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Autore: Minako_86    16/04/2009    7 recensioni
[..]- Nick... - Soffiò, apparentemente capace di articolare soltanto quella parola, mentre lo lasciava andare per la manciata di secondi necessaria a raggiungere di nuovo la sua guancia. Gli prese il viso fra le mani, costringendolo quasi a distogliere lo sguardo dal cielo per lasciarlo ricadere su di lei. - Guardami. -
Si specchiò nei suoi occhi color mogano, resi apparentemente luminosi dal riflesso di un sogno e sussultò, quando lì trovò disperatamente vuoti.
Orribilmente diversi da come li ricordava, seppure sembrassero sempre gli stessi.[...]
Nick e Coco. L'idea di base è ripresa dalla shot "A litte corner of heart" di Ice_Bubble, con il suo permesso.^O^
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Coco

Allora, stavolta ho veramente *osato*. xD

 

Nel senso che mi sono lanciata nel puro dramma, che è un genere assolutamente nuovo per me. Però... però l'idea di Chiara (Ice_Bubble) di quel Nick schizofrenico per volontà sua, rinchiuso nel suo mondo, mi è piaciuta un sacco!*O*

 

E ho voluto provare ad inserire la mia amata Coco in uno scenario del genere.x3

 

Spero solo che non sia venuto fuori un aborto totale!xD A voi la sentenza. Aspetto tanti commenti!*O*

 

Ovviamente, questa shot è dedicata, con tutto il cuore, alla numero 4, alias Chiara, a cui non saprò mai dire grazie abbastanza. *lovva immensamente*

 

Hope she and you'll like it!x3

 

 

 

La Porta Dei Sogni

 

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E mi sa che sei quello che fa luce pian piano.
Chissà come ci vedi

e chissà come ridi di quello che siamo...

[...]

E, se proprio sei quello, fatti almeno guardare...
non sai quanto ci manchi,

non tornano i conti a doverti trovare.

(Adattamento di La Porta Dei Sogni - Ligabue) 

 

 

- Coco... Sei sicura? -

 

Rabbrividì, alzando lo sguardo sulla facciata bianca e regolare dell'edificio che aveva davanti. Sapeva che Kevin lo stava facendo per lei, che parlava in assoluta buonafede.

Sapeva anche che sarebbe stato mostruosamente difficile, che avrebbe dovuto soffocare la voglia lancinante di scappare, al compiersi di ogni singolo movimento...

 

Dio, se lo sapeva. Ma doveva farlo. Perchè lui era lì dentro.

E, sempre lui, era l'unica cosa importante.

 

Annuì con fermezza, stringendo la sua mano da un lato e dall'altro quella di Joe, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, raggranellando dentro di sè la forza per non smettere di sorridere.

 

Non prima di esserne uscito.

 

- Hai paura? - Di nuovo Kevin. Joe non sembrava in grado di articolare una sola sillaba, in quel momento.

 

- Da morire... - Soffiò, con voce tremante, fissandolo dritto negli occhi. - Ma io devo vederlo, Kev... Lo tradirei, tradirei me stessa, se mi lasciassi sconfiggere così. -

 

- Dall'ultima... unica volta che l'hai visto è, beh, non si può esattamente dire "migliorato". E'... sereno, forse. Ma non è più lui. Non c'è traccia di... -

 

- No. - Lo bloccò lei, con decisione. - Non dirlo. Non è vero. Nick... il mio piccolo Nick è ancora lì, da qualche parte. Ne sono certa... E tornerà. Prima o poi. -

 

Si inumidì le labbra, mordendosele leggermente nell'affannoso tentativo di non cedere.

Poi, senza il minimo preavviso, staccò i piedi dal suolo ghiaioso e si scagliò oltre l'asettica porta a vetri, trascinandoseli dietro.

 

***

 

Il cortile dell'istituto era piccolo ed estremamente curato, come qualsiasi altra cosa all'interno di quelle quattro mura. Alberi perfettamente potati, sentieri di sassolini bianchi e morbidi prati all'inglese. Un ordine rigoroso, perfetto.

 

Quasi fastidioso, se messo in relazione al luogo in cui si trovava.

 

Un'infermiera esile e dinoccolata li guidò attraverso l'ala pediatrica, lasciandoli all'estremità di un lungo porticato pallido. Indicò con un gesto vago uno sprazzo d'erba poco avanti a loro e poi sparì, così come era spuntata. Silenziosamente.

 

Coco sentì la mano di Joe stringersi convulsamente intorno alla sua ed il suo braccio tremare leggermente. Era tutto così dannatamente irreale...

 

Rimasero fermi, senza dire assolutamente nulla, per un tempo che parve infinito... cercando l'uno nell'altro il coraggio di andare oltre. Inaspettatamente fu di nuovo lei a dare il "la", lasciandoli momentaneamente andare, per scavalcare il muretto che li separava dal prato con un movimento leggero.

 

Kevin e Joe le furono accanto quasi immediatamente, attirati dal suo spostamento come aghi di bussola con la Stella Polare.

 

- Sei davvero sicura? - Le dita del maggiore si serrarono di nuovo attorno al suo braccio. Decise, ma non tanto da farle male.

 

Annuì, sentendo una mano invisibile strizzarle il petto, esattamente all'altezza del cuore.

Poi, raccogliendo tutta la sua forza di volontà, assolutamente tutta, fino all'ultima goccia, si staccò e prese a camminare lentamente attraverso l'erba.

 

Sentiva i fili pizzicarle le caviglie scoperte e i ramoscelli secchi scricchiolare, sotto la suola sottile delle scarpe.

 

Tutto, in quell'orribile silenzio vuoto, acquisiva un suo peso.

 

Lui sbucò improvvisamente, quasi fosse comparso dal nulla. Seduto ai piedi di un piccolo albero, pallido e millimetricamente sfrondato come quasi ogni cosa lì attorno. La testa ricciuta piegata leggermente di lato e gli occhi scuri, maledettamente inespressivi, puntati verso il cielo.

 

Gabrielle aprì la bocca, come per chiamarlo, ma dalle sue labbra dischiuse uscì poco più che un sospiro strozzato.

Che sarebbe stato difficile lo sapeva...

Ma non avrebbe potuto prevedere che trovarcisi davanti l'avrebbe reso quasi impossibile.

 

- Ehi, Nicky! - La voce tesa e squillante di Joe si insinuò nell'aria immobile, lacerandola come lo schiocco di un proiettile.

 

Lo senti camminarle a fianco e poi lo vide superarla di slancio, per andare ad inginocchiarsi davanti al fratello.

 

- Come stai, campione? - Gli chiese, col sorriso più triste che Coco avesse mai visto poggiarsi su quelle bellissime labbra. Poi allungò una mano ad accarezzargli amorevolmente il braccio.

 

Nick si tirò indietro con uno scatto, stringendosi al petto il vecchio orsacchiotto di pezza che si portava dietro da un tempo ormai terribilmente lungo.

 

- La mamma dov'è? -

 

Per quanto la sua voce fosse serena, distesa, quasi incosciente, quelle quattro parole riuscirono a gelare il sangue nelle vene degli altri tre.

Joe chinò tristemente il capo, soffocando un sospiro, per rialzarlo qualche secondo dopo, carico di altra forza di sorridere.

 

- Non c'è. - Ormai avevano perso il conto delle volte in cui avevano tentato di farglielo capire.

Solo, quando si ostinavano a ripeterlo, Nick si chiudeva ancora di più in sè stesso.

Faceva sempre più parte di quell'assurdo mondo interiore che si era creato... Una realtà in cui Denise non era morta e avrebbe mantenuto la sua promessa: non l'avrebbe mai lasciato. Mai.

 

Ci si rifugiò maledettamente in fretta.

 

Tornò a puntare lo sguardo alle nuvole, rimuovendo completamente la presenza del fratello e di chiunque altro attorno a lui.

 

Se sua madre non era lì, nient'altro aveva importanza. Basta. Chiuso.

 

- ... Però guarda chi ti abbiamo portato! - Joe alzò gli occhi color caramello su Coco, ancora ferma in mezzo al prato e impegnata a torturare tra le dita sottili il ciondolo che portava al collo.

 

Il plettro di bachelite scura.

 

Lei esitò, lasciando ricadere la mano tremante lungo il fianco. Poi sentì un braccio cingerle dolcemente le spalle e spingerla appena in avanti...

Ruotò impercettibilmente il capo, incrociando lo sguardo premuroso di Kevin. Dolce e avvolgente come una carezza... con un fondo di dolore straziante.

 

Lo  strinse a sua volta e, incapace di continuare da sola, si lasciò condurre da lui, fino alla fine.

 

Joe si rialzò in piedi, facendosi appena indietro per lasciarle spazio.

Le sembrò quasi di avvertire una fitta alle gambe, quando si chinò per arrivare alla sua altezza.

 

- Ciao, Nick. - Sussurrò, a voce pressoché inudibile. Lui non diede alcun segno di averla sentita, gli occhi ostinatamente fissi su una piccola nuvola bianca. - Mi riconosci...? -

 

Si accoccolò, lasciando cadere lentamente le ginocchia a terra mentre inclinava leggermente il capo in attesa di una risposta che, sapeva benissimo, non sarebbe mai arrivata.

Con un mugolio soffocato, Nick abbassò lo sguardo sull'orizzonte lontano, lasciando che l'orso scivolasse di lato, piegando la testa in maniera spaventosamente simile al suo proprietario.

 

Un ricciolo ribelle si separò dai suoi compagni, scivolando lentamente sulla sua fronte pallida e Gabrielle, quasi in risposta ad un riflesso condizionato, allungò la mano a sistemarglielo.

 

Avvertì distintamente alle sue spalle lo scatto di Joe. Probabilmente bloccato dal fermo autocontrollo di Kevin...

Dai racconti che le erano stati fatti sapeva che, spesso, Nick rispondeva al contatto fisico esterno con gesti bruschi, quasi rabbiosi. Li percepiva come tentativi di intromissione nel suo mondo... Qualcosa di pericoloso da cui difendersi ostinatamente.  

 

Li sentì trattenere bruscamente il fiato...

 

E, nonostante questo, non si fermò.

Muovendosi come sotto ipnosi, le dita sottili scivolarono lentamente, riaccomodando il ciuffo in mezzo agli altri... Lambirono la pelle fredda e si soffermarono per un attimo all'angolo delle labbra sottili.

 

Lui rimase immobile, lasciandosi toccare con disarmante arrendevolezza. Dischiuse docilmente la bocca, rispondendo alla carezza di Coco.

 

- Nick...! - Ripetè lei, con voce appena strozzata.

 

Si avvicinò leggermente, facendo leva sul terreno umido con una mano, mentre si protendeva in avanti. Nel momento stesso in cui le sue dita si intrecciavano a quelle di Nick, un rumore di foglie calpestate annunciò l'arrivo di qualcuno.

 

- Scusate... I signori Jonas? - Un dottore di quelli da telefilm, con il camice bianco latte e lo stretoscopio attorno al collo, si avvicinò ai due fratelli maggiori, brandendo una cartella clinica.

Coi capelli scuri e la montatura sottile di tartaruga sul naso... sembrava quasi finto.

 

Parlottò sommessamente con Kevin, prendendo a camminare e ritrascinando lui e Joe fin sotto il porticato. Li osservò allontanarsi, lasciandosi dietro una scia di sguardi apprensivi a cui lei rispose con un cenno deciso del capo, rassicurandoli, nonostante stesse tremando impercettibilmente.

 

Poi tornò a voltarsi verso Nick, con il cuore in gola e il respiro bloccato da qualche parte all'altezza dello stomaco: lui aveva cambiato leggermente posizione, piegando le gambe davanti a sè e raddrizzando appena la schiena.

Solo la mano che lei gli teneva era rimasta ferma al suo posto, abbandonata lungo il fianco...

 

- Nick... - Soffiò, apparentemente capace di articolare soltanto quella parola, mentre lo lasciava andare per la manciata di secondi necessaria a raggiungere di nuovo la sua guancia. Gli prese il viso fra le mani, costringendolo quasi a distogliere lo sguardo dal cielo per lasciarlo ricadere su di lei. - Guardami. -

 

Si specchiò nei suoi occhi color mogano, resi apparentemente luminosi dal riflesso di un sogno e sussultò, quando lì trovò disperatamente vuoti.

 

Orribilmente diversi da come li ricordava, seppure sembrassero sempre gli stessi.

 

Una lacrima quasi invisibile rotolò oltre le ciglia folte, mentre si soffermava su una marea di dettagli stupidi... Particolari quasi invisibili, che, però, lei aveva imparato a conoscere ed amare e che, ora come ora, facevano somigliare quell'involucro vuoto al suo Nick, in maniera spaventosa...

 

... come, ad esempio, il neo perfettamente tondo che aveva sulla guancia destra.

 

Si avvicinò a posarvi le labbra, soffocando un leggero singhiozzo contro il viso di lui, prima di abbracciarlo, passandogli le braccia dietro il collo.

 

Nick si lasciò stringere, incredibilmente remissivo anche quando Gabrielle si accoccolò contro di lui, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla.

 

Lei strofinò dolcemente la punta del naso contro la sua pelle, assaporandone profumo così familiare, riconoscibile anche in mezzo all'odore intenso di disinfettante da ospedale.

 

- Piccolo... - Mormorò, lasciando cadere altre due piccole lacrime sulla stoffa chiara della maglia di lui. Si inumidì le labbra, ascoltando il suo respiro regolare. - Mi manchi da morire, lo sai? - Continuò, abbassando una mano per poggiargliela all'altezza del cuore.

 

Strizzò la t-shirt tra le dita, facendolo sussultare leggermente.

 

Lo sentì muoversi appena, ma non si staccò. Non voleva staccarsi.

Aveva bisogno di quel contatto, lo aspettava da mesi perchè sapeva che nient'altro sarebbe riuscito a liberarla dal suo peso. Aveva custodito gelosamente dentro di sè pensieri, parole che avrebbero trovato un senso, solo se rivolti a lui...

 

E che ora stavano uscendo dalle sue labbra come un fiume in piena.

 

No. A costo di essere presa a sua volta per pazza, non lo avrebbe lasciato andare.

 

- Sì, io muoio, senza di te... - Continuò, tuffando l'altra mano tra i capelli di lui e prendendo ad accarezzare i riccioli scuri, come aveva fatto tante volte. - E scommetto che lo sai benissimo anche tu. - Un piccolo sorriso le illuminò il volto, mentre il suo corpo teso si rilassava, appoggiandosi delicatamente a quello di Nick ed azzerando quasi totalmente la distanza tra loro. Alzò appena il capo, quel poco che bastava per guardarlo. - Perchè io lo so, che sei ancora lì da qualche parte... E che puoi sentirmi. - Soffiò. L'ennesima lacrima le inumidì il volto pallido, scivolando inosservata, seppur contrastasse vividamente con l'espressione serena e la sua voce rilassata.

 

Fissò gli occhi scuri per qualche interminabile secondo, immaginando più che sperando di ottenere una risposta... Poi tornò a stringerlo, chinandosi, a posargli un bacio leggero nell'incavo del collo, scostando appena la maglietta con le dita.

 

Così come erano abituati a fare, prima.

Un gesto dolce, intimo forse, che era diventato irrimediabilmente loro.

 

- Torna da me, Nick... - Mormorò, soffocando quasi le parole contro la sua pelle, prima di concedersi un lungo silenzio.

 

Raggomitolandosi nuovamente in un abbraccio irreale.

 

Dopo quelle che sembrarono ore, improvvisamente, avvertì qualcosa.

 

 

***

 

 

Joe voltò le spalle al dottor Giraude ancor prima che questi avesse finito di scorrere la cartella clinica di suo fratello. Che bisogno c'era di ascoltarlo mentre inanellava tutta una serie di frasi fatte, già sentite e risentite?

 

"E' stabile." "Fisicamente sta bene." "Dategli tempo." "Può essere che migliori."

 

"Ci sono concrete possibilità che torni ad essere quello di prima."

 

Stronzate. Tutte stronzate.

 

Strinse i pugni fino a far diventare livide le nocche, ficcando furiosamente le mani in tasca e prese a camminare in direzione dell'albero sotto cui avevano lasciato Nick e Gabrielle.

 

Erano passati solo dieci minuti scarsi, ma già si sentiva come un torturatore per aver permesso che la sua Coco rimanesse da sola di fronte al dolore per così tanto tempo.

Se poteva esserci una cosa peggiore del vedere il suo fratellino ridotto in quel modo, era sicuramente il dover essere costretto a leggere negli occhi di lei uno smarrimento e una paura tanto grandi.

 

Ascoltò Kevin congedare il medico con qualche altra formula di rito, domandandosi rabbiosamente perchè diavolo non lo mandava semplicemente a quel paese, prima di sentirlo muovere poco indietro. Senza nemmeno aspettarlo, scavalcò il muretto con un salto ed attraversò lo sprazzo d'erba, quasi correndo.

 

Salvo, poi, bloccarsi di scatto ad un paio di metri di distanza dalle due figure sedute ai piedi del piccolo tiglio pallido.

 

Sgranò gli occhi color caramello, fissando il capo di Gabrielle nascosto quasi contro la spalla di Nick e il suo corpo sottile appoggiato morbidamente a quello di lui. Osservò le sue mani aggrappate alle braccia del fratello e i suoi capelli scuri che, dove li sfioravano, quasi si confondevano ai folti riccioli di Nick.

 

Ma, più ancora di tutto il resto, una cosa lo colpì.

Violenta e istantanea come una coltellata in pieno petto.

 

Si girò, muovendo qualche passo indietro, agguantando Kevin per la manica arrotolata della camicia. Lo trascinò, senza dire nulla, fino al punto in cui si trovava lui, poco prima.

 

- Joe! Si può sapere che cosa diavolo ti prende?!? - Sibilò il maggiore, preoccupandosi di mantenere un tono di voce adatto all'ambiente.

 

- Guarda... - Si sforzò di esalare, indicando davanti a sè con un piccolo cenno del capo, mentre la voce gli moriva in gola.

 

Kevin seguì la direzione del suo sguardo, incontrando, a sua volta, qualcosa che mai e poi mai si sarebbe aspettato di vedere:

 

Il braccio sinistro di Nick non era più stancamente abbandonato lungo il fianco... E le sue dita affusolate avevano smesso di strappare i lucidi fili d'erba, per tuffarsi fra i lunghi boccoli di Gabrielle.

 

La stringeva appena, cingendole le spalle minute come era sempre stato solito fare.

Per un attimo, un singolo, microscopico attimo, gli sembrò quasi che tutto fosse tornato come prima.

 

Quasi.

 

Quando lui e Joe si avvicinarono, la mano di Nick si riaddormentò... Scivolò via dal corpo di lei, tornando a poggiarsi innaturalmente sul terreno freddo.

Coco si staccò leggermente da lui, soffocando un sospiro prima di voltarsi.

 

Senza parlare, Joe le si inginocchiò accanto, allungandosi ad accarezzarle una guancia.

 

- E' ora di andare? - Mormorò, poggiando la mano sulla sua. Lui non potè impedirsi di sorridere, osservando quanto era più piccola e chiara.

 

Annuì, rialzandosi e facendo per aiutarla. Prima di porgergli la mano, però, Gabrielle tornò, per un momento, a guardare Nick.   

 

Gli scostò i ricci dalla fronte e si avvicinò a posarvi un bacio leggero, soffermandosi per un secondo, sotto gli occhi degli altri due, ancora troppo increduli davanti alla tenera arrendevolezza con cui il fratellino si lasciava toccare da lei.

 

- Tornerò presto, Piccolo. Promesso. - Sorrise, concedendosi un altro, microscopico bacio, prima di alzarsi.

 

Kevin e Joe la osservarono avvicinarsi in silenzio, lasciando che si intrufolasse tra di loro - tanto minuta al confronto, che sembrava quasi sparire, stretta lì in mezzo - prima di circondarle amorevolmente l'uno le spalle e l'altro la vita.

 

- Guarirà... - Soffiò, sentendo un improvviso, meraviglioso senso di sollievo. Appoggiò la testa alla spalla di Kevin, prendendo fiato.

 

- Solo tu potevi compiere questo piccolo miracolo... - Mormorò Joe, guardandola con gli occhi lucidi. La strinse appena un po' di più, accarezzandola attraverso la stoffa leggera della maglietta. - Solo tu, Coco. -

 

- Ci vorrà tantissimo tempo... - Chiarificò il maggiore, riportandoli un po' con i piedi per terra.

 

Gabrielle si voltò, posandogli un dito sulle labbra come a zittirlo.

 

- Guarirà. - Soffiò, a pochi centimetri dal suo viso, strappandogli un sorriso.

 

Guarirà.  

 

 

La porta dei sogni...
La porta dei sogni chiudila tu.
(La Porta Dei Sogni - Ligabue)

  
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