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Autore: Mary_Julia_Solo    19/06/2016    2 recensioni
Saresti disposto a morire
per ottenere la verità?
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« Katharine lo guardò confusa, ma poi lentamente si alzò e, ignorando il dolore alla spalla, corse nel bosco, incespicando nelle radici e urtando i rametti bassi. Prima di allontanarsi troppo si voltò verso l’uomo in nero per controllare che non la stesse seguendo, che non si stesse solo divertendo con lei. Ma, lo vide ancora fermo dov’era prima, a guardarla correre via. All’improvviso Katharine si chiese chi fosse. Se davvero avesse voluto uccidere la sua famiglia. O tutti gli altri che probabilmente aveva ucciso. Si chiese se davvero fosse cattivo. Se davvero fosse senza cuore come lo credeva. »
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1. – Daphne
17 novembre 2015
Steve Rogers si era appena appoggiato allo schienale della sedia e aveva posato la matita sul tavolo quando Natasha Romanoff entrò nella sua stanza per chiamarlo. Rimase un attimo ferma sulla soglia, osservandolo. Dopo quanto era successo in Sokovia, i due Avengers stavano addestrando i cadetti. Capitan America a volte era distratto e sembrava malinconico. Natasha capiva il motivo, certo, ma non aveva mai nemmeno provato a parlarne con lui. Non ci riusciva semplicemente. La ex-spia russa si schiarì la voce e, quando Steve si voltò a guardarla, sorrise.
-Steve. Fury ti sta cercando. Non so per cosa, ma deve essere importante se è venuto fin qui. -il Capitano abbassò lo sguardo sul suo taccuino. Poi, con qualcosa di strano negli occhi, la solita malinconia constatò Natasha, si alzò e la raggiunse. Camminando per lo stabilimento messo a disposizione per i vendicatori da Tony Stark, non parlarono. Steve rifletteva sul perché Fury si fosse spinto fino a lì. Doveva essere una questione importante, molto più di una semplice missione. Natasha, invece, non faceva altro che guardare di sottecchi l’amico, che aveva lo sguardo azzurro perso nel vuoto, come la maggior parte del tempo. Stavano per entrare nella sala delle riunioni, quando la Vedova decise di fermare il Capitano. Lo superò in due passi e gli si piazzò davanti, a braccia conserte.
-Steve, che c’è ? Ultimamente sei molto distratto. -lui sembrò stupito, all’inizio, ma poi le sue labbra si sollevarono a formare un piccolo sorriso. Natasha non sapeva quanto le fosse grato per quella domanda.
-Niente. Solamente che non sento più davvero di avere uno scopo. La Sokovia ha messo fine all’Hydra e ai Chitauri e adesso non sono certo che ci siano altri veri pericoli. Mi chiedo che cosa ci faccio ancora qui. -sorrise di nuovo, più mestamente.
-E i cadetti ? -domandò Natasha. Non voleve che Steve si sentisse inutile, considerando che non lo era affatto. -Loro non sono il tuo scopo ora ? -
-Si. Però… -il Capitano abbassò lo sguardo, per poi continuare. -Non riesco a sentirmi parte di questo mondo Nat, lo sai. Sarò sempre perso. A volte mi sento molto solo… -la Vedova si trattenne dall’istinto di schiaffeggiarlo. Non sarebbe stato giusto. Ma lei sapeva come ci si sentiva ad essere soli e a sentirsi non adatti. Non ci aveva mai pianto sopra.
-Qualunque cosa Steve, io ci sono, ricordalo. -lui alzò lo sguardo su di lei e sorrise.
-Lo so che ti faccio arrabbiare. -disse solo, facendo per entrare nella sala riunioni. Ma, di nuovo, la Vedova Nera lo fermò.
-Certo, a volte sì. Ma lo sai come sono fatta. -lo osservò con le sue iridi verdi, seria. -Soprattutto quando non dici l’intera verità. -Steve sospirò. Natasha capiva sempre tutto, e questo a volte era irritante. Lei sosteneva di fingere di sapere sempre tutto, ma lui sapeva che non era vero. Riusciva a leggere la mente, gli occhi e il corpo. -So che qualcos’altro ti pesa sulla coscienza. Puoi dirmelo, davvero. -Capitan America smise di guardarla negli occhi e si concentrò sulla parete grigia.
-Bucky. -esalò dopo parecchio tempo. Era per questo che Natasha non era mai riuscita a parlare con Steve. Quel nome, quel semplice nome, non le diceva nulla, ma la persona che lo portava, il suo solo pensiero, le mandava brividi freddi lungo la schiena. -Non mi perdonerò mai per quello che gli è successo. -continuò il Capitano, lo sguardo ormai perso.
-Steve, non è colpa tua, lo sai. -mormorò la Vedova. Steve sorrise in modo mesto e sarcastico.
-Parli come Peggy. -Natasha capì che avrebbe probabilmente peggiorato la situazione così. Aveva letto di Peggy Carter dopo quello che era successo un anno prima a Washington. Era uno dei fondatori dello S.H.I.E.L.D.. Avevano deciso di fondarlo dopo l’apparente morte di Steve, alla fine della seconda guerra mondiale, quasi come qualcosa di commemorativo. E, come era ovvio, Steve era innamorato di lei, e doveva essere stato uno shock per lui ritrovarla ormai novantacinquenne.
-Parlo come lei perché aveva ragione. Non potevi fare nulla per Bucky, e lo sai. -
-E invece sì. -il capitano chiuse gli occhi e finì quasi in un soffio. -Avrei potuto salvarlo… -Natasha fece per ribattere, ma proprio in quel momento la porta della sala riunioni si aprì e davanti a loro comparve Maria Hill.
-Eccovi. -disse la donna. -Fury si stava chiedendo dove foste finiti. Venite. -Natasha e Steve si guardarono. Gli occhi della Vedova dicevano : « Questo discorso non è finito qui. ».
I due Vendicatori entrarono nella sala, preceduti dalla Hill. Steve fece vagare subito lo sguardo nella stanza. Nick Fury era seduto su una sedia, le mani davanti a se, le dita congiunte. E non era solo. Poco lontano dal tavolo, c’era una ragazza, che osservava il prato, dove ancora campeggiava il nodo celtico lasciato dal Bifröst quando aveva prelevato Thor per riportarlo ad Asgrad, oltre la finestra. Aveva i capelli biondi, raccolti in una stretta coda di cavallo, e indossava dei semplici jeans e una maglia, il tutto abbinato a un paio di scarpe da ginnastica e a una giacca di pelle.
-Capitano. Agente Romanoff. -cominciò a mo’ di saluto Fury, scrutandoli con il suo unico occhio. -Vi ho chiamato per una questione importante. Molto importante. Tuttavia questa faccenda non riguarda i Vendicatori o lo S.H.I.E.L.D., ma voi due personalmente. -Natasha e Steve si guardarono confusi. L’unica cosa, l’unica persona, che riguardava loro e solo loro era… I loro pensieri furono interrotti da Fury, che continuò a parlare. -Lei è Daphne. -disse, indicando la ragazza bionda, che si voltò verso i due nuovi arrivati, sorridendo. I suoi occhi erano di uno strano blu oltremare. Steve si sentì il fiato bloccato in gola, asfissiato. Era un caso. Era un semplicissimo caso. Doveva esserlo. Dopotutto tutti potevano avere gli occhi di quel colore. Giusto ?
-Capitano. Sono contenta di poterla conoscere finalmente. Ho sentito molto parlare di lei. -la ragazza, Daphne, gli tese una mano, quella destra, dove capeggiava una cicatrice bianca e lucida, che le correva lungo il palmo. Steve gliela strinse senza dire niente.
-Daphne ha delle informazioni per noi. Penso… -Fury osservò il Capitano e la Vedova, con una punta di preoccupazione nell’unico occhio. Era strano. L’ex- direttore dello S.H.I.E.L.D. non era mai preoccupato. Per le persone, almeno. -Penso che potrebbe non essere facile da accettare per voi. -
-Niente può essere peggio dell’Hydra, dei Chitauri o di Ultron. -commentò Natasha, sicura. Steve, invece, non ne era del tutto certo. -E poi, è il nostro lavoro. Non possiamo lamentarci. -si affrettò ad aggiungere l’ex-spia. Fury la fissò per qualche secondo, annuendo lentamente.
-Già… -mormorò Steve. -Ma le torture fisiche e della mente si possono curare… Ma quelle del cuore ? -terminò, sentendo lo sguardo di Natasha sulla schiena.
-Non so cosa tu abbia capito Rogers. Penso comunque che tu non abbia potuto capire davvero quello che sta accandendo. Ti sei perso molte cose mentre eri congelato nel ghiaccio. -Fury spinse verso di loro un fascicolo che teneva davanti a sè. -Dubito che tu la conosca Capitano. -Steve lesse il nome scritto in corsivo sulla cartella : Katharine Hewlett. Scosse la testa, rialzando lo sguardo sull’uomo con un occhio solo.
-Non mi dice nulla. -
-Come sospettavo. Romanoff. -fece segno alla donna di avvicinarsi. -A te dovrebbe dire più di qualcosa. -Natasha affiancò Steve e prese con mani tremanti -una cosa che stupì Steve. Sembrava spaventata, e non era da lei. -il fascicolo. Quando lesse il nome le si illuminarono gli occhi.
-Katharine. Mi ricordo di lei. I suoi genitori e il suo fratello furono uccisi quando aveva solo sei anni da… -si fermò a metà della frase, guardando Steve di sottecchi. Non voleva fargli male.
-Dal Soldato d’Inverno. -continuò infine. Capitan America non disse niente e rimase quasi immobile, ma Natasha riuscì a vederlo stringere i pugni. -Dieci anni dopo si unì allo S.H.I.E.L.D., con l’unico pensiero di vendicare la sua famiglia. Nel 1996 morì in un incidente d’auto… -
-Non fu un incidente d’auto. -intervenne Daphne, stringendo le labbra sottili. -Mandarono il Soldato d’Inverno a finire ciò che aveva iniziato. -
-Ma qualcosa non funzionò. -si intromise Fury. -Infatti pochi mesi dopo l’attentato ricevetti un messaggio criptato della Hewlett, dove mi diceva di voler lasciare lo S.H.I.E.L.D.. Non le feci domande. -Natasha posò la cartella sul tavolo ed esclamò :
-Era viva ?! Era viva e non me lo dicesti Fury ? Mi ritenevo responsabile per la sua morte ! Avresti potuto dirmelo. Era mia amica ! -
-Non potevo Natasha. Era l’unico modo per proteggerla. Non avrebbe mai più dovuto avere a che fare con altri agenti dello S.H.I.E.L.D. -Steve smise di ascoltare e aprì il fascicolo. Prese la foto che stava all’interno e si ritrovò davanti una coppia sfacciata di Daphne. Ci mise qualche secondo a realizzare che non era lei. Erano praticamente identiche, diverse solamente per un piccolissimo dettaglio: Katharine aveva gli occhi marroni. Daphne era ovviamente sua figlia.
Guardò il foglio con i dati personali.
-Qui… -tutti smisero di parlare, o meglio, di litigare, e si concentrarono sul Capitano. -Qui c’è scritto che è morta… Una settimana fa. -terminò, sollevando lo sguardo sugli altri quattro.
-Per questo sono qui. -disse semplicemente Daphne. Steve la osservò e riuscì a vedere solo ghiaccio in quegli occhi oltremare. Sua madre era appena morta e lei si comportava come se nulla fosse.
-Com’è successo ? -domandò Natasha, pensierosa.
-Dopo vent’anni il Soldato d’Inverno ha finalmente terminato il suo compito. -Daphne era troppo tranquilla. O forse era davvero molto addolorata, ma lo nascondeva bene.
-Come puoi esserne certa ? -chiese Steve stringendo i pugni. Stava sempre male quando parlavano di Bucky. Dell’assassino che era diventato. Che era stato costretto a diventare.
-Non ho solo trovato mia madre morta se è questo che volete sapere. Ha cercato di telefonarmi, ma io ero a scuola. Ma ho questo messaggio vocale. -prese il telefono dalla zaino che aveva con se e lo buttò con noncuranza sul tavolo. Il messaggio partì :
« (respiri confusi) Daphne, tesoro. Quando riceverai questo messaggio è probabile che sarò morta. (suono di vetri infranti) Mi ha trovato. Mi ha trovato, non posso più scappare. Mi dispiace. (un colpo su legno, la porta probabilmente) Non tornare, non tornare tesoro. Devi trovare il quartier generale dello S.H.I.E.L.D.. I Vendicatori ricordi ? Li abbiamo visti alla televisione poco tempo fa… (un altro colpo, un sussulto, una pistola che viene caricata) Non so dove sia, mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Per non averti mai detto la verità sulla mia vita, sulla nostra vita. Per non averti mai detto la verità su tuo padre. Ma credimi… (altro colpo, altro sussulto) molto meglio che mi dessero della prostituta o che ti chiamassero figlia di puttana. Sapere la verità su tuo padre gli avrebbe spinti ad odiarti più di quanto già facciano. (ennesimo colpo) Non ho più tempo, mi dispiace, mi dispiace. (singhiozzo, la porta che viene sfondata. Un colpo di pistola. Un altro. Oggetti che si rompono. Poi un colpo molto forte. Il telefono caduto. Un tonfo. Poi, una voce confusa.) J-James, ti prego… (colpo, le parole si bloccano. Colpo di tosse violento.) James ti prego, non lasciare che ti usino. Cerca di ricordare… (un’ altra voce, d’improvviso) Non so di cosa stai parlando. Sono qui per ucciderti, e lo farò. (la voce di Katharine, strozzata) J-James, ti prego, non farlo, risparmiami, possa aiutarti… (le parole si bloccano di nuovo) Smettila di chiamarmi così. Non mi chiamo James. Dalle mie parti mi chiamano Soldato d’Inverno. È l’unico nome che conosco e che mai conoscerò. N-no… Non mentire a te stesso… Tu sei l’unica che mente. (colpi di pistola. Tre. Consecutivi. Senza pietà. Passi che si avvicinano al telefono. Altro colpo di pistola. Fischio.) »
Rimasero tutti zitti nella sala riunioni. Non c’era niente da dire. Almeno per i primi venti secondi. Poi, successe tutto all’improvviso. Natasha cercò di fermare Steve, ma senza risultato. Il Capitano sbattè a terra Daphne, senza un minimo di pietà, senza pensarci.
-BE’, COSA DOVREMMO OTTENERE CON QUESTO?! COSA SAREBBE CAMBIATO SE TU NON CI AVESSI FATTO ASCOLTARE QUESTO MESSAGGIO?! COSA ?! SE SEI QUI SOLTANTO PER RICORDARMI CHE IL MIO MIGLIORE AMICO È DIVENTATO UN ASSASSINO, ALLORA VATTENE !!! -Natasha accompagnò poco gentilmente Steve fuori dalla sala riunioni, mentre la Hill aiutava Daphne ad alzarsi. Una volta usciti Steve si passò le mani tra i capelli, cercando di tornare calmo, inutilmente. Tirò un destro al muro, cadendo poi sulle sue ginocchia, urlando, frustrato. Non era da lui. Non era da lui perdere il controllo in quel modo. Ma quella ragazza era una strega. Una maledetta strega. Non sembrava essere per nulla rattristata dalla morte della madre. Natasha lo aveva osservato senza fare nulla. In fondo capiva il motivo della sua rabbia. Gli si avvicinò e si sedette con noncuranza sul pavimento, accanto a lui.
-Steve, guardami. -l’uomo posò titubante il suo sguardo azzurro su quello verde della Vedova.
-Mi dispiace Natasha. Mi dispiace davvero. Mi sento male ogni volta che parliamo di lui, mi manca il fiato, è come se mi tirassero dei pugni allo stomaco. E poi… La sua voce. La sua voce nell’affermare che il suo nome non è James. A volte penso… -smise di guardare l’amica. -A volte penso che non lo recupererò mai più. Che James Buchanan Barnes è perduto per sempre. Ma non voglio accettarlo… -Natasha gli posò un dito sulle labbra.
-Ssssh… Non dirlo, ti prego. Comunque capisco la tua rabbia. Quella ragazza avrebbe potuto dirci direttamente quello che voleva, senza girarci intorno. -senza aggiungere nulla, la donna sorrise metstamente e abbracciò l’amico. Steve la strinse a sè e le chiese, nella sua chioma rossa :
-Natasha ? -
-Mh-mh ?
-Fury ha detto che la faccenda ci riguarda personalmente. E riguarda Bucky. -si fermò un secondo, indeciso, per poi continuare. -Perché ti colpisce personalmente ? Non penso che la faccenda riguardi solamente Odessa e Washington. -Natasha sospirò. Non voleva che arrivassero a questo. Non voleva rispondere.
-Diciamo che riguarda il mio passato. Ma non voglio parlarne. -
-Ok, capisco. -ribattè semplicemente Steve. I due amici rimasero zitti, abbracciati. Poi, la Vedova mormorò :
-Dai, torniamo dentro. Sentiamo cos’ha di tanto importante da dirci quella ragazza. Ma giuro che se si mette di nuovo a girarci intorno le faccio un buco in testa. -Capitan America riuscì a sorridere vedendo come la donna reagiva alla cosa. Tornarono nella sala riunioni e Steve cercò di stare più lontano possibile da Daphne.
-Spero tu sia riuscito a calmarti Capitano. -commentò Fury, guardandolo attento. L’uomo annuì, mentre Natasha domandava :
-Cosa di tanto importante avevi da dirci ? -Daphne incrociò le braccia al petto e dopo aver lanciato una lunga occhiata a Steve disse :
-Potrebbe essere uno shock. Non sono sicura che il Capitano la prenderà bene. -
-Parla. -l’uomo strinse i denti, combattendo con se stesso per non attaccarla di nuovo. Lui non era un debole. Non gli piaceva che lo credessero.
-Non so cosa sia successo nel 1996, ma so per certo di essere nata nel gennaio del 1997. Perciò, mia madre ha lasciato lo S.H.I.E.L.D. per me. Per sua figlia. Avete detto che il Soldato d’Inverno non l’ha uccisa. Ma sappiamo che quando lui ha una missione la porta a termine. -era falso. Steve avrebbe voluto spaccarle la faccia con un pugno. Non era vero. Non sempre.
-Quindi sono giunta a una conclusione che non piacerà a nessuno di voi. -si fermò un secondo, lasciò vagare lo sguardo sui presenti: Natasha era ferma con le braccia incrociate, dietro la sedia di Steve, l’espressione indecifrabile ; la Hill controllava il Capitano ; Fury aveva le mani congiunte davanti a sè, l’unico occhio fisso su di lei, in attesa che parlasse. Il Capitano stringeva i denti e i pugni, ma sembrava triste più che arrabbiato. Daphne continuò a guardarlo, mentre diceva :
-Ho capito che… Be’… -sospirò e poi terminò, intuendo quello che sarebbe seguito. Sua madre l’aveva detto, poco prima di morire: « Ma credimi… molto meglio che mi dessero della prostituta o che ti chiamassero figlia di puttana. Sapere la verità su tuo padre gli avrebbe spinti ad odiarti più di quanto già facciano. ». -Il Soldato d’Inverno… È mio padre. -

Angolo autrice:
Salve fantastico popolo di EFP! Spero che ve la passiate bene! :)
Allora, questa è la seconda fanfiction che pubblico ma la prima su questo fandom e spero davvero che vi piaccia. Non sono esattamente certa che il rating sia arancione, ma sono un po' paranoica, perciò...
Prima devo avvertirvi: sono assolutamente ignorante quando si parla dei fumetti di Captain America e in certi punti faccio un po' di confusione anche con i film, quindi per favore, non fucilatemi. :/
Be', nient'altro da dire, oltre che sono completamente fuori con Bucky (occhi a cuore)! >.<. Ma naturalmente adoro anche Steve, perchè non si può non adorarlo. È troppo cuccioloso! Ehm, ok... Devo fingere di essere una normalissima Fangirl, avanti (XD Ok, non prendetemi per pazza)
Spero che qualcuno finisca almeno per sbaglio su questa fanfiction! :) 
 
   
 
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