Allora,
stavolta ho veramente *osato*. xD
Nel
senso che mi sono lanciata nel puro dramma, che è un genere assolutamente nuovo
per me. Però... però l'idea di Chiara (Ice_Bubble) di quel Nick schizofrenico
per volontà sua, rinchiuso nel suo mondo, mi è piaciuta un sacco!*O*
E ho
voluto provare ad inserire la mia amata Coco in uno scenario del genere.x3
Spero
solo che non sia venuto fuori un aborto totale!xD A voi la sentenza. Aspetto
tanti commenti!*O*
Ovviamente,
questa shot è dedicata, con tutto il cuore, alla numero 4, alias Chiara, a cui
non saprò mai dire grazie abbastanza. *lovva immensamente*
Hope she and you'll like it!x3
La Porta Dei Sogni
E mi sa che sei quello che fa luce
pian piano.
Chissà come ci vedi
e chissà come ridi di quello che siamo...
[...]
E, se proprio sei quello, fatti almeno guardare...
non sai quanto ci manchi,
non tornano i conti a doverti trovare.
(Adattamento di La
Porta Dei Sogni - Ligabue)
- Coco... Sei sicura?
-
Rabbrividì, alzando lo
sguardo sulla facciata bianca e regolare dell'edificio che aveva davanti.
Sapeva che Kevin lo stava facendo per lei, che parlava in assoluta buonafede.
Sapeva anche che
sarebbe stato mostruosamente difficile, che avrebbe dovuto soffocare la voglia
lancinante di scappare, al compiersi di ogni singolo movimento...
Dio, se lo sapeva. Ma doveva farlo. Perchè lui era lì dentro.
E, sempre lui, era
l'unica cosa importante.
Annuì con fermezza,
stringendo la sua mano da un lato e dall'altro quella di Joe, che era rimasto
in silenzio per tutto il tempo, raggranellando dentro di sè la forza per non
smettere di sorridere.
Non prima di esserne
uscito.
- Hai paura? - Di
nuovo Kevin. Joe non sembrava in grado di articolare una sola sillaba, in quel
momento.
- Da morire... - Soffiò, con voce tremante, fissandolo dritto negli
occhi. - Ma io devo vederlo, Kev...
Lo tradirei, tradirei me stessa, se mi lasciassi sconfiggere così. -
- Dall'ultima... unica volta che l'hai visto è, beh, non
si può esattamente dire "migliorato". E'... sereno, forse. Ma non è più lui. Non c'è traccia di... -
- No. - Lo bloccò lei,
con decisione. - Non dirlo. Non è vero.
Nick... il mio piccolo Nick è ancora
lì, da qualche parte. Ne sono certa... E tornerà. Prima o poi. -
Si inumidì le labbra,
mordendosele leggermente nell'affannoso tentativo di non cedere.
Poi, senza il minimo
preavviso, staccò i piedi dal suolo ghiaioso e si scagliò oltre l'asettica
porta a vetri, trascinandoseli dietro.
***
Il cortile dell'istituto
era piccolo ed estremamente curato, come qualsiasi altra cosa all'interno di
quelle quattro mura. Alberi perfettamente potati, sentieri di sassolini bianchi
e morbidi prati all'inglese. Un ordine rigoroso, perfetto.
Quasi fastidioso, se
messo in relazione al luogo in cui si trovava.
Un'infermiera esile e
dinoccolata li guidò attraverso l'ala pediatrica, lasciandoli all'estremità di
un lungo porticato pallido. Indicò con un gesto vago uno sprazzo d'erba poco
avanti a loro e poi sparì, così come era spuntata. Silenziosamente.
Coco sentì la mano di
Joe stringersi convulsamente intorno alla sua ed il suo braccio tremare
leggermente. Era tutto così dannatamente irreale...
Rimasero fermi, senza
dire assolutamente nulla, per un tempo che parve infinito... cercando l'uno
nell'altro il coraggio di andare oltre.
Inaspettatamente fu di nuovo lei a dare il "la", lasciandoli
momentaneamente andare, per scavalcare il muretto che li separava dal prato con
un movimento leggero.
Kevin e Joe le furono
accanto quasi immediatamente, attirati dal suo spostamento come aghi di bussola
con la Stella Polare.
- Sei davvero sicura? - Le dita del maggiore si
serrarono di nuovo attorno al suo braccio. Decise, ma non tanto da farle male.
Annuì, sentendo una
mano invisibile strizzarle il petto, esattamente all'altezza del cuore.
Poi, raccogliendo
tutta la sua forza di volontà, assolutamente
tutta, fino all'ultima goccia, si
staccò e prese a camminare lentamente attraverso l'erba.
Sentiva i fili
pizzicarle le caviglie scoperte e i ramoscelli secchi scricchiolare, sotto la
suola sottile delle scarpe.
Tutto, in
quell'orribile silenzio vuoto, acquisiva un suo peso.
Lui sbucò
improvvisamente, quasi fosse comparso dal nulla. Seduto ai piedi di un piccolo albero, pallido e
millimetricamente sfrondato come quasi ogni cosa lì attorno. La testa ricciuta
piegata leggermente di lato e gli occhi scuri, maledettamente inespressivi,
puntati verso il cielo.
Gabrielle aprì la
bocca, come per chiamarlo, ma dalle sue labbra dischiuse uscì poco più che un
sospiro strozzato.
Che sarebbe stato
difficile lo sapeva...
Ma non avrebbe potuto
prevedere che trovarcisi davanti l'avrebbe reso quasi impossibile.
- Ehi, Nicky! - La
voce tesa e squillante di Joe si insinuò nell'aria immobile, lacerandola come
lo schiocco di un proiettile.
Lo senti camminarle a
fianco e poi lo vide superarla di slancio, per andare ad inginocchiarsi davanti
al fratello.
- Come stai, campione? - Gli chiese, col sorriso più
triste che Coco avesse mai visto poggiarsi su quelle bellissime labbra. Poi allungò
una mano ad accarezzargli amorevolmente il braccio.
Nick si tirò indietro
con uno scatto, stringendosi al petto il vecchio orsacchiotto di pezza che si
portava dietro da un tempo ormai terribilmente lungo.
- La mamma dov'è? -
Per quanto la sua voce
fosse serena, distesa, quasi incosciente, quelle quattro parole riuscirono a
gelare il sangue nelle vene degli altri tre.
Joe chinò tristemente il
capo, soffocando un sospiro, per rialzarlo qualche secondo dopo, carico di
altra forza di sorridere.
- Non c'è. - Ormai
avevano perso il conto delle volte in cui avevano tentato di farglielo capire.
Solo, quando si
ostinavano a ripeterlo, Nick si chiudeva ancora di più in sè stesso.
Faceva sempre più
parte di quell'assurdo mondo interiore che si era creato... Una realtà in cui
Denise non era morta e avrebbe mantenuto la sua promessa: non l'avrebbe mai
lasciato. Mai.
Ci si rifugiò
maledettamente in fretta.
Tornò a puntare lo
sguardo alle nuvole, rimuovendo completamente la presenza del fratello e di
chiunque altro attorno a lui.
Se sua madre non era
lì, nient'altro aveva importanza. Basta.
Chiuso.
- ... Però guarda chi
ti abbiamo portato! - Joe alzò gli occhi color caramello su Coco, ancora ferma
in mezzo al prato e impegnata a torturare tra le dita sottili il ciondolo che
portava al collo.
Il plettro di bachelite scura.
Lei esitò, lasciando
ricadere la mano tremante lungo il fianco. Poi sentì un braccio cingerle
dolcemente le spalle e spingerla appena in avanti...
Ruotò
impercettibilmente il capo, incrociando lo sguardo premuroso di Kevin. Dolce e
avvolgente come una carezza... con un fondo di dolore straziante.
Lo strinse a sua volta e, incapace di continuare
da sola, si lasciò condurre da lui, fino alla fine.
Joe si rialzò in
piedi, facendosi appena indietro per lasciarle spazio.
Le sembrò quasi di
avvertire una fitta alle gambe, quando si chinò per arrivare alla sua altezza.
- Ciao, Nick. -
Sussurrò, a voce pressoché inudibile. Lui non diede alcun segno di averla sentita,
gli occhi ostinatamente fissi su una piccola nuvola bianca. - Mi riconosci...?
-
Si accoccolò, lasciando
cadere lentamente le ginocchia a terra mentre inclinava leggermente il capo in
attesa di una risposta che, sapeva benissimo, non sarebbe mai arrivata.
Con un mugolio
soffocato, Nick abbassò lo sguardo sull'orizzonte lontano, lasciando che l'orso
scivolasse di lato, piegando la testa in maniera spaventosamente simile al suo
proprietario.
Un ricciolo ribelle si
separò dai suoi compagni, scivolando lentamente sulla sua fronte pallida e
Gabrielle, quasi in risposta ad un riflesso condizionato, allungò la mano a sistemarglielo.
Avvertì distintamente
alle sue spalle lo scatto di Joe. Probabilmente bloccato dal fermo
autocontrollo di Kevin...
Dai racconti che le
erano stati fatti sapeva che, spesso, Nick rispondeva al contatto fisico
esterno con gesti bruschi, quasi rabbiosi. Li percepiva come tentativi di
intromissione nel suo mondo... Qualcosa
di pericoloso da cui difendersi ostinatamente.
Li sentì trattenere
bruscamente il fiato...
E, nonostante questo,
non si fermò.
Muovendosi come sotto
ipnosi, le dita sottili scivolarono lentamente, riaccomodando il ciuffo in
mezzo agli altri... Lambirono la pelle fredda e si soffermarono per un attimo
all'angolo delle labbra sottili.
Lui rimase immobile, lasciandosi
toccare con disarmante arrendevolezza. Dischiuse docilmente la bocca,
rispondendo alla carezza di Coco.
- Nick...! - Ripetè lei,
con voce appena strozzata.
Si avvicinò
leggermente, facendo leva sul terreno umido con una mano, mentre si protendeva
in avanti. Nel momento stesso in cui le sue dita si intrecciavano a quelle di
Nick, un rumore di foglie calpestate annunciò l'arrivo di qualcuno.
- Scusate... I signori
Jonas? - Un dottore di quelli da telefilm, con il camice bianco latte e lo
stretoscopio attorno al collo, si avvicinò ai due fratelli maggiori, brandendo
una cartella clinica.
Coi capelli scuri e la
montatura sottile di tartaruga sul naso... sembrava quasi finto.
Parlottò sommessamente
con Kevin, prendendo a camminare e ritrascinando lui e Joe fin sotto il
porticato. Li osservò allontanarsi, lasciandosi dietro una scia di sguardi
apprensivi a cui lei rispose con un cenno deciso del capo, rassicurandoli,
nonostante stesse tremando impercettibilmente.
Poi tornò a voltarsi
verso Nick, con il cuore in gola e il respiro bloccato da qualche parte
all'altezza dello stomaco: lui aveva cambiato leggermente posizione, piegando
le gambe davanti a sè e raddrizzando appena la schiena.
Solo la mano che lei
gli teneva era rimasta ferma al suo posto, abbandonata lungo il fianco...
- Nick... - Soffiò,
apparentemente capace di articolare soltanto quella parola, mentre lo lasciava
andare per la manciata di secondi necessaria a raggiungere di nuovo la sua
guancia. Gli prese il viso fra le mani, costringendolo quasi a distogliere lo
sguardo dal cielo per lasciarlo ricadere su di lei. - Guardami. -
Si specchiò nei suoi
occhi color mogano, resi apparentemente luminosi dal riflesso di un sogno e
sussultò, quando lì trovò disperatamente vuoti.
Orribilmente diversi
da come li ricordava, seppure sembrassero sempre gli stessi.
Una lacrima quasi
invisibile rotolò oltre le ciglia folte, mentre si soffermava su una marea di
dettagli stupidi... Particolari quasi invisibili, che, però, lei aveva imparato
a conoscere ed amare e che, ora come
ora, facevano somigliare quell'involucro vuoto al suo Nick, in maniera spaventosa...
... come, ad esempio,
il neo perfettamente tondo che aveva sulla guancia destra.
Si avvicinò a posarvi
le labbra, soffocando un leggero singhiozzo contro il viso di lui, prima di
abbracciarlo, passandogli le braccia dietro il collo.
Nick si lasciò
stringere, incredibilmente remissivo anche quando Gabrielle si accoccolò contro
di lui, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla.
Lei strofinò
dolcemente la punta del naso contro la sua pelle, assaporandone profumo così
familiare, riconoscibile anche in mezzo all'odore intenso di disinfettante da
ospedale.
- Piccolo... - Mormorò, lasciando cadere altre due piccole lacrime sulla
stoffa chiara della maglia di lui. Si inumidì le labbra, ascoltando il suo respiro
regolare. - Mi manchi da morire, lo
sai? - Continuò, abbassando una mano per poggiargliela all'altezza del cuore.
Strizzò la t-shirt tra
le dita, facendolo sussultare leggermente.
Lo sentì muoversi
appena, ma non si staccò. Non voleva
staccarsi.
Aveva bisogno di quel
contatto, lo aspettava da mesi perchè sapeva che nient'altro sarebbe riuscito a
liberarla dal suo peso. Aveva custodito gelosamente dentro di sè pensieri, parole che avrebbero trovato
un senso, solo se rivolti a lui...
E che ora stavano uscendo
dalle sue labbra come un fiume in piena.
No. A costo di essere presa
a sua volta per pazza, non lo avrebbe
lasciato andare.
- Sì, io muoio, senza
di te... - Continuò, tuffando l'altra mano tra i capelli di lui e prendendo ad
accarezzare i riccioli scuri, come aveva fatto tante volte. - E scommetto che
lo sai benissimo anche tu. - Un piccolo sorriso le illuminò il volto, mentre il
suo corpo teso si rilassava, appoggiandosi delicatamente a quello di Nick ed
azzerando quasi totalmente la distanza tra loro. Alzò appena il capo, quel poco
che bastava per guardarlo. - Perchè io lo so, che sei ancora lì da qualche
parte... E che puoi sentirmi. - Soffiò. L'ennesima lacrima le inumidì il volto
pallido, scivolando inosservata, seppur contrastasse vividamente con
l'espressione serena e la sua voce rilassata.
Fissò gli occhi scuri
per qualche interminabile secondo, immaginando più che sperando di ottenere una
risposta... Poi tornò a stringerlo, chinandosi, a posargli un bacio leggero
nell'incavo del collo, scostando appena la maglietta con le dita.
Così come erano
abituati a fare, prima.
Un gesto dolce, intimo
forse, che era diventato irrimediabilmente loro.
- Torna da me, Nick... - Mormorò, soffocando quasi le parole contro
la sua pelle, prima di concedersi un lungo silenzio.
Raggomitolandosi
nuovamente in un abbraccio irreale.
Dopo quelle che
sembrarono ore, improvvisamente, avvertì qualcosa.
***
Joe voltò le spalle al
dottor Giraude ancor prima che questi avesse finito di scorrere la cartella
clinica di suo fratello. Che bisogno c'era di ascoltarlo mentre inanellava tutta
una serie di frasi fatte, già sentite e risentite?
"E' stabile." "Fisicamente sta bene." "Dategli tempo." "Può essere che migliori."
"Ci sono concrete possibilità che torni ad
essere quello di prima."
Stronzate. Tutte stronzate.
Strinse i pugni fino a
far diventare livide le nocche, ficcando furiosamente le mani in tasca e prese
a camminare in direzione dell'albero sotto cui avevano lasciato Nick e
Gabrielle.
Erano passati solo
dieci minuti scarsi, ma già si sentiva come un torturatore per aver permesso che la sua Coco rimanesse da sola di
fronte al dolore per così tanto tempo.
Se poteva esserci una
cosa peggiore del vedere il suo fratellino ridotto in quel modo, era
sicuramente il dover essere costretto a leggere negli occhi di lei uno
smarrimento e una paura tanto grandi.
Ascoltò Kevin
congedare il medico con qualche altra formula di rito, domandandosi
rabbiosamente perchè diavolo non lo mandava semplicemente a quel paese, prima
di sentirlo muovere poco indietro. Senza nemmeno aspettarlo, scavalcò il
muretto con un salto ed attraversò lo sprazzo d'erba, quasi correndo.
Salvo, poi, bloccarsi di
scatto ad un paio di metri di distanza dalle due figure sedute ai piedi del
piccolo tiglio pallido.
Sgranò gli occhi color
caramello, fissando il capo di Gabrielle nascosto quasi contro la spalla di
Nick e il suo corpo sottile appoggiato morbidamente a quello di lui. Osservò le
sue mani aggrappate alle braccia del fratello e i suoi capelli scuri che, dove
li sfioravano, quasi si confondevano ai folti riccioli di Nick.
Ma, più ancora di
tutto il resto, una cosa lo colpì.
Violenta e istantanea
come una coltellata in pieno petto.
Si girò, muovendo
qualche passo indietro, agguantando Kevin per la manica arrotolata della
camicia. Lo trascinò, senza dire nulla, fino al punto in cui si trovava lui,
poco prima.
- Joe! Si può sapere
che cosa diavolo ti prende?!? - Sibilò il maggiore, preoccupandosi di mantenere
un tono di voce adatto all'ambiente.
- Guarda... - Si sforzò di esalare, indicando davanti a sè con un
piccolo cenno del capo, mentre la voce gli moriva in gola.
Kevin seguì la
direzione del suo sguardo, incontrando, a sua volta, qualcosa che mai e poi mai si sarebbe aspettato di vedere:
Il braccio sinistro di
Nick non era più stancamente abbandonato lungo il fianco... E le sue dita
affusolate avevano smesso di strappare i lucidi fili d'erba, per tuffarsi fra i
lunghi boccoli di Gabrielle.
La stringeva appena,
cingendole le spalle minute come era sempre stato solito fare.
Per un attimo, un
singolo, microscopico attimo, gli sembrò quasi che tutto fosse tornato come prima.
Quasi.
Quando lui e Joe si
avvicinarono, la mano di Nick si riaddormentò... Scivolò via dal corpo di lei, tornando
a poggiarsi innaturalmente sul terreno freddo.
Coco si staccò leggermente
da lui, soffocando un sospiro prima di voltarsi.
Senza parlare, Joe le
si inginocchiò accanto, allungandosi ad accarezzarle una guancia.
- E' ora di andare? -
Mormorò, poggiando la mano sulla sua. Lui non potè impedirsi di sorridere,
osservando quanto era più piccola e chiara.
Annuì, rialzandosi e
facendo per aiutarla. Prima di porgergli la mano, però, Gabrielle tornò, per un
momento, a guardare Nick.
Gli scostò i ricci
dalla fronte e si avvicinò a posarvi un bacio leggero, soffermandosi per un secondo,
sotto gli occhi degli altri due, ancora troppo increduli davanti alla tenera
arrendevolezza con cui il fratellino si lasciava toccare da lei.
- Tornerò presto,
Piccolo. Promesso. - Sorrise,
concedendosi un altro, microscopico bacio, prima di alzarsi.
Kevin e Joe la
osservarono avvicinarsi in silenzio, lasciando che si intrufolasse tra di loro
- tanto minuta al confronto, che sembrava quasi sparire, stretta lì in mezzo -
prima di circondarle amorevolmente l'uno le spalle e l'altro la vita.
- Guarirà... - Soffiò,
sentendo un improvviso, meraviglioso senso di sollievo. Appoggiò la testa alla
spalla di Kevin, prendendo fiato.
- Solo tu potevi
compiere questo piccolo miracolo... - Mormorò Joe, guardandola con gli occhi
lucidi. La strinse appena un po' di più, accarezzandola attraverso la stoffa
leggera della maglietta. - Solo tu,
Coco. -
- Ci vorrà tantissimo
tempo... - Chiarificò il maggiore, riportandoli un po' con i piedi per terra.
Gabrielle si voltò,
posandogli un dito sulle labbra come a zittirlo.
- Guarirà. - Soffiò, a
pochi centimetri dal suo viso, strappandogli un sorriso.
Guarirà.
La porta dei sogni...
La porta dei sogni chiudila tu.
(La Porta Dei Sogni - Ligabue)