così intenso. E Steve gli toccò le labbra con le dita, quelle labbra che lo stavano reclamando e che tante volte lui stesso aveva immaginato di reclamare.
“Non posso, Tony” sussurrò “Non posso, mi dispiace.”
“Allora, vai” L’espressione di Tony era tornata dura, come quella che aveva tutti i giorni. “Vai, Rogers, non voglio star qui a farmi osservare dalla persona che mi ha appena rifiutato” E in quel momento Steve pensò se Tony era tornato in sé stesso o se si sarebbe ricordato di ciò che aveva fatto solo la mattina dopo.
Tony si sdraiò dandogli le spalle, e lui fece quello che gli aveva chiesto: se ne andò senza dire nemmeno una parola.

Non ebbero contatti per diversi giorni: nessun pericolo, Paesi sicuri, il gruppo aveva deciso di prendersi delle ‘ferie’ e fingere, solo per un po’ di tempo, di essere persone normali che fanno cose normali e che non sentono l’obbligo di proteggere il mondo. Steve continuava a rimuginare su cosa stava pensando Stark adesso. Forse si era pentito di quella proposta ed era troppo imbarazzato per chiedere scusa, forse era comunque arrabbiato per il rifiuto incassato. Anche Tony continuava a pensare cosa avrebbe ritenuto ora Rogers di lui. E probabilmente erano entrambi pentiti di quello che era successo, ma non nel modo in cui credevano.

“Ehi amico, mi fa piacere trovarti qui. Sono venuto a vedere come stai. Sai, non dev’essere stato facile smaltire quella sbronza colossale…” Bruce si trovava alla Stark Tower da una decina di minuti e non faceva altro che ripetere quanto Tony era ubriaco quella sera e come era buffo. “Vedo che ne sei ancora segnato, infatti” aggiunse ridendo. Tony accennò un sorriso: quello che l’amico non sapeva era che si trovava in quello stato perché da qualche giorno non riusciva a smettere di pensare alle dita morbidi di Steve sulle sue labbra.
“Forse è stata colpa tua: non avresti dovuto lasciarmi ubriacare in quel modo.”
“Lo so, avrei dovuto fermarti, ma eri troppo divertente. Steve qui, Steve lì, Steve spogliamoci e facciamo sesso nella macchina di Bruce” Tony avrebbe davvero voluto togliere quel ghigno dalla faccia di Banner, anche solo perché adesso stava visualizzando anche quell’immagine.
“Andiamo, non fare l’idiota: ero sbronzo, non puoi prendermi in giro per sempre.”
“Perché, non vorresti toglierglieli davvero i vestiti di dosso a Steve?” disse Bruce cercando il suo sguardo. Tony alzò lo sguardo verso di lui, pronto a smentire tutto ma Bruce fu più veloce. “Lo so Tony. Lo so da come vi guardate ogni volta. E l’altra sera è stata solo la conferma. Non so cosa vi fermi, se pensate di non essere ricambiati, se avete paura di mostrarvi agli altri in questo modo, se siete soltanto fifoni… Non sono qui per dirti cosa fare, voglio soltanto farti capire che non devi importartene di nessuna di queste cose, ok?” Ora Bruce non scherzava più e Tony non provò neanche a negare le parole dell’amico.
“Pensaci” disse Banner, gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò.

Tony stette tutto il pomeriggio a riflettere sulle parole di Bruce e quanto, nonostante tutto, non gli sembrassero del tutto false. Era stanco di un mondo che non lo capiva, che si aspettava sempre qualcosa in più da lui di quello che aveva da dare. Steve, invece, no. Steve riusciva a capire ciò che provava anche solo guardandolo e leggendogli quanto era stremato dentro. Steve non si aspettava mai che salvasse quella vita o evitasse la distruzione di quel palazzo o riuscisse a creare un piano infallibile. Semplicemente Steve vedeva i suoi limiti, li accettava e cercava di aiutarlo ad alleviare il suo dolore. Insomma Steve era ciò che aveva cercato in una vita intera e che adesso aveva trovato.
E non era così impensabile neanche l’idea che Steve provasse qualcosa per lui, no? In fondo si erano sempre aiutati. Avevano, sì, avuto i loro litigi e le loro divergenze, ma non avevano mai negato sostegno l’uno all’altro. E se Steve quella sera aveva detto di ‘non potere’ e non di ‘non volere’ doveva esserci un motivo. E fu quel motivo che lo spinse ad afferrare la giacca e ad aprire la porta per andare da lui.
Quello che non si aspettava era di trovare Steve fuori la sua porta con la mano sul pulsante del campanello, pronto a suonare. Si guardarono a lungo e alla fine fu Tony a parlare. “Se avessi avuto solo qualche altre minuto di esitazione, ora staremmo per fare questa conversazione a casa tua.”
E, nonostante tutto, Steve sorrise perché, nonostante tutto, Tony era ancora abbastanza sereno da mettersi a fare le sue solite battute. E, nonostante tutto, vedendo il sorriso del Capitano, a Tony si sciolse un po’ di più il cuore.
“Posso entrare?” Tipico di Rogers: essere sempre gentile.
Si sistemarono nel salotto, ma nessuno dei due osò sedersi: rimasero in piedi, semplicemente, a guardarsi, cercando di indovinare ciò che l’altro voleva dire.
“Senti Tony, volevo parlare dell’altra sera. Volevo spiegarti perché me ne sono andato senza dire niente e perché non mi sono fatto vedere per giorni” sputò il Capitano.
“Beh, neanche io mi sono fatto vivo. Sai com’è, dopo quello che ho detto…”
“Non preoccuparti di dirmi la verità: so che non eri in te e che non volevi dirmi quelle cose...”
“No, non è questo, davvero, non è questo” lo interruppe Tony “Certo, non ti avrei mai detto quelle cose se fossi stato sobrio, ma questo non vuol dire che non le pensi. Dio, è tutto così complicato”
“Dimmi tutto ciò che vuoi Tony, lo sai che puoi farlo”
“Non è così facile, Rogers” Era anche Captain America ma certe volte si comportava da vero stupido. “Dio, Steve, per tutto questo tempo è come se ci fosse stato un macigno sopra di me, un macigno con scritte le regole che dovevo seguire per essere il giusto Tony Stark. Un figlio intelligente, un uomo in gamba, un supereroe infallibile. Poi sei arrivato tu e con i tuoi sguardi mi hai detto che non esiste un Tony Stark già costruito, ma che devo essere io negli anni a crearlo. Tu mi hai sconvolto l’anima, mi hai fatto credere di poter cambiare e me lo stai mostrando ogni giorno. Quindi no, non è facile dirti che l’altra sera ti volevo davvero. Come ti voglio ora.”
Steve non riusciva a parlare, sentiva soltanto di avere le lacrime agli occhi.
“Grazie Tony. So che pensi che io abbia fatto per te molto più di quanto tu hai fatto per me, ma non è così. E io ti ringrazio perché mi hai riportato indietro quella parte di me che credevo persa nei ghiacci. E sì, Tony Stark, ti voglio anch’io. Come ti volevo l’altra sera.”
Non ci fu più bisogno di parole. Furono soltanto attimi di avvicinamento e poi il mondo Stark collise con il mondo Rogers. Attimi di labbra che si assaggiano, di mani che si cercano, di corpi che si esplorano, di vite che si rivelano. Attimi dal salotto al letto di Tony, attimi per sbottonare la camicia di Steve, attimi per sfilare quella di Tony. Attimi per mordicchiare la spalla del Capitano, per avvinghiarsi al corpo dello scienziato, per baciare, toccare e conoscersi. Attimi per essere felici, Attimi in cui il mondo Stark collide con il mondo Rogers ed insieme creano il loro universo.


NOTE DELL’AUTORE: Questa è la prima fanfiction che scrivo e che pubblico su efp. Ultimamente sono andata a vedere “Civil War” al cinema e come dire… i miei feels Stony si sono riattivati (o forse avevo soltanto bisogno di altro materiale per cacciarli fuori!) Sì, quel film mi ha fatto soffrire molto e sì, volevo scrivere qualcosa di dolce su di loro (per dimenticare..sigh..) e da questo è nata “Mondi che collidono”. Spero che vi piaccia, e se vi va ditemi cosa ne pensate. Grazie!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: MyDifferentFantasy