The Owl
“Picchiano sempre anche me” disse alla fine.
“Però dicono sempre che non farebbero mai male a una ragazza”. La bambina sospirò.
“Sono Helen Darklight”. Curioso cognome, pensò Oswald stringendole la mano di rimando.
“Dove abiti?” le chiese ad un tratto in punto in bianco. Helen glielo disse.
“Vieni mai al parco?” chiese Helen a Oswald.
“Be', allora ciao... Oswald. Ci... vediamo domani?” chiese titubante Helen.
“...Se vuoi” rispose il bambino. Face per andarsene ma la bambina lo fermò con un gesto della mano.
“Perché l'ombrello con questo sole?” chiese. Oswald si sentì nuovamente avvampare.
Quasi vent'anni dopo, un annoiato Oswald sfogliava pigramente le pagine di un giornale. Fuori dalla villa in cui ora viveva come “Re di Gotham” cadeva una pioggia torrenziale. Aspettava di dirigersi ad un appuntamento con una persona. Era già calato buio. Ad un tratto si soffermò su una notizia: IL VIGILANTE COLPISCE ANCORA. Da qualche tempo un misterioso vigilante girava per la città. Con i criminali non aveva alcuna pietà: gli uccideva in modo orrendo, e lasciava i corpi nella spazzatura con topi e scarafaggi. Istintivamente Oswald pensò ad Helen. Erano diventati amici, si poteva dire. L’ultima volta che si erano incontrati era stato poco tempo prima che ottenesse il suo lavoro come tirapiedi di Fish Mooney: da quel momento ne aveva passate di cotte e di crude, ma ora era lì, seduto nel posto che gli spettava, a dominare la città. Da quel che si ricordava Helen, anche nei loro ultimi incontri, non aveva mai rinunciato al suo desiderio di diventare vigilante; ogni tanto ne parlava, meditavano insieme vendette orribili nei confronti dei bulli, che poi non si avveravano. Chissà adesso dov’era. Oswald poggiò il giornale sul tavolo, si alzò e avvicinò zoppicando alla finestra, da dove cadevano gocce enormi di pioggia. E di colpo gli venne in mente un episodio passato.
“Vi prego ragazzi, almeno oggi no!” supplicò Oswald.
“Ehy, gente, sentite: gli uccelli vogliono essere lasciati soli! Ma fate attenzione, questo è il territorio degli avvoltoi!” gridò il capo. E tutti giù a sghignazzare. Oswald attese il regolare pestaggio. Ma invece accadde qualcos’altro: uno dei teppisti tese la mano verso Helen, e le infilò la mano nella maglietta. La ragazzina spalancò la bocca sconvolta. E Oswald si sentì impadronire di una rabbia che non aveva mai avuto in vita sua.
"Non toccarla!” urlò fortissimo... e colpì il prepotente con il suo ombrello, dritto in faccia. Questo gridò di dolore, portandosi una mano al naso che prese a sanguinava di getto.
“Grazie” disse ad un certo punto la ragazza.
“Mi dispiace per il tuo ombrello”.
“Ragazzi, tutto a posto? Devo chiamare qualcuno?” chiese l’uomo.
“Ti prego di bussare prima di entrare. Spero che ci sia una buona ragione”.
“Ehm, in verità sì” disse lo scagnozzo.
“Chi-chi sei?” chiese con voce strozzata il criminale.
“Helen?” chiese quasi sussurrando. La persona non parlò.
“Helen Darklight?” ripeté Oswald abbassando l’arma e avvinandosi a lei zoppicando.
“Ciao Oswald. Lieta di vederti. Ti sanguina?” disse Helen alla fine indicandogli la mano.
“Ah, sì ma non è nulla” Oswald fece un lieve sorrisetto ricambiato.
“E tu fai pagare i criminali e prepotenti come meritano?” chiese poi. Helen annuì.
“Quindi tu ora sei un Pinguino?” gli domandò improvvisamente Helen.