Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: kogarashi    17/04/2009    5 recensioni
Fa male ripensare al passato nel senso plurale delle cose. Sono passati quasi dieci anni da quando non parlo più al plurale, non perché sia sola, ma semplicemente perché nulla da quel giorno mi ha più fatto pensare a me come un essere facente parte di una grande famiglia. Perché nonostante tutto quella era la mia famiglia. Nonostante fra di noi non ci fossero legami di sangue, il saperli vicini mi dava la forza e la convinzione che sarebbe rimasto così per sempre. Immutabilità Ci avevo creduto davvero. Scioccamente mi ero convinta che fosse quella la mia vera famiglia, e non le mie sorelle, disperse chissà dove, troppo prese dalla loro bellezza, dalla loro smania di successo e dalla loro apparenza. Ero affezionata a loro. Gli volevo bene. Lo amavo…
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
WISH

WISH

 

 

[Quando ero ancora una bambina

Avevo molti tesori nelle mie tasche

Anche se fino ad ora qualche volta sono triste]

 

 

“A che pensi?” mi chiede una bambina dai folti capelli rosa legati in due buffi codini, vedendomi seduta sull’erba a contemplare silenziosa il cielo, mentre le nuvole passano veloci sopra le nostre teste, lasciando qua e la sagome ombrose sul terreno fresco.

 

“A nulla” scuoto la testa rassegnata, distendendo il viso in un sorriso che è solo il fantasma delle mie vere emozioni.

 

La bambina si siede accanto a me, e poco dopo ci raggiunge anche la dottoressa che ricordo di aver incontrato anni prima, durante la tempesta che ci costrinse ad attraversare il mare con i nostri pokemon.

 

Ci costrinse

 

Fa male ripensare al passato nel senso plurale delle cose. Sono passati quasi dieci anni da quando non parlo più al plurale, non perché sia sola, ma semplicemente perché nulla da quel giorno mi ha più fatto pensare a me come un essere facente parte di una grande famiglia.

 

Perché nonostante tutto quella era la mia famiglia.

 

Nonostante fra di noi non ci fossero legami di sangue, il saperli vicini mi dava la forza e la convinzione che sarebbe rimasto così per sempre.

 

Immutabilità

 

Ci avevo creduto davvero. Scioccamente mi ero convinta che fosse quella la mia vera famiglia, e non le mie sorelle, disperse chissà dove, troppo prese dalla loro bellezza, dalla loro smania di successo e dalla loro apparenza.

 

Ero affezionata a loro.

 

Gli volevo bene.

 

Lo amavo…

 

“Signorina?” mi domanda la bambina e il pensiero che formulo in quel preciso istante mi fa comprendere quanto io sia ancora immatura per aver pensato ad una cosa del genere.

 

“Vorrei tornare bambina…”

 

“Uh? Perché?”

 

Chiudo gli occhi e la mia mente ricompone come frammenti di un puzzle il viso di una persona, una persona che ora lo so non avrei più incontrato.

 

“Vorrei tornare bambina…vorrei che fosse possibile

 

“Cosa vorresti fare?” mi domanda nuovamente la bambina, mentre il suo viso acquista una sfumatura curiosa e i suoi occhi blu si fanno più accesi.

 

“C’è una persona che vorrei incontrare…” formulo, lasciando che la mia voce esca incontrollata.

 

“Uh? Chi sarebbe?”

 

“Mi chiedo…non potrei incontrare questa persona anche per un giorno solo?”

 

“Ah! Dev'essere il tuo primo amore”

 

Mi volto verso la bambina e sorrido tristemente, e forse lei capisce, perché abbassa lo sguardo e rimane in silenzio per alcuni minuti.

 

“E’ colpa sua, anche quando cercavi di essere gentile, lui ti rispondeva male. E’ colpa sua se non sei mai riuscita ad esternare quello che provavi

 

La voce nella mia testa mi ripete da ormai troppo tempo ciò che voglio sentirmi dire. Non voglio sentirmi in colpa, ma la realtà è diversa.

 

Sono stata codarda. E’ questa la verità.

 

Mi è sempre bastato averlo vicino, lasciare che il mio tempo con lui trascorresse inesorabile e si esaurisse, lasciando che i miei sentimenti continuassero a soffocarsi nella mia gola. Incapaci di uscire.

 

Incapaci di ribellarsi al mio volere.

 

Avrei voluto dargli un regalo fatto da me che è rimasto nella mia tasca per tanto tempo. Sono sempre stata troppo nervosa e sono sempre arrossita

 

Metto la mano nella tasca dei pantaloncini gialli e le mie dita si serrano attorno ad un oggetto duro e ormai logorato dal tempo.

 

“Stupida” ripeto a me stessa.

 

Nonostante gli anni, conservo ancora quell’oggetto, lo porto dietro ogni volta che esco di casa, sperando inconsciamente d’incontrarlo. Di vederlo passare di fianco a me nel senso opposto mentre cammino per la strada e poterglielo dare.

 

Ma ne avrei il coraggio?

 

O forse lo lascerei continuare a camminare ignaro di chi abbia appena incrociato e lasciassi correre il mio sguardo sulla sua figura ormai adulta che, dandomi le spalle, si allontana inesorabilmente da me.

 

Di nuovo…resisteresti?

 

Il ricordo del suo viso mi ritorna in mente come un’onda e fa male. Talmente male da togliermi il respiro.

 

“Mi manca…”

 

“Chi? Quella persona che vorresti incontrare?”

 

Annuisco senza pensarci, mentre una fitta di dolore mi trapassa il petto, come se qualcuno vi avesse fatto affondare al suo interno la lama di un coltello ed ora la stesse rigirando per andare ancora più a fondo nella carne, lacerandola.

 

Alzo il viso tornando a guardare le nuvole e per un breve istante, per uno strano scherzo del destino, la sagoma di una di esse acquista dei contorni che mai scorderò, prima che il vento inizi a cancellare piano quella sagoma, che ormai è solo un ricordo…

 

“Non puoi andare a trovarlo?”

 

L’ingenuità dei bambini alle volte è disarmante per noi adulti. Una domanda così semplice. Una risposta così difficile.

 

“Non so…dove si trovi” rispondo inespressiva.

 

“Oh…”

 

Capisce.

 

Un altro passo verso l’età adulta.

 

Comprende che alle volte non basta voler andare da una persona per poterla effettivamente rivedere. E poi, anche se riuscissi a rivederlo, non è detto che possa ricordarsi di me. Di “pel di carota”, la ragazzina maschiaccio che gli è stata accanto per cinque interi anni.

 

Che lo ha amato in silenzio.

 

E che poi, se n’è andata…

 

Come le onde del mare…

 

 

FINE

Nota di poco conto ma che può farvi comprendere meglio il succo della storia.

Questa fic non è inventata, ma è una rivisitazione di una canzone realmente esistente dei pokemon che praticamente nessuno conosce a meno che voi non viviate in Giappone e abbiate avuto la fortuna di vedere questo trailer. Infatti questo pezzo appartiene al trailer del primo film dei Pokemon (Mew vs Mewtwo per intenderci) dove appunto, DOPO la fine del film si scopre che il the end è un the end amaro.

Spiegazione: l’anime Pokemon doveva effettivamente, secondo la base originaria, iniziare e terminare con il primo film, poi causa successo planetario si è andati avanti. Comunque, nel trailer appaiono Misty (adulta), la donna del meteo (quella con l’accento francese) e una piccola bambina di nome Jyuri (che si pensa possa essere la figlia di Misty poi spiego il perché). Nel trailer parte una canzone (ovvero le frasi della fic dette dalle protagoniste) dove appunto Misty dice di desiderare poter tornare bambina (o se volete indietro nel tempo, come vi pare, tanto la solfa non cambia) per poter rivedere per un’ultima volta una persona che non ha più visto (Ash) per potergli dare un regalo (fazzoletto/amo probabilmente ma che poi gli da successivamente)…mentre c’è la canzone e Misty, la tizia e la bimba sono sedute sull’erba appare vicino ad un albero Pikachu, che vedendo la bambina corre da lei facendole le feste (Ash non c’è…il sorcetto è solo come un cane *paragone inquietante*) ed il trailer finisce così…°_° punto…ù__ù’

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: kogarashi