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Autore: Angiedragoness    20/06/2016    2 recensioni
WARNING- Female!Frisk, spoilers della pacifist e genocide run, alphyne, primi capitoli scritti male perchè ero dal cellulare :D
Dal testo:
-Ci siamo. È l'inizio di una nuova storia per noi mostri. L'inizio di un nuovo capitolo della storia umana...- battè il suo tridente a terra, come a confermare la sua determinazione. -Oggi noi mostri risorgeremo, torneremo nel mondo della superficie... e soprattutto vivremo in pace. Vivremo. Smetteremo di sopravvivere in un luogo che non ci appartiene. Frisk.- Asgore allungò una mano verso di lei, invitandola ad avvicinarsi.
Frisk guardò Toriel un istante prima di staccarsi e prese per mano il re dei mostri.
Agore si volse e alzò il tridente.
I mostri alzarono le mani e le loro voci si unirono in un solo coro: un coro forte e denso, pieno di paura e coraggio messi insieme.
Frisk gonfiò il petto e tenendo sempre Asgore per mano, si avviò insieme ai suoi amici, verso la prima strada lontano dal Monte Ebott.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Frisk si presentò da Undyne con una tazza di cioccolata calda, porgendogliela. Undyne osservò la tazza fumante, e sorrise, scompigliandole appena i capelli.
-Grazie piccola punk.- E bevve un sorso.
A Frisk dispiaceva solo vedere la sua amica così giù di morale, ma non aveva idea di cosa potesse fare. Anche Asgore era stato per un intero giorno con lo sguardo cupo.
I primi ad arrivare, a seconda delle ricostruzioni che Frisk sentiva alla radio, erano stati Undyne e Asgore perché erano in zona insieme. Undyne aveva visto Gerson tramutarsi in polvere davanti ai suoi occhi. Frisk durante uno dei RESET aveva scoperto che da piccola la guerriera stava spesso dietro a Gerson, seguendolo ogni dove.
Alphys purtroppo era spesso fuori, e anche in quel momento non c’era, ma quando tornava era tutta solo e soltanto per Undyne, se la coccolava come fosse un peluche.
Frisk si mise a sedere accanto ad Undyne sulla sua branda mentre, dopo il rientro dal funerale, tutti stavano in silenzio dentro la casa che ora odorava di cioccolato. Toriel porse una tazza anche a Frisk che bevve lentamente.
A mancare al momento erano anche Sans, Papyrus e Asgore.
Asgore era andato via con una faccia terribile.
Pareva stesse per scoppiare di rabbia, ma subito dopo la sua espressione cambiava addolcendosi, rivelando solo un’espressione triste.
Un lungo sospiro, e Frisk poggiò la tazza per metà finita sul tavolo e prese la mano di Undyne, scese dalla sedia e strattonò appena l’amica.
-Ehi, che intenzioni hai piccoletta?- Chiese Undyne con un sorriso tirato.
Frisk la tirò di nuovo ed Undyne fu costretta ad alzarsi, era alta quasi il doppio della bambina, se non più. Frisk le abbracciò le gambe, l’armatura era fredda, al contatto.
Undyne le mise le mani sulla testa accarezzandola. –Guarda che sto bene, punk.-
-No, non stai bene.- Frisk si sentiva in colpa. Se solo avesse potuto caricare avrebbe potuto evitare a tutti quel dolore, prevenire ogni cosa. –Mi dispiace tanto Undyne, davvero.-
-Purtroppo le cose non si possono cambiare, e il momento di dire addio arriva per tutti Frisk, prima o poi. Ma la tristezza passerà, vedrai.- Undyne sorrise con i suoi denti affilati, che una volta terrorizzavano la bambina a morte. –E poi Gerson non avrebbe voluto vederci tutti così tristi, pensaci un po! Ci avrebbe riso in faccia e presi in giro per settimane, soprattutto a me, pensa te quanto mi avrebbe rinfacciato questo malumore!- Si mise in ginocchio, e le presentò il pugno. –Batti qua.-
Frisk era lì lì per piangere, poi tirò su con il naso e battè il pugno… poi scoppiò in lacrime gettandosi al collo dell’amica abbracciandola.
Era finita con Undyne che doveva consolarla, quando il piano originale era consolare Undyne. Bell’amica che era.
Ma era amareggiata e delusa da se stessa. Se c’era un modo per riuscire a CARICARE nuovamente, doveva trovarlo, doveva cercare di far tornare tutto a posto.










Il cellulare segnava le 3:07 quando Frisk si alzò dal letto e infilò la sua solita felpa viola.
Fece calzare gli scarponi da trekking. Se partiva ora forse riusciva a tornare entro sera. Avrebbe risolto tutto e la ramanzina di Toriel sarebbe stata poi cancellata da un caricamento, un caricamento dove Gerson era ancora vivo e dove Frisk avrebbe potuto evitare quella tragedia.
In silenzio sgattaiolò fino alla sala comune, Alphys e Undyne dormivano abbracciate l’una di fianco a l’altra, dalla stanza di Toriel nemmeno un rumore e luci spente ovunque, Frisk si illuminava intorno con la luce dello schermo del telefono. Fece girare lentamente la chiave della porta senza fargli fare rumore, ed uscì.Tirò un respiro di sollievo quando fu sicura che nessuno l’avesse sentita.
Si girò per imboccare la tromba delle scale e sbattè contro un qualcosa di morbido il proprio naso.
-Dove pensi di andare bambinetta?-
Frisk si massaggiò il naso, guardando Sans illuminato solo dalla luce del cellulare. Aveva un che di inquietante in quel modo, ma a Frisk ormai lo scheletro non faceva paura, non dopo la terza volta che gli aveva detto che, praticamente, avrebbe potuto ammazzarla sul posto in un istante.
La squadrava da capo a piedi, con il solito sorrisetto.
-Che te ne frega?- Chiese Frisk, in un filo di voce, superandolo. Scese le scale, sentendolo però dietro di se mentre parlava.
-Non è presto per i bambini come te per andare a giocare?-
-Stai. Zitto.-
-Uh, alla ragazzina non manca la spina dorsale. Parli così a tutti gli adulti in questo modo?-
-Solo alle teste d’uovo come te.-
-Eh, questa era carina.-
Frisk si girò per mandarlo a quel paese, ma Sans non c’era. Corrugò la fronte e le venne un mezzo infarto quando lo trovò davanti al volto una volta giratasi per continuare a scendere. –Sembra quasi tu abbia visto un mostro-
-Vai al diavolo, non dovresti essere in camera?-
-Mi hai svegliato tu.-
-Si, e io devo crederci. Magari sei andato a rubare qualche scorta di ketchup da qualche parte.-
- Allora? Dove si va di bello in gita?-
Dio, quanto le dava sui nervi.
-Non ti piacerebbe venirci, quindi affari miei.-
-Senti, Toriel si preoccuperà da morire se non ti trova domani mattina in casa, quindi dammi retta e torna su.-
Frisk fece una smorfia con il naso, guardandolo sprezzante. –Tanto non ricorderete nemmeno che sono uscita, non ti preoccupare.-
In quell’attimo Sans parve scrollarsi, e osservò Frisk con espressione stranita. La guardò alquanto confuso, prima di parlare. –Ah… quindi… ecco cosa era accaduto quella volta giorni fa. Avevi fatto una marachella tanto per provare e poi sei tornata indietro per cancellare il tuo errore?-
-L’unico errore che ho fatto Sans è stato darti fiducia. Se devo fare questa cosa è solo colpa tua.- Sibilò la bambina, tenendo la borsetta, vecchia e sporca, con ambe le mani. –Ricordatene.-
-Davvero? Sai… PROBABILMENTE NON RICORDO COSA TI HO FATTO QUINDI NON MI SENTO IN COLPA. Magari in uno dei Reset che hai fatto mi sono comportato male? Non capisco davvero .-
Lui ancora continuava a insinuare che lei giocava con il tempo a piacimento. A volte se ne accorgeva, a volte la cosa era più flebile e se ne usciva fuori con un deja-vu, ma quelle continue supposizioni… e accuse.
Mandavano Frisk in bestia.
La bambina scosse la testa e lo superò in silenzio. Sans la prese per una spalla.
-Frisk, sul serio. Toriel morirà di paura se…-
-Toccami di nuovo, e giuro che resetto senza nemmeno pensarci.- Frisk fece comparire la scritta dinanzi a lei, luminosa e piena di vita. Alzò una mano e Sans si bloccò, guardandola.
Rimasero fermi in quel momento, mentre Sans la guardava senza bene cosa fare, e Frisk aveva il coltello dalla parte del manico. Dopo alcuni secondi Frisk sorrise strafottente. –Bravo.-
Scese l’ultima rampa di scale e uscì dalla porta, lasciando Sans indietro con lo sguardo tetro e una gocciolina di sudore che lentamente gli ricadeva lungo la fronte.
Il campo era addormentato e Frisk doveva solo fare attenzioni ai turni di guardia: poliziotti e guardie. Sapeva dove si trovava Doggo. Con lui sarebbe stato semplice passare. Era come giocare a 1,2,3 STELLA.
Camminò in silenzio e senza farsi vedere, e quando trovò Doggo a una delle uscite, utilizzò un metodo un po’ stupido, ma che funzionò. Prese un bastone e glielo lanciò davanti al naso. La sentinella drizzò le orecchie e si gettò a rincorrere il bastone non dominando la sua vera natura, e Frisk ne approfittò per scattare.
Non aveva considerato l’udito del mostro, che si volse con il bastone in bocca scrutando la zona. –CHI C’E’?!- Esclamò drizzando il pelo sul collo. Frisk si bloccò sul posto, sudando freddo e trattenne il fiato. Doggo si stava avvicinando, quando raccolse velocemente un sasso e lo lanciò. Il cane ebbe immediatamente l’impulso di prenderlo al volo e Frisk corse nuovamente. Scavalcò la barricata con un saltello e facendo leva con le mani e cadde ruzzolando oltre di essa.
Dovette avanzare qualche metro a gattoni per non farsi vedere da Doggo, che ora si guardava intorno agitato e confuso.
Quando fu abbastanza lontana si mise a correre. Si ricordava la strada che avevano percorso con i poliziotti non appena erano usciti, e a quell’ora solo poche persone si vedevano al giro, nemmeno un poliziotto, nemmeno le macchine la fermavano continuando il loro tragitto.
Quando fu quasi fuori della città Frisk si concesse di rallentare il passo, ansimando e con il petto che le doleva. Ora sarebbe andata avanti con il flash del cellulare.
Ora erano le 4:30.
Forse entro mezzogiorno riusciva ad arrivare al Monte Ebott.
Avrebbe chiesto aiuto a Flowey.
Era l’unico che poteva aiutarla. L’unico che aveva studiato a lungo quel potere durante il tempo trascorso nela sua maledizione da piantina.
La strada sarebbe stata lunga, ma almeno non avrebbe dovuto temere conseguenze.
Si, assolutamente.
Tutto si sarebbe risolto.
Nessuno si sarebbe ricordato di quello che aveva fatto, nessuno avrebbe fatto del male a Papyrus e a quel povero Temmie, nessuno avrebbe ammazzato Gerson.
Si.
Il vero lieto fine per i mostri.
Camminava a passo deciso e in silenzio mentre nei punti bui faceva luce con il cellulare. Finalmente il sole stava sorgendo, ma quando stava per imboccare la strada che dava per la campagna un tuono squarciò il cielo. Tempo qualche secondo ed ecco che cominciò a piovere a dirotto.
Le gocce erano così fitte che Frisk non vedeva a un palmo dal naso. Si aggrappò ala staccionata che era di lato alla strada e si coprì come poteva la testa con la sua borsetta. Fu costretta a tornare indietro a causa dell’acqua che, non solo cadeva dal cielo, ma che aveva cominciato a scorrere anche sulla strada formando un fiume melmoso e marrone che le arrivava fino alle caviglie. Gemette quando scivolò e per poco non cadde con la faccia nel fango. Riuscì a ripararsi sotto alla fermata di un autobus, la cabina aveva una tettoia in plastica e ferro, ma dovette salire sulla panchina per evitare che i piedi si infradiciassero.
Ciò che vedeva era solo bianco, le macchine che passavano erano lente e non si accorgevano di lei.
Era come se ci fosse una nebbia fitta che scrosciava al suolo.
Frisk non aveva nemmeno un ombrello con se. Dovette attendere… solo che la pioggia quando sembrava stesse per diminuire, tempo un paio di secondi, tornava ad essere uno scroscio continuo.
Si rannicchiò con le ginocchia al petto, quando all’improvviso il cellulare cominciò a squillare. Quando guardò era Toriel. Non rispose.
Ci furono numerose chiamate, sia da Toriel che da Alphy, Undyne e Papyrus. Tutti la chiamavano ma non rispondeva mai.
Impossibile pensare che, forse a un certo punto, li avrebbe visti passare di lì: con quell’acqua non riuscivi nemmeno a camminare.
La strada era diventata un fiume e la bambina di certo non si muoveva da lì. Assolutamente no.
Le chiamate continuavano, e alla fine Frisk spense il cellulare. Erano le dieci di mattina e ancora la pioggia non si fermava.
Si sarebbe risolto tutto. Nessuna preoccupazione e nessuna paura. Nessuna chiamata persa.
Si. Tutto sarebbe andato bene.
Anche se erano in estate ormai, la pioggia aveva portato anche un vento freddo che fece raggelare Frisk costringendola a rannicchiarsi di più. Sembrava un fagotto viola.
L’acqua ora era diventata scura, anche pezzi di terra e rami venivano portati via come nulla fosse. Zolle di terra rotolavano pesanti sull’asfalto.
E nel mentre era passata un’altra ora.
-Maledizione.- Non poteva avanzare, non con quelle gambine da gallinella che si ritrovava. Sarebbe scivolata e caduta più volte di quanti passi sarebbe riuscita a fare per arrivare.
Possibile che continuasse a piovere in quel modo? Non poteva essere. No. Era proprio sfortuna.
Riaccese il cellulare. Vide che aveva ancora una trentina di chiamate perse, e continuavano ad arrivare.
Messaggi, chiamate, chat. Tutto.
Ma non poteva demordere.
Spense nuovamente il telefono, e guardò intorno a lei. Era da sola. Nessuno passava.
E alla fine il suo piano di arrivare per mezzogiorno almeno al Monte Ebott fallì, perché a mezzodì la pioggia stava smettendo di cadere. Quando anche il fiume che si era creato, pieno di detriti, sull’asfalto si calmò, Frisk scese affondando i piedi nella melma.
Doveva correre ora. Non sarebbe riuscita a tornare indietro per quando avrebbe voluto, ma chi se ne fregava? Ci aveva pensato un istante prima.
Avrebbe CARICATO. A nessuno sarebbe importato a che ora faceva ritorno.
Soprattutto a lei.
Camminò dove la melma e i detriti erano meno pericolosi e si preoccupò di tenere sempre una mano sulla staccionata di legno che ornava la strada che dava sul bosco.











Asgore si era messo a cercare Frisk ovunque e aveva allertato anche gli altri mostri. Ma di lei nessuna traccia.
Toriel girava in tondo per il campo, dato che le era stato proibito per ragioni di sicurezza di uscire, e c’erano voluti lui e Sans a convincerla a non oltrepassare la barricata che ora li divideva da un piccolo gruppo di protestanti.
-Notizie?- Chiese vedendo le sentinelle di Snowdin, ma loro scossero la testa.
-Non sentiamo il suo odore da alcuna parte.-
-La pioggia deve averlo portato via.-
Dissero Dogamy e Dogaressa che avevano il volto contorto in una smorfia preoccupata.
Asgore camminò senza curarsi del mantello che diventava sempre più sudicio a causa della fanghiglia che era al suolo, e gettò occhiate ovunque. Negli appartamenti, nei corridoi, nei giardini malconci fuori. Frisk era sparita.
Possibile che una bambina potesse scomparire così velocemente? Ebbe un brivido gelido a percorrergli la schiena, rivivendo quello come quasi un deja-vu.
Si aspettò di sentire qualcuno chiamare aiuto mentre a terra il corpicino di Frisk restava inerme… come accadde con Chara.
La cosa lo terrorizzava.
E inoltre dopo la morte di Gerson due giorni prima non aiutava, la paura che qualcuno le avesse fatto del male era enorme, e lui come Toriel si tratteneva appena dal prendere e uscire dal campo, per cercarla.
-Maestà!-
Asgore si volse, sperando in qualche bella notizia da uno dei mostri, ma comparve davanti a lui il poliziotto che li aveva scortati fino a quella città. Non si ricordava nemmeno il suo nome.
Asgore fece un lieve cenno con la testa, per salutarlo. Che facesse in fretta.
-Scustemi, vostra maestà ma… cosa succede?-
-Frisk è sparita, la stiamo cercando un po’ ovunque, non la troviamo.-
Il poliziotto parve sbiancare un istante. –Posso aiutarvi a cercarla, se volete.-
-Un paio d’occhi in più fanno sempre comodo. –
-…ma prima… vorrei che prendeste questo.- Gli porse una serie di fogli contenuti dentro un fascicolo, inumidito dalla pioggia appena caduta. Asgore corrugò la fronte e prese quei fogli, sfogliandoli. C’era la foto di un bambino sulla prima pagina.
Corrugò la fronte leggendo il nome scritto.
I capelli di Frisk erano tagliati, molto corti, e aveva forse qualche anno in meno, e aveva l’aria triste.
-Cos’è?-
-La regina mi aveva chiesto di cercare qualcosa su Frisk… e non avevo trovato nulla fino a stamattina.-
Asgore lesse i fogli.
Sui fogli c’era scritto che il sesso della bambina era l’opposto. Era segnata come un MASCHIO.
Guardò il poliziotto. –Parliamone mentre la cerchiamo.-











Vide il benzinaio che avevano incontrato a metà strada. Frisk aveva una fame da lupi, non aveva pensato al portarsi uno spuntino, e aveva qualche Gold con se.
Entrò dentro al negozio oltre le pompe e si guardò intorno. L’uomo che era dietro al bancone quando la vide sorrise, i baffi grigi e ispidi che aveva si piegarono in un arco. –Ciao piccolina, cosa cerchi?-
-Una barretta alla frutta, ce l’avete?-
Dopo un istante, l’uomo frugò dietro al bancone e le fece vedere l’unico gusto che aveva, se lo fece bastare e prese la barretta di frutta ai lamponi.
Pagò, mentre l’uomo la scrutava. –Piccolina sei tutta infradiciata, dove sono i tuoi genitori?-
La bambina cercò di elaborare una bugia decente.
-Poco lontani… sa… facevamo una gita e io avevo fame… mi aspettano fuori.-
Conciata come era, infangata e con i capelli arruffati non sembrò riconoscerla, nonostante il suo volto fosse finito su giornali e TV di tutto il mondo della superficie.
Uscì di corsa e riprese la sua marcia superando un gruppo di ragazzi con i loro motorini che parlavano tra loro, mentre addentava la barretta. Ora la strada si stava facendo più libera dai detriti ma ai lati dell’asfalto vedeva bene rami e sassi portati dalla corrente. Almeno stava uscendo il sole.











-…Cosa… starebbe a significare quindi…?- Asgore teneva in mano ancora quel fascicolo e aveva rallentato il passo, mentre leggeva.
-Frisk ha perso i suoi genitori in un incidente da piccola, aveva cinque anni quando è successo.- L’umano accanto a lui faceva però fatica a seguire il suo passo. –Fu affidata ai suoi zii.-
-Non capisco perché qui ci sia scritto “maschio”. Frisk è femmina.-
-Si… ma…- Sospirò. –Frisk non ha un determinato sesso. E’ nata senza.-
Asgore si fermò di colpo, guardandolo con le sopracciglia corrucciate. –Come, prego?-
-Non ha sesso. I genitori decisero che sarebbe stata un maschio quando è nata.-
Asgore più ascoltava e più era confuso. Non capiva perché fosse importante al momento.
Il poliziotto continuò: Sette mesi fa Frisk è caduta nel vostro regno, giusto?-
-…Giusto.-
-Sette mesi fa questi suoi parenti hanno avuto un grosso incidente in montagna con la macchina. Ho fatto qualche ricerca e mi sono informato e… non hanno mai denunciato la scomparsa del bambino…-
Con le sopracciglia corrugate Asgore ascoltava, tenendo ancora i fogli stretti tra le dita, e lesse qualche nota sul fascicolo: faceva impressione leggere quei dati. Immaginava che Frisk fosse orfana, ma che addirittura i suoi stessi parenti non ne avessero denunciato la scomparsa lo rendeva furioso.
-Non capisco il perchè non si siano preoccupati di cercare il bambino.-
Il poliziotto scosse la spalle, non avendo risposte. –Avevo intenzione di chiamarli e di porre delle domande, ma non rispondono al telefono. Ho incaricato un mio collega di continuare a cercare di chiamare queste persone.-
-Lei… suppone qualcosa?- Asgore aveva qualche idea, ma non ci voleva nemmeno pensare. Per lui la famiglia era tutto ciò che aveva avuto, la cosa più importante, e pensare che qualcuno potesse essere così sudicio e menefreghista nei confronti di un cucciolo come Frisk lo metteva enormemente a disagio.
-Non saprei che dire. Forse Frisk è scappata quando c’è stato l’incidente… forse la volevano lasciare lì e sperare magari… beh, il peggio. Non sarebbe la prima volta che ci capitano sotto mano queste cose, sono solo stupito dal fatto che nessuno si sia accorto della scomparsa del bambino… cioè, bambina. Sta di fatto che… sia in una, che nell’altra opzione, Frisk non fosse affatto felice con queste persone.
-ne parleremo direttamente con lei. Quando la ritroveremo. Posso tenere questo, per cortesia?- Asgore mise sottobraccio il fascicolo quando il poliziotto annuì. –Bene, dovrò parlarne con la regina.- Si guardò intorno, cercando con lo sguardo qualche faccia ben conosciuta. Undyne era poco distante e si stava avvicinando a passo deciso.
-Undyne, novità?-
-Non la troviamo da nessuna parte. – Sibilò lei, passandosi una mano tra i capelli mandandoseli indietro. –E’ sparita. L’unica spiegazione è che non sia più qui nel campo.- Undyne si morse il labbro inferiore, con una smorfia furiosa. –Giuro che se le è successo qualcosa…-
Asgore le mise una mano su una spalla. –La troveremo, basta non perdere la calma. Dov’è Toriel?-
-Parlava con Sans, credo. L’ho vista con lui prima mentre era seduta su una panca.-









Toriel aveva messo le mani davanti agli occhi. Sans la guardava mentre le stava di fronte con le mani dentro alle tasche della sua felpa. Sapeva che sarebbe finita in quel modo, e nonostante tutto aveva sperato che la bambina non fosse uscita dal campo.. cosa che probabilmente, invece, aveva fatto.
Come? Non lo sapeva. Era furbetta, la marmocchia.
Ma guardando Toriel in quelle condizioni e Papyrus correre a destra e a manca urlando il nome di Frisk non gli faceva apprezzare quella piccola qualità della marmocchia.
-Tori, vedrai che la troveremo. Ha le gambette corte, non può essere sparita nel nulla.-
Toriel singhiozzò. Se solo Frisk si fosse resa conto di quanto stava facendo soffrire tutti. Anche lui stesso. Sospirò pesantemente mettendo una mano sulle ginocchia dell’amica.
-Se le hanno fatto qualcosa?- Toriel scostò le mani dal volto, guardando Sans. –Se le avessero fatto qualcosa, se le avessero fatto del male… oh non di nuovo…- Toriel strinse le mani attorno al corpo, facendosi più piccola. –Non lo sopporterei… Dobbiamo trovarla.- Si alzò, con il volto contratto dal dolore. Sans aprì le braccia.
-Credo sia meglio che tu ti riposi un po’, Toriel.- Sans sorrise, debolmente, ma ci provò. –Penseremo noi a tutto.- La fece sedere nuovamente e le strinse una mano. –Ho una mezza idea su dove possa essere andata, e poi ancora ho una promessa da mantenere.-
Toriel gli sorrise, con dolcezza. –L’hai mantenuta, anche fin troppo, Sans.-
-Direi che ancora non ho adempiuto bene al mio compito, e tu sei troppo scOSSA per fare altro.-
Toriel cominciò a ridere, la stessa risata a cui Sans si era affezionato la prima volta che sentì la sua voce oltre la porta delle rovine. Lo scheletro parve appena più sollevato nel vederla con un sorriso in volto.
-Vedo se è dove credo io. La prendo e torno.-
-Conto su di te, allora, mucchietto d’ossa.- Toriel gli sorrise, ma non pareva troppo convinta. Sans si volse e si allontanò senza alcuna fretta, mentre intorno a lui i mostri erano impegnati nella frenetica ricerca della bambina.
“tanto non ricorderete nemmeno che sono uscita”
Beh, se le intenzioni erano di vedere quanto tutti si stessero preoccupando per lei stava facendo un ottimo lavoro.
Come aveva minacciato di resettare Sans era diventato furibondo, ma ora doveva pensarci su.
Aveva detto “RESETTARE”, non CARICARE. Ecco cosa aveva fatto l’altro giorno, era semplicemente tornata indietro di poco, per cosa, non lo sapeva.
Smosse la mascella, sospirando con pesantezza e si passò una mano sul volto mentre prendeva il cellulare e pigiava qualche tasto velocmente. Rimase a guardare il numero che aveva fatto. Aveva mentito, non aveva grandi idee su dove Frisk fosse finita.
Chiamò Alphys.
-“S…Sans?”-
-Heyo, Al. Senti, hai provato a chiamare Frisk?-
-“Come metà dei mostri presenti, certo che si. Non risponde.”- Ci fu una pausa. –“Sai.. forse dovresti provare a chiamarla tu… siete… molto amici no?”-
-Forse… ma ho una piccolo idea, dove sei?-










La strada era più lunga di quanto Frisk ricordasse. Aveva il fiato corto e le gambe le facevano male… e non era nemmeno a metà strada. Il cellulare non aveva smesso di suonare ed era l’ennesimo squillo che riceveva. Alla fine guardò, scocciata e curiosa, doveva ammetterlo.
Undyne, Alphys, Toriel, Papyrus… soprattutto loro, gli altri erano numeri che non conosceva.
Scosse la testa, mentre sentiva il senso di colpa contorcerle lo stomaco… si sarebbe risolto tutto. Si. Assolutamente.
Premette il pulsante di spegnimento del cellulare, quando all’improvviso apparve un nome sullo schermo.
Rimase a guardarlo. Era la prima volta che chiamava da quando era sparita dal campo. Le veniva da ridere.
Rispose, però. Pensava di sentire la voce di Toriel, che dopo aver saputo che aveva risposto si era precipitata a strappare il telefono di mano a chiunque appartenesse, ma invece la voce di Sans era calma, come al solito.
-“Credi di riportarmi un souvenir, quando tornerai?”-
Frisk chiuse immediatamente la chiamata. L’unica cosa che aveva ora era la rabbia che stava crescendo di più. Diede un calcio a un sasso.
Quanto le dava sui nervi.
Sospirò, continuando a camminare quando si mise più di lato per far passare tre motorini che si dirigevano su per la salita, uno di questi si fermò, guardandola.
-Ehi, piccoletta! Dove vai da sola?-
Frisk sorrise appena, riprendendo fiato. –Mi piacerebbe arrivare in cima alla montagna, dicono che c’è un bel panorama da lassù!- e fece il solito sorrisetto da bambina innocente.
-Come se non sapessi già come è fatta.- Un motorino dietro di lei si fermò, un ragazzo con il casco la guardava, testa piegata di lato. –Non sei quella dei notiziari? Come ti chiami? Fris… Fros… qualcosa del genere.
Frisk serrò la mascella, corrugando la fronte, e non rispose.
-Ehi, è vero!- Il terzo motorino si fermò, la ragazza seduta sul sellino la guardava attraverso gli occhiali da sole. –E’ quella che ha fatto tutto questo casino.-
-Credo vi siate confusi- Frisk sorrise, anche se sentiva che qualcosa non andava. Scesero tutti tre dalle rispettive moto e lei fu costretta ad indietreggiare, finendo contro il guard rail.
-Ha fatto uscire quei fetenti da dove stavano prima.-
Frisk si volse e scattò di lato, così da riuscire a scappare, ma venne bloccata da una mano, che la strattonò per la felpa facendola andare indietro, finendo con la schiena a terra. Li guardò tutti e tre.
Le scritte dinanzi a lei comparvero.
-Perchè… perchè non ne parliamo…?- Biascicò la bambina, alzandosi piano, con cautela. La scritta AZIONE si illuminò mentre tentava quella mossa. –Perché non…-
Un piede si infilò tra le sue caviglie da dietro, e con un unico movimento la fece finire a terra nuovamente. Stavolta Frisk battè il mento. Gemette, alzandosi a carponi.









Sans guardava lo schermo di Alphys, mentre il computer caricava lentamente.
-Speravo… speravo che Frisk rispondesse subito a una delle mie chiamate, così da rintracciarla senza problemi, ma invece… per fortuna con te lo ha fatto! ….Il computer ci mette un po’ per caricare… OH! credo di essere riuscita a trovarla.- La dottoressa si sistemò gli occhiali mentre Sans continuava a guardare lo schermo di quello scatolone grigio. –Ah… cosa?-
Sans si avvicinò. –Che?-
-Segna che il cellulare di Frisk sia alle pendici… del Monte Ebott? Ma come ha fatto ad arrivare fin laggiù?- Alphys si allontanò appena dallo schermo, confusa, per poi voltarsi a guardare Sans.
Lui se ne stava zitto, e guardò Alphys. –Dillo anche agli altri. -
-Ah, s…si!- Alphys prese il cellulare e chiamò subito Undyne, la prima tra le ultime chiamate fatte. –Undyne!Undyne ascolta, abbiamo scoperto dove si trova Frisk! Si, Sans ha…- Si volse a guardare Sans, ma di lui, nessuna traccia. Alphys rimase a guardare la stanza vuota mentre Undyne urlava al cellulare il suo nome. –Sans?-











Perchè se la prendevano con lei?
Non li conosceva nemmeno quei ragazzi.
La presero per la felpa e la gettarono tra gli abeti, dove Frisk rotolò su foglie e terra bagnata, infangandosi ancor di più. Si alzò di scatto, cercando di correre via.
Si sentì tirare per i capelli e gemette, portandosi le mani dietro alla testa mentre veniva gettata indietro, di nuovo a terra, su un fianco.
La ragazza rise mentre si toglieva il casco e lasciava che dei lunghi capelli biondicci fossero scossi dal vento freddo che si era alzato dopo l’acquazzone. –Non sa nemmeno camminare! Dì un po’, stramboide, dove andavi? Hai lasciato qualche mostro dentro?-
-Per favore, non voglio litigare.- La bambina deglutì. Lei… lei era troppo debole rispetto a loro, e in tre non riusciva a concentrarsi su nessuno per riuscire a scorgere le loro barre HP. Fece una smorfia. –Voglio solo raggiungere la cima del monte.-
-Credo invece che ti riporteremo giù!- Un ragazzo la prese per il colletto della felpa, alzandola di peso, facendola strozzare appena. –C’è un bel po’ di gente che vorrebbe conoscerti.-
-Mio padre si divertirebbe un sacco! Dì un po’, schifosa, com’è che hai tradito la tua razza?-
-Non ho tradito proprio nessuno!- Frisk si dimenò mentre era a piedi a penzoloni, mentre il terzo ragazzo si avvicinava. Le cuciture della felpa le facevano male alle braccia e al collo.
-C’è un motivo per cui I mostri erano nel Sottosuolo. O non te l’hanno insegnato a scuola?-
-Stavano lì sotto perchè dei deficienti come v…- Ed ecco il primo colpo.
Frisk se l’aspettava da un momento a l’altro, e le mancò il fiato. La colpirono con un pugno in pieno stomaco e strabuzzò gli occhi, per poi tossire mentre la lasciavano andare, cadendo in una pozzanghera color terra. Si mise su un fianco, gemendo.
16/20 HP
-Deficienti come noi? I mostri non sono fatti per vivere qui… e non mi sorprende che una come te ci si trovi tanto a suo agio, con loro.-
Il cellulare di Frisk vibrò dentro alla sua borsa, e la ragazza se ne accorse. Mentre Frisk ancora tentava di alzarsi dal fango le prese la borsetta, strattonandola indietro. Prese il telefono e guardò lo schermo.
-Ahi ahi ahi, stramboide, ne hai di chiamate perse, vediamo un po’.-
-RIDAMMELO!- Frisk strillò, sperando che qualcuno la sentisse magari, mentre agitava una mano per cercare di riprendersi il cellulare, che vibrò nuovamente.
-Toriel… non è il nome di quell’ammasso di lardo a forma di caprone?- Chiese la ragazza guardando gli altri due.
-La regina vacca?-
-AH! Sarà da divertirsi.- Premette il pulsante, rispondendo. –Pronto?-
-NO!- Frisk scattò in piedi, concentrate sulla ragazza, e non vide arrivare il calcio di uno degli altri due. La presero con forza a un fianco, Frisk si gettò solo a terra dolorante.
11/20 HP
-Chi? Frisk? Ah… si…- La bambina sentì una risata, mentre il dolore le appannava la vista. –Si la vedo. E’ qui. No, non può parlare. Se vuoi lasciare un messaggio fai pure, non credo tornerà per cena.-
-Ridammi… il telefono.- Frisk si alzò a stenti, gemendo. –Ridammi immediatamente… quel telefono!- Strillò e si lanciò addosso a quella ragazza. L’unica cosa che ottenne fu uno schiaffo.
9/20 HP
Il suo cellulare venne gettato a terra, mentre Frisk arrancava per tornare in piedi.
Ma non ce la faceva, il dolore alle costole era davvero troppo. Vedeva a pallini. Aveva la terra in bocca e le veniva da tossire.
Se quelli avessero continuato a darle delle botte e lei fosse arrivata al limite? Se i suoi HP fossero… fossero finiti?
Tremò.
Lei non voleva resettare. Non voleva farlo. Non se la sentiva di rifare ogni cosa per l’ennesima volta.
-Aiuto…- Sussurrò, a denti stretti. –Per favore…- Cominciò a piangere, il sole era ancora alto nel cielo. Era diventata una giornata stupenda, gli uccellini cinguettavano intorno a loro, il calore del sole le scaldava il viso contratto dal dolore, e Frisk si massaggiò il volto, sudato, impantanato, respirando l’aria umida del bosco.
-Aiuto…-
-MA CHE COSA DIAVOLO E’ QUELL’AFFARE?!- La ragazza aveva cominciato a urlare, allontanandosi da Frisk, anche i due ragazzi avevano indietreggiato. Frisk alzò la testa, guardandoli. Parevano spaventati.
-Accidenti. Di tutti gli umani che ho incontrato fino ad ora voi siete i più magrolini, siete tutt’ossa.-
Frisk si volse di scatto, rimpiangendo un attimo dopo di averlo fatto, le costole dolevano troppo. La felpa blu di Sans era illuminata dalla luce del sole, e lui sorrideva sornione ai tre ragazzi.
-E’ disgustoso.-
-Ehi ehi, piano con le parole. Qualcuno potrebbe offendersi.- Si avvicinò a Frisk, osservandola con attenzione, mettendosi poi davanti a lei. Non aveva le ciabatte, ma un paio di scarpette, pulite.
Frisk deglutì. –Sans…?-
-Tranquilla, piccoletta.- Sans tirò fuori il suo cellulare scrollando le spalle e attivò la fotocamera. –Fate un bel sorriso?- Scattò una foto con tanto di flash, mentre i ragazzi si guardavano tra lo spaventato e il confuso.
-Ma chi… cosa diavolo è quell’affare?-
-Ehiiiiiiiiiii…- Sans scosse le spalle. –Piano con le parole, ho detto… sentite, se farete i bravi forse metterò una buona parola per voi e dirò che ve ne siete andati con le buone, ci state? Oppure quando farò vedere le vostre facce alle forze dell’ordine dirò solo che siete dei piccoli bulli… dei piccoli bastardelli.- Aprì le braccia. –Quindi che ne dite di andarvene? Non vorrei aggravare la situazione.-
-E’ uno dei mostri, deve essere un suo amico.-
-Occasione migliore non poteva esserci! La bambina mostro e uno dei suoi amici, che opportunità!- il ragazzo con le spalle più larghe fece dei passi avanti. –Di che avete paura? E’ un nano, se riusc…-
Il corpo di Frisk venne percorso da un brivido gelido, quando all’improvviso, l’anima del ragazzo, divenne visibile e blu. All’improvviso la bambina ebbe una strana sensazione, una sensazione fredda. Si morse le labbra, ma stette in silenzio.
Il ragazzo si alzò di qualche centimetro da terra. –Forse non ci siamo capiti. Dovete andarvene e basta.-
La ragazza corse in avanti e fece per colpire Sans con il suo casco da moto, in un vano tentativo di liberare il compagno. Lo scheletro lasciò andare l’anima del ragazzo, mettendo una mano sulla spalla di Frisk. In un battito di ciglia la bambina e Sans si ritrovarono a un paio di metri lontano da quei teppisti. Frisk deglutì, sentendo la testa vorticare, dovendo chiudere gli occhi più volte.
Frisk osservò, a stenti, le scene successive. Con una mano alzata Sans strinse le dita scheletriche, la ragazza si alzò da terra con la sua anima ben visibile e pulsante in petto, e venne gettata all’indietro sulla melma. Poi toccò a uno dei due ragazzi, e poi all’ultimo. –…A meno che non vogliate che vi faccia male sul serio, ma non vorrei incrinare ancor di più gli attuali rapporti Umani/Mostri… quindi, se non volete passare davvero dei guai… filate.-
La bambina ansimava, mentre era tutta un tremito. Sentiva freddo, era tutta bagnata, e guardò in modo confuso la scena, mentre quei tre se ne andavano a gambe levate, salendo di nuovo sui loro motorini.
Ci fu silenzio, solo il cinguettio degli uccelli e il vento che smuoveva le frasche intorno a loro. Frisk alzò appena la testa, guardando Sans. Allungò una mano verso di lui. –Sans…- gemette.
Lo scheletro si volse e si mise in ginocchio. Si tolse la felpa, mettendogliela sulle spalle con delicatezza, una delicatezza che Frisk non immaginava. Deglutì, guardandolo. –Sans…-
-Ci hai fatti preoccupare, tutti.- Disse piano, mentre le metteva a posto i ciuffi bagnati della bambina. –Con quel tempo poi. Non sei cambiata di una virgola, sei una testa calda.-
-Sans.- Frisk strinse con una mano la felpa. –Sans.- La voce si ruppe in un singhiozzo e si gettò addosso a lui, stringendolo al collo, tremando e piangendo.
Sans ricambiò subito quell’abbraccio, passandogli una mano sulla schiena mentre le copriva il capo con il cappuccio della felpa. Rimasero in silenzio qualche attimo.
-Mi dispiace, piccoletta. Tranquilla.-
Frisk non avrebbe desiderato essere d’altra parte che lì. Le dispiaceva, le dispiaceva da morire quello che aveva fatto, e di aver litigato con lui. Le dispiaceva di essere sparita.
-Credevo di risolvere tutto… io… noi… sarebbe stato tutto più facile, no…?-
-So che avevi buone intenzioni.- Sans Si scostò appena, guardandola. Sospirò. –Ma non parliamone ora. Sei ridotta maluccio.- La strinse di nuovo. –Hai bisogno di qualcuno che ti controlli. Non stai bene.-
-…dici…?- La voce di Frisk uscì più debole di quello che si aspettasse. Chiuse gli occhi, appoggiandosi a Sans. –Non ti preoccupare…-
La testa di Frisk girò di nuovo, e non sentì più il suolo bagnato, ma uno freddo e liscio. Aprì appena gli occhi, non c’erano più gli alberi e il sole, ma delle luci artificiali e delle finestre.
-Mi dispiace, piccoletta.-
Frisk sentì quell’ultima frase di Sans, prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi a un po’ di riposo. La felpa le dava sicurezza, ed era calda. Ci si rilassò dentro, appoggiandosi a Sans, mentre anche i rumori intorno a lei svanivano.








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OOOOK. FOLKS. A regola, con il piano iniziale, c’era di fare solo un altro capitol e poi stop… E INVECE VOGLIO CONTINUARE. So che non è il Massimo ma apprezzate l’impegno \o/
  
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