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Autore: verbascum    18/06/2016    0 recensioni
Viene alla luce ciò che il dottore nasconde, quello che opprime.
Pur essendo un alieno, ha vissuto così tanto tempo sulla terra da diventare quasi un ibrido.
Clara scopre la sua incapacità di stare lontano da lei, e un lato di lui che non aveva mai visto.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver letto qualche capitolo di un romanzo che aveva in lettura, Clara Oswald decise finalmente di andarsene a letto. Nonostante fossero quasi le due di notte, non riusciva a prendere sonno: la sua mente era tormentata da tutti problemi della sua vita quotidiana, alcuni riguardavano il lavoro, altri la sua sfera privata. Qualche tempo fa decise di interrompere per un periodo le sue avventure col dottore: aveva bisogno di affrontare le sue responsabilità e di riprendere in mano la sua vita, la sua vera vita, disse. Ma adesso erano passati quasi due mesi, e le ci vollero solo le prime due settimane per realizzare quanto la rendesse felice la presenza del dottore nella sua vita. Ricordava ancora benissimo la delusione stampata sul suo volto quando glie lo disse. Non cercò neppure di ribattere o di farle cambiare idea. Clara sapeva benissimo che se il suo orgoglio glie lo avesse permesso avrebbe mostrato tutto il suo dispiacere, ma come suo solito, la riaccompagnò a casa promettendole di farle visita quando fosse passato un bel po' di tempo, senza il minimo capriccio.
Il sonno non si fece vivo e i pensieri di Clara iniziarono a divagare, quanto le avrebbe fatto bene in questo periodo staccare da tutto e vivere un'avventura con quell'uomo così speciale! Per lei, che usava la strada lunga, erano due mesi, ma si chiese quanto tempo avesse passato il dottore senza di lei. Dieci anni? Un'ora? Due minuti? Il mondo di cui il dottore faceva parte era così meravigliosamente bello che non poté fare a meno di chiedersi se sentisse la sua mancanza, se fosse in grado di sentirla, se avesse anche solo il tempo per dedicarle un pensiero.
Queste domande avrebbero potuto ricevere risposta a breve (se solo Clara avesse avuto il coraggio di porgliele), perché il suono del Tardis ruppe quel triste silenzio tipico delle notti insonni. Non aspettò di vederlo materializzarsi che si alzò dal letto già pronta per intraprendere un viaggio, col suo dolce sorriso stampato in volto e con indosso quel poco che lei intendeva per pigiama: un'orribile t-shirt nera oversize e delle pantofole alquanto ridicole.
Impaziente e inquieta, si precipitò alla porta della cabina blu per aprirla ma evidentemente non fu abbastanza veloce dato che si ritrovò di fronte il volto del dottore a soli dieci centimetri di distanza.
La squadrò in un attimo, per poi guardarla nuovamente negli occhi e rivolgerle un sorriso seguito dal suo solito mordersi le labbra.
«Vedo che non ti sei mossa da dove ti ho lasciata!»
Clara era talmente felice di vederlo che decise di non dare peso a quella sciocca osservazione, ben consapevole che aveva il solo scopo di irritarla. Ebbe l'improvviso impulso di gettargli le braccia al collo, e di stringerlo forte. Non si stupì quando lui si limitò semplicemente a poggiarle una mano sulla schiena: gli abbracci non erano il suo forte.


Clara stava gironzolando da quasi un quarto d'ora per l'armadio del Tardis, divertendosi a provare gli abiti più assurdi, convinta che il dottore fosse occupato con la destinazione da prendere. Voltandosi, invece, intenzionata a raggiungerlo, se lo trovò di fronte poggiato contro la parete, con le braccia incrociate ed un'espressione alquanto spazientita.
«Se non mi dici dove andiamo non posso scegliere l'abito giusto.»

Il suo tono lasciava intendere che fosse seria, ma il suo sorriso la tradì. Lui si staccò dal muro, e parlando iniziò a camminarle intorno, le loro mani si sfiorarono distrattamente, ma sembrava quasi che il dottore non volesse mollare la presa.

«Beh, in realtà, credo che questa volta ne dovrai fare a meno. Avevo una richiesta d'aiuto fino a poco tempo fa, ma adesso ho soltanto un messaggio sulla carta psichica che mi avverte di un falso allarme. Ma si può essere così maleducati? Ero così felice di coinvolgerti in una entusiasmante missione di salvataggio. Insomma, è anche vero che da quando ci siamo lasciati non ho avuto neanche un attimo libero, non immagini neanche quanto ho avuto da fare! Ma poi ho realizzato che mi stavo comportando un po' da egoista, e così ho pensato di venirti a fare una visita, è da un sacco che non ci vediamo, oh, almeno per me! Mi ricordi quanto tempo è passato per te? Oh, non importa, lascia perdere. Ciò che conta è che...»

«Dottore, sbaglio o indossi gli stessi abiti dell'ultima volta che ci siamo visti?»
«… adesso non abbiamo nessun pianeta da salvare.»

Clara aveva smesso di ascoltarlo da un bel po' quando decise di interromperlo durante la sua manifestazione di prolissità.
Possibile che un uomo, anzi, un alieno, una creatura superiore alla razza umana, fosse stato talmente sciocco da voler fingere in tal modo senza considerare fattori talmente banali?
Soltanto adesso aveva notato che indossava gli stessi pantaloni tartan e la stessa t-shirt bianca accompagnata dalla felpa e il cappotto nero che indossava quando si erano salutati. Quando a lui piaceva un look era capace di indossarlo per settimane intere, ma dopo un po' se ne stancava, per poi prendere una nuova ossessione per abiti diversi. Non riuscì a evitare di pensare che l'avesse lasciata e ritrovata nel suo stesso giorno. Quanto tempo aveva aspettato prima di tornare da lei? Aveva almeno aspettato?
Adesso erano entrambi in silenzio, lo sguardo del dottore era fisso su di lei e il suo volto mostrava la classica espressione di chi è triste per aver deluso qualcuno. Si sentiva umiliato, ma ciò non gli sarebbe importato se di fronte a lei non ci fosse stata Clara.
Ad un certo punto abbassò gli occhi e le diede le spalle per voltarsi in direzione della zona di controllo.
«Ti riporto a casa.»
«Non ci siamo mai allontanati da lì, il Tardis è ancora in camera mia.»
Gli rispose gentilmente, standogli dietro e seguendolo per il corridoio.
«Beh allora vorrà dire che sarà il Tardis ad andare via, mentre tu resterai qui.»
«Cosa? Perché?» Stava urlando, adesso. Sorpresa per quella reazione così eccessiva. Era davvero così arrabbiato perché gli aveva chiesto di lasciarle un po' di tempo da vivere come una comune mortale?
«Potresti smetterla di camminare e fermarti un secondo?»

Quando finalmente il dottore si fermò, Clara lo raggiunse velocemente e gli si mise di fronte.
Il dottore sembrava evitare il suo sguardo, e ogni volta che la guardava sembra pervaso da una sottile malinconia.
«Da quanto tempo non passi una giornata senza di me?»
Le parole di lei suonarono decise, con un tono quasi aggressivo. Lui cercò di non farsi intimidire, e restò zitto e impassibile.
«Devi rientrare in camera Clara.»
Questa volta furono le parole del dottore a ferire lei. I suoi lineamenti si addolcirono per esibire uno sguardo triste.
«Vuoi davvero che me ne vada?»Sussurrò.
«Agh, continuo a cascarci! Succede sempre così. Mi affeziono talmente tanto ad una persona, e poi, quando se ne va, devo lottare contro me stesso per cercare di andare avanti senza di lei. Hai ragione, sì, devo passare del tempo lontano da te, ecco la soluzione. Non posso commettere sempre lo stesso errore!»
Pur rimanendo serio, sembrava essere tornato l'eccentrico di sempre.

Quando appena Clara sentì pronunciare quelle parole, scattò impulsivamente uno schiaffo che colpì così forte il dottore da farlo quasi barcollare. Adesso non era più offesa, ma arrabbiata. Soffriva così tanto all'idea di perderla e l'unica cosa che riusciva a fare era rimproverare se stesso per le sue debolezze?
Rimasero zitti a guardarsi per qualche secondo, lei con i pugni stretti per la rabbia, lui con la mano sulla guancia dolorante.
Avvicino il suo volto alla guancia destra di lei, che ormai sentiva il respiro caldo del dottore sulla sua pelle e le sue labbra quasi poggiate sul suo orecchio, quando le sussurrò fievolmente:

«Non voglio perderti,Clara.»


Il suo corpo lasciò andare tutta la tensione, i pugni si sciolsero e il volto ritornò rilassato come prima. Con un gesto lento e cauto avvicinò la sua mano alla guancia che poco prima aveva colpito con tanta furia. Lui, impulsivamente, strinse delicatamente la sua mano al polso di lei. Entrambi non riuscivano a distogliere lo sguardo dall'altro, come incatenati. Lentamente avvicinò il suo volto al suo. Erano ancora più vicini di quanto già non fossero prima, la mano del dottore lasciò andare la stretta sul suo polso per concentrare la sua presa al volto di lei. Accadde in un attimo: le loro labbra furono travolte da una inaspettata passione. La mano di lei dietro il collo del dottore, che nel frattempo l'aveva spinta contro la postazione di controllo. Clara sentiva il suo peso sul suo corpo. Pensò a quando fu Missy a saltargli addosso, allora lui sembrò non apprezzare, ma adesso sembrava un altro. Non lo aveva mai visto così, così impulsivo, così irrazionale. Aveva perso il controllo delle sue emozioni, dei suoi movimenti. Lei ebbe l'impressione che si stesse trattenendo da tempo, che soltanto adesso si era liberato del peso della sua autodisciplina. Sentì la mano del dottore muoversi lentamente con una presa decisa, ma allo stesso tempo delicata, lungo il percorso dal ginocchio fino all'interno coscia. Cosa stava accadendo? La mano del dottore continuava a salire, e Clara fu pervasa da una ridicola eccitazione, che la costrinse impulsivamente a stringere forte tra le dita i capelli mossi e folti di lui, quando sentì il suo tocco sul il punto più delicato di lei. La lentezza dei suoi movimenti rendeva l'agonia dell'attesa sempre più straziante, lui stava giocando con lei, utilizzando come mezzo le sue dita, che ormai avevano quasi oltrepassato la soglia di quel sottile strato di tessuto, ormai fradicio.
Il loro respiri diventarono più agitati, pesanti
«Non immaginavo avessi esperienza, sai, con gli umani.»
Gli sussurrò sorridendo.
«Oh Clara, in più di mille anni di vita ho passato troppo tempo sulla terra.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho voluto terminarla così, per non rischiare di cadere nel volgare: lascio tutto alla vostra immaginazione. Non scrivevo qualcosina dall'anno scorso, e devo dire che sentivo davvero il bisogno di scrivere qualcosa su questa ship che adoro tantissimo. So benissimo che la questione 'tempo' non è mai stata considerata più di tanto, insomma, non viene rivelato nella serie tv, almeno per quanto ne sappia, ogni quanto avvengono i viaggi tra Clara e il dottore e quanto tempo passi tra un viaggio e l'altro per entrambi. Vi chiedo di prenderla molto per le pinze,inutile dirlo. Ho voluto ignorare il fatto che non ci è dato sapere come i signori del tempo manifestino il loro affetto (Missy dice cercando di uccidersi a vicenda. Ma ci sono molti ma.)
Scritta per puro divertimento. Spero non faccia esageratamente schifo, e nel caso dovesse piacervi, mi farebbe felice leggere una vostra opinione.^^

 

   
 
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