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Autore: _Ala_    17/04/2009    4 recensioni
Lei avrebbe potuto avere tutto.
Tutto tranne lui.
Lui e il suo fardello sconosciuto.
Lui e il suo peccato.
Genere: Dark, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Itachi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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riassunto

 

I am doll eyes, doll mouth, doll legs.
Bit veins, dog bait.

 

La perfezione era la tela su cui era disegnata.
Il tessuto con cui i suoi occhi, la sua bocca, erano stati ricamati sulla pelle diafana.
Occhi cerulei, dipinti con cura come nelle più raffinate porcellane cinesi.
Bocca da bambina, gonfia e succosa come un frutto d’estate.
Labbra celestiali, labbra che potevano far trascendere al paradiso.
Labbra che celavano le voglie dell’inferno.

 

DOLL PARTS
_ Some day you will ache me like I ache _
 
 
 
Corpo di bambola, cuore di bambola.
Diva travestita da lucciola.
Perché Ino doveva essere così: brillante e mutevole, in grado di abbagliare chiunque le passasse di fianco.
La ragnatela d’argento che assiduamente tesseva intorno a sé serviva a intrappolare l’esistenza degli altri nella sua.
Piacere ricavato nell’ammaliare ogni goccia d’uomo che scivolava sul suo corpo; piacere intenso nell’osservarli brillare immobili sulla punta delle sue dita.
Un perverso gioco di superiorità nei confronti del mondo, forse lo spasso ricercato nella noia di una vita che sembrava offrirle sempre quello che desiderava.
Ogni cosa.
Tranne che lui.
Lui e il suo fardello sconosciuto.
Lui e il suo peccato.
Yeah they really want you
They really want you
But I do too
 
 
In equilibrio su tacchi vertiginosi, così sottili che spesso lei stessa si chiedeva come potessero fare a non spezzarsi come cristallo, percorse leggera la via.
Puttane, delinquenti, clienti, spacciatori.
Non c’era nulla per lei in quel posto, nulla che agli occhi del mondo potesse valere qualcosa, ma senza digressioni lei camminava.
Come pallidi fili colorati dalla luna i capelli si distendevano sulla sua schiena, fino ad accarezzarle le anche nude in un intimo abbraccio; la fecero fremere nel vento insieme alla promessa imminente del suo arrivo.
E poi sospirò.
Lungo anelito d’aria fremente, piccolo assaggio orgasmico racchiuso in quell’ odore.
Forse sì, forse non c’era niente, ma conciso in quella forma il niente per lei diventava tutto:
Un essere umano come tanti.
Un ragazzo che aveva un cuore, dei muscoli, polmoni per respirare.
Sangue nelle vene; insieme a veleno.
Itachi Uchiha era all’ultimo livello della categoria degli invisibili.
L’uso e il consumo di una società che sceglieva di chiudere gli occhi.
La bellezza irrisoria della devastazione, la tentazione decisa e dolce che brama il peccato.
Il ragazzo era lì davanti a lei, posato contro un lampione fatiscente, e fumava una sigaretta sbirciando con aria disinteressata le macchine che gli sfrecciavano accanto.
Era in vendita anche lui, forse il più in vendita in quel mercato del sesso.
Aspettava fieramente rassegnato il prossimo passaggio che l’avrebbe condotto dritto nel suo inferno personale.
Lo faceva per la droga, ovvio. E poi per quel leggero velo di autodistruzione, ma questo non era così importante.
Il suo buco molto di più.
Ino lo sbirciò, il cuore che già batteva troppo in fretta. Non si chiese perché gli accadesse.
D’altronde lo sapeva già…perché sarebbe arrivata fino a lì se no?
Perché proprio in quel postaccio malfamato, ricettacolo di tossici e battone?
Se avesse voluto un pò di sesso non avrebbe avuto bisogno di comprarselo, e se avesse voluto un pò di droga le sarebbe bastato fare una chiamata, e le avrebbero suonato alla porta cinque minuti dopo consegnandole i balocchi richiesti direttamente fra le mani.
Era ovvio che fosse lì per lui, così ovvio che non poteva esserlo.
Non gli importava di lui.
Perché non poteva importargli.
Lei non aveva sentimenti.
Lei non si innamorava.
Lei non era un essere umano, era solo una bambolina di porcellana e materiali sintetici, che si illuminava al premere dell’interruttore e si guardava finché non si era stanchi.
Poi semplicemente la si lasciava, tanto c’era qualcun altro in coda per averla, e tanto la prossima volta che se ne avrebbe avuto voglia lei sarebbe stata ancora lì.
Non stanca. Col trucco non sbavato. Con i vestiti opalescenti. Un flash nel buio..

 

I want to be the girl with the most cake
I love him so much he just turns to hate
I fake it so real I am beyond fake

 

Lui alzò la testa al cielo lasciando uscire il fumo dalle labbra sensualmente, poi, quando riabbassò il viso, la vide.
Fiaccamente, languido come in ogni suo movimento, si tirò in piedi, aspettando che lei gli si avvicinasse.
Ino sentì all’istante qualcosa agitarsi all’altezza del suo basso ventre, ma lo soffocò, irritata dall’occhiata sprezzante che il ragazzo le aveva lanciato.
Le iridi di Itachi erano crudeli; nere, ma assumevano quasi un color vinaccia quando riflettevano così le luci rosse della trasgressione immortalate in un insegna alle sue spalle.
- Non hai da rimorchiare nessuno oggi, Uchiha? -
Chiese, accertandosi di utilizzare la stilla spietata che lui le faceva nascere in gola per modulare la voce.
Lui sorrise appena, sprezzante, senza nascondere quanto la presenza di lei lo infastidisse.
- E tu non hai nessuno da cui farti sbattere Yamanaka? -
Fu il suo turno di trattenere un sorrisino arrogante, inclinò le sopracciglia in una linea di educata sorpresa.
- Proprio tu parli di questo? - chiese, sbattendo gli occhi con tutto il candore che possedeva.
Lui indurì lo sguardo.
Le diede le spalle e spinse in avanti il bacino, esponendo se stesso alla corrente di macchine sulla strada.
Non le rispose, e questo la indispettì di nuovo.
- Colpito nel segno, giusto? - insisté allora.
Pungolarlo era sfogare qualcosa che premeva dentro di lei, un urlo represso di dolore e solitudine che implorava di trovare fine.
L’altro di nuovo non le rispose e lei attese in silenzio, accontentandosi di guardare la linea della sua schiena ampia e sicura, fantasticando di affondarvi le unghie e di aggrapparcisi fino allo stremo delle forze.
Una macchina rallentò appena davanti a Itachi, e Ino colse lo sguardo attento del guidatore valutare la mercanzia, così come lo colse il ragazzo stesso.
Si irrigidì per un attimo appena prima di inclinare il mento verso l’autista, in un invito chiaro come il sole.
Un attimo che per lei fu però più che sufficiente; sentendo qualcosa di non molto dissimile dall’indignazione omicida di un’amante la ragazza percorse veloce la distanza che la separava dal palo, sovrapponendo la sua immagine a quella di Itachi in un gesto protettivo.
La macchina passò oltre e lei sospirò piano.
Quando si voltò verso di lui colse nei suoi tratti una smorfia derisoria che la ferì.
- E questo gesto cosa significava? -
- Solo che ci sto parlando io con te. Puoi dare il culo a chi ti pare, ma solo quando mi sarò annoiata. -
Sentì le dita di Itachi affondarle nel braccio ancora prima di rendersi conto del suo scatto.
- Qui non sei sotto la campana di vetro che ti circonda di solito, ricordalo.
Io non sono uno dei soldatini che muovi a tuo piacimento. -
Averlo così vicino la mandava in confusione. Cercò di controllare l’attacco di paura e desiderio che aveva scatenato nel suo petto avere il suo peso addosso, ma l’odore forte, muschiato che le si insinuò nelle narici la fece arrendere.
Lui la scosse.
- Hai capito quello che ti ho detto? -
Il tono feroce ruppe la cappa che si era creata intorno a lei.
Si liberò con uno strattone e si passò una mano tra i capelli per riordinarli sulle spalle.
- Sì. -
- Mi hai fatto perdere dei soldi, stupida. -
Ino inspirò aria, di nuovo umiliata.
L’opinione che lui aveva di lei non era un mistero.
- Tu non sai nulla di come vivo io, sai? - provò a difendersi.
- Già, non lo so e non lo voglio sapere! Ma lo immagino, e mi fa schifo. -
Lei si impietrì sotto le sue accuse, sotto quelle frasi dette con disgusto gelido.
- Invece il tuo modo di vivere è migliore vero? Molto consono, molto pulito! -
- Non ho bisogno che una bambina viziata come te venga qui a farmi vedere quanta merda ci sia nella mia vita, Yamanaka. -
Ora il suo volto era di nuovo impassibile, si riappoggiò al palo alle sue spalle.
- Già, - assentì lei.
Con uno scatto aprì la borsetta e ne tirò fuori il portafoglio. Prese a caso un paio di banconote e gliele tese.
- Tieni, - disse senza guardarlo, - per quelli che ti ho fatto perdere. -
Sentì le sue dita strapparle via i soldi dalle mani senza riguardi.
Inspirò di nuovo e si voltò, rigida, allontanandosi.
- Alla prossima, Uchiha. -
Dopo qualche passo sentì la sua voce richiamarla.
- L’oro non lo troverai alla fine di questo vicolo Yamanaka, perché continui a venire? -
Ino si girò, stupita. Nella voce di lui non c’era traccia di sarcasmo, non c’era traccia cattiveria.
La ragazza deglutì.
- Cosa stai cercando qui? Cosa stai cercando da me?
Non ho niente da darti che tu non possa avere di migliore. -
- Vedi, l’oro si compra Itachi, si beve come acqua. Si consuma, e alla fine non resta niente.
Ma… l’amore, quello si aspetta. -

 

Some day you will ache like I ache
 

 

 
 
_____ Fine _____
 
 
La canzone è Doll Parts di Courtney Love.
Questa è la traduzione delle farsi che ho usato se vi interessa:
 
Io sono occhi di bambola,
cuore di bambola,
gambe di bambola,
grandi vene,
tormento di cani.
 
Yeah, loro davvero ti vogliono,
loro davvero lo fanno,
ma anche io.
 
Io voglio essere la ragazza con più torta,
Lo amo così tanto che lo odio.
Fingo così realmente che sono al di là della finzione.
E un giorno mi vorrai come io ti voglio.
 

 

 

 

 

 

 

   
 
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